Perché Gesù è dovuto morire in croce per liberarci dal peccato originale?

Aperto da sterpiu, 02 Dicembre 2017, 10:26:44 AM

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Angelo Cannata

Fare ipotesi di questo tipo significa trascurare del tutto la critica del testo e la critica storica. I primi capitoli della Genesi sono strapieni di contraddizioni e incoerenze, a tal punto che se le si dovesse affrontare come avete fatto ce ne sarebbe abbastanza per scrivere intere biblioteche di racconti fantasiosi. In realtà queste intere biblioteche di racconti fantasiosi furono davvero scritte dalla stessa tradizione ebraica, la quale era giustificabile perché ai tempi non esistevano metodi scientifici e critici di analisi testuale e storica.

Un primo criterio di serietà e scientificità è quello di non dare mai per scontato che ciò che dice il testo sia vero. Questo è un criterio più che elementare seguito da qualsiasi storico, archeologo, o studioso di qualsiasi antichità.

L'analisi del testo biblico ha ormai mostrato più che abbondantemente che i testi della Genesi che abbiamo a disposizione sono il frutto di una stratificazione formata lungo i secoli, fatta di tradizioni orali, tradizioni extrabibliche di altre religioni, errori di copiatura, intersecazioni con altri racconti, cuciture, tagli. Questo non significa procedere alla cieca e spiegare tutto con queste scuse; significa soltanto tenerlo presente, con la dovuta prudenza e col dovuto rispetto del testo che abbiamo a disposizione.

Non ha alcun senso far dire al testo ciò che il testo non dice, né dedurre dal testo conseguenze che appartengono esclusivamente ai nostri ragionamenti. Chi scrisse quei testi non li scrisse ragionando a tavolino, anche perché, come ho detto, non fu né un'unica persona né un'unica epoca a produrre quei testi.

Un'altra abitudine più che elementare di tutti gli studiosi seri del testo è quella di saper deporre la spugna, cioè arrendersi e ammettere come inspiegabile ciò che non sappiamo spiegare, piuttosto che mettersi a fantasticare e fabbricare ipotesi che, più che dire qualcosa del testo, dicono moltissimo soltanto delle nostre mentalità e dei nostri modi di ragionare.

Un altro criterio ancora da tener presente è che comunque, alla fine della stratificazione del testo, ci fu una persona, o poche altre persone, che effettuarono dei tentativi di armonizzazione dei materiali che avevano a disposizione. Queste persone vengono giustamente chiamate non autori, ma redattori. Il redattore faceva qualche sforzo di cucitura, armonizzazione, tra i racconti che si trovava a ricopiare e risistemare, ma bisogna tener presente che egli, pur non avendo la nostra mentalità scientifica e critica, aveva comunque un suo modo di rispettare il testo. In questo senso il redattore interveniva dove riteneva opportuno, ma spesso il suo rispetto del testo costringeva anche lui a lasciare nel testo certe contraddizioni o improprietà, nonostante se ne accorgesse.

Riguardo a questo passo in particolare, si è pensato che il redattore abbia potuto giustificare nella sua mente la contraddizione, riguardo a chi avrebbe potuto uccidere Caino, immaginando altri figli di Adamo ed Eva avuti successivamente a Caino. Ma si tratta solo di un'ipotesi, tenuta presente con tutta l'incertezza e la prudenza che richiede.

In ogni caso, lanciarsi a capofitto in disquisizioni su progenie alternative a Caino e Abele, traendone, in aggiunta, ulteriori disquisizioni come conseguenza delle prime, significa trattare il testo come un giocattolo su cui fantasticare in libertà, piuttosto che come un oggetto archeologico da studiare con massima serietà, rispetto, e facendo ricorso al meglio di ogni tipo di scienza che ad oggi siamo riusciti ad elaborare.

