Oggi, qui da noi...

Aperto da Sariputra, 21 Aprile 2016, 23:12:56 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Sariputra

Oggi, qui da noi, è stata una bellissima giornata di Primavera. La natura si risveglia timidamente, quasi con pudore. Tutto si riempie di luce nuova, a volte abbagliante. Ogni anno succede eppure è sempre così nuovo. Cercavo dell'erba per i conigli ed esausto, come spesso mi capita, mi sono lasciato cadere su una panchina sotto un vecchio noce. C'è una bellezza incredibile nella vita, quando l'uomo se ne sta lontano. Una pienezza che fugge da noi. Che si nasconde. In questi giorni, anche per quello che scrivo sul forum, mi ritornano alla mente vecchie letture. E, sotto il noce, ho ripensato al sospiro di Gotama Siddharta, poco prima di morire, davanti alla bellezza maestosa del parco, credo di Lumbini, che appariva sfolgorante nella primavera di 2500 anni fa. L'uomo totalmente distaccato dal mondo, l'asceta che aveva vinto in sé ogni desiderio, poteva aver vinto anche questo supremo desiderio ? Questa Bellezza?  Eppure mi sembra che non siamo dentro a questa Bellezza. Che anche davanti al vero e al bello giudichiamo, valutiamo, temiamo. Siamo sempre staccati dal tutto che ci circonda, non ne facciamo parte.
Questa mente mi appare molte volte come una gabbia. C'è un universo intero dentro di lei eppure è sempre staccata dal reale. Si rifugia in grotte dorate e rifugge la luce del Sole.
Sì...credo che Siddharta infine abbia vinto anche questa suprema illusione. La Bellezza della natura è solo un'idea della mente, una sensazione. Il topo braccato dal falco non si riempie l'animo di pace, ma fugge disperato verso la tana. E anch'io, dopo un po', mi sentivo molto stanco...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

acquario69

#1
Citazione di: Sariputra il 21 Aprile 2016, 23:12:56 PM
Oggi, qui da noi, è stata una bellissima giornata di Primavera. La natura si risveglia timidamente, quasi con pudore. Tutto si riempie di luce nuova, a volte abbagliante. Ogni anno succede eppure è sempre così nuovo. Cercavo dell'erba per i conigli ed esausto, come spesso mi capita, mi sono lasciato cadere su una panchina sotto un vecchio noce. C'è una bellezza incredibile nella vita, quando l'uomo se ne sta lontano. Una pienezza che fugge da noi. Che si nasconde. In questi giorni, anche per quello che scrivo sul forum, mi ritornano alla mente vecchie letture. E, sotto il noce, ho ripensato al sospiro di Gotama Siddharta, poco prima di morire, davanti alla bellezza maestosa del parco, credo di Lumbini, che appariva sfolgorante nella primavera di 2500 anni fa. L'uomo totalmente distaccato dal mondo, l'asceta che aveva vinto in sé ogni desiderio, poteva aver vinto anche questo supremo desiderio ? Questa Bellezza?  Eppure mi sembra che non siamo dentro a questa Bellezza. Che anche davanti al vero e al bello giudichiamo, valutiamo, temiamo. Siamo sempre staccati dal tutto che ci circonda, non ne facciamo parte.
Questa mente mi appare molte volte come una gabbia. C'è un universo intero dentro di lei eppure è sempre staccata dal reale. Si rifugia in grotte dorate e rifugge la luce del Sole.
Sì...credo che Siddharta infine abbia vinto anche questa suprema illusione. La Bellezza della natura è solo un'idea della mente, una sensazione. Il topo braccato dal falco non si riempie l'animo di pace, ma fugge disperato verso la tana. E anch'io, dopo un po', mi sentivo molto stanco...
se posso permettermi di esprimere un pensiero,dopo aver letto sopra,mi sembra come se nel momento in cui sei ad un passo nell'avvertire la fusione e la non separazione col "mondo" subito dopo ti ritrai ed e' come se ti dicessi..ma no questa che avrei provato e' la solita illusione,torniamo alla "realtà" perché sappiamo che non possiamo fuggire dalla nostra mente,che e' capace persino di fare questi scherzi (chiaramente te lo dico come lo avrei recepito io,senza alcuna pretesa)

spesso mi ritrovo a pensare (dopo) che siano invece proprio questi momenti che ci illuminano del Reale e ne siamo "fuori" proprio quando subentra la nostra mente e la rappresentazione che diamo di conseguenza..
al contrario invece penso che la bellezza della natura e tutto cio che si manifesta in essa, non sia solo una nostra idea,per me richiama,come un "segno" od un simbolo che ci mette appunto in contatto con qualcosa che se dovessi provare a descriverlo mi viene da dire così; non lascia dubbi
i dubbi infatti sono della mente,cio non vuol dire,sempre secondo me,che non dobbiamo averli ma questi rientrano nelle cose relative e noi stiamo come su due livelli che pero non andrebbero confusi o forse anche invertiti.

