La morte del corpo fisico

Aperto da Aspirante Filosofo58, 22 Aprile 2024, 11:53:21 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Aspirante Filosofo58

Buongiorno a tutti, l'esperienza personale mi ha portato a vedere il corpo fisico (almeno il mio, che non mi ha mai seguito), come una prigione per l'anima, per cui quando un corpo fisico muore, trasformandosi in altro, l'anima si può finalmente liberare. Già la mia mente mi porta in pochi secondi: sull'Everest e successivamente nel punto più basso della fossa delle Marianne, mentre il mio corpo nello stesso tempo farebbe al massimo due passi. Non oso immaginare cosa possa fare l'anima, una volta liberatasi da quella prigione (scusate, ma per me è così) che chiamiamo corpo! 
Ormai i mass media sono diventati di una noia impressionante: non fanno che snocciolare il numero crescente di morti sul lavoro; sulle strade; per malattie; ecc... secondo i mass media l'umanità si dovrebbe estinguere nel giro di pochi anni, mentre secondo la rivista  Focus, se da un lato è vero che ogni anno nel mondo muoiano sessanta milioni di persone, per i motivi più disparati, è altrettanto vero che nello stesso periodo ne nascono centoventi milioni, ossia il doppio. In altre parole, ogni anno l'umanità mondiale aumenta di sessanta milioni di unità. Lo stesso Papa in teoria dovrebbe pregare (ed invitare tutti i fedeli a fare altrettanto) per le anime dei defunti a vario titolo, affinché potessero tornare alla Casa del Padre (del resto su diversi bollettini parrocchiali, quando si citano i morti, si usa questa definizione), mentre spesso invita a farlo per implorare la fine delle morti. Voi pensate cosa sarebbe questo mondo se nessuno mai morisse? La morte è vista come una tomba che pone fine alla vita, e niente più, mentre a mio avviso, dovrebbe essere considerata una porta tra una vita e l'altra: prima c'è la nascita, poi la morte, poi un'altra nascita, un'altra morte, ecc... fino a quando, vita dopo vita, si andrà laddove spazio e tempo non esistono più, e sono sostituiti da infinito ed eternità; laddove non esistono più i bisogni del corpo (mangiare, bere, dormire, muoversi, ecc...). 

In questo periodo sono circondato da persone che hanno a che fare con malattie "che non lasciano scampo", quali: tumori, leucemie, ecc... e, volendo aiutare tanto i diretti interessati, quanto i familiari che restano, mi trovo decisamente in difficoltà, perché temo che scambierebbero le mie parole come derisione nei loro confronti. D'altro canto, in un mondo in cui la maggioranza delle persone cerca di sembrare meglio del prossimo, deridendolo, insultandolo o rivolgendosi a lui/lei con frasi condite di bestemmie (che cosa c'entri Dio, forse non lo sanno nemmeno loro), è molto molto difficile. 

Da tempo leggo le notizie di questo sito: https://www.sipuodiremorte.it/ che, immagino possano aiutarmi e aiutare chicchessia ad affrontare serenamente il trapasso, qualora dovesse arrivare. 

In uno dei vangeli (https://www.interris.it/vangelo-del-giorno/vegliate-dunque-perche-non-sapete-ne-il-giorno-ne-lora/) è scritta la parabola in cui il regno dei cieli (la morte fisica) arriverà a nostra insaputa. Quindi risulta per me incomprensibile che chi si considera cristiano cattolico osservante e praticante abbia paura della morte. Già Socrate (stando a quanto riportato da Platone), parlava di morte del corpo fisico come liberazione dell'anima, mentre stranamente (almeno secondo il mio punto di vista, la professione di fede che si fa durante le Sante Messe cattoliche, ci racconta di resurrezione della carne, con l'unica differenza che il corpo nuovo sarebbe perfetto (anche se fatto di carne, quindi materia? GULP!).

In pratica mi sento come qualcuno che sta studiando per prendere il brevetto da bagnino, ma che ancora si sente inadeguato a cimentarsi nel salvataggio di uno o più bagnanti in difficoltà. 

Voi cosa pensate della morte fisica? Grazie. 
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

bluemax

Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 22 Aprile 2024, 11:53:21 AMVoi cosa pensate della morte fisica?
Accade... e per fortuna aggiungo. Il karma decide come e quando.
Per quanto riguarda l'anima non posso aiutarti. Bisognerebbe far chiarezza, molta chiarezza, su cosa intendi per ANIMA. Non a caso hai parlato dei "TUO" corpo la "TUA" anima...

