La Conoscenza è una complementarità di opposti. E i numeri sono archetipi

Aperto da Carlo Pierini, 23 Agosto 2017, 22:24:04 PM

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Carlo Pierini

Citazione di: Lou il 01 Settembre 2017, 21:26:16 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 20:41:54 PM
Citazione di: Lou il 31 Agosto 2017, 18:31:32 PM
Carlo:
"poiché l'uno esprime la negazione frontale dell'altro; cioè, la realizzazione dell'uno comporta l'annullamento dell'altro"

Lou:
Sì, ma come fai a capire che significa salute senza rapporto, anzi meglio - correlazione - con malattia e viceversa? Solo così assumono significato i termini.
L'uno presuppone l'altro e viceversa, è una identità-nella-differenza.

Anche in questo caso si ha una complementarità debole, anzi, più che complementarità si ha una correlazione concettuale, come giustamente hai detto tu. Ma la correlazione è ben altro dalla complementarità ontologica a cui ho accennato sopra.

Sì probabile sia altro, avanzo la sgangherata ipotesi che la codradditorietà, anzi che "essere-contraddittori" sia un modo della correlazione. O li trovi del tutto irrelati  giorno e notte?

Come ho già accennato, il caso reale più emblematico della Complementarità yin-yang-Tao è costituito dalla triade uomo-donna-amore. Ecco, ci vedi qualche affinità con salute-malattia-...?


L'angolo musicale:
SIA: Cheap Thrills
https://youtu.be/iujQgWDFZc4

Apeiron

@Carlo
Da quanto ho capito distingui vari tipi di "complementarietà" e ci può anche stare in realtà. Tant'è che ogni tanto parli di "complementarietà debole"... motivo per cui continuo a pensare che le nostre idee non siano poi così differenti. Anche se ho citato opposti come "bello-brutto" e "nord-sud" non ho mai detto che il modo con cui essi si complementano è lo stesso (e mi pento di non averlo precisato). Ho detto invece che c'è una complementarietà che si rivela anzitutto come una relazione tra i concetti. Motivo per cui pensavo che la "mia definizione" fosse più "universale". Più leggo i tuoi messaggi e più mi convinco che l'equivoco nasce dal considerare come "complementari" quel tipo di opposti che hanno nella loro relazione "quel qualcosa in più". Si potrebbe fare forse una distinzione tra complementarietà epistemica e ontologica (e magari dividere le stesse in sotto-livelli). Questo forse aiuta alla discussione anche con @Lou e @Phil (con i quali mi pare di concordare abbastanza bene...liberi di dissentire ovviamente  ;D )

Due cose sul taoismo e il Buddha. Parto dal Buddha: i 31 piani di "esistenza" (bhava) sono i 31 piani di rinascita, non sono 31 "reami ontologici diversi" (o almeno sono diversi nella stessa misura in cui quello di un animale è diverso da quello di un altro animale, di una persona...). Tutte le forme di buddismo in genere riconoscono due "livelli" epistemici: quello del "delirio" (o "ignoranza") e quello del nirvana. Secondo Buddha il ciclo delle rinascite e della sofferenza è dovuto al fatto che ci auto-inganniamo in continuazione... alcune scuole da quello che ho capito concepiscono i due piani epistemologici come ontologici.
Sul taoismo: non capisco perchè lo usi come esempio. Il Dao trascende lo yin e lo yang, nel senso che a livello del Dao yin e yang "non esistono più" (mentre a livello dell'amore tra uomo e donna, uomo e donna ci sono ancora - e ci mancherebbe  ;D ). Il Dao infatti è "indistinto", "pura semplicità senza nome" ecc. Nel Dao le distinzioni spariscono, nell'amore tra uomo e donna no. E qui si potrebbe anche notare la differenza tra daoismo e cristianesimo: il Dio cristiano è in relazione comunitaria con noi mentre la "relazione" col Dao non è una vera relazione infatti quello che il daoista aspira è "l'unione" col (ossia l'assorbimento nel o la dissoluzione nel) Dao. Ergo: mentre puoi usare magari l'Amore come esempio credo che ciò non sia corretto col Dao (o almeno non con questo tipo di complementarietà). (Se vuole su questo punto @Phil può intervenire...)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Carlo Pierini

