Lo specchio della verità.

Aperto da Jean, 22 Giugno 2016, 14:46:51 PM

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Jean

La verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi.
Ognuno ne raccoglie un pezzetto e sostiene che lì è racchiusa tutta la verità.

Così diceva nel 13° secolo il grande pensatore e poeta persiano sufi Jalaladdin Rumi.

Pur se anche in  altre sezioni del forum si parla di religioni/spiritualità ritengo che questa sia la più appropriata.

La ben conosciuta citazione (ricordo che Donquixote la mise quale sua firma nel vecchio forum) racchiude una saggezza incommensurabile e può essere letta a più livelli, volendo anche sopprimendone delle parti: ad esempio togliete "caduto dalle mani di Dio" ed ecco che riguarda anche chi non aderisca ad alcuna religione/spiritualità.
Togliete ancora "sostiene che" ed ecco che il proprio frammento vien considerato l'intera verità.

Sono possibili tutta una serie di combinazioni e ricombinazioni e mi riprometto, con calma, di evidenziarle.
Ma lo scopo non è enigmistico, bensì quello di far considerare che una citazione, un elaborato o un brano che provenga da uno stato d'ispirazione contiene, oltre alle parole, un quid (qualcosa di indefinibile)  che rimanda alla fonte.

Anche l'arte e le sue forme, quando sorgono da quello stato, ne sono pervase. Questa è la differenza con l'arte usa e getta o senz'anima, se preferite.

I contributi postati in questo forum dove difetti la cura per l'insieme  (compresa grammatica e ortografia, scusate l'appunto di un amante della nostra bella lingua ... ma occorre un piccolo sforzo, passi per i congiuntivi, ma i verbi ausiliari...) e che si prestano ad esser letti in molti modi, soprattutto se contengono innumerevoli riferimenti... son nella mia fantasia quel pezzetto di vetro argentato, a tal punto sminuzzato da non saper più come, volendo, ricomporlo... con la colla dell'umiltà.


Dite la vostra... se potete con cura, non per me, per i lettori e l'immagine che ne avranno di voi.

Grazie



Cordialmente

Jean

Phil

Una volta raccolto il frammento, viene istintivo guardarlo, e cosa, o meglio chi vediamo nello specchio? 
"L'uomo è misura di tutte le cose" diceva un tale (e anche la verità è una questione di "misura"...).
Se poi ci viene il desiderio di mostrarlo a qualcun'altro, magari dicendo "guarda, qui c'è la mia immagine!", allora l'altro, guardandolo obietterà "no, direi che c'è la mia...". A quel punto, o lo si guarda assieme (e ci si fa una risata), o lo si spezza in due (così che ognuno abbia la sua narcisistica metà) oppure va a finire che, nel climax del dibattito, qualcuno ci si taglia (e lo specchio si sporca di sangue, magari perdendo la capacità di riflettere...).
E se girassimo il frammento di specchio? Forse l'altro lato, quello che non riflette, è quello più limpidamente "vero"...

Sariputra

                                               Lo specchio caduto dalle mani racchiuse e andato in frantumi,
                                               raccoglie un pezzetto di Dio e ognuno sostiene
                                               che è lì tutta la verità.
 Se variamo il soggetto della frase, sembra cambiare completamente il senso . Rumi pone la verità stretta , racchiusa nelle mani di Dio. Parla da uomo di fede. Semplicemente rimescolando la frase sembra che la verità stia invece tutta nel cuore dell'uomo, che però la fa sempre cadere (vuole farla cadere perchè troppo dolorosa da trattenere?...), La grandezza della verità appare insostenibile per l'uomo. La grandezza di TUTTA la verità. Un pezzetto di specchio però è possibile trattenerlo. Un pezzetto non può mostrarci l'intero nostro volto...
Ma, se diamo un altro giro al caleidoscopio, un significato diverso appare...
                                               
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

paul11

#3
Citazione di: Phil il 22 Giugno 2016, 17:17:17 PM...). E se girassimo il frammento di specchio? Forse l'altro lato, quello che non riflette, è quello più limpidamente "vero"...
.
La mia mente era uno specchio:
vedeva ciò che vedeva, sapeva ciò che sapeva.
In gioventù la mia mente era solo uno specchio
in un vagone che correva veloce,
afferrando e perdendo frammenti di paesaggio.
Poi con il tempo
grandi graffi solcarono lo specchio,
lasciando che il mondo esterno penetrasse,
e il mio io più segreto vi affiorasse,
poiché questa è la nascita dell'anima nel dolore,
una nascita con vincite e perdite.
La mente vede il mondo come cosa a sé,
e l'anima unisce il mondo al proprio io.
Uno specchio graffiato non riflette immagine,
e questo è il silenzio della saggezza.