(tuo di chi se non sei anima o corpo ? )


Ipazia

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Per me la morte fisica é un fatto reale, tutti la sperimentiamo come osservatori avendo la coscienza che riguarderà anche noi. Il resto, cioè il dopo morte, chiaramente non lo sperimentiamo, e fa quindi parte di quella dimensione ignota della quale, comprensibilmente, si ha paura, anche se si ha una fede. Personalmente io paura non ne ho, a volte la vita ti porta certezze di sofferenza che possono farti addirittura desiderare l'incertezza della morte. Io, comunque, credo molto nelle narrazioni di esperienze NDE e queste sembrano evidenziare che quelle stesse angosce che una persona si portava in vita, continuano ad agire sullo spirito. La morte sarà anche la fine delle sofferenze fisiche, ma non di quelle dell'anima. 

iano

#4
Se la vita dell'uomo persiste nonostante tutto, ciò significa che è sufficientemente indifferente ai motivi per cui ogni uomo è convinto di vivere.
Da un punto di vista filosofico i motivi per cui ci convinciamo di vivere influenzano la nostra vita, ma in genere non fino al punto di comprometterla.
In tal senso ognuno di noi è un autoesperimento di cui potrà tirare le somme in punto di morte.
Riuscire a campare qualche anno di più non fa differenza, ma sono convinto che qualunque sia il motivo per cui crediamo di vivere, questo convincimento non ci allunghi la vita.
Sono convinto cioè che la causa prima di morte siano le idee di ognuno di noi sui motivi per cui viviamo.
Però con queste idee, finché siamo in vita, dobbiamo conviverci, perchè a ciò ci costringe l'uso di coscienza che ci caratterizza.
La coscienza ha i suoi pro come i suoi contro e non andrebbe quindi mitizzata, in quanto è modo di vivere come un altro.
La stessa coscienza d'altra parte occorre considerare che ci allunga la vita, sostanziandosi nella scienza medica, per cui il bilancio alla fine è positivo, per quel che può valere qualche anno in più da vivere.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Citazione di: iano il 22 Aprile 2024, 16:10:32 PMSe la vita dell'uomo persiste nonostante tutto, ciò significa che è sufficientemente indifferente ai motivi per cui ogni uomo è convinto di vivere.

Un motivo in più per scommettere sulla lapide dell'umanista aristotelico Cesare Cremonini docente a Padova e Ferrara.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Aspirante Filosofo58

Citazione di: bluemax il 22 Aprile 2024, 14:00:31 PMAccade... e per fortuna aggiungo. Il karma decide come e quando.
Per quanto riguarda l'anima non posso aiutarti. Bisognerebbe far chiarezza, molta chiarezza, su cosa intendi per ANIMA. Non a caso hai parlato dei "TUO" corpo la "TUA" anima...

(tuo di chi se non sei anima o corpo ? )


Io sono convinto di essere un'anima e di avere un corpo. Perché? Forse perché essere un corpo con tutti i problemi che mi porto appresso da quasi una vita, sarebbe per me assai brutto se mi considerassi un corpo. Lascio questa convinzione agli atleti, chi può correre, saltare e arrampicarsi sugli alberi, indipendentemente dall'età. A me esse sono state precluse da sempre. 
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

Aspirante Filosofo58

Citazione di: anthonyi il 22 Aprile 2024, 15:14:36 PMPer me la morte fisica é un fatto reale, tutti la sperimentiamo come osservatori avendo la coscienza che riguarderà anche noi. Il resto, cioè il dopo morte, chiaramente non lo sperimentiamo, e fa quindi parte di quella dimensione ignota della quale, comprensibilmente, si ha paura, anche se si ha una fede. Personalmente io paura non ne ho, a volte la vita ti porta certezze di sofferenza che possono farti addirittura desiderare l'incertezza della morte. Io, comunque, credo molto nelle narrazioni di esperienze NDE e queste sembrano evidenziare che quelle stesse angosce che una persona si portava in vita, continuano ad agire sullo spirito. La morte sarà anche la fine delle sofferenze fisiche, ma non di quelle dell'anima.
Se invece sperimentassimo ciò che avviene dopo la morte ma non potessimo ricordarlo nella vita successiva? Giusto per fare un esempio: quando esistevano le audiocassette (o musicassette, o M7 che dir si voglia), per poter registrarci della musica o altro che ci piacesse, c'erano due testine: la prima cancellava la traccia esistente e la seconda ci incideva sopra. Se la prima non avesse cancellato nulla, la seconda registrazione si sarebbe sovrapposta alla prima, creando parecchia confusione. Così è il ciclo di nascite e rinascite. Nei primi anni di vita si ha ancora il ricordo delle vite passate. Poi, con l'andare avanti degli anni, quel ricordo è cancellato dalla vita che si sta vivendo. Vi immaginate che caos sarebbe se qualcuno sposasse o avesse comunque una relazione amorosa con un partner che nella vita precedente è stato un consanguineo (genitore, figlio, fratello, sorella....)?

