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Mi bolle l'inferno!

Aperto da Sariputra, 02 Gennaio 2017, 16:06:22 PM

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Apeiron

Citazione di: Sariputra il 05 Gennaio 2017, 10:56:09 AM"Ogni colpa è una cella che si apre e ogni malvagio genera, morendo, il mostro che la sua vita ha plasmato" (Victor Hugo) Non siamo noi che sprofondiamo negli inferi, ma piuttosto il mostruoso essere che simboleggia tutte le nostre omissioni, le nostre perverse inclinazioni maligne, la nostra fame insaziabile di esistenza. ( cosa c'è di più volgare che il piegarsi a questa ingordigia d'esistenza?...). Nella morte , mentre noi svaniamo nel fumo che si leva dalle pire funerarie o nella digestione di grassi vermi sotterranei, ecco che si libera il demone che è in noi, il nostro alter ego, ma la sua libertà dura poco, il peso della fame lo fa sprofondare nel pozzo buio dove è pianto e stridor di denti e dove si spalanca la cella della rinascita, della catena eterna del vivere. "Oh, se potessi non sentire questa fame che mi tortura e che mi spinge sempre a cercar sazietà," si lamenta il demone che era in noi "forse, se potessi viver ancora, potrei trovare il modo di liberarmene" si illude mentre va in cerca di caldi uteri materni...Appena rinasce però...ecco la terribile fame, ancora presente, sempre presente, cagione di pianti terribili del rineonato demone che strizza e morde mammelle per saziarsi. Poi...l'oblio, la dimenticanza del pozzo nero, la Bellezza ingannevole dell'esistere, il sogno di Dio... "Non peggiorate l'inferno con orrori immaginari: la Scrittura ci parla di nostalgia per la felicità perduta, dei dolori di un supplizio senza fine (e quale supplizio è peggiore dell'aver fame in eterno?... nota del Sari), dell'oblio di Dio. (l'abate di Bandeville) Ma proprio l'oblio di Dio, di quell'Essere che l'ha abbandonato nel dolore, il demone alla fine ricerca, correndo appresso al desiderio di non esser demone, restando però un demone...

Concordo con paul11. Tutte queste cose: paradiso, inferno, Dio, compassione infinita, giustizia infinita ecc sono tutte al di là della nostra consapevolezza, quindi non ha per nulla senso tentare di immaginarsele. Sono un "fan" della teologia negativa proprio perchè più che dire ci fa capire quanto non si può dire. Grazie alla "via negativa" infatti si riesce a contemplare il mistero. Si ritorna perciò "bambini" nel senso che si ha un atteggiamento infantile (concepito come "childlike" non "childish"). Quello che sinceramente mi perplede sono proprio coloro che dicono di capire. A loro manca l'umiltà. Proprio come manca l'umiltà ha coloro che seriamente "augurano l'inferno" alla gente. Per nostra natura abbiamo una prospettiva mondana e per questo motivo non possiamo realmente capire moltissime cose anche se le varie "autorità" dicono il contrario. Nella prospettiva finita come possiamo immaginarci l'infinito?

La questione poi dei bambini che soffrono... Anche questo è d'altronde uno dei più grandi fenomeni che il cristianesimo non può spiegare. Non esserne per lo meno colpiti e onestamente scossi credo che sia inumano. Lo stesso Papa ha appena detto che non ha una risposta ma "spera"...
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Sariputra

#31
Sto scrivendo degli inferi per simboli e visioni oniriche, perché proprio di sogni si tratta, o per meglio dire di incubi. Sono  terrori così profondi, che vengono dall'abisso insondabile del tempo, dagli angoli non illuminati dal fuoco delle prime caverne abitate. Sono il terrore di cadere dagli alberi dove ci rifugiavamo per fuggire i predatori notturni. I demoni che popolavano quelle tenebre minacciose erano forse proprio le bestie predatrici che ci cacciavano. L'inferno era quel buio, pieno di suoni misteriosi: i suoni della savana o delle foreste primordiali. I Deva , abitanti del cielo illuminato dalle stelle, erano i nostri protettori. Quando cadevamo in pasto dei demoni però rivelavano anche, a volte, il loro volto mostruoso di asura. Così il bene e il male si fondevano nella Grande Madre che dava la vita e la toglieva. Madre che non era né buona né cattiva, ma sempre feconda di nuovi demoni e di nuovi dei.

