La spiritualità può essere una scienza?

Aperto da Angelo Cannata, 18 Gennaio 2018, 07:58:07 AM

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doxa

#30
Ciao Angelo, mi sto chiedendo se la tua ricerca sulla spiritualità alla fine del percorso non ti conduca al panteismo anziché alla scientificità della spiritualità.

Ma il panteismo può essere la conclusione di un viaggio spirituale ?

Il panteismo è una forma primaria di spiritualità, è un'antica mistica forma di spiritualità che offre una vita spirituale che abbia senso nel mondo in cui viviamo e possa essere riconciliata col pensiero scientifico e filosofico.

Un panteismo che de-umanizzi Dio ?

L'impulso inconscio ad umanizzare Dio induce ad imporgli le nostre idee, i nostri pregiudizi, le nostre preferenze. Creiamo un Dio che appare, agisce, pensa come noi.

Per la spiritualità è necessario smettere di pensare a Dio in termini umani ?

Il panteismo rimuove l'immaginaria personalità di Dio, lo de-umanizza.

Per i creazionisti Dio ha creato l'universo. Allora mi domando se Dio è l'universo, tutto è divino ?

La fede è una scelta ? Per credenti e non credenti non c'è scelta. Tutto è solo verità o è solo falso. Eppure non c'è prova dell'esistenza o non esistenza di Dio. Tutto dipende da come ognuno decide di credere.

Angelo ha scritto:
CitazioneUna delle esperienze spirituali che ci è dato di vivere è la percezione di noi stessi come "io", la sensazione cioè di trovarci come dentro una stanza in cui non ci è possibile far entrare alcun altro; questa stanza è il nostro "io".


Nell'ambito della psicologia l' Io è l'istanza psichica che media  tra l'Es ed il Super Io.  L'Io considerata struttura psichica  è deputata al contatto con la  realtà esogena ed endogena all'individuo. Come tale l'Io è il principale mediatore della consapevolezza, rappresenta la nostra personalità cosciente, il modo in cui noi ci conosciamo.
Concordo con quanto hai scritto:
CitazioneCiò che è interessante è che questo modo di considerare l'io non ne sminuisce alcun aspetto. Cioè, veniamo a scoprire che non abbiamo alcun bisogno di far riferimento a modelli soprannaturali per attribuire a quest'io stima, dignità, speranza, valori di ogni tipo. Tutto questo ci fa sospettare che il riferimento al soprannaturale possa essere in realtà sorgente di meccanismi di disistima nei confronti di ciò che siamo e meritiamo; non del tutto per problemi di platonismo, ma quasi: il soprannaturale ci allontana comunque dall'attenzione, dall'apprezzamento verso la materialità che noi stessi siamo.
Citazione


Tra i cosiddetti "valori" che possiamo attribuire all'io ho citato di proposito la speranza: infatti non abbiamo alcun bisogno di immaginare alcun tipo di sopravvivenza della nostra coscienza, dopo la nostra morte, per poter coltivare speranze oltre di essa: ci basta pensare che ciò che lasceremo ai posteri ci dà vita adesso, ci rende ora persone ricche di Spiritualità, fiducia, fede.

Angelo Cannata

Citazione di: altamarea il 22 Gennaio 2018, 20:24:58 PM
Ciao Angelo, mi sto chiedendo se la tua ricerca sulla spiritualità alla fine del percorso non ti conduca al panteismo anziché alla scientificità della spiritualità.

Ma il panteismo può essere la conclusione di un viaggio spirituale ?

Il panteismo è una forma primaria di spiritualità, è un'antica mistica forma di spiritualità che offre una vita spirituale che abbia senso nel mondo in cui viviamo e possa essere riconciliata col pensiero scientifico e filosofico.

Un panteismo che de-umanizzi Dio ?
Tutto ciò che è pan- mi sa di universalismo, quindi pretesa, quindi pericolo da cui guardarmi, per quanto mi riesce.

Citazione di: altamarea il 22 Gennaio 2018, 20:24:58 PMPer la spiritualità è necessario smettere di pensare a Dio in termini umani ?

Il panteismo rimuove l'immaginaria personalità di Dio, lo de-umanizza.

