Perché tutte le religioni considerano negativo il piacere sessuale?

Aperto da Socrate78, 24 Aprile 2018, 18:33:55 PM

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Socrate78

Come mai quasi tutte le religioni associano il piacere sessuale al peccato? Proprio non lo capisco, anche seguendo la logica di un semplice sillogismo ne deriva che la sessualità è qualcosa che procura piacere, ma il piacere è appunto un bene, quindi il sesso è positivo. Invece nelle religioni sembra quasi che questo tipo di funzione degradi l'uomo e di conseguenza sarebbe necessario affrancarsi da essa, l'eros è visto come qualcosa che ostacola il percorso dell'uomo verso il bene: anche nel quadro di Botticelli, intitolato La Primavera, la forma di amore rappresentato da Zefiro è vista come la più bassa, a sottintendere che è necessario affrancarsi dalla sessualità se si vuole aspirare ad un percorso spirituale.
La sessuofobia tipica delle religioni mi sembra sia fortemente irrazionale, mi sembra difficile giustificarla oppure può secondo voi essere giustificata o compresa in qualche modo che mi sfugge?

doxa

Socrate non ti sembra generica la tua affermazione nel rapporto tra religioni e sessualità ?

Rimanendo nel nostro ambito, quello del cristianesimo, sei sicuro che ancora persista lo stereotipo, il pregiudizio della sessuofobia nella Chiesa cattolica, secondo la quale piacere è colpa, il sesso è peccato, perciò da praticare con parsimonia e disagio esclusivamente nel matrimonio e solo con l'intenzione di procreare figli ?

Si, nel passato la Chiesa tramite la confessione dei penitenti usò verso la sessualità repressione e clemenza per governare le "anime" dei fedeli.
 
La teologia cristiana considerava il rapporto sessuale tra un uomo ed una donna metafora del rapporto fra l'anima e Dio, anticipo del piacere d'amore che si vivrà in "paradiso". Come tale,  il rapporto sessuale doveva essere pervaso di significati spirituali, privato dell'aspetto ludico ed erotico che lo aveva contrassegnato nel mondo pagano.


I mutamenti culturali indotti dall'Illuminismo e l'affermarsi dell'individuo come soggetto di diritti sottrassero progressivamente il sesso alla dimensione religiosa, riuscirono a togliere la sovranità esclusiva del diritto canonico sui comportamenti sessuali.

Il conflitto cominciò alla fine del 18/esimo secolo e proseguì nei secoli successivi quando la competenza sulla sessualità venne attribuita a medici, biologi, antropologi e poi psicoanalisti, che negavano alla Chiesa il diritto di imporre norme universali e ai teologi la capacità di definire il senso ed il valore dell'atto sessuale, depotenziato di ogni significato spirituale.


Anche il controllo delle nascite fu oggetto di contesa che divise società e Chiesa dal XIX secolo. L'ostinato rifiuto del controllo delle nascite la Chiesa lo sancì con due encicliche, la "Casti connubii" del 1930 e l'"Humanae vitae"! del 1968, che ribadiscono l'opposizione della Chiesa fra sessualità e riproduzione.

Alla stesura dell'enciclica  sociale "Humanae vitae" contribuì l'allora cardinale Karol Wojtyla. Tale "lettera" contiene i temi che sono ancora al centro della discussione "che divide la concezione della Chiesa da quella della società laica: la legge di natura, il valore del matrimonio, l'indivisione dei due aspetti dell'atto sessuale (corporale e spirituale), l'unione fra gli sposi e la procreazione, e la richiesta alla scienza di percorrere strade di ricerca rispettose della morale cattolica". Temi questi che hanno aperto un solco profondo tra la Chiesa e le donne, nel passato considerate le "custodi" dei valori religiosi e le alleate della Chiesa. 


Con l'enciclica "Humanae vitae" e con il pontificato da Giovanni Paolo II che durò dal 1978 al 2005, la Chiesa cattolica tentò di riaffermare l'unità fra corpo e spirito che aveva caratterizzato la specificità del cristianesimo rispetto al paganesimo.

Questo papa ripropose all'Occidente cristiano il significato spirituale del coito, il rapporto sessuale non separato dall'intenzione  della procreazione di figli. Ma la società occidentale era ormai orientata in modo diverso: il controllo delle nascite, il piacere sessuale come atto in sé, a prescindere dalla procreazione. Ciò è stato possibile anche con la scoperta degli antifecondativi per la donna e la cosiddetta "rivoluzione femminile".

