Ma Dio...è buono o cattivo?

Aperto da Sariputra, 05 Settembre 2016, 16:59:31 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Jean

Buonasera (...buonasari),


proponendo l'episodio vissuto in gioventù nell'apertura del topic l'hai contestualizzato (... considerare un problema rapportandolo al contesto nel quale è maturato e si è manifestato, cosa che non mi sembra sia stata ben colta) e in quello, a mio avviso, va data (per chi voglia provarci) risposta.

Ovviamente qualunque altra direzione venga a prodursi non potrà che arricchire la discussione... ma alla fine, alla resa dei conti, abbiamo un ragazzino che è costretto (avendo coscienza della sua condizione) a confrontarsi col mondo e con la spiegazione del mondo, in questo caso operante nell'ambito religioso.

Per come l'hai proposta trovo del tutto appropriate le perplessità del giovane Sari e altrettanto idonea la sede e la persona a cui le manifesta (a chi altri doveva porle, all'insegnante di matematica?).

Ritengo che l'insegnante in questione nell'avvalersi  delle prerogative del suo ruolo abbia disatteso quelle dell'uomo unitamente a quelle del suo specifico status, da quel che ricordo la pecorella smarrita non val meno del branco disciplinato.

Ognuno (l'insegnante di religione) fa le sue scelte, che tuttavia ricadono in qualche modo sugli altri, forse una piccola parte del tuo percorso di vita deriva dalla mancata risposta d'allora.

Poiché non son molti (neppure io, beninteso) che riescono a cimentarsi con le problematiche postate dai pochi tenaci ardimentosi qual sei, va dato merito a Giona che risponde ogniqualvolta ci si riferisca a tematiche spirituali.  
Attraverso il vostro scambio si son ben delineate le posizioni di chi ha trovato la sua fede e di chi s'interroga sulla presunta azione divina (avesse fede non s'interrogherebbe).

Così post dopo post la discussione si radicalizza perché i due mondi non possono comunicare, e sorvolare benevolmente (transeat) sulle argomentazioni altrui dà conto (anche) della fatica di (almeno) comprendersi...

Questo sino al tuo ultimo post, il 28, nel quale hai posto la questione linguistica e perciò della validità di fonti e interpretazioni delle stesse. 
Non come usa fare, quando interviene, l'amico Sebastian, bensì col procedere pacato e (a mio avviso) genuino di chi si mantenga aperto alle prospettive altrui (ti proclami seguace del Buddha e interroghi l'ebraismo).

Non è questione di complimentarsi con te ma di rendere merito al cambio di prospettiva che hai saputo introdurre nella discussione.
 


Adesso ti dico la mia: m'immagino che tu sia quell'insegnante di religione che dopo aver così approfondito la questione risponda al giovane Jean (altrettanto in credito con la fortuna, diciamo così...)

" Sì, anche il male viene da Dio, ma non è per cattiveria che te lo manda, ma per farti crescere, per essere una persona adulta".

Forse neppure il giovane Giona si sarebbe accorto della possibile blasfemia insita in cotal risposta (avendo incontrato la fede ben più avanti nella sua vita, così mi è parso di capire) e forse destandogli qualche perplessità un male che colpisca senza cattiveria... avrà ascoltato la risposta di Jean:

"E 'sti qua? Non devono diventare adulti, loro ?"...

e paragonando la sua condizione a quella dello sfortunato compagno l'avrà trovata congrua e ben posta, quanto la logica di un tredicenne permetta.

Così i due, il giovane Jean e il giovane Giona avranno guardato entrambi il professore in attesa di quel verdetto Salomonico che taglia la testa al toro (al dubbio).

Ma questa è un'altra storia, in un vecchio forum polveroso...
 



Cordialmente,

Jean

Duc in altum!

