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Peccato e peccatori

Aperto da doxa, 29 Gennaio 2021, 16:17:43 PM

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doxa

Cos'è il peccato ? Chi sono i peccatori ?

Il peccato ? Questo sostantivo è connesso con la religione.  Il suo etimo dice che proviene dal latino "peccatum", parola che indica la trasgressione di un precetto, di una norma alla quale si attribuisce un'origine divina.


Nella Genesi c'è il "peccato", quello "originario",  compiuto da Adamo ed Eva e sanzionato dall'interdizione divina. Dio  creò questa coppia e la fece vivere nel giardino dell'Eden, ma proibì loro di non cogliere i frutti dall'albero della conoscenza del bene e del male. Perché  tale proibizione ? Per timore di essere deposto dall'immaginario "trono", come in effetti sta avvenendo con il progresso tecnico-scientifico ?.


L'ebraismo considera peccato la violazione di uno qualsiasi dei  comandamenti divini e insegna che il peccato è un atto sacrilego.


La legge (nómos) è da osservare in quanto dono di Dio; essa segnala il peccato alla coscienza dell'uomo, quando  ne fa un uso perverso.


Per la religione ebraica ci sono due tipi di peccato: le offese contro Dio e le offese contro altre persone.


Nell'ambito della religione cristiana il peccato è un'offesa a Dio, disobbedienza alla sua legge.


La Chiesa Cattolica elenca due specie di peccati: il peccato originale e il peccato attuale.
 
Il peccato originale si cancella col battesimo.

Il peccato attuale è quello  compiuto volontariamente da chi ha l'uso della ragione.

Il peccato attuale si commette in quattro modi: con pensieri, parole, opere ed omissioni.

Il peccato attuale è di due specie: mortale e veniale.

Il peccato mortale è una disobbedienza grave alla legge di Dio, eseguita con consapevolezza e deliberato consenso.


Il peccato veniale, invece,  è  disobbedienza alla legge di Dio  in cose  gravi e meno gravi ma compiuta  senza  la consapevolezza e il consenso.


La dottrina cristiana osserva tre leggi: legge naturale, legge antica (Antico Testamento) e legge nuova o evangelica (Nuovo Testamento).


La legge naturale permette di distinguere le azioni buone da quelle malvagie.


La legge antica è la legge mosaica con tutti i suoi articoli e i commenti della  torah, è la legge ebraica.


Infine la legge nuova o evangelica è quella insegnata da  Jesus.


Con la fede l'uomo si sottomette completamente al Dio in cui crede  la propria intelligenza e la propria volontà. La "Sacra Scrittura"  la definisce "obbedienza della fede". 


L'etica divina si fonda su una minaccia e un ordine  autoritari.


Il peccatore tramite la confessione dei propri peccati al presbitero ottiene la "remissio peccatorum", il sacerdote gli commina la penitenza, alla quale segue il perdono di Dio. La remissione dei peccati è un articolo di fede, che i credenti recitano nel Credo. Fa seguito la "riconciliazione" con la divinità. 


Dal punto di vista laico, invece, il peccato  e i peccatori non esistono. Il "peccato"  è denominato "crimen", che viene represso con "poenae humanae" come supporto al carattere espiatorio-retributivo del peccato-reato, per l'emendatio del reo.


Ho letto che l'impianto "teologico" del diritto penale pre-moderno deriva dallo "ius puniendi" d'estrazione religiosa, sviluppato dall'XI secolo. Ma su questo tema ho bisogno dell'aiuto sapienziale  del nick Eutidemo, se gradisce intervenire in questo topic. 

viator

Salve doxa. Citandoti : "La dottrina cristiana osserva tre leggi: legge naturale, legge antica (Antico Testamento) e legge nuova o evangelica (Nuovo Testamento)"..................ma guarda ! Sei sicuro che una religione come quella cristiana si accontenti di sottomettere i suoi fedeli a SOLAMENTE tre leggi ?

       
  • la Legge naturale naturalmente la interpretano le Gerarchie della Chiesa, mica gli studiosi della natura, vuoi mettere ? Con il rischio che ci siano degli studiosi scettici od atei.....!!
  • Il Vecchio Testamento da chi viene interpretato ? Forse dalla Chiesa ?
  • Il Nuovo Testamento............?
  • poi, ovviamente, il fedele sarà tenuto a dare a Cesare quel che è di Cesare............
  • poi quindi ci sarà la Dottrina, i Dogmi, le Encicliche............il resto dell'elenco lasciamolo pure perdere.
Ricordando S.Paolo ed il suo "La verità vi rende liberi!", forse scopriremo che la Chiesa Cristiana non rende poi molto liberi !. Misericordiosi saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Indagare sul peccato può essere una buona occasione per giungere al limite.