insomma ritengo che la nostra essenzialità non appartiene a "questo mondo" ma nel frattempo siamo di questo mondo e sarebbe comunque sbagliato non averne la corretta considerazione.
equilibrio a volte delicato ma la certezza una volta acquisita non si potrà più perderla.
questo e' quanto mi veniva da dire e ti ringrazio per avermi dato comunque questa opportunità...infatti tra le altre cose non credo esista il caso,poiché tutto e' interconnesso.

riprendendo il discorso dei "due livelli" vorrei fare anche un ulteriore considerazione, e cioè che che noi occidentali e poi a seguire tutto il mondo cosiddetto moderno,ha proprio trascurato l'aspetto essenziale della nostra (intera) personalità
da una parte l'esistenza legata allo spazio-tempo,relativo e contingente accessibile alla ragione,
oggetto di conoscenza scientifica e di approccio tecnico (che infatti ha finito per avere la predominanza assoluta)
ma dall'altra (ed e' quella finita nell'oblio) quella autentica del suo essere,e alla sua essenzialità,al di la dello spazio e del tempo..
una scissione che ha provocato una vera e propria alienazione ed ha creato le condizioni per rimanere come chiusi in una gabbia,e che nel frattempo si e' fatta sempre più stretta 

paul11

Citazione di: acquario69 il 22 Aprile 2016, 06:00:03 AM
Citazione di: Sariputra il 21 Aprile 2016, 23:12:56 PMOggi, qui da noi, è stata una bellissima giornata di Primavera. La natura si risveglia timidamente, quasi con pudore. Tutto si riempie di luce nuova, a volte abbagliante. Ogni anno succede eppure è sempre così nuovo. Cercavo dell'erba per i conigli ed esausto, come spesso mi capita, mi sono lasciato cadere su una panchina sotto un vecchio noce. C'è una bellezza incredibile nella vita, quando l'uomo se ne sta lontano. Una pienezza che fugge da noi. Che si nasconde. In questi giorni, anche per quello che scrivo sul forum, mi ritornano alla mente vecchie letture. E, sotto il noce, ho ripensato al sospiro di Gotama Siddharta, poco prima di morire, davanti alla bellezza maestosa del parco, credo di Lumbini, che appariva sfolgorante nella primavera di 2500 anni fa. L'uomo totalmente distaccato dal mondo, l'asceta che aveva vinto in sé ogni desiderio, poteva aver vinto anche questo supremo desiderio ? Questa Bellezza? Eppure mi sembra che non siamo dentro a questa Bellezza. Che anche davanti al vero e al bello giudichiamo, valutiamo, temiamo. Siamo sempre staccati dal tutto che ci circonda, non ne facciamo parte. Questa mente mi appare molte volte come una gabbia. C'è un universo intero dentro di lei eppure è sempre staccata dal reale. Si rifugia in grotte dorate e rifugge la luce del Sole. Sì...credo che Siddharta infine abbia vinto anche questa suprema illusione. La Bellezza della natura è solo un'idea della mente, una sensazione. Il topo braccato dal falco non si riempie l'animo di pace, ma fugge disperato verso la tana. E anch'io, dopo un po', mi sentivo molto stanco...

Forse è così, ma non penso che sia così.
Perchè questo mondo sarebbe "maja", un'illusione?
A cosa serve essere quì nel mondo, che senso ha tutto ciò che viviamo? Perchè vivere?

Sono domande che ho rivolto più  a me stesso che ad altri, perchè   non potrei negare :
1) non c'è niente di divino e di spirituale, semplicemente siamo animali intelligenti
2) abbiamo un'intelligenza e spiritualità, per capire qualcosa che ci appare come un ordine superiore al di sopra della natura stessa , o se vogliamo in questa stessa natura
3) C'è un' intelligenza divina e creatrice.

Personalmente ho proteso per la terza soluzione, ma ribadisco ,diciamo così, è una mia personale tendenza e ognuno ha la sua.

Non capisco perchè non vivere la bellezza e la nefandezza del mondo ,perchè ritrarsi nel proprio cantuccio illudendosi che il mondo là fuori sia un'illusione?

Poi mi accorgo di non avere e probabilmente mai potrò avere una risposta e allora cerco similitudini nell'altrui, e non mi interessa che sia ateo, buddista o cristiano,ecc. seguo la bontà del cuore e il comportamento dell'onestà e del rispetto, anche se ancora potrei dire a che servono in questa legge della giungla che è governata dalla ferocia.
Ma da  dove viene allora quello che sento come fosse una mia stessa natura contro quella ferocia?
Non ho risposte, ma seguo l'inclinazione di quella innatezza e ramingo percorro un destino.