**  scritto da Sariputra:
CitazioneRiprendendo l'amaro interrogativo  dell'inizio, ""Dio...quel Dio...è buono o cattivo?", e spulciando l'immensa biblioteca di Villa Sariputra, Sotto il Monte, di là della Contea, ho cercato risposta negli scritti dei fratelli maggiori nella Fede, gli Ebrei . Ho pensato che, essendo la spiegazione intimamente connessa con il linguaggio usato nei testi sacri, chi poteva spiegarla in modo più preciso di coloro che hanno scritto quei testi e usato per secoli la lingua?
Certamente può risultare interessante la spiegazione ebraica, ma senza la luce del Nuovo Testamento, resta un'interpretazione limitata, così come la teoria della retribuzione, che gli ebrei continuano a venerare, dalla Genesi (senza tener conto di 1Gv4,8.16: Dio è amore; stop, non esiste il male in Dio), come coordinata da seguire per comprendere il perché accadano o accadano delle situazioni, buone o cattive, all'uomo.

Soffermarsi a ragionare troppo sul fatto che il male è inevitabilmente un volere divino, e non un'opera del libero arbitrio, conduce senz'altro a credere, quindi ad aver fede, che se Dio l'ha voluto, io sono più che giustificato nel commettere il male.
San Paolo è chiarissimo: "...Se alcuno crede di sapere qualche cosa, non ha ancora imparato come bisogna sapere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto..." (1Cor8,2b-3) --- gli Ebrei credono (ancora oggi) di sapere, ma non amando il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nella fattispecie di Gesù, non sono più conosciuti da Dio (anche se Dio essendo fedele mai verrà meno alla sua alleanza con il popolo giudeo, infatti nessuno mai riuscirà ad eliminarli, come invece è già accaduto per romani, fenici e persiani, grazie a Dio e non perché bravi e belli), dove conoscere sta per fare esperienza pratica, conoscere empiricamente, avere un rapporto di amicizia, fare conoscenza di qualcuno: "...ora Adamo conobbe Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino --- e se dunque non facciamo "conoscenza" di Dio è solo per mancanza di fede (e si ricomincia daccapo), che altro non significa: poco amare, poco amare Dio o non amarlo per niente.
Dio non può essere cattivo, il male non può esistere dove esiste Dio, altrimenti siamo robot o personaggi animati nel suo video-game, e il merito nello scegliere e decidere non esiste ...o no?!?!
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Sariputra

Citazione di: Duc in altum! il 09 Settembre 2016, 09:56:03 AM** scritto da Sariputra:
CitazioneRiprendendo l'amaro interrogativo dell'inizio, ""Dio...quel Dio...è buono o cattivo?", e spulciando l'immensa biblioteca di Villa Sariputra, Sotto il Monte, di là della Contea, ho cercato risposta negli scritti dei fratelli maggiori nella Fede, gli Ebrei . Ho pensato che, essendo la spiegazione intimamente connessa con il linguaggio usato nei testi sacri, chi poteva spiegarla in modo più preciso di coloro che hanno scritto quei testi e usato per secoli la lingua?
Certamente può risultare interessante la spiegazione ebraica, ma senza la luce del Nuovo Testamento, resta un'interpretazione limitata, così come la teoria della retribuzione, che gli ebrei continuano a venerare, dalla Genesi (senza tener conto di 1Gv4,8.16: Dio è amore; stop, non esiste il male in Dio), come coordinata da seguire per comprendere il perché accadano o accadano delle situazioni, buone o cattive, all'uomo. Soffermarsi a ragionare troppo sul fatto che il male è inevitabilmente un volere divino, e non un'opera del libero arbitrio, conduce senz'altro a credere, quindi ad aver fede, che se Dio l'ha voluto, io sono più che giustificato nel commettere il male. San Paolo è chiarissimo: "...Se alcuno crede di sapere qualche cosa, non ha ancora imparato come bisogna sapere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto..." (1Cor8,2b-3) --- gli Ebrei credono (ancora oggi) di sapere, ma non amando il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nella fattispecie di Gesù, non sono più conosciuti da Dio (anche se Dio essendo fedele mai verrà meno alla sua alleanza con il popolo giudeo, infatti nessuno mai riuscirà ad eliminarli, come invece è già accaduto per romani, fenici e persiani, grazie a Dio e non perché bravi e belli), dove conoscere sta per fare esperienza pratica, conoscere empiricamente, avere un rapporto di amicizia, fare conoscenza di qualcuno: "...ora Adamo conobbe Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino --- e se dunque non facciamo "conoscenza" di Dio è solo per mancanza di fede (e si ricomincia daccapo), che altro non significa: poco amare, poco amare Dio o non amarlo per niente. Dio non può essere cattivo, il male non può esistere dove esiste Dio, altrimenti siamo robot o personaggi animati nel suo video-game, e il merito nello scegliere e decidere non esiste ...o no?!?!