Angelo Cannata

La sessuofobia non appartiene alle religioni in sé, ma ad un processo storico. Basti considerare, ad esempio, che diversi sono i casi in cui nelle antiche religioni è possibile riscontrare la prostituzione sacra.

La ricerca storica sembra mostrare che la sessuofobia si sia sviluppata nel tempo come bisogno di distinguersi da altre religioni, per mantenere chiara e forte l'identità della propria. In questo modo, nell'Ebraismo dell'Antico Testamento c'è molta meno sessuofobia rispetto al nuovo, però si può già riscontrare un'avversione verso pratiche sessuali legate direttamente a culti pagani: si vede già lo sforzo di distinguersi dai culti pagani, quindi c'era la paura di lasciarsi assorbire dal fascino delle religioni pagane.

In Grecia c'era molta mescolanza della sessualità con le pratiche religiose e appunto per questo, dopo l'incontro con la cultura greca, sia l'Ebraismo che il Cristianesimo tesero ad accentuare ancora di più la sessuofobia.

Oltre a ciò, sembra che storicamente le religioni si siano rese conto che padroneggiare la sessualità degli adepti è un ottimo modo per tenerli ubbidienti e sottomessi. Infatti lo sforzo di padroneggiare la sessualità e le strutture tradizionali della famiglia è un tratto tipico anche delle dittature.

Secondo il filosofo Michel Foucault, è sempre la sessualità a guadagnarsi spazio nelle menti umane, sia quando viene osteggiata, sia quando ne viene rivendicata la libertà.

viator

Salve. Per Socrate78: Perché il sesso, incarna la libertà personale più completa e del tutto priva di regole altrui. Esso rappresenta - a livello individuale (sperabilmente all'interno di una coppia) - la FACOLTA' perfetta.

Ora è evidente che tale sua caratteristica presenta una immensa capacità di distrazione da qualsiasi regola, norma, morale che una qualsiasi Autorità voglia suggerire od imporre.

Tutte le Autorità, se potessero, abolirebbero ufficialmente il sesso (eventuali eccezioni toccherebbero solo alle loro gerarchie).
Non potendo farlo poiché hanno bisogno di vedere rinnovata la materia prima, si limitano a censurarlo ed a cercare di regolamentarlo.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: Socrate78 il 24 Aprile 2018, 18:33:55 PM
Come mai quasi tutte le religioni associano il piacere sessuale al peccato? Proprio non lo capisco, anche seguendo la logica di un semplice sillogismo ne deriva che la sessualità è qualcosa che procura piacere, ma il piacere è appunto un bene, quindi il sesso è positivo. Invece nelle religioni sembra quasi che questo tipo di funzione degradi l'uomo e di conseguenza sarebbe necessario affrancarsi da essa, l'eros è visto come qualcosa che ostacola il percorso dell'uomo verso il bene: anche nel quadro di Botticelli, intitolato La Primavera, la forma di amore rappresentato da Zefiro è vista come la più bassa, a sottintendere che è necessario affrancarsi dalla sessualità se si vuole aspirare ad un percorso spirituale.
La sessuofobia tipica delle religioni mi sembra sia fortemente irrazionale, mi sembra difficile giustificarla oppure può secondo voi essere giustificata o compresa in qualche modo che mi sfugge?

Ciao Socrate78,
il piacere sessuale è una cosa delicata perché è collegata con la riproduzione e la famiglia. La famiglia è il luogo dove si realizza l'educazione, cioè la trasmissione dei valori culturali. Se questa funzione non si realizza bene la società fa poca strada. In generale una sessualità disinibita contrasta con la necessaria definizione dei ruoli sociali all'interno della famiglia e nella società.
Tanto per fare un esempio l'originaria separazione tra Patrizi e Plebei era proprio data dal fatto di avere padre certo o meno perché solo i figli di padre certo accedevano al governo della città.

Un saluto

Suttree

Citazione di: viator il 24 Aprile 2018, 23:07:36 PMTutte le Autorità, se potessero, abolirebbero ufficialmente il sesso (eventuali eccezioni toccherebbero solo alle loro gerarchie).
Non potendo farlo poiché hanno bisogno di vedere rinnovata la materia prima, si limitano a censurarlo ed a cercare di regolamentarlo.
Non potendolo abolire, lo deformano. Lo svuotano di significato e lo corrompono, estirpandolo dalla sua radice, l'erotismo. Ottengono così un albero marcio, ai cui rami possono impiccare la coppia e la sua libertà.

viator

Salve. Ancora per Socrate78 : Un aspetto ancora più importante che ha generato la relativa sessuofobia delle religioni è di genere ideologico-filosofico : il credere, il considerare che la sfera spirituale sia intrinsecamente superiore a quelle materiale, biologica e corporale.

