Perché gli altri ti amano solo quando le cose nella vita ti vanno bene?

Aperto da Socrate78, 06 Settembre 2021, 12:59:15 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Jacopus

Bobmax. È vero la guarigione psichica implica spesso una perdita che non è in grado di capire chi non è mai stato male psichicamente. In realtà però il pensiero razionale su questa perdita si è interrogato molto. La psicoanalisi in primo luogo e le ricerche neuroscientifiche oggi. Detto molto sinteticamente quel senso di perdita deriva dal trauma. Aver rielaborato il trauma, averlo digerito è positivo ma lascia aperta la ferita del come sarebbe stato senza quella ferita. In altri casi rivivere il trauma è spesso una strategia illusoria per credere di riuscirlo a controllare. Se il trauma viene superato, quella strategia per quanto disfunzionale non potrà più essere usata con la stessa forza e se ne sentirà nostalgia.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Vi è dell'altro, Jacopus, almeno questo è ciò che sperimento.

Guardando ora indietro, a quando la sofferenza era insopportabile e l'unica possibile soluzione pareva fosse di farla finita, non posso che ringraziare per quelle batoste ricevute.

Allora ciò che vivevo era per me solo una estrema ingiustizia.
Ma ora vedo come mi abbia invece strappato dal torpore. Per costringermi a mettermi in viaggio.

Il pensiero razionale si evoluto al punto da escludere lo Spirito. Riducendo tutto alla psiche.

Lo Spirito è il grande rimosso.

Nonostante che tutto nel mondo non ne sia che una manifestazione.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: ricercatore il 14 Settembre 2021, 16:22:22 PM
mi era piaciuta molto una frase letta su un libro che diceva così:
"Lo psicotico affoga nelle stesse acque in cui il mistico nuota di gioia"

credo che esista un territorio raggiungibile solo da alcuni "eroi" (i cosiddetti santi, illuminati, etc.), piuttosto pericoloso, di cui si può dire molto poco.
L'antipsichiatria (Laing, Cooper, Jervis,...) si è interessata molto a territori in cui anche gli psicotici possono nuotare con gioia. Territori che non coincidono con quelli delle psicosi omologative di massa che li hanno annichiliti.

Anche il mistico nuota con gioia finche glielo permettono e rischia oggi di diventare un fenomeno da baraccone mediatico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

Citazione di: Jacopus il 06 Settembre 2021, 23:20:50 PM
Per Bobomax e Socrate. Sarà come dite voi ma questo amore assoluto, oltre ad essere difficilmente esperibile, a me fa un pò paura, e non credo di essere un narcisista. L'amore e l'amicizia di chi collabora non lo definirei narcisista. Faccio un esempio. Se sono un contadino e il mio vicino mi chiede l'acqua del pozzo ed io gliela offro gratis, mi aspetto che in futuro io gli possa chiedere quella splendida sega che mi potrebbe servire per tagliare quel vecchio faggio. Non è amore assoluto ma semplicemente condivisione dei beni. E' possibile che da quegli scambi nascano dei discorsi ed io ed il mio vicino scopriamo di avere degli interessi in comune. Nel corso dei lunghi inverni infatti ci piace da matti vedere le vecchie serie televisive, tipo i Jefferson. Finisce che ci invitiamo reciprocamente a cena e ci scambiamo informazioni sugli attori e sui registi. Se tutto va bene, finirà che ci vorremmo un pò di bene e cercheremo di aiutarci reciprocamente, non solo perchè ci conviene, ma anche perchè ci siamo conosciuti e ci siamo apprezzati.
Questo accade. Al massimo, ritengo che si possa essere aperti e cercare di voler bene anche a chi è molto distante dalle nostre abitudini e dalla nostra cultura. Tante volte sui mezzi pubblici effettivamente mi capita di fantasticare su quel ragazzo nero e penso a come si sentirà, se gli parlassi di qualcosa sul bus, magari si sentirebbe "visto", si sentirebbe meno solo e inizierebbe la giornata con uno spirito positivo. Poi non faccio niente, ma credo che questo sia il massimo che possiamo ottenere.
Professare un amore assoluto, come voi fate, ha bisogno di fatti. Mi piacerebbe capire in che modo amate il prossimo in questo modo così assoluto, oltre alle belle parole che scrivete. Se vi va potere amare anche me. Ma mi piacerebbe sapere come pensate di sviluppare questo amore per "me"; non per il prossimo in generale, ma per un "me" fatto di molti difetti, di alito e calzini puzzolenti, di manie assolutamente assurde, di idee ormai radicate e molto diverse dalle vostre, come pensate di amarmi? Se amare è questa dedizione assoluta, aspettatevi anche che vi dica di venire subito nella mia città per offrirmi un pranzo costosissimo e l'acquisto di uno yacht di lusso.
Pensieri a ruota libera, senza intenzione di offendere nessuno, ma tanto per capire come intendete "realizzare" nella vita quotidiana questo vostro desiderio nobile, e lo dico senza ironia ma con il giusto spirito marxista. Bisogna sempre sapere "cosa fare" per concretizzare i pensieri, perchè altrimenti i pensieri sono solo un simulacro.
Condivisione di beni, ma anche scambio di capacità.
Io cerco negli altri le mancanze che potrei colmare, aspettandomi di essere ricambiato con pari moneta.
Non sempre succede, e volte a distanza di molto tempo, quando più non speri.


