La "scelta" "di credere o di non credere".

Aperto da Eutidemo, 04 Gennaio 2023, 07:01:08 AM

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daniele22

Sono d'accordo con Eutidemo quando dice che "credere" o "non credere" non corrisponda ad una scelta volontaria, e sono d'accordo con Duc quando afferma che una fede è tale, e quindi vera solo se la vivi. E' chiaro altresì che nel qui e ora possono sempre intervenire fatti che possono mettere in discussione tutte le nostre più profonde convinzioni. Se volgo indietro il mio sguardo penso di ricordare come si sia costruito il mio essere agnostico. Quand'ero fanciullo cominciai ad andare a dottrina cristiana, così si diceva qui nel veneto bigotto. L'insegnante era molto severo e dava pure delle librate in testa. Beh, alla terza o quarta lezione smisi di andare a dottrina nascondendolo naturalmente ai miei genitori. Andavo allora per canali a pescare con le mani assieme ad un amico. Smisi pure di andare alla messa del patronato dei giovani quando il nuovo parroco eliminò il gruppetto musicale che faceva da accompagnamento alla santa messa. Accadde poi che un amico di mio padre gli raccontò di avermi visto per canali una domenica mattina all'ora in cui sarei dovuto essere alla funzione. I miei genitori, entrambi credenti, specialmente mio padre che era stato educato dai salesiani, mi chiesero di dargli ragione del mio comportamento ed io gli dissi che non credevo in Dio. Mio padre mi rispose che se non ci credevo facevo senz'altro bene a non andare a messa. Ora, non è proprio vero che io non credessi in Dio, nel senso cioè che dal mio punto di vista c'erano cose più interessanti da fare che occuparsi della devozione a Dio. Fu così che infine si strutturò il mio agnosticismo, ovvero si strutturò affermando vie alternative piuttosto che negando l'idea di Dio

InVerno

Per essere onesti il mio vero cruccio logico con la questione del credere è il fatto che mi si chieda di essere parte attiva, e in una maniera determinante. Io sono una persona umile, farei la prima mossa con una bionda al bar, ma con Dio, mi sembrerebbe solamente di essere molto arrogante, una sorta di titanismo pure un pò ridicolo. E' onnisciente, conosce perfettamente cosa servirebbe a me per una profonda ed intensa conversione, è onnipotente perciò illimitato, ed è anche infinitamente buono e mi ama altrettanto infinitamente, perciò dovrebbe volere il mio bene in vita e in morte, che coinciderebbe col credere, vivere una vita "in Cristo" e una morte a suo fianco.  Non dico che sono qui in attesa con una lista dei desideri, però tutto questa enfasi su quello che dovrei fare o non fare per credere mi sembra ridicola, un affronto alle sua deità. Qualsiasi cosa le persone scelgano, o si illudano di aver scelto, è completamente irrilevante di fronte alla sua scelta, a quella del creatore dell'universo, perciò devo dedurne che è Dio ad aver scelto di non farmi credere, non posso credere di avere l'ultima parola di fronte alle sue decisioni, sarebbe davvero ridicolo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Alberto Knox

La verità non sempre coincide con le mere esattezze , a volte , in nome della verità bisogna anche mentire. Con Dio non hai a che fare con l ortodossia , hai a che fare con l ortoprassi . E questo lo diceva Gesù ai suoi discepoli "chi fa la verità viene alla luce" chi fa la verità non chi dice la verità . E che cosa significa fare la verità?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Phil

