Ma Dio...è buono o cattivo?

Aperto da Sariputra, 05 Settembre 2016, 16:59:31 PM

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Sariputra

Tra pochi giorni ricomincia la scuola per milioni di ragazzi. Mia figlia si sta preparando, consulta le amiche, ritira i nuovi libri di testo, osserva il guardaroba...
Proprio in questo clima settembrino i ricordi si affollano nella mente . Alcuni, ben sepolti, altri sempre presenti e dolorosi. Dalle nebbie della memoria , seguendo in parte la cerimonia di santificazione di madre Teresa, in parte preparando il pasto domenicale , uno in particolare, a somiglianza di un folletto fastidioso, è riapparso da tempi lontani...
Mi trovavo a scuola , forse in terza media, con di fronte a me la figura autoritaria del vecchio insegnante di religione. Un uomo severo ma che sapeva allentare la tensione con innocue barzellette sui ragazzi e la loro voglia di studiare. Quel giorno la lezione verteva sugli attributi di Dio. Attributi numerosi e di facile dimenticanza per noi. Provo a riassumerli, sperando di non dimenticarne troppi :
Infinità, indipendenza, Immutabilità, immortalità, Sapienza, Bontà, Giustizia, Santità, Grazia, Conoscenza, Sovranità...
Dio rivela attraverso le Scritture questi attributi. Non tutto possiamo conoscere di Lui, ma solo quello che ci rivela...
Nella mia beata ingenuità, che confesso ancor oggi mi tormenta,  a precisa domanda dell'autorevole insegnante, che esigeva da noi il citarli, ne proposi uno che, al ricordar me ne vergogno, mi venne d'istinto. Non nego che un fuoco divorante divampava in me in quei giorni al mutar di fanciullezza e la mia affermazione quasi mi procurava un perfido piacere...
Alzai la mano di scatto e proruppi. -la Cattiveria!-
Immaginatevi gli Ohhhh!!! dei compagni  e gli Ahhhhh!!! delle compagne, frammisti a risatine di contorno,  a mo' di patate sul pollo. E' chiaro che vivevo, in quei tempi lontani, uno stato di malcelata insofferenza alla litania sulla bontà del Creatore, che vedevo manifestarsi in maniera così prodiga nei miei compagni e al contrario così tirchia nei miei confronti.  Ad un ragazzino non fa specie che gli si prospettino i doni che si suppone aver ricevuto...quando questi doni sono l'esatto contrario di quelli desiderati. E cosa può desiderare un tenero adolescente se non un aspetto adeguato ad attirar sguardi di giovani fanciulle e una salute che gli permetta almeno di partecipar alla vita degli altri? Cose normalissime che mi venivan negate dalle circostanze della mia ancor breve vita...
L'apparente sant'uomo che ci istruiva , dopo un'occhiata che dal torvo mutò rapidamente in benevolo nell'osservarmi , mi chiese il perchè di questa oltraggiosa uscita.
-Penso - risposi con la mia consueta timidezza che mi affligge e che imparai più avanti negli anni ad usare a mio vantaggio- che Dio sia anche cattivo perchè nel Libro della Genesi si dice che creò Adamo ed Eva nudi e che questi non sapevano di esserlo. Camminavano beatamente inconsapevoli per il Paradiso terrestre. Quello che non torna è perchè, se Dio non voleva che sapessero di essere nudi e che sapendolo si accoppiassero poi tra loro, mettendo al mondo noi tutti infelici, li aveva gia plasmati con perfetti e funzionanti organi riproduttivi atti ad adempiere alla missione? 
In verità , all'epoca il mio sarcasmo era fuori controllo per la mia morbosa condizione che mi spingeva al cinismo, usai termini diversi che potete immaginare...
Tra l'ilarità generale venni accompagnato alla porta, con stile, dal professore. Quasi mi parve di scorgere un sorriso trattenuto a stento sulle sue labbra.
Il problema però fu che...nessuno mi diede una risposta.
Allora lo chiedo alle entità che popolano il forum...Dio...Quel Dio...è anche Cattivo?
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

