La via di mezzo e il giudizio finale

Aperto da Alberto Knox, 20 Aprile 2022, 11:05:14 AM

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viator

Salve Alberto. Citandoti : " io credo nella vita dopo la morte".

E daje !! Ancora à 'stò punto stiamo. Se dopo la morte c'è ancora la vita.........dicci, ma cosa cacchio sarebbe la morte ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Alberto Knox

#61
Citazione di: viator il 16 Maggio 2022, 20:56:16 PMdicci, ma cosa cacchio sarebbe la morte ?
la fine di un ciclo vitale ma non la sua sparizione nel nulla .
La disconinuità non è contemplata nell io e dall io , che è per definizione uno, presente ed eterno, non sto dicendo che il mio corpo non morirà, morià senz altro un giorno e così farà probabilmente il mio sé ma non io. Già Epicuro diceva , un bel pò di tempo fa, che "io non mi incontrerò mai con la mia morte , perchè o c'è lei e allora non ci sono io , oppure ci sono io e non ci può essere lei". Tutto sta dunque nel formulare che cosa sono io. Possiamo azzardare , io credo, qualche risposta, lunga , breve e brevissima.
La risposta lunga è tuttosommato abbastanza semplice. Sono prima di tutto un corpo , con certe caratteristiche e di una certa età. Questo corpo comprende un certo numero di apparati in relazione fra loro , fra i quali il sistema nervoso centrale al quale appartiene il mio cervello con le sue vicende. All'interno del cervello c'è un centro che genera e elabora le mie emozioni , un altro che mi fa ragionare e poi la corteccia celebrale, sopratutto frontale, che rende tutto ciò vivo e palpitante, e magari quasi comprensibile . E me lo fa sentire. Se tutto va bene tutti i miei stati e tutte le mie azioni sono sotto controllo e si diostrano abbastanza adeguati alle diverse situazioni. Queste diverse "stanze" della coscienza che siamo andati visitando conducono a una sorta di aerostato , di camera sospesa, che sono io. Io mi sento al centro di tutto questo e quasi capitano del mio vascello. Questa sensazione sono io. Il sogno del giunco pensante.
La risposta breve dice che io , come istanziazione dei vari stati del mio Sé, sono il precipitato della mia biologia di base , del mio sviluppo, della mia formazione materiale e intellettuale, dei miei studi, delle mie letture , dei miei incontri e delle mie conversazioni. Come tale mi situo nel tempo e nelle opportunità offerte dalle combinazioni possibile del mio spazio interiore . E sento, sopratutto sento. Ogni giorno, ogni ora, ogni istante , un rumore di fondo inestirpabile contro il quale si stagliano di tanto in tanto alcune immagini e impressioni in rilievo. Io sono tutto questo, infinitamente libero, ma blindato entro me stesso.
la risposta breve è: non lo so.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Citazione di: Alberto Knox il 16 Maggio 2022, 20:04:27 PMPerò non è che puoi sindacare sui discorsi spirituali se già in partenza sei contraria. Preferisco che sia un credente a confutarmi se permetti , se propio è necessario che io venga confutato, a me non sembra . Non ho detto nulla che vada contro la spiritualità. Ho detto che bisogna rettificare alcune nozioni, questo sì, secondo me. E qui si discute ...
Certo che posso sindacare, per promuovere una spiritualità immanente ancora tutta da sperimentare, ma infinitamente più feconda delle favole neolitiche, imbellettate metafisicamente nel prosieguo della storia. Una spiritualità umanistica. E qui si discute e, ancor meglio, si fa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 16 Maggio 2022, 23:17:35 PMUna spiritualità umanistica.
Mi piace il pensiero di una spiritualità umanistica , bisogna vedere come svilupparla, se esprimerla prendendo da Erasmo da Rotterdam o da qualcuno più contemporaneo . o da entrambe le scuole di pensiero
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