La presunta superiorità dello spirito si basa semplicemente sul fatto che, non appena l'evoluzione presenta un nuovo aspetto sviluppatosi dai precedenti, esso viene considerato un perfezionamento di essi, un miglioramento e quindi si tende ad affermarne la "superiorità" rispetto a tutto quanto già precedentemente esisteva.

Il problema è la confusione che si fa tra i concetti di "superiorità" ed "importanza".

Le funzioni "superiori" sono semplicemente quelle "posteriori" in via evolutiva ma sono anche le meno "importanti" poiché la loro esistenza dipende necessariamente da quelle "anteriori" ed "inferiori" che le ha generate e le mantiene in essere.

L'uomo, figlio sciocco della natura, tende a "dimenticare" ciò da cui dipende e ad apprezzare invece oltre misura ciò verso cui tende.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

Angelo e Altamarea hanno ragione a dire che fanno fatti dei distinguo importanti, ma un minimo comun denominatore rimane praticamente in tutte e penso il post si riferisse al perchè di ciò. Penso che sia un tratto cosi diffuso perchè la sessualità è deleterea (o difficilmente armonizzabile) all'interno di un percorso spirituale o comunque un approccio dedicato al misticismo e quindi si "tagli corto" escludendola. Al di la di alcune dottrine orientali non penso esistano tentativi degni di nota di armonizzarla in un percorso spirituale. Allo stesso tempo le funzioni sociali sono importanti. La "sessuofobia" in occidente è terminata con l'emancipazione della donna e il perfezionamento tecnico dei metodi contraccettivi. Di converso, società altamente religiose potevano fornire una morale "di sanità" sopratutto nei primi conglomerati urbani dove la sessualità era fonte di gravi patologie, e allo stesso tempo avere una forte leva sull'aspetto fondamentale di una società di "braccianti e soldati": le nascite. Oltre che ovviamente difendere la struttura familiare - cellula base - attraverso il senso del "pudore", la cortesia medievale ed altro ancora.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

bluemax

Per quel che ne so io, nel buddismo ad esempio, non esistono NORME sulla sessualità. Fare l'amore (secondo l'espressione che ci piace usare) non è in sé un'attività più profonda delle altre. Importante lo stato MENTALE con cui si fa (odio, rancore, vendetta, piacere, amore, generosità ecc... ecc...)

Ma le attività davvero importanti per il buddismo, e che quindi occorre regolare, sono elencate sotto il nome di Ottuplice sentiero. Per esempio, c'è la retta occupazione, consistente in prescrizioni sui mezzi di sostentamento, e ovviamente ci sono la retta meditazione e la retta consapevolezza. Ma NON ESISTE una nona area morale chiamata la retta sessualità, così come non esistono la retta relazione, il retto amore o il retto matrimonio.

Queste sono preoccupazioni al centro dell'attenzione delle religioni occidentali, ma verso le quali la religione buddista è profondamente neutrale, perché non attengono direttamente al cammino che conduce all'illuminazione. Essere un amante cattivo, adultero, infedele, maldestro, morboso, contorto o inetto non ritarda, in sé, il progresso sul cammino, così come essere un amante esperto, onesto, diretto, franco e gentile non lo accelera.

Naturalmente, alcune persone ritengono che, siccome i monaci buddisti non possono fare l'amore, la generale concezione buddista del sesso sia negativa. Forse questo è sottinteso nella concezione cristiana del monachesimo, ma non è l'atteggiamento buddista. Il codice monastico non è un imperativo morale per i laici. Quando i monaci buddisti si allontanano dal sesso, non stanno volgendo le spalle al male.

I monaci buddisti evitano la sessualità così come evitano qualsiasi attività ordinaria. Le loro vesti sono costituite, per regola, di un indumento in tre pezzi; i loro pasti sono limitati alla colazione e al pranzo; la loro vita commerciale è ridotta allo zero. Tutto ciò non perché la dottrina buddista ritiene che vi sia qualcosa di intrinsecamente cattivo o immorale nei vestiti alla moda, gli affari o il sesso, ma perché la via monastica implica l'abbandono delle attività quotidiane per migliorare la concentrazione o la pratica della meditazione.

