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Aperto da acquario69, 25 Giugno 2016, 11:54:22 AM

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giona2068

#15
Carissimo Jean,
quanto affermi con rispetto e delicatezza è un qualcosa che fa sentire a chi ti ascolta che sei una persona quantomeno umana e, con i tempi che stiamo vivendo  non è poco, direi che è quasi raro.
Il problema è che quando parliamo del mondo invisibile, le cose cambiano radicalmente. Se hai l'occasione di leggere l'AP, nel capitolo 12 o giù di là, trovi scritto che satana dopo essere stato condannato a stare  mille anni nello stagno di zolfo (la parte più profonda dell'inferno) viene liberato per vedere se si fosse un po' convertito, ma ricomincia subito a sedurre gli uomini. La condizione di noi umani è di due tipi: O confidiamo nel Signore Dio o in satana direttamente o tramite le sue esche. Non c'è una terra di nessuno.
Quelli che confidano nel Signore Dio, fanno subito tesoro se quello che ascoltano è parola di verità e sentono che sia tale. Quelli che sono sull'altra sponda sono controllati giorno e notte dal loro capo, non sono loro a ragionare e non sono loro a decidere.
Memo: La cultura che rispetto e considero preziosa, in questo campo conta niente, essa appartiene al mondo visibile mentre qui si parla del mondo invisibile.
L'esperienza di chi sta combattendo è utile a tutti, anche se chi sta combattendo non ha ancora vinto, chi combatte ha scoperto l'esistenza del nemico e del pericolo che corre lui e l'intera umanità.
Secondo te, con po' di chiacchierate riusciremo a convincere lo stesso satana che non si è convertito dopo 1000 anni di stagno di zolfo? IO non dico no, dico che sia impossibile!
Per questo evito le diatribe fatte solo di parole, non perché mi sento migliore di qualcuno ma perché conosco questa verità che cerco di vivere entro i miei limiti.
So anche di essere una voce nel deserto, ma spero che quello che ho appreso serva comunque  per me, se non tutto almeno in parte.

Jean

Grazie Giona,

per l'apprezzamento e ancor più per la risposta. 

Nell'attesa di ricevere, se lo riterrà opportuno, quella di Maral, comincio con la tua, anticipando che in questa discussione il mio obiettivo non è di scovare contraddizioni, deficienze o lacune nelle risposte  e considerazioni di chiunque, non avendo le qualità e neppure l'inclinazione per poter giudicare alcunché.

Da quanto dici comprendo i confini che poni e ti poni in una discussione... non c'è che la metafora della guerra, (che richiami spesso, quella tra il bene e il male) per renderli chiari per il pubblico: come che sia accaduto, ti sei ritrovato in una prima linea, e quello che per chi non vi si trovi appare un resoconto dal fronte difficilmente verificabile, per te è la quotidianità della tua condizione di soldato o graduato.

D'altronde sei conscio tu stesso di quanto sia inusuale la tua situazione, affermando d'essere voce nel deserto e sperando almeno che ti torni utile l'esperienza maturata.
Potrebbe tornar utile anche ad altri, considera che la quasi totalità dei lettori del forum presumibilmente non è preparata ad affrontare tali argomenti nei modi in cui li esponi, quelli di un soldato che lasciato momentaneamente il fronte di guerra ne racconta gli orrori. 

Solo chi ne abbia vissuti di simili lo può davvero intendere... e nel caso è più vicino a comprendere quale sia la condizione di chi abbia perso entrambe le gambe chi ne manchi di una...

Per cui, Giona, mi azzardo a chiederti di tornare indietro e raccontare (è un invito, naturalmente) come sia accaduto di ritrovarti in guerra... quella persona (politicamente a sinistra, m'è parso di capire) che procedeva nel suo sentiero, cosa ha ascoltato, cosa gli è accaduto per indirizzarlo a quella e non altra biforcazione? 

Come mi interessano le discussioni mi interessa ancor più l'esperienza di vita delle persone. Raccontala, se vuoi, come meglio credi, senza o con dei particolari, nomi, circostanze, eventi... oppure fanne solo un conciso riassunto, così che alle parole di Giona possa associarne la persona, resa  dalla mia immaginazione.
 