giona2068

Carissimo Sariputra,
il Signore Dio Onnipotente non è né buono né cattivo perché è GIUSTO.
In ogni caso nella Sua giustizia c'è la Sua misericordia - perdono per i peccatori pentiti - che possiamo chiamare bontà.
Nell'elencazione parziale degli attributi del Signore Dio non hai messo al primo posto che è Amore e Pace, i puntini puntini di solito sottendono gli elementi non principali di una lista non completata, ma non è il caso del quale parliamo.
Se credessimo  che Lui è Amore nei nostri riguardi non ci porremmo il problema oggetto di questo topic.
Il corpo nel quale è racchiusa la nostra anima non è quello da Lui creato ed è per questo che in esso pullulano i nostri desideri.
I desideri carnali dei quali parli sono la conseguenza della perdita del corpo glorioso che ci era stato donato, ossia un corpo uguale a quello del Signore risorto.
La causa di questa tragedia umana fu il peccato che permane in noi manifestandosi come desideri che ci sembrano naturali perché appartengono a tutti e siamo nati con essi incarnati in noi. Adamo ed Eva, prima di seguire satana, non sentivano queste porcherie e per questo anche se nudi non davano importanza ai loro genitali che, con il decadimento, li abbiamo trasformati/chiamati organi sessuali.
Se tornassimo puri li torneremo a chiamare organi genitali.
Se vuoi una conferma di questo guarda i bambini puri come non badano alla loro nudità.
Oltretutto, se tornassimo puri non saremmo assaliti dal dubbio se Lui sia buono o cattivo perché chi vive da puro Lo conosce in quanto la Purezza è proprio Lui in persona.
Per farla breve la tua è una bestemmia, anche se bestemmi pensando di non bestemmiare!
Non so se mi ringrazierai o rifiuterai per quanto ti ho detto, ma sappi che è verità.
L'amore per il  prossimo consiste nel partigli lo Spirito del Signore Dio; il Signore Dio è verità.
Buona serata.

Sariputra

#2
@ Giona
Il problema che si presenta riflettendo su tutto lo svolgimento dottrinale, al quale non si da risposta, è la contraddizione inerente alla causa dell'agire di Dio in apparente frustrazione del suo stesso creare.
Dio crea l'uomo a sua immagine e somiglianza, attraverso l'effusione del suo Spirito. Questo essere, corpo e anima, vive una dimensione trasfigurata, priva di peccato e priva della consapevolezza del bene e del male. Non avendo questa consapevolezza il suo agire è naturalmente e spontaneamente "buono". Il suo corpo trasfigurato è uguale al corpo risorto del Cristo e ai corpi che gli eletti troveranno alla fine dei tempi con l'avvento del regno e la resurrezione dai morti.  A questo punto, in questo quadro coerente, Dio crea e inserisce un elemento di tentazione ( la simbolica pianta del paradiso terrestre) e un essere demoniaco che ha il potere di entrare in questo Paradiso, ha il potere di tentare l'ingenuo e innocente essere umano, conosce il potere dell'albero e non teme la collera di Dio stesso.
Affermare che questo essere agisce "nonostante" Dio non ha senso logico in quanto un attributo di Dio è la Conoscenza del passato, del presente e del futuro. Sommato all'altro attributo, l'Onnipotenza, cioè l'assoluta padronanza di tutte le cause e di tutti gli effetti , permette all'Onnipotente di conoscere l'origine, lo svolgimento e il finale dell'avvenimento.  Dio però non interviene per salvare la sua nuova creatura, a sua immagine e somiglianza, dalla tentazione alla quale sa già che non saprà resistere. Addirittura crea i presupposti per la caduta. In effetti avrebbe potuto tranquillamente crescere un magnifico giardino privo dell'albero del bene e del male. Avrebbe potuto tranquillamente non creare un angelo che poi si sarebbe ribellato ( e che lui già sapeva che si sarebbe ribellato nell'istante stesso che lo ha creato). Avrebbe potuto determinare l'impossibilità di compiere il male alle sue creature, angeliche o umane.  Se anche , per un misterioso motivo, per svago personale, avesse concesso questa possibilità di continuare la sua opera malvagia al Satan, non sarebbe in egual modo responsabile  della tentazione dello stesso all'uomo? Se un buon padre di famiglia sa che il figlio malvagio intende uccidere il figlio minore (irruzione della morte nell'eden) e , invece che fermarlo, lo lascia fare conoscendo perfettamente l'esito finale, in più fornendolo egli stesso dell'arma per compiere il misfatto ( l'albero della conoscenza) con buon senso, o senso comune, lo definiresti ancora un "buon padre di famiglia"?  
Viene spesso obiettato che Dio tiene come massimo bene la "libertà" degli esseri da lui creati. Che tollera il male da questi compiuto nel tempo e nella storia per non alienare il dono supremo della libertà.
Che ama così tanto le sue creature che vuole , fino in fondo, che si "salvino" ( Satana stesso probabilmente si dovrebbe allora far rientrare in questa categoria che non può "sfuggire" all'amore supremo).
E qual'è la salvezza? Che le sue creature ritrovino la completezza del loro essere. il poter di nuovo assumere il corpo adamitico trasfigurato, il poter far ritorno nell'Eden ( Cieli nuovi e Terra nuova) alla Parusia e la fine dei tempi della storia. Questa però è esattamente la condizione iniziale . Rivestito di questo corpo immortale l'uomo non potrà più peccare ( il peccato è infatti morte e un corpo incorruttibile non può conoscere la morte). Quindi una condizione di libertà dalla possibilità di peccare era all'inizio ed è alla fine. Questo va a smentire il concetto che Dio non può creare esseri impossibilitati a peccare per non privarli della loro possibile libertà. Anzi , si afferma con forza che la condizione perfetta dell'uomo e di tutto il creato è proprio l'impossibilità del peccato e del peccare.
Se Dio è questo che vuole per vivere in comunione con le sue creature, perchè crea le cause e le condizioni per farle cadere? Perchè un tentatore, una tentazione e un corpo già costruito per peccare?
Per questo parlo di frustrazione nel creare la Sua stessa opera . A meno che...