@InVerno

Sul piano puramente logico, gli "onnipoteri" di Dio (onnipotente, onnisciente, onnipresente e forse altro) effettivamente non depongono sempre a suo favore: se è onnipotente, significa che potrebbe perdonarmi ma non vuole (da cui l'"amore condizionato" di cui s'è parlato già molto in precedenza; anch'Egli non fa ciò che non vuole); se è onnisciente, sa anche se mi salverò dall'inferno o meno, quindi sa anche che non mi perdonerà perché magari non mi convertirò, dunque non è realmente disponibile ad accogliere il mio pentimento perché già sa che questo non avverrà; se invece è onnisciente del presente, ma non del futuro, allora c'è spazio per "il finale a sorpresa" nel post-mortem (e si torna al "misterioso sadismo" del non superare un test terrestre finito che comporta sofferenza ultraterrena infinita). Se l'onniscenza abbraccia anche il futuro, ne conseguono poi altre questioni più tortuose e cavillose, del tipo: Dio non ha libero arbitrio perché se è onnisciente già sa cosa farà, e non può cambiare il suo futuro perché altrimenti verrebbe meno la sua onniscienza (nel prevederlo), ma allora non è onnipotente se non può scegliere di fare ciò che vuole ma solo ciò che già sa che farà, e non può nemmeno essere pura coincidenza di sapere e volere, perché così verrebbe meno il suo poter scegliere liberamente di fare qualcosa (con annessa deterministica impotenza di fronte al proprio destino, il che lo renderebbe solo 'ingranaggio primario" mosso da altro a lui "superiore" e non il fantomatico "motore immobile" aristotelico), etc.
Onestamente questi logicismi lasciano il tempo che trovano, perché in quanto Dio potrebbe anche piegare le leggi della logica umana, o averne una tutta sua, etc. la questione che invece mi solletica, nella mia ignoranza filologica, è invece se ci siano dei passi biblici o evangelici dove esplicitamente Dio (o Gesù) si attribuiscano in prima persona tali "onnipoteri", oppure se sono stati poi "assegnati d'ufficio" dalla chiesa e dalla teologia (per l'onnipotenza ho trovato subito qualcosa in rete, ma per l'onniscienza forse servono ricerche più attente, per questo chiedo a chi magari sa già indicarmi i passi).

stelle dell'auriga

Molto bella ed interessante questa discussione. :)


Come sempre accade per questi temi, non ci sono risposte univoche o assolute come per la matematica o le scienze esatte.

Secondo me il termine "scelta" non è molto idoneo, perchè la scelta è la facoltà della mente, la mente indagatrice, analizzante, che dubita, per cui forse il termine più appropriato per avvicinarsi alla nostra natura spirituale, sarebbe il sentire, ricercare dentro se stessi ciò che ci risuona.

L' unica riflessione personale che faccio è che esistendo l' infinitesimamente piccolo esiste anche il suo corrispettivo.

Scusate per il post molto stringato, resto dell' idea che il credere o il non credere siano esigenze personali, la fede è qualcosa di intimo ed esperenziale che non si può trasmettere.

daniele22

Citazione di: Phil il 13 Gennaio 2023, 15:34:23 PM@InVerno

Sul piano puramente logico, gli "onnipoteri" di Dio (onnipotente, onnisciente, onnipresente e forse altro) effettivamente non depongono sempre a suo favore: se è onnipotente, significa che potrebbe perdonarmi ma non vuole (da cui l'"amore condizionato" di cui s'è parlato già molto in precedenza; anch'Egli non fa ciò che non vuole); se è onnisciente, sa anche se mi salverò dall'inferno o meno, quindi sa anche che non mi perdonerà perché magari non mi convertirò, dunque non è realmente disponibile ad accogliere il mio pentimento perché già sa che questo non avverrà; se invece è onnisciente del presente, ma non del futuro, allora c'è spazio per "il finale a sorpresa" nel post-mortem (e si torna al "misterioso sadismo" del non superare un test terrestre finito che comporta sofferenza ultraterrena infinita). Se l'onniscenza abbraccia anche il futuro, ne conseguono poi altre questioni più tortuose e cavillose, del tipo: Dio non ha libero arbitrio perché se è onnisciente già sa cosa farà, e non può cambiare il suo futuro perché altrimenti verrebbe meno la sua onniscienza (nel prevederlo), ma allora non è onnipotente se non può scegliere di fare ciò che vuole ma solo ciò che già sa che farà, e non può nemmeno essere pura coincidenza di sapere e volere, perché così verrebbe meno il suo poter scegliere liberamente di fare qualcosa (con annessa deterministica impotenza di fronte al proprio destino, il che lo renderebbe solo 'ingranaggio primario" mosso da altro a lui "superiore" e non il fantomatico "motore immobile" aristotelico), etc.
Onestamente questi logicismi lasciano il tempo che trovano, perché in quanto Dio potrebbe anche piegare le leggi della logica umana, o averne una tutta sua, etc. la questione che invece mi solletica, nella mia ignoranza filologica, è invece se ci siano dei passi biblici o evangelici dove esplicitamente Dio (o Gesù) si attribuiscano in prima persona tali "onnipoteri", oppure se sono stati poi "assegnati d'ufficio" dalla chiesa e dalla teologia (per l'onnipotenza ho trovato subito qualcosa in rete, ma per l'onniscienza forse servono ricerche più attente, per questo chiedo a chi magari sa già indicarmi i passi).
Purtroppo Phil non sono in grado di fornirti quel che chiedi. Sono d'accordo che cavillare troppo sull'onnipotenza etc di Dio serva a poco, e, a mio giudizio possa condurre pure alla propria deresponsabilizzazione di fronte ai nostri simili. Del resto il patto con Mosè è chiaro. E in questo patto noi esercitiamo il libero arbitrio. Che vi sia una guerra in corso tra credenti e non credenti sembra sia un dato poco contestabile. La guerra è pure sporca e fatta di colpi bassi, ma che non sia possibile la comprensione reciproca la vedo dura da portare avanti, a meno di aggrapparsi a barriere create ad hoc. Personalmente penso che la posizione della chiesa cattolica sia insostenibile per quel che attiene alla divinità di Gesù. Dall'altra parte bisognerebbe sapere meglio a cosa crede il non credente