#32
Citazione di: Apeiron il 01 Settembre 2017, 22:31:03 PM
@Carlo
Da quanto ho capito distingui vari tipi di "complementarietà" e ci può anche stare in realtà. Tant'è che ogni tanto parli di "complementarietà debole"... motivo per cui continuo a pensare che le nostre idee non siano poi così differenti. Anche se ho citato opposti come "bello-brutto" e "nord-sud" non ho mai detto che il modo con cui essi si complementano è lo stesso (e mi pento di non averlo precisato). Ho detto invece che c'è una complementarietà che si rivela anzitutto come una relazione tra i concetti. Motivo per cui pensavo che la "mia definizione" fosse più "universale". Più leggo i tuoi messaggi e più mi convinco che l'equivoco nasce dal considerare come "complementari" quel tipo di opposti che hanno nella loro relazione "quel qualcosa in più". Si potrebbe fare forse una distinzione tra complementarietà epistemica e ontologica (e magari dividere le stesse in sotto-livelli). Questo forse aiuta alla discussione anche con @Lou e @Phil (con i quali mi pare di concordare abbastanza bene...liberi di dissentire ovviamente  ;D )


Riporto qui per comodità lo schema sintetico del paradigma della complementarità, già postato ieri nella pagina precedente:

1 - La Complementarità degli opposti (o Dialettica) realizzata è canonicamente strutturata in una triade: una coppia di opposti + un "Tertium" verso cui essi convergono complementariamente;
2 - il Tertium giace su un piano superiore (trascendente) rispetto al piano degli opposti (o ai piani degli opposti, se si tratta di un'opposizione di tipo verticale);
3 - il Tertium "unifica" gli opposti, ma non nel senso aritmetico di annullamento della dualità sottostante, bensì nel senso di "armonizzazione/complementarizzazione" in un significato superiore comune (per esempio: uomo/donna uniti nel Tertium dell'Amore)
4 - il Tertium è sempre una analogia o un attributo del Principio Primo, della Realtà Ultima (nell'esempio precedente: Dio è Amore)

Per cui bello-brutto, nord-sud, verità-falsità, ecc., sono essenzialmente contraddittori quindi non rientrano minimamente in questo schema. Per stabilire se due significati opposti sono contraddittori, basta attribuirli ad un medesimo oggetto del discorso e si capisce immediatamente se possono coesistere nello stesso tempo e sotto il medesimo rispetto. Per esempio i due enunciati: <<E' vero che Gaetano è un cane>> e <<E'' falso che Gaetano è un cane>> possono coesistere nello stesso tempo e sotto il medesimo rispetto?
Oppure: <<Luigi è bello>> e <<Luigi è brutto>> possono coesistere nello stesso tempo e sotto il medesimo rispetto? Se non possono coesistere si tratta di contraddittori assoluti e quindi il p.d.n.c. impone l'eliminazione del termine non rispondente al vero. Se invece possono coesistere in tempi diversi o sotto diversi rispetti, allora non si tratta di contraddittori.

APEIRON
Sul taoismo: non capisco perchè lo usi come esempio. Il Dao trascende lo yin e lo yang, nel senso che a livello del Dao yin e yang "non esistono più" (mentre a livello dell'amore tra uomo e donna, uomo e donna ci sono ancora - e ci mancherebbe  ;D ).

CARLO
Al livello del Tao, yin e yang non si annullano, ma sono perfettamente armonizzati-complementarizzati (vedi il punto 3 del mio schemino). Infatti il Tao è il Principio stesso dell'unità degli opposti, cioè l'archetipo trascendente che guida e ispira verso l'integrazione reciproca le coppie immanenti di opposti (il mondo come "analogia Entis", come "immagine speculare di Dio", concepita da Tommaso).
Anche nel Tao, cioè, si ripresenta il paradosso dell'uni-trinitarietà: come il Dio cristiano, anche il Tao è, insieme, Uno e Trino. E ho parlato di "paradosso", non di contraddizione, perché esso è Uno e Trino non sotto i medesimi rispetti. Ma finché non avrai analizzato decine e decine di casi reali, ti apparirà come un discorso assurdo, più che come un paradosso.