"Desideroso di vedere Maya, ottenni il favore di una visione: una goccia d'acqua si gonfiò, diventò una fanciulla, poi una donna che partorì un figlio. Appena questo fu nato, la madre lo prese e lo divorò. Parecchi altri bambini nacquero così e furono ugualmente divorati. In tal modo io conobbi Maya."
Variante delle due ultime frasi:
"E tutto ciò che entrava nella sua bocca svaniva nel vuoto. Essa mi mostrava così che tutto è nulla. E sembrava dire: "Vieni a me, confusione! Vieni a me, illusione! Vieni!" ( Sri Ramakrishna )

"C'è qualcosa o qualcuno che si muove nelle tenebre?" ci chiediamo. A volte pare di sì, altre di no...Ecco sorgere il demone del dubbio.

"Vi sono tre categorie di uomini che non possono mai arrivare alla conoscenza spirituale: i disonesti, i troppo meticolosi in materia di pulizia esteriore, e coloro che sono sempre portati a dubitare. (gli esseri posseduti dal demone del dubbio...nota del Sari citatore) Anche provando mille volte non si arriverà mai a raddrizzare la coda di un cane (di un demone, ossia di uno di noi...); così lo spirito di un uomo perverso non si migliora mai". (Sri Ramakrishna)

Inferno e Paradiso formano una dualità. Dei e demoni ne formano un'altra. Ciò che si eleva al di sopra di ogni dualità scorge la bocca vorace della Madre...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Duc in altum!

**  scritto da Apeiron:
CitazionePer iniziare infatti un qualsiasi cammino spirituale di questo tipo si deve desiderare la salvezza per se stessi, che chiaramente è un pensiero egocentrico.
No, si deve desiderare di guarire poiché uno è malato, infermo, corrotto.
Quindi prova a dichiararti "guasto" e vedrai se ti senti egocentrico.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

*+  scritto da Apeiron:
Citazione"Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà"
Ossia chi vuole salvare più di ogni cosa se stesso è destinato all'esclusione, alla solitudine esistenziale. La seconda frase invece non è così chiara: vuole forse dire che dobbiamo martirizzarci all'istante, autoflagellandoci e cercare di convincere gli altri, con le nostre ferite, a fare lo stesso? Vuole forse dire di andare a fare crociate contro "il nemico" (tra l'altro in perfetto contrasto con altri precetti ("AMA il tuo nemico", "porgi l'altra guancia" ecc)...)? La mia interpretazione è così: impegnarsi ad andare oltre all'egoismo per andare oltre alla "solitudine esistenziale".

Come non è così chiara? E' la prima che può sembrase scioccante: perdo la vita nel cercare di salvarla?!?!
La seconda è testimoniare che un uomo è risorto, che uno come noi - uno di noi - ce l'ha fatta. Significa essere disposto a essere considerato stolto e matto, a desiderare di desiderare con i sensi di Gesù, a essere un bambino che dopo aver dato la mano ai genitori non s'importa più del dove o come lo stanno conducendo  ...fosse anche una croce!
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Apeiron

@Duc,
in effetti sentirsi "corrotti" non è un pensiero egoistico così come non lo è sentirsi malato e cercare una cura. Ti do ragione. Sull'interpretazione del versetto ti do di nuovo ragione e tuttavia come puoi vedere uno non deve avere come obiettivo solo salvare la propria vita e quindi "dare testimonianza" forse non è solo "credo ed evangelizzo per salvarmi" un po' come verrebbe da pensare alla scommessa di Pascal, ma a quanto pare il "dare testimonianza" è altro, una sorta di cambiamento interiore profondo, una "nuova vita"... in breve essere come (o per lo meno sforzarsi al massimo per essere come) lui.  Obbiettivo estremamente difficile se ci pensi ma d'altronde c'è anche scritto "la porta è stretta"!
E tuttavia la stessa frase per i crociati significava "andiamo a combattere gli infedeli per lui cosicchè daremo la vita in suo nome". Ma tale interpretazione è errata se si ha una conoscenza abbastanza buona dell'etica cristiana. Eppure papi hanno indetto le crociate e credo conoscessero la Bibbia e che credessero in Dio. Ergo se ho capito qualcosa è che l'importante non è conoscere o credere come si crede ad esempio al fatto storico. Questo è un credere diverso. Ritengo poi che con Dio e la spiritualità in generale abbiamo approcci diversi e il mio è molto personale...

Tornando a parlare di inferno...

