La Virtù è una complementarità di qualità opposte.

Aperto da Carlo Pierini, 12 Agosto 2017, 02:20:15 AM

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Carlo Pierini

Per quanto la religione cristiana abbia molto da insegnarci in fatto di educazione e di crescita spirituale, il modello ideale di uomo non può coincidere con la figura del santo che, in nome di un univoco "porgi l'altra guancia", rinuncia alle proprie prerogative di coraggio, di nobiltà e di dignità individuale, sconfinando così nella passività (ignavia) e nel martirio. Trovo invece che l'uomo ideale sia molto più prossimo alla figura del Samurai, cioè al sacerdote-guerriero che coltiva, sì, le qualità dell'umiltà e della mitezza, ma anche e soprattutto quelle opposte-complementari del coraggio, del valore personale, della forza attiva. Un uomo, cioè, che è devoto al Primo degli esseri, Dio, ma anche all'ultimo dei fratelli, al debole, al perseguitato; ...che obbedisce e si sottomette alla giustizia, ma che ha l'ardire di disobbedire e di opporsi con la massima fermezza all'ingiusto e al prevaricatore, invece di lasciarsene martirizzare ignobilmente; ...che coltiva la fede, ma che non sacrifica ad essa la ragione e la conoscenza; ...che è capace di continenza, ma che non disprezza i sani piaceri della vita.
In altre parole, l'umiltà che non è bilanciata dal senso della dignità e della sacralità della propria persona sconfina nel martirio, nell'auto-umiliazione; per contro, l'orgoglio e l'amore di sé non temperati dall'umiltà sconfinano nell'egocentrismo e nella prepotenza. La fede senza la ragione e la conoscenza si degrada prima o poi in superstizione, mentre la ragione e la conoscenza prive del senso della grandezza della "Sapientia Dei" sfociano nella saccenteria e nella presunzione intellettuale.
In definitiva, anche la santità, o la Virtù, è una complementarità di opposti.

"La completa unione degli opposti è la summa medicina, che non sana soltanto i corpi, ma anche gli spiriti. [...] [Con essa] si tende a una condizione che gli indiani definiscono "nirdvandva", cioè "libera dagli opposti", concezione questa che è estranea, perlomeno in questa forma, all'Occidente cristiano. Si tratta infatti di una relativizzazione degli opposti che dovrebbe mitigare, se non addirittura risolvere, l'insanabile conflitto caratteristico dell'atteggiamento militante cristiano". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.66]

Amphitrite

#1
Personalmente sono d'accordo con  quasi tutto ciò scritto da te. Ora, se mi permetti, aggiungerò anch'io alcuni dettagli supplementari alla tua idea :)
Citazioneil modello ideale di uomo non può coincidere con la figura del santo che, in nome di un univoco "porgi l'altra guancia", rinuncia alle proprie prerogative di coraggio, di nobiltà e di dignità individuale, sconfinando così nella passività (ignavia) e nel martirio.
Iniziando da questa premessa, vorrei menzionare che i Santi stessi non si consideravano affatto dei "santi" né cercavano di essere glorificati oppure di comportarsi nel tal modo da far credere che loro erano "puri".  In altre parole, loro non pensavano di essere modelli viventi dell'ideale umano; al contrario, provavano in tutti i modi di trasmettere all'uomo "comune" il vero esempio di umiltà cristiana. San Paolo, per esempio, pensava di se stesso di essere "il peggiore" degli uomini.
Non direi, invece, che il martirio è risultato di una rinuncia alla dignità individuale. Direi il contrario - il fatto che la maggior parte dei Santi hanno rifiutato di abbandonare la loro fede di fronte alle condanne di morte, dimostra che loro non hanno rinunciato alla loro dignità, ossia alle loro conoscenze e credenze morali e spirituali.

CitazioneLa fede senza la ragione e la conoscenza si degrada prima o poi in superstizione, mentre la ragione e la conoscenza prive del senso della grandezza della "Sapientia Dei" sfociano nella saccenteria e nella presunzione intellettuale.