APEIRON
il Dio cristiano è in relazione comunitaria con noi mentre la "relazione" col Dao non è una vera relazione infatti quello che il daoista aspira è "l'unione" col (ossia l'assorbimento nel o la dissoluzione nel) Dao. Ergo: mentre puoi usare magari l'Amore come esempio credo che ciò non sia corretto col Dao (o almeno non con questo tipo di complementarietà). (Se vuole su questo punto @Phil può intervenire...)

CARLO
Tu parli di una interpretazione "regionale" e perdipiù vecchia di duemila anni. La realtà è che il Tao è solo uno tra le migliaia di simboli ispirati dello stesso Dio. Per cui i suoi attributi si ricavano dall'analisi comparata  dei diversi simbolismi e delle diverse dottrine religiose. Non è che ogni religione ha il suo Dio privato, ma ha solo uno dei Suoi simboli. Questo è il significato centrale di "ecumenismo": tutte le razze e tutte le sacre scritture del pianeta sono state ispirate dal medesimo Principio. Ed è per questo che si parla di archetipi del sacro (la Dualità, la Trinità, il Salvatore morto e risorto, l'ineffabilità, la trascendenza, l'onnipresenza, ecc.) presenti sempre uguali a se stessi in ogni tempo e in ogni luogo del Pianeta: perché ispirati dallo stesso Dio-Principio universale. E se l'Oriente ha percepito pienamente il Suo aspetto di dualità, in Occidente questo stesso aspetto non è del tutto in ombra. Scrive, per esempio, Nicola Cusano:

"Ho trovato un luogo in cui Tu sarai scoperto in maniera rivelata, luogo cinto dalla coincidenza degli opposti. Ed è questo il muro del paradiso nel quale tu abiti, la cui porta è custodita dallo spirito più alto della ragione, che bisogna vincere se si vuole che l'ingresso si apra. Ti si potrà vedere al di là della coincidenza degli opposti, ma mai al di qua".  [N. CUSANO: De visione Dei]



L'angolo musicale:
HÄNDEL: Non lo dirò col labbro, op. Tolomeo
https://youtu.be/_Ff0PDotr0A

VERDI: Scorrendo uniti, op. Rigoletto
https://youtu.be/_0-g5O6Kwds

Apeiron

Ok ho capito il tuo punto di vista sulla complementarietà, grazie (e tu dirai... finalmente  ;D ). Ti do ragione sul fatto che coppie di opposti diverse danno luogo a relazioni di complementarietà diverse. E le relazioni che trovi ovviamente sono molto interessanti (non credo d'averlo mai negato esplicitamente  ;D ). Non condivido completamente il tuo punto di vista ma lo apprezzo...

Riguardo alla mia "polemica" sul Dao-yin-yang devo dire che mi sembrava di capire che tu volessi avanzare una "giusta" interpretazione sulla filosofia daoista dei tempi del DaoDeJing/Zhuangzi... invece era una tua posizione. Porgo le mie scuse.


La presenza di un Dio Personale "Vivente" (generico, non solo simil-cristiano) darebbe "manforte" alla tua posizione rispetto a quella degli antichi "daoisti", buddisti ecc. Non a caso il Dao non è un Dio Personale mentre quello di Cusano (ad esempio) lo è. Ad esempio se questo Dio simil-umano ha creato il mondo è abbastanza chiaro che lo ha creato secondo concetti simili ai nostri, ergo...


Ritengo però che almeno parte di quello che ho detto io tu lo condivida. Ossia che la Realtà Suprema trascenda ogni concettualizzazione.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Phil

@Apeiron

Provo a fornire una improvvisata chiave di lettura del taoismo in merito alle tue considerazioni, che, come vedrai, condivido.
Fare appello ai testi aiuta, talvolta persino con il taoismo; prendiamo questo brano del Tao te ching già citato da Carlo:
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 15:46:21 PM
Il Tao generò l'Uno,
l'Uno generò il Due,
il Due generò il Tre,
il Tre generò le diecimila creature.
è esplicito come il Tao non sia la conciliazione "sintetica" del "due categoriale" (yin e yang), ma il Tao pone l'Uno (quindi il Tao non è l'Uno!), ed è infatti dall'Uno che deriva il Due, non dal Tao...