Sariputra

Noi vogliamo "a tutti i costi" trovare una bellezza nel mondo?  O c'è veramente questa bellezza nel mondo ?
Seduto su quella panchina riflettevo proprio su questo. Da un lato , attraverso la vista, entrano  forme e luci meravigliose, ammalianti, seducenti che ti sussurrano o quasi ti cantano, come sirene sugli scogli, una dolce melodia : "Guarda la nostra bellezza, amaci e resisti ogni giorno, vedi come sei fortunato...puoi vederci, puoi sentire i nostri profumi..."
Nel mentre che osservi però la fame cresce, gli anni pesano, i bisogni sono incessanti, i desideri inappagabili. Più grande e profonda è la percezione di questa seduzione e più profondo si conficca il chiodo del desiderare." In eterno, in eterno voglio gustare queste forme, assaporarle e amarle!..." mi dico. Perchè forse solo credendo di amarle  riesco ad amare me stesso...
E' l'inganno della natura di cui parlava Giacomo Leopardi ? L'inganno supremo che ci rende sempre più affamati ? La natura madre o matrigna spietata ? La melodia che sa suonare è divina...è un'orchestra nel buio di vie deserte.  Spinti dalla sua musica incessante tutti, tutti ci dibattiamo frettolosi per quelle stradine. Raramente osserviamo i volti che incontriamo e...mai vogliamo vedere il nostro, coperto dalla nostra maschera. C'è un'intelligenza creatrice dietro tutta questa musica ? Un'abile orchestrante? Che importa...dobbiamo solo correre, sempre correre...sino alla caduta.
No...non è il mondo un'illusione , un velo impenetrabile di Maya...illusione è la dolce musica che crediamo di sentir provenire da esso! 
Ecco allora la domanda: ma al cessare dell'incessante musica, in quel silenzio attonito, ci sarà ancora spazio per una Vera Bellezza?
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

acquario69

Paul scrive;

Forse è così, ma non penso che sia così.
Perchè questo mondo sarebbe "maja", un'illusione?
A cosa serve essere quì nel mondo, che senso ha tutto ciò che viviamo? Perchè vivere?

Sono domande che ho rivolto più  a me stesso che ad altri, perchè   non potrei negare :
1) non c'è niente di divino e di spirituale, semplicemente siamo animali intelligenti
2) abbiamo un'intelligenza e spiritualità, per capire qualcosa che ci appare come un ordine superiore al di sopra della natura stessa , o se vogliamo in questa stessa natura
3) C'è un' intelligenza divina e creatrice.

Personalmente ho proteso per la terza soluzione, ma ribadisco ,diciamo così, è una mia personale tendenza e ognuno ha la sua.

Non capisco perchè non vivere la bellezza e la nefandezza del mondo ,perchè ritrarsi nel proprio cantuccio illudendosi che il mondo là fuori sia un'illusione?

Poi mi accorgo di non avere e probabilmente mai potrò avere una risposta e allora cerco similitudini nell'altrui, e non mi interessa che sia ateo, buddista o cristiano,ecc. seguo la bontà del cuore e il comportamento dell'onestà e del rispetto, anche se ancora potrei dire a che servono in questa legge della giungla che è governata dalla ferocia. 
Ma da  dove viene allora quello che sento come fosse una mia stessa natura contro quella ferocia?

Non ho risposte, ma seguo l'inclinazione di quella innatezza e ramingo percorro un destino.

========

Ciao Paul...con l'invio attraverso le citazioni,non ho capito se nel tuo post di prima ti sei rivolto direttamente a me,ma credo anche in generale,ad ogni modo ammettendo che "maya" sia un illusione avrei specificato che se siamo al mondo non per questo se mi capita di attraversare la strada mi ci fiondo senza pensarci,magari perché mi dico...ma si,visto che anche questa e' una mia illusione cavolo me ne importa se finisco sfracellato sotto una macchina.
il discorso che avrei fatto io riguarda la nostra personalità che e' qualcosa di diverso dall'individualità,significa a mio avviso conoscersi per intero e non limitarsi ai soli sensi o alla nostra interpretazione mentale. (maya)


rendersi conto di "maya" in definitiva significa essere liberi e non aver bisogno di nessuna maschera

paul11

#5
Ciao Acquario,
come ho scritto precedentemente, ognuno tende ad una propria spiritualità, probabilmente è come se incontriamo ciò che
ci asseconda, ma direi di più "si sposa", con la nostra personalità "profonda", ci aiuta a capire, a capirci, a maturare.
Se quella spiritualità riesce a compierlo, a renderci persone migliori, per me va già bene così.
Quindi le interpretazioni di "maya", o tu potresti farle su concetti del  cristianesimo, non dovrebbero essere più oggetto di scontro, ma di interpretazione per maturarci, di incontro, E adatto che tu lo sei,come Sariputra, maturo per aver superato lo scontro di "appartenenza",diventa più semplice ,con queste premesse, instaurare confronti e non scontri, dialoghi e non sterili polemiche.
Ognuno è quello che è, ma rispetta l'altro. Se io vedo bontà, onestà e rispetto non mi importa più a cosa ritiene di appartenere l'altrui lo rispetto come persona, per quello che è e per quello che crede.