daniele22

Citazione di: Isfrael il 13 Gennaio 2023, 17:26:17 PMMolto bella ed interessante questa discussione. :)


Come sempre accade per questi temi, non ci sono risposte univoche o assolute come per la matematica o le scienze esatte.

Secondo me il termine "scelta" non è molto idoneo, perchè la scelta è la facoltà della mente, la mente indagatrice, analizzante, che dubita, per cui forse il termine più appropriato per avvicinarsi alla nostra natura spirituale, sarebbe il sentire, ricercare dentro se stessi ciò che ci risuona.

L' unica riflessione personale che faccio è che esistendo l' infinitesimamente piccolo esiste anche il suo corrispettivo.

Scusate per il post molto stringato, resto dell' idea che il credere o il non credere siano esigenze personali, la fede è qualcosa di intimo ed esperenziale che non si può trasmettere.

Ciao Isfrael, è la prima volta che parlo con te. Il post non è stringato come pensi e sono senz'altro d'accordo con quello che dici ... mi sembra sia una posizione che si avvicina alle discipline orientali, una specie di abbandono che vorrebbe portarci lontano dalla speculazione razionale presentando alla nostra attenzione la ricerca della nostra spontaneità. Un saluto

Eutidemo

Le cose esistono o non esistono indipendentemente dal fatto che noi ci crediamo o meno; per cui Dio potrebbe esistere anche se non ci credesse nessuno, ovvero potrebbe non esistere anche se ci credessero tutti!

Ipazia

Come esiste il finitamente piccolo (il quanto), esiste il finitamente grande (l'universo). L'infinito è una speculazione logico-filosofica, un artificio retorico, che nell'esperienza pratica non dà alcuna prova della sua esistenza.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: daniele22 il 13 Gennaio 2023, 17:43:38 PMChe vi sia una guerra in corso tra credenti e non credenti sembra sia un dato poco contestabile.
Per fare una "guerra" fra "fedi" bisogna essere anzitutto "guerrieri" ("arruolati" nella gerarchia "militare", pronti a scontrarsi) armati (della verità e della fede in essa) e con un obiettivo da ottenere (la conversione dell'altro). A scanso di equivoci, questo identikit non appartiene solo ai crociati, più o meno contemporanei, ma anche ai non credenti che ragionano da "crociati della verità": combattere contro chi la contesta. Ci sono poi i civili, che pur non estranei ad eventuali ripercussioni sociali di questa "guerra", possono fare "obiezione di coscienza" e scegliere di non combattere, perché disarmati (e magari dotati di achillea resistenza agli strali altrui) o semplicemente non interessati a conquistare nuovi territori nel "Risiko delle credenze".

Citazione di: daniele22 il 13 Gennaio 2023, 17:43:38 PMDall'altra parte bisognerebbe sapere meglio a cosa crede il non credente
La domanda appare paradossale solo se posta in ambito religioso (dove diventa «quale vino beve l'astemio?»); tuttavia, se posta fuori da tale ambito finisce con il riguardare "di rimbalzo" anche i non religiosi, scalzando la differenza temntica fra credenti in una divinità e non. Provo a spiegarmi: se chiediamo a un credente in cosa crede religiosamente, egli risponderà con il nome della religione o della divinità in cui crede; se facciamo la stessa domanda religiosa a un non credente, egli risponderà che non crede in nulla di religioso (sempre tenendo ben ferma la distinzione fra autentiche religioni e religioni metaforiche, come il "Dio denaro", etc.). Se invece crediamo ad una persona, senza sapere se sia religiosamente credente o meno, se crede che domani sorgerà il sole, se crede che aiutare il prossimo sia giusto, se crede di non essere stato adottato, etc. le varie risposte non saranno il discrimine fra chi crede religiosamente e chi no, non essendo necessariamente connesse ad una visione religiosa.
Chiedere dunque «a cosa crede il non credente» in ambito religioso, è un non-senso (poiché l'ateo, se davvero tale, non ha credenze religiose); porre la stessa domanda fuori dal contesto religioso, non ha troppo senso per il sottoinsieme ("non credenti" rispetto a "tutti") a cui si riferisce, sottoinsieme che, essendo basato su una negazione, è un sottoinsieme piuttosto "trasversale" se interrogato in ottica propositiva (salvo presupporre che l'essere non credente comporti necessariamente avere i medesimi valori di tutti gli altri non credenti, quasi fossero una setta o un partito fondati su una negazione; che è come sostenere che tutti quelli che non amano passare le ferie al mare, debbano in quanto tali andar pazzi per gli stessi cibi; in fondo basta pensare a quanti valori siano in comune fra cristiani e comunisti, eppure quanti comunisti non siano credenti, quanti non credenti non siano comunisti, etc.).
Certo, una riposta statistica "a maggioranza" è comunque possibile, a seguito di sondaggio fra i non credenti; così come è possibile in teoria sapere "che squadra tifano solitamente le persone nate a maggio", senza che tuttavia ciò stabilisca un legame di implicazione forte fra l'essere nati in quel mese e tifare una certa squadra; senza contare tutte quelle persone che sono nate a maggio e non tifano affatto, quelli che tifano per la stessa squadra dei nati a maggio ma non sono nati a maggio, etc.