Nella mia famiglia circolano due proverbi distinti:
1.Fai bene che male te ne viene.
2. Fai bene e dimenticatene.


Ma un risultato sicuro, quando riesci a fare il bene degli altri, è acquisire fiducia nelle tue capacità .
Perché in effetti si tratta di un arte per niente facile.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Citazione di: bobmax il 07 Settembre 2021, 00:06:52 AM
La questione è se l'amore esiste oppure no.
E se esiste per quale ragione.

Il professare un amore assoluto non c'entra nulla.

È possibile l'autentico amore?

Se si risponde di sì, ed è un atto di fede, allora occorrerebbe aggiungere perché. Ossia cosa implica la realtà dell'amore nella nostra interpretazione del mondo.

La risposta può essere una sola: l'Uno.
Si è no.
Il punto di partenza è l'atto di fede in te stesso. Che tu sia tu .
Ma l'amore mette in dubbio questa fede.
Come si spiega questo amore se tu sei tu e lei/lui è l'altro da te?
Col fatto che l'atto di fede di partenza che hai fatto conduce a contraddizione.
Poi ricomponi la contraddizione affermando che tu e l'altro siete uno., rimbalzando da un credo estremo all'altro.
Ma una via di mezzo no? ;)
Come ad esempio che tu non sei ciò che credi, e che ti ridefinisci in continuo vivendo e mutando, come quando l'amore ti trasforma ... e non sei più tu.
E quando succede è come uscire da una gabbia fatta di fede e di tante definizioni, necessarie ma provvisorie.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

ricercatore

Citazione di: bobmax il 14 Settembre 2021, 18:06:16 PM
L'analisi di sé, la psicoanalisi, il lavorare sulle proprie ferite emotive, possono dare dei risultati.

E così vivere meglio, più serenamente.

Tuttavia, come ben osservava Martin Buber, la "guarigione" implica sovente una perdita.

Una perdita che il pensiero razionale non è in grado di notare. Perché non riguarda la psiche, bensì lo spirito.

Riguarda infatti il male e il bene, che per il pensiero razionale, che analizza la psiche, sono riconducibili a meri fatti.

Fatti che hanno dunque una causa. Una volta compresa razionalmente questa la causa, il pathos, la sofferenza, possono essere ridimensionati, tenuti sotto controllo.

Quindi la psicologia aiuta a vivere meglio. Senza però chiedersi se dietro quella sofferenza non vi sia stata una motivazione metafisica. Non è il suo campo.
E ora non lo è nemmeno più della religione.

Ma l'evoluzione spirituale non è una illusione...

credo anche io che ci sia una "eccedenza" in ogni essere umano, ma sto ancora tentando di capire come stiano le cose in realtà: se psiche e spirito siano o meno la stessa cosa, dato che tutto il nostro pensiero ha origine nel nostro cervello.

concordo con te sul fatto che la psicanalisi arrivi fino ad un certo punto.
quel desiderio di "infinito" (non so come descriverlo) non può essere tappato con qualcosa di "finito".

bobmax

@Ricercatore

Sono convinto che sia un grave, seppur diffuso fraintendimento far coincidere la psiche con lo spirito.

Siamo ormai pressoché certi di essere la nostra stessa mente.
Senza renderci conto che la mente... mente!

