Perché il perdono è indispensabile per arrivare alle vette delle spiritualità?

Aperto da Freedom, 28 Marzo 2021, 11:18:54 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Socrate78

Quindi per te Niko il solo fatto di manifestare i problemi, la sofferenza e il disagio sarebbero comunque un'espressione di egoismo? Io non lo chiamerei egoismo, ma semplicemente una volontà di manifestare ciò che si prova, si vive e si sente.

niko

Citazione di: Socrate78 il 31 Marzo 2021, 16:58:53 PM
Quindi per te Niko il solo fatto di manifestare i problemi, la sofferenza e il disagio sarebbero comunque un'espressione di egoismo? Io non lo chiamerei egoismo, ma semplicemente una volontà di manifestare ciò che si prova, si vive e si sente.




Venivano fatti degli esempi estremi, del tipo un mondo abitato da persone completamente altruiste; allora la mia argomentazione era che una persona completamente altruista, quindi un tipo umano ideale con alcuni tratti estremizzati in questo senso, non eserciterebbe nessuna azione di persuasione o di comando per farsi risolvere i problemi o alleviare la sofferenza da un'altra (o più altre) persona/e altruista/e, il suo problema e la sua ricerca di felicità felicità sarebbe risolvere i problemi e lenire le sofferenze degli altri sacrificando se stesso, se tutti fossero così, il mondo strutturalmente, o meglio, dinamicamente, non potrebbe esistere, perché tutti vorrebbero come scopo nella vita amare e servire, ma nessuno sarebbe psicologicamente ed esistenzialmente  in condizione di farsi amare e servire.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Kobayashi

[Qualche considerazione intorno alla premessa della discussione, ovvero che la vetta della spiritualità sia amare il prossimo come se stessi].

Amare il prossimo, chiunque egli sia, l'egoista arrogante così come la persona docile, credo sia cosa riuscita realmente al massimo a un centinaio di soggetti nella storia degli uomini.
Per alcuni di essi il "miracolo" è stato reso possibile dalla propria natura straordinariamente dolce e piena di benevolenza.
Per altri si è forse trattato dell'effetto dell'ascesi (digiuno, astinenza prolungata dal sonno, etc.) che conduce ad una trasfigurazione dei moti normali di simpatia/antipatia.

Rimane l'ambiguità del termine "amore".
Escludendo i legami di sangue e le relazioni di coppia (per i quali ci sono aspetti specifici attinenti all'attaccamento e all'erotismo), penso che l'unico significato realizzabile di amore per ciò che concerne il prossimo sia una forma di ospitalità: si fa in modo che l'altro si senta libero di manifestarsi per quello che è. Creare questa situazione di accettazione positiva, di benevolenza, implica evidentemente un allenamento spirituale. Un lavoro spietato sui propri pregiudizi, quindi un cammino dentro se stessi, un conoscersi.

Ma fatto questo, una volta che l'altro si è mostrato per quello che è, dobbiamo accettare la forza del giudizio. L'espressione della nostra predilezione. Fortunato chi è magnanimo e capace, nella propria predilezione, di grandi estensioni.

viator

Salve Kobayashi.Citandoti : "Rimane l'ambiguità del termine "amore".

Certo. il termine è ambiguo per chi si limiti ad osservare la varietà spiritualistica di frutti e fronde dell'albero amoroso. Io che ho scrutato - a modo mio - quelle che considero le sue radici filosofiche - nonostante il buio - ho trovato una estrema chiarezza già alcune volte enunciata : "l'amore altro non è che la pulsione (umana) o la tendenza (cosmica) ad includere in sè oppure - indistintamente e con i medesimi speculari effetti - al venir inclusi........ciò che ci possa completare o in ciò che potremmo completare". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Kobayashi

L'idea della ricerca di una completezza non mi ha mai convinto. Mi sembra più realistica l'immagine di un avvicendarsi di tensioni interiori, di cui poi noi a posteriori ci sentiamo costretti a tradurre in un racconto di formazione...

Freedom

Citazione di: Kobayashi il 09 Aprile 2021, 16:59:20 PM
[Qualche considerazione intorno alla premessa della discussione, ovvero che la vetta della spiritualità sia amare il prossimo come se stessi].

Amare il prossimo, chiunque egli sia, l'egoista arrogante così come la persona docile, credo sia cosa riuscita realmente al massimo a un centinaio di soggetti nella storia degli uomini.
Per alcuni di essi il "miracolo" è stato reso possibile dalla propria natura straordinariamente dolce e piena di benevolenza.
Per altri si è forse trattato dell'effetto dell'ascesi (digiuno, astinenza prolungata dal sonno, etc.) che conduce ad una trasfigurazione dei moti normali di simpatia/antipatia.
Condivido la prospettiva che mostri e introduco il concetto di Grazia. Tu stesso parli di trasfigurazione e non a caso. Arrivare ad amare chi ci odia o semplicemente chi ci fa incavolare o anche solo chi ci disturba, è fatica d'Ercole e di Sisifo.