Socrate78

@Angelo Cannata: A tuo avviso è totalmente impossibile che ci sia stata una qualche colpa originaria del primo uomo o della prima donna? Ammettendo l'esistenza di un Dio, è possibile che Egli abbia dotato i primi uomini o qualche altro individuo venuto successivamente ai primissimi uomini di una sensibilità particolare che lo metteva in contatto diretto con la divinità: successivamente quest'individuo potrebbe però aver perso la fiducia in Dio stesso ed essere precipitato nell'angoscia, nel vuoto interiore dovuto allo spezzarsi del legame con il divino (peccato originale). Il peccato si sarebbe poi "trasmesso" nel senso che tale sensibilità poi non si è più ripresentata e gli uomini sono quindi decaduti ad uno stadio spirituale mediamente più basso. Lo ritieni assurdo?

Angelo Cannata

Non è questione di essere o non essere assurdo, il fatto è che già il testo stesso non dice affatto che ci fu una colpa, né di Adamo, né di Eva. Quindi ragionare in questi termini significa già fabbricare su fondamenta inventate da noi, dal nulla, piuttosto che riflettere su ciò che si trova nel testo.

Anche l'idea che i primi esseri umani creati godessero di un contatto con la divinità più diretto rispetto agli esseri umani successivi è una nostra fabbricazione che non ha basi sul testo.

Allora prima bisogna stabilire se vogliamo procedere fantasticando in libertà, su una Bibbia immaginaria totalmente inventata da noi partendo da zero, oppure cercando di basarci sul testo.

Per eventuali approfondimenti specifici sul racconto di Adamo ed Eva, sono stati già effettuati in lungo e in largo in questa discussione su Logos.
In quell'occasione ho anche scritto un commento dettagliato del racconto, esaminandolo in alcuni punti anche parola per parola.

Socrate78

Angelo Cannata, quindi escludi che il Cristianesimo sia vero, visto che è basato sul presupposto che Gesù sia venuto a redimerci da una colpa originaria? Non si capirebbe di preciso quale tipo di salvezza Egli abbia apportato e al più sarebbe stato solo un maestro di vita anche contestabile sotto certi punti di vista.

Angelo Cannata

Il Cristianesimo ha interpretato il racconto di Adamo ed Eva come racconto di una colpa, ma il Cristianesimo è venuto secoli o perfino millenni dopo che quel racconto era stato scritto. Oggi, leggendo il racconto con mentalità di analisi del testo, scienze linguistiche, archeologiche e storiche, ci accorgiamo che quel racconto in realtà non narra il gesto di Adamo ed Eva considerandolo come una colpa.

Ma questo non riguarda solo la questione del peccato originale. Il Cristianesimo, lungo la sua storia, ha reinterpretato in chiave cristologico-salvifica tutto l'Antico Testamento, la storia conosciuta, il mondo intero.

Oggi il Cristianesimo si trova così in questa difficoltà: ha alle spalle una storia di interpretazioni che hanno falsato il senso di molti testi, mentre invece oggi le scienze interpretative mostrano significati diversi. Ciò comunque non invalida il Cristianesimo in sé: un modo per mettere d'accordo scoperte scientifiche e tradizioni interpretative si trova sempre, è uno dei lavori che da sempre il Cristianesimo ha fatto e continua a fare: riaggiustare ogni cosa per mettere d'accordo passato e presente.

Questi aggiustamenti non sono da considerare disonesti. La vera disonestà è quando si nega di fare opera di aggiustamento. Tutti noi, il mondo intero, da sempre, non facciamo altro che aggiustare in continuazione le nostre interpretazioni e si può dire che qualsiasi interpretazione, di qualsiasi genere, di qualsiasi tipo, è sempre sbagliata, il che equivale a dire sempre giusta (cioè con diritto di cittadinanza, meritevole di stima e di rispetto), nella misura in cui ammettiamo che è un'interpretazione. Ma tanti, sia nel Cristianesimo, sia in qualsiasi altro ambito, negano che ciò che dicono e pensano sia una loro interpretazione, sostenendo che invece si tratta di come le cose stanno effettivamente e definitivamente. Questo è il vero problema.

Socrate78

Guarda, io in effetti ho letto la tua visione del racconto della Genesi del peccato originale e, sinceramente, mi è sembrato che anche la tua fosse un'interpretazione, forse convincente, ma pur sempre una lettura. Noi non possiamo entrare nella testa di chi l'ha scritto, quindi non possiamo attribuirgli a priori l'intenzione di "criticare" Dio o di provocare domande, giusto?