E mente proprio con il suo farci credere di essere noi stessi!

Mentre noi soltanto abbiamo una mente, ma non la siamo.

Una prova?

È sufficiente rifiutare di pensare ciò che si sta pensando, disinteressandosene.

La mente si acquieta. Ha perso, seppur momentaneamente, la presa su di noi.
Che non ci siamo più, in quanto "io".
Eppure siamo...

Poi però presto la mente si riprende e torniamo a esserci...

È sufficiente disinteressarsi da ogni pensiero.
Provare invece a fermarlo, il pensiero, con un'azione di forza, lo sconsiglio vivamente.
Se vi si riesce, lì è l'autentico orrore.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

Ciao Bobmax.
Ciò che riporti è tanto astruso quanto indubbiamente sincero.
È quello che hai sentito dire ascoltandoti, come se ci si potesse sdoppiare.
Ma è la coscienza stessa , che convive sempre col suo contrario, il motivo di questo essere doppio, come doppio si dice di colui che mente.
Doppio è colui che recita una parte essendo altro da ciò che fa' apparire, ma lui stesso alla lunga diventa vittima dell'inganno e non distingue più il personaggio dall'attore.
Credo che tu abbia ragione dunque, l'io è un personaggio che recitiamo, e questo spiega la possibilità dell'autocoscienza.
Possiamo uscire ed entrare dal personaggio, ma usando cautela come tu suggerisci saggiamente, in quanto nel farlo attraversiamo confini incerti.
Quindi come vedi siamo già due essendo uno, senza attendere di diventare uno.
O siamo uno che si finge tanti, ma se di recita si tratta questa avrà pure un suo motivo.
Quando diciamo di amarci è già una moltitudine che amiamo.
Esercitare l'amor proprio è quindi un buon allenamento che ci predispone già ad amare gli altri, nella misura in cui gli altri sono parti che siamo in grado di recitare.
Il teatro è appunto una rappresentazione in cui siamo in grado di immedesimarci in diverse parti, divenendo partecipi, appunto.
L'amore certamente trascende l'uno riassegnando in continuazione le parti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Per esserci, perché ci sia il mondo, perché ci sia io, la scissione è necessaria.

Così come il mondo appare attraverso la scissione (Big Bang) che non è che un atto d'amore che continuamente si rinnova, così io ci sono, appaio, tramite uno sdoppiamento.

Il pensiero infatti non è un flusso a senso unico, ma un dialogo.
Per pensare devo sdoppiarmi. Solo così può svilupparsi il pensiero, che è un dialogo tra me e me.

Un dialogo che ha come presupposto l'io.
Presupposto necessario per la stessa unità del pensiero.
L'io è quindi sia uno sia bino.

Se tuttavia non vi è pensiero, non vi è neppure un io.

L'io è generato necessariamente dal corpo che ne ha bisogno per agire nel mondo.

Ma in se stesso non esiste, non vi è alcun io.

L'autentico amore di sé, perciò, può essere la conclusione del percorso, non il suo avvio.
Perché se si inizia amandosi, si ama un totem!

Ed è proprio questo amore fasullo a dover essere superato.

Viceversa, si può sperabilmente giungere infine ad amarsi attraverso l'amore per l'altro, quando ciò che si ama è l'Uno.
L'Uno ama se stesso.

Bernardo di Chiaravalle illustra mirabilmente, con i termini della sua epoca, l'evoluzione dell'amore.

Dove si inizia amando se stessi per poi rigettare questo stesso amore perché falso.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

ricercatore

Citazione di: bobmax il 15 Settembre 2021, 14:06:51 PM
@Ricercatore

Sono convinto che sia un grave, seppur diffuso fraintendimento far coincidere la psiche con lo spirito.

Siamo ormai pressoché certi di essere la nostra stessa mente.
Senza renderci conto che la mente... mente!

E mente proprio con il suo farci credere di essere noi stessi!

Mentre noi soltanto abbiamo una mente, ma non la siamo.

Una prova?

È sufficiente rifiutare di pensare ciò che si sta pensando, disinteressandosene.

La mente si acquieta. Ha perso, seppur momentaneamente, la presa su di noi.
Che non ci siamo più, in quanto "io".
Eppure siamo...

Poi però presto la mente si riprende e torniamo a esserci...