O dalla nostra autocoscienza, liberandola dai fantasmi ideologici sedimentati nel corso della nostra ignoranza desiderante, storicamente consolidata a cui siamo tanto affe(ziona)(t)ti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 17 Maggio 2022, 13:06:43 PMO dalla nostra autocoscienza, liberandola dai fantasmi ideologici sedimentati nel corso della nostra ignoranza desiderante, storicamente consolidata a cui siamo tanto affe(ziona)(t)ti.
e l'autocoscienza non è forse quello che kant indicava come la nostra coscienza interiore? (coscienza intesa in senso etico , perche se parliamo di neuroscienze fatemelo sapere).
Ma poi avere un ideale è così sbagliato?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Citazione di: Alberto Knox il 17 Maggio 2022, 23:08:44 PMe l'autocoscienza non è forse quello che kant indicava come la nostra coscienza interiore? (coscienza intesa in senso etico , perche se parliamo di neuroscienze fatemelo sapere).
Ma poi avere un ideale è così sbagliato?
Purtroppo (per lui) Kant la considerava innata su basi religiose, mentre non è così: di innato c'è solo la natura sociale della nostra specie animale. L'etica/morale origina dalla nostra specifica etologia  sociale, caricandosi di contenuti nell'età evolutiva (Bildung dell'autocoscienza). Essa è immaginifica anzicheno, fino alla stratosfera dell'ideale. Che non disprezzo, ma neppure santifico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 18 Maggio 2022, 17:16:54 PMPurtroppo (per lui) Kant la considerava innata su basi religiose, mentre non è così: di innato c'è solo la natura sociale della nostra specie animale. L'etica/morale origina dalla nostra specifica etologia sociale, caricandosi di contenuti nell'età evolutiva (Bildung dell'autocoscienza). Essa è immaginifica anzicheno, fino alla stratosfera dell'ideale. Che non disprezzo, ma neppure santifico.
la legge morale con la religione non centra un fico secco. La legge morale kantiana si basa sulla ragione. Critica della ragion pratica . Dal punto di vista di Kant un atto morale è uno che sarebbe giusto per qualsiasi tipo di persona, in circostanze simili a quelle nelle quali un agente si trova nel momento di eseguirlo. Cioè devo poter pensare che un altro al mio posto farebbe la medesima cosa nei miei riguardi o nei riguardi altrui.  È questo principio fondamentale della ragione morale che è conosciuto come imperativo categorico. l'etica nasce da questa percezione di Dovere.  Bonum faciendum, malum vitandum!  Questo gerundivo latino  di Tommaso d Aquino rivive nell impertivo categorico kantiano.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Per kant la legge morale è innata nell uomo , cioè a priori dell esperienza (cioè che non dipende dall'esperienza ma deriva direttamente dalla ragione dell'uomo) esattamente come la legge di causalità , innata e a priori dell esperienza. Kant si domanda; eisiste nella ragione un principio, seguendo il quale giungeremo ad un azione sicuramente morale? ma cosa vuol dire un azione sicuramente morale? vuol dire che agiremo secondo il bene, secondo la giustizia e sarà bene riconosciuto universalmente. Nella critica della ragion pura la domanda era ; la ragione ha in se delle strutture universali e necessarie seguendo le quali giungeremo a conoscienza certa?
nella critica della ragion pratica ci domandiamo; esistono dei principi universali ,seguendo i quali giungeremo ad un azione che è bene? tali principi devono essere universali ma non possono essere necessari.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

La ragione su cosa fonda i suoi principi etici ? "Mors tua, vita mea" è conciliabile con i principi etici ? E il "male" ?

Troppi cigni neri vengono messi sotto il tappeto da Kant. L'ethos non è interamente sussumibile nell'imperativo categorico, così come nei postulati teisti. La via di mezzo ancora attende.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 19 Maggio 2022, 07:56:32 AMLa ragione su cosa fonda i suoi principi etici ? "Mors tua, vita mea" è conciliabile con i principi etici ? E il "male" ?
male e bene , giusto e sbagliato sono entrambi presenti nell Ethos esistenziale nel fenomeno umano.
l'uomo è dotato di libero arbitrio , la sua volontà può scegliere di seguire la ragione oppure altri impulsi, ad esempio i bisogni del corpo, i sentimenti, le emozioni. E qui kant fa una distinzione, se seguiamo gli impulsi, i sentimenti e le emozioni , allora stiamo seguendo quello che lui chiama l imperativo ipotetico. Questo imperativo ipotetico è legato alle condizioni contingenti "se vuoi ottenere, allora devi..."
Se invece scegliamo di seguire la ragione allora scegliamo di seguire l imperativo categorico il cui slogan è "devi" il dovere per il dovere, non c'è contingenza, non ci sono le condizioni che in qualche modo ci condizionano. Non c'è un "se vuoi" ma "Devi". Seguire la razionalità significa staccarsi da quelle che sono le regole deterministiche della natura , contrastiamo anche il corpo, i bisogni momentanei.Vediamolo con un esempio; un tizio perde per strada una banconota da 100 euro e io sto attraversando un momento di bisogno, ho perso il lavoro. Ora la mia ragione sa che sarebbe giusto consegnare la banconota al tizio , ma dall altra parte mi farebbero davvero comodo. Come reagirò quindi? se scelgo i bisogni personali del momento chi me lo fa fare di restituire la banconota e di non mettermela in tasca? ma se scelgo la ragione che sa, che è sbagliato approfittarsi dell accaduto , allora seguirò l'imperativo categorico che mi dice "devi restituturli perchè questo è giusto".
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