P.S.  Il Dio cristiano è un Dio d'Amore. Il Suo volto ci viene rivelato da Yeoshwa . E' il volto di Yeoshwa stesso.
La tua frase il Signore Dio Onnipotente non è né buono né cattivo perché è GIUSTO. mi sembra più una concezione veterotestamentaria.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

giona2068

 Non esiste una concezione veterotestamentaria e/o una concezione neoveterotestamentaria, passami questo termine, perché la Sua parola è sempre la stessa nei secoli dei secoli.
A questo riguardo ha detto: Le mie vie non sono le vostre vie e i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri come me il cielo sovrasta la terra.
Quando ci cimentiamo per spiegare le Sue vie, diverse dalle nostre, con la logica delle nostre vie, facciamo un esercizio di stoltezza/superbia a causa dei nostri limiti.
Il Signore Dio sapeva con certezza quello che sarebbe successo, ma non l'ha voluto Lui.
Ha permesso il male perché ha il potere di trasformarlo in bene (vedi crocefissione del Signore Gesù) a condizione che ci sia ravvedimento.
Anche satana (ti consiglio di scriverlo con la minuscola per non esaltarlo) è una Sua creatura, ma non è stato creato per fare il maligno. Fare il maligno/ingannatore  lo ha scelto lui!
Il Signore Dio vorrebbe salvare anche lui.
Vedi Ap quando viene liberato dopo 1000 anni di stagno di zolfo, ma ricomincia a tentare gli umani e solo  a questo punto viene distrutto per sempre per non aver accettato di ravvedersi.
Occorre anche ricordare (ap) che il serpente antico venne scaraventato dal Signore Stesso su questa terra.
Perché?
Per mettere in prova l'uomo sul quale il serpente maligno non ha nessun potere se questi  non cede alle sue lusinghe.
Sì,  poteva creare un uomo incapace di peccare e poteva distruggere l'albero del bene e del male, ma sarebbe venuto fuori un uomo robot.
Il valore dell'uomo è la sua volontà e tutte le nostre tribolazioni, da Lui permesse, servono ad indurci a scegliere di non peccare per rimanere sempre in comunione con Lui che la vera vita.
Se così non fosse S. Paolo non avrebbe mai scoperto che le cose del mondo per la nostra anima sono spazzatura.
Lui ha fatto il progetto umano sulla base di quello che sapeva l'uomo avrebbe fatto disobbedendo ai suoi comandi, ma ci ha anche avvisati dicendo: Questi fatti devono succedere, ma guai a chi li causa.
Se così non fosse Giuda sarebbe il più grande benefattore.
Spero di non aver elucubrato troppo cercando di spiegare le Sue vie diverse dalle nostre e consiglio anche a te di non farlo perché satana esaspera i pensieri sperando di trovare uno spazio per insinuarsi.
La cosa giusta da fare è dire: Sia fatta la Sua volontà, ma per accettare questo occorre fede/credere.
Buona notte.

acquario69

dire che dio e' buono o cattivo credo sia sbagliato in partenza perché lo si riduce a qualcosa di umano ed antropomorfo.

casomai si può forse dire qualcosa sul bene e il male?!

anche qui mi limito a dire una cosa molto semplicemente ma che credo di aver capito bene e cioè' che il male emerge nel momento in cui ce' "separazione" (separazione dalla Natura nel senso più ampio possibile) e questa separazione e' l'uomo a deciderla.

