Menu principale

Mi bolle l'inferno!

Aperto da Sariputra, 02 Gennaio 2017, 16:06:22 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Sariputra

Come si potrebbe definire correttamente l'inferno? C'è una marea di definizioni e significati:
-Luogo che sta in basso, sotto terra, pieno di zolfo e gas puzzolenti, con strani esseri abominevoli e cornuti armati di forcone a tre punte.
-Valle degli inferi, tenebrosa e terrorizzante, dolorosa ("...gementi e piangenti in questa valle di lacrime...").
-Vino della Valtellina, prodotto con uve del vitigno nebbiolo, rosso come il diavolo, sui 12-13 gradi. Fatto bollire con spezie e cannella riscalda il cuore in queste gelide  giornate invernali. L'eccesso inebriante e peccaminoso conduce a percorrere la valle degli inferi in direzione del pozzo dell'Averno e dello stagno infuocato ( soprattutto se consumato in compagnia di giovani fanciulle scosciate...).
-Mandare all'inferno una persona fastidiosa, punzecchiante, inadeguata ( per es. "Vai all'inferno, Sari, con tutte le tue stupidaggini!).
-Desolazione, stato dell'animo umano ( "La mia vita è un inferno"). Frase tipica di chi si sente oppresso dalla moglie e ancor di più dalla di lei madre...
-Luogo di ritrovo delle anime condannate da Dio e di quelle che avevano scommesso che non ci fosse.
-Ordigni, armi, strumenti di tortura infernali come il guanto di ferro rovente, la botte piena di chiodi, lo stiramento degli arti. Tutte le prove in genere a cui tentano di fuggire i monaci buddhisti che non riescono a sviluppare la mente detta "paziente sopportazione del non-creato".
-Gli errori tragici che si commettono in nome del bene ("La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni").
-Luogo del Chaos, il demonio unico vivente prima degli déi, che da lui si originano e si coalizzano per contenerlo nei limiti dell'ordine ( Cosmos).
-Luogo dove abita il dio malvagio Seth ( molto usato nelle battaglie del videogames della serie "Imperium") adorato dagli egizi.
*Il Ghehinomm ebraico, su sette livelli, corrispondenti alle sette inclinazioni perverse dell'uomo, con migliaia di angeli che si divertono a somministrare la punizione, comandati da quell'esaltato di Dumah, spedito sottoterra perché aveva scommesso, perdendo ovviamente, che avrebbe battuto JHWH a scacchi.
-Sinonimo di essere umano ("Io sono l'inferno":..) . "Me miserevole! Per quale varco potrò mai fuggire l'ira infinita e l'infinita disperazione? Perché comunque fugga è sempre l'inferno; sono io l'inferno..." (John Milton)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jacopus

Caro Sari, te la sei cercata! "L'inferno sono gli altri", J.P. Sartre.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Angelo Cannata

Dalle mie parti un detto popolare dice che non c'è cosa più brutta della convinzione. Lo trovo profondo. Se anche l'inferno è la cosa più brutta che si possa immaginare, questo mi suggerisce che inferno e convinzione coincidono. L'inferno è essere convinti. Significa avere dei punti in cui si è paralizzati, stanze in cui è vietato cercare.
L'inferno è credere nella verità.
L'inferno è la fede.
Chi vive di fede, di verità, lo dimostra, perché ha bisogno di accusare, condannare, maledire, mandare all'inferno, perché sta soffrendo e ha bisogno in continuazione di oggetti o persone con cui prendersela. Nella Bibbia il mestiere del diavolo è infatti accusare, colpevolizzare.
L'inferno è dire "Mi dispiace per te, ma è così", "Non ti puoi sottrarre".
L'inferno è odiare chi non ha sensi di colpa e tentare di inculcarglieli.
L'inferno è essere sulla retta via.
;D

Apeiron

A mio giudizio l'inferno descrive i seguenti stati d'animo:
1) Un desiderio importante non realizzato, un anelito che non trova soddisfazione;
2) La guerra ossia la continua lotta nella quale vinti e vittoriosi distruggono sé e l'altro;
3) L'isolamento, l'essere soli e non avere nessuno (derivante da un'esclusione imposta o auto-imposta);
4) L'arroganza
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Mariano