E' sufficiente togliere Dio da ogni legge, norma, precetto. Cancellarlo, è Nulla.

Perché in effetti chi stabilisce che un pensiero, un'azione, un'omissione, sono un male?

Chi può davvero stabilirlo, se non tu?

Davvero è ammissibile che vi sia, da qualche parte, una legge a cui tu devi sottostare?
O non sei invece proprio tu quella stessa legge?

E poiché tu sei pure il peccatore...

Non vi è salvezza che tenga, la condanna è certa.

L'inferno è inevitabile.
Finché sei il figlio.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#3
Il vivere sociale impone che vi sia una legge e che quella legge non sia io , anche perché senza quella legge io probabilmente non sarei qui, in quanto animale sociale.
Ma l'alternativa alla mia legge non è necessariamente quella divina, alla quale va' comunque riconosciuta la sua importanza di antecedente storico.
Gli Stati laici sono stati di fatto non pensabili senza un antecedente di natura sacra.
Il punto è che non esiste nessun buon motivo , se non soggettivo , per rispettare una legge.
Tuttavia è indispensabile trovare un certo qual tipo di oggettività, almeno storica.
Non sono io a scegliere quando , se, e dove nascere, ne' sotto quali leggi.
Ma il fatto stesso che io sia potuto nascere e prosperare dipende dal fatto che ci siano delle leggi, le quali hanno garantito la sufficiente e necessaria stabilità sociale perché ciò avvenisse , e questo spiega perché ,seppur con inezia varia , io tenda a seguire quelle leggi.
Si possono cambiare le leggi, ma non si può cambiare il fatto che occorrano.
Da questo punto di vista, che siano divine o meno, è solo un dettaglio.
Occorre ci  sia qualcosa che faccia efficace leva alla coesione sociale , di cui un percorso di ricongiunzione col Padre è un buon esempio fra tanti.
Non lo scelgo soggettivamente , perché tendo ad assumermi, forse troppo orgogliosamente, le mie responsabilità, e non si può dire una scelta comoda.
Probabilmente un peccato di protagonismo, se fosse previsto, ma comunque un protagonismo in misura compatibile con le esigenze di animali sociali, che però  sociali sono solo fino a un certo punto.
La socialità è solo una strategia evolutiva dispensata , se dispensata, in vario grado fra le specie animali.
Da ciò deriva che ogni specie  ne "pecchi" in misura altrettanto varia.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

doxa


iano

😅
Diciamo che è impossibile non peccare , in quanto si pecca contro una narrazione del mondo che per esigenze narrative è sempre semplicistica , quindi non perfetta.
Non è possibile seguire alla perfezione ciò che perfetto non è , ed è anche bene non essere troppo zelanti nella pratica , perché quando poi ci si accorgesse di averla male interpretata quella sedicente perfezione , quello allora  sì che è un peccato imperdonabile.
Gli esempi di questi peccati non mancano , ma si fatica temo a prendere coscienza dei meccanismi umani che li determinano.
Non prendersi mai troppo sul serio comunque aiuta, come ci insegna il profetico Altan.
Quando hai capito questo meccanismo di vignette ci puoi campare.😇
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Kobayashi


Da tempo ci siamo svincolati dalla Legge. Così la nostra esperienza del peccato non si compie sul piano della trasgressione, ma su quello del desiderio.
Si commette un peccato quando si sbaglia nell'interpretare il proprio desiderio e si finisce fuori strada. Per questo, dal punto di vista spirituale, il tema centrale è quello del discernimento: la capacità di vagliare, setacciare, distinguere i moti del cuore, e intuire se portano vita e abbondanza o morte ("se vengono da Dio o dall'Avversario" dicevano un tempo i monaci).
Questo discorso presuppone l'idea che l'uomo sia eccentrico (sempre sbilanciato dal proprio desiderio) ma anche, positivamente, che ci sia, al di là dei continui sbilanciamenti superficiali del proprio cuore, un desiderio più profondo, in cui riposare. Ritrovare finalmente la propria casa, insomma.

doxa

Nel "corpo mistico della Chiesa" (?) il precedente pontefice, Benedetto XVI, esasperò il concetto di "peccato" e quello di "reato" invertendone gli effetti.


Il peccato è di pertinenza della Chiesa, che assolve o condanna, alla luce del "perdono", riservato al peccatore che si pente, si confessa  dal sacerdote che valuta il  suo reale pentimento, lo assolve dai suoi peccati, gli commina la penitenza e lo riammette  nella comunità  dei credenti.