Citazione di: Sariputra il 05 Gennaio 2017, 15:28:32 PMSto scrivendo degli inferi per simboli e visioni oniriche, perché proprio di sogni si tratta, o per meglio dire di incubi. Sono terrori così profondi, che vengono dall'abisso insondabile del tempo, dagli angoli non illuminati dal fuoco delle prime caverne abitate. Sono il terrore di cadere dagli alberi dove ci rifugiavamo per fuggire i predatori notturni. I demoni che popolavano quelle tenebre minacciose erano forse proprio le bestie predatrici che ci cacciavano. L'inferno era quel buio, pieno di suoni misteriosi: i suoni della savana o delle foreste primordiali. I Deva , abitanti del cielo illuminato dalle stelle, erano i nostri protettori. Quando cadevamo in pasto dei demoni però rivelavano anche, a volte, il loro volto mostruoso di asura. Così il bene e il male si fondevano nella Grande Madre che dava la vita e la toglieva. Madre che non era né buona né cattiva, ma sempre feconda di nuovi demoni e di nuovi dei. "Desideroso di vedere Maya, ottenni il favore di una visione: una goccia d'acqua si gonfiò, diventò una fanciulla, poi una donna che partorì un figlio. Appena questo fu nato, la madre lo prese e lo divorò. Parecchi altri bambini nacquero così e furono ugualmente divorati. In tal modo io conobbi Maya." Variante delle due ultime frasi: "E tutto ciò che entrava nella sua bocca svaniva nel vuoto. Essa mi mostrava così che tutto è nulla. E sembrava dire: "Vieni a me, confusione! Vieni a me, illusione! Vieni!" ( Sri Ramakrishna ) "C'è qualcosa o qualcuno che si muove nelle tenebre?" ci chiediamo. A volte pare di sì, altre di no...Ecco sorgere il demone del dubbio. "Vi sono tre categorie di uomini che non possono mai arrivare alla conoscenza spirituale: i disonesti, i troppo meticolosi in materia di pulizia esteriore, e coloro che sono sempre portati a dubitare. (gli esseri posseduti dal demone del dubbio...nota del Sari citatore) Anche provando mille volte non si arriverà mai a raddrizzare la coda di un cane (di un demone, ossia di uno di noi...); così lo spirito di un uomo perverso non si migliora mai". (Sri Ramakrishna) Inferno e Paradiso formano una dualità. Dei e demoni ne formano un'altra. Ciò che si eleva al di sopra di ogni dualità scorge la bocca vorace della Madre...

OK altri demoni: il demone che nei sogni non ti permette di urlare quando un mostro ti insegue e vorresti chiedere aiuto, un demone che non ti permette di uscire ad esplorare e che non ti concede alcuna libertà. Oppure altri inferni: essere imprigionati da qualche parte vedere la luce ma non raggiungerla mai oppure una volta arrivati alla luce essere ritrascinati giù nel buio. Potremo andare avanti all'infinito...
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Sariputra

#35
Non riesco ad immaginare un inferno peggiore di quello che può vivere un padre, o una madre, vedendo il suo piccolo riverso nella sabbia, con il viso sprofondato, il corpo freddo, inerte. E le onde impassibili, atrocemente, disgustosamente indifferenti che si frangono sopra. In quel corpicino c'è un abisso più grande di ogni immaginario pozzo infernale di stagno fuso: l'abisso della solitudine umana di fronte ad una Natura ( la Madre vorace) che non prova alcuna pietà. Davanti a questa superiore indifferenza non possiamo che opporre la nostra feroce accusa, il nostro rifiuto e gridare:" Tu non sei Bene!" . Quale essere può aver partorito un luogo simile? Questa palla tonda persa nell'infinito e piena di dolore? Ditemi il Suo Nome , se lo conoscete! Ma non parlatemi di sogni, di segni, di simboli e archetipi. Vorrei solo tenere tra le mie braccia quel piccolo e dire."Anch'io ti ho ucciso!".
E signori teisti e deisti che leggete non venitemi a dire che è l'egoismo dell'uomo che ha schiantato sulla fredda e bagnata sabbia quel piccolo, a meno che non sappiate dimostrarmi che l'uomo non è stato anche lui partorito dal ventre marcio di quella Madre maledetta che è la Natura.
Oggi come 2.500 anni fa solo una cosa serve: andarsene! Via, via da queste sponde!