L'idea alla base del monachesimo cristiano è forse diversa. La decisione del monaco cristiano di rinunciare al sesso sembra dovuta alla volontà di evitare il male e abbracciare il bene, di allontanarsi dal mondo successivo alla cacciata dal paradiso terrestre ed entrare in quello di Dio.

bluemax

ho ritrovato una intervista fatta al Dalai Lama... forse puo' aiutare meglio a capirne il concetto... la riporto a seguito:

Le società occidentali vedono nel sesso il collante indispensabile per una coppia. E' così anche per il buddismo?
Per i buddisti il sesso è un'emozione e in quanto tale può essere vissuta in modi molto diversi. Un desiderio morboso, incontrollato, fine a se stesso, è considerato fonte di infelicità perché in grado di travolgere una persona fino a destabilizzarla.

Come vivere allora la propria sessualità?
In armonia con il proprio partner, in un clima di affetto, compassione, di totale apertura nei confronti dell'altro, lontano dalla deriva dell'attaccamento e del possesso. In questo modo l'intimità di una coppia assume una dimensione positiva.

Modello 'due cuori e una capanna'?
Per vivere in equilibrio servono emozioni non contaminate, arricchite da comprensione e pazienza. Anche perché il desiderio nei confronti del proprio partner è soggetto a scadenza, tende ad affievolirsi nel corso degli anni. Il buddismo insegna che da solo il sesso non basta. E questo al di là di ogni valutazione moralistica. Anzi, il buddismo non ha mai condannato, non ha mai imposto divieti né associato al desiderio lo stigma del 'peccato'.

Nessun taboo?
Niente. Ad esempio, a differenza di quanto prescritto dalla religione cattolica, ai giovani non è richiesta l'astinenza sessuale prima del matrimonio. Anche molte pitture sacre, dinanzi alle quali si prega e si medita, ritraggono le divinità durante l'amplesso. E' un modo per far comprendere ai praticanti il senso della totalità, l'unione dei contrari. L'unione mistica e profonda tra due entità, libera dalle spire del dominio e del possesso.

E' l'attaccamento, insomma, a stravolgere le emozioni...
Senza dubbio. Conduce a una momentanea soddisfazione, a un labile appagamento, ma non lascia altre tracce. Essere schiavi di emozioni claustrofobiche, significa creare le condizioni per quelle che lo stesso Dalai Lama chiama 'emozioni-prigione'. Da cui è complicato uscire, se non in modo traumatico e doloroso. E' come quando si è in barca: avanza solo chi è in grado di controllare il vento. Chi non ci riesce è preda delle onde e affonda. La via che il buddismo indica è quella che conduce al controllo dei propri desideri, considerato tappa fondamentale per la crescita spirituale.

giona2068

Citazione di: Socrate78 il 24 Aprile 2018, 18:33:55 PM
Come mai quasi tutte le religioni associano il piacere sessuale al peccato? Proprio non lo capisco, anche seguendo la logica di un semplice sillogismo ne deriva che la sessualità è qualcosa che procura piacere, ma il piacere è appunto un bene, quindi il sesso è positivo. Invece nelle religioni sembra quasi che questo tipo di funzione degradi l'uomo e di conseguenza sarebbe necessario affrancarsi da essa, l'eros è visto come qualcosa che ostacola il percorso dell'uomo verso il bene: anche nel quadro di Botticelli, intitolato La Primavera, la forma di amore rappresentato da Zefiro è vista come la più bassa, a sottintendere che è necessario affrancarsi dalla sessualità se si vuole aspirare ad un percorso spirituale.
La sessuofobia tipica delle religioni mi sembra sia fortemente irrazionale, mi sembra difficile giustificarla oppure può secondo voi essere giustificata o compresa in qualche modo che mi sfugge?
Gli umani per  loro natura sono cercatoti di gioia la quale è solo il Signore Dio in persona  quando vive nel cuore delle persone.  Il materialismo, che è andato via via cancellando la spiritualità, ha sostituito la gioia con il  piacere carnale che consiste nel soddisfare i desideri carnali man mano che essi vengono fatti manifestare dallo spirito del maligno che ha preso posto nelle persone. Ora se i desideri sono del maligno anche il piacere è suo, ma lui  rende partecipe ciò che è rimasto dell'uomo del piacere stesso fino a farlo diventare ragione di vita. Il maligno si ingioisce perché solo quando riesce a distruggere in parte o completamente l'uomo e l'uomo prendendo parte alla "sua gioia" non si accorge che  sta prendendo parte alla gioia di chi ingioisce perché lo sta distruggendo, per questo le religioni o i religiosi che hanno conservato un raggio di verità lo riconoscono come negativo.   In pratica è come il fumo che piace ma fa male, chi non fuma lo riconosce nocivo. 
E' vero che San Paolo dice che è meglio sposarsi che ardere e questo, se stralciato dal resto, sembra essere la licenza a divertirsi con il sesso, ma successivamente dice che  quelli che vivono secondo i piaceri della carne non possono piacere al Signore Dio e invita tutti a fuggire dai piaceri carnali. 
Non è una contraddizione, come qualcuno ha pensato, perché sta dicendo che sposarsi è meno peggio che fare sesso disordinato ma chi lo fa non piace al Signore Dio della vita.
Cerchiamo la gioia che  è nella purezza  perché la gioia è vita, se la troveremo  scopriremo in quale inganno abbiamo vissuto e grideremo con San paolo che il piacere è spazzatura.