Va bene !


Ma è  superfluo ricordare che il reato è invece di pertinenza dello Stato, che tramite il giudice ne valuta la gravità alla luce dei codici penale e/o civile, e, sulla base di tale gravità commina la relativa pena.


Ma a Ratzinger e a numerosi della gerarchia vaticana tale la separazione tra peccato e reato  non fu gradita quando il parlamento italiano dovette  decidere come legiferare sulle unioni di fatto (non sancite dal matrimonio) e sulle unioni gay. Questi due fenomeni sociali la Chiesa li identifica come peccato, ma alcuni anni fa pretendeva che lo Stato italiano li considerasse come reati da punire, cancellando alcuni diritti riconosciuti alle coppie non sposate e conviventi,  considerate  dalla Chiesa come "pubblici peccatori".


Per la Chiesa il matrimonio religioso è un sacramento e ci tiene molto a celebrarlo, invece la convivenza  esclude  l'istituzione ecclesiastica.


Anche se l'Italia è una repubblica laica e democratica e non uno Stato teocratico controllato da diritto canonico, la Chiesa cattolica avendo sede nella penisola spesso interferisce sulle scelte politiche riguardanti l'etica. Non solo, tenta di imporre ai parlamentari cattolici di esprimere un voto non di coscienza ma di obbedienza alla curia vaticana.


Uno Stato non è composto di soli credenti in una stessa religione; uno Stato democratico è multireligioso, multirazziale, multiculturale.


Con Ratzinger è anche accaduto  che un reato di pedofilia, che la Chiesa avrebbe voluto ridurre a peccato, da discuterne nelle "sacre stanze" e da trattare nell'ambito del diritto canonico, anziché favorire alle vittime la giustizia dello Stato.


V'invito in proposito  a leggere la "Crimen sollicitationis" dell'allora cardinale Ratzinger, inviata ai vescovi americani.


https://it.wikipedia.org/wiki/Crimen_sollicitationis


ed anche il documento titolato "De delictis gravioribus"


https://it.wikipedia.org/wiki/De_delictis_gravioribus

doxa

Nel 1764 il giurista e filosofo milanese Cesare Beccaria (1738 – 1794) pubblicò il trattato "Dei delitti e delle pene", testo giuridico e politico, nel quale  analizza i motivi contro la tortura e la pena di morte, abolita nel 1786 nel Granducato di Toscana. 


In tale libro il giurista fa la distinzione tra peccato e reato,  ma ovviamente tale separazione fece intervenire la "longa manus" della Chiesa e il libro fu messo all'Indice dei libri proibiti.


Cesare Beccaria sosteneva che il reato è un danno fatto alla società e dalla società deve essere giudicato; il peccato invece è un'offesa recata a Dio e da Dio soltanto ha da essere giudicato e punito, giustificato o perdonato.

In un articolo sul quotidiano "l'Unità", pubblicato nel 2010, la filosofa e saggista  Francesca Rigotti scrisse: "L'azione della Chiesa cattolica, se da una parte ha dovuto accettare la separazione della giustizia dell'uomo da quella di Dio, ha dall'altra sovente cercato di evaderla, rivendicando la sottomissione della legge positiva ai dettami della legge divina: per esempio nel caso della bestemmia, peccato di offesa a Dio fino a non molto tempo fa considerata reato, o nel caso dell'adulterio femminile, punito anch'esso insieme all'aborto. Nel momento in cui la chiesa chiede allo Stato la soppressione dell'aborto, della ricerca sulle staminali embrionali, del testamento biologico, che cosa fa se non esigere che la legge civile riconosca alla contravvenzione di questi precetti religiosi lo statuto di reato?

Attenzione quindi alla recente posizione dei vertici della chiesa quando, dopo aver a lungo assegnato alla pedofilia e agli abusi sessuali degli ecclesiastici lo statuto di peccato, riservandosi giudizio, punizione ed eventuale perdono dei reprobi, cambiano strategia chiedendone il trattamento in quanto reati. La mossa è corretta in sé  ma potrebbe preludere a un nuovo attacco per estendere la richiesta di sottoporre al diritto positivo altri aspetti della vita umana condannati dalla legge divina, ritrasformando i peccati in reati: ma se i reati sono peccati, come già diceva il buon vecchio Hobbes, non tutti i peccati sono reati...".

Il marchese Beccaria, esponente dell'Illuminismo milanese, fu il padre di Giulia Beccaria (1762 – 1841)  la  mamma di Alessandro Manzoni.


