La "scelta" "di credere o di non credere".

Aperto da Eutidemo, 04 Gennaio 2023, 07:01:08 AM

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Phil

Il motto emblematico del rasoio, «non bisogna moltiplicare gli (elem)enti più del necessario», ha secondo me valenza metodologica più che descrittiva; solitamente si pone l'accento sul "non moltiplicare", sul tagliare via, ma la valenza metodologica più fertile sta più nel concetto di necessità che in quello di quantità. Ce lo dimostra, a suo modo, proprio il discorso della fede: la fede crede in un numero chiuso di enti (un dio, tanti uomini, un solo pianeta con una stirpe eletta, un inizio e una fine dei tempi, etc.), mentre la scienza è aperta ad un numero potenzialmente infinito di enti ("infinite" specie di viventi, "infiniti" eventi che scandiscono il tempo verso un futuro "infinito" in uno spazio che, dicono, si espanda "all'infinito", etc.). Dunque la scienza moltiplica gli elementi molto più della religione che, al massimo, ne infila solo uno in più (il divino) nel mucchio. Tuttavia la questione metodologicamente cruciale, per me, non è quella della quantità bensì quella della necessità: le ipotesi scientifiche moltiplicano spesso gli elementi del discorso (così come hanno moltiplicato gli universi, gli elementi della tavola periodica, etc.), ma lo fanno per necessità di descrivere nuove scoperte e, soprattutto, nella costanza che tali elementi siano sempre potenzialmente studiabili e "rasoiabili" (falsificabili, dicono in gergo).
La fede si espone quindi al rasoio non perché aggiunga un elemento, ma perché ne aggiunge uno non (più) necessario metodologicamente e per giunta infalsificabile. Il fatto che poi sia un elemento "necessario" psicologicamente, culturalmente, etc. è una questione che esula dal rasoio metodologico che ha per scopo tenere "in ordine" la conoscenza, non l'indole umana con suadenti suggestioni metafisiche ereditate dal passato. Questo rasoio è dunque il nuovo "dogma alla moda", oggetto della "fede contemporanea"? Uno strumento metodologico può essere un dogma (da non confondere con i dogmi strumentalizzati) se il suo impiego può dimostrarsi fallace? Il prendere atto di risultati epistemici può essere fede? Chi si fa la barba (o si depila a lama) sa bene che non è la cieca fede a guidare la lama, ma la mano attentamente coordinata dall'occhio (solitamente ben aperto) e non è l'aria che viene "infalsificabilmente" tagliata dalla lama, ma il pelo visibile (e cestinabile), così come non è un dogma che, dopo il passaggio del rasoio, ci sia spazio solo per la constatazione della realtà, senza atti di fede: o il pelo c'è ancora, o non c'è più. Lo stesso accade con la metodologia della conoscenza: l'occhio attento delle epistemologie prova a guidare la lama della ricerca, facendo in modo che vengano tagliati i peli e non la giugulare; anche perché, in caso di errore, per mano malferma o altro, sarà il sangue (della realtà) a ricordarci la differenza fra un pelo e un vaso sanguigno. Non a caso, se proviamo a tagliare via le regole di inferenza o il principio di non contraddizione otteniamo le migliori poesie (e metafisiche), giustamente incompatibili con analisi metodologica di ricerca scientifica.
Lasciando da parte depilazioni e globuli bianchi, la necessità che spinge la ricerca non religiosa alla moltiplicazione degli elementi dove si radica? Solitamente è la realtà a suggerircela "occamisticamente": se troviamo un osso che, più lo studiamo e meno appartiene ad una razza animale conosciuta, dobbiamo aggiungere nuove ipotesi alle teorie e alle tassonomie attuali, sperando di poter capire meglio le caratteristiche del proprietario di tale insolito reperto. 
Da notare che c'è anche un "occamismo religioso" che, tagliando via, per "obbligo divino", tutto ciò che non è compatibile con la sua divinità (o addirittura con il suo "piano del discorso", come quando nega l'esistenza di "piani atei"), interpreta preventivamente ogni elemento possibile come firma di una divinità: come ai tempi in cui il tuono suscitava stupore ed aveva "inevitabilmente" natura "divina", così anche oggi si potrebbe dire (e forse è già stato detto) che il big bang, se accaduto, ha avuto altrettanto "inevitabile" causa "divina" (perché esporsi al rischio di aggiungere nuovi elementi da tagliare? Per quanto ogni religione risulti oggi, a mio giudizio, sempre un po' "pelosa": più taglia via da una parte i peli dello scetticismo, della logica e della scienza, più questi ricrescono dall'altra; per quanto, come dice il "proverbio antishaming", donna baffuta...). Come detto in precedenza, la vera forza della religione è la fede, il poter "fare spallucce" di fronte a scienza e logica dicendo «ho fede in questo, non mi servono né ragionamenti né dimostrazioni»; una religione che cerca invece di porsi come filosofia o come dialogante con la scienza, al netto di "concessioni" demagogiche e diplomatiche, sega, anzi "rasoia", il ramo su cui è seduta (anche se in fondo lo fa per gioco: sa già che, comunque vada, cadrà sul morbido cuscino della fede).