Quindi, dopo la lunga premessa, nel mio modesto pensare, credo che vi sia davvero bellezza e nefandezza nel mondo,
Ci sono grosso modo due sistemi di approccio, mi ritraggo e tolgo emozione dal mondo per riversarla in me stesso fino a toglierla  a mia volta da me stesso, e allora il mondo mi pare poco più che indifferente, oppure lo vivo passionalmente anche nella contraddizione.
Non ho risposte definitive, come al solito, ma so che questi sono i due grandi approcci culturali delle tradizioni che superficialmente si dicono Orientali ed Occidentali.

Ciao

Sariputra

Citazione di: paul11 il 23 Aprile 2016, 15:47:13 PMCiao Acquario, come ho scritto precedentemente, ognuno tende ad una propria spiritualità, probabilmente è come se incontriamo ciò che ci asseconda, ma direi di più "si sposa", con la nostra personalità "profonda", ci aiuta a capire, a capirci, a maturare. Se quella spiritualità riesce a compierlo, a renderci persone migliori, per me va già bene così. Quindi le interpretazioni di "maya", o tu potresti farle su concetti del cristianesimo, non dovrebbero essere più oggetto di scontro, ma di interpretazione per maturarci, di incontro, E adatto che tu lo sei,come Sariputra, maturo per aver superato lo scontro di "appartenenza",diventa più semplice ,con queste premesse, instaurare confronti e non scontri, dialoghi e non sterili polemiche. Ognuno è quello che è, ma rispetta l'altro. Se io vedo bontà, onestà e rispetto non mi importa più a cosa ritiene di appartenere l'altrui lo rispetto come persona, per quello che è e per quello che crede. Quindi, dopo la lunga premessa, nel mio modesto pensare, credo che vi sia davvero bellezza e nefandezza nel mondo, Ci sono grosso modo due sistemi di approccio, mi ritraggo e tolgo emozione dal mondo per riversarla in me stesso fino a toglierla a mia volta da me stesso, e allora il mondo mi pare poco più che indifferente, oppure lo vivo passionalmente anche nella contraddizione. Non ho risposte definitive, come al solito, ma so che questi sono i due grandi approcci culturali delle tradizioni che superficialmente si dicono Orientali ed Occidentali. Ciao


Sì...è proprio così. ognuno tende ad una spiritualità che più sente conforme al suo sentire, alla sua visione del mondo. Semplificando al massimo si potrebbe dividere l'umanità in due grandi schiere: una composta da coloro che sentono la vita soddisfacente, ricca , bella e godibile, oltremodo interessante e desiderano protrarla all'infinito; l'altra invece percepisce la vita come difficoltà, insoddisfazione, sofferenza e frustrazione e non desiderano affatto protrarla all'infinito. Se possiedono un temperamento portato alla spiritualità, i primi saranno attratti dall'estremo positivo della metafisica e quindi al concetto di divinità che si prende cura dell'uomo. I secondi si sentiranno attratti dall'estremo negativo del nichilismo e ad una visione scettica dell'esistenza, rifiutando l'idea di una divinità creatrice e spesso dichiarandosi seguaci del nulla. E tutto questo per il tipo di sensazioni che, attraverso il contatto dei sensi con il reale, giungono e vengono valutate dalla mente. A queste sensazioni si devono aggiungere le esperienze, in particolar modo quelle dei primissimi anni di vita, che sono l'impronta inconscia e determinante,  la "squadratura" del foglio bianco della nostra mente. Un bimbo che viene privato dell'affetto nei primissimi anni difficilmente sarà capace di darne e avrà una visione cupa dell'esistenza. Parlare di Dio amorevole con questi esseri è difficile, spesso impossibile. Un bimbo teneramente amato dai genitori, spesso ricambierà l'affetto e sarà capace di darne. Costui sarà sensibile al concetto di divinità amorevole.
Spesso i due tipi coesistono in noi. Esperienze positive e amorevoli si sommano ad altre negative e dolorose. Alcuni parlano di "maturazione" dell'individuo attraverso questo esperire. Altri di "perdita dell'innocenza". I soggetti "amanti" della vita preferiscono sempre parlare di maturazione. I soggetti "stancati" dalla vita rimpiangeranno l'innocenza perduta.
Ma se, improvvisamente, rivoltassimo la mente come con un caleidoscopio, vedremmo affiorare tutte le negatività e la rabbia repressa nei tipi positivi e, viceversa, tutto l'attaccamento e il desiderio per l'esistere dei tipi negativi. Tale mi sembra la nostra mente "scimmiesca", che si attacca a ogni cosa, saltando ora su un'esperienza e ora su di un'altra, proprio come una scimmia nella foresta salta di ramo in ramo, lasciando uno e afferrando l'altro. Quanto risentimento verso i genitori scopriamo nelle persone teneramente amate. Quanto disperato bisogno d'amare in quelle umiliate  e offese.
Vedere i due estremi, quello metafisico e quello nichilistico, il positivo e il negativo, il Sole e la Notte, che perennemente cambiano e si sostituiscono uno con l'altro e...non aderirvi, non prendere posizione per nessuno dei due è la Via Mediana insegnata  dall'Occhio del mondo, da Siddharta.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