Anche sperimentare la morte fisica, se è da tutti, però non ci dà la possibilità di raccontarla, ma semmai, la vediamo di riflesso, quando muoiono parenti, amici o persone che conosciamo. Per esempio: un mio zio (così racconta la sua vedova, mia zia) poco prima di spirare ha detto ciao, con le parole e con la mano, e aveva il sorriso sulle labbra. So di altri che, morendo non hanno sorriso affatto. Per cui, alla fine, anche l'appuntamento con la morte fisica è molto personale.
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

iano

#8
Citazione di: Ipazia il 22 Aprile 2024, 16:36:37 PMUn motivo in più per scommettere sulla lapide dell'umanista aristotelico Cesare Cremonini docente a Padova e Ferrara.
Cosa c'è scritto sulla sua lapide?
Io ho trovato questo:
''«"il mondo non è mai: nasce e muore continuamente", si conclude con l'affermazione del dovere dell'uomo di conoscere se stesso. L'uomo, scrive Cremonini, si scopre in mezzo alle tribolazioni dell'incostanza; ebbene, la conoscenza di sé è l'unico strumento capace di dare all'uomo serenità.''

Ma allora poi alla fine chi è che muore davvero se la morte equivale a mettere fine a una lunga successione di diversi soggetti cui diamo lo stesso nome, noi?
Potrebbe forse aiutarci vedere la vita come una successione che non si interrompe, ma cambia solo nome.
Conoscere se stessi però secondo me non è un dovere, ma una conseguenza dell'uso di coscienza.
Io eviterei di esaltare la coscienza di se in particolare, e la coscienza in generale, prendendo solo atto di doverne tener conto essendo ciò che ci caratterizza, senza essere una necessità vitale.
La coscienza  non da serenità, ma genera un potere (scienza), e, insieme, una responsabilità che lo controbilanci ( si spera).

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pio

È intorno ai tre anni di vita che iniziano a "fissarsi " nella memoria i ricordi. Prima la mente recepisce solo informazioni utili. Pertanto, potremmo anche avere dei ricordi della vita precedente, ma non saremmo in grado né di interpretarli né di fissarli nella memoria, per poi ricordare quando la mente sviluppa la capacità di capirli. :o
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Pensarbene

nulla si crea,nulla si distrugge,tutto si trasforma: dov'è mai la morte?
Non c'è morte.

Aspirante Filosofo58

Citazione di: Pensarbene il 22 Aprile 2024, 19:29:44 PMnulla si crea,nulla si distrugge,tutto si trasforma: dov'è mai la morte?
Non c'è morte.
Della serie: si chiude una porta e si apre un portone? La morte fisica può essere la parentesi tra due nascite, e la nascita una parentesi tra due morti?
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

Ipazia

Citazione di: iano il 22 Aprile 2024, 17:12:46 PMCosa c'è scritto sulla sua lapide?
Io ho trovato questo:
''«"il mondo non è mai: nasce e muore continuamente", si conclude con l'affermazione del dovere dell'uomo di conoscere se stesso. L'uomo, scrive Cremonini, si scopre in mezzo alle tribolazioni dell'incostanza; ebbene, la conoscenza di sé è l'unico strumento capace di dare all'uomo serenità.''
...

