Perche si ha paura di morire?

Aperto da acquario69, 16 Agosto 2016, 06:45:00 AM

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Phil

Citazione di: Jean il 31 Agosto 2016, 00:04:49 AMlo stato di "assenza dall'attaccamento" [...] si ha quando quel piccolo intervallo temporale per un qualche motivo non entri in gioco 
In quel lasso temporale infatti ci assentiamo dal vivere l'esperienza attuale... un po' come quando dobbiamo scegliere qualcosa al supermercato, ci soffermiamo a ponderare e, in quel preciso momento, la realtà intorno a noi "sfuma", non è più "a fuoco", perché siamo assorti-assenti, non siamo più nel qui-ed-ora...

Citazione di: Jean il 31 Agosto 2016, 00:04:49 AMcome mi par possa avvenire a seguito delle pratiche zen, ad esempio del tiro con l'arco
ma non solo:
Citazione di: Sariputra il 31 Agosto 2016, 11:19:18 AMDi questo luogo di pace nulla si può dire con il linguaggio. E' un'esperienza. Un saluto dal pittore...di infissi!! :D :D
Se il buon Sariputra dipinge con immanente consapevolezza, senza discriminare fra il pennello, la vernice, l'infisso, etc., senza assentarsi mentalmente per rincorrere pensieri, incombenze e desideri, lasciando che il suo respiro regolare lo accompagni nel vivere-fare quell'azione, allora anche verniciare gli infissi può essere meditazione zen, una piccola parentesi di Nirvana...

P.s. Poi, probabilmente, suonerà il telefono/cellulare, Sariputra chiederà "chi è?", e un centralinista della Tim, senza cogliere la profondità esistenziale della domanda (il koan che il nostro pittore gli pone), proporrà un'offerta imperdibile per "navigare più veloce" nel Samsara e per avere sempre un'ottima "copertura" (di Maya...)  ;D

bluemax

Penso che la paura della morte sia dovuta a quell'illusione che nasce all'età di uno o due anni di essere un "qualcuno" che osserva l'universo e ne è distaccato. Questo qualcuno prende il nome di EGO o SE'. Questo EGO non si accorge, per la sua natura illusoria, che in realtà è una semplice emanazione di cause ed effetti che governano l'universo... pensa di non farne parte e quindi crede di dover sopravvivere a quella trasformazione naturale che avviene nel corpo che passa da uno stato di EGO ad uno stato di non EGO.

Passiamo l'intera vita cercando di trovare questo SE' non riuscendoci mai (naturalmente perchè non esiste).
Ci identifichiamo con un nome, con un lavoro, con il nostro corpo, con i nostri pensieri.... ma se andiamo a vedere, non troveremo mai questo io... questo sè.

la paura della morte deriva dal fatto che il Se (che spesso cerca di affermare la propria esistenza tramite il ME+IO ossia MIO) non vuole cessare... ma siccome non esiste il raziocinio vuole che DEVE CESSARE.

Eliminando il concetto di un Sè, scompare anche qualsiasi timore per la trasformazione che avviene nel nostro corpo passando da uno stato ad un altro.

Se ci pensi bene in ogni istante il nostro corpo sia fisico che mentale cambia. Il morire è solo un cambiamento naturale di stato. 

questo video potrebbe aiutarti non poco... ciao :) 