Quando il Deutero-Isaia proclama: Io sono Dio e non c'è altro all'infuori di me; all'infuori di me non c'è divinità. Affinché sappiano dall'oriente all'occidente che non c'è nulla all'infuori di me ... Dio forma la luce e le tenebre, fa la pace e crea il male. Io sono Dio, che faccio tutte queste cose (Is 45,5-7), la distinzione che mette in campo la riflessione teologica ebraica riguarda proprio il termine "male". Male, in questo contesto, riguarda il male naturale ( le calamità, le malattie,ecc.) e non riguarda il male che viene compiuto attraverso la libera scelta, il libero arbitrio, dall'uomo. Dio crea la "possibilità" del male insita nell'uomo. Questa possibilità di essere tentato a "voler di più", a non accontentarsi, che è la molla che fa compiere il gesto di nutrirsi dell'albero della conoscenza, è l' ha-satan, che non viene inteso come un essere, ma come una possibilità data. Rientra sempre nel libero arbitrio dell'uomo aderire o meno a questa possibilità, a questo voler sempre di più...
Non è quindi un deresponsabilizzarsi, anzi, si assume forse una ancor maggiore responsabilità morale in quanto non è presente l'elemento "Grazia". Il peccato di Adamo ed Eva non è quindi un evento irreversibile che richiede la grazia di Dio per redimere l'uomo, ma un atto a cui si può rimediare attraverso una condotta morale di vita e nell'osservanza del Decalogo che Dio stesso fa scrivere a Mosè sul Sinai. Il perchè Dio concede e determina nell'uomo questa possibilità di fare "anche" il male è oggetto di riflessione , anche molto diverse, all'interno dell'Ebraismo. Alcuni rabbini la intendono come un processo di crescita dall'età infantile (Adamo ed Eva nell'assoluta tranquillità dell'Eden) all'età adulta in cui, proprio attraverso la conoscenza, si arriva a comprendere ed amare Dio. Infatti l'amore di Adamo e di Eva per Dio e tra loro due è simile, nella visione rabbinica, all'amore infantile che dipende in tutto e per tutto dai genitori. La possibiltà del male permette di passare ad un amore "adulto" verso Dio, un amore fondato sulla libera scelta.
Un'aspetto interessante che il Cristianesimo ha via via abbandonato nella storia e il concetto di "alimento". Per l'ebreo l'atto del mangiare è fondamentale e i vari divieti partono proprio dal quel fondamentale divieto primordiale ( "non ti ciberai dell'albero."..) dato da Dio all'uomo. La presenza di Dio si manifesta sempre con il cibo ( la manna nel deserto, l'agnello nella Pasqua,ecc.) perchè , per loro, il primo fondamentale impulso del fanciullo ( in questo caso di Adamo e di Eva) è quello di portarsi tutto alla bocca. Il bambino inizia a conoscere il mondo portandoselo alla bocca, mangiandoselo per così dire. Anche Adamo ed Eva iniziano a conoscere il mondo , con i suoi affanni e la sua durezza, "portandoselo alla bocca", mangiando dell'albero. Trovo affascinante questo concetto e, se mi è permesso, con umiltà, trovo la loro interpretazione di Genesi più "lineare", meno controversa di quella cristiana. E' un'interpretazione che si presta ad un minor numero di paradossi logici.
Alla fine della Storia, con l'avvento del Messia, il Leviatano, questo mostro mitologico, diventa cibo commestibile. Israele compirà il suo destino nel cibarsi ( come nella prima volta in Eden) della carne del  Mostro e con la sua pelle costruirsi le tende che lo riparano.
Non si tratta, caro Duc, di "soffermarsi a ragionare troppo", ma è un aprirsi, come un respiro che si deve tentare con entrambi i polmoni...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Duc in altum!