InVerno

#115
@Phil,
Non sono realmente sicuro si tratti unicamente di logicismi, finchè ci saranno bambini che alla notte non dormono tormentati dall'idea che la madre stia venendo squartata all'infinito in un lago di fuoco perchè ha avuto l'arroganza di opporsi a Dio (ma poteva?), ci sarà sempre qualcuno per cui questi logicismi sono angoscia e trauma, ma anche speranza e gioia. Tuttavia, è ovvio che sul piano logico ogni volta che si introduce il prefisso "omni" si finisce in un ginepraio, però accetto che ci sia una "logica ristretta" a questa omnietà, e che si possa dedurne qualche regola leggendo la Bibbia, una sorta di "strategia del bene" che non limita ma costruisce un progetto, per la quale anzichè tentare di fare strane operazioni matematiche con l'infinito, si possa perlomeno approssimare. La risposta più comune è ovviamente che sono stato dotato di libero arbitrio, e grazie mille, ma se si accetta l'idea di un Dio che interviene nel mondo, si accetta anche il suo intervento abbia delle conseguenze, e perciò esse possano impattare sul mio "libero arbitrio". Se, per esempio, Dio facesse ricrescere una gamba ad un amputato, direi che anche i più ferventi materialisti dovrebbero porsi delle domande, nonostante venga addebitata al progettista la propensione per favorire miracoli "improbabili", sembra che che quelli inequivocalmbimente "impossibili" nonostante potenzialmente potrebbero convincere anche i più ostentati materialisti, rimangano fuori da questa strategia ristretta. La risposta a mio avviso più convincente a riguardo, e non mi ricordo chi la disse, è che se Dio si manifestasse apertamente e senza ombra di dubbio, gli uomini rimarrebbero talmente esterrefatti e disorientati da perdere la loro "umanità" diventando dei servi-zombie. Non sono sicuro che accadrebbe, ma lo trovo un escamotage elegante, anche se vi risponderei che se quelle sono le conseguenze del credere pienamente, viene da chiedersi se sia una condizione desiderabile ("bene") e che non è un gran complimento per chi è convinto di credere pienamente anche prima di assistere a queste manifestazioni.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