Per i creazionisti Dio ha creato l'universo. Allora mi domando se Dio è l'universo, tutto è divino ?

La fede è una scelta ? Per credenti e non credenti non c'è scelta. Tutto è solo verità o è solo falso. Eppure non c'è prova dell'esistenza o non esistenza di Dio. Tutto dipende da come ognuno decide di credere.
La spiritualità, come studio ed esperienza delle spiritualità (plurale), non può e non deve dettare nulla riguardo a Dio. Esistono molte spiritualità, spiritualità di credenti, di atei, perciò la spiritualità, al singolare, non può essere né credente, né non credente. Essa coglie quanto vi è di comune tra la spiritualità degli atei, quella dei credenti, quella dei Buddhisti, quella dei Musulmani, di tutti.

In questo cogliere le comunanze a me sembra che sia possibile non solo giungere a dati scientifici, ma anche a cammini concreti abbastanza determinati, che chiunque può seguire, pur rimanendo disponibile o appartenente a qualsiasi altra spiritualità. Per esempio, coltivare la passione per la musica può essere una spiritualità e può costituire un cammino concreto sia per atei che per credenti di qualsiasi religione. Ma la musica è solo un esempio, si possono fare anche altre cose molto più profonde e importanti.

green demetr

Citazione di: Apeiron il 21 Gennaio 2018, 23:41:17 PM
@Green,

la mia osservazione semi-polemica era dovuta alla "svalutazione" della scienza che ho percepito da quel tuo post (e di altri, se non ricordo male in altri topic). Riguardo a come si svolge la ricerca si può discutere ma secondo me nella scienza c'è pochissima ambiguità di fatto (come dicevo, altro discorso è la filosofia della scienza...). Il punto è che dire che è lasciare intendere che l'astrologia è meno arbitraria della scienza per me è completamente fuori da ogni logica. Ma preferisco non continuare la discussione su questo argomento per evitare polemiche, però ecco sinceramente per me non c'è posto per la pseudo-scienza (anzi è una cosa che mi fa infervorare parecchio) anche perchè secondo me esse sono un oltraggio alla stragrande maggioranza degli scienziati che ci mette "anima e corpo" per la ricerca! (mi infervoro parecchio a causa soprattutto dei "maghi" vari, flat earthers, cospiratori, scie chimiche ecc). Sinceramente mi sembra di vedere che molte persone serie e interessate alla spiritualità hanno un'ottima opinione sulla scienza... detto questo mi interessano sia la scienza che la spiritualità. Direi però di tornare in topic!

Riguardo alla neurologia... sicuramente leggerò l'intervista. Ma sia io che Angelo abbiamo già espresso le nostre perplessità.


viceversa su questo:

Cercare invece la misura dell'assoluto è un errore fatale.

direi di essere d'accordo, così come ritengo impossibile "misurare" la spiritualità. Ritengo però che la spiritualità abbia anch'essa aspetti "misurabili" (anche se non direi che tali aspetti sono di primaria importanza - l'aspetto di primaria importanza è ovviamente viverla ;) ).

Si certo ci sono molti punti di contatto fra le nostre "filosofie", ma ogni tanto non può che uscire "naturalmente" la considerazione diversa che abbiamo della scienza. Anch'io sono d'accordo di lasciare perdere la polemica, sia perchè poi diventerebbe uno scontro personale odioso, sia perchè la scienza è comunque una pratica (come insegna Sini) e quindi essendone all'interno la uso: non vedo soluzioni nella eventuale discussione, che finirebbe proprio invece nello scendere nel personale, ed esclusivamente in quello. Nulla cambierebbe per le nostre filosofie, che invece hanno un sacco di aperture molto interessanti, magari proprio perchè vengono da aree di interessi molto diverse.