Se poi chiamiamo in causa Chuang Tzu (con il passo che ho già citato nel topic "assolutismo/relativismo"), otteniamo un altro spunto:
"Nel Grande Inizio vi era il nulla: non vi erano esseri, né nomi.
Dal nulla emerse l'Uno: vi era l'Uno, ma non aveva forma.
Dall'Uno nacquero gli esseri
"
(Chuang Tzu, 12)
Qui abbiamo che il principio è il nulla, prima abbiamo letto che era il Tao... possiamo quindi capire in che senso il Tao è assimilabile al nulla: non in senso esclusivamente onto-nichilistico (all'occidentale), ma in senso di identità logica (e, come è noto, senza principio di identità, il principio di non contraddizione non può porsi), ovvero nel senso della "nominabilità" dell'identità: infatti, "senza nome è il principio" (Tao te ching, 1).

Non a caso anche in altri paragrafi il nesso fra esistenza ed identificazione rende plausibile questa interpretazione dell'identità come perno logico, prima ancora che onto-logico. Ad esempio: "quel che non ha esistenza penetra là dove non sono interstizi" (Tao te ching, 43) sembra un illogicità, ma diventa chiaro se ricolleghiamo, come suggerito, l'esistenza all'identificazione: "quel che non è identificato penetra dove non sono interstizi"(parafrasi), e cos'è che non è identificabile? Il Tao, proprio ciò che penetra tutto (metaforicamente) ma di cui non ci si può appropriare e quindi non lo si nomina-identifica con precisione (poiché "tutto quello che ha un nome viene trattato come proprio", Tao te ching, 32) e infatti la stessa parola "tao" invita etimologicamente al divenire, all'impermanenza, a qualcosa di dinamico e concreto.

A questo punto, distinguendo il piano ontologico da quello logico, non confondendo "l'essere" con "l'esser-detto", assume un senso più chiaro il fatto che, come tu ricordi
Citazione di: Apeiron il 01 Settembre 2017, 22:31:03 PM
Il Dao trascende lo yin e lo yang, nel senso che a livello del Dao yin e yang "non esistono più"
e per lo stesso motivo, può essere logico che
Citazione di: Apeiron il 01 Settembre 2017, 22:31:03 PM
Il Dao infatti è "indistinto", "pura semplicità senza nome" ecc. Nel Dao le distinzioni spariscono

Tuttavia l'apofatismo sul Tao non è l'apofatismo su una divinità (un apofatismo non vale l'altro!): il Tao (come lo "Spirito" di un certo autore tedesco che non nomino più, o come il Dharma per il Buddismo, ma qui forse sbaglio) è processuale (v. i mutamenti degli esagrammi nell'omonimo libro), si esplica nella storia (dell'uomo e non), nei cicli della materia e dei corpi, più che del pensiero antropocentrico che cerca di comprenderlo... una divinità invece non è affatto questo, soprattutto quella cristiana: l'uomo è il fulcro, l'altra natura una mera comparsa di sfondo; dio nella storia non si esplica compiendosi, ma al massimo si affaccia per dettare la sua legge; la comprensione e la fede portano alla salvezza nel post mortem (mentre il Tao non promette affatto salvezza e non richiede un'adesione devota ad un etica soteriologica).


Tutto questo almeno finché restiamo sul piano spirituale-simbolico... se invece, di fronte al Nyaya o al Taoismo ci chiediamo "qual'è stato il loro apporto epistemologico per lo sviluppo della conoscenza applicata?", allora, per coerenza, dovremmo rivolgerci la stessa domanda anche quando citiamo i vangeli, Cusano o testi esoterici... e la risposta sarebbe la stessa  ;)
Perché l'approccio epistemologico e quello spirituale-simbolico, non sono complementari, ma essenzialmente contraddittori: il primo esige evidenze verificabili e processi analizzabili con dimostrata "oggettività" (nei limiti discutibili di questa parolaccia  ;D ), il secondo verte invece sul senso di interpretazioni soggettive, indimostrabilmente lecite poiché aperte alla fede e al mistero (che l'ermeneutica possa fare da mediatrice? Forse è una via percorribile, sebbene le differenze paradigmatiche di partenza non mi sembrano facilmente conciliabili...).
Un approccio esclude dunque l'altro, ma l'atteggiamento "bipolare", che risulta dal provare a tenere un piede su due scarpe, è sintomo dell'aver accettato una sfida davvero estrema che merita comunque di essere tenuta d'occhio  :)