Per ciò che riguarda la sapienza spirituale, mi permetto di citare un breve paragrafo da un sito cristiano-ortodosso per accentuare ancor di più la tua idea:
"La Sapienza, ancor prima d'essere conosciuta, va incontro a chi la desidera, ed è facilmente contemplata da chi la ama: essa va in giro alla ricerca di chi è degno di lei, e con benevolenza appare sulle loro vie. La Sapienza è iniziatrice alla scienza di Dio".
In altre parole, la Sapienza va mano nella mano con la Fede poiché la Ragione è una qualità valorosa seminata da Dio nell'uomo. Credere nel Divino "ciecamente" senza alcuna capacità di comprendere veramente la sua essenza è come essere il vento - non c'è direzione né da dove parte né dove arriva. Analizzare, paragonare e differenziare sono azioni che aiutano l'essere umano a capire il suo lato spirituale ed intellettuale (almeno per poco, perché ciò che è destinato a rimanere un mistero, rimarrà comunque un mistero, anche contro la nostra volontà. L'uomo, nonostante le sue abilità, rimane tuttavia un essere effimero. Inoltre, se tutto viene "scoperto", a cosa ci servirebbe ancora la Bellezza universale? Il mistero è fascino - stuzzica ma non infastidisce. Ma questo è un altro discorso :)  )
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

Carlo Pierini

AMPHITRITE
Non direi, invece, che il martirio è risultato di una rinuncia alla dignità individuale. Direi il contrario - il fatto che la maggior parte dei Santi hanno rifiutato di abbandonare la loro fede di fronte alle condanne di morte, dimostra che loro non hanno rinunciato alla loro dignità, ossia alle loro conoscenze e credenze morali e spirituali.

CARLO
Hai ragione. Ma io non intendevo dire che il martirio sia necessariamente un segno di codardia, bensì volevo sottolineare che molto spesso per vincere il male è necessario opporvisi attivamente e combatterlo, e che in tali casi il "porgi l'altra guancia" è un atteggiamento inadeguato che può risolversi addirittura in una complicità con esso.
E non sto dicendo niente di trascendentale, visto che in ogni paese civile i tutori della giustizia sono armati.

Amphitrite

Citazionemolto spesso per vincere il male è necessario opporvisi attivamente e combatterlo, e che in tali casi il "porgi l'altra guancia" è un atteggiamento inadeguato 

Teoricamente parlando, sono più che d'accordo con te.
Tuttavia, dobbiamo prendere in considerazione anche i periodi storici in cui avvenivano alcuni eventi. Nel passato, in una società prevalentemente pagana, i cristiani erano una minoranza. Anzi, sappiamo che tutti loro nascondevano la loro identità religiosa per paura di essere perseguitati. I santi, purtroppo, poiché trasmettevano la parola di Dio erano, per forza, esposti ai nemici del Cristianesimo e quindi, condannati. Ribellarsi al verdetto di morte ed opporsi era impossibile per lo stesso motivo menzionato inizialmente.
Inoltre, se Cristo, nella sua umiltà, non avesse "porto l'altra guancia", dubito che la sua Crocifissione avrebbe avuto luogo, quindi anche la Resurrezione e nostra redenzione.
Se, invece, dobbiamo associare la tua ipotesi al mondo moderno, il risultato potrebbe essere diverso...
La società contemporanea e' ormai dominata più dal vizio che dalla virtù. L'Immoralità e' continuamente glorificata (anche grazie a coloro che la incoraggiano con il loro atteggiamento) mentre la sacralità e' diminuita oppure è esposta ai critici. Il ruolo della Chiesa è di non fare politica né di usare azioni forti o addirittura violente contro il Male che la sta minacciando (poiché in questo modo, con cosa sarebbe diversa dal suo avversario?). La Chiesa ha soltanto la missione di trasmettere alle future generazioni l'eredità di Dio.
D'altra parte, i cristiani contemporanei si sono opposti fin'ora a diverse minacce spirituali (vedi certe proteste che preferisco non menzionare per non essere accusata di atteggiamento estremista).
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