Citazione di: Angelo Cannata il 02 Gennaio 2017, 20:38:54 PM
Dalle mie parti un detto popolare dice che non c'è cosa più brutta della convinzione. Lo trovo profondo. Se anche l'inferno è la cosa più brutta che si possa immaginare, questo mi suggerisce che inferno e convinzione coincidono. L'inferno è essere convinti. Significa avere dei punti in cui si è paralizzati, stanze in cui è vietato cercare.
L'inferno è credere nella verità.
L'inferno è la fede.
Chi vive di fede, di verità, lo dimostra, perché ha bisogno di accusare, condannare, maledire, mandare all'inferno, perché sta soffrendo e ha bisogno in continuazione di oggetti o persone con cui prendersela. Nella Bibbia il mestiere del diavolo è infatti accusare, colpevolizzare.
L'inferno è dire "Mi dispiace per te, ma è così", "Non ti puoi sottrarre".
L'inferno è odiare chi non ha sensi di colpa e tentare di inculcarglieli.
L'inferno è essere sulla retta via.
;D


Chi ha creduto di credere tende ad essere più astioso, forse perché sente di essere stato ingannato e si ribella contro se stesso che si è fatto sopraffare da infantili discorsi dei quali oggi non riesce a comprenderne la poesia.
E' come un bambino che quando scopre che Papà Natale non esiste non ricirda quanto sia stato bello crederci.
L'Inferno, il Paradiso, il Purgatorio...a mio avviso sono invenzioni che ci fanno sognare e ci spingono ad agire secondo la nostra morale. :)

Freedom

Penso che l'inferno sia il vivere senza gioia, senza amore, senza speranza di una vita eterna. Che cos'è la vita se non è eterna? E se l'eternità non è contestualmente gioia? Un inferno!
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Duc in altum!

L'inferno è l'assenza di rimedio all'aver poco amato.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Sariputra

Citazione di: Jacopus il 02 Gennaio 2017, 20:28:57 PMCaro Sari, te la sei cercata! "L'inferno sono gli altri", J.P. Sartre.

"L'inferno sono gli altri" e , nello stesso tempo, l'inferno è l'assenza dell'altro (Apeiron). La solitudine esistenziale come condizione infernale, se subita, o come condizione creativa, feconda , se cercata.
La terra è un inferno; non è un caso che sia immaginato sotto, nel ventre stesso della terra, mentre tutto ciò che è paradisiaco è in alto, aereo, azzurro e ampio, molto ampio, infinito. Per fuggire all'infernale utero terreno si anela allo spazio silenzioso, che terrorizza e attrae allo stesso tempo. Ciò che è terreno appare come torbido, vischioso, un fango appiccicoso che rende difficile il camminare, che fa sprofondare sempre più giù verso l'antro bestiale. Però la spelonca minacciosa attrae, ci chiama con la sua forza naturale; sembra dirci: "Dove vuoi andare, illuso? Sono io la tua casa, non hai altra dimora che questa! Allora sguazza, immergiti nella colla  che sarai finalmente felice." Ma nemmeno questo cercar di abbracciare la nostra animalità ci rende felici; è sempre l'inferno dopo tutto...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

bluemax

Più che uno stato d'animo o meglio, uno stato mentale, non so a cosa possa corrispondere "un" inferno.

ciao e buon anno ;)

paul11

In origine esisteva il supero e l'infero relazionato al movimento della volta celeste e del pianeta Terra come punto di osservazione umano

Successivamente con la sepoltura in terra dei morti, l'infero diventa il sotto-terra e quindi il regno dei morti, il Sheol ebraico,l'Ade greco

La diversificazione vera e propria avviene a seconda se la resurrezione è intesa in carne e ossa o in spirito, quindi quì cominciano ad essere diversi i concetti di regno dei morti dell'infero e inferno che sposa il concetto cosmogonico della disobbedienza al divino da parte di angeli quindi corpi spirituali che diventano demoni, la costruzione del libero arbitrio e del bene e del male

paul11

.................spiego meglio il concetto storico.

le più antiche scritture non parlano di spiritualità come viene intesa comunemente oggi.
Sia i Sumeri che gli Ari intendono trasmettere alle generazioni future delle tradizioni culturali.

Ad esempio i libri Veda degli Arii sono un corpus eccezionale d iscritti, una vera e propria enciclopedia che intende trasmettere un sapere.

Furono i primi commentari nei Vedanta e delle Upanisad che costruirono il Brahmanesimo e quindi l'Induismo e poi allora il concetto di atman prende piede e infine il giainismo e il buddismo .