Per quanto riguarda l'astrologia, la intendo essenzialmente come qualcosa legata al mito, al ciclo del grano in particolare. Se vogliamo al sacro. Siccome Angelo cerca qualcosa di scientifico ho provato ad aprire la discussione su alcune tematiche della antroposofia. Tematiche a cui sono pervenuto da poco.
E che sostanzialmente prevedono che la mente non sia qualcosa di spirituale, come invece ho sempre creduto, ma qualcosa di materiale. Siccome non lo ritengo un argomento da poco, e siccome ragionando sulle motivazioni di Sgiombo, mi sono accorto, che effetivamente se la mente sia sostanza o meno, è LA questione sine qua non per un approccio con le Scienze, comprese quelle neuroscientifiche.
Di certo però non è questione di calcolo, ma di ragione. Come dice Cacciari, sono tentativi di tradurre un linguaggio spirituale, che tale comunque viene sentito da molti, e invece il rigoroso metodo sperimentale.

Sul punto del calcolo che non deve essere assoluto ma relativo.
Certamente dovrebbe essere così, ma storicamente mi sembra che di censure, la scienza ne abbia subite parecchie. Ora se queste censure siano tali o meno, lo può saperere solo un unomo di scienza.
Perciò che di noi non sa queste cose, o tace, o si rende conto che può benissimo essere che la scienza di oggi ci faccia credere delle cose.Che di certo non sono scienze, come per esempio che è il sole che gira attorno alla terra. Se Angelo fosse nato prima di Galilei, avrebbe immaginato una scienza spirituale con il sole che gira intorno alla terra, avrebbe quindi di fatto misurato, fidandosi, di quanto la scienza gli diceva, e che non era cosi.

Quindi vogliano forse dire che la spiritualità di un tempo è meglio di un altra?
Per me no. Altrimenti non perderei tempo a leggere i filosofi antichi.

Per questo caro Angelo mi devo defilare da qualsiasi preteso calcolo, e invece mi concentro più sulla strada spirituale, quella delle cene, dei rapporti personali, della musica che sia d'organo o di chitarra, l'importante è che abbia la gente sempre al suo interno.
Come avevamo iniziato a fare l'anno scorso, tranne che fermarci, e ora ripiegare su questa tua nuovo necessità.
Che però non seguo, e credimi mi dispiace.
[/quote]
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: altamarea il 22 Gennaio 2018, 20:24:58 PM
Ciao Angelo, mi sto chiedendo se la tua ricerca sulla spiritualità alla fine del percorso non ti conduca al panteismo anziché alla scientificità della spiritualità.

Ma il panteismo può essere la conclusione di un viaggio spirituale ?

Il panteismo è una forma primaria di spiritualità, è un'antica mistica forma di spiritualità che offre una vita spirituale che abbia senso nel mondo in cui viviamo e possa essere riconciliata col pensiero scientifico e filosofico.

Un panteismo che de-umanizzi Dio ?

L'impulso inconscio ad umanizzare Dio induce ad imporgli le nostre idee, i nostri pregiudizi, le nostre preferenze. Creiamo un Dio che appare, agisce, pensa come noi.


Non so se c'entri con la pretesa scientificità, ma quello che scrivi lo approvo al 100%

Infatti ad angelo dicevo l'anno scorso se la spirituelità è del divino o dei divini.

Abbiamo optato per il divino, ma secondo me si può benissimo optare per i divini.

Non so se il panteismo deumanizzi dio, in realtà se pensiamo al pantheon greco, la risposta sembra proprio di no.

La cosa interessante è invece proprio il contrario e cioè trovare l'umano profondo proprio nelle diverse dee, comunque è così che leggo le varie figure mitologiche, una sorta di psicanalisi del profondo ante-litteram, che però nello stesso tempo ci ricorda che forze primigenie ci governano come la paura, la violenza, l'amore.
E che ognuna di queste forze ha una storia.

E' questa l'unica scienza, è la scienza delle relazioni delle cose divine dentro di noi.
O almeno portrebbe essere una proposta valida.

Non so cosa ne pensi altamarea.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Angelo Cannata

Citazione di: green demetr il 23 Gennaio 2018, 08:55:26 AMSe Angelo fosse nato prima di Galilei, avrebbe immaginato una scienza spirituale con il sole che gira intorno alla terra, avrebbe quindi di fatto misurato, fidandosi, di quanto la scienza gli diceva, e che non era cosi.
Mi pare che si perseveri nel fraintendimento della scienza.