kant avverte con grande intensità che la differenza fra giusto e sbagliato è qualcosa di più che un affare di sentimenti. Da questo punto di vista era d accordo con i razionalisti, secondo i quali , la capacità di distinguere tra giusto e sbagliato è presente nella ragione umana. Tutti gli uomini sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato e non soltanto perchè lo hanno imparato, ma perchè è insito nella ragione. Per Kant tutti gli uomini possiedono una "ragione pratica", cioè una facoltà della ragione che ci dice in ogni momento che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato in campo morale.
E non c'è etica, ripeto, non c'è etica, senza l'emozione vitale di un uomo nel sentirsi al cospetto di qualcosa di più grande e di più importante di sé. Imperativo categorico! l'etica nasce da questa sensazione di dovere. Qundi tanto la morale eteronoma tanto la morale autonoma sono sotto questa dimensione imperativa.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

viator

Salve. Ma quanto è facile "cogliere in castagna" anche certe profonde riflessioni dei Maestri. E' sufficiente non avere letto le loro - peraltro meritorie e talvolta monumentali opere - e usare solo la propria testa.

Citando da Alberto Knox : "Per Kant tutti gli uomini possiedono una "ragione pratica", cioè una facoltà della ragione che ci dice in ogni momento che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato in campo morale".


Dipende dalla morale. Quale bene assoluto e quale morale assoluta ? Kant visse ben lontano ed isolato dall'Amazzonia, luogo in cui gli indios locali trovavano giusto, utile, benefico e moralissimo l'uccidere i propri nemici per poi magari cibarsene o tresformarne il cranio in ciondolo ritualornamentale.

Evidentemente Kant ignorava che, oltre al "campo morale", esisteva anche la "foresta morale", la quale produce frutti ben diversi.

Ma quale "tutti gli uomini possiedono.....etc. etc." !!. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Citazione di: Alberto Knox il 19 Maggio 2022, 12:38:01 PM...Tutti gli uomini sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato e non soltanto perchè lo hanno imparato, ma perchè è insito nella ragione. Per Kant tutti gli uomini possiedono una "ragione pratica", cioè una facoltà della ragione che ci dice in ogni momento che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato in campo morale...

Questa è una bufala immane che denota una impresentabile ingenuità antropologica e filosofica. Sottoscrivo l'esempio di viator, ma anche frequentando lidi più civilizzati, come si concilia la giustificazione della schiavitù di Aristotele e perfino di Paolo con la ragion pura o pratica che sia.

Davvero questo "imperativo" di categorico ha solo la corrente alternata.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Come si può banalizzare in questo modo Kant?

Dando implicitamente dell'imbecille a lui e a tutti quelli che lo hanno apprezzato?

Quanta arroganza...

L'imperativo categorico non significa conoscere la Verità!

Bensì significa fede nella Verità.

Una fede che si può ignorare, disprezzare, come avviene qui.

Ma che è pronta a manifestarsi nuovamente, in ognuno di noi.

Quando decidiamo di essere invece che non essere.

E non si è, tutte le volte che inganniamo noi stessi, cullandoci nel convincimento, spesso non esplicito ma comunque presente, di aver compreso tutto!

E nessuno che intervenga di fronte a queste assurdità...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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