Tratto dalla seconda lettura di oggi a Messa:
Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero: io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza (senza saperlo), lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. 1Tm 1,12-14
...
Sperimentare che Dio solo può colmare la nostra ignoranza (anche essendo più che dotti come lo era Saulo) è possibile per grazia ricevuta o per grazia richiesta.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

giona2068

Citazione di: Duc in altum! il 11 Settembre 2016, 20:23:58 PM
Tratto dalla seconda lettura di oggi a Messa:
Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero: io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza (senza saperlo), lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. 1Tm 1,12-14
...
Sperimentare che Dio solo può colmare la nostra ignoranza (anche essendo più che dotti come lo era Saulo) è possibile per grazia ricevuta o per grazia richiesta.

Si è vero, il Signore tutto può, ma non è detto che lo faccia sempre. Lui ci chiama e ci fa vedere quello che è utile e necessario per la salvezza della nostra anima, ma dopo sta a noi fare il resto. Se S. Paolo non avesse scoperto, ammesso e combattuto con il Suo aiuto che era sotto il dominio del maligno: "Non faccio ciò che voglio e faccio ciò che più mi ripugna", non sarebbe arrivato ad essere quello che  è.  In ogni caso la sua fu una chiamata molto forte, una rivelazione/grazia, perché doveva fare una missione: Portare il santo Vangelo nel mondo. La nostra chiamata, tutti siamo chiamati, non è uguale a quella sua, ma se diremo eccomi con tutto il cuore e poi ci impegneremo il merito potrà anche essere grande. L'importante è combattere in ogni istante e riconoscere il serpente che si annida ovunque, ivi compreso il nostro corpo tramite superbia, orgoglio, egoismo, desideri carnali, cupidigia ecc...., ma oltretutto sono importanti due cose: Non mandare l'oggi al domani e non credere di essere già a posto.  
Se non fosse determinante il nostro impegno, unito al Suo aiuto, nessuno finirebbe all'inferno del quale ci ha abbondantemente parlato perché nessuno sarebbe colpevole.
La grazia è la luce per conoscere come siamo messi, vedi ladrone di dx, il resto è nostro dovere.
Il Signore è la nostra salvezza.

Duc in altum!

@giona2068

Condivido la tua riflessione, ma il fine della mia argomentazione era di portare l'attenzione sul fatto che Saulo, che aveva già raggiunto, il giorno della folgorazione, una cultura accademica più che notevole, riconosce che lontano (quindi anche assenza parziale) dalla fede in Gesù era ignorante, non sapeva, quindi non conosceva, non poteva conoscere o discernere ciò che è buono da quel che è cattivo. Anche se nei fatti, ancor oggi, si continui ad illudersi di essere esperti in questa virtù divina.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

giona2068

Citazione di: Duc in altum! il 13 Settembre 2016, 10:08:08 AM
@giona2068

Condivido la tua riflessione, ma il fine della mia argomentazione era di portare l'attenzione sul fatto che Saulo, che aveva già raggiunto, il giorno della folgorazione, una cultura accademica più che notevole, riconosce che lontano (quindi anche assenza parziale) dalla fede in Gesù era ignorante, non sapeva, quindi non conosceva, non poteva conoscere o discernere ciò che è buono da quel che è cattivo. Anche se nei fatti, ancor oggi, si continui ad illudersi di essere esperti in questa virtù divina.

E' proprio così e non a caso è scritto che senza di Lui non possiamo fare nulla, ma questo è un principio che riguarda chi da impuro/peccatore vuole redimersi. Esempio la Veronica non sapeva nulla di religione, era una romana pagana, ma nel suo cuore il Signore Dio c'era perché subito ha riconosciuto il Signore al contrario di Saul/Paolo che perseguitava i credenti nel Signore Gesù. Lo stesso dicasi per i bambini innocenti. In ogni caso per quanto ci riguarda abbiamo bisogno di Lui in quanto non siamo/sono quello che siamo/sono.
Considero questi dialoghi alla stessa stregua di chi compera tanti specchi e li porta a casa , ma se alla fine non si specchia per vedere il suo sporco, rimane sporco per non aver voluto vedere il suo volto sporco. Se la luce, che per Sua grazia ci viene data, non la usiamo per vedere la nostra impurità finiremo per assomigliare a quegli scribi e farisei che sapevano tanto ma non si accorgevano di come erano messi.
Per fare questo passo occorre vincere la superbia, l'orgoglio e l'egoismo che sono "virtù" di satana e fanno da portinai davanti al ns cuore.