Cordialmente

Jean

giona2068

#17
Citazione di: Jean il 29 Giugno 2016, 00:04:20 AM
Grazie Giona,

per l'apprezzamento e ancor più per la risposta.

Nell'attesa di ricevere, se lo riterrà opportuno, quella di Maral, comincio con la tua, anticipando che in questa discussione il mio obiettivo non è di scovare contraddizioni, deficienze o lacune nelle risposte  e considerazioni di chiunque, non avendo le qualità e neppure l'inclinazione per poter giudicare alcunché.

Da quanto dici comprendo i confini che poni e ti poni in una discussione... non c'è che la metafora della guerra, (che richiami spesso, quella tra il bene e il male) per renderli chiari per il pubblico: come che sia accaduto, ti sei ritrovato in una prima linea, e quello che per chi non vi si trovi appare un resoconto dal fronte difficilmente verificabile, per te è la quotidianità della tua condizione di soldato o graduato.

D'altronde sei conscio tu stesso di quanto sia inusuale la tua situazione, affermando d'essere voce nel deserto e sperando almeno che ti torni utile l'esperienza maturata.
Potrebbe tornar utile anche ad altri, considera che la quasi totalità dei lettori del forum presumibilmente non è preparata ad affrontare tali argomenti nei modi in cui li esponi, quelli di un soldato che lasciato momentaneamente il fronte di guerra ne racconta gli orrori.

Solo chi ne abbia vissuti di simili lo può davvero intendere... e nel caso è più vicino a comprendere quale sia la condizione di chi abbia perso entrambe le gambe chi ne manchi di una...

Per cui, Giona, mi azzardo a chiederti di tornare indietro e raccontare (è un invito, naturalmente) come sia accaduto di ritrovarti in guerra... quella persona (politicamente a sinistra, m'è parso di capire) che procedeva nel suo sentiero, cosa ha ascoltato, cosa gli è accaduto per indirizzarlo a quella e non altra biforcazione?

Come mi interessano le discussioni mi interessa ancor più l'esperienza di vita delle persone. Raccontala, se vuoi, come meglio credi, senza o con dei particolari, nomi, circostanze, eventi... oppure fanne solo un conciso riassunto, così che alle parole di Giona possa associarne la persona, resa  dalla mia immaginazione.



Cordialmente

Jean

Caro jean, a cosa ti serve collezionare biografie altrui? A niente, se le altrui esperienze non diventano per te un'esperienza indiretta per arrivare al credere. In ogni caso non c'è nulla di particolare nella mia vita anche se da studente mi sono trovato nel bel mezzo di un casino perché eravamo alla fine degli anni 60 e inizio 70. Per grazia non mi sono lasciato coinvolgere se non in maniera grosso modo teorica. Finito il tempo degli studi ho cominciato a lavorare con discreto successo ottenendo quanto mi ero umanamente prefissato, ma questo non mi bastava e a forza di cercare qualcosa che mi completasse mi sono imbattuto nella fede (non per caso) e da lì ho cominciato a scavare per scoprire cosa avessi ingurgitato in tanti anni. Il cantiere è ancora aperto.
Ciò che dico non è oggetto di discussione perché dico quanto ho trovato scritto e ho sperimentato scoprendo che quanto scritto è verità xché porta alla pace.
Ciò che si dice, ciò che si pensa e ciò che si scrive è inutile se non sfocia in un buon comportamento umano/sociale, fatto di rispetto per gli altrui pensieri e comportamenti.

Jean

Buongiorno a tutti,

il mio intervento iniziale (post 14) ha preso l'avvio dalle differenti considerazioni riguardo la figura del Medium - nella quale si identifica Daniele Guidi - particolarmente di Maral e Giona, che paiono agli antipodi.

Ho considerato che lo siano a causa dei loro diversi percorsi, l'uno intellettuale e l'altro di fede, secondo quanto appare a chi li legga. 
Nel caso, dopo aver introdotto una tale demarcazione, son sempre pronto a riconsiderarne i confini, a fronte delle osservazioni che mi venissero rivolte. 

