Lo spirito privo di sensi

Aperto da viator, 10 Febbraio 2019, 19:12:57 PM

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sgiombo

#105
Citazione di: Sariputra il 25 Febbraio 2019, 18:08:56 PM

Se per apodittico intendi :"enunciato o pronunciato in tono dogmatico, senza dimostrazione e senza sostegno di prove; anche riferito a persona che parla, giudica o argomenta in tono dogmatico, dando alle sue parole un carattere di validità assoluta." Direi che mi sforzo sempre di evitare questo tono. Infatti ho iniziato la mia riflessione "vibratoria" con: " potrebbe esserci..." che è tutt'altro che un tono apodittico"...

In generale ritengo sia utile "lanciarsi" in voli teorici per liberare il pesniero dalla sua tendenza ad essere 'ripetitivo' e, dando molto per scontato, non mettere/rsi più in discussione. Naturalmente la consapevolezza del limite deve vigilare come una sentinella vigile, sveglia e solerte nei suoi obblighi, per non cadere nell'assurdo... :)

Ciao


Lo so.
E non ti ho rinfacciato un atteggiamento dogmatico; mi sono limitato a rilevare che nell' intervento cui obiettavo hai enunciate certe tesi senza argomentarle: dunque non potevo criticare argomenti che non vi trovavo ma solo constatare che le credi (== hai fede in esse).

Se invece vuoi argomentarle, ben vengano le argomentazioni!

Non é una questione di "tono".



Aggiunta successiva (delle 19, 30 - 19, 35 circa):

Vedo che ho confuso il mio intervento cui rispondevi (pensavo alludessi al precedente con la frase citata di Tersite).

In quest' ultimo obiettavo invece alla tua affermazione circa l' "indimostrabilità della materia"; che secondo me non va dimostrata semplicemente perché si mostra empiricamente con evidenzia immediata
E -aggiungevo- insieme al pensiero, in quanto dati sensibili di coscienza (o "apparenze fenomeniche"), e unicamente in quanto tali, se e quando si danno, sono certamente reali; mentre incerta (senza alcun riferimento in particolare alle tue convinzione; la cosa vale benissimo anche per le mie) é qualsiasi considerazione teorica volta a comprenderle, a "conoscerne la natura (direi "ontologica" se non temessi di farti una brutta impressione di presunzione e saccenteria)".

sgiombo

#106
Per esempio é indimostrabile la spiegazione che ne do io come manifestazioni fenomeniche di enti ed eventi in sé (non apparenti ma solo congetturabili), che sono:

a) i soggetti di tutte (le manifestazioni fenomeniche);

b) gli oggetti (diversi dai soggetti) di quelle materiali o "esteriori" intersoggettive (e misurabili), quindi conoscibili scientificamente;

c) gli oggetti riflessivamente coincidenti coi soggetti di quelle mentali o "interiori" meramente soggettive (e non misurabili), quindi non conoscibili scientificamente.

E in particolare, i medesimi determinati (e non altri) enti/eventi in sé si manifestano riflessivamente (nell' ambito della "propria" esperienza fenomenica cosciente*) come oggetti* a se stessi come soggetti" (oggetti* identificantisi con i soggetti*) in forma di determinate percezioni fenomeniche interiori mentali o "di pensiero" (e non altre; appunto meramente soggettive e non intersoggettive; e non misurabili); e invece ad altri soggetti** da sé* diversi (nell' ambito delle diverse esperienze fenomeniche** di questi ultimi: soggetti** diversi dagli oggetti*) si manifestano come determinati eventi neurofisiologici nell' ambito di determinati cervelli (e non altri), e dunque come determinate percezioni fenomeniche esteriori o "materiali" (appunto intersoggettive; e misurabili).
Per esempio il tuo cervello mentre pensi qualcosa é la manifestazione nella mia coscienza di quella stessa cosa in sé che sei tu mentre stai pensando tale cosa e a te stesso si manifesta (tu ti manifesti) come i pensieri che stai per l' appunto pensando; e viceversa.

Kobayashi

Citazione di: Freedom il 25 Febbraio 2019, 17:12:22 PME qual è, se posso permettermi, la via che hai scelto? (Ammesso che tu abbia scelto una strada ma, da quel poco che ho compreso di te, credo di sì). Se è tuttavia un discorso lungo e articolato (e hai voglia di farlo :) ), possiamo aprire un Topic dedicato. Decidi tu.
La via a cui mi sono sempre sentito affine è quella della vita spirituale così come ho cercato di descriverla nei miei interventi precedenti.
Per questo la filosofia, che è praticata da secoli ormai come attività puramente intellettuale sia nelle università che tra gli appassionati, non poteva che deludermi.

Nella vita religiosa invece ad affaticare, per esempio, non sono tanto le tre ore quotidiane di preghiere e liturgia, ma il fatto che l'oggetto della devozione sembrano essere le cosiddette verità rivelate, e non la vita di Cristo come simbolo di ciò a cui si aspira.
Da questo punto di vista è sintomatico il fatto che la conversione spesso è pensata come l'evento della manifestazione di una verità, come un'illuminazione. L'improvvisa certezza dell'esistenza di Dio.
Invece la conversione autentica (dal mio punto di vista, naturalmente) ha a che fare con le immagini evangeliche che rimandano alla possibilità di una vita completamente diversa, la cui perfezione (irraggiungibile) è incarnata da Gesù.
È la bellezza di questo tipo di vita che sola può giustificare la prospettiva dell'esistenza di Dio.
Mentre normalmente il ragionamento è capovolto: l'esistenza di Dio (e la sua essenza dedotta creativamente dalla teologia) giustifica un certo tipo di vita.