Angelo Cannata

Giustissimo, sia il fatto che anche la mia è un'interpretazione, sia che è sbagliato procedere con lo scopo di individuare le intenzioni dell'autore. Infatti io ho cercato di mostrare non che criticare Dio fosse intenzione dell'autore, ma che era un dato di fatto presente nel testo. Poi si discute se ciò che si è individuato nel testo c'è effettivamente oppure no, analizzando gli elementi e facendo dibattiti. Ma il dibattito fruttuoso è proprio questo: quello che si dedica a cosa si trova effettivamente nel testo e non a capire quali erano le intenzioni dell'autore.

Loris Bagnara

Citazione di: Angelo Cannata il 28 Marzo 2018, 17:20:14 PM
Fare ipotesi di questo tipo significa trascurare del tutto la critica del testo e la critica storica. I primi capitoli della Genesi sono strapieni di contraddizioni e incoerenze, a tal punto che se le si dovesse affrontare come avete fatto ce ne sarebbe abbastanza per scrivere intere biblioteche di racconti fantasiosi. In realtà queste intere biblioteche di racconti fantasiosi furono davvero scritte dalla stessa tradizione ebraica, la quale era giustificabile perché ai tempi non esistevano metodi scientifici e critici di analisi testuale e storica.

Un primo criterio di serietà e scientificità è quello di non dare mai per scontato che ciò che dice il testo sia vero. Questo è un criterio più che elementare seguito da qualsiasi storico, archeologo, o studioso di qualsiasi antichità.

L'analisi del testo biblico ha ormai mostrato più che abbondantemente che i testi della Genesi che abbiamo a disposizione sono il frutto di una stratificazione formata lungo i secoli, fatta di tradizioni orali, tradizioni extrabibliche di altre religioni, errori di copiatura, intersecazioni con altri racconti, cuciture, tagli. Questo non significa procedere alla cieca e spiegare tutto con queste scuse; significa soltanto tenerlo presente, con la dovuta prudenza e col dovuto rispetto del testo che abbiamo a disposizione.

Non ha alcun senso far dire al testo ciò che il testo non dice, né dedurre dal testo conseguenze che appartengono esclusivamente ai nostri ragionamenti. Chi scrisse quei testi non li scrisse ragionando a tavolino, anche perché, come ho detto, non fu né un'unica persona né un'unica epoca a produrre quei testi.

[...]

Un altro criterio ancora da tener presente è che comunque, alla fine della stratificazione del testo, ci fu una persona, o poche altre persone, che effettuarono dei tentativi di armonizzazione dei materiali che avevano a disposizione. Queste persone vengono giustamente chiamate non autori, ma redattori. Il redattore faceva qualche sforzo di cucitura, armonizzazione, tra i racconti che si trovava a ricopiare e risistemare, ma bisogna tener presente che egli, pur non avendo la nostra mentalità scientifica e critica, aveva comunque un suo modo di rispettare il testo. In questo senso il redattore interveniva dove riteneva opportuno, ma spesso il suo rispetto del testo costringeva anche lui a lasciare nel testo certe contraddizioni o improprietà, nonostante se ne accorgesse.
[...]
Ho evidenziato in grassetto il concetto chiave del tuo post. A mio avviso, un atteggiamento del genere, di fronte a un testo, sortisce l'effetto esattamente contrario a quello che dici tu: ossia, rischia di far dire al testo cose che non voleva dire.
Infatti, se assumo che il testo non dica necessariamente il vero, come mi comporto di fronte a esso? Semplice: quando il testo dice cose conformi a quel che io mi aspetto possa dire, allora lo prendo per veritiero. Quando invece il testo dice cose non conformi a quel che mi aspetto possa dire, allora il testo è alterato, corrotto, simbolico e così via. In pratica, è l'interprete ad assegnare il significato del testo, in base a quelli che sono i suoi paradigmi.