InVerno

Citazione di: Amphitrite il 12 Agosto 2017, 10:14:41 AMIn altre parole, loro non pensavano di essere modelli viventi dell'ideale umano; al contrario, provavano in tutti i modi di trasmettere all'uomo "comune" il vero esempio di umiltà cristiana. San Paolo, per esempio, pensava di se stesso di essere "il peggiore" degli uomini.
Sarà pure, ma a me pare l'esatto contrario dell'umiltà, un podio "negativo" è comunque un podio, e i migliori richiedono per se stessi sempre le migliori attenzioni (anche divine). Il masochismo (in tutte le sue più forme più variegate) è comunque una forma di narcisismo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Amphitrite

Citazionea me pare l'esatto contrario dell'umiltà, un podio "negativo" è comunque un podio, e i migliori richiedono per se stessi sempre le migliori attenzioni (anche divine)
Quando San Paolo affermava su sé stesso di essere "il peggiore degli esseri umani", evidentemente intendeva dire che il peccatore era lui, mentre gli altri erano buoni. Questo atteggiamento equivale ad una breve invocazione originaria della chiesa cristiana-ortodossa, ossia: "Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, il peccatore". Lasciamo da parte i santi, e parliamo di noi: in qualità di essere umani, siamo predisposti a debolezze ed errori (col fatto, parola o pensiero). Quindi, non siamo perfetti; glorificando noi stessi, dimenticando il nostro stato effimero, è soltanto superbia. Persino Lucifero, avvolto da un Ego superbo, cadde dai più alti dei Cieli.
Tornando al nostro discorso, pensare di noi stessi di essere "peccatori" non è affatto negativo - perché siamo umani, perché sbagliamo incessantemente, perché abbiamo debolezze e paure, perché non siamo immortali.
L'umiltà è un modo di dire: "Signore, tutto ciò che ho è solo grazie a Te". 
E per concludere, mi permetto di citare un proverbio:
"Ti lodi un estraneo , e non la tua propria bocca".
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

Carlo Pierini

Citazione di: Amphitrite il 12 Agosto 2017, 20:43:11 PM
Citazionea me pare l'esatto contrario dell'umiltà, un podio "negativo" è comunque un podio, e i migliori richiedono per se stessi sempre le migliori attenzioni (anche divine)
Quando San Paolo affermava su sé stesso di essere "il peggiore degli esseri umani", evidentemente intendeva dire che il peccatore era lui, mentre gli altri erano buoni. Questo atteggiamento equivale ad una breve invocazione originaria della chiesa cristiana-ortodossa, ossia: "Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, il peccatore". Lasciamo da parte i santi, e parliamo di noi: in qualità di essere umani, siamo predisposti a debolezze ed errori (col fatto, parola o pensiero). Quindi, non siamo perfetti; glorificando noi stessi, dimenticando il nostro stato effimero, è soltanto superbia. Persino Lucifero, avvolto da un Ego superbo, cadde dai più alti dei Cieli.
Tornando al nostro discorso, pensare di noi stessi di essere "peccatori" non è affatto negativo - perché siamo umani, perché sbagliamo incessantemente, perché abbiamo debolezze e paure, perché non siamo immortali.
L'umiltà è un modo di dire: "Signore, tutto ciò che ho è solo grazie a Te".
E per concludere, mi permetto di citare un proverbio:
"Ti lodi un estraneo , e non la tua propria bocca".

Ha ragione Amphitrite. Il riconoscimento dei propri limiti è un masochisticho "podio" solo quando è fine a se stesso, quando consideriamo quei limiti come una condizione statica, immutabile, priva di speranza di riscatto; ma non quando è visto come punto di partenza per un possibile cammino di evoluzione spirituale, quando è pervaso dalla speranza cristica che anche il peggiore dei peccati può essere perdonato e che anche la più infima condizione morale può essere gradualmente superata.