La scienza non cerca la verità, intesa come luogo definitivo su cui fermarsi. La scienza cerca un rapporto con la realtà, o con l'esistenza, che sia quanto più possibile connesso con ciò che si desidera conoscere. Per il resto, la scienza è la prima a dubitare di sé stessa. Quando la scienza dice che nel sangue ci sono i globuli rossi, essa non conclude che questa è la verità. Essa conclude che questo è il risultato di milioni e miliardi di esperienze. Sta poi al filosofo discutere se, in che senso, in che misura ciò possa dirsi verità.

Se io fossi nato prima di Galilei e avessi applicato la scienza di allora alla spiritualità, quindi con tutti gli errori che la scienza di allora conteneva, ciò non avrebbe per nulla sminuito il valore dell'operazione. Gli errori non diminuiscono per niente il valore della scienza, perché gli errori sono dovunque e non possiamo mai sapere quanti errori ci sono in ciò che nel presente riteniamo corretto. Perciò non ha senso giudicare il valore di un metodo in base a quanti errori contiene. Il valore di un metodo si misura in base a quanto è disposto ad essere corretto, a farsi correggere, a correggere sé stesso. Da questo punto di vista la scienza ha un valore infinito, perché la sua disponibilità a correggersi è totale. Nella scienza non esistono verità che nessuno dovrà mai permettersi di correggere; d'altra parte, la scienza non va affatto in cerca di verità di questo genere.

Mymind

Per come la vedo io la spiritualità è il nostro rapporto più intimo con il cosmo e l'esistenza, quindi magari potrebbe rientrare nella psicologia. Se invece intendiamo una dimensione spirituale possiamo avvicinarci alla fisica teorica, nello specifico alla teoria delle stringhe, che postula l'esistenza di 11 dimensioni ed alcune di queste composte da "energia/materia" differente, in fisica la chiamano esotica(come la materia oscura) in cui siamo immersi e di cui siamo fatti.

Angelo Cannata

Escluderei la seconda definizione che hai dato, perché in essa la spiritualità viene trattata come un fenomeno oggettivo, con un metodo che ha il difetto di tralasciare di prendere in considerazione la persona stessa che sta attuando quel lavoro, quel considerare, quella ricerca. In questo senso trovo importante evidenziare che spiritualità significa in gran parte lavoro del soggetto sul soggetto, cioè su sé stesso, sapendo che in quel lavoro il soggetto sta condizionando il lavoro, la ricerca, con la sua soggettività. Spiritualità viene a significare io che faccio ricerca su me stesso e sul mio condizionare tale ricerca proprio mentre la faccio.
Capisco che un lavoro del genere difficilmente possa dirsi scientifico, in quanto del tutto immerso nella soggettività, mentre scienza significa massimo sforzo di raggiungere risultati oggettivi, padroneggiabili, perfino stringenti. A questo proposito però si potrebbero notare due cose.

La prima è che la scienza non è oggettività raggiunta definitivamente, ma sforzo continuo di tendere ad essa. La forza di qualsiasi affermazione scientifica infatti non sta nel suo essere definitiva: nulla nella scienza si può considerare definitivo: ciò significherebbe fraintendere la scienza come se fosse metafisica. La forza di ogni affermazione scientifica sta nella quantità di esperimenti su cui si basa e che rende possibili nel futuro. In questo senso gli esperimenti sono sempre migliorabili, aumentabili, correggibili, non danno mai luogo a definitività metafisiche.

La seconda cosa è che in questo contesto le esperienze soggettive possono comunque essere oggetto di ricerca che prova ad avvicinarsi a orizzonti di oggettività. Per esempio, la meditazione può essere considerata un fenomeno spirituale. Da un punto di vista scientifico si può studiare come le varie spiritualità del mondo presentano la meditazione, a quali concetti la accostano, con quali concetti la pongono in relazione. I risultati di questa ricerca potrebbero poi essere approfonditi da un punto di vista semantico, cioè di studio dei significati e delle loro relazioni dinamiche. Da ciò potrebbero venir fuori indicazioni per orientare la meditazione verso gli effetti ritenuti più fruttuosi, per esempio verso un arricchimento della personalità, della capacità di crescere, della capacità di essere creativi. Naturalmente ci sarebbe anche da indagare criticamente sulle ragioni per cui certi effetti vengono ritenuti più fruttuosi, importanti, validi, e anche questo potrebbe essere indagato avvalendosi della semantica come studio.