P.S: Arrabbiarsi vuol dire avere una relazione.
      Questa notte sono mortalmente stanco di vedere e provare dolore...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Duc in altum!

**  scritto da Apeiron:
Citazionema a quanto pare il "dare testimonianza" è altro, una sorta di cambiamento interiore profondo, una "nuova vita"... in breve essere come (o per lo meno sforzarsi al massimo per essere come) lui.  Obbiettivo estremamente difficile se ci pensi ma d'altronde c'è anche scritto "la porta è stretta"!
Obiettivo difficile? Impossibile da raggiungere se pensi di cambiare e dare testimonianza da solo. Questo è un altro aspetto fondamentale: nessuno nasce a "nuova vita" (mentre non si è ancora morti) se non in acqua e Spirito.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

**  scritto da Sariputra:
CitazioneE signori teisti e deisti che leggete non venitemi a dire che è l'egoismo dell'uomo che ha schiantato sulla fredda e bagnata sabbia quel piccolo, a meno che non sappiate dimostrarmi che l'uomo non è stato anche lui partorito dal ventre marcio di quella Madre maledetta che è la Natura.
Ossia, dimostrarti che Dio non esiste ...bella prova per farti ri-credere su quello che hai già deciso per fede: che quell'innocente non è vittima del peccato umano (non dimentichiamo che la Morte è stata generata dalla superba disobbedienza umana), ma dell'indifferenza divina.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Apeiron

Ebbene Duc tu parli, dicendo che è semplice ecc ecc. Ma facendo così non mi rispondi mai in realtà e non rispondi nemmeno a Sariputra. Se c'è Dio chiaramente è Lui a darmi la grazia e sarà lui a trasformarmi, tuttavia a quanto pare (se si vedono le cose dai loro frutti !) ci vuole anche una volontà e un impegno personali! Altrimenti perchè Dio non si mostra squarciando il cielo e dicendomi a parole quello che vuole da me?

Perchè alla domanda "qual è la ragione per la quale i bambini (anche battezzati!) soffrono?" non da una risposta a parole? Questa domanda era la domanda che tormentava Dostoevskij fino alla fine. Il Papa ammette che non ha una risposta MENTRE tu dici che è tutta colpa dell'egoismo umano. Ah: se vengo morso da un cobra è colpa mia quindi? Il maremoto dell'indonesia del 2006 è colpa dell'egoismo e della disobbedienza? Se lo meritavano? Queste mi sembrano domande che se uno ha l'umiltà dovrebbe dire almeno "non so" come fa il Papa!

Sono d'accordo con Sari: bisogna in qualche modo "andarsene". Come? Boh: spero che mi si riveli la strada (o che io capisca la strada rivelata).
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Duc in altum!

**  scritto da Apeiron:
CitazionePerchè alla domanda "qual è la ragione per la quale i bambini (anche battezzati!) soffrono?" non da una risposta a parole?
Perché la sofferenza degli adulti è meno amara? Perché esiste qualche umano che non abbia mai sofferto? Come vedi la sofferenza umana è il marchio del suo esistere. Infatti è la Pasqua che legittima il Natale, e non il contrario.
Maria pur sapendo che quel bambino avrebbe sofferto ha detto: "...sì, io desidero e voglio partorirlo lo stesso..." - la ragione è nell'esempio che Dio ci rivela e ci propone, non più a parole ma nel Gesù crocifisso, di come affrontare la sofferenza, e non di come eliminarla prima della Parusia.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

**  scritto da Apeiron:
CitazioneSe c'è Dio chiaramente è Lui a darmi la grazia e sarà lui a trasformarmi, tuttavia a quanto pare (se si vedono le cose dai loro frutti !) ci vuole anche una volontà e un impegno personali!
Diamine @Apeiron, è logico e più che comprovato empiricamente che senza offrire la propria volontà, il proprio desiderio, Dio non si permette d'invadere il nostro sacro libero arbitrio.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Apeiron