Carlo Pierini

Citazione di: Amphitrite il 12 Agosto 2017, 16:44:13 PM
Citazionemolto spesso per vincere il male è necessario opporvisi attivamente e combatterlo, e che in tali casi il "porgi l'altra guancia" è un atteggiamento inadeguato

Teoricamente parlando, sono più che d'accordo con te.
Tuttavia, dobbiamo prendere in considerazione anche i periodi storici in cui avvenivano alcuni eventi. Nel passato, in una società prevalentemente pagana, i cristiani erano una minoranza. Anzi, sappiamo che tutti loro nascondevano la loro identità religiosa per paura di essere perseguitati. I santi, purtroppo, poiché trasmettevano la parola di Dio erano, per forza, esposti ai nemici del Cristianesimo e quindi, condannati. Ribellarsi al verdetto di morte ed opporsi era impossibile per lo stesso motivo menzionato inizialmente.
Inoltre, se Cristo, nella sua umiltà, non avesse "porto l'altra guancia", dubito che la sua Crocifissione avrebbe avuto luogo, quindi anche la Resurrezione e nostra redenzione.
Se, invece, dobbiamo associare la tua ipotesi al mondo moderno, il risultato potrebbe essere diverso...
La società contemporanea e' ormai dominata più dal vizio che dalla virtù. L'Immoralità e' continuamente glorificata (anche grazie a coloro che la incoraggiano con il loro atteggiamento) mentre la sacralità e' diminuita oppure è esposta ai critici. Il ruolo della Chiesa è di non fare politica né di usare azioni forti o addirittura violente contro il Male che la sta minacciando (poiché in questo modo, con cosa sarebbe diversa dal suo avversario?). La Chiesa ha soltanto la missione di trasmettere alle future generazioni l'eredità di Dio.
D'altra parte, i cristiani contemporanei si sono opposti fin'ora a diverse minacce spirituali (vedi certe proteste che preferisco non menzionare per non essere accusata di atteggiamento estremista).
Questo è un discorso molto complesso e delicato, perché la Chiesa ha avuto un suo esercito per secoli e per secoli ha mandato al rogo migliaia di "eretici". E l'atteggiamento passivo che ha oggi sembra più un tentativo di compensare quell'estremismo squilibrato di allora con un estremismo di segno opposto, ma altrettanto squilibrato. E non è casuale che essa stia perdendo in misura crescente la sua autorità culturale-spirituale sulla gente. L'ateismo, l'agnosticismo e il relativismo (sia etico che epistemico) è diventato ormai un fenomeno di massa, e la profezia nietzschiana del "Dio è morto" si sta gradualmente avverando. La mia speranza è che questa morte (come accennavo in "L'ateismo come vangelo") sia l'annuncio di una imminente resurrezione di un cristianesimo trasfigurato e degno di quella "gloria" che è prefigurata e celebrata nel Vangelo.

InVerno

Citazione di: Carlo Pierini il 12 Agosto 2017, 23:52:29 PM
Citazione di: Amphitrite il 12 Agosto 2017, 20:43:11 PM
Citazionea me pare l'esatto contrario dell'umiltà, un podio "negativo" è comunque un podio, e i migliori richiedono per se stessi sempre le migliori attenzioni (anche divine)
Quando San Paolo affermava su sé stesso di essere "il peggiore degli esseri umani", evidentemente intendeva dire che il peccatore era lui, mentre gli altri erano buoni. Questo atteggiamento equivale ad una breve invocazione originaria della chiesa cristiana-ortodossa, ossia: "Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, il peccatore". Lasciamo da parte i santi, e parliamo di noi: in qualità di essere umani, siamo predisposti a debolezze ed errori (col fatto, parola o pensiero). Quindi, non siamo perfetti; glorificando noi stessi, dimenticando il nostro stato effimero, è soltanto superbia. Persino Lucifero, avvolto da un Ego superbo, cadde dai più alti dei Cieli.
Tornando al nostro discorso, pensare di noi stessi di essere "peccatori" non è affatto negativo - perché siamo umani, perché sbagliamo incessantemente, perché abbiamo debolezze e paure, perché non siamo immortali.
L'umiltà è un modo di dire: "Signore, tutto ciò che ho è solo grazie a Te".
E per concludere, mi permetto di citare un proverbio:
"Ti lodi un estraneo , e non la tua propria bocca".
Ha ragione Amphitrite. Il riconoscimento dei propri limiti è un masochisticho "podio" solo quando è fine a se stesso, quando consideriamo quei limiti come una condizione statica, immutabile, priva di speranza di riscatto; ma non quando è visto come punto di partenza per un possibile cammino di evoluzione spirituale, quando è pervaso dalla speranza cristica che anche il peggiore dei peccati può essere perdonato e che anche la più infima condizione morale può essere gradualmente superata.
Quando l'autocommiserazione diventa l'unico stimolo valevole per esprimere la propria vitalità (come accade in una varietà infinita di disturbi psichici, dalla depressione alla bulimia) il percorso che si ha davanti non è quello della redenzione, ma è quello di indulgere ulteriormente nell'autocommiserazione fino a che, enteogeno\endogeno che sia, matura un barlume di autostima. Nel corso della mia vita ho visto molte persone a me vicine indulgere in questi gironi infernali, io stesso per un breve periodo ho assaggiato il sapore di questa esperienza, e non ho alcuna stima ne fiducia di chiunque si autoproclami "il peggiore dei peggiori", tanto meno se nel frattempo si dedica a pontificare sulla morale e l'ordinamento del mondo nella febbrile attività che ha contraddistinto S.Paolo. Il peggiore dei peggiori sta zitto, si isola, o in estrema ratio si suicida, in qualsiasi altro caso è un lupo travestito da agnello.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Amphitrite