Sariputra

Se accettiamo l'idea che le Sue vie non sono le nostre vie, oltre a non trovare più alcun senso in nessun tipo di riflessione teologica, circoscritta al'esclusiva esegesi dei testi sacri e privata del "perché", approderemo all'idea di sottomissione tipica dell'Ebraismo e dell'Islam. Nessun giudizio deve tentarsi su Dio, solo accettare supinamente e con devozione il suo inspiegabile agire, anche quando questo sembra cozzare con la ragione e la logica. Ossia viene ad anteporsi il credere al capire. Se credi puoi capire, ma non puoi capire per poter poi credere. Però il credere senza poter capire ha un reale significato? Si può veramente sopprimere il perché che nasce spontaneamente nel cuore? O , anche se sepolto sotto l'"abbandono" dato dal credere, lavora ancora come un tarlo , pronto a far crollare l'edificio che pensavamo di aver eretto sulla fede senza perché? Il perché di solito irrompe nelle nostre vite al mutare delle stesse. Un'improvvisa grave malattia, una perdita irreparabile, un dolore profondo, riportano immediatamente in superficie il perché , spesso sotterrando il credere. Credere che ritenevamo fosse solido e capace di resistere al vento doloroso dell'esistenza, scoprendo invece la nostra fragilità e la fragilità del nostro credere stesso. 
Scrivi: Il Signore Dio sapeva con certezza quello che sarebbe successo, ma non l'ha voluto Lui. Questa è la giustificazione "classica" che viene usata per poter non ricondurre a Lui il carattere doloroso, mortale dell'esistenza del creato. Questo ragionamento mi sembra inficiato dalle premesse stesse che sono interne agli Attributi della divinità. Tutto quello che è successo, e che Lui non avrebbe voluto che succedesse, poggia su cause e condizioni che solo Lui e non altri che Lui, essendo il Principio stesso, ha posto in essere. Lui ha creato la possibilità della rivolta nel dolore, la possibilità di conoscere il "male", la possibilità della tentazione del male. Tra l'altro viene pure da chiedersi: come può un essere che è solo Bene creare un simbolico "albero" del Bene e del Male e porlo al centro della sua creazione? Forse perchè conosce anche il male, ma  la Sua volontà non vuole aderire ad esso? Quindi l'elemento dissoluzione, morte, viene in essere da Lui nonostante Lui ? Ma questo non diventa un limite alla sua onnipotenza? Come può creare senza volontà di creare?
Il problema del male non si esaurisce solamente all'interno del  problema del libero arbitrio, e dell'eterna discussione su di esso. C'è una sofferenza, un male naturale che non trova giustificazione nel semplice considerare l'esistenza umana una "prova di volontà", un'esercizio poggiato su di esso.
Riporto un'interessante passo del naturalista David Attenborough su problema del male naturale :

« La mia risposta è che quando i creazionisti parlano di Dio che ha creato ogni singola specie come atto separato, citano sempre come esempi i colibrì, o le orchidee, i girasoli e le cose belle. Ma io tendo a pensare, invece, ad un verme parassita che sta perforando l'occhio di un bambino seduto sulla riva di un fiume in Africa Occidentale, un verme che sta per renderlo cieco. E chiedo loro, "Mi stai forse dicendo che il Dio in cui credi, che tu dici anche essere un Dio infinitamente misericordioso, che si prende cura di ciascuno di noi individualmente, stai proprio dicendo che Dio ha creato questo verme che non può vivere in nessun altro modo se non nella pupilla di un bambino innocente? Perché ciò non mi sembra coincidere affatto con un Dio pieno di misericordia".
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

paul11

#6
Sariputra,,
il vero problema, che implicitamente, poni, è la condizione  umana di fatto: perchè sono al mondo? Che cosa ho fatto per meritarmi dolore, gioia ,sofferenza e infine morire?
Le risposte o sono religiose, o sono antropologiche, o sono filosofiche.

Religiosamente tutte le tradizioni non possono che accettare il fatto che si esiste, si è al mondo. Il problema delle parusie ed escatologie, ovvero di risposte e di destini, di percorsi e significazione ,è la razionalizzazione nel dominio religioso, fra la condizione dell'essere gettati nel mondo,parafrasando Heidegger, e il senso dell'Essere.

C'è chi dice, non le religioni nella loro tradizione, che l'inferno sia già quì. C'è chi dice che sia una "prova" per un aldilà(tutte le religioni monoteiste).

Ma a tutti è chiaro un concetto: nessuno conosce il disegno divino, le risposte esistenziali dell'essere quì a vivere e quel disegno inesplicabile non è attribuibile dentro una regola estetica del bello o brutto, o valoriale del giusto  o sbagliato.