https://www.youtube.com/watch?v=x80-ZKJpBHU

Sariputra

Citazione di: bluemax il 26 Settembre 2016, 11:01:21 AMPenso che la paura della morte sia dovuta a quell'illusione che nasce all'età di uno o due anni di essere un "qualcuno" che osserva l'universo e ne è distaccato. Questo qualcuno prende il nome di EGO o SE'. Questo EGO non si accorge, per la sua natura illusoria, che in realtà è una semplice emanazione di cause ed effetti che governano l'universo... pensa di non farne parte e quindi crede di dover sopravvivere a quella trasformazione naturale che avviene nel corpo che passa da uno stato di EGO ad uno stato di non EGO. Passiamo l'intera vita cercando di trovare questo SE' non riuscendoci mai (naturalmente perchè non esiste). Ci identifichiamo con un nome, con un lavoro, con il nostro corpo, con i nostri pensieri.... ma se andiamo a vedere, non troveremo mai questo io... questo sè. la paura della morte deriva dal fatto che il Se (che spesso cerca di affermare la propria esistenza tramite il ME+IO ossia MIO) non vuole cessare... ma siccome non esiste il raziocinio vuole che DEVE CESSARE. Eliminando il concetto di un Sè, scompare anche qualsiasi timore per la trasformazione che avviene nel nostro corpo passando da uno stato ad un altro. Se ci pensi bene in ogni istante il nostro corpo sia fisico che mentale cambia. Il morire è solo un cambiamento naturale di stato. questo video potrebbe aiutarti non poco... ciao :) https://www.youtube.com/watch?v=x80-ZKJpBHU

Sono sostanzialmente d'accordo con te e con il video proposto, e successivo. Però bisogna stare attenti a considerare l'Io semplicemente come un'illusione. Il primo a formulare la teoria dell'anatman, non-io, come sai, è stato Gotama Siddharta, il Buddha storico.  Ebbene, mai il Buddha ha negato l'esistenza del Sè empirico, convenzionale, ma bensì ha rifiutato l'idea della sua esistenza in senso sostanziale e trascendente. Infatti l'io empirico è assolutamente necessario per la sopravvivenza fisica stessa e per la formulazione di qualsiasi tipo di linguaggio parlato. E', di fatto, una "necessità" naturale della mente.
Diverso è il discorso dell'attaccamento a questo senso dell'Io e la credenza in una sua esistenza sostanziale, identificandolo con il concetto di "anima". E' piuttosto semplicistico pensare che, basta smettere di credere nell'Io e...la paura della morte scompare. Ci sono implicazioni biologiche profonde in questa paura che non sono strettamente legate alla falsa idea di essere un Io sostanziale. 
Poi...chi formula l'idea che non c'è l'Io e si attacca a questa, se non l'Io stesso? Potrebbe essere molto gratificante e comodo pensare che, siccome non c'è più l'Io, posso fare qualsiasi cosa e darmi ad una condotta morale negativa, che alla fine gratifica la sete d'esistere dell'Io stesso, creduto cacciato dalla porta, e rientrato alla chetichella dalla finestra. Quanti occidentali, insofferenti all'insegnamento religioso sul "peccato", si sono tuffati  nell'idea di Non-io, o in quella del Sè Universale, proposta dall'esperienza orientale, dimenticando ( o facendo finta di dimenticare) che la virtù morale è cardine di ogni tipo di ricerca spirituale? Ovviamente, per aggirare il fastidioso problema, si sono inventati filosofie più "accomodanti", più libertarie e gioiose, più "New Age", palesando che quello che cercavano, in realtà, non era la crescita e la comprensione, ma un desiderio più raffinato di godimento, di appagamento.
Pervenire alla comprensione profonda del significato dell'insegnamento sul non-Io, non è attuabile con la semplice proposizione del concetto o con la visione di un filmato. La comprensione intellettuale non ha nulla a che fare con le profonde radici che ci tengono avvinghiati a questa idea e che possono essere rimosse solo con il non attaccamento alla sete di ri-divenire, che è una corrente interiore profonda e che è strettamente connessa con quell'ipotetica "energia" ( sono molto scettico su questo concetto di "energia universale" ) che è in sostanza la sete d'esistere di tutto ciò che ci circonda.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