Carlo Pierini

#35
Citazione di: Phil il 02 Settembre 2017, 16:54:30 PM
@Apeiron

Provo a fornire una improvvisata chiave di lettura del taoismo in merito alle tue considerazioni, che, come vedrai, condivido.
Fare appello ai testi aiuta, talvolta persino con il taoismo; prendiamo questo brano del Tao te ching già citato da Carlo:
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 15:46:21 PM
Il Tao generò l'Uno,
l'Uno generò il Due,
il Due generò il Tre,
il Tre generò le diecimila creature.
è esplicito come il Tao non sia la conciliazione "sintetica" del "due categoriale" (yin e yang), ma il Tao pone l'Uno (quindi il Tao non è l'Uno!), ed è infatti dall'Uno che deriva il Due, non dal Tao...

Infatti, io l'ho citato solo perché gravita attorno alla giusta intuizione di una Triade ultima, ma essa è espressa in forma primitiva e presenta delle incongruenze. La forma corretta (che è coerente con le altre concezioni trinitarie e con la logica) dovrebbe essere:
<<Il Tao-Uno generò il Due; il Due "generò" il Tre unificante ...e scoprì che il Tre non era altro che l'Uno. E dall'unificazione dei Due nel Tao-Uno nacquero le diecimila creature, ...che sono anch'esse delle Triadi fatte a immagine e somiglianza del Tao-Uno-e-Trino>>.

Ho scritto "generò" tra virgolette, poiché va inteso nel senso paradossale secondo il quale Dio (o il Tao) è nostro Padre e, nello stesso tempo, è nostro Figlio (deve essere "coltivato", "allevato" dentro di noi come Sé, o fra di noi come Amore), come scriveva l'alchimista Angelus Silesius:

<<Sono fanciullo e figlio di Dio, egli a sua volta è fanciullo mio; ma com'è dunque che ambedue sono l'uno e l'altro? Dio è il mio centro se io me lo chiudo ma è il mio circolo se per amore in lui mi struggo>>. (Angelus Silesius: Il pellegrino cherubico - m.148)

PHIL
Se poi chiamiamo in causa Chuang Tzu (con il passo che ho già citato nel topic "assolutismo/relativismo"), otteniamo un altro spunto:
"Nel Grande Inizio vi era il nulla: non vi erano esseri, né nomi.
Dal nulla emerse l'Uno: vi era l'Uno, ma non aveva forma.
Dall'Uno nacquero gli esseri
"
(Chuang Tzu, 12)
Qui abbiamo che il principio è il nulla, prima abbiamo letto che era il Tao... possiamo quindi capire in che senso il Tao è assimilabile al nulla: non in senso esclusivamente onto-nichilistico (all'occidentale), ma in senso di identità logica (e, come è noto, senza principio di identità, il principio di non contraddizione non può porsi), ovvero nel senso della "nominabilità" dell'identità: infatti, "senza nome è il principio" (Tao te ching, 1).

CARLO
Se il Principio è senza nome in quanto inosservabile-trascendente - e come tale è, rispetto a noi, anche "nulla" -, la sua incarnazione immanente è "qualcosa", ed ha un nome: si chiama Principio di Complementarità degli opposti. I simbolismi di tutto il mondo brulicano di "incarnazioni" nominabili del "Principio senza nome": da Gesù a Quetzalcoatl, da Mercurio a Osiride, da Mithra a Thor, ecc.

PHIL
Non a caso anche in altri paragrafi il nesso fra esistenza ed identificazione rende plausibile questa interpretazione dell'identità come perno logico, prima ancora che onto-logico. Ad esempio: "quel che non ha esistenza penetra là dove non sono interstizi" (Tao te ching, 43) sembra un illogicità, ma diventa chiaro se ricolleghiamo, come suggerito, l'esistenza all'identificazione: "quel che non è identificato penetra dove non sono interstizi"(parafrasi), e cos'è che non è identificabile? Il Tao, proprio ciò che penetra tutto (metaforicamente) ma di cui non ci si può appropriare e quindi non lo si nomina-identifica con precisione (poiché "tutto quello che ha un nome viene trattato come proprio", Tao te ching, 32) e infatti la stessa parola "tao" invita etimologicamente al divenire, all'impermanenza, a qualcosa di dinamico e concreto.