Detto in altri termini, "se sono quì, deve esserci una ragione superiore che la mia coscienza può solo lontanamente intuire e la ragione razionalizzare, ma la mia mente è troppo debole per leggere il disegno divino, per cui accetto la volontà divina e ame tocca di capire e comportarmi nelle regole che quello stesso disegno impone ".

giona2068


In risposta a Sariputra
In buona sostanza vuoi anteporre la tua ratio o quella umana alla logica divina che  il più delle volte sovrasta la nostra capacità d'intendere.  
In altre parole ti poni al disopra di Lui o quantomeno al suo pari per redarguirlo/correggerlo/ disapprovarlo!
In questo caso sei più gran de di "lui", ma se guardi bene questo è lo stesso errore che hanno fatto gli angeli ribelli, che poi sono diventati demoni, e/o Caino.
La fede fondata sulla  ragione non è fede vera ma fede mentale, la fede vera non è un sapere ma un sentire.
Nella fede fondata sul sentire non c'è sottomissione ma unicità di sentimento.
Infatti la sottomissione ha per fondamento la mancanza di alternativa mentre l'adesione ha per fondamento il sentire comune che nasce dalla Sua presenza vivificante in noi.
Quando perdiamo il Suo Spirito per aver creduto ad altro (il male) mettiamo in discussione il Suo agire perché perdendo il Suo Spirito di verità abbiamo perso la nostra verità.
Lo "spirito" che ospitiamo al Suo posto è superbo ed orgoglioso, non cede, giustifica tutto il suo fare e oltretutto diventa antagonista perché  convince l'uomo di essere carne e lo induce a leggere le opere, di chi mira alla salvezza dell'anima, con la logica della salvezza del corpo.
Così crea ribellione, miscredenza, guerra, rifiuto eccetera....
Ripeto: Il mio consiglio è non elucubrare troppo per non lasciare spazio al maligno di insinuarsi. A questo riguardo prova a rileggerti il dialogo fra Eva e satana che porto Eva stessa fuori strada!

Duc in altum!

**  scritto da Sariputra:
CitazioneNessun giudizio deve tentarsi su Dio, solo accettare supinamente e con devozione il suo inspiegabile agire, anche quando questo sembra cozzare con la ragione e la logica. Ossia viene ad anteporsi il credere al capire. Se credi puoi capire, ma non puoi capire per poter poi credere. Però il credere senza poter capire ha un reale significato? Si può veramente sopprimere il perché che nasce spontaneamente nel cuore?
[Hola Sariputra]

Il perché è sinonimo di dubbio, ed è il dubbio che alimenta la nostra fede, ossia, è dal dubbio che infine poi dobbiamo obbligatoriamente dare una risposta al perché, soprattutto (visto che dopo le missioni cattoliche per gli eschimesi nessuno può più dire: "io non lo sapevo o non ne avevo sentito parlare"!) a quei perché che riguardano Gesù, suo Padre e la potenza divina d'amore, alias: Spirito Santo.

Giudicare Dio, da parte degli uomini, è all'ordine del giorno, ma questo dovrebbe far riflettere, più dell'essere buono o cattivo, che allora Dio esiste, e se esiste quale dei tanti sul mercato non è quello contraffatto, qual è quello vero?
Quindi suggerisco la lettura di Giobbe, ed eventuali esegesi su quel libro, in particolare perché Giobbe è un personaggio mai esistito, ma passa dal suo giudicare Dio, alla fede in Dio per corrispondere al suo amore.

Per quel che riguarda l'accettare passivamente l'inspiegabile agire del Creatore è bene ricordare che molte volte, anzi spesso, da adolescenti ci rifiutiamo di accogliere, servilmente, consigli o esempi da parte di chi ci vuol bene (e bene davvero!), per poi giungere, in età avanzata o adulta, a riconoscere che sarebbe stato cosa buona e giusta accettare supinamente, per il nostro bene, quegli enigmatici ammonimenti.

Anche Gesù, ad un certo punto, non comprese bene la volontà del Padre di far decedere Dio giusto, perfetto e misericordioso, per mano dell'uomo caduco, falso ed egoista: "...In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra..." (Lc 22,44).
Ebbe un perché? Eppure compì ed eseguì il volere misterioso divino per fede, fede che poi gl'illuminò la ragione, e da cui Sant'Agostino trasse: "Nisi credideritis, non intelligetis"!, "Se non credete, non capirete"!
Ebbene sì, per incontrare in noi la verità evangelica (e quindi biblica, incluse le metafore della Genesi) bisogna anteporre il credere al capire (così come, alla fin fine, si ama il prossimo, o il consorte, o il nemico, cozzando con logica e ragione!)
E' il mistero trascendentale che illumina la ragione umana, e mai il contrario... credo io questo?