Sariputra

Giona e Duc
Un bambino , uscito di casa, se ne rientra tutto eccitato e gioioso:-Papà- urla- ho visto un sacco di cose fuori dalla casa, mi piacerebbe farci amicizia!-
-Figlio mio- risponde il padre- le uniche cose che ti possono servire sono tutte dentro questa casa.-
-Ma papà- mi sembra che ce ne siano anche fuori di  interessanti e che forse potrebbero servirmi.-
-Tu devi avere fede che solo queste qua dentro ti sono utili.-
-E con quelle fuori come devo fare?-
-Non vederle, figlio-
-E se lo ho già viste?-
-Non desiderarle.-
-Perché?-
-Perché sono opera del maligno, che vive fuori dalla casa.-
-Ma io non vedo tutta questa differenza con le cose che tu hai messo dentro questa casa...-
-Per vedere la differenza devi prima aver fede che le cose che sono dentro sono quelle che ti servono.-
-E come faccio ad avere questa cosa...la fede?-
-Devi fidarti...-
-Di chi?-
-Ma di me naturalmente...-
-E...scusa papà, non ti arrabbiare...se non ci riesco?-
-Devi pregare...-
-Chi devo pregare?-
-Sempre il tuo papà, no?-
-Perché?-
-Perchè ti convinga che quello che ti ho detto è vero...Solo quando sarai convinto da me che quello che ti dico è vero vedrai che è vero.--
-E...non posso più uscire?-
-Anzi! Devi uscire solo che, tutto quello che vedrai fuori, saprai che non ti serve.-
-Figooo!- esclama il bambino- allora , dai, convincimi!-
-Prima devi aver fiducia in me...-
-Papà...come faccio ad aver fiducia in te?-
-Devi amarmi. Mi vuoi bene?-
Il bimbo si guarda attorno perplesso...poi: -Dov'è andata la mamma?-  ;D
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Duc in altum!

@Sariputra


Dialogo fra due gemelli nel grembo della madre

Nel ventre di una donna incinta si trovavano due bebè e fra loro avviene questo dialogo:
– Tu credi nella vita dopo il parto?
– Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello saremo più tardi.
– Sciocchezze! Non c'è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita?
– Non lo so, ma sicuramente... ci sarà più luce che qua. Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca.
-Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d'alimentazione ...

Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere. Il cordone ombelicale è troppo corto.
– Invece io credo che debba esserci qualcosa. E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.
– Però nessuno è tornato dall'aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita. E in fin dei conti, la vita non è altro

che un'angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla.
– Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremmo la mamma e lei si prenderà cura di noi.
– Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora?
– Dove? Tutta intorno a noi! E' in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.
– Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista.
– Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il nostro mondo.

– Sai? ... Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa .
;D
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Sariputra

E' una storia molto bella, molto tenera. Ti faccio i miei complimenti. Spiega bene quello che è il senso di una "fede" , di una fiducia verso qualcosa di sconosciuto.
E' vero che il tutto appare condizionato dal fatto che conosciamo l'esito " a posteriori" della vicenda dei due gemelli.
Il problema posto però non è risolto. La mamma che porta in pancia i due bambini è buona o cattiva ? Perchè al bimbo che si sente accarezzato potrebbe ribattere l'altro a cui sembra di essere "sballottato"...e la vita che li aspetta dopo il parto è migliore o peggiore di quella che stanno vivendo?...In ogni caso nessuno dei due bimbi può essere giudicato per il suo sentire...
Il bimbo che prospetta un avvenire migliore, un'altra vita, e la descrive, non potrebbe nemmeno concepire l'idea  se "qualcuno" non gliela avesse prospettata.
Quindi il punto nodale resta quello del credere in una "rivelazione"...la quale, dal mio punto di vista, deve avere una coerenza interna per aver più possibilità di essere creduta dall'"ignaro di tutto".
Ancora complimenti per lo scritto. :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