La stessa cosa avviene nel passaggio fra civiltà sumerico-accadica in assiro-babilonese e costruzione infine dalla cultura ebraica identificativa di un popolo .

Quindi il concetto "spirituale" avviene nel passaggio e contaminazioni di civiltà. ma all'inizio anche nel concetto di spirito o atman
non è ancora intriso del significato ellenistico della filosofia greca che separa nettamente quel'antico infero e supero .

Una sotto-chiave di lettura è che ad un certo punto della storia la Terra stessa viene identificata come mortificazione dell'esistenza
da quì l'espiazione di una colpa nell'esistenza terrena.ma così non fu all'inizio delle culture sumeriche e dei Veda.
La volta celeste non era identificata ancora come "lontana" dalla Terra e gli dei abitavano i monti, quindi ila Terra che confina con il cielo, ed abitavano quindi con gli uomini come dei o semidei.

L'errore antropologico è d ipensare che lu'omo a dun certo punt oesplora i monti, le foreste, naturalisticamente acquisice conoscenze che sottraggono quindi a lmito i significati.La relazione è se l'uomo conosce fiscamente gl ide ispariscono.

NO.
Perchè il gianismo e il buddismo nascono per dare interpretazione alla relazione atman ed esistenza e quindi entra in gioco il karma e il dharma e la reincarnazione
Lo stesso passaggio avviiene nella cultura occidentale, anche se ovviamente con significazioni diverse, ma con problemi di origine uguali ,vale a dire quale è il significato dell'esistenza se esiste lo spirito ?

L'inferno delle spiritualità che separano corpo fisco e  anima/spirito, oppure inteso come ciclo di reincarnazioni che evolvono in corpi fisici che dovrebbero raggiungere la perfezione e rompere quindi il ciclo dell'esistenza. Quì non c'è l'inferno, ma la signifcazione originaria è appunto il rapporto esistenza umana dentro le condizioni di natura con un corpo fisico nel divenire che nasce e muore contrapposto alla perfezione paradisiaca o del nirvana che è eterno.
Non sono uguali, ma le similitudini sì, perchè   il sistema di relazione ha basi ontologiche e significazioni simili;
la terra è già maya e inferno, per cui  i desideri, i piaceri sono invece il luogo del dolore e della sofferenza in quanto inestinguibili per il corp ofisic oche continuamente li richiede per soddisfarsi, al contrario la perfezione o abita in un aldilà o vine vinta vincendo la sfera dei desideri che corrompe lo spirito /atman

Ho semplificato la stesua, ma spero di aver fatto passare i concetti

Personalmente ritengo che l'errore occidentale sia la dicotomia netta fra corpo e spirito, questo dualismo che contamina il concetto di esistenza di vita in un corpo fisico che fa quindi vivere la spiritualità in contrapposizione troppo spesso con l'esistenza e quindi non aiuta a vivere.

Apeiron

Altra definizione che credo le racchiuda tutte: l'inferno è la completa perdita del legame affettivo.
Se uno perde la capacità di provare affetto succede che:
1) rimane isolato perchè dopotutto non può "convivere" con nessuno anche se all'apparenza sembra il contrario;
2) vede l'altro come "nemico" e quindi con lui fa conflitto perchè si sente minacciato e di conseguenza cerca di prevaricare sull'altro;
3) "manda all'inferno gli altri" nel senso che augura agli altri il peggio. In preda al suo delirio di onnipotenza dovuto alla sua arroganza e al suo isolamento si "prende il diritto" di giudicare gli altri (e NON i loro peccati). Non a caso chi è arrogante "non vede la trave nel suo occhio ma le pagliuzze altrui...";
4) non prova compassione di nessuno tant'è che lui stesso diventa l'unica cosa che conta;
5) interagisce con gli altri in modo perennemente maligno cercando di far vedere la sua superiorità. Perciò tenderà a deridere le vite altrui (o a condannarle...) e cercherà di distogliere l'altro dal suo modo di essere sottomettendolo al proprio;
6) è perennemente sospettoso degli altri e del loro modo di amarsi.
e così via.

Ma l'inferno è anche la perdita della speranza ossia è "disperazione". Il soldato disperato finisce o nella catatonia o arriva ad inimicarsi tutti e condanna il mondo.

L'inferno è anche assenza di "fede" intesa come assenza di "fiducia". Il non fidarsi di nessuno distrugge ogni legame e lascia nella "solitudine esistenziale".