(Edgar Lee Masters, "Antologia di Spoon River", "Ernest Hyde"9

Jean, è colpa tua se stasera inserisco poesie :D
La citazione di Phil mi ha ricordato questa poesia in Spoon River, che lessi  tanti, troppi anni fa.
E' strano come certi ricordi non si ossidino nel tempo


Questa poesia mi colpì profondamente,
se vuoi vedere il mondo devi essere cieco, perchè il tuo punto di vista è solo un punto di vista,' è solo un frammento.Allora devi rivolgerti dentro di te per unire i frammenti del mondo senza più osservare il mondo o vedere riflesso nel frammento il proprio ego.
C'è una profonda verità Jean in quello che scrive il maestro sufi e in questa poesia

baylham

Metafore ed ossimori, le strutture alla base della poesia. E della vita?

La verità generale, assoluta, come improba, impossibile, ricombinazione delle verità singolari, particolari.

Quel frammento di poesia, testo è lo specchio o è un frammento dello specchio? Di nuovo la contraddizione, il cortocircuito logico.

Per me non c'è Dio. Trovo bello tuttavia che lo specchio sia caduto a Dio, non agli uomini. Il senso di colpa di chi ha inventato la Genesi, l'ebraismo e poi il cristianesimo è asfissiante.

Phil

Visto che parliamo di specchi, dopo Rumi e Masters, aggiungerei una terza riflessione:

"Il corpo è come l'albero della Bodhi [illuminazione]
e la mente è simile a un limpido specchio;
con cura lo ripuliamo di ora in ora
per timore che sopra vi cada la polvere.
[...]
Essenzialmente la Bodhi non ha albero
e nemmeno esiste alcuno specchio;
poichè dunque è tutto vuoto fin dall'origine,
su cosa può cadere la polvere?"

[racconto integrale: http://www.lameditazionecomevia.it/succhui.htm]

donquixote

La citazione che avevo inserito nella mia firma è strutturata come segue:
 
La verità era uno specchio che cadendo si ruppe.
Ciascuno ne prese un pezzo
e vedendo riflessa in esso la propria immagine
credette di possedere l'intera verità. 
 
a me sembra che in questo modo sia più corretta e comprensibile, perchè per come l'ho letta io vuole stigmatizzare l'identificazione del proprio ego con la verità. Nella situazione attuale di nichilismo in cui da un paio di secoli si dibatte il mondo occidentale, in mancanza di punti di riferimento condivisi è particolarmente evidente che l'unica certezza (verità) che abbiamo è quella di esserci, di riconoscersi come soggetti pensanti che hanno desideri, sogni, aspirazioni, ambizioni. Questa è l'epoca dell'egoismo stirneriano, che ne "L'unico e la sua proprietà" diceva "tu hai il diritto di essere quel che hai il potere di essere", l'era di quello che Nietzsche chiamava "egoismo malato". Ma se immaginiamo  lo specchio completo di tutti i suoi frammenti, ovvero prima della frantumazione, vediamo come questo riflette ogni ente, e ogni ente è costitutivo del "tutto", unica cosa che a buon diritto si può chiamare "verita" (come diceva anche Hegel). inoltre lo specchio non è una unione arbitraria di frammenti (enti) ma un corpus unico in cui gli enti si interscambiano costantemente (se io mi riflettevo in un determinato "frammento" un attimo dopo vengo riflesso dal frammento del mio vicino e viceversa). L'immagine mi pare quindi particolarmente azzeccata anche perchè, volendo fornirne una interpretazione più prettamente spirituale, Dio è assimilabile allo specchio completo che emette i raggi riflettenti  che colpiscono i nostri occhi: senza quelli noi non potremmo vedere noi stessi e quindi, nella metafora, smetteremmo semplicemente di esistere.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Phil

Cento schegge e frammenti diversi,
un'unica fonte per tutti i riflessi?
Se lo stringi troppo forse ti tagli,
graffialo o giralo, così non t'abbagli!