CitazioneHa ragione Amphitrite. Il riconoscimento dei propri limiti è un masochisticho "podio" solo quando è fine a se stesso, quando consideriamo quei limiti come una condizione statica, immutabile, priva di speranza di riscatto; ma non quando è visto come punto di partenza per un possibile cammino di evoluzione spirituale, quando è pervaso dalla speranza cristica che anche il peggiore dei peccati può essere perdonato e che anche la più infima condizione morale può essere gradualmente superata.
Sono d'accordo, Carlo. Però prendendo in considerazione il passato da "persecutore" di San Paolo, possiamo capire perché lui aveva un autostima così bassa nei suoi confronti. La sua vita cambiò radicalmente inaspettatamente, quindi il vecchio Ego era in un intenso conflitto con il suo nuovo essere. Diciamo che il suo tumulto interno è una questione psicologica e la sua personalità "pessimista" potrebbe essere associata a Pietro che, dopo aver "rinnegato" il suo Signore, si è sentito in colpa, persino indegno di vivere, per un pò di scene evangeliche. Persone dall'animo troppo sensibile, direi.

Per ciò che riguarda il tuo commento sulla chiesa, non ho niente da aggiungere. Hai già scritto la verità.
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

Carlo Pierini

Citazione di: Amphitrite il 13 Agosto 2017, 13:58:14 PM
CitazioneHa ragione Amphitrite. Il riconoscimento dei propri limiti è un masochisticho "podio" solo quando è fine a se stesso, quando consideriamo quei limiti come una condizione statica, immutabile, priva di speranza di riscatto; ma non quando è visto come punto di partenza per un possibile cammino di evoluzione spirituale, quando è pervaso dalla speranza cristica che anche il peggiore dei peccati può essere perdonato e che anche la più infima condizione morale può essere gradualmente superata.
Sono d'accordo, Carlo. Però prendendo in considerazione il passato da "persecutore" di San Paolo, possiamo capire perché lui aveva un autostima così bassa nei suoi confronti. La sua vita cambiò radicalmente inaspettatamente, quindi il vecchio Ego era in un intenso conflitto con il suo nuovo essere. Diciamo che il suo tumulto interno è una questione psicologica e la sua personalità "pessimista" potrebbe essere associata a Pietro che, dopo aver "rinnegato" il suo Signore, si è sentito in colpa, persino indegno di vivere, per un pò di scene evangeliche. Persone dall'animo troppo sensibile, direi.

Concordo in pieno. 
Ma trovo comunque inaccettabile il suo (di Paolo) disprezzo  della corporalità, la sua idea di "crocefissione della carne" sull'altare dello Spirito. La tradizione ci insegna che si sacrifica a Dio solo ciò che si ama, non ciò che si disprezza (gli antichi fedeli immolavano a Dio gli animali più belli e dovevano scartare quelli malati o menomati da difetti fisici).  ...Capito, Giona2068???     :)

Amphitrite

CitazioneMa trovo comunque inaccettabile il suo (di Paolo) disprezzo  della corporalità, la sua idea di "crocefissione della carne" sull'altare dello Spirito. 
"Disprezzo" è troppo da dire, secondo me. Chiamiamola solo un'umiltà mischiata con una  "trauma" del passato. 
Per ciò che riguarda la "crocifissione della carne", ti allego qui un'icona:



Se ingrandisci l'immagine, riuscirai a vedere come il monaco crocifigge il suo corpo (qui si intende come vizio e peccato, e non il corpo materiale) per raggiungere il Sacro. A lui possiamo associare la continua "lotta" spirituale per raggiungere l'illuminazione da parte dei seguaci buddisti, che abbandonano il loro vecchio essere e rinunciano ad ogni desiderio umano.
Come vedi, il Diavolo prova in tutti i modi a far scendere il monaco (ossia il fedele) dalla croce (croce - una volta strumento di morte ora è un simbolo di ascensione spirituale. La croce, inoltre, può essere considerata anche metafora della nostra vita che dobbiamo "portare" ogni giorno).
Le frecce e le lance sono simboli dei vizi e peccati che travolgono l'anima umana. Nel frattempo, Dio segue l'intera scena, a braccia aperte - segno che Egli è pronto a raccogliere l'anima giusta.
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

Carlo Pierini

Citazione di: Amphitrite il 13 Agosto 2017, 18:17:37 PM
CitazioneMa trovo comunque inaccettabile il suo (di Paolo) disprezzo  della corporalità, la sua idea di "crocefissione della carne" sull'altare dello Spirito.
"Disprezzo" è troppo da dire, secondo me. Chiamiamola solo un'umiltà mischiata con una  "trauma" del passato.
Per ciò che riguarda la "crocifissione della carne", ti allego qui un'icona:



Se ingrandisci l'immagine, riuscirai a vedere come il monaco crocifigge il suo corpo (qui si intende come vizio e peccato, e non il corpo materiale) per raggiungere il Sacro. A lui possiamo associare la continua "lotta" spirituale per raggiungere l'illuminazione da parte dei seguaci buddisti, che abbandonano il loro vecchio essere e rinunciano ad ogni desiderio umano.
Come vedi, il Diavolo prova in tutti i modi a far scendere il monaco (ossia il fedele) dalla croce (croce - una volta strumento di morte ora è un simbolo di ascensione spirituale. La croce, inoltre, può essere considerata anche metafora della nostra vita che dobbiamo "portare" ogni giorno).
Le frecce e le lance sono simboli dei vizi e peccati che travolgono l'anima umana. Nel frattempo, Dio segue l'intera scena, a braccia aperte - segno che Egli è pronto a raccogliere l'anima giusta.

Capisco cosa vuoi dire e in linea generale sono d'accordo con te. Ma il problema è che spesso scambiamo per male un bene naturale che lo spirito NON PUO' respingere o disprezzare, ma solo accettare amorevolmente e poi gradualmente plasmare e armonizzare con le  "istanze superiori" dello spirito. E uno di questi beni materiali è proprio la sessualità. Per questo, termini come "respingere", "reprimere", "rinunciare", "combattere", ecc. vanno presi con le pinze: perché se hanno una valenza di disprezzo, di avversione, di svalutazione (come nei "sermoni" di Giona2068),  non li vincerai mai, ma, anzi, ne rimarrai interiormente irretita, e la tua lotta spirituale produrrà pochi frutti o si tradurrà in un vero e proprio fallimento. Scrive Jung:

"Non dobbiamo mai dimenticare le nostre premesse storiche: solo da poco più di mille anni siamo andati a cadere dai rozzi principi del politeismo in una religione orientale evolutissima, che ha elevato lo spirito immaginoso del semiselvaggio a un'altezza non corrispondente al livello del suo sviluppo spirituale. Per mantenersi in un modo o in un altro a tale altezza, era inevitabile che si dovesse rimuovere largamente la sfera degli istinti. Per questo la pratica religiosa e la morale assumono un carattere decisamente violento, anzi, quasi maligno. Gli istinti rimossi non si evolvono in maniera naturale, ma continuano a vegetare nell'inconscio sotto forma della barbarie primigenia. Cosicché, noi vorremmo raggiungere le vette di una religione filosofica, ma in realtà non ne siamo capaci. Tutt'alpiù possiamo "crescere" fin lassù".  [JUNG: Il segreto del fiore d'oro - pg.56]

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