Citazione di: Freedom il 02 Gennaio 2017, 23:55:14 PMPenso che l'inferno sia il vivere senza gioia, senza amore, senza speranza di una vita eterna. Che cos'è la vita se non è eterna? E se l'eternità non è contestualmente gioia? Un inferno!

"Vita eterna"... molti dicono che sperare nella sopravvivenza del proprio io è una forma di egoismo e non hanno tutti i torti. Se uno spera solo per la propria sopravvivenza dopo la morte ne consegue che penserà in vita solo a se stesso. Questo sembra contro il cristianesimo ma c'è una citazione evangelica che mi ha sempre fatto riflettere:
"Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà"
Ossia chi vuole salvare più di ogni cosa se stesso è destinato all'esclusione, alla solitudine esistenziale. La seconda frase invece non è così chiara: vuole forse dire che dobbiamo martirizzarci all'istante, autoflagellandoci e cercare di convincere gli altri, con le nostre ferite, a fare lo stesso? Vuole forse dire di andare a fare crociate contro "il nemico" (tra l'altro in perfetto contrasto con altri precetti ("AMA il tuo nemico", "porgi l'altra guancia" ecc)...)? La mia interpretazione è così: impegnarsi ad andare oltre all'egoismo per andare oltre alla "solitudine esistenziale".
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Apeiron

Citazione di: paul11 il 03 Gennaio 2017, 11:13:52 AM.................spiego meglio il concetto storico. le più antiche scritture non parlano di spiritualità come viene intesa comunemente oggi. Sia i Sumeri che gli Ari intendono trasmettere alle generazioni future delle tradizioni culturali. Ad esempio i libri Veda degli Arii sono un corpus eccezionale d iscritti, una vera e propria enciclopedia che intende trasmettere un sapere. Furono i primi commentari nei Vedanta e delle Upanisad che costruirono il Brahmanesimo e quindi l'Induismo e poi allora il concetto di atman prende piede e infine il giainismo e il buddismo . La stessa cosa avviene nel passaggio fra civiltà sumerico-accadica in assiro-babilonese e costruzione infine dalla cultura ebraica identificativa di un popolo . Quindi il concetto "spirituale" avviene nel passaggio e contaminazioni di civiltà. ma all'inizio anche nel concetto di spirito o atman non è ancora intriso del significato ellenistico della filosofia greca che separa nettamente quel'antico infero e supero . Una sotto-chiave di lettura è che ad un certo punto della storia la Terra stessa viene identificata come mortificazione dell'esistenza da quì l'espiazione di una colpa nell'esistenza terrena.ma così non fu all'inizio delle culture sumeriche e dei Veda. La volta celeste non era identificata ancora come "lontana" dalla Terra e gli dei abitavano i monti, quindi ila Terra che confina con il cielo, ed abitavano quindi con gli uomini come dei o semidei. L'errore antropologico è d ipensare che lu'omo a dun certo punt oesplora i monti, le foreste, naturalisticamente acquisice conoscenze che sottraggono quindi a lmito i significati.La relazione è se l'uomo conosce fiscamente gl ide ispariscono. NO. Perchè il gianismo e il buddismo nascono per dare interpretazione alla relazione atman ed esistenza e quindi entra in gioco il karma e il dharma e la reincarnazione Lo stesso passaggio avviiene nella cultura occidentale, anche se ovviamente con significazioni diverse, ma con problemi di origine uguali ,vale a dire quale è il significato dell'esistenza se esiste lo spirito ? L'inferno delle spiritualità che separano corpo fisco e anima/spirito, oppure inteso come ciclo di reincarnazioni che evolvono in corpi fisici che dovrebbero raggiungere la perfezione e rompere quindi il ciclo dell'esistenza. Quì non c'è l'inferno, ma la signifcazione originaria è appunto il rapporto esistenza umana dentro le condizioni di natura con un corpo fisico nel divenire che nasce e muore contrapposto alla perfezione paradisiaca o del nirvana che è eterno. Non sono uguali, ma le similitudini sì, perchè il sistema di relazione ha basi ontologiche e significazioni simili; la terra è già maya e inferno, per cui i desideri, i piaceri sono invece il luogo del dolore e della sofferenza in quanto inestinguibili per il corp ofisic oche continuamente li richiede per soddisfarsi, al contrario la perfezione o abita in un aldilà o vine vinta vincendo la sfera dei desideri che corrompe lo spirito /atman Ho semplificato la stesua, ma spero di aver fatto passare i concetti Personalmente ritengo che l'errore occidentale sia la dicotomia netta fra corpo e spirito, questo dualismo che contamina il concetto di esistenza di vita in un corpo fisico che fa quindi vivere la spiritualità in contrapposizione troppo spesso con l'esistenza e quindi non aiuta a vivere.