Io ho trovato questo su WP e altre fonti in rete:

..Sulla sua tomba sarebbe stato scritto: "Cæsar Cremoninus hic totus jacet" (Cesare Cremonini è qui per intero). Questo sosterrebbe l'opinione di chi afferma che Cremonini non credeva nell'immortalità dell'anima. Ma Girolamo Tiraboschi dice che il fatto non è affatto provato: Storia della letteratura italiana , 1777, p.  348–349 . Bayle è anche scettico. Ma Cremonini sembra comunque aver avuto questo progetto, forse per scherzo. Un collega, che Stillman Drake suppone essere lo stesso Galileo ( Galileo at work: his scientific biografia , p.  261 ), avendo dubitato di questa possibilità, Cremonini avrebbe risposto che forse avrebbe cambiato qualche parola.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Aspirante Filosofo58

A proposito di funerali, tombe ecc... io non sono così sicuro di volere: un funerale; che mi si saluti per l'ultima volta (lo chiamano saluto estremo, mi pare) e che a farlo sia chi non si è mai ricordato e non si ricorda mai di me fin che sono in questa valle di lacrime. Non voglio facce tristi per finta. Preferisco: facce allegre; che si canti e si balli per l'avvenuta liberazione della mia anima da quella vecchia carriola arrugginita che è sempre stato il mio corpo. Ne consegue che non ambisco ad avere tomba o lapide, men che meno cappella o mausoleo! Devo ancora capire cosa sia più utile (non per me ovviamente, bensì per ciò che lascerò) tra la cremazione e l'essere abbandonato alla mercé di avvoltoi e coyotes vari, perché si nutrano di ciò che rimane, anche perché la morte dell'uno spesso è vita per l'altro. 
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

bluemax

Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 22 Aprile 2024, 16:48:16 PMIo sono convinto di essere un'anima e di avere un corpo. Perché? Forse perché essere un corpo con tutti i problemi che mi porto appresso da quasi una vita, sarebbe per me assai brutto se mi considerassi un corpo. Lascio questa convinzione agli atleti, chi può correre, saltare e arrampicarsi sugli alberi, indipendentemente dall'età. A me esse sono state precluse da sempre.
Ti posso dire cosa, PERSONALMENTE, intendo quando si parla di "morte" e "cosa" muore:

Il tutto si basa sulla comprensione della natura della mente. Se osserviamo la mente, essa presenta chiaramente due aspetti: c'è qualcuno che sperimenta e qualcosa che viene sperimentato, un oceano e molte onde, uno specchio e le immagini in esso riflesse. Così abbiamo sia la consapevolezza che l'oggetto della consapevolezza stessa: la mente è entrambe le cose. Un esame del soggetto che vede attraverso i nostri occhi e che ascolta attraverso le nostre orecchie, ci mostra come tale soggetto, l'osservatore, abbia la medesima natura dello spazio. Proprio come lo spazio, esso non ha colore, peso, odore, dimensione e forma: in definitiva la mente non è una cosa. Allo stesso tempo, però, possiede la chiarezza che permette di capire e comprendere.

Questa chiarezza è senza tempo e senza limiti.

Un'essenza aperta, chiara, senza limiti, deve per forza essere al di là della nascita e della morte; se non è mai stata creata, non potrà mai smettere di esistere. Sebbene la mente pervada ogni cosa e sia indistruttibile, molto raramente una persona sperimenta la propria natura in questo modo.
Coloro che non praticano la meditazione, principalmente ne hanno esperienza nei momenti di grandissima gioia, come quando fanno l'amore, o durante il salto nel vuoto che caratterizza il bungee jumping o prima che il paracadute si apra durante un lancio.
Per il resto del tempo la gente è persa nelle mutevoli esperienze della vita; essa è fatta di sentimenti e pensieri che sorgono dall'interno e da avvenimenti che accadono nel mondo esterno. Naturalmente sia i pensieri che i sentimenti e gli avvenimenti esterni, cambiano in continuazione. Quindi, tutti sperimentano queste condizioni e credono perciò all'esistenza di un "sé", di una "persona", di un "ego", di un "atman" o a qualcosa d'altro che la loro mente abituale percepisce come reale; ma, se ricercano con attenzione, scoprono che questo soggetto non può essere trovato.

Non c'è nulla nel corpo, nei pensieri e nelle sensazioni che resti immutato. Solo la "chiara luce" della consapevolezza è impermanente. Ed essa è la medesima in me, in te, in qualsiasi altra persona, in ogni essere senziente. Nonostante tale evidenza , finché non si raggiunge l'illuminazione, la gente sperimenta le immagini nello specchio e non il suo potere riflettente. Le persone si perdono così nelle proprie esperienze con una scarsa consapevolezza di sé in quanto sperimentatori.