#41
Capisco quello @Duc che intendi però il ragionamento è il seguente: un bambino piccolo non può essere ritenuto colpevole per le proprie azioni perchè non ne ha consapevolezza. Un adulto sì. Se la sofferenza è la punizione allora non si spiega perchè la sofferenza dei bambini ci sia. E non si spiega nemmeno con la "colpa di tutti" perchè a differenza di Gesù (ammesso che abbia scelto il suo destino con il suo libero arbitrio) i bambini non scelgono di addossarsi la colpa di tutti. Motivo per cui la sofferenza dei bambini non è spiegabile in questi termini. Non dico che sia una prova dell'inesistenza di Dio ma è comunque un enigma sul quale tutti si scontrano. E la mancanza di spiegazione può generare rabbia anche verso Dio. Ma la rabbia come dice Sariputra è una relazione con un altro e a volte può trasmettere sincerità: ci si può arrabbiare con Dio solo se si crede nella sua esistenza (o almeno non si ritiene la sua esistenza impossibile). Un ateo che si arrabbia con Dio non ci può essere.
Sulla questione dei segni non volevo far passare l'idea che li pretendo a tutti i costi tuttavia volevo far vedere che è molto difficile seguire la volontà di qualcuno se questa non viene espressa in segni a noi comprensibili. Tu stesso dici di avere dubbi. Ma il dubbio avviene se la cosa non è per noi evidente, giusto?
Detto questo io capisco Sariputra: la realtà è quella che è. E siccome è quella che è le persone vogliono trascenderla. Come fare? Boh! io sono convinto che la filosofia e anche la spiritualità (e aggiungo la religione!) sono dei lavori su sé stessi e aiutano a "migliorarci". Sì pur avendo tutti i dubbi di questo mondo io mi ritengo "imperfetto", "peccatore", "difettoso" e "corrotto" ecc e cerco di impegnarmi almeno per non aumentare il male che si vede in giro. Tuttavia non pretendo di avere le risposte su tutto e inoltre capisco che questo a volte ci faccia cadere nella tristezza.
E così poi vedendo come è questo mondo mi chiedo:
perchè si continua a fare figli se poi questi sono anch'essi peccatori e dovrano assorbirsi le conseguenze delle colpe proprie e altrui (in questo mondo e nell'eventuale aldilà)? Se questo mondo assomiglia più un inferno che ad un paradiso non avrebbe senso "andarsene"?
Non avrebbe più senso vivere in modo da diminuire il male che c'è in giro e non "portarne altro"? Non credo sinceramente che la maggior parte dei genitori abbia in mente di mettere al mondo il figlio per sacrificarlo per i peccati altrui...

P.S. Credo che i genitori facciano figli affinchè questi trovino la felicità nella vita. In questo caso mi sta bene che si facciano figli. Tuttavia bisognerebbe avere comunque la consapevolezza che la felicità spesso non si trova. Detto questo non ho mai accusato i miei genitori di avermi messo al mondo perchè lo hanno fatto con amore...
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Duc in altum!

**  scritto da Apeiron:
CitazioneSe la sofferenza è la punizione allora non si spiega perchè la sofferenza dei bambini ci sia. E non si spiega nemmeno con la "colpa di tutti" perchè a differenza di Gesù (ammesso che abbia scelto il suo destino con il suo libero arbitrio) i bambini non scelgono di addossarsi la colpa di tutti. Motivo per cui la sofferenza dei bambini non è spiegabile in questi termini.
La sofferenza è una conseguenza generata dall'abuso di quella libertà che Dio dona alle persone create perché possano amare lui e amarsi reciprocamente (vedi Genesi), non una punizione.
Il voler far coincidere sofferenza = qualcosa di cattivo hai pur fatto, non è la maniera giusta di affrontare questo mistero, giacché ti condurrebbe a pensare che è sempre Dio ad averla voluta.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

davintro

Dovessi associare una parola all'inferno sceglierei "dispersione". Dispersione: la condizione esistenziale di chi ha smarrito la consapevolezza del proprio centro interiore, di ciò che è più importante nella nostra vita, e si disperde all'esterno, vive meccanicamente sballottato dagli stimoli esterni, senza riviverli interiormente, senza dare loro un senso, una ragione, in quanto abbiamo smarrito la percezione dei criteri stabili dei nostri giudizi, criteri fondamentali in base a cui giudichiamo qualcosa come "vero", "falso", "giusto", "sbagliato", "bello", "brutto", e di conseguenza punto centrale d'orientamento del nostro agire nel mondo.Questi criteri, questa scala di valori costituisce il contenuto della nostra identità profonda e originaria, quanto più il nostro essere, pensare, agire è coerente con essa tanto più avvertiamo il piacere dell'autorealizzazione, dell'espressione della nostra natura individuale, quanto più si perde questo centro interiore, tanto più le nostre azioni sono solo un insensato, caotico muoversi senza che non avvertiamo come manifestazione della nostra identità. L'identità diviene una vuota astrazione, impossibilità ad esprimersi in forme concrete nel mondo, il mondo diviene un luogo di estraniamento, un luogo ostile, minaccioso, dove ci percipiamo in balia di forze sconosciute, perchè non riconosciamo più intorno dei punti di riferimento, il mondo diviene qualcosa in cui non riscontriamo la testimonianza della nostra presenza, non c'entra nulla con noi