È sufficiente disinteressarsi da ogni pensiero.
Provare invece a fermarlo, il pensiero, con un'azione di forza, lo sconsiglio vivamente.
Se vi si riesce, lì è l'autentico orrore.

il fatto è che anche gli stessi ragionamenti sul concetto di psiche e di spirito, provengono dalla nostra mente.
perciò è impossibile avere un'osservazione obiettiva: non possiamo astrarci dalla realtà, essendo noi parte di essa.

ricercatore

Citazione di: iano il 16 Settembre 2021, 01:12:19 AM
Esercitare l'amor proprio è quindi un buon allenamento che ci predispone già ad amare gli altri, nella misura in cui gli altri sono parti che siamo in grado di recitare.
Il teatro è appunto una rappresentazione in cui siamo in grado di immedesimarci in diverse parti, divenendo partecipi, appunto.
L'amore certamente trascende l'uno riassegnando in continuazione le parti.

trovo questo tuo pensiero molto interessante.
in qualche modo descrive quello che ho vissuto/sto vivendo in questi ultimi tempi.

Freedom

Citazione di: Socrate78 il 06 Settembre 2021, 12:59:15 PM
Non è un post legato alla spiritualità questo, ma semmai alla psicologia. Io noto che in genere nella società (tra gli amici, in famiglia, nei luoghi di lavoro) le persone mostrano benevolenza e affetto verso gli altri spesso solo nella misura in cui nella vita si è fortunati, le cose ti vanno bene, hai un lavoro, sei realizzato, ma nel momento in cui le cose iniziano ad andarti male (perdita di lavoro o difficoltà in esso, lutti, ecc.) e tu hai uno stato d'animo abbattuto, ecco che gli amici e anche i familiari si allontanano, come se non volesse avere a che fare con la sofferenza, volessero evitarla, quindi ti vogliono bene solo se sei felice e realizzato. Tantissime persone hanno perso l'affetto degli amici nel momento in cui la loro vita ha preso una brutta piega, si sono sfasciate le famiglie perché uno dei coniugi ha perso l'impiego oppure subiva problemi sul lavoro, quindi c'è da dedurre che si sta con gli altri solo per stare bene noi. Se i veri amici si vedono solo nel momento della sofferenza e del bisogno, allora il vero amico è merce molto rara, giusto?
Più che altro io rilevo che gli altri ti amano/cercano quando dai. Progettualità, ascolto, ilarità, beni materiali, simpatia, tenerezza, etc.

Poi, che il dare nasca più facilmente (ma non sempre e non necessariamente) quando le cose nella vita ti vanno bene è senza dubbio vero. Quando viceversa le cose cominciano ad andare male tutto diventa più difficile. Magari, all'inizio, qualcuno ti dà anche una mano, ma se non "ti rimetti presto in carreggiata"..........

Poi ci sono anche (ma non credo rientrino nel ragionamento che hai proposto) quelli che, agendo prevalentemente e magari inconsciamente, per sfruttare gli altri, non appena "la preda" non presenta più interesse cioè vantaggi, si dileguano.

Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

bobmax

Citazione di: ricercatore il 16 Settembre 2021, 10:51:21 AM
il fatto è che anche gli stessi ragionamenti sul concetto di psiche e di spirito, provengono dalla nostra mente.
perciò è impossibile avere un'osservazione obiettiva: non possiamo astrarci dalla realtà, essendo noi parte di essa.

Certamente l'analisi non può essere obiettiva.
Non si può uscire dal sistema, essendone parte.

Ma qui l'analisi non ha come obiettivo la dimostrazione dell'esistenza di qualcosa.
Ma viceversa il contrario, ovvero la messa in discussione di qualcosa.

Ossia mettere in dubbio i presupposti.
Senza la pretesa di stabilire la Verità. Perché in tal caso, se avesse successo, potremmo ancora esserci?

È l'esperienza del limite che deve essere affrontata.
Senza dover dare una risposta, ma mettendo in discussione l'ovvio.

In caso contrario, si confonde ciò che è un puro concetto con la realtà.

Ci si immagina di essere la mente, per esempio. Oppure che il punto esista veramente, così come l'infinito o il finito.
Finendo magari di convincersi, come avviene in un altra discussione, che il nostro universo si espande nel vuoto...
Perché se no...

La razionalità quando diventa Dio è una trappola, tanto rassicurante quanto fuorviante.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Discussioni simili (5)