Perché Dio permette la morte dei neonati o dei bambini molto piccoli?

Aperto da Socrate78, 10 Giugno 2020, 21:56:34 PM

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Socrate78

Ammettendo che ogni vita abbia un suo significato nel progetto divino, perché Dio permette la morte dei neonati o di bambini molto piccoli, senza che quella vita possa svilupparsi, crescere nelle sue potenzialità e nella sua pienezza? Il progetto divino sulla Terra per queste vite si esaurirebbe solo in pochi mesi o qualche anno e poi basta?

viator

Salve Socrate78.-----
Qualcuno potrebbe comunque risponderti che il significato della vita (anche o soprattutto spirituale) delle creature potrebbe non consistere nella misura del loro tempo biologico trascorso in mezzo a noi. In tal caso saremmo noi stessi, ed in particolare i genitori, che vorrebbero egoisticamente attribuire una durata da essi stessi desiderata al frutto della loro riproduzione.


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Se tu credi nel Dio delle religioni monoteistiche tradizionali (sembrerebbe di sì visto che poni una simile domanda) devi abbandonarti a lui senza chiederti quale sia il bene od il male umanamente interpretabile, altrimenti mancheresti della necessaria umiltà e fiducia che il fedele sincero deve possedere e dovrebbe sentire di possedere.

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Essendo io un panteista, non considero Dio una persona e quindi non mi interrogo su sue presunte volontà o capacità umanamente interpretabili. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

L'equivoco è già in quel "progetto divino".
Perché condiziona tutte le successive considerazioni.

Occorre invece evitare ogni arbitraria premessa.
Che seppur con le migliori intenzioni pretende inevitabilmente di limitare, condizionare, ciò che è invece incondizionato, assoluto.

Quindi occorre non una premessa, ma una domanda, che non può che essere rivolta a noi stessi.
A chi altro potremmo mai rivolgerla?

E la domanda non può che essere: "Il Bene è?"

Una domanda assurda, per come va il mondo.
Ma necessaria.
A cui non si può rispondere con un "ni".

E se da noi stessi scaturisce l'esigenza insopprimibile che sì, nonostante tutto il Bene è!, la stessa realtà vi si deve adeguare.

Realtà che è Uno.
E che attraverso l'amore si manifesta molteplice. Quindi due, ma sempre Uno.

Il bimbo piccolo che muore suscita inconsolabile compassione. Ma in quella stessa compassione è l'amore dell'Uno per se stesso.

Che è Dio, e tu ne sei il figlio unigenito.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

sapa

Ciao Socrate 78, sì, io credo che il progetto divino per un bimbo che muore neonato sia quello di una vita di pochi giorni. Così come ci sono animali che vivono in poche settimane una generazione (gli insetti, quasi tutti) e piante che possono arrivare a mille e più anni di vita. Ma io sono di fatto un pagano non praticante (spero nessuno s'indigni, perchè è proprio così che mi sento, dal punto di vista trascendental-religioso), che crede nell'ineluttabilità del Fato individuale.

viator

Salve Sapa :

Citazione di: sapa il 13 Giugno 2020, 20:29:17 PMCiao Socrate 78, sì, io credo che il progetto divino per un bimbo che muore neonato sia quello di una vita di pochi giorni. Così come ci sono animali che vivono in poche settimane una generazione (gli insetti, quasi tutti) e piante che possono arrivare a mille e più anni di vita. Ma io sono di fatto un pagano non praticante (spero nessuno s'indigni, perchè è proprio così che mi sento, dal punto di vista trascendental-religioso), che crede nell'ineluttabilità del Fato individuale.


Scusa ma non capisco : Apri dichiarando di credere in un progetto divino, poi quindi chiudi dichiarando di credere nella ineluttabilità del Fato individuale. Ma forse che consideri Dio e Fato quali sinonimi ?

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Poi non capisco il senso del paragonare la durata di una vita umana con quella di altre specie viventi : una esistenza di pochi giorni, settimane o mesi implica certo -  biologicamente - una morte prematura per un umano ma altrettanto certamente una vita normale o esageratamente lunga per degli insetti.


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La durata convenzionale (cioè basata sul tempo meccanico) della vita biologica è variabilissima poichè appunto non c'entra una mazza con gli orologi ed i calendari, essendo basata sul metabolismo dell'organismo che stiamo esaminando. Più "veloce", "accelerato", "energetico" è il metabolismo, più "breve" sarà la vita di esso.

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Tra il colibri e l'elefante la differente lunghezza della vita è ovvia conseguenza sia delle dimensioni (nei corpi più grandi i processi organici e metabolici si svolgono più lentamente per via dei maggiori pesi da muovere (vedi lavoro cardiaco) e delle maggiori distanze da coprire tra o diversi "reparti" di un corpo.

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Quella delle dimensioni è semplicemente la veste biologica di un inesorabile principio fisico, quello della entropia. 

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Dal punto di vista esistenziale (cioè psichico) la questione non si pone invece proprio poichè la percezione del tempo - per qualsiasi organismo - è identicamente costante pur a diversità di specie e di metabolismo. Un giorno oppure 100 anni sono, per l'individuo biologico, perfettamente equivalenti poichè rappresentano il "tempo=spazio biologico" al cui interno egli deve svolgere la funzione che la natura gli ha destinato. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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