Dunque i perché non si esauriranno mai dal cuore dell'uomo (anche se con la fede si riducono, rendendosi poveri di perplessità, trasformandosi in azione decisiva), forse ne incontreremo di nuovi e più suggestivi anche dopo la morte terrestre, ma, secondo me, è proprio il viverli secondo fede, più che incocciare a spiegarli ad ogni costo, uno dei fattori che rendono speciale e meravigliosa la nostra permanenza in questo mondo.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

paul11

#9
Citazione di: Sariputra il 06 Settembre 2016, 09:41:08 AMRiporto un'interessante passo del naturalista David Attenborough su problema del male naturale :[/font][/size][/color] « La mia risposta è che quando i creazionisti parlano di Dio che ha creato ogni singola specie come atto separato, citano sempre come esempi i colibrì, o le orchidee, i girasoli e le cose belle. Ma io tendo a pensare, invece, ad un verme parassita che sta perforando l'occhio di un bambino seduto sulla riva di un fiume in Africa Occidentale, un verme che sta per renderlo cieco. E chiedo loro, "Mi stai forse dicendo che il Dio in cui credi, che tu dici anche essere un Dio infinitamente misericordioso, che si prende cura di ciascuno di noi individualmente, stai proprio dicendo che Dio ha creato questo verme che non può vivere in nessun altro modo se non nella pupilla di un bambino innocente? Perché ciò non mi sembra coincidere affatto con un Dio pieno di misericordia".

La mia risposta ad Attenborough è  " ...se ne faccia una ragione" perchè lui che  ha i soldi accetta che il mondo sia fatto d ricchi e poveri che muoiono di fame? Non addebitiamo a Dio colpe ben più gravi per mano umana,

Una risposta ben più compiuta è che se il male non fosse di queso mondo noi probabilmente (perchè non conosco il disegno divino e allora uso il condizionale) saremmo già all" Hotel Paradise di  sette stelle e gratis con latte e miele"..

La vera domanda a tutte le ignominie umane pone la semplice risposta che siamo già noi a essere "sconnessi".
Noi quì sulla Terra potremmo avere da sempre un Eden

Sariputra

#10
Sono molto dubbioso che la fede possa reggersi sul sentimento, sulla sensazione del sentirsi "connessi" a Dio. Questa sensazione, come tutte le sensazioni e sentimenti, è mutevole e si rischia , al suo svanire, di trovarsi in preda all'angoscia , del sentirsi vuoti e privi di quella fede che ci dava tanta gioia e speranza. Una fede senza il supporto della ragione è più simile ad un uomo infatuato di una bellissima donna e che scambia questa passione per vero amore .  In più l'inganno della mente è sempre in agguato. Noi finiamo sempre per credere in quello in cui vogliamo credere. La fede si alimenta della volontà di aver fede, nonostante tutto e nonostante il dubbio della ragione. In più questo sentimento è generico e senza la ragione non potrebbe nemmeno dare spiegazione di se stesso. Cosa differenzia il sentirsi "connessi" con l'ideale di Yeoshwa a quello di sentire questo sentimento verso Krshna o Rama o Muhammad ? Si deve necessariamente riferirsi ad una "rivelazione" particolare, ben caratterizzata.
Il giudizio che la ragione da non è quindi un giudizio sull'idea di Dio in sé, ma sempre e solo sull'idea che ne viene data da una ben definita rivelazione.
La mia domanda "Ma Dio...è buono o cattivo?" si intende quindi rivolta a quella particolare rivelazione biblica che mi è stata insegnata e a cui sono stato educato da giovinetto. E come posso valutare questa rivelazione che è circoscritta a dei testi scritti migliaia di anni fa? Per accettarla o rifiutarla non devo necessariamente vagliare con la logica se questi scritti dispongono di un'intima coerenza o se ne sono privi? Altrimenti , se così non facessi, aprirei la strada a qualunque credenza arbitraria .
Se, per es., mi si presenta una persona che afferma che la vita umana è stata innestata sulla Terra da omini verdi intelligenti e che lui si sente intimamente "connesso" a questi esseri, li sente nel suo cuore, sente che lo amano e che ci amano tutti e che questa fede riempie la sua vita e ne da senso, come dovrei, per coerenza a quel credere senza capire, giudicarlo? Accettare la sua convinzione non potrei, trovandola logicamente ridicola , rifiutarla non potrei lo stesso perchè lui potrebbe ben rispondermi : " Tu dimostrami la tua fede e io ti dimostrerò la mia..."
Questo porterebbe, a mio parere, ad un relativizzare all'esperienza personale il concetto di "fede". Assai, assai pericoloso...
Conscio di questo pericolo Benedetto decimo sesto, nell'udienza generale del 21 novembre 2012, riafferma la "ragionevolezza della fede in Cristo"