Il racconto di Caino, ad esempio: se assumo che il testo possa dire il vero e lo interpreto alla lettera, dice semplicemente che esistevano altri gruppi umani. Dio dunque non avrebbe creato l'umanità, ma soltanto selezionato e sviluppato un particolare gruppo di ominidi. Ne verrebbe fuori tutt'un'altra interpretazione teologica (o forse nessuna interpretazione teologica). Se accetto che il testo possa dire il vero, non ho bisogno di inventare nulla e di arrampicarmi sugli specchi: mi attengo ad esso.

Facciamo un altro esempio: il carro di Ezechiele. Naturalmente lo studioso della Bibbia non può accettare per veritiere le fantasiose visioni del profeta, che quindi vengono interpretate a livello figurato, allegorico e simbolico. Se invece le prendo alla lettera, vedo che possono descrivere con molta precisione e coerenza un veicolo volante (il kavod, tradotta come "gloria di Dio"). E allora anche tante incomprensibili descrizioni che troviamo nel Pentateuco, se prese alla lettera, assumono un significato ben concreto.

E che dire allora della resurrezione di Cristo? La prendo alla lettera, o la interpreto in senso simbolico? E cosa resta del cristianesimo se interpreto la resurrezione di Cristo in senso solo simbolico? Ben poco, credo. Ma da cosa dipende la scelta dell'una o dell'altra via? Naturalmente, dipende dagli schemi mentali di chi legge il testo.

Siamo dunque nel'arbitrio più totale. Difficile costruire una teologia su un testo che ciascuno può interpretare a piacimento, partendo dall'assunto che non dice necessariamente il vero...

Angelo Cannata

A mio parere ci sono degli assunti errati in ciò che hai scritto.

Una prima cosa da tener presente, sulla linea di ciò che ho appena detto a Socrate78, è che non esistono letture neutrali, non viziate, del testo. Anche prendere alla lettera i significati del testo è già una lettura viziata, per niente neutrale, perché ciò che a noi può sembrare il senso letterale del testo può essere in realtà un totale travisamento di ciò che esso significava nella mente di chi lo scrisse o dei destinatari.

Seconda cosa: qualsiasi studioso serio del testo sa benissimo questo e quindi sa di non poter giungere mai a conclusioni definitive sul suo significato; in questo senso l'interpretazione di un testo è sempre un lavoro che non finisce mai; qualsiasi spiegazione del testo si pone sempre come ipotesi; l'unica differenza è la percentuale di probabilità attribuita alle varie ipotesi, anch'essa sempre viziata dall'interprete. Per chi adotta questa mentalità è impossibile cadere nel problema che hai detto, cioè prendere per veritiero ciò che è conforme alle proprie aspettative. Lo studioso è uno che, non avendo mai fiducia in ciò che il testo dice, tanto meno ha fiducia nelle proprie stesse conclusioni. Egli non fa altro che lavorare, lavorare e ancora lavorare, per esplorare il testo e i suoi possibili significati, all'infinito. Io stesso, come ho appena detto a Socrate78, ho effettuato un'analisi per quanto possibile accurata del testo, ma non ne sono per niente soddisfatto. È indubbio che io abbia travisato chissà quante cose; naturalmente chiederò la stessa modestia anche a chi mi critica. Difatti è così che procedono gli studiosi: si criticano a vicenda, ma ciascuno non è mai definitivamente soddisfatto neanche delle proprie ipotesi, né delle proprie critiche.

La conclusione, di fronte a tanta necessaria modestia, potrebbe sembrare quella che hai detto tu alla fine, l'arbitrio più totale, cioè il dubitare di tutto. Ma il lavoro degli studiosi non è un puro dubitare per principio, di tipo filosofico. È lavoro. Cioè, è accompagnato anche dalla raccolta e dalla disamina di elementi di ogni genere (storici, linguistici, archeologici, ecc.) che contribuiscono a rendere il dibattito sempre più consapevole, sempre più supportato da elementi di confronto, sempre più arricchito. In questo senso, per esempio, anche se tutte le cose che ho scritto nel mio commento al testo si rivelassero false, come minimo ho aggiunto al dibattito degli elementi con cui confrontarsi. Quindi non ci si trova nell'arbitrio più totale, ma piuttosto, semplicemente, ci troviamo tutti entro una storia di interpretazioni in cui ognuno fa la propria parte e dà il proprio contributo.