bluemax

Citazione di: Sariputra il 26 Settembre 2016, 11:54:02 AM

Sono sostanzialmente d'accordo con te e con il video proposto, e successivo. Però bisogna stare attenti a considerare l'Io semplicemente come un'illusione. Il primo a formulare la teoria dell'anatman, non-io, come sai, è stato Gotama Siddharta, il Buddha storico.  Ebbene, mai il Buddha ha negato l'esistenza del Sè empirico, convenzionale, ma bensì ha rifiutato l'idea della sua esistenza in senso sostanziale e trascendente. Infatti l'io empirico è assolutamente necessario per la sopravvivenza fisica stessa e per la formulazione di qualsiasi tipo di linguaggio parlato. E', di fatto, una "necessità" naturale della mente.
Diverso è il discorso dell'attaccamento a questo senso dell'Io e la credenza in una sua esistenza sostanziale, identificandolo con il concetto di "anima". E' piuttosto semplicistico pensare che, basta smettere di credere nell'Io e...la paura della morte scompare. Ci sono implicazioni biologiche profonde in questa paura che non sono strettamente legate alla falsa idea di essere un Io sostanziale.
Poi...chi formula l'idea che non c'è l'Io e si attacca a questa, se non l'Io stesso? Potrebbe essere molto gratificante e comodo pensare che, siccome non c'è più l'Io, posso fare qualsiasi cosa e darmi ad una condotta morale negativa, che alla fine gratifica la sete d'esistere dell'Io stesso, creduto cacciato dalla porta, e rientrato alla chetichella dalla finestra. Quanti occidentali, insofferenti all'insegnamento religioso sul "peccato", si sono tuffati  nell'idea di Non-io, o in quella del Sè Universale, proposta dall'esperienza orientale, dimenticando ( o facendo finta di dimenticare) che la virtù morale è cardine di ogni tipo di ricerca spirituale? Ovviamente, per aggirare il fastidioso problema, si sono inventati filosofie più "accomodanti", più libertarie e gioiose, più "New Age", palesando che quello che cercavano, in realtà, non era la crescita e la comprensione, ma un desiderio più raffinato di godimento, di appagamento.
Pervenire alla comprensione profonda del significato dell'insegnamento sul non-Io, non è attuabile con la semplice proposizione del concetto o con la visione di un filmato. La comprensione intellettuale non ha nulla a che fare con le profonde radici che ci tengono avvinghiati a questa idea e che possono essere rimosse solo con il non attaccamento alla sete di ri-divenire, che è una corrente interiore profonda e che è strettamente connessa con quell'ipotetica "energia" ( sono molto scettico su questo concetto di "energia universale" ) che è in sostanza la sete d'esistere di tutto ciò che ci circonda.

Stiamo parlando di vacuità a quanto pare... il concetto di inesistenza delle cose in modo intrinseco ma semplicemente come unione di cause ed effetti in continua evoluzione.
Effettivamente non voglio dire che il Sè non esiste... io non esisto... ma semplicemente non esisto per come la mente grossolana lo vuol far apparire (e cosi' ogni cosa nell'universo che ci appare come unica ed a se stante. A partire dalla tastiera su cui sto' scrivendo alla persona).

Concordo sul fatto che la mente, non essendo fatta di materia, ma di stati mentali successivi e mutevoli (lo scorrere del fiume) non puo' cessare con la morte del corpo fisico. Esisterà sempre un istante di mente successivo a quello della morte, cosi' come prima della nascita esisteva un istante di mente precedente.

La paura della morte, secondo me, cessa totalmente di esistere quando si comprende a pieno il concetto di vacuità, frutto dell'ignoranza del cervello (non della mente) che associa ad ogni fenomeno prodotto (ed il corpo, l'ego, il sè è uno di questi) una sua esistenza intrinseca. Quando si comprende che ogni cosa nell'universo è fluttuazione costante di cause ed effetti... quando si comprende che la mente, per forza di cose, non puo' avere una fine ne un inizio... ecco che la morte diventa una semplice trasformazione necessaria... 

obbiettivamente noi siamo abbastanza abituati alla morte... ogni volta che andiamo a dormire è un morire. L'ego si assopisce, il corpo continua a funzionare per opera delle cause ed effetti e quel che rimane è semplicemente mente (ahime inconsapevole per chi non è pratico di meditazione). 
E' bellissimo ad esempio in meditazione scoprire la vera natura della mente... ne tocchi la sua essenza, fai scomparire tutti i pensieri grossolani che affliggono tale natura e ti accorgi che quel che rimane è la tua mente (se cosi' la vogliamo chiamare).