viator

Buonasera Giona2068: Hai proprio ragione sia a proposito del sesso che del fumo : i vizi sono quella cosa che può portare alla morte riempiendo la vita.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

green demetr

Citazione di: Socrate78 il 24 Aprile 2018, 18:33:55 PM
Come mai quasi tutte le religioni associano il piacere sessuale al peccato? Proprio non lo capisco, anche seguendo la logica di un semplice sillogismo ne deriva che la sessualità è qualcosa che procura piacere, ma il piacere è appunto un bene, quindi il sesso è positivo. Invece nelle religioni sembra quasi che questo tipo di funzione degradi l'uomo e di conseguenza sarebbe necessario affrancarsi da essa, l'eros è visto come qualcosa che ostacola il percorso dell'uomo verso il bene: anche nel quadro di Botticelli, intitolato La Primavera, la forma di amore rappresentato da Zefiro è vista come la più bassa, a sottintendere che è necessario affrancarsi dalla sessualità se si vuole aspirare ad un percorso spirituale.
La sessuofobia tipica delle religioni mi sembra sia fortemente irrazionale, mi sembra difficile giustificarla oppure può secondo voi essere giustificata o compresa in qualche modo che mi sfugge?

La religione è la foglia di fico, che copre i desideri perversi della classe sacerdotale.

E' una questione sociale gerarchica che viene prima di qualsiasi teologia gerarchica.

E' evidente in maniera imbarazzante nella nostra società contemporanea, dei festini di Osho agli atti violenti dei preti.

Per i più intelligenti: la vera questione è perchè la religione non venga di conseguenza investita di critiche. E' perchè è una delle cause scatenanti del sintomo.
Anzi forse è quella che garantisce il sintomo, quella che garantisce la vita, per alcuni.
Il grande Fantasma che copre TUTTE le paure.
E DEVE funzionare proprio così, perchè il desiderio non è MAI di qualcosa, e la perversione DEVE sempre essere NEGATA.
Per le elite: è per questo che ovviamente la teologia politica è la questione delle questioni.
Amico-Nemico, Colpa-Redenzione, Malato-Sano, Anormale-Normale, Colpo-Contracolpo, sono solo sintomi di una volontà di potenza originaria.
Per le elite: è di questo che parla Nietzche quando parla del problema della gerarchia naturale.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: altamarea il 24 Aprile 2018, 21:42:26 PM
Socrate non ti sembra generica la tua affermazione nel rapporto tra religioni e sessualità ?

Rimanendo nel nostro ambito, quello del cristianesimo, sei sicuro che ancora persista lo stereotipo, il pregiudizio della sessuofobia nella Chiesa cattolica, secondo la quale piacere è colpa, il sesso è peccato, perciò da praticare con parsimonia e disagio esclusivamente nel matrimonio e solo con l'intenzione di procreare figli ?

Si, nel passato la Chiesa tramite la confessione dei penitenti usò verso la sessualità repressione e clemenza per governare le "anime" dei fedeli.
 
La teologia cristiana considerava il rapporto sessuale tra un uomo ed una donna metafora del rapporto fra l'anima e Dio, anticipo del piacere d'amore che si vivrà in "paradiso". Come tale,  il rapporto sessuale doveva essere pervaso di significati spirituali, privato dell'aspetto ludico ed erotico che lo aveva contrassegnato nel mondo pagano.