Da tutto ciò viene fuori che la semantica è un importantissimo strumento per l'indagine sulla spiritualità. Ciò in effetti non dovrà sorprendere, visto che la semantica è studio scientifico dei significati e la spiritualità si pone in gran misura come un vivere i significati come esperienza, come cammini da coltivare, pratiche per formarsi.

InVerno

Al di la della risposta che mi desti (che non riesumo nonostante sarebbe interessante, anche se penso che nel caso tuo che parli di logica come problema quasi linguistico-lessicale è un problema inerente la religione e non la spiritualità, che non ha in realtà un vero e proprio lessico stabile) penso che l'ipotesi di una spiritualità scientifica sia da scartare nel caso in cui essa si intenda come cammino spirituale svolto secondo metodologie scientifiche. In questo caso si va incontro al solito problema che è stato affrontato più volte in altra sezione a cui non ho partecipato per il semplice fatto che la scienza studia l'oggetto, e quando si mette a studiare il soggetto (la coscienza) va quasi sempre a finire in un vicolo cieco dove al massimo si possono avere interpretazioni quasi autoriali (psicologia freudiana, junghiana etc) ma non scientifiche.
Diverso è dire che la spiritualità può prescindere dalla scienza, o comunque da tutto quel bagaglio culturale di conoscenze "certe" che danno vita al nostro costrutto esistenziale, a come intendiamo il mondo. Un percorso spirituale serio non può partire per esempio dall'idea che ci siamo evoluti dalle farfalle, e trarre conclusioni partendo da questo tipo di ipotesi.
Altro caso ancora di spiritualità scientifica è: trarre dalle conoscienze scientifiche, trattate con la cautela necessaria proporzionata al grado di incertezza, una dimensione spirituale. Questo è sicuramente un campo interessante, perchè questa contrapposizione tra una spiritualità emotiva e passionale e una scienza fredda e calcolatrice è stato imbastito da chi voleva denigrare la scienza come portatrice del nulla e ancora oggi sopravvive. In realtà le conoscienze scientifiche possono essere un viatico eccezionale per una dimensione spirituale matura. Avevo già aperto una discussione riguardo all'osservazione delle stelle (senza tuttavia alcun rimando a questioni di oroscopo o corpi astrali) e come da essa possa aprirsi una dimensione spirituale, e credo tutt'oggi che sia uno dei pilastri del perchè la spiritualità sia iniziata innanzitutto. Spiace per tutti i religiosi che leggono, ma il cespuglio in fiamme che parla a Mosè scompare di fronte alla conoscenza di un luogo dell'universo dove la materia e la luce si riorganizza (buco nero). Sapere dell'esistenza di un evento simile (e altri ancora) arricchisce la nostra spiritualità
perchè ci fornisce informazioni essenziali riguardo allo svolgimento della materia che compone noi stessi.
Altro esempio facile potrebbe essere la famosa affermazione di Sagan che siamo tutti "polvere di stelle", nel senso gli elementi che ci compongono sono nella maggior parte la spazzatura dell'universo (nel senso che sono estremamente comuni) e questo ci aiuta per esempio a collocare noi stessi e magari a toglierci da "certi piedistalli" di uomini di natura quasi divina. Ma allo stesso tempo ci racconta che gli elementi più rari che ci compongono potevano essere creati solamente alle temperature di una stella, e che quindi siamo "polvere di stelle", e lo possiamo affermare in maniera certamente "romanzata" ma con un background
scientifico di tutto rispetto. E sapere di essere polvere di stelle, non è forse una rivoluzione spirituale? Un collegamento tra noi e i meandri più lontani e inconosciuti dell'universo, un viatico verso un panteismo scientificamente accettabile?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Mymind