Oggi in questa catechesi vorrei soffermarmi sulla ragionevolezza della fede in Dio. La tradizione cattolica sin dall'inizio ha rigettato il cosiddetto fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione. Credo quia absurdum (credo perché è assurdo) non è formula che interpreti la fede cattolica...
La fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana. Il Concilio Vaticano I, nella Costituzione dogmaticaDei Filius, ha affermato che la ragione è in grado di conoscere con certezza l'esistenza di Dio attraverso la via della creazione...
Nell'irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di sé...
Sant'Agostino, insieme a tanti altri autori cristiani, è testimone di una fede che si esercita con la ragione, che pensa e invita a pensare. Su questa scia, Sant'Anselmo dirà nel suo Proslogion che la fede cattolica è fides quaerens intellectum, dove il cercare l'intelligenza è atto interiore al credere. Sarà soprattutto San Tommaso d'Aquino – forte di questa tradizione – a confrontarsi con la ragione dei filosofi, mostrando quanta nuova feconda vitalità razionale deriva al pensiero umano dall'innesto dei principi e delle verità della fede cristiana.

Riflettere con la ragione sulla rivelazione biblica è quindi intimamente collegato con l'atto di credere alla stessa. E' parte insostituibile del processo di maturazione alla fede. E non potrebbe essere altrimenti, aggiungo io, pena lo scadere nel soggettivismo.
La mia critica parte quindi dallo stesso punto in cui parte la riflessione razionale della fede cristiana. E' un banale tentativo di mettere in evidenza i problemi propriamente razionali che pone questo credo rivelato in una particolare scrittura. E questa riflessione diventa necessaria proprio per non scadere sentimentalmente in quel Credo quia absurdum che ricorda il papa emerito.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

acquario69

ma infatti la fede non ha niente a che vedere col sentimento.
la fede e' Conoscenza e il "contatto" e' Spirituale e sono la medesima cosa.

giona2068

Ho l'impressione che si stia confondendo la fede con la fiducia.
La fede è come l'appetito, se una persona è viva mangia perché l'appetito gli fa desiderare il cibo. Chi non sente la fame è malato.
Così come per sentire l'appetito non occorre sapere tante cose perché è una cosa spontanea e fa parte dell'istinto di sopravvivenza, allo stesso modo per avere fede non occorre sapere tante cose perché essa appartiene all'istinto di sopravvivenza dell'anima ed anche del corpo.
La domanda allora che sorge è questa: Perché non tutti sentono la fede?
Perché sono impuri, vivono nell'inganno, nel peccato ecc.., sono cioè assimilabili a quei malati  che non sentono la fame.
La via  per uscire da questa morte/malattia è la purificazione che richiede lo scoprire quale idolo ho messo al posto del Signore Dio, ma per fare questo occorre sconfiggere la superbia e l''orgoglio, satana in persona,  che fanno di tutti per impedirlo.
La cultura teologica può aiutare ma c'è il rischio di arrivare a credere che si ha fede perché si conosce.
Il rischio di perdere la fede, se è quella sopra descritta, non esiste se si rimane puri, come non esiste il rischio di non sentire l'appetito se si è sani.
L'impurità è quindi la causa della perdita della fede e il segno che questo sia successo è il credere che il "dio" sia cattivo.
Infatti è buonissimo con quelli che hanno timore di Lui e terribile con quelli che Lo tradiscono, anche se Lo chiamano "cattivo", perché è giusto.
Di questi ultimi  è scritto che sarebbe meglio per loro se non fossero mai nati.

La fiducia invece è una cosa terrena, al massimo umana, che si conquista con la conoscenza, l'istruzione ed a volte anche con l'inganno.
In ogni caso sia quando l'uomo ha fede che quando ha fiducia in qualcuno non può non amare/voler bene all'entità o persona nella quale ha fede o confida.
Possiamo anche dire che la fede/fiducia sia il fondamento dell'amore.