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 22 Gennaio 2023, 08:19:10 AML'ostacolo insormontabile dell'ipotesi teista è la sua assenza - e costante falsificazione di quelle poste - di pezze giustificative razionali.

L'evoluzionismo le sforna a raffica insieme al perfezionamento degli strumenti tecnici e teorici di studio.
L'evoluzionismo non riesce neanche a spiegare la ragione per la quale la grande maggioranza degli uomini così pervicacemente credano in Dio, al di là di quella che tu sostieni essere una insussistenza razionale, secondo la tua razionalità. 

Pio

Se tu credi in Dio AGISCI secondo un certo insegnamento. Per esempio: aiutare i poveri. Agendo cambi, nel tuo piccolo o grande, il mondo e cambi te stesso. La fede in Dio non è quindi una questione di logica, come pretenderebbe Phil, ma esistenziale. Incontro un insegnamento che pretende o mi invita ad un cambiamento di vita. Lotto interiormente perché non voglio cambiare, essendo abbarbicato al mio ego e alle mie altre certezze. Cedo e mi converto. Il cambiamento di vita mi  porta un aumento della gioia e una diminuzione della sofferenza dovuta alla vecchia fede che riteneva ME STESSO e la mia soddisfazione al centro di ogni cosa. VERIFICO quindi, nella mia esistenza, la bontà e la VERITÀ do quell'insegnamento. Arrivo a credere quindi non sulla base di un FREDDO RAGIONAMENTO logico, ma su un coinvolgente CALORE esistenziale. Naturalmente parlo di vera fede, non della fede come fatto culturale che viene imposto dall' ambiente che ci circonda. Ambiente che in Occidente  è ora un ambiente prevalentemente ateo o agnostico.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Phil

Citazione di: Pio il 22 Gennaio 2023, 11:41:52 AMLa fede in Dio non è quindi una questione di logica, come pretenderebbe Phil, ma esistenziale.
In realtà, tutto il mio discorso era volto proprio ad emancipare la fede dalla sua infelice e velleitaria contaminazione con la logica, perché non si può negare che la fede sia questione di inclinazione esistenziale e non certo di indagine epistemologica. Quando ho affermato che la forza della fede è il poter "fare spallucce" e non aver bisogno di dimostrazioni, ragionamenti o verifiche, non ero affatto sarcastico, ma descrittivo (e, quasi per assurdo, "protettivo" nei confronti della fede autentica, quella che non cerca di appoggiarsi ad altro da sé).

Ipazia

#199
Citazione di: anthonyi il 22 Gennaio 2023, 10:44:55 AML'evoluzionismo non riesce neanche a spiegare la ragione per la quale la grande maggioranza degli uomini così pervicacemente credano in Dio, al di là di quella che tu sostieni essere una insussistenza razionale, secondo la tua razionalità.
Certo che lo spiega: appena la materia è diventata autocosciente ha cominciato a inventare e credere a tutte le favole che le promettevano l'eternità. Il che è  umano, fin troppo umano.

L'evoluzione mica si preoccupa delle paturnie delle sue creature. Le getta e dice loro: siete adulti e (preferibilmente non) vaccinati: sfangatevela.

(L 'avevo già accennato e Phil l'ha opportunamente sviscerato come sa fare: il focus del rasoio sta nel sine/praeter necessitatem non nella quantità/complessità dei postulati)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 22 Gennaio 2023, 14:24:14 PMCerto che lo spiega: appena la materia è diventata autocosciente ha cominciato a inventare e credere a tutte le favole che le promettevano l'eternità. Il che è  umano, fin troppo umano.

L'evoluzione mica si preoccupa delle paturnie delle sue creature. Le getta e dice loro: siete adulti e (preferibilmente non) vaccinati: sfangatevela.

(L 'avevo già accennato e Phil l'ha opportunamente sviscerato come sa fare: il focus del rasoio sta nel sine/praeter necessitatem non nella quantità/complessità dei postulati)
Umano non vuol dire niente. Evoluzionisticamente una creatura che crede nell' immortalità non ha paura di morire, e quindi non si cautela riducendo le probabilità di sopravvivenza fisica, per cui questa credenza non é Evoluzionisticamente spiegabile. Paradossalmente, ipazia, col tuo esempio ti sei messa in difficoltà da sola, perché qui stiamo parlando di credere in Dio, e su questo concetto, magari, qualche argomento a favore potevi trovarlo, ma sull'immortalita proprio no. 