Citazione di: Angelo Cannata il 30 Gennaio 2018, 09:59:38 AM
Escluderei la seconda definizione che hai dato, perché in essa la spiritualità viene trattata come un fenomeno oggettivo, con un metodo che ha il difetto di tralasciare di prendere in considerazione la persona stessa che sta attuando quel lavoro, quel considerare, quella ricerca. In questo senso trovo importante evidenziare che spiritualità significa in gran parte lavoro del soggetto sul soggetto, cioè su sé stesso, sapendo che in quel lavoro il soggetto sta condizionando il lavoro, la ricerca, con la sua soggettività. Spiritualità viene a significare io che faccio ricerca su me stesso e sul mio condizionare tale ricerca proprio mentre la faccio.
Capisco che un lavoro del genere difficilmente possa dirsi scientifico, in quanto del tutto immerso nella soggettività, mentre scienza significa massimo sforzo di raggiungere risultati oggettivi, padroneggiabili, perfino stringenti. A questo proposito però si potrebbero notare due cose.

La prima è che la scienza non è oggettività raggiunta definitivamente, ma sforzo continuo di tendere ad essa. La forza di qualsiasi affermazione scientifica infatti non sta nel suo essere definitiva: nulla nella scienza si può considerare definitivo: ciò significherebbe fraintendere la scienza come se fosse metafisica. La forza di ogni affermazione scientifica sta nella quantità di esperimenti su cui si basa e che rende possibili nel futuro. In questo senso gli esperimenti sono sempre migliorabili, aumentabili, correggibili, non danno mai luogo a definitività metafisiche.

La seconda cosa è che in questo contesto le esperienze soggettive possono comunque essere oggetto di ricerca che prova ad avvicinarsi a orizzonti di oggettività. Per esempio, la meditazione può essere considerata un fenomeno spirituale. Da un punto di vista scientifico si può studiare come le varie spiritualità del mondo presentano la meditazione, a quali concetti la accostano, con quali concetti la pongono in relazione. I risultati di questa ricerca potrebbero poi essere approfonditi da un punto di vista semantico, cioè di studio dei significati e delle loro relazioni dinamiche. Da ciò potrebbero venir fuori indicazioni per orientare la meditazione verso gli effetti ritenuti più fruttuosi, per esempio verso un arricchimento della personalità, della capacità di crescere, della capacità di essere creativi. Naturalmente ci sarebbe anche da indagare criticamente sulle ragioni per cui certi effetti vengono ritenuti più fruttuosi, importanti, validi, e anche questo potrebbe essere indagato avvalendosi della semantica come studio.

Da tutto ciò viene fuori che la semantica è un importantissimo strumento per l'indagine sulla spiritualità. Ciò in effetti non dovrà sorprendere, visto che la semantica è studio scientifico dei significati e la spiritualità si pone in gran misura come un vivere i significati come esperienza, come cammini da coltivare, pratiche per formarsi.

Condivido pienamente, la semantica è impotantissima è la chiave di lettura delle "cose" e la scienza è una di queste, un mero strumento, una mappa, ma non il territorio e non tutto ciò che è al di là della scienza è inesistente. Riguardo alla dimensione spirituale se fosse convalidata dalla scienza assumerebbe poi un altro valore. Sulla meditazione invece un osservatore esterno vedrà unfenomeno psichico, tutt'altra cosa giustamente invece chi la vive.

Angelo Cannata

Citazione di: InVerno il 30 Gennaio 2018, 10:34:04 AM... penso che l'ipotesi di una spiritualità scientifica sia da scartare nel caso in cui essa si intenda come cammino spirituale svolto secondo metodologie scientifiche ...
È proprio questo che io vorrei inseguire e vorrei farlo proprio per proteggere le persone dal rischio di lasciarsi abbindolare, coinvolgere in sedicenti cammini spirituali dal risultato garantito; di converso, riuscire ad individuare metodologie scientifiche potrebbe aprire gli utenti a un uso più rassicurante, così come lo sforzo della psicologia di essere sempre più scienza mira sia a proteggere gli utenti da psicologi improvvisati, impostori, sia ad offrire loro, positivamente, il conforto di metodologie suffragate da un gran numero di esperimenti e ricerche scientifiche.