paul11

Citazione di: Sariputra il 24 Aprile 2016, 17:57:26 PM
Citazione di: paul11 il 23 Aprile 2016, 15:47:13 PM
..............................
Vedere i due estremi, quello metafisico e quello nichilistico, il positivo e il negativo, il Sole e la Notte, che perennemente cambiano e si sostituiscono uno con l'altro e...non aderirvi, non prendere posizione per nessuno dei due è la Via Mediana insegnata dall'Occhio del mondo, da Siddharta.

Sono perfettamente d'accordo su tutta la parte antecedente all'ultima proposizione quì evidenziata.Giusti i riferimenti anche sulla maturazione o meno affettiva nel bambino.
Se conseguiamo  sufficiente conoscenza sui due estremi,metafisico e nichilistico è estremamente difficile non prendere posizione, a meno che siamo fisicamente isolati ad esempio in un eremo.Ma anche così non ne sarei tanto sicuro.
Intendo dire che comunque se non siamo noi a voler prendere posizioni, la vita è costruita su relazioni personali, su eventi che non sono pianificabili o programmabili,Se non siamo noi a cercarci i problemi ,sono i problemi che vengono incontro a noi.
Le circostanze della vita ci "tirano" dentro i problemi, le persone ci chiamano a doveri e responsabilità.
Il mio modesto pensiero è che in una esistenza socializzata costruita su relazioni, siamo impossibilitati a eludere noi stessi e il mondo.Semmai quella Via mediana è di enorme aiuto a cercare di trovare equilibri di saggezza:
Il mio modesto parere è che quando la conoscenza diventa coscienza ed eleva lo spirito non penso che noi siamo al di sopra del mondo, ma dentro il mondo e possiamo aiutare a riequilibrarlo se a nostra volta abbiamo armonia.


acquario69

Citazione di: paul11 il 25 Aprile 2016, 00:24:43 AM
Citazione di: Sariputra il 24 Aprile 2016, 17:57:26 PM
Citazione di: paul11 il 23 Aprile 2016, 15:47:13 PM
..............................
Vedere i due estremi, quello metafisico e quello nichilistico, il positivo e il negativo, il Sole e la Notte, che perennemente cambiano e si sostituiscono uno con l'altro e...non aderirvi, non prendere posizione per nessuno dei due è la Via Mediana insegnata dall'Occhio del mondo, da Siddharta.

Sono perfettamente d'accordo su tutta la parte antecedente all'ultima proposizione quì evidenziata.Giusti i riferimenti anche sulla maturazione o meno affettiva nel bambino.
Se conseguiamo  sufficiente conoscenza sui due estremi,metafisico e nichilistico è estremamente difficile non prendere posizione, a meno che siamo fisicamente isolati ad esempio in un eremo.Ma anche così non ne sarei tanto sicuro.
Intendo dire che comunque se non siamo noi a voler prendere posizioni, la vita è costruita su relazioni personali, su eventi che non sono pianificabili o programmabili,Se non siamo noi a cercarci i problemi ,sono i problemi che vengono incontro a noi.
Le circostanze della vita ci "tirano" dentro i problemi, le persone ci chiamano a doveri e responsabilità.
Il mio modesto pensiero è che in una esistenza socializzata costruita su relazioni, siamo impossibilitati a eludere noi stessi e il mondo.Semmai quella Via mediana è di enorme aiuto a cercare di trovare equilibri di saggezza:
Il mio modesto parere è che quando la conoscenza diventa coscienza ed eleva lo spirito non penso che noi siamo al di sopra del mondo, ma dentro il mondo e possiamo aiutare a riequilibrarlo se a nostra volta abbiamo armonia.