Suttree

Ma scusate, in quale punto dei vangeli Gesù evidenzia la correlazione tra il suo sacrificio e la liberazione dal peccato originale? Mi dev'essere sfuggito qualcosa :)
Oltretutto, nella preghiera al Padre nell'orto del Getsemani è evidente che speri gli venga risparmiata questa prova, pur rimettendosi alla sua volontà.

Angelo Cannata

Non si trova nei vangeli, si trova in san Paolo, ad esempio 1Corinzi 15,22 "come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo".

Riguardo alla preghiera di Gesù nel Getsemani, essa non può essere interpretata come se Gesù fosse stato disposto a tutto pur di non morire in croce; al contrario, le narrazioni evangeliche consentono di pensare che egli era del tutto consapevole di quello che rischiava con i suoi comportamenti; nonostante ciò, egli non cercò nessun compromesso, non consentì neanche a Pilato di aiutarlo a sfuggire alla croce. In questo senso si può affermare che Gesù si consegnò volontariamente alla croce, per totale coerenza col suo insegnamento; questa coerenza andava ovviamente contro il suo istinto alla sopravvivenza e ad evitare la sofferenza; si trovava quindi in una situazione conflittuale: la coerenza esigeva da lui di portare fino in fondo le sue provocazioni, a costo di morire in croce; la sua umanità lo spingeva a fare di tutto per sottrarsi a ciò. D'altra parte, una situazione conflittuale del genere non è stata esclusiva di Gesù: possiamo pensare, ad esempio, a Falcone e Borsellino, i quali furono perfettamente consapevoli di quello che li aspettava, al punto che giunsero a dire che erano dei cadaveri ambulanti, per indicare che sapevano benissimo che ormai per la mafia la loro sorte era segnata, era solo questione di tempo; ma preferirono la coerenza totale.

Loris Bagnara

Citazione di: Angelo Cannata il 28 Marzo 2018, 17:55:39 PM
Non è questione di essere o non essere assurdo, il fatto è che già il testo stesso non dice affatto che ci fu una colpa, né di Adamo, né di Eva. Quindi ragionare in questi termini significa già fabbricare su fondamenta inventate da noi, dal nulla, piuttosto che riflettere su ciò che si trova nel testo.

Anche l'idea che i primi esseri umani creati godessero di un contatto con la divinità più diretto rispetto agli esseri umani successivi è una nostra fabbricazione che non ha basi sul testo.

Allora prima bisogna stabilire se vogliamo procedere fantasticando in libertà, su una Bibbia immaginaria totalmente inventata da noi partendo da zero, oppure cercando di basarci sul testo.

Per eventuali approfondimenti specifici sul racconto di Adamo ed Eva, sono stati già effettuati in lungo e in largo in questa discussione su Logos.
In quell'occasione ho anche scritto un commento dettagliato del racconto, esaminandolo in alcuni punti anche parola per parola.
Ancor prima di discutere se è vero che "il testo stesso non dice affatto che ci fu colpa, né di Adamo, né di Eva", vorrei fare la seguente considerazione.
Se non c'è colpa da parte di Adamo ed Eva, non c'è il peccato originale.
Se non c'è il peccato originale, non c'è l'umanità da salvare.
Se non c'è l'umanità da salvare, cade il senso dell'incarnazione e sacrificio di Cristo, figlio di Dio.
In poche parole, il Cristianesimo stesso perde le sue basi.
Quel che resta è, naturalmente, l'altissimo valore etico del messaggio evangelico; ma nessuna teologia cristiana si può costruire se non sulla base del peccato originale.
O meglio, uno può costruire la teologia che crede, ma non è più cristianesimo, se non c'è il peccato originale.