Fatica d'Ercole per la forza richiesta e di Sisifo perché, fatalmente, si torna sempre al punto di partenza. Talvolta si retrocede.  :D Almeno questa è la mia esperienza.
Ecco dunque la necessità della Grazia. Anzi il suo essere indispensabile. Che tuttavia, a mio modesto avviso, può essere concessa solo in presenza del massimo sforzo possibile espresso dalla persona. E spesso, quasi sempre, la persona ritiene di produrre tutto quello che può mentre invece non è vero. Faticare, purtroppo, è una gran fatica! 8)
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Kobayashi


Se la meta di un cammino spirituale è umanamente impossibile, tanto da dover ricorrere ad un intervento divino, dobbiamo rivedere i dati di partenza, nel caso avessimo commesso qualche errore.
L'indiziato maggiore potrebbe essere l'antropologia dell'immagine divina (o dell'anima eterna): senza di essa l'uomo tornerebbe a essere una creatura naturale, prediletta da Dio solo in quanto la sua evoluzione l'ha condotta a sentirne la presenza e a interpretarne la parola (a decifrare il suo richiamo).
In questo modo non avrebbe più senso provare a diventare come Dio. Questo senso di colpa per essere sempre troppo in basso, per non essere all'altezza del Dio di cui abbiamo erroneamente pensato di essere strutturalmente affini, finalmente sparisce.
Senza anima immortale, senza peccato originale, tranquilli nella coscienza dei nostri limiti e liberi di amare il nostro Dio, impegnati a costruire un'umanità più giusta, più armoniosa...

viator

Salve Kobayashi. Citandoti : "Senza anima immortale, senza peccato originale, tranquilli nella coscienza dei nostri limiti e liberi di amare ilonostro Dio, impegnati a costruire un'umanità più giusta, più armoniosa.."

Non capisco quale ruolo dovrebbe avere il concetto di dio all'interno di una situazione del genere. Non funge nel proporci la vita eterna, non funge nel governarci attraverso il senso di colpa, non fungerebbe proprio nell'aiutarci a realizzare giustizia ed armonia (dal momento che entrambi sono concetti umani e relativissimi, e quindi verrebbero gestiti a livello esclusivamente umano). Saluti.



Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Socrate78

Però se un soggetto non prova assolutamente amore per il genere umano e di fatto non prova niente se il proprio prossimo sta bene o male, se vive o muore, ecco un soggetto del genere è anch'egli obbligato ad amare? Se si mostrasse docile e buono ma dentro fosse freddo come il ghiaccio, alla fine non sarebbe solo un ipocrita e la sua vita una menzogna? Meglio allora se si mostra per quello che è, cioè insensibile, egoista e cinico. Eppure il precetto di amare si applicherebbe a tutti gli uomini indipendentemente dalla loro natura, ma è possibile cambiare la natura attraverso azioni amorevoli se poi dentro non si prova nulla o addirittura si prova disprezzo ed odio? Ecco la vera domanda, la vera questione sta se il precetto di amare riguarda solo chi è già predisposto all'amore, oppure tutti gli uomini indistintamente.

viator

Sono personalmente convinto che, accanto ai pervertimenti psichici che possono portare alcuni a gravi pericolose deviazione morali in nome dell'odio, esistanto anche i pervertimenti psichici che possono portare altri a gravi pericolose deviazioni morali in nome dell'amore. Una di queste ultime potrebbe appunto essere il DOVERE di NUTRIRE UN SENTIMENTO. Siamo nel campo - appunto- della psicopatia. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve Socrate78 : Citandoti. "Ecco la vera domanda, la vera questione sta se il precetto di amare riguarda solo chi è già predisposto all'amore, oppure tutti gli uomini indistintamente".

Scusa ma che dici ? Chi è già predisposto all'amore (sente il bisogno interiore di manifestare amore), secondo te, avrebbe il bisogno di sentiersi "precettare" in merito da qualcuno ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Kobayashi

@viator
Ogni tradizione religiosa colleziona "messaggi" catturati da mediatori ispirati che contengono programmi di umanizzazione, cammini attraverso cui si da una forma specifica all'essere umano: dalla crudeltà alla giustizia, dalla bramosia violenta alla benevolenza, e via dicendo.

Discussioni simili (5)

118

Aperto da Angelo Cannata


Risposte: 33
Visite: 9065

23 Maggio 2016, 19:15:01 PM
di Angelo Cannata
638

Risposte: 25
Visite: 5740

08 Maggio 2017, 11:58:53 AM
di Angelo Cannata