Mi piace e condivido l'espressione di Giona "del cantiere aperto" e pur se in taluni suoi passaggi riscontro una certa rigidità, non ne faccio una questione dirimente poiché ci son molti modi di vivere i propri convincimenti, non potendo comprenderli tutti assumo per vere, salvo ricredermi,  le affermazioni di chi le professi.

Dopo le premesse ho delineato lo scenario nel quale avrei trattato gli eventuali contributi e, senza falsa modestia, visto che ci ho lavorato a lungo per renderlo il più neutro possibile - considerato il climax ascendente dei vostri scambi – sono soddisfatto dell'esito, quello d'ipotizzare un individuo che nel corso della sua esistenza ascolta i suggerimenti provenirgli da diverse direzioni... il resto è scritto.

Concludevo con una domanda, che per me non è retorica né di facciata, corrispondendo alla mia inclinazione nella frequentazione di (quella che ora chiamo riserva indiana) questo forum. 

Pur se potrei sbagliarmi, non mi pare possa essere fraintesa, ma mi deve esser detto dove e perché, per riformularla correttamente.

Dopo aver atteso quello che mi è sembrato il giusto tempo (una settimana), osservo che Maral non ha ritenuto opportuno rispondermi e me ne dispiace, ritenendo utilissime le sue competenze e gradita la sua persona. 

Nel rispettare la sua decisione e passar oltre, ripropongo la questione a tutti gli utenti:  ritenete un valore la coesistenza dell'opera di più utenti (del forum) a beneficio dei frequentatori prima ancora dell'importanza delle argomentazioni/convinzioni addotte?  
Intendendo trattarsi di opera "intellettuale", per quella di fede dispongo del contributo di Giona (pur non escludendo alcuno che volesse dir la sua).  
 

Nell'ulteriore attesa, riprendo a rispondere a Giona.

C'è qualcosa nelle biografie, una sorta di impronta vitale del soggetto, apprezzabile da chi ne abbia la sensibilità, sia vicino per intensità e motivazioni a specifiche esperienze/riflessioni, o desideri (per motivi insindacabili) conformar il suo agire e al limite la sua vita all'esempio che ne trae da quelle. 

Sicuramente tutti quelli che han letto di San Francesco non son arrivati a credere, come (presumo) abbia creduto in lui Innocenzo III: 

"Come il papa vedeva la basilica lateranense esser già prossima alla rovina; la quale era sostenuta da un poverello <si intende il beato Francesco>, mettendole sotto il proprio dosso perché non cadesse." https://it.wikipedia.org/wiki/Sogno_di_Innocenzo_III

Il cammino che le biografie e/o le storie di conoscenti, amici e sconosciuti una volta apprese percorrono nella mia coscienza non posso conoscerlo, se non a posteriori, quando eventualmente ne riscontrerò le tracce nella mia vita e nei miei comportamenti.

Non intendo mettere in discussione alcunché riguardi la fede d'ognuno, il mio è solo un intento conoscitivo, e fatto salvo il rispetto di pensieri, comportamenti e convincimenti, verificare come e quanto possa esser vicendevolmente scambiato per un arricchimento reciproco. 
Che presumo esser per tutti almeno uno degli scopi della frequentazione di questo forum.

Se possibile, prossimamente dovremo entrare nel merito del topic e servirà il meglio dei dispositivi del nostro cantiere per tenere incanalata la gettata di calcestruzzo...
 

Cordialmente
Jean

giona2068

Citazione di: Jean il 03 Luglio 2016, 17:11:17 PM
Buongiorno a tutti,

il mio intervento iniziale (post 14) ha preso l'avvio dalle differenti considerazioni riguardo la figura del Medium - nella quale si identifica Daniele Guidi - particolarmente di Maral e Giona, che paiono agli antipodi.