Venendo al punto dell'interpretazione, io in questo caso non vedo alcuna incertezza nel testo biblico.
C'è un divieto che Dio impone alle sue creature: Non mangiate di quell'albero.
C'è un "cattivo consigliere" apertamente qualificato come ingannatore: il Serpente.
Eva segue il cattivo consiglio del serpente, e Adamo poi segue il cattivo consiglio di Eva.
Dio, scoperta la disobbedienza delle sue creature, reagisce come segue:

  • maledice il serpente
  • punisce espressamente Eva
  • punisce espressamente Adamo
  • rende entrambi mortali
  • caccia entrambi dal paradiso terrestre
Ora, ci si deve aspettare - soprattutto da Dio, somma giustizia - che una severa punizione segua proporzionalmente una colpa.
Quindi, non vedo proprio come si possa intendere diversamente il testo biblico.
Ho letto il tuo commento sulla narrazione biblica, ma a me pare che la lettera del testo invece sia ben chiara.

Suttree

Citazione di: Angelo Cannata il 30 Marzo 2018, 09:45:59 AM
Non si trova nei vangeli, si trova in san Paolo, ad esempio 1Corinzi 15,22 "come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo".

Riguardo alla preghiera di Gesù nel Getsemani, essa non può essere interpretata come se Gesù fosse stato disposto a tutto pur di non morire in croce; al contrario, le narrazioni evangeliche consentono di pensare che egli era del tutto consapevole di quello che rischiava con i suoi comportamenti; nonostante ciò, egli non cercò nessun compromesso, non consentì neanche a Pilato di aiutarlo a sfuggire alla croce. In questo senso si può affermare che Gesù si consegnò volontariamente alla croce, per totale coerenza col suo insegnamento; questa coerenza andava ovviamente contro il suo istinto alla sopravvivenza e ad evitare la sofferenza; si trovava quindi in una situazione conflittuale: la coerenza esigeva da lui di portare fino in fondo le sue provocazioni, a costo di morire in croce; la sua umanità lo spingeva a fare di tutto per sottrarsi a ciò. D'altra parte, una situazione conflittuale del genere non è stata esclusiva di Gesù: possiamo pensare, ad esempio, a Falcone e Borsellino, i quali furono perfettamente consapevoli di quello che li aspettava, al punto che giunsero a dire che erano dei cadaveri ambulanti, per indicare che sapevano benissimo che ormai per la mafia la loro sorte era segnata, era solo questione di tempo; ma preferirono la coerenza totale.
Si, ma se il buon Saulo fosse nato qualche anno prima, probabilmente sarebbe stato in piazza a votare Barabba :D Gesù non ha mai parlato di peccato originale.

Infatti ho ben precisato che si è rimesso alla volontà del Padre. Ha chiesto se potesse essere esentato dal sacrificio, e questo lo rende umano. Ma lo ha accettato. 
Il paragone con i giudici non regge, puoi ben dire di essere un cadavere che cammina, ma se ne sei davvero convinto tanto varrebbe rinunciare alla scorta ed evitare altre inutili morti. In realtà la speranza di scamparla l'avevano ben chiara, come ben chiaro il pericolo che correvano.

Suttree

Citazione di: Loris Bagnara il 30 Marzo 2018, 11:13:26 AM
Citazione di: Angelo Cannata il 28 Marzo 2018, 17:55:39 PM
Non è questione di essere o non essere assurdo, il fatto è che già il testo stesso non dice affatto che ci fu una colpa, né di Adamo, né di Eva. Quindi ragionare in questi termini significa già fabbricare su fondamenta inventate da noi, dal nulla, piuttosto che riflettere su ciò che si trova nel testo.

Anche l'idea che i primi esseri umani creati godessero di un contatto con la divinità più diretto rispetto agli esseri umani successivi è una nostra fabbricazione che non ha basi sul testo.

Allora prima bisogna stabilire se vogliamo procedere fantasticando in libertà, su una Bibbia immaginaria totalmente inventata da noi partendo da zero, oppure cercando di basarci sul testo.