Ma un po' Medusa e un po' Narciso,
lo sguardo indugia e resta indeciso;
fissi lo specchio delle tue brame
ed ecco che il vero ha il suo reame.

Se t'avvicini, il tuo fiato l'appanna,
ma se lo spolveri, mai ti condanna;
è pieno di vuoto e riflette il tuo volto,
ma è solo una scheggia, non vale molto...

Lo specchio è distrutto
e qual'è la sfortuna?
Lo specchio è il dito
e tu sei la luna...

Jean

@Sariputra

Tutta la Verità è lì, racchiusa in un frammento di uno specchio, caduto dalle mani e andato ne frantumi. La Verità è che Dio sostiene e raccoglie ognuno.

Un altro giro di caleidoscopio (o di giostra, ricordando il bravo Terzani) e nuovamente cambia il senso... grazie e bravo Sariputra per il contributo e soprattutto per l'interpretazione, che la verità sia troppo dolorosa da trattenere forse più che un'appropriata constatazione è a sua volta una verità... non per nulla a Siddarta venne tenuta nascosta (alfine invano, la realtà prima o poi bussa sempre alla porta...).



@Phil,

ponendo l'attenzione sull'altra faccia dello specchio (o la faccia oscura/nascosta della luna, parafrasando il titolo di un'opera di un noto complesso) e chiedendoti se non sia quella più limpidamente "vera", mi ha richiamato quella che definisco "la saga dell'io sono", ovvero l'ineguagliabile novella del Pirandello, "Uno, nessuno centomila"
Il buon Gegè (il protagonista) ti direbbe... accidenti a quella volta che mi son osservato il naso, ne è sortito un bel racconto, certo, ma a che prezzo..?

C'è un grande prezzo, a volte, richiesto per guardar dentro di sé, dietro le quinte, dove agiscono le nostre motivazioni. 
A livello psicologico, nessuno prima (e secondo me anche dopo) di Jung ha intrapreso un tale viaggio. 
Il resoconto della sua avventura nell'ignoto psichico, che ha tenuto riservato e solo da poco reso pubblico, ha spalancato una porta sul contenuto dell'inconscio, individuale e soprattutto collettivo. 
Divenendo anch'esso, a mezzo della mappa così faticosamente e perigliosamente redatta, contenuto fruibile della coscienza collettiva.

Riguardo il tuo secondo intervento, l'albero della Bodhi, chiederei a Sariputra di intervenire, se ne avrà occasione e stimolo, con le considerazioni che riterrà opportune... e magari dopo potremo discuterne.

Beh, sulla poesia... che immagino tua... son deliziato, e dimmi, l'hai composta per l'occasione? (ma attenzione, Phil, chi la rima esibisce... di rima subisce... nel senso d'attenderti, prima o poi, una replica )



@paul11

C'è merito ad inserire poesie, detti e citazioni, per commentare la tua aggiungo un altro aforisma di Rumi:

"Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì." 

Abbiamo qualcosa in comune e qualcosa meno, il nostro parzialissimo punto di vista... che piccineria, un giochetto per bimbi... ma se lo inquadriamo, intellettualmente e/o con sentimento, nel campo immenso che ci contiene, che contiene la nostra e la coscienza di tutti, allora tutti quei giochetti acquistano un senso... ma come dici bisogna chiuder occhi, orecchie e gli altri sensi per scorgerlo. 
Non rifletter noi stessi ma venir riflessi, mica facile, eh... forse siamo il pensiero di qualcun altro (Altro)?

Ah, "campo immenso"... non ti ricorda qualcosa di energetico/quantistico?
 


@Baylham

Qualcosa che è strutturato necessariamente è organizzato. L'infinito dibattito tra chi ritiene possibile l'auto-organizzazione e chi necessariamente vi scorge un progetto... ricorda appunto un ossimoro...
 