Un esempio di cammino spirituale che sta sotto gli occhi di tutti noi, tutti i giorni, è la scuola. Essa esiste addirittura in forme obbligatorie (scuola dell'obbligo) e senza dubbio non fornisce solo formazione enciclopedica, ma vera e propria formazione della persona, quindi vera e propria formazione spirituale. In questo senso un tipo di cammino spirituale, la cui validità è globalmente riconosciuta a tal punto da farlo riconoscere come obbligatorio esiste già ed è la scuola. Penso che non sarà difficile riconoscere anche scientificamente l'importanza e la validità della scuola come cammino spirituale. Imparare a parlare e capire è la prima scuola spirituale obbligatoria che tutti noi riceviamo dai genitori nei primissimi anni della nostra vita. Il cammino continua con la scuola obbligatoria, in cui impariamo a leggere e scrivere, i primi rudimenti di alcune discipline ritenute indispensabili, fondamentali, quali matematica, lingue, geografia, storia, scienze.

È sotto gli occhi di tutti quindi che un camminare spirituale la cui validità scientifica è globalmente riconosciuta esiste già. Ma sono sotto gli occhi di tutti anche i suoi squilibri, le sue lacune. Oggi la scuola si è ridotta ad acquisizione di competenze in vista di un lavoro e ciò è ben poco scientifico: penso che sarebbe facilmente dimostrabile scientificamente che una persona che, oltre che matematica, storia e geografia, abbia studiato filosofia, psicologia, religioni, musica, arti, sia oggettivamente più capace di apprezzare chi la pensa diversamente, più capace di essere creativa, più capace di collaborare alla crescita e al miglioramento delle condizioni umane in cui viviamo in questo pianeta, almeno in base a ciò che a noi umani oggi sembra migliore.

Perché non rendere obbligatorio nella scuola anche un minimo di informazione seria su ciò che la spiritualità è in grado di essere come cammino di autoformazione, finalizzato al miglior equilibrio e al massimo sfruttamento delle proprie capacità umane?

Il germe importantissimo, cruciale, di un'organizzazione di un cammino spirituale è secondo me il diario scolastico che tutti gli studenti usano tenere per segnarsi i compiti da fare a casa. Non sarebbe forse un vantaggio di portata smisurata far scrivere ad uno studente, oltre che "Storia pag. 5," "Matematica equazioni a pag. 37", anche "Provare a fare 3 minuti di silenzio e descriverne l'esperienza"?

Il germe deviato, deformato, di ciò, esiste oggi nella scuola sotto forma di insegnamento della religione cattolica.

Ora, io penso che non sarebbe difficile dimostrare scientificamente che l'aggiunta nella scuola di un minimo di formazione seria sulla spiritualità, trattata con i più seri e validi strumenti che oggi abbiamo a disposizione, tra cui proprio la scienza, creerebbe una rivoluzione positiva nel formare generazioni di persone più ricche, più aperte, più capaci.

InVerno

#40
Se vogliamo parlare di questo tema dobbiamo decidere se la spiritualità rientra nel campo dell'istruzione (instruere, mettere dentro) o dell'educazione (educere, tirare fuori), perchè uno è compito della scuola e l'altro (in teoria) dei genitori, ed è una divisione forse un po dimenticata ma importantissima dal punto di vista pedagogico... ma anche dal punto di vista dei risultati che otterrai con la tua idea. Perchè certe cose non si possono istruire ma vanno educate, e fare il contrario significa avere un significato viziato (che è la stessa affermazione tua riguardo alla religione). Quindi dimmi, tu pensi che la spiritualità possa essere istruita, inserita nel cervello, a scuola? Oppure va tirata fuori dallo "spirito" della persona?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Angelo Cannata

Mi sembra ovvio che la spiritualità sia l'uno e l'altro.

Essa può essere inserita nel cervello, nella misura in cui non esiste solo la spiritualità dello studente, ma anche quella di tutti gli altri nel mondo. Ad esempio, è possibile inserire nel cervello di uno studente l'informazione su come un'esperienza di silenzio è stata vissuta da altri. Egli potrà quindi mettere a confronto la sua esperienza con quella altrui e trarre i frutti di tale confronto.