CARLO
Io infatti non voglio appropriarmi del Tao inosservabile-trascendente in sé, ma della sua manifestazione come Principio della realtà esperibile. Se il Tao fosse assolutamente trascendente, assolutamente separato dal mondo immanente, nessuno ne avrebbe mai parlato. Il Principio di complementarità non è il Tao-Dio, ma è l'intermediario tra l'uomo e il Tao-Dio, perché è fatto a sua immagine e somiglianza, proprio come Gesù, detto anche Logos o Verbo.


L'angolo musicale:
ELECTRIC L.O.: Rock 'n roll is king
https://youtu.be/XLkyQsuDxac

Phil

Citazione di: Carlo Pierini il 02 Settembre 2017, 20:16:13 PM
Citazione di: Phil il 02 Settembre 2017, 16:54:30 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 15:46:21 PM
Il Tao generò l'Uno,
l'Uno generò il Due,
il Due generò il Tre,
il Tre generò le diecimila creature.
è esplicito come il Tao non sia la conciliazione "sintetica" del "due categoriale" (yin e yang), ma il Tao pone l'Uno (quindi il Tao non è l'Uno!), ed è infatti dall'Uno che deriva il Due, non dal Tao...

Infatti, io l'ho citato solo perché gravita attorno alla giusta intuizione di una Triade ultima, ma essa è espressa in forma primitiva e presenta delle incongruenze. La forma corretta (che è coerente con le altre concezioni trinitarie e con la logica) dovrebbe essere:
<<Il Tao-Uno generò il Due; il Due "generò" il Tre unificante ...e scoprì che il Tre non era altro che l'Uno. E dall'unificazione dei Due nel Tao-Uno nacquero le diecimila creature, ...che sono anch'esse delle Triadi fatte a immagine e somiglianza del Tao-Uno-e-Trino>>.
Bene, ora che abbiamo il primo capitolo del "Carlo te ching;D (versione rivista e corretta di quella bozza incongruente nota come "Tao te ching"), il Carlismo può entrare di diritto e di fatto nel novero delle filosofie (o delle religioni? o delle epistemologie? o in tutti e tre?).

Scherzi a parte (non prendertela, è l'atmosfera gaia del sabato sera!), capisco che il tuo sincretismo unificante debba rimodellare testi e tradizioni per renderli maggiormente integrabili, simili e convergenti... è un'stanza esegetica molto forte (e talvolta persino irriverentemente parodistica), ma è inevitabile per poter far tornare i conti, sempre e comunque  ;) .

Carlo Pierini

#37
Citazione di: Phil il 02 Settembre 2017, 23:42:05 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 02 Settembre 2017, 20:16:13 PM
Citazione di: Phil il 02 Settembre 2017, 16:54:30 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 15:46:21 PM
Il Tao generò l'Uno,
l'Uno generò il Due,
il Due generò il Tre,
il Tre generò le diecimila creature.
è esplicito come il Tao non sia la conciliazione "sintetica" del "due categoriale" (yin e yang), ma il Tao pone l'Uno (quindi il Tao non è l'Uno!), ed è infatti dall'Uno che deriva il Due, non dal Tao...

Infatti, io l'ho citato solo perché gravita attorno alla giusta intuizione di una Triade ultima, ma essa è espressa in forma primitiva e presenta delle incongruenze. La forma corretta (che è coerente con le altre concezioni trinitarie e con la logica) dovrebbe essere:
<<Il Tao-Uno generò il Due; il Due "generò" il Tre unificante ...e scoprì che il Tre non era altro che l'Uno. E dall'unificazione dei Due nel Tao-Uno nacquero le diecimila creature, ...che sono anch'esse delle Triadi fatte a immagine e somiglianza del Tao-Uno-e-Trino>>.

Bene, ora che abbiamo il primo capitolo del "Carlo te ching"  ;D (versione rivista e corretta di quella bozza incongruente nota come "Tao te ching"), il Carlismo può entrare di diritto e di fatto nel novero delle filosofie (o delle religioni? o delle epistemologie? o in tutti e tre?).