L'uomo è corpo e anima (o forse corpo, anima e spirito). D'altronde l'amore è anche una questione "carnale". Quello che vedi tu in realtà è un difetto della filosofia pitagorico-platonica nella quale l'anima è "imprigionata" nel corpo. Nel cristianesimo (e anche nel "neoplatonismo") la materia non è una prigione lo diventa per chi vive solo di "carne" e per chi vive solo di "mente". Tant'è che si parla di "resurrezione dei corpi". Questo è l'unico motivo che non mi fa pensare a tale dottrina come una completa assurdità, anche se sinceramente ha i suoi problemi e le sue inconsistenze (banalmente: il corpo che mi "becco" avrà l'aspetto odierno, quello del giorno in cui muoio... può d'altronde esserci un corpo senza un divenire? - contro-obiezione: tale dottrina è oltre la tua comprensione, il corpo lo avrai ma ora non puoi immaginartelo perchè parli col linguaggio del mondo del divenire e non con quello dell'eternità...)...
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Sariputra

Sia che s'intenda come un luogo oppure come uno stato dell'animo, l'inferno, per essere veramente inferno, ha bisogno di essere abitato. E chi sono gli abitatori delle tenebre sulfuree ? Sono i démoni, quegli esseri dal viso abbruttito, deforme, macchiato dall'eccesso di godimento che ha reso pesante come piombo la loro coscienza e li ha fatti precipitare in basso, scesi sotto il fondo della loro bara, giù sempre più giù in mondi infernali dove si agitano come asura, in preda del loro stesso desiderare, rimasto insoddisfatto. Allora si avventano nelle altrui coscienze per godere ancora, per saziarsi di piaceri, per guardarsi con altri occhi che nascondano le loro mostruosità. Hanno nomi che evocano antiche divinità pre-vediche: Indra, Agni, Soma, Rudra, Varuna...La loro bellezza è perduta  e disperano di tornare tra gli uomini e poi tra gli déi loro fratelli e la rabbia reitera il male , la sofferenza e l'inferno.
Chi non ha mai incontrato dentro di sé uno o più di questi esseri demoniaci? Non ricordate più i sogni puerili, nascosti sotto le coperte perché sentivamo la loro fetida presenza nel buio della cameretta? Il terrore quando colpivano le porte della nostra coscienza in meditazione? Piccoli e grandi venivano avanti paralizzandoci, finché abbiamo imparato ad osservarli e a capire che nulla potevano se noi non volevamo...Da quale abisso dell'inconscio mentale, dello spazio di vinnana, la dimensione senza dimensione della mente, salivano? Che cosa li evocava ? Perché ci volevano con loro nelle viscere del buio?
Potevamo forse liberarli? Restituirgli l'antico volto di Luce? Siamo forse il tramite della loro redenzione e del ritorno alla deità?

"Asura dalle mani d'oro, dalla corretta guida, colui che è (era) misericordioso, che aiuta (aiutava) , vieni verso di noi.
respingendo i démoni e gli stregoni, emergi dal buio ( dall'inferno ) deva da tutti invocato".
( Rig-Veda 1,35)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

giona2068

Premesso che l'uomo dovrebbe essere Spirito anima e corpo e che, se con il peccato perde lo Spirito e nello stesso momento l'anima si indebolisce e viene portata via dal corpo, se non si è  santi si è peccatori, dov'è la nostra anima in questo momento?
Per saperlo basta guardare il nostro volto. Se abbiamo il sorriso divino la nostra anima  è quantomeno nella tranquillità e/o serenità, ma se  non abbiamo il sorriso divino, anche se siamo ridenti e/o ghignanti, l'anima non si trova in un posto  tranquillo!
Come si chiama questo posto?
L'inferno esiste e il paradiso esiste basti pensare alla differenza di quello che sente chi ama e chi odia.
In ogni caso l'inferno esiste e non comincia dopo la morte ma comincia già su questa terra ed in particolare comincia quando l'anima si stacca dal corpo per far posto al peccato/satana/demoni.
Chi pensa che l'inferno non esista ci dovrebbe spiegare perché quelli che sono depressi o affetti da altre malattie simili soffrono così tanto!