La morte non significa che MARIO rivive in GIOVANNI. 
Mario muore, i suoi ricordi muoiono, le sue aspettative, i suoi desideri, le sue agitazioni... cio' che rimane è l'impressione che i pensieri hanno avuto sulla mente (plasmandola) la sua indole, le sue predisposizioni le sue CAUSE che verranno sperimentate come EFFETTI nelle "reincarnazioni" notare le virgolette future.

la mente è come un fiume... ogni volta che incontra un sasso fa una esperienza, ma rimane fiume (il sasso è una rinascita).
L'ego è paragonabile ad una onda di mare... pensa di esistere al di fuori del mare stesso... si crede un qualcosa di differente, osserva il mare ma non crede di farne parte. Al momento della morte l'onda muore... ritorna mare... ed i suoi EFFETTI generano nuove onde... il tutto è bellissimo :) :) 

ciao :)

Sariputra

@ bluemax
quoto in tutto !  :)
Forse nel finale, invece che "il tutto è bellissimo", mi sarei limitato a : "Il tutto è quel che è". Ma sono dettagli e inclinazioni personali.
Buona giornata anche a te ...e buona meditazione! :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

baylham

Citazione di: bluemax il 26 Settembre 2016, 12:11:46 PM
La paura della morte, secondo me, cessa totalmente di esistere quando si comprende a pieno il concetto di vacuità, frutto dell'ignoranza del cervello (non della mente) che associa ad ogni fenomeno prodotto (ed il corpo, l'ego, il sè è uno di questi) una sua esistenza intrinseca. Quando si comprende che ogni cosa nell'universo è fluttuazione costante di cause ed effetti... quando si comprende che la mente, per forza di cose, non puo' avere una fine ne un inizio... ecco che la morte diventa una semplice trasformazione necessaria...


Evidentemente il concetto di vacuità non è stato compreso appieno: la prassi dovrebbe essere coerente con la teoria altrimenti la teoria non è credibile.

Ieri sono salito sulla cima di una montagna da cui si godeva una visione panoramica bellissima. Numerosi corvi volteggiavano nell'aria, mi sarebbe piaciuto imitarli. 
Immagino che chi crede in concetti come quelli citati non dovrebbe avere alcuna paura, alcun timore di lanciarsi nel vuoto e provare a volare, le sensazioni dovrebbero essere fortissime e bellissime: vacuità per vacuità provare a volare forse è meglio che stare a guardare e si scende più rapidamente.

Io non l'ho fatto.  La ragione è che mi piace vivere, trovo che la vita sia bella, per cui non voglio morire e rinvio al futuro il mio volo.

bluemax

Citazione di: baylham il 26 Settembre 2016, 15:27:05 PM


Evidentemente il concetto di vacuità non è stato compreso appieno: la prassi dovrebbe essere coerente con la teoria altrimenti la teoria non è credibile.

Ieri sono salito sulla cima di una montagna da cui si godeva una visione panoramica bellissima. Numerosi corvi volteggiavano nell'aria, mi sarebbe piaciuto imitarli.
Immagino che chi crede in concetti come quelli citati non dovrebbe avere alcuna paura, alcun timore di lanciarsi nel vuoto e provare a volare, le sensazioni dovrebbero essere fortissime e bellissime: vacuità per vacuità provare a volare forse è meglio che stare a guardare e si scende più rapidamente.

Io non l'ho fatto.  La ragione è che mi piace vivere, trovo che la vita sia bella, per cui non voglio morire e rinvio al futuro il mio volo.
da non confondere la paura irrazionale di morire con relativa ammissione della cessazione di un sè ed il piacere e desiderio di morire. Le due cose sono totalmente differenti. La vita o meglio la PREZIOSA RINASCITA UMANA diviene estremamente bella, appagante, degna di essere vissuta ogni suo secondo nel momento in cui ti rendi conto della sua preziosità appunto. 

Il tutto ha poco a che fare col concetto di vacuità (che nonostante la parola indichi MANCANZA significa esattamente l'opposto ossia PIENEZZA del tutto)

ciao ;)

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