Per eventuali approfondimenti specifici sul racconto di Adamo ed Eva, sono stati già effettuati in lungo e in largo in questa discussione su Logos.
In quell'occasione ho anche scritto un commento dettagliato del racconto, esaminandolo in alcuni punti anche parola per parola.
Ancor prima di discutere se è vero che "il testo stesso non dice affatto che ci fu colpa, né di Adamo, né di Eva", vorrei fare la seguente considerazione.
Se non c'è colpa da parte di Adamo ed Eva, non c'è il peccato originale.
Se non c'è il peccato originale, non c'è l'umanità da salvare.
Se non c'è l'umanità da salvare, cade il senso dell'incarnazione e sacrificio di Cristo, figlio di Dio.
In poche parole, il Cristianesimo stesso perde le sue basi.

Quel che resta è, naturalmente, l'altissimo valore etico del messaggio evangelico; ma nessuna teologia cristiana si può costruire se non sulla base del peccato originale.
O meglio, uno può costruire la teologia che crede, ma non è più cristianesimo, se non c'è il peccato originale.

Venendo al punto dell'interpretazione, io in questo caso non vedo alcuna incertezza nel testo biblico.
C'è un divieto che Dio impone alle sue creature: Non mangiate di quell'albero.
C'è un "cattivo consigliere" apertamente qualificato come ingannatore: il Serpente.
Eva segue il cattivo consiglio del serpente, e Adamo poi segue il cattivo consiglio di Eva.
Dio, scoperta la disobbedienza delle sue creature, reagisce come segue:

  • maledice il serpente
  • punisce espressamente Eva
  • punisce espressamente Adamo
  • rende entrambi mortali
  • caccia entrambi dal paradiso terrestre
Ora, ci si deve aspettare - soprattutto da Dio, somma giustizia - che una severa punizione segua proporzionalmente una colpa.
Quindi, non vedo proprio come si possa intendere diversamente il testo biblico.
Ho letto il tuo commento sulla narrazione biblica, ma a me pare che la lettera del testo invece sia ben chiara.

Parti da un assunto del tutto arbitrario: che l'incarnazione e il sacrificio fossero necessari a cancellare il peccato originale. Chi l'ha detto? Non citarmi Paolo, sarebbe come citare la release 1.0 del magistero della Chiesa.
Gesù immagino sarebbe stato sufficientemente preciso su ciò. Invece, caso strano, non ne parla affatto.
Evidentemente per lui la sua presenza e la sua morte avevano ben altro significato.

Angelo Cannata

Loris, il Cristianesimo non si basa sul peccato originale, si basa su Gesù Cristo.

Il compito essenziale di Gesù Cristo non è quello di salvarci dal male o dal peccato, ma di introdurci all'unità con Dio.

Il fatto che Gesù sia venuto come salvatore per redimerci dal peccato non costituisce il motivo primario per cui il Padre lo ha mandato. Cioè, non possiamo immaginare che, se non ci fosse stato il peccato, il Padre non avrebbe avuto motivo di inviare il suo Figlio e Gesù sarebbe rimasto disoccupato.

I progetti di Dio su di noi precedono il peccato. Dio ha creato l'umanità con il progetto primario di offrire all'umanità la possibilità di essere felice nella relazione con lui. In questo progetto rientra quello di introdurre l'umanità anche alla relazione con il Figlio e lo Spirito Santo. Il Padre aveva in progetto la comunione dell'umanità con lui, con il Figlio e con lo Spirito Santo, indipendentemente dal fatto che poi ci sarebbe stato il peccato originale. Anche se il peccato originale non ci fosse stato, Dio avrebbe comunque portato avanti il suo progetto di introdurre l'umanità alla comunione con lui.

Secondo la tua logica, invece, non solo il Cristianesimo, ma Dio stesso si fonderebbe sul peccato originale, al punto che, se il peccato non ci fosse stato, Dio sarebbe rimasto disoccupato e senza progetti.

Per quanto riguarda lo schema che hai proposto sul racconto del peccato originale, esso trascura totalmente la condizione di asservimento in cui Adamo si trova posto prima del peccato. Trascurando questo o quell'aspetto è facile costruire sul testo tutto quello che vogliamo e difatti è così che si è costruita la dottrina della colpa di Adamo. Se invece il testo viene rispettato in tutto ciò che dice, senza operare selezioni preferenziali, il suo significato viene a risultare ben diverso.

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