In base a ciò, si evince facilmente che spiritualità significa anche tirare fuori quello che c'è già nello studente, evidenziare le sue potenzialità, che esistono già prima che egli si confronti con altri.

InVerno

Citazione di: Angelo Cannata il 30 Gennaio 2018, 12:06:15 PM
Mi sembra ovvio che la spiritualità sia l'uno e l'altro.
Per me non è ovvio per niente, ma sono d'accordo con te, e di questa sfuggevolezza e travalicazione delle categorie la spiritualità si è sempre marcata rendendosi impossibile da inquadrare o quasi, figurarsi insegnare. Non lo so, ci ho pensato ieri sera ma non sono venuto al dunque del perchè la tua idea non mi convince, perlomeno esposto in maniera asciutta e comprensibile. Depongo perciò, amichevolmente le "armi" e mi dichiaro "sconfitto" :)
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Angelo Cannata

Ho tutto l'interesse a cercare di capire cos'è che non ti convince: magari nella tua sensazione ci potrebbe essere un punto chiave importantissimo. Non avere fretta a dichiararti sconfitto (eventualmente sconfitto non da me, ma dalla difficoltà a trovare le parole per esprimere la tua percezione; in questo senso siamo tutti, chi più chi meno, degli sconfitti, poiché le parole sono sempre più o meno inadatte o perfino traditrici); c'è sempre tempo per rifletterci meglio e trovare le parole per esprimersi.
Io apprezzo i forum proprio per questo: perché mi lasciano tutto il tempo che voglio per pensare bene cosa e come rispondere.

InVerno

Non penso sia vero che una dimensione, o propensione, spirituale esista in tutti (ma questo dipende molto dalla definizione d'essa). O perlomeno esiste in forme cosi diverse da non renderla assimilabile e passibile di un sistema unificato come quello dell'educazione di massa. Allo stato delle cose  attuali è anzi una rarità, ma non escludo che società diverse siano in grado di spingere verso risultati diversi e mi rendo conto di ciò che presumi immaginandola inserita nel sistema educativo. Al contrario chi decide di prendere un cammino spirituale solitamente decide i termini attraverso la quale essa si manifesta (con anche un certo grado di fantasia, come avevo fatto notare riguardo alla logica), raramente essa "cala dall'alto" come ad esempio si vorrebbe costringendo  alla partecipazione a riti iniziatici (tipo battesimi) o sociali (tipo congressi). Conosco persone che hanno cercato di accrescere o anche solo entrare in una dimensione spirituale della vita provandole tutte, eventualmente riusciendoci solamente appieno nel più inaspettato dei modi (guardando fuori dalla finestra?). Nonostante molte (non tutte) le persone che perseguono una dimensione spirituale si ostinino per facilità ad ascrivere il bisogno spirituale a partire da un evento biografico(comumente drammatico se non tragico, o comunque di instabilità emotiva) non penso la nascita del bisogno spirituale possa ascriversi ad un singolo evento o ad un concatenamento di essi e anche per questo non penso possa essere riprodotto in maniera "scientifica" o perlomeno empirica. Non vorrei parlare di "predestinazione", ma quando le variabili sono cosi complessamente intrecciate la nostra volontà (o quella di un ente terzo) sono in realtà pateticamente irrilevanti.  Sebbene spiritualità e intelligenza non siano sinonimi, penso che una scuola che si preponga come obbiettivo la stimolazione della dimensione spirituale sia non dissimile da una scuole che si prepone di accrescere l'intelligenza degli studenti. E' un intento tanto nobile quanto illusorio, o anche illusionistico (perchè dalla delusione dell'insuccesso nasce la finzione del successo, la stessa che vorrebbe "salvati" tutti quelli che partecipano all'evento X). E' tuttavia vero, che seppur la vita di tanti bambini a mio avviso rimarrebbe pressochè inalterata, sarebbe perlomeno utile per riportare la spiritualità ad un ruolo culturale "riconosciuto", e questo perlomeno va dato atto sarebbe un passo che potrebbe avere inaspettati e imprevedibili risultati positivi. Ma ancora questo non è il quadro completo..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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