Freedom

Citazione di: Kobayashi il 26 Febbraio 2019, 10:28:32 AM
La via a cui mi sono sempre sentito affine è quella della vita spirituale così come ho cercato di descriverla nei miei interventi precedenti.
Perdona il mio pragmatismo e la mia poca discrezione ma....in cosa e in che modo si incarna la tua vita spirituale?
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Kobayashi

Citazione di: Freedom il 26 Febbraio 2019, 11:55:45 AMPerdona il mio pragmatismo e la mia poca discrezione ma....in cosa e in che modo si incarna la tua vita spirituale?
Nei periodi buoni seguo le stesse pratiche dei cristiani: liturgia delle ore, liturgia del giorno, discernimento spirituale.
Per discernimento spirituale intendo quella prassi nota anche come combattimento spirituale che consiste nell'analisi attenta di ciò che si forma nella propria mente (immagini, pensieri, ricordi), per separare ciò che "viene dal maligno" da ciò è affine a Dio, e poter quindi distruggere il primo, nutrire il secondo. In fondo si tratta della versione cristiana dell'esercizio delle virtù e del contrasto delle tendenze distruttive.
Invece pratiche tipo meditazione orientale o esercizi di respirazione, dopo qualche esperimento, li ho definitivamente rigettati. Non fanno per me, e sinceramente mi sembrano cose del tutto innaturali (mentre la preghiera, anche quella ripetitiva, è assolutamente naturale perché basata sul naturalissimo desiderio di essere più vicini al bene, all'amore, all'armonia).

Kephas

sgiombo: "per me si tratta di penose sciocchezze...."      " ma del tutto privi di preparazione filosofica..."

Io non credo sinceramente che si tratta di penose sciocchezze, e non penso che sia la filosofia a fare maggiore chiarezza su questo argomento.
Non so niente di filosofia, però ho letto che tra antichi filosofi c'era disparità di vedute su argomenti di natura spirituale.
Per esempio sui negatori di Dio:

DEMOCRITO proprio come i materialisti del nostro tempo, pose il principio della creazione nella materia stessa e fondò cosi la concezione meccanicistica del mondo.
ERACLITO che influenzò in particolare Hegel, Nietzsche, e Heidegger, si esprime in questi termini: << Questo ordine del mondo, che è lo stesso per tutti gli esseri, non è stato creato da un Dio, è sempre esistito>>.
A giudizio di ANASSAGORA <<il mondo è si di origine divina, ma è un meccanismo che posto una volta in azione, lavora in maniera puramente causale, senza forze teologiche>>

Alle concezioni atee si oppone nell'antichità la fede di altri filosofi greci in un Dio personale.

PITAGORA credeva in un Dio creatore, all'origine divina dell'anima alla sua immortalità dopo la morte del corpo.
SOCRATE era parimenti credente e riteneva che l'anima fosse una particella della divinità.
anche PLATONE credeva in un Dio creatore invisibile, e credeva anche all'immortalità dell'anima.
Lo stesso vale anche per TALETE di Mileto.

Non so di altri filosofi che possono dare maggiori chiarimenti, pero penso che la Mistica sia su un altro livello.
L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

sgiombo

Che vi siano e vi siano sempre state concezioni filosofiche reciprocamente diverse e anche le une contrarie alle altre mi sembra del tutto ovvio.

Anch' io penso che la mistica sia altra cosa (che a me personalmente non interessa).





Di irrazionalistico, infondato e filosoficamente ingenuo (per essere più delicato che nel precedente intervento trovo) in quanto citato da Plank questa affermazione:

<<La materia si forma ed esiste solo in virtù di una forza che mette in vibrazioni le particelle atomiche e le tiene unite come un minuscolo sistema solare dell'atomo.
Dato che però in tutto l'universo non esiste una forza di per se stessa intelligente ed eterna, dobbiamo presupporre dietro a questa forza uno spirito conscio ed intelligente.
Questo spirito costituisce l'origine di ogni materia>>.

Infatti per la scienza la materia non si crea né si distrugge, non "si forma in virtù di alcunché",  ma si trasforma sempre in altra materia in determinate circostanze, secondo determinate regole e in determinate proporzioni universali e costanti.

Men che meno "si forma in virtù di una forza", men che meno di una forza "dietro" (?) la quale ci sia "uno spirito conscio ed intelligente" che costituirebbe "l'origine di ogni materia".
Per la scienza le forze sono uno degli aspetti della materia (il mondo materiale, la natura fisica) in continuo divenire.

Intelligenza, spirito, consapevolezza e intelligenza servono casomai per conoscere il mondo materiale, ma nelle teorie scientifiche non compaiono mai come "ingredienti" del mondo materiale naturale che descrivono, di cui sono conoscenza.

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