Ho considerato che lo siano a causa dei loro diversi percorsi, l'uno intellettuale e l'altro di fede, secondo quanto appare a chi li legga.
Nel caso, dopo aver introdotto una tale demarcazione, son sempre pronto a riconsiderarne i confini, a fronte delle osservazioni che mi venissero rivolte.

Mi piace e condivido l'espressione di Giona "del cantiere aperto" e pur se in taluni suoi passaggi riscontro una certa rigidità, non ne faccio una questione dirimente poiché ci son molti modi di vivere i propri convincimenti, non potendo comprenderli tutti assumo per vere, salvo ricredermi,  le affermazioni di chi le professi.

Dopo le premesse ho delineato lo scenario nel quale avrei trattato gli eventuali contributi e, senza falsa modestia, visto che ci ho lavorato a lungo per renderlo il più neutro possibile - considerato il climax ascendente dei vostri scambi – sono soddisfatto dell'esito, quello d'ipotizzare un individuo che nel corso della sua esistenza ascolta i suggerimenti provenirgli da diverse direzioni... il resto è scritto.

Concludevo con una domanda, che per me non è retorica né di facciata, corrispondendo alla mia inclinazione nella frequentazione di (quella che ora chiamo riserva indiana) questo forum.

Pur se potrei sbagliarmi, non mi pare possa essere fraintesa, ma mi deve esser detto dove e perché, per riformularla correttamente.

Dopo aver atteso quello che mi è sembrato il giusto tempo (una settimana), osservo che Maral non ha ritenuto opportuno rispondermi e me ne dispiace, ritenendo utilissime le sue competenze e gradita la sua persona.

Nel rispettare la sua decisione e passar oltre, ripropongo la questione a tutti gli utenti: ritenete un valore la coesistenza dell'opera di più utenti (del forum) a beneficio dei frequentatori prima ancora dell'importanza delle argomentazioni/convinzioni addotte?
Intendendo trattarsi di opera "intellettuale", per quella di fede dispongo del contributo di Giona (pur non escludendo alcuno che volesse dir la sua).  


Nell'ulteriore attesa, riprendo a rispondere a Giona.

C'è qualcosa nelle biografie, una sorta di impronta vitale del soggetto, apprezzabile da chi ne abbia la sensibilità, sia vicino per intensità e motivazioni a specifiche esperienze/riflessioni, o desideri (per motivi insindacabili) conformar il suo agire e al limite la sua vita all'esempio che ne trae da quelle.

Sicuramente tutti quelli che han letto di San Francesco non son arrivati a credere, come (presumo) abbia creduto in lui Innocenzo III:

"Come il papa vedeva la basilica lateranense esser già prossima alla rovina; la quale era sostenuta da un poverello <si intende il beato Francesco>, mettendole sotto il proprio dosso perché non cadesse." https://it.wikipedia.org/wiki/Sogno_di_Innocenzo_III

Il cammino che le biografie e/o le storie di conoscenti, amici e sconosciuti una volta apprese percorrono nella mia coscienza non posso conoscerlo, se non a posteriori, quando eventualmente ne riscontrerò le tracce nella mia vita e nei miei comportamenti.

Non intendo mettere in discussione alcunché riguardi la fede d'ognuno, il mio è solo un intento conoscitivo, e fatto salvo il rispetto di pensieri, comportamenti e convincimenti, verificare come e quanto possa esser vicendevolmente scambiato per un arricchimento reciproco.
Che presumo esser per tutti almeno uno degli scopi della frequentazione di questo forum.

Se possibile, prossimamente dovremo entrare nel merito del topic e servirà il meglio dei dispositivi del nostro cantiere per tenere incanalata la gettata di calcestruzzo...


Cordialmente
Jean


Carissimo Jean, il mio consiglio è fare attenzione a non filosofeggiare sulle cose spirituali, il pericolo è che si diventi come gli scribi e/o farisei.
La filosofia appartiene alla mente, mentre le cose di lassù appartengono al cuore, si possono capire tramite il sentimento e non hanno bisogno di essere dibattute. Ergo: Dove c'è dibattito non c'è il Signore Dio e dove non c'è Lui c'è il maligno.