Le coscienze collettive negano il "dubbio socratico"

Aperto da Yeliyel79, 03 Ottobre 2019, 10:18:07 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Yeliyel79

Ho avuto molte discussioni polemiche su Greta, in particolare nei confronti di quelle persone che la identificano come una psicopatica, figlia di alien, manovrata, una bimbaminchia, una esaltata, e via dicendo. Mi sono scontrato contro chi ritiene Greta "ingrata", perché parla solo di problemi ambientali ma non si cura della fame nel mondo, delle armi nucleari, delle disugualianze tra le minoranze sessuali o delle condizioni delle donne in certe parti nel mondo. Come se Greta fosse la responsabile di tutti i disastri del mondo. Alcune derisioni verso Greta vengono definite "un solo gioco ... tanto per ridere...", insomma un atteggiamento bullizzante finalizzato ad un momento di "riso libero e felice".

A questi individui direi: abbiate la decenza di prendervi le responsabilità di ciò che dite... la derisione o una critica "vuota", giusto per "ridere o deridere qualcuno" è una cosa che ultimamente leggo un po' ovunque. Come in chi scrive libri sul karma ma poi se qualcuno deride, offende e bullizza una ragazzina asperger, difende la derisione dicendomi "esageri... che pesante che sei... si sta solo ridendo..." e certo perché prendere in giro o deridere gli altri è un passatempo cosi, leggero... ma si... certo.

Questa leggerezza non identifica il mio essere POLEMOS ma identifica l'insulsaggine altrui.

Sto notando una cosa: se si prova a fare un ragionamento, in cui si cerca di capire le cose, si diventa solo maleducati. Io ho una concezione diversa di educazione: per me l'educazione è saper rispettare le idee degli altri, e cmq saper esprimere le proprie con rispetto. Ma si sa, quando andiamo contro l'idea di qualcuno, anche con educazione, ci scontriamo con l'ego e in una società in cui il soliloquio è diventato unico verbo possibile, è impossibile poter dialogare, confrontarsi, anche con idee diverse. Non c'è più il gusto del confronto e del ragionamento, tutti chiusi nel loro dire o nei loro convincimenti, così il Dubbio (nel concetto socratico) lo abbiamo sostituito in "verità e certezza assoluta di ciò che pensiamo": ciò ci porta a ritenere chi la pensa diversamente da noi un nemico, piuttosto che un possibile interlocutore.

Ogni cosa che io dico o affermo è sempre rappresentato da un "dubbio" e quindi pongo sempre dubbi nel mio dire, e amo verificare se ciò che dice uno o l'altro ha un criterio, una sua giustezza intellettuale.

Ma tutto ciò è impossibile in questi tempi. Il che però porta almeno al sottoscritto la consapevolezza - questa si assoluta - su quali sono le persone con cui si può fare un ragionamento, o con cui è proprio inutile dialogare.

LA DOMANDA: il quesito che vorrei porre a voi tutti riguarda la capacità di mettere in "dubbio" le nostre idee, partendo dal fatto che questa capacità non esiste, perché siamo tutti concentrati su noi stessi e sul trovare in modo assoluto tesi, teorie, che avvalorino nostre "ipotetiche" convinzioni. Forse dirò una cosa grave ma ritengo che c'è un momento storico in cui la società umana ha cominciato un cammino di ipertrofia dell'ego, sfociando in società si moderne ma narcisistiche, dove il Totem collettivo prende le sembianze del sé-stessi, in un Soliloquio improduttivo. Questo periodo è l'ILLUMINISMO da cui faccio partire le peggiori relativizzazioni del pensiero umano, del dubbio, dall'illuminismo in poi - a mio avviso - abbiamo perso il gusto di pensare cretativamente, di immaginare, fantasticare, sperare, ponendo ogni pensiero possibile sotto la lente della razionalità assoluta, che il più delle volte è un parlare a vanvera solo con sé stessi. Cosa ne pensate? Dove è finto il dubbio socratico? Dove la capacità di ascolto? Dove la capacità di pensarla diversamente, dialogando in modo costruttivo? .....
-----------------
sapiens dominabitur astris