secondo me parlare di estremi implica un "confine",un limite,una de-finizione che comporta a sua volta una dualità ma nel caso della metafisica questo non può avvenire essendo appunto al di la della fisica.
quindi considerare la metafisica come se fosse uno dei due estremi significa farlo rientrare nell'ambito della fisica,dargli una de-finizione che non può appunto appartenergli 

nell'interpretazione che si darebbe sopra alla via mediana io ci vedrei (come sopra) un rimanere all'interno di un conflitto,un rimanere comunque in mezzo a due posizioni (un immagine geometrica in questo senso può forse rendere bene l'idea di cio che significa essere appunto nel mezzo a due estremi e rende bene l'idea che si e' comunque all'interno di questa contrapposizione,di per se appunto conflittuale) per cui non basta dire di non aderirvi o non prendere posizione,perché in realtà anche quella essendo all'interno di quel contesto,significa prendere inevitabilmente posizione

mentre credo che non la via mediana bensì la via di mezzo a poter rappresentare l'Unita,o la non dualità e il non conflitto.
la via di mezzo e' il centro (ma non inteso come stare in mezzo) perché il centro non può avere "luogo",(come invece accade alla via mediana) poiche non può avere nessuna estensione,e non avendo estensione non possono esserci estremità,essendo unita.

Sariputra

@acquario69
Per estremo positivo della metafisica intendo qui la credenza in un'entità, una divinità esterna all'uomo, causa del Tutto. Metafisica come ogni dottrina che si presenti come una scienza della realtà assoluta, che cerca di dare una spiegazione delle cause prime della realtà prescindendo da qualsiasi dato dell'esperienza.
La dualità con l'estremo negativo è data dal pensiero e dal pensare la realtà e infatti scrivo che invece, osservando nell'esperienza del comportamento umano, noto che gli estremi spesso  si invertono. Così abbiamo persone che , nel mentre con il pensiero aderiscono alla credenza in una divinità, nel concreto usano questa credenza per imporre una visione nichilista, con la violenza, agli altri. Altre persone invece, che sostengono una visione nichilista della realtà, nel concreto si adoperano per il bene  (magari riluttanti a volte...) degli altri esseri. Perchè mi sembra chiaro il discrimine tra quello che noi sosteniamo di credere e quello che invece giocoforza siamo a tutti gli effetti.
Il termine Via mediana viene spesso usato con lo stesso significato di Via di mezzo ( dipende dalle varie traduzioni ). Sostanzialmente si potrebbe, sempre usando l'analogia con una forma geometrica, definirla  il centro posto all'esterno del centro. Ma qui si vedono tutti i limiti del paragone...

@paul11
Non aderire agli estremi delle posizioni non significa una sorta di ricerca del quieto vivere. Un "lasciatemi in pace con i vostri problemi..." che porta alla chiusura nell'individualismo tipico della società odierna.
Non è una posizione quietistica, di persona amante del quieto vivere. Al contrario è una posizione-non posizione vitale e creativa. Proprio perchè non agisco spinto dal credere in una posizione ben definita e delimitata, il mio agire è più spontaneo, meno artificioso e costruito, più autentico ( nei limiti di necessità e condizioni vitali). Vedo la posizione mediana ( o di mezzo se preferisci) necessaria per la libertà. Libertà che mi sembra la tensione "costituente" la natura umana ( in particolar modo la natura spirituale dell'uomo).
Proprio da questo possibile stato di libertà si affrontano le inevitabili sfide che, come giustamente scrivi, la vita sociale ci impone. Se il mio cuore è libero mi sembra che anche le scelte che provengono da esso saranno autentiche, proprie e non imposte da qualcosa di esterno.
Purtroppo l'insegnamento di Siddharta, in Occidente, è stato per secoli  considerato una sorta di nichilismo. Di svalutazione del reale e di fuga da esso. Lo stesso Giovanni Paolo II ( ma credo sia più farina del sacco dell'allora card.Ratzinger essendo il papa già profondamente minato dal Parkinson) nel suo libro "Varcare la soglia della speranza" dà questa assurda interpretazione che rivela la poca conoscenza della materia e che ha provocato lo sdegno del mondo buddhista. Frasi come: "...rendendosi indifferenti  verso il mondo che è fonte del male". Oppure: "Il buddismo è in misura rilevante un sistema ateo". E ancora: " L'indulgere a un atteggiamento negativo verso il mondo, nella convinzione che per l'uomo esso sia solo fonte di sofferenza  e che perciò da esso ci si debba distaccare , non è negativo perchè soltanto unilaterale, ma anche perchè fondamentalmente  contrario allo sviluppo dell'uomo  e allo sviluppo del mondo,  che il Creatore ha donato e affidato come compito all'uomo". (pag.97-98)
Frasi molto dolorose e cariche di equivoci per una religione che, prima nella storia, faceva costruire ospedali lungo le vie carovaniere, persino piccoli rifugi per animali.
E' proprio perchè prendiamo posizione che poi nascono simili incomprensioni.
 