(cit. Wiki: - due termini di senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro. Esempi: disgustoso piacere, illustre sconosciuta, silenzio assordante, lucida follia.)

... che mi porta (per cercare di dar una risposta) a definir la vita come il progetto-improgettabile oppure la manifesta-impossibilità... 
Come hai ben detto, contraddizioni, cortocircuiti logici che originano dal particolare che guarda, o s'immagina, il totale...

Ritengo che corrisponda al tuo sentire quando affermi che per te non vi sia Dio, tutte le discussioni sulla sua probabilità, anche in questo forum, han lasciato ognuno nella propria convinzione, segno che lo strumento del pensiero non è adeguato (eh, qui siamo di casa...) a fornir una riposta univoca e definitiva. 

Certo, val sempre la pena di cimentarsi, anche  con l'impossibile... ma come avrai visto, dalla ricombinazione dell'aforisma c'è la possibilità che lo specchio non sia più caduto dalle mani di Dio, che adesso sostiene e raccoglie le sue creature... chissà, allora, dove sta la verità, o se questa, come riflessa in uno specchio, appaia differente a seconda dell'angolo visivo. 

Sul senso di colpa... stante la disamina storica prodotta anche ultimamente da paul11 (non chiamatela religione) chi può dire, con certezza, da dove provenga e se sia davvero inventata (concedi che i termini siano espressioni del contesto storico) la Genesi?


 
@Donquixote,

senz'altro accetto e apprezzo la tua versione, forse lo stesso Baylam la preferisce, non essendovi riportata la Parola delle Parole. 
Dalla tua analisi emerge una parola nascosta (è una mia congettura, non mi permetto di parlar in tua vece), se posso dire così: incompletezza, quale  reale causa dei problemi umani. 

Da lì sorge il desiderio, dall'anelito di ricomposizione raffigurato nell'aforisma nello specchio integro. 
Nel buddismo (a cui non appartengo ma del quale ho gran riguardo al pari di tutti gli altri percorsi) vien esposta quale prima nobile verità la sofferenza, ma a ben vedere pare una non corretta traduzione: 

E' opportuno tenere presente che nella lingua utilizzata dal canone buddista, ovvero la lingua Pali, di derivazione Sanscrita, la sofferenza è chiamata DUKKHA, che non significa semplicemente "dolore" quanto piuttosto situazione incongrua, insoddisfacente, incompleta.
Il termine DUKKHA deriva da due parole: DUH e KHA.
DUH è un prefisso negativo e KHA significa vuoto. Dunque DUKKHA sottintende qualcosa di inconsistente, insoddisfacente, illusorio.
Il termine italiano "sofferenza" è letteralmente molto più restrittivo di DUKKHA, quindi dobbiamo utilizzarlo, in riferimento alle 4 Nobili Verità, in senso esteso.
Scopriremo dunque che perfino gli stati considerati di piacere sono DUKKHA, perché hanno sempre in sé, quantomeno, qualcosa di non completamente appagante, di non completa realizzazione, di illusorio, di senso di perdita o altro.
http://www.fiorediloto.org/quattro.htm

Che sia corretto dire che i frammenti anelino alla ricomposizione? 

A ritornar (tralasciamo una dozzina o più di miliardi d'anni di passaggi evolutivi...) al momento precedente quell'esplosione iniziale, se davvero c'è stata, per essere ricollocati in quello specchio al di là del tempo e dello spazio?

Pensieri e suggestioni, caro Don, e nel ringraziarti per la visita, auguro a te e a tutti che quell'ultimo raggio di sole che alfine ti/ci colpirà, solo sul cuor della terra, sia l'inafferrabile raggio verde, come la speranza e le tenere foglie nel nostro mondo azzurro. 
E se poi sarà sera, che importa.
 

Cordialmente
Jean

Phil

Cercando altri spunti sull'immagine dello specchio (o viceversa!) ho trovato una preghiera protestante insegnata alle fanciulle per quando si specchiano: "Vedo certo un'immagine, ma non è la Tua, o Dio, che Tu mi avevi donato. Il peccato è ciò che in me rompe lo specchio. Tu però puoi raccoglierne i pezzi" (citata in "Storia dello specchio", di S. Melchior-Bonnet, p. 266, nota 71; corsivo mio).
Leggendola mi ha colpito subito il curioso slittare dei ruoli rispetto alla citazione iniziale di Rumi (anche se qui non c'è in gioco la verità...).

P.s.
Citazione di: Jean il 26 Giugno 2016, 21:46:03 PMBeh, sulla poesia... che immagino tua... son deliziato, e dimmi, l'hai composta per l'occasione?
Lasciamo le poesie ai poeti, chiamiamola semmai filastrocca o, per essere meno "antichi", testo rap... comunque, si, è stato un "post rimato" improvvisato sulla conversazione...

acquario69

Citazione di: Phil il 27 Giugno 2016, 23:08:25 PM
Cercando altri spunti sull'immagine dello specchio (o viceversa!) ho trovato una preghiera protestante insegnata alle fanciulle per quando si specchiano: "Vedo certo un'immagine, ma non è la Tua, o Dio, che Tu mi avevi donato. Il peccato è ciò che in me rompe lo specchio. Tu però puoi raccoglierne i pezzi" (citata in "Storia dello specchio", di S. Melchior-Bonnet, p. 266, nota 71; corsivo mio).
Leggendola mi ha colpito subito il curioso slittare dei ruoli rispetto alla citazione iniziale di Rumi (anche se qui non c'è in gioco la verità...).

a me e' capitato di lavorarci per quattro anni con i protestanti,esattamente con i presbiteriani che sono una delle tante loro innumerevoli spezzettature e diramazioni (hanno percio lo specchio già frantumato in partenza!) e le loro sono delle vere e proprie sette.
insomma ho avuto modo di conoscere in maniera più o meno diretta la loro "visione",che secondo me e' fra le più ristrette.
innanzitutto sono estremamente individualisti,(del resto la loro provenienza e' pure anglosassone) anche se se lo mascherano tra di loro e inoltre sfocia in un moralismo estremo che sconfina nella più assurda bigotteria.

hanno di fatto completamente invertito il senso che si darebbe alla citazione di Rumi..insomma della Verita con la maiuscola

baylham

Aggiungo alcune riflessioni problematiche sul testo originale e in risposta a Jean.

Il senso di colpa è umanamente accettabile ed inevitabile quando devi scegliere, ma c'è un limite: non possiamo attribuirci colpe che non abbiamo. L'uomo non è certamente responsabile della nascita del bene e del male.  Da ciò un'ulteriore domanda: è l'uomo a fare la morale o la morale a fare l'uomo?

La caduta dello specchio, la verità sta in alto (Dio e lo specchio intero) e cade verso il basso (l'uomo e il frammento di specchio). Non sono affatto d'accordo, il movimento è bidirezionale, dall'alto al basso e dal basso all'alto. Il frammento riflette bene quanto l'intero. Ciò significa che la verità non ha luogo, livelli, che la verità del generale è parziale quanto la verità del particolare, che il generale non può racchiudere il particolare e viceversa.

La verità è una riflessione, un isomorfismo, formata dal sistema specchio-essere (Dio, uomo). Le proprietà, le qualità dello specchio tuttavia non sono conoscibili né da Dio né dagli uomini, quindi né Dio né gli uomini possono conoscere la verità.

donquixote

Citazione di: baylham il 04 Luglio 2016, 10:23:42 AM
Aggiungo alcune riflessioni problematiche sul testo originale e in risposta a Jean.

Il senso di colpa è umanamente accettabile ed inevitabile quando devi scegliere, ma c'è un limite: non possiamo attribuirci colpe che non abbiamo. L'uomo non è certamente responsabile della nascita del bene e del male.  Da ciò un'ulteriore domanda: è l'uomo a fare la morale o la morale a fare l'uomo?

La caduta dello specchio, la verità sta in alto (Dio e lo specchio intero) e cade verso il basso (l'uomo e il frammento di specchio). Non sono affatto d'accordo, il movimento è bidirezionale, dall'alto al basso e dal basso all'alto. Il frammento riflette bene quanto l'intero. Ciò significa che la verità non ha luogo, livelli, che la verità del generale è parziale quanto la verità del particolare, che il generale non può racchiudere il particolare e viceversa.

La verità è una riflessione, un isomorfismo, formata dal sistema specchio-essere (Dio, uomo). Le proprietà, le qualità dello specchio tuttavia non sono conoscibili né da Dio né dagli uomini, quindi né Dio né gli uomini possono conoscere la verità.
L'uomo è invece certamente responsabile della nascita del bene e del male: forse che gli animali, le piante, le montagne e i mari hanno una concezione del bene e del male? Solo l'uomo è dualista per natura, cultura e necessità (a iniziare dalla contrapposizione fra essere e non essere e da quella fra essere e divenire) e dunque è l'uomo a inventare la morale (in qualunque modo la si intenda) e non viceversa.

La caduta dello specchio è una giustificazione del suo rompersi in frammenti, non certo un modo per dire che lo specchio sta in alto e i frammenti in basso. Lo specchio è "dentro" l'universo e non sopra o sotto inteso come collocazione spaziale.  Se lo specchio fosse "altrove" rispetto al mondo (il concetto moderno di Dio come "Totalmente Altro") non potrebbe riflettere e sarebbe del tutto inutile, quindi inesistente per necessità. Il frammento non può riflettere bene quanto l'intero, perchè il suo essere frammento lo costringe a riflettere uno o pochi enti per volta, che risultano quindi separati rispetto alla totalità. Lo specchio intero invece riflette la totalità degli enti, e se un "ego" può sempre scorgere la differenza fra un ente e l'altro non potrà nel contempo rifiutarsi di vedere che ogni "riflesso" origina dal medesimo specchio. E comunque è vero che il movimento è bidirezionale, ma inteso come necessità della presenza sia dello specchio che degli enti che costantemente si riflettono in esso. Se l'uno o gli altri venissero a mancare anche il soggetto che rimane sparirebbe.

La verità non è un riflesso, ma è ciò che consente il verificarsi di quel riflesso, ovvero lo specchio. Lo specchio non può riflettere se stesso ma per mezzo di lui tutto è riflesso, così come la luce non può illuminare se stessa (non nel senso che "non ne è capace" ma nel senso che è perfettamente inutile visto che è già luminosa)  ma senza di essa niente verrebbe "alla luce" e quindi si manifesterebbe. Gli enti che si riflettono nello specchio sono quindi a loro volta "riflessi di verità".
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Duc in altum!

**  scritto da baylham:

[Salve baylham]
CitazioneIl senso di colpa è umanamente accettabile ed inevitabile quando devi scegliere, ma c'è un limite: non possiamo attribuirci colpe che non abbiamo.
Secondo me sarebbe già un passo avanti attribuirci (quindi riconoscere sinceramente) le colpe che abbiamo, poi sarà più semplice azzerare le angosce da colpe non di nostra creazione.

CitazioneL'uomo non è certamente responsabile della nascita del bene e del male.  Da ciò un'ulteriore domanda: è l'uomo a fare la morale o la morale a fare l'uomo?
Sì, ma resta sempre responsabile del discernimento e dell'intelletto che applica al dualismo ontologico del bene e del male.

Prima c'è da scegliere, inevitabilmente per/con fede, quale morale, dopo ci si può chiedere se è l'uomo a fare la morale o la morale a fare l'uomo?
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

baylham

Non divago ulteriormente sulla morale per rimanere al tema del testo poetico-religioso, la verità. 

Effettivamente non compaiono due livelli distinti, il naturale e il soprannaturale, la terra e il cielo, il sacro e il profano. Tuttavia i due piani tipici di ogni religione sono impliciti: lo specchio integro, la verità, non appartiene, è inaccessibile agli uomini, che possono solo avere, raccoglierne i pezzetti.

Se il poeta ha scelto lo specchio come metafora della verità suppongo sia per la sua proprietà di riflettere l'immagine di chi, che cosa si specchia: rispecchiare l'essere appunto, forse un rimando al conosci te stesso.

Ulteriore riflessione ispirata dal testo. Dio ha perduto lo specchio per la sua sbadataggine, quindi la verità è persa per sempre e per tutti, ma la verità non è essenziale per vivere.

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