daniele22

Cit. Phil:
A scanso di equivoci, questo identikit non appartiene solo ai crociati, più o meno contemporanei, ma anche ai non credenti che ragionano da "crociati della verità": combattere contro chi la contesta. Ci sono poi i civili, che pur non estranei ad eventuali ripercussioni sociali di questa "guerra", possono fare "obiezione di coscienza" e scegliere di non combattere, perché disarmati (e magari dotati di achillea resistenza agli strali altrui) o semplicemente non interessati a conquistare nuovi territori nel "Risiko delle credenze"
Giusto Phil, fino a quando fai entrare in campo i civili che a me non sembrano proprio gente che non preferisce combattere. Potrei rispondere a questo che dici rimandandoti al post nr. 44 che ho fatto oggi dopo pranzo in Tematiche filosofiche - "Tutto è interconnesso, ma quali sono le implicazioni etiche". Tra i non credenti il mondo è comunque pieno di soldati i quali credono magari in ideologie, e tra queste annovero pure l'ideologia della proprietà privata, e sono molto seccati dalle ingerenze da parte dei credenti; aborto tanto per dirne una, ma anche l'invio di armi all'Ucraina, anche se i credenti vacillano in questo senso.
Cit Phil:
Se invece crediamo ad una persona, senza sapere se sia religiosamente credente o meno, se crede che domani sorgerà il sole, se crede che aiutare il prossimo sia giusto, se crede di non essere stato adottato, etc. le varie risposte non saranno il discrimine fra chi crede religiosamente e chi no, non essendo necessariamente connesse ad una visione religiosa.
Appunto, i credenti vacillano perché non sono propriamente dei credenti. Prova chiedere a Duc se sia giusto che noi ci si impegni a tal punto con la guerra in corso. Al massimo potrà essere indeciso. Allora è così che capita pure che tu credi a quello che ti dice che aiutare il prossimo sia giusto etc etc. Il guaio è che lo dicono tutti.
Allora dico che se non credi in Dio che è per noi il massimo dell'incomprensibile, dovrai per forza di cose credere in te stesso, cosa che dovrebbe quantomeno essere un po' più accessibile come ricerca, sicuramente più utile. Ma ahimè qui casca l'asino. Tutti credono in se stessi, tutti vorrebbero il bene di tutti etc etc e di fatto assecondano più o meno supinamente il sistema socio economico vigente. E hanno pure il coraggio di sentirsi deresponsabilizzati nel sostenerlo. Io immagino che siamo tutti presi nell'ingranaggio che non ci lascia scampo, ma almeno ditelo!! Ma come mai mi chiedo infine? La mia è per me una domanda retorica e nel frattempo credenti in Dio e credenti in altro di varia specie assecondano spensieratamente un sistema che di porcherie e di inefficienze da mettere in mostra ne ha quante ne vuoi, a meno che tu non sia cieco, ma non mi sembra. Un saluto

stelle dell'auriga

Citazione di: Eutidemo il 14 Gennaio 2023, 04:58:11 AM
Le cose esistono o non esistono indipendentemente dal fatto che noi ci crediamo o meno; per cui Dio potrebbe esistere anche se non ci credesse nessuno, ovvero potrebbe non esistere anche se ci credessero tutti!


Ciao Eutidemo, ma chi stabilisce l' esistenza di qualcuno o qualcosa?

Freedom

Citazione di: Eutidemo il 04 Gennaio 2023, 07:01:08 AM
So benissimo che l'opinione prevalente è che, quella "di credere o di non credere", sia una scelta volontaria dell'individuo; ma io sono di avviso assolutamente contrario, in quanto, a mio parere, il "credere" o il "non credere" non costituiscono in alcun modo una scelta volontaria (in quanto tale "premiabile" o "punibile").
Questo quesito rientra nel problema più ampio del libero arbitrio. Siccome mi pare che dirimere questa questione non sia all'ordine del giorno della civiltà umana (nel senso che non si è ancora giunti ad una conclusione definitiva e condivisa) mi pare appropriato comportarsi come se il libero arbitrio ci fosse. Che è poi quello che ci "sembra" nella vita ordinaria. Almeno alla maggior parte degli esseri umani.

Per quello che riguarda la specificità del "processo del credere" a me pare che si cominci con una intuizione. Da lì comincia un percorso personale.

Forse, il premiare il "credere" è relativo al non "tradire" questa intuizione originaria e, al contrario, percorrere tutta la strada che, piano piano, il maturare di questa intuizione ci mostra. Perchè il percorso è faticoso e tutt'altro che semplice. La tentazione di lasciare andare e rivolgersi ad altri cammini (perlomeno apparentemente) più fruttuosi è sempre presente. Forse questa perseveranza è giudicata positiva.

Naturalmente la mia è solo una opinione.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Eutidemo

Ciao Isfrael. :)
Nessuno può "stabilire" l' esistenza di qualcuno o di qualcosa, senza poterlo "constatare oggettivamente"; cioè, quel qualcuno o quel qualcosa esistono o non esistono indipendentemente dal fatto che noi ne ipotizziamo l'esistenza o l'inesistenza, se non siamo in grado di "constatarlo oggettivamente".
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Ad esempio, la vita intelligente nello spazio extaterrestre esiste o non esiste indipendemente dal fatto che noi ne ipotizziamo l'esistenza o l'inesistenza; e sarà così fino a che  non saremo in grado di "constatarlo oggettivamente".
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Per quanto riguarda Dio, quindi, potremo constatare se esiste davvero solo dopo la nostra morte; se, invece, non esiste, dopo morti, non saremo più in grado di constatare niente!
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C'è scritto anche nella Bibbia: "L'uomo non mi può vedere e vivere" (Esodo 33:20).
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Un saluto :)
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