Giulia, dopo un'infanzia passata nella casa paterna,  dal 1774 fu educata  in un collegio, dal quale uscì nel 1780, dopo aver compiuto i diciotto anni.


Ritornata nella casa paterna, Giulia si trovò immersa nell'ambiente dell'illuminismo milanese. Tra gli amici di famiglia la influenzò soprattutto  Pietro Verri, ma fu in contatto con molta parte dell'élite culturale milanese.


L'adolescente Giulia s''innamorò del conte Giovanni Verri (1745 – 1818), che aveva 17 anni più di lei ed era "un  affascinante uomo di mondo". Giovanni era un fratello minore dei più noti Pietro e Alessandro, i quali, non tenendo conto del sentimento d'amore della ragazza si dettero da fare per cercarle un marito economicamente agiato, perché i Beccaria in quel periodo erano in difficoltà finanziarie.


All'età di 20 anni  Giulia  subì un matrimonio combinato: sposò il nobile  e ricco lecchese Pietro Manzoni, che aveva 46 anni,  26 anni più di lei ed era vedovo. Lui si accontentò di sposare la giovane  con poca dote.


Il matrimonio fu celebrato il 20 ottobre del 1782, ma Giulia continuò ad incontrarsi con Giovanni Verri e forse da lui ebbe il figlio Alessandro, nato nel 1785. Dopo la nascita del bambino,  Giovanni cominciò a frequentare altre donne, disinteressandosi del (probabile) figlio naturale e  di Giulia. Tale evento scatenò la reazione indignata della giovane.


Niccolò Tommaseo scrisse che Alessandro parlava di Pietro Verri "con riverenza, tanto più ch'egli sa, e sua madre non glielo dissimulava, d'essere nepote di lui, cioè figliuolo d'un suo fratello".


Il 23 febbraio 1792  Giulia si separò da Pietro Manzoni, a cui restava affidato quel figlio verso cui aveva sempre mostrato uno scarso interesse.


In precedenza la donna  aveva cominciato da due anni una relazione amorosa con Carlo Imbonati, nobile colto e molto ricco.


Domanda finale: nel 1782 il matrimonio combinato per Giulia con un uomo  che non amava come si deve considerare ? Il consenso dell'illuminista ma non "illuminato" Cesare Beccaria come si deve considerare ? Peccato o reato ? In quel tempo non era né peccato né reato.


Anche il peccato evolve nel tempo.

iano

#9
Potere delle interpretazioni e reinterpretazioni umane di testi più o meno divini, che in fondo equivale a un modo prudente di procedere sotto la copertura di una forma.
I problemi ce li ha solo chi prende tutto troppo sul serio. Notoriamente i giovani, ai quali si può solo augurare di aver il tempo e la possibilità di rimediare alle loro posizioni , con conseguenti azioni, radicali.
Comunque grazie per il tuo interessante post ,chiaro e istruttivo.
Tu hai fatto un bel quadro storico della realtà milanese che era e rimane il cuore pulsante della nostra Italia.
Ma quella storia arranca ancora nei piccoli paesi, dove il parroco è ancora legge.
In un mio precedente post ho suggerito che al dictat divino all'obbedienza alla legge possa essere succedanea la convenienza pratica a seguirla, al netto del timore delle punizioni e ammende  previste .
Ma ,purtroppo, questa convenienza ha i suoi inconvenienti, barattandosi, come mi è parso di constatare, immonde omertà per dubbi vantaggi di bottega.
Magari poi è solo che nelle piccole realtà paesane le cose sono più a portata di comprensione del singolo, senza dover ricorrere a potenzialmente fuorvianti media.
Il meccanismo perverso è quello di non poter giurare di avere ben visto. In fondo ci vogliono sempre  le prove.
Vero e sacrosanto nella misura in cui tutto ciò  non diventi un alibi, e questi alibi nelle piccole realtà si respirano a pieni polmoni, trattenendosi il respiro ogni tanto per via del tanfo.
Di fatto , per quieto vivere , finché la situazione non ci tocchi troppo da vicino ( i nostri figli , piuttosto che gli altrui) barattiamo il nostro senso di giustizia con l'autorevolezza presunta, ma anche qui con prove latitanti, del potentato di turno che rimane ancora contiguo di fatto alla chiesa, almeno in certe realtà.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Se il Papa Francesco raccoglie tante adesioni è perché dice quello che tutti sanno, senza bisogno di prove.
Se riceve tanti e altrettanti dissenzi è per lo stesso motivo, e il fatto che questi siano per lo più interni alla chiesa , se non è una prova è un robusto indizio.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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