giona2068

Sì, la storiella è molto bella e molto tenera e oltretutto molto calzante. Il gemello che è convinto di una vita dopo il parto non spera ma è certo anzi sente che la mamma è tutt'intorno a loro. Dove ha imparato tutto questo? Da nessuna parte perché il suo sapere  non è frutto di una ricerca/cultura, ma è il frutto di un sentire. Questa è la vera fede, un sentire che trova conferma in ogni istante nel gustare la vita e non ha bisogno di altre prove. Noi viviamo nello spazio e lo spazio è il cuore del Signore Dio, esattamente ciò che sente il gemello quando dice che la mamma è il tutt'intorno a loro.
Rimane da rispondere a chi dubita della bontà/giustizia  del Signore Dio, ma a costoro possiamo rispondere con una domanda: Secondo Voi il Signore Dio della pace e dell'Amore che da vita agli umani, la quale fra l'altro è gioia  se restiamo puri, potrà mai  essere cattivo?
Non dimentichiamo comunque che molte volte ci specchiamo negli altri, così pensiamo di vedere la loro cattiveria mentre stiamo vedendo la nostra. Il prossimo è l'incarnazione del Signore Dio. 

Sariputra

@Giona e Duc

Ma la fede, l'"aver fede", è una certezza o una speranza? Come la sentite voi intimamente? Vi sentite certi che Yeoshwa vi aiuterà o lo sperate? O come Dante nel Paradiso pensate che "Fede è sustanza di cose sperate"? O come Saulo di Tarso dice: "La fede è convincimento delle cose che si sperano, rivelazione di quelle che non si vedono" (Ebrei 11,1) ?
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Duc in altum!

@Sariputra

Per me, attraverso le mie esperienze, e come dice San Francesco:

Preghiera davanti al Crocifisso


O alto e glorioso Dio,
illumina le tenebre  

del cuore mio.
Dammi una fede retta,
speranza certa,  

carità perfetta
e umiltà profonda.
Dammi, Signore,
senno e discernimento
per compiere la tua vera

e santa volontà.
Amen.


...è speranza certa.
Anche se il versetto di san Paolo mi definisce molto, però così tradotto: "La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono".
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Sariputra

Riecheggiandomi  nella mente le parole di Jean a riguardo dei due mondi incomunicabili, o che paiono tali: Il mondo della certezza , della fede e quello dell'incertezza, dell'incredulità, riporto un passo del papa emerito Ratzinger che invece tenta una sintesi, quasi un profondo bisogno di comunicare tra loro che hanno queste due realtà, al di là di ogni dogmatismo: 

E' la struttura fondamentale del destino umano poter trovare la dimensione definitiva dell'esistenza unicamente in questa interminabile rivalità fra dubbio e fede, fra tentazione e certezza. E chissà mai che proprio il dubbio, il quale preserva tanto l'uno quanto l'altro dalla chiusura nel proprio isolazionismo, non divenga il luogo della comunicazione. Esso, infatti, impedisce ad ambedue gli interlocutori di barricarsi completamente in se stessi, portando il credente a rompere il ghiaccio col dubbioso e il dubbioso ad aprirsi col credente; per il primo rappresenta una partecipazione al destino dell'incredulo, per il secondo una forma sotto cui la fede resta – nonostante tutto – una provocazione permanente.
Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico 2005
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Riccardo

Per quel che ne so io, che non sono un esperto di religione, se fai come dice Dio allora egli ti premia (paradiso, serenità, harem pieno di donne, a seconda di quale Dio credi), se invece non fai come dice lui ti punisce (piaghe, condanna all'Inferno e svariate altre amenità sempre a seconda della religione).
A casa mia si chiama CORRUZIONE il primo caso e INTIMIDAZIONE il secondo, perciò direi che si, Dio tira più al cattivo che al buono.

Discussioni simili (1)