Jacopus

Anthonyi. L'evoluzionismo non ha certo come focus quello di spiegare perché parte dell'umanità (e di sicuro non la stragrande maggioranza) crede in Dio. L'evoluzionismo nella sua versione sintetica (Darwin + genetica), cerca di spiegare le leggi naturali dell'evoluzione delle specie organiche sul pianeta terra. È da queste leggi ormai "vere" in senso scientifico come le leggi della termodinamica o del relativismo, emergono molti interrogativi rispetto alla possibilità di conciliarle con l'esistenza di Dio. A meno che non si voglia fornire di paradiso ed inferno, tutte le creature capaci di senso morale, che non è un appannaggio di solo sapiens. Possono agire in modo malvagio ed opportunistico molto primati e mammiferi superiori e molti studi hanno ormai accertato che la moralità non risiede in un testo sacro ma nello sviluppo biologico dei mammiferi superiori. Inoltre si da il caso che, poiché è certa l'esistenza di specie homo non sapiens, vorrei chiedere a che divinità possono appellarsi per poter sperare di vivere in eterno. Inoltre se Dio esiste, quale è stato il suo piano? Un piano piuttosto incomprensibile. Per 3 miliardi di anni vivono sulla terra solo batteri, poi si susseguono esplosioni di specie e loro estinzioni di massa, fino all'arrivo di homo sapiens appena 200.000 anni fa. In realtà dei novellini rispetto ad alcune specie di scorpioni o di squali che sono fra noi da centinaia di milioni di anni. È vero che si può sempre dire che i disegni del Signore sono imperscrutabili ma qui direi che piuttosto si assiste ad un disegno bizzarro ed esplosivo, piuttosto che razionale e lineare. L'unica ipotesi possibile  che a me potrebbe soddisfare è quella di una divinità che accende un interruttore iniziale e poi si disinteressa delle dinamiche successive, che assumono quasi una fisionomia quantistica, determinata da caso e necessità.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Il teismo è inguaribilmente finalista, mentre l'evoluzione lo è assai meno. L'autocoscienza ha tanti meriti evolutivi che vanno a braccetto con l'autoconservazione del vivente autocosciente. Ma mica è un'assicurazione sulla vita con tutte le clausole al posto giusto.

Essa ha, in particolare, l'inconveniente di favoleggiare assai, una volta resasi conto del suo materialmente insuperabile destino mortale, soprattutto nella sua versione umana (quindi c'entra) che è peraltro l'unica di cui abbiamo una conoscenza adaguata per poter dire qualcosa di sensato.

Dio è il lasciapassare (illusorio) verso l'immortalità.  

Questo è quanto si può dire sulla religione. Non so se sia a favore o contro. È così. Personalmente ne faccio a meno, ma non nego ad altri di richiederlo. Purché non lo rendano obbligatorio a chi vive bene senza.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Kobayashi

@Pio e Phil

Attenzione a non semplificare.
Ci sono tre momenti distinti:
1) l'origine della fede (la conversione): evento senz'altro esistenziale più che attinente la conoscenza;
2) la decisione di dare seguito o di non dare seguito all'evento conversione;
3) il fatto inevitabile di dover dare conto a se stessi sulla credibilità, ragionevolezza e sensatezza di ciò in cui si crede.

Il credente, anche se alimenta la propria religiosità tramite prassi, non può mai evitare di interrogarsi su di essa.

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 22 Gennaio 2023, 15:23:10 PMAnthonyi. L'evoluzionismo non ha certo come focus quello di spiegare perché parte dell'umanità (e di sicuro non la stragrande maggioranza) crede in Dio. L'evoluzionismo nella sua versione sintetica (Darwin + genetica), cerca di spiegare le leggi naturali dell'evoluzione. 
Le credenze e il pensiero umano sono parte del comportamento umano. Spiegarli in senso evoluzionistico sarebbe molto importante per evitare che qualcuno possa coltivare l'irrazionale idea (che comunque io condivido) che il comportamento umano non sia esclusivamente di origine naturale.
Riguardo poi alle percentuali da quanto ne so é la stragrande maggioranza a credere in Dio, al di là dello specifico rapporto con le chiese.
Certo le minoranze atee di oggi hanno una forte propensione a farsi notare e a sottolineare la loro non credenza, per questo qualcuno può avere, soprattutto in ambienti filosofici, la sensazione di una loro predominanza, ma il mondo é più ampio di logos. 