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

paul11

Non voglio certo mettermi a fare processi al buddismo.
La matrice da cui nasce è una cultura semplicemente straordinaria, si dice che siamo indo-europei.
Quella cultura , religione e spiritualità è talmente pacifica che non ha mai proclamato domini su altri.
Semmai sono stati invasi. Ho un enorme stima per questo, perchè spesso i comportamenti sono lo specchio di ciò che veramente è una cultura,per molti versi gli appartengo e ne sono debitore Ho imparato molto e molto dovrei ancora imparare.

cvc

Citazione di: Sariputra il 21 Aprile 2016, 23:12:56 PM
Oggi, qui da noi, è stata una bellissima giornata di Primavera. La natura si risveglia timidamente, quasi con pudore. Tutto si riempie di luce nuova, a volte abbagliante. Ogni anno succede eppure è sempre così nuovo. Cercavo dell'erba per i conigli ed esausto, come spesso mi capita, mi sono lasciato cadere su una panchina sotto un vecchio noce. C'è una bellezza incredibile nella vita, quando l'uomo se ne sta lontano. Una pienezza che fugge da noi. Che si nasconde. In questi giorni, anche per quello che scrivo sul forum, mi ritornano alla mente vecchie letture. E, sotto il noce, ho ripensato al sospiro di Gotama Siddharta, poco prima di morire, davanti alla bellezza maestosa del parco, credo di Lumbini, che appariva sfolgorante nella primavera di 2500 anni fa. L'uomo totalmente distaccato dal mondo, l'asceta che aveva vinto in sé ogni desiderio, poteva aver vinto anche questo supremo desiderio ? Questa Bellezza?  Eppure mi sembra che non siamo dentro a questa Bellezza. Che anche davanti al vero e al bello giudichiamo, valutiamo, temiamo. Siamo sempre staccati dal tutto che ci circonda, non ne facciamo parte.
Questa mente mi appare molte volte come una gabbia. C'è un universo intero dentro di lei eppure è sempre staccata dal reale. Si rifugia in grotte dorate e rifugge la luce del Sole.
Sì...credo che Siddharta infine abbia vinto anche questa suprema illusione. La Bellezza della natura è solo un'idea della mente, una sensazione. Il topo braccato dal falco non si riempie l'animo di pace, ma fugge disperato verso la tana. E anch'io, dopo un po', mi sentivo molto stanco...
La bellezza della natura è un nostro giudizio, c'è chi vede la bellezza anche nella crudeltà del rapace, chi la vede in un sorriso, chi nella tristezza, ci sono i fiori del male baudelairiani. Non solo la bellezza ma anche il bene e il male, la paura e il coraggio, la speranza e la disperazione: tutto avviene nei nostri giudizi.  Questa è la differenza fra noi ed il resto della natura: siamo esseri giudicanti.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

Citazione di: cvc il 25 Aprile 2016, 17:42:32 PM

La bellezza della natura è un nostro giudizio, c'è chi vede la bellezza anche nella crudeltà del rapace, chi la vede in un sorriso, chi nella tristezza, ci sono i fiori del male baudelairiani. Non solo la bellezza ma anche il bene e il male, la paura e il coraggio, la speranza e la disperazione: tutto avviene nei nostri giudizi.  Questa è la differenza fra noi ed il resto della natura: siamo esseri giudicanti.
vero..siamo esseri giudicanti,del resto non potrebbe essere altrimenti e ancor prima del giudizio e' inevitabile avere pure un pre-giudizio,le complicazioni giungono nel momento in cui la funzione del pregiudizio rimane ancorato su se stesso e a quel punto viene meno la possibilità di aprirci a nuove idee e a nuove interpretazioni dove poter vedere con occhio distaccato e poter cogliere aspetti diversi senza per questo separarli e/o catalogarli in maniera dicotomica (mentale),bensi complementare ed io ritengo che la natura (qui intesa come il manifestarsi spontaneo - e non meccanico - dei fenomeni) in tal senso e' la massima svelatrice ma appunto andrebbe a mio avviso osservata senza le nostre soggettive interferenze.