I mutamenti culturali indotti dall'Illuminismo e l'affermarsi dell'individuo come soggetto di diritti sottrassero progressivamente il sesso alla dimensione religiosa, riuscirono a togliere la sovranità esclusiva del diritto canonico sui comportamenti sessuali.

Il conflitto cominciò alla fine del 18/esimo secolo e proseguì nei secoli successivi quando la competenza sulla sessualità venne attribuita a medici, biologi, antropologi e poi psicoanalisti, che negavano alla Chiesa il diritto di imporre norme universali e ai teologi la capacità di definire il senso ed il valore dell'atto sessuale, depotenziato di ogni significato spirituale.


Anche il controllo delle nascite fu oggetto di contesa che divise società e Chiesa dal XIX secolo. L'ostinato rifiuto del controllo delle nascite la Chiesa lo sancì con due encicliche, la "Casti connubii" del 1930 e l'"Humanae vitae"! del 1968, che ribadiscono l'opposizione della Chiesa fra sessualità e riproduzione.

Alla stesura dell'enciclica  sociale "Humanae vitae" contribuì l'allora cardinale Karol Wojtyla. Tale "lettera" contiene i temi che sono ancora al centro della discussione "che divide la concezione della Chiesa da quella della società laica: la legge di natura, il valore del matrimonio, l'indivisione dei due aspetti dell'atto sessuale (corporale e spirituale), l'unione fra gli sposi e la procreazione, e la richiesta alla scienza di percorrere strade di ricerca rispettose della morale cattolica". Temi questi che hanno aperto un solco profondo tra la Chiesa e le donne, nel passato considerate le "custodi" dei valori religiosi e le alleate della Chiesa.


Con l'enciclica "Humanae vitae" e con il pontificato da Giovanni Paolo II che durò dal 1978 al 2005, la Chiesa cattolica tentò di riaffermare l'unità fra corpo e spirito che aveva caratterizzato la specificità del cristianesimo rispetto al paganesimo.

Questo papa ripropose all'Occidente cristiano il significato spirituale del coito, il rapporto sessuale non separato dall'intenzione  della procreazione di figli. Ma la società occidentale era ormai orientata in modo diverso: il controllo delle nascite, il piacere sessuale come atto in sé, a prescindere dalla procreazione. Ciò è stato possibile anche con la scoperta degli antifecondativi per la donna e la cosiddetta "rivoluzione femminile".


Tu confondi l'istituzione della famiglia con il problema della colpa.

Pensi veramente che in famiglia non esista il complesso della colpa?

Mai sentito parlare di divorzio?
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Angelo Cannata il 24 Aprile 2018, 21:53:58 PM
La sessuofobia non appartiene alle religioni in sé, ma ad un processo storico. Basti considerare, ad esempio, che diversi sono i casi in cui nelle antiche religioni è possibile riscontrare la prostituzione sacra.

La ricerca storica sembra mostrare che la sessuofobia si sia sviluppata nel tempo come bisogno di distinguersi da altre religioni, per mantenere chiara e forte l'identità della propria. In questo modo, nell'Ebraismo dell'Antico Testamento c'è molta meno sessuofobia rispetto al nuovo, però si può già riscontrare un'avversione verso pratiche sessuali legate direttamente a culti pagani: si vede già lo sforzo di distinguersi dai culti pagani, quindi c'era la paura di lasciarsi assorbire dal fascino delle religioni pagane.

In Grecia c'era molta mescolanza della sessualità con le pratiche religiose e appunto per questo, dopo l'incontro con la cultura greca, sia l'Ebraismo che il Cristianesimo tesero ad accentuare ancora di più la sessuofobia.

Oltre a ciò, sembra che storicamente le religioni si siano rese conto che padroneggiare la sessualità degli adepti è un ottimo modo per tenerli ubbidienti e sottomessi. Infatti lo sforzo di padroneggiare la sessualità e le strutture tradizionali della famiglia è un tratto tipico anche delle dittature.

Secondo il filosofo Michel Foucault, è sempre la sessualità a guadagnarsi spazio nelle menti umane, sia quando viene osteggiata, sia quando ne viene rivendicata la libertà.

Focault è un OTTIMO interprete di queste istanze.

Certo la religione in sè, come spiritaulità ne fa a meno, ma la religione non è solo spiritualità, e dunque quello che dici spezza in due un discorso che andrebbe tenuto insieme.

Pensi veramente che quello che dice Focault non sfoci in un discorso spirituale.

E infatti in lui così è avvenuto: egli chiude con una metafisica della CURA DI SE'.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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