Vuoi dire il Pierinesimo? ...Of course!   ;D  Come ho già detto, se un Principio è davvero universale - e ormai ho una valanga di buoni motivi per pensare che la Complementarità lo sia - sarà principio logico nella logica (la dialogica), psicologico nella psicologia (il Sé), simbolico-archetipico nella simbologia (il Tao, il Caduceo, l'Opus alchemicum, ecc.), storico nella storia (vedi le tre ere di Gioachino da Fiore), filosofico nella filosofia (la Dialettica), teologico in teologia, ecc.. Manca soltanto la ciliegina finale di dimostrarne la validità nella Fisica!
Sarà difficile, ma se riuscirò in quest'ultima impresa, ...altro che rivoluzione scientifica!! E se non ci riuscirò io, un giorno altri ci riusciranno, perché la verità prima o poi viene a galla.
Ma, venendo a noi, le mie interpretazioni non sono estemporanee e personali, ma si basano su un'osservazione comparata ventennale dei più svariati simbolismi. Non sono io che attribuisco questo o quel significato, ma i simboli stessi. Come accennavo a Apeiron, tutti i simbolismi e le "sacre scritture" del mondo non sono che le diverse angolazioni di significato da cui si guarda al medesimo "oggetto": Dio. Per cui, una tale molteplicità di punti di vista è come un'immensa "stele di Rosetta": diventa sommamente più facile decodificare il linguaggio dei simboli, perché l'aspetto oscuro di una certa variante si illumina nell'accostamento con altre varianti simili.

PHIL
Scherzi a parte (non prendertela, è l'atmosfera gaia del sabato sera!), capisco che il tuo sincretismo unificante debba rimodellare testi e tradizioni per renderli maggiormente integrabili, simili e convergenti... è un'stanza esegetica molto forte (e talvolta persino irriverentemente parodistica), ma è inevitabile per poter far tornare i conti, sempre e comunque  ;) .

CARLO
...Ari-ripeto: il mio non è un gioco, non attribuisco significati arbitrari "per far tornare i conti"; ma i conti tornano perché, come diceva Eliade, i simboli di tutto il mondo costituiscono un unico sistema di significati complementari tra loro; naturalmente, al netto delle distorsioni idiosincratiche "locali". Ma è lo stesso metodo comparativo che permette di individuare queste distorsioni e di ...separare il grano dal loglio.

"Le polarità, le opposizioni e gli antagonismi non hanno un'origine sociale, né possono essere spiegati con gli avvenimenti storici. Piuttosto, essi sono espressioni di un sistema perfettamente coerente, che informa l'attività inconscia del pensiero. In ultima analisi, ciò che qui è implicito è una struttura della vita, (...) e non vi è una soluzione di continuità tra le polarità e le opposizioni colte al livello della materia, della vita, della psiche profonda, del linguaggio o dell'organizzazione sociale, e quelle afferrate al livello delle creazioni mitologiche o religiose. (...) La comprensione della funzione delle polarità nella vita religiosa e nel pensiero delle società arcaiche e tradizionali richiede uno sforzo ermeneutico, e non una demistificazione. I nostri documenti - siano essi miti o teologie, sistemi di divisione dello spazio o rituali officiati da due gruppi antagonisti, dualità divine o dualismo religioso, ecc., - costituiscono, ciascuno secondo il proprio specifico modo di essere, tante creazioni del pensiero umano. Noi non abbiamo il diritto di trattarli in modo diverso dal modo in cui trattiamo, diciamo, le tragedie greche o una delle grandi religioni. Non abbiamo il diritto di ridurli a qualcosa di diverso da ciò che sono, vale a dire creazioni spirituali. Di conseguenza, è il loro significato e contenuto che deve essere afferrato. Per questa ragione presenterò un certo numero di documenti scelti tra differenti culture.  Li ho selezionati in modo da mostrare la sorprendente varietà di soluzioni offerte agli enigmi della polarità e della rottura, antagonismo e alternanza, dualismo e unione di opposti".   [M. ELIADE: La nostalgia delle origini - pp.148/51]




L'angolo musicale: la stupenda Anna Netrebko.
DONIZETTI: Quando rapito in estasi, op. Lucia di Lammermoor" (fino a 9'45")  
https://youtu.