Ettore Angelo Rossi

https://ettoreangelorossi.it/2019/08/29/armonia-e-caos-scopri-come-lamore-e-ascolto/

Amare il tuo avversario perché può farti crescere.
La parola amore ha sempre avuto un significato particolare. Molte volte l'ho sentita usare ed io stesso l'ho usata senza dare un vero significato alle mie intenzioni. Chi dice "io amo una determinata cosa" non si capisce bene che intenzioni abbia. Se si chiede ad un gruppo di persone, ad ognuno singolarmente, di darci amore, sicuramente ognuno farà un gesto differente dall'altro.
Personalmente, per evitare l'uso smodato ed inutile, che in alcuni casi, si fa di questa parola, la sostituirei volentieri con ascolto.
Provate ad usare questa parola. Io amo me stesso, diventa io ascolto me stesso, ne deriva che si può donare e quindi sacrificare la propria essenza proprio partendo dall'ascolto. Ti amo, diventa ti ascolto, sono qui presente e ti ascolto per poterti dare e sacrificare la mia essenza ai tuoi bisogni, per donarti pace. Io amo la Natura, diventa io ascolto la Natura, con le conseguenze del caso.
L'ascolto non prevede le nostre ferite e quello che pensiamo di essere, non avviene attraverso la propria emotività, ma da una pura presenza.

baylham

Il dubbio del dubbio è la certezza.
Non si vive di dubbi e nemmeno di certezze.
I conflitti sono inevitabili perché la realtà è una mentre le realtà possibili sono molte e diverse: la scelta individuale ha origine da un conflitto, dubbio.
Considero l'Illuminismo un movimento filosofico, culturale, politico artistico positivamente rivoluzionario: la rivalutazione dell'individuo e della ragione mi appare come un progresso rispetto alla storia precedente.

Ipazia

Non è coerente fare l'elogio del DUBBIO e poi rimpiangere il DOGMATISMO che l'Illuminismo ci ha insegnato a criticare e decostruire. Le coscienze collettive che negano il dubbio socratico, duemila anni fa e anche oggi, sono quelle che fondano sul VERBO rivelato le loro certezze e che hanno perseguitato, finchè ne avevano/hanno il potere, chiunque cercasse di far valere le ragioni del dubbio contro i loro dogmi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Hai ragione a porre la questione, ma riguarda solo te.

Infatti la domanda che fai non è per noi, ma per te stesso.

Io non credo proprio che tu possa conoscere Greta.

Eppure fai un discorso su Greta. Questo è esattamente quella che tu chiami coscienza collettiva.

Il dubbio socratico è invece quello di domandarsi come mai esista un discorso pubblico che si riferisce ad una minorenne.

Il tabù non sei tu, è sempre l'animale (in questo caso il discorso di Greta, non Greta stessa, che è poi invece dove la collettività si identifica, in quanto discorso, quindi in realtà a nessuno interessa il discorso di Greta, ma di Greta stessa, vedi la madre che pubblica un bel libro su di essa, o Trump che afferma "sembra felice", oppure tutti i fenomeni di hatred, di autofagia, in termini piscanalitici, che presuppongono al totem sempre un sacrificio, oggi grazie a Dio di tipo mediatico. Nella realtà le vittime sono molte, molte di più.

Era questo il dubbio che doveva prenderti e non il dubbio su Greta.

Ciao! ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Hlodowig

Buon @green demetr,

Mi ha incuriosito questa frase, più di tutta l' intera discussione attuale:

"Sto notando una cosa: se si prova a fare un ragionamento, in cui si cerca di capire le cose, si diventa solo maleducati."

Ora, da buon bimbo che sta sulla giostra del sapere, posso chiederti cosa ne pensi personalmente?

Aldilà del dubbio socratico, come afferma in apertura di post, l' autore?

Grazie ✋

Yeliyel79

Citazione di: green demetr il 06 Ottobre 2019, 12:58:14 PM
Hai ragione a porre la questione, ma riguarda solo te.

Infatti la domanda che fai non è per noi, ma per te stesso.

Io non credo proprio che tu possa conoscere Greta.

Eppure fai un discorso su Greta. Questo è esattamente quella che tu chiami coscienza collettiva.