Jacopus

#205
Anthonyi. Nel link dei dati obiettivi:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Demografia_dell%27ateismo

Se proprio volessimo dare una interpretazione evoluzionistica a questi dati, dovremmo concludere che i credenti europei sono molto più simili, evolutivamente, alle popolazioni africane che a quelle europee.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Citazione di: Pio il 22 Gennaio 2023, 11:41:52 AMSe tu credi in Dio AGISCI secondo un certo insegnamento. Per esempio: aiutare i poveri. Agendo cambi, nel tuo piccolo o grande, il mondo e cambi te stesso. La fede in Dio non è quindi una questione di logica, come pretenderebbe Phil, ma esistenziale. Incontro un insegnamento che pretende o mi invita ad un cambiamento di vita. Lotto interiormente perché non voglio cambiare, essendo abbarbicato al mio ego e alle mie altre certezze. Cedo e mi converto. Il cambiamento di vita mi  porta un aumento della gioia e una diminuzione della sofferenza dovuta alla vecchia fede che riteneva ME STESSO e la mia soddisfazione al centro di ogni cosa. VERIFICO quindi, nella mia esistenza, la bontà e la VERITÀ do quell'insegnamento. Arrivo a credere quindi non sulla base di un FREDDO RAGIONAMENTO logico, ma su un coinvolgente CALORE esistenziale. Naturalmente parlo di vera fede, non della fede come fatto culturale che viene imposto dall' ambiente che ci circonda. Ambiente che in Occidente  è ora un ambiente prevalentemente ateo o agnostico.
Senza offesa, ma sembra a me che il centro della tua "nuova fede" continua ad essere "te stesso" visto che hai verificato tutto internamente secondo la tua esperienza, e sei giunto alla conclusione sempre partendo dalle tue esperienze ed il calore esistenziale etc etc. Forse non sei poi tanto diverso da quelli da cui vorresti prendere le distanze. Farne una questione "logica" non vuol dire farne una questione di addizioni, vuol dire trovare una quadra con il mondo esterno, esternalizzare le tue intuizioni e vedere se hanno un qualche aderenza con il mondo che ti circonda. L'idea della fede come fatto unicamente intimo non è una forma di egolatria? Assumere che le proprie esperienze personali possano essere rilevanti e basi di partenza per questioni che hanno rilevanza persino cosmologica....quanta umiltà, troppa umiltà. Vedere comunque come il cristianesimo si sia ritirato nell'esperienza intima, con prerogative non tanto diverse da quelle di un corso di yoga, mi lascia perplesso ma soddisfatto.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 22 Gennaio 2023, 17:32:19 PMAnthonyi. Nel link dei dati obiettivi:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Demografia_dell%27ateismo

Se proprio volessimo dare una interpretazione evoluzionistica a questi dati, dovremmo concludere che i credenti europei sono molto più simili, evolutivamente, alle popolazioni africane che a quelle europee.
"demografia dell'ateismo" già il titolo la dice lunga sulle posizioni di chi ha scritto questa pagina di Wikipedia. Però vedi, al di là dei dati europei del ventunesimo secolo, quando si ragiona sulla categoria "uomo", si fa un discorso più ampio, nel tempo e nello spazio. 

Jacopus

Sul retropensiero su Wikipedia ti smentisco subito. Una pagina fake o ideologica su Wikipedia ha vita breve. Una come questa con dati così sensibili durerebbe forse qualche ora se contenesse dati falsi. Sul fatto che l'umanità non è solo quella del XXI secolo sono d'accordo. E se vuoi sono anche d'accordo (anche se non l'hai detto) sul fatto che ci sono credenti molto più simpatici e alla ricerca della giustizia di tanti atei. Il discorso è partito solo dalla tua proposta di far studiare le credenze religiose a qualche evoluzionista ( il che potrebbe anche essere accaduto: vedi alla voce Frans der Waal : il bonobo e l'ateo, cortina editore.)
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

La religione è più una questione antropologica che evolutiva. E nell'antropologia ha più a che fare con la psicologia che con la dura lotta per la sopravvivenza.

Dal bisogno psicologico di un farmaco consolatorio alla costituzione di una casta di "farmacisti" il passo fu breve e ne abbiamo avuto una riedizione in grande stile, in salsa secolare, con la covidemia.

Ma qui siamo già passati dalla psicologia all'economia.

E, si sa, "money makes the world go round". E fa 
prosperare pure le caste sacerdotali, tramandando il business e il know-how da una generazione all'altra. 

Fino al punto di condannare a morte atei, apostati ed eretici. In molti popolosi stati anche oggi. Altrimenti, mettendoci pure la libera "evoluzione" culturale individuale, la demografia atea avrebbe un balzo esponenziale

Il che con l'evoluzione naturale c'entra come i cavoli a merenda.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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