La comprensione del fatto che ogni cosa condizionata sia transitoria, comunque, non implica che essa non abbia un valore relativo. Una legge di causalità crea il mondo interiore ed esteriore e, sebbene nulla rimanga mai identico a sé stesso, c'è una continuità. Nessuna condizione mentale o fisica rimane immutata: un essere umano è dapprima un bambino, poi diventa un uomo. Ma, se non ci fosse stato il bambino, non ci sarebbe potuto essere l'uomo. Un evento condiziona il successivo e così, quando il corpo muore, i sensi di base, l'oggetto di identificazione di questo flusso di esperienze, viene perduto.

Sebbene la morte possa apparire in forme diverse, in realtà essa accade sempre ed esattamente nello stesso modo. In primo luogo, la coscienza si ritrae dai sensi di percezione nel canale centrale di energia, un asse che attraversa il corpo e che presenta polarizzazioni alle estremità. Mentre la consapevolezza diminuisce, si perde il controllo delle parti solide e liquide del corpo, il suo calore e respiro. Quindi, gradualmente, le energie dalla sommità e dall'estremo inferiore del canale di energia si spostano contemporaneamente verso il centro del cuore, mentre la mente vive delle forti esperienze di chiarezza e di gioia. Dopo aver esalato l'ultimo respiro vi è un periodo, che può variare dai venti ai trenta minuti, in cui si sperimenta una totale oscurità, prima che una luce molto chiara appaia nel centro del cuore. A questo punto si presenta un'occasione unica: se avete meditato a lungo, se avete staccato il vostro biglietto di buddhisti, se siete stati completamente onesti con voi stessi, c'è la possibilità di riconoscere e trattenere questa luce raggiungendo di fatto l'illuminazione. In questo stato non c'è separazione tra lo spazio e la consapevolezza interiore ed esteriore. Tutte le limitazioni personali svaniscono ed è possibile rinascere in innumerevoli universi, con molti sorprendenti poteri per aiutare gli altri.

Nella maggior parte dei casi, però, gli esseri cadono in uno stato di incoscienza a causa della intensità troppo forte di questa luce. Questo stato dura circa tre giorni al termine dei quali c'è una sorta di risveglio. Ora il soggetto non è consapevole, né vuole esserlo, di essere morto; per circa una settimana la mente resta in contatto con il mondo che ha sperimentato nella sua vita più recente. Torna nei posti che ha frequentato, dalle persone che ha conosciuto, le quali, logicamente, non possono né vederlo né sentirlo. In questo stato il soggetto è molto confuso a causa della perdita del corpo, cosa che gli permette di ritrovarsi in qualsiasi posto egli pensi.

Dieci giorni dopo la morte, dopo una settimana in questa situazione, riconosce infine di essere morto. Questa consapevolezza è come uno shock, che provoca una sorta di svenimento. Quando la mente si riprende da questo secondo stato di incoscienza, il mondo abituale è svanito, e prende vita il subconscio personale. Le impressioni immagazzinate appaiono e, entro non più di cinque settimane e mezza, esse maturano in consistenti strutture psicologiche che esprimono le più forti tendenze mentali sviluppate durante l'ultima vita.

Siano orgoglio o gelosia, attaccamento o rabbia, avidità o confusione, esse condizionano la mente e allo stesso tempo la inducono a sperimentarsi di conseguenza e la conducono nei luoghi e dagli esseri che corrispondono ai propri contenuti. Così le buone azioni generano rinascite piacevoli in posti favorevoli, mentre le azioni nocive generano rinascite in condizioni di sofferenza, come nella maggior parte del mondo attuale.

E' sempre stato così. La mente (inconsapevole dello stato di pace che costituisce la sua vera natura) si muove incessantemente dopo la morte fino a che non trova uno spiraglio adatto ; allora si sveglia ad una nuova vita e ricomincia a progettare come sua abitudine da un tempo senza inizio. Essa produce sia i vari stati mentali che gli esseri che li sperimentano e rimarrà attaccata a questo libero gioco finché non riconoscerà se stessa come chiara luce non nata. Quando la consapevolezza è sperimentata, con o senza oggetto, l'obbiettivo ultimo e senza tempo è stato raggiunto.

Discussioni simili (5)