cvc

Citazione di: acquario69 il 26 Aprile 2016, 05:53:04 AM
Citazione di: cvc il 25 Aprile 2016, 17:42:32 PM
vero..siamo esseri giudicanti,del resto non potrebbe essere altrimenti e ancor prima del giudizio e' inevitabile avere pure un pre-giudizio,le complicazioni giungono nel momento in cui la funzione del pregiudizio rimane ancorato su se stesso e a quel punto viene meno la possibilità di aprirci a nuove idee e a nuove interpretazioni dove poter vedere con occhio distaccato e poter cogliere aspetti diversi senza per questo separarli e/o catalogarli in maniera dicotomica (mentale),bensi complementare ed io ritengo che la natura (qui intesa come il manifestarsi spontaneo - e non meccanico - dei fenomeni) in tal senso e' la massima svelatrice ma appunto andrebbe a mio avviso osservata senza le nostre soggettive interferenze.
E' quello cui allude Eraclito quando dice che saggio non è colui che conosce tante cose, ma colui che sta in ascolto del logos. Stare in ascolto del logos significa liberarsi dai pregiudizi, dalle convenzioni sociali che fanno si andare avanti il mondo, ma che instillano nel nostro intimo falsità che ci impediscono di sentirci del tutto liberi. Questo è il dramma e il conflitto del filosofo: intuire che la via è la saggezza, la quale è contraria alle convenzioni pregiudiziali del mondo, ma, al tempo stesso, essere cosciente di fare parte di quello stesso mondo. Credo ci siano grandi analogie fra la filosofia classica, ed ellenica in particolare, e la filosofia orientale. Esiste anche una letteratura in proposito, che avrei letto se non fossi così pigro.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Sariputra

Citazione di: cvc il 26 Aprile 2016, 07:17:08 AM
Citazione di: acquario69 il 26 Aprile 2016, 05:53:04 AM
Citazione di: cvc il 25 Aprile 2016, 17:42:32 PMvero..siamo esseri giudicanti,del resto non potrebbe essere altrimenti e ancor prima del giudizio e' inevitabile avere pure un pre-giudizio,le complicazioni giungono nel momento in cui la funzione del pregiudizio rimane ancorato su se stesso e a quel punto viene meno la possibilità di aprirci a nuove idee e a nuove interpretazioni dove poter vedere con occhio distaccato e poter cogliere aspetti diversi senza per questo separarli e/o catalogarli in maniera dicotomica (mentale),bensi complementare ed io ritengo che la natura (qui intesa come il manifestarsi spontaneo - e non meccanico - dei fenomeni) in tal senso e' la massima svelatrice ma appunto andrebbe a mio avviso osservata senza le nostre soggettive interferenze.
E' quello cui allude Eraclito quando dice che saggio non è colui che conosce tante cose, ma colui che sta in ascolto del logos. Stare in ascolto del logos significa liberarsi dai pregiudizi, dalle convenzioni sociali che fanno si andare avanti il mondo, ma che instillano nel nostro intimo falsità che ci impediscono di sentirci del tutto liberi. Questo è il dramma e il conflitto del filosofo: intuire che la via è la saggezza, la quale è contraria alle convenzioni pregiudiziali del mondo, ma, al tempo stesso, essere cosciente di fare parte di quello stesso mondo. Credo ci siano grandi analogie fra la filosofia classica, ed ellenica in particolare, e la filosofia orientale. Esiste anche una letteratura in proposito, che avrei letto se non fossi così pigro.


Un testo fondamentale del buddhismo antico , il Milindapanha, riporta proprio il famoso dialogo tra un monaco di nome Nagasena e il re Milinda, vissuto nel II sec. a.C.,identificato con Menandro che regnò intorno al 155-130 a.C. a Sagala.[font='Times New Roman', Times, serif] [/font][font='Times New Roman', Times, serif]Le domande del re appaiono motivate da un sincero desiderio di conoscere il punto di vista buddhista sulle principali questioni filosofiche, relative alla natura dell'essere, del kamma, del Nibbana, delle virtù che devono essere sviluppate, ecc. E' uno dei testi più moderni a livello stilistico della letteratura antica buddhista. Ma le influenze della cultura greca sono riscontrabili soprattutto nell'architettura e nell'arte indiana antica , soprattutto nella regione del Gandhara. C'è un testo molto interessante di Rossana Delmastro "I contatti tra India e mondo classico" che si trova sul web (www.latinovivo.com).[/font]
[font='Times New Roman', Times, serif]La saggezza antica incarnava una felicità e una gioia data dall' esser liberi dalle cose del mondo. Concetto ribaltato nell'uomo attuale che invece persegue la felicità e la gioia proprio nel possesso delle cose del mondo e nel possesso delle persone. Pertanto il pre-giudizio appare come un giudizio sull'appetibilità delle cose con cui veniamo a contatto, se appaiono in grado di dare gioia e felicità se ce ne impossessiamo (fisicamente e mentalmente). Poi, una volta ritenute in nostro possesso, avviene la famosa catalogazione e l'importanza nel catalogo personale è data dalla maggiore o minore gioia che riteniamo ci diano.[/font]
[font='Times New Roman', Times, serif]Anche osservando la Natura, per tornare in tema col topic, pre-giudichiamo in base all'aspettativa di felicità che pensiamo ci possa dare. E allora...tutti al mare d'estate e tutti  a sciare d'inverno.[/font]
[font='Times New Roman', Times, serif]Ma quanti la osservano veramente?...[/font]
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Discussioni simili (3)

169

Aperto da Daniele_Guidi


Risposte: 5
Visite: 2402