Per questo non mi piace nulla quello che va molto di moda oggi, prescrivere modi di fare del tipo "decentrarsi", "uscire fuori da sè stessi"... queste sono proprio gli atteggiamenti "infernali" che porterebbero l'uomo a disperdere l'unità della propria personalità e rinunciare a dare un proprio senso personale al mondo esterno, condizione perchè tale mondo sia un luogo di autentica manifestazione di sè, luogo accogliente e benevolo. Al contrario per dare valore alla vita occorre il più possibile entrare in profondità in se stessi, trovare nell'interiorità le risorse individuali, la coscienza dei nostri valori, di chi"siamo veramente" e solo dopo aprirsi al mondo, un'apertura che non sia dispersione, ma arricchimento, arricchimento di sè, e del mondo che diviene migliore quando agiamo in esso rendendolo più simile alla nostra idea di bellezza e giustizia. L'egocentrismo è una condizione irrinunciabile e al contempo bellissima in quanto senza egocentrismo, non c'è libertà. L'egocentrismo è infatti la condizione dell'Io che è il centro unitario delle sue esperienze vissute che lo legano al mondo, esperienze vissute che corrispondono alla nostra libertà in quanto esprimono un modo d'essere costituente dell'Io, il tratto distintivo della nostra individualità. Il concetto di Io inteso così è prevalentemente formale, attiene alla sfera trascendentale, ma proprio questa formalità consente di non identificare l'egocentrismo a un particolare specifico atteggiamento concreto. Cioè l'egocentrismo non è disprezzo del mondo, degli altri, perchè è una condizione esistenziale formale e indeterminata, il modo d'essere per cui i nostri atti provengono da un centro che li tiene uniti nell'unità della persona, l'Io. E l'altruismo altro non è che una delle possibilità dell'egocentrismo, che si realizza quando i valori dell'Io comprendono la considerazione del bene altrui, oltre che del proprio. Un altruismo non egocentrico sarebbe forzatura, conseguenza di un imposizione esterna ai valori interiori dell'Io: "non uccido non perchè non sia giusto uccidere ma perchè altrimenti finisco in galera" è l'esempio più evidente di un'attenzione all'altro che non corrisponde ai valori dell'io, dunque non egocentrico. Tutto dipende dal concetto di "Ego" che si ha in mente, trascendentale o empirico

Apeiron

#44
Citazione di: Duc in altum! il 06 Gennaio 2017, 17:40:22 PM** scritto da Apeiron:
CitazioneSe la sofferenza è la punizione allora non si spiega perchè la sofferenza dei bambini ci sia. E non si spiega nemmeno con la "colpa di tutti" perchè a differenza di Gesù (ammesso che abbia scelto il suo destino con il suo libero arbitrio) i bambini non scelgono di addossarsi la colpa di tutti. Motivo per cui la sofferenza dei bambini non è spiegabile in questi termini.
La sofferenza è una conseguenza generata dall'abuso di quella libertà che Dio dona alle persone create perché possano amare lui e amarsi reciprocamente (vedi Genesi), non una punizione. Il voler far coincidere sofferenza = qualcosa di cattivo hai pur fatto, non è la maniera giusta di affrontare questo mistero, giacché ti condurrebbe a pensare che è sempre Dio ad averla voluta.

Sì ok è giusto quello che dici. Però ad esempio non spiega la sofferenza causata dalla natura e non dall'uomo. Pensa ad un terremoto: qui non c'è questione di "andare oltre con la propria libertà" eppure anche in questo caso la sofferenza c'è. Perchè? Boh, nessuno ha la risposta!
Discorso diverso è il come affrontare la sofferenza, cioè come viverla e qui semmai entra in campo la fede (che a mio giudizio non è semplicemente dire "bah accadono cose spiacevoli ma dopo la morte si risolverà tutto. Quindi faccio opere buone non perchè lo voglia io ma perchè mi impongo di credere in qualcosa così mi salvo" - spero che sia chiaro quello che intendo :) ).
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)