paul11

Citazione di: Sariputra il 06 Settembre 2016, 15:37:41 PMSono molto dubbioso che la fede possa reggersi sul sentimento, sulla sensazione del sentirsi "connessi" a Dio. Questa sensazione, come tutte le sensazioni e sentimenti, è mutevole e si rischia , al suo svanire, di trovarsi in preda all'angoscia , del sentirsi vuoti e privi di quella fede che ci dava tanta gioia e speranza. Una fede senza il supporto della ragione è più simile ad un uomo infatuato di una bellissima donna e che scambia questa passione per vero amore . In più l'inganno della mente è sempre in agguato. Noi finiamo sempre per credere in quello in cui vogliamo credere. La fede si alimenta della volontà di aver fede, nonostante tutto e nonostante il dubbio della ragione. In più questo sentimento è generico e senza la ragione non potrebbe nemmeno dare spiegazione di se stesso. Cosa differenzia il sentirsi "connessi" con l'ideale di Yeoshwa a quello di sentire questo sentimento verso Krshna o Rama o Muhammad ? Si deve necessariamente riferirsi ad una "rivelazione" particolare, ben caratterizzata. Il giudizio che la ragione da non è quindi un giudizio sull'idea di Dio in sé, ma sempre e solo sull'idea che ne viene data da una ben definita rivelazione. La mia domanda "Ma Dio...è buono o cattivo?" si intende quindi rivolta a quella particolare rivelazione biblica che mi è stata insegnata e a cui sono stato educato da giovinetto. E come posso valutare questa rivelazione che è circoscritta a dei testi scritti migliaia di anni fa? Per accettarla o rifiutarla non devo necessariamente vagliare con la logica se questi scritti dispongono di un'intima coerenza o se ne sono privi? Altrimenti , se così non facessi, aprirei la strada a qualunque credenza arbitraria . Se, per es., mi si presenta una persona che afferma che la vita umana è stata innestata sulla Terra da omini verdi intelligenti e che lui si sente intimamente "connesso" a questi esseri, li sente nel suo cuore, sente che lo amano e che ci amano tutti e che questa fede riempie la sua vita e ne da senso, come dovrei, per coerenza a quel credere senza capire, giudicarlo? Accettare la sua convinzione non potrei, trovandola logicamente ridicola , rifiutarla non potrei lo stesso perchè lui potrebbe ben rispondermi : " Tu dimostrami la tua fede e io ti dimostrerò la mia..." Questo porterebbe, a mio parere, ad un relativizzare all'esperienza personale il concetto di "fede". Assai, assai pericoloso... Conscio di questo pericolo Benedetto decimo sesto, nell'udienza generale del 21 novembre 2012, riafferma la "ragionevolezza della fede in Cristo" Oggi in questa catechesi vorrei soffermarmi sulla ragionevolezza della fede in Dio. La tradizione cattolica sin dall'inizio ha rigettato il cosiddetto fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione. Credo quia absurdum (credo perché è assurdo) non è formula che interpreti la fede cattolica... La fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana. Il Concilio Vaticano I, nella Costituzione dogmaticaDei Filius, ha affermato che la ragione è in grado di conoscere con certezza l'esistenza di Dio attraverso la via della creazione... Nell'irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di sé... Sant'Agostino, insieme a tanti altri autori cristiani, è testimone di una fede che si esercita con la ragione, che pensa e invita a pensare. Su questa scia, Sant'Anselmo dirà nel suo Proslogion che la fede cattolica è fides quaerens intellectum, dove il cercare l'intelligenza è atto interiore al credere. Sarà soprattutto San Tommaso d'Aquino – forte di questa tradizione – a confrontarsi con la ragione dei filosofi, mostrando quanta nuova feconda vitalità razionale deriva al pensiero umano dall'innesto dei principi e delle verità della fede cristiana. Riflettere con la ragione sulla rivelazione biblica è quindi intimamente collegato con l'atto di credere alla stessa. E' parte insostituibile del processo di maturazione alla fede. E non potrebbe essere altrimenti, aggiungo io, pena lo scadere nel soggettivismo. La mia critica parte quindi dallo stesso punto in cui parte la riflessione razionale della fede cristiana. E' un banale tentativo di mettere in evidenza i problemi propriamente razionali che pone questo credo rivelato in una particolare scrittura. E questa riflessione diventa necessaria proprio per non scadere sentimentalmente in quel Credo quia absurdum che ricorda il papa emerito.


Perfetto.....
sentimento/psiche/fede, ma alla fine deve essere razionalizzato, diversamente si cade nel tranello del lupo travestito da pecora. Tutta la parte degli " ultimi giorni" dell apocalisse ,mette in guardia da Satana travestito da
buon pastore.Il sentimento, la fede vanno benissimo, ma se sorretti dalla ragione .

giona2068

Che dire? Se ci si impunta chiamare fede la fiducia secondo il mondo non c'è possibilità di dialogo, ma se diventa una cosa razionale perché chiamarla fede? Non sarebbe meglio chiamare questa conclusione esito scientifico?
La fede appartiene al cuore, non alla mente e beati quelli che lo scopriranno perché  crederanno che il Signore Dio  sia giusto.

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