Il dubbio socratico è invece quello di domandarsi come mai esista un discorso pubblico che si riferisce ad una minorenne.

Il tabù non sei tu, è sempre l'animale (in questo caso il discorso di Greta, non Greta stessa, che è poi invece dove la collettività si identifica, in quanto discorso, quindi in realtà a nessuno interessa il discorso di Greta, ma di Greta stessa, vedi la madre che pubblica un bel libro su di essa, o Trump che afferma "sembra felice", oppure tutti i fenomeni di hatred, di autofagia, in termini piscanalitici, che presuppongono al totem sempre un sacrificio, oggi grazie a Dio di tipo mediatico. Nella realtà le vittime sono molte, molte di più.

Era questo il dubbio che doveva prenderti e non il dubbio su Greta.

Ciao! ;)


hai posto delle questioni in un ragionamento che mi lascia attonito.
Devo rifletterci. In effetti io non conosco Greta, e se la sostengo è per un convincimento personale che a questo punto non pone alcun dubbio sul fenomeno in sé.
Che complicato pensare.
-----------------
sapiens dominabitur astris

green demetr

Citazione di: Hlodowig il 06 Ottobre 2019, 17:01:11 PM
Buon @green demetr,

Mi ha incuriosito questa frase, più di tutta l' intera discussione attuale:

"Sto notando una cosa: se si prova a fare un ragionamento, in cui si cerca di capire le cose, si diventa solo maleducati."

Ora, da buon bimbo che sta sulla giostra del sapere, posso chiederti cosa ne pensi personalmente?

Aldilà del dubbio socratico, come afferma in apertura di post, l' autore?

Grazie ✋

Fare ragionamenti sull'animale totemico, significa infrangere il tabù.
Questo è però sommamente falso, per le persone che veramente intendono Nietzche (io e spero qualche altro intelletuale), infatti il tabù si è dimenticato come ante-fatto, poichè vi era un fatto reale cioè.
E dunque ciò che si infrange è il totem stesso.
Ovvero sarebbe l'autofagia psicanalista in primis.
L'autoreferenzialità, il principio di non contraddizione se non è A deve essere per forza B ( dimenticanto gli infiniti C D E etc...).

In questo caso ha ragione a scrivere che si finisce per essere maleducati Yeliyel79, certo manca tutto il complesso di riferimento filosofico-psicanalitico, ma come vedi a volte basta semplicemente vedere ciò che accade intorno a noi.


Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Yeliyel79 il 06 Ottobre 2019, 21:36:43 PM
Citazione di: green demetr il 06 Ottobre 2019, 12:58:14 PM
Hai ragione a porre la questione, ma riguarda solo te.

Infatti la domanda che fai non è per noi, ma per te stesso.

Io non credo proprio che tu possa conoscere Greta.

Eppure fai un discorso su Greta. Questo è esattamente quella che tu chiami coscienza collettiva.

Il dubbio socratico è invece quello di domandarsi come mai esista un discorso pubblico che si riferisce ad una minorenne.

Il tabù non sei tu, è sempre l'animale (in questo caso il discorso di Greta, non Greta stessa, che è poi invece dove la collettività si identifica, in quanto discorso, quindi in realtà a nessuno interessa il discorso di Greta, ma di Greta stessa, vedi la madre che pubblica un bel libro su di essa, o Trump che afferma "sembra felice", oppure tutti i fenomeni di hatred, di autofagia, in termini piscanalitici, che presuppongono al totem sempre un sacrificio, oggi grazie a Dio di tipo mediatico. Nella realtà le vittime sono molte, molte di più.

Era questo il dubbio che doveva prenderti e non il dubbio su Greta.

Ciao! ;)


hai posto delle questioni in un ragionamento che mi lascia attonito.
Devo rifletterci. In effetti io non conosco Greta, e se la sostengo è per un convincimento personale che a questo punto non pone alcun dubbio sul fenomeno in sé.
Che complicato pensare.

Ah ah, si è complicato, ma ciò non toglie che il tuo intervento sia stato comunque interessante e intelligente! Non vorrei che questa cosa passi inosservata! Bravo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Hlodowig

Buon pomeriggio amici,

Ho personalmente, avuto modo di riflettere o comunque, di pensare in considerazione degli ultimi post.

Prendendo a riferimento e come spunto la ultima risposta del buon @green demetr e del buon @Yeliyel79, espongo la mia, ma più che risposta, è una domanda, ovvero quanto segue:

Quindi, in definitiva, il totem è l' indifferenza generale?

Il sacrificio, personalmente lo vedo solo come un pretesto, un lavarsi la coscienza, una giustificazione; "siamo luce che divora luce", si esprimeva qualcuno.

Mi pare di capire, che la ultima risposta del buon Yeliyel79, intenda la conoscenza del fenomeno in se, quindi con tutto ciò che ne consegue a livello antropologico, psicologico e sociale in generale.
Ma penso, faccia anche un distinguo tra ciò che si pensa personlamente e ciò che si pensa collettivamente.
L' autofagia, l' autoreferenzialità, personalmente la definisco come atto da attribuire alla specie homo e  come modo di ragionare, piuttosto che a una sua pragmaticità, ovvero alla consapevolezza delle sue azioni in ogni campo dell' essere, quell' essere credo, a cui non  tiene conto o di cui non tiene conto o perlomeno, del quale ne sminuisce tutto il contesto o i contesti in cui vive e opera.
In effetti, questa coinvolge sia la parte culturalmente  indifferenziata delle masse, sia la parte sociologica e mentale delle masse.
Quello di cui si parla, a mio avviso, è quindi la superficialità o meglio la difficoltà non del messaggio che si vuol mandare e interpretare, ma piuttosto di quel che si vuol comunicare, ovvero come questo, venga recepito, analizzato e compreso.

Come si dice: "la troppa informazione, ammazza l' informazione".

Che al posto della bambina Greta, ci fosse stata una persona adulta e molto preparata, penso che la cosa, non avrebbe avuto il riscontro attuale e quindi, la spinta al ragionarne e il parlarne anche in questo forum.
Credo che quel che si cerca di comunicare, vada ben aldilà dello stesso messaggio che si vuol veicolare.
Questo, in ogni istante esistenziale e  in ogni ambito esistenziale.
E almeno questo, è ciò che da un  punto di vista,  ogni mente in generale e come riferimento al discorso in oggetto, cerca di cogliere.

Grazie✋

iano

#10
Citazione di: Yeliyel79 il 03 Ottobre 2019, 10:18:07 AM



Ma tutto ciò è impossibile in questi tempi. Il che però porta almeno al sottoscritto la consapevolezza - questa si assoluta - su quali sono le persone con cui si può fare un ragionamento, o con cui è proprio inutile dialogare.

Cosa ne pensate? Dove è finto il dubbio socratico?
Penso dipenda dal momento di grande cambiamento che viviamo , dov'è le nostre vecchie , ma ancora vive certezze , non sono più adeguate , a ragione della loro relatività.
Nulla sembra essere più certo e quindi più che mai oggi andrebbe praticata l'arte del dubitare , per giungere a nuove "certezze" adeguate ai tempi.
Ma non è un arte che pratichi a comando , se non ti sei impratichito con essa per puro diletto.
Non sapendo come reagire al cambiamento si attua la cosiddetta politica dello struzzo , e il nemico , perfino l'untore , diventa chi te lo fa' notare.
Chi pratica l'arte del dubbio da sempre , oggi si trova avvantaggiato , quanto isolato.
Si va' avanti con vecchi paradigmi , finché non ci si tace increduli , non trovando più riscontri , e si nega il problema che pure si intravede.
Il motivo di ciò è che viviamo in un epoca che ha messo al bando la filosofia  , che al minimo era quella cosa che teneva allenata la mente , per poterla poi attivare subito all'occorrenza.
L'illuminismo può avere avuto le sue colpe , ma nessuno è perfetto.
Quello che manca oggi credo sia l'ozio e il tempo di annoiarsi , e quindi tutto ciò che ci si inventa per vincerli creativamente .
Troppe cose non inevitabili riempiono il nostro tempo libero completamente.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Citazione di: Hlodowig il 09 Ottobre 2019, 16:00:31 PM
Buon pomeriggio amici,

Ho personalmente, avuto modo di riflettere o comunque, di pensare in considerazione degli ultimi post.

Prendendo a riferimento e come spunto la ultima risposta del buon @green demetr e del buon @Yeliyel79, espongo la mia, ma più che risposta, è una domanda, ovvero quanto segue:

Quindi, in definitiva, il totem è l' indifferenza generale?

Il sacrificio, personalmente lo vedo solo come un pretesto, un lavarsi la coscienza, una giustificazione; "siamo luce che divora luce", si esprimeva qualcuno.

Mi pare di capire, che la ultima risposta del buon Yeliyel79, intenda la conoscenza del fenomeno in se, quindi con tutto ciò che ne consegue a livello antropologico, psicologico e sociale in generale.
Ma penso, faccia anche un distinguo tra ciò che si pensa personlamente e ciò che si pensa collettivamente.
L' autofagia, l' autoreferenzialità, personalmente la definisco come atto da attribuire alla specie homo e  come modo di ragionare, piuttosto che a una sua pragmaticità, ovvero alla consapevolezza delle sue azioni in ogni campo dell' essere, quell' essere credo, a cui non  tiene conto o di cui non tiene conto o perlomeno, del quale ne sminuisce tutto il contesto o i contesti in cui vive e opera.
In effetti, questa coinvolge sia la parte culturalmente  indifferenziata delle masse, sia la parte sociologica e mentale delle masse.
Quello di cui si parla, a mio avviso, è quindi la superficialità o meglio la difficoltà non del messaggio che si vuol mandare e interpretare, ma piuttosto di quel che si vuol comunicare, ovvero come questo, venga recepito, analizzato e compreso.

Come si dice: "la troppa informazione, ammazza l' informazione".

Che al posto della bambina Greta, ci fosse stata una persona adulta e molto preparata, penso che la cosa, non avrebbe avuto il riscontro attuale e quindi, la spinta al ragionarne e il parlarne anche in questo forum.
Credo che quel che si cerca di comunicare, vada ben aldilà dello stesso messaggio che si vuol veicolare.
Questo, in ogni istante esistenziale e  in ogni ambito esistenziale.
E almeno questo, è ciò che da un  punto di vista,  ogni mente in generale e come riferimento al discorso in oggetto, cerca di cogliere.

Grazie✋

Il totem fu usato come segno  oltre cui si cadeva nel terribile segreto umano, la possibilità dell'uccisione.

Il totem fu usato dunque per costruire una società pacifica.
Come disse Freud abbiamo barattato la nostra libertà per un pò di sicurezza.

Come insegna Nietzche però la morale che si costituisce al di qua dell'uccisione è una moralità che dimentica quell'uccisione originaria.

Diventa dunque una moralità che gira a vuoto, che non sa più di cosa doveva aver paura, ma una cosa era certa, c'era da aver paura.

La paura diventa allora il sintomo di un totem sconosciuto.

La paura si sà, mangia l'anima.

Senza un anima, ossia senza ciò che ci porta ad agire e a pensare, si piomba in una piccola morte, nell'apatia, nel non agire e non pensare.

Se vogliamo con una identificazione iperbolica ed eclittica di questo spostamento progressivo dalla vita (in pericolo) alla morte (che dimentica la vita), possiamo anche chiamarla indifferenza.

Quindi si! sposo l'idea che oggi il totem sia praticamente la stessa indifferenza.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Hlodowig

Buongiorno amico @green demetr,

Mi permetto di dissentire sul totem dell' uccisione, quello semmai appartiene o apparteneva a quei popoli che ne conoscevano solo la sete di sangue e di potere. (ed ovviamente, non faccio nomi per non offenderne e macchiarne la propria storia, perché sono più di uno)
Il Totem che intendo io invece, è quello originariamente usato come spauracchio della paura (scusatemi il gioco delle parole) e della morte, non intesa come l' uccidere di propria mano.
La proiezione che poteva avvenire con quella che ne era la conoscenza del tempo, ovvero madre natura.
Questo spingeva i popoli ad identificarsi in ogni-uno di quei totem, che questi fossero semplici maschere o pezzi di roccia incastonate e lavorate.
Ed erano anche molto pratici, in quanto il RIspetto che vi era per le forze che si avvertivano con i cinque sensi, ma anche quelle che si percepivano in modo più sensibile, più sottile, venivano catalizzate ed esorcizzate ed i popoli, ne seguivano i principi, gli archè e li trasformavano o per meglio dire, li riflettevano pragmaticamente nel loro vivere quotidiano.
Esempio molto elementare:  i cacciatori di quei popoli, pregavano due volte, la prima, era rivolta ad uno degli spiriti guida,  la seconda era rivolta alla cacciagione, allo spirito dell' animale che doveva essere ucciso fisicamente, per sfamare gli stessi cacciatori e loro famiglie.

Ma sempre, con RIspetto!

Ancora oggi, esistono alcuni di quei popoli, dove, FOrtunatamente, l' uomo occidentale e medio-orientale con tutta la sua pseudo-scienza-cultura filosofica, non è ancora riuscito a penetrarvi.
Oggi, più che mai ieri, BIsogna guardarsi DEntro (non Fuori), io cerco di farlo ogni giorno e nel cercare, evito a tutti i costi la rabbia e il risentimento, due astuti compari di merenda.

Grazie ✋


green demetr

Hlodowig temo che le tue letture ti stiano offuscando la mente.

Forse il tuo totem è proprio questo.

Ma non si tratta del totem, piuttosto della maschera, che incarna la paura.

Probabilmente la tua intera religione è il tentativo diffuso di relegare il pensiero della gerarchia a una mera idilliaca società rispettosa degli dei e della natura.

Ma tu nella vita sai bene, molto bene temo, che non è così.

La maschera è già di per sè la mimesi del totem, ossia l'impossibilità di guardare il totem percepito come terribile. E infatti così è stato costruito, per scambiare il sangue versato con l'unione di gruppo che non pensi più alla morte.

Ripeto per un pò di sicurezza l'uomo è pronto a tutto.

Lo dimostra anche questo bujo periodo.

Dunque a mio parere non solo la nostra visione di totem è diversa, ma è proprio l'intero discorso che è l'uno il contrario dell'altro.

Grazie al cielo possiamo parlare di altre cose, ma forse ci ricorderemo di questa impossibilità di fondo che ci contraddistingue.

Anch'io sempre con rispetto. (almeno fino a che non dirai cose per me gravi ;) )
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Hlodowig

Buon @green demetr,

Credo che in fondo, si stia discutendo della stessa cosa, ma con parole diverse.

Le religioni, personalmente le concepisco come tutte incarnate in me e in me morenti.

Più che paura, la forte sensazione è quella di una rabbia dilagante, che se non ben opportunamente gestita, porta al caos.

La paura credo, sia una fase che è già stata ampiamente e abilmente veicolata, per indurre all' addormentamento.

Penso che rimanga una generale sensazione di angoscia e nervosismo di tipo cronico.

In generale, si percepisce l' esterno come pericoloso e subdolo e questo rischia di portare alla chiusura del soggetto/stato/nazione come ultimamente noto, leggendone e parlandone un po' in giro.

Alchè penso, si rischia di avere come risultato una sola reazione connaturata a questa paura che è appunto, la rabbia.

E la rabbia, ti fa dimenticare di avere paura e diventa il mezzo giustificante di genocidi, poichè diventa odio.

E i Romani lo sapevano benissimo, con i loro giochi circensi, come sfogare le frustazioni e la sete di sangue dei popoli.

Quel piccolo cenno sull' uomo delle caverne, era inteso anche nel come si affrontava la morte dell' altro, non solo la propria, quell' uomo, era ben conscio di non essere l' unico predatore in circolazione, in quanto, in qualsiasi momento, esso stesso poteva divenirne preda, come in qualsiasi momento, anche il territorio poteva esserne espropriato dall' altro.

In quanto a me, ho sempre in un angolo di quel cassetto, quella sensazione o quella percezione, nella quale che le cose, possano sempre cambiare da un momento all' altro e non per questo, mi limito al pensarla in chiave apocalittica.

Bisognerebbe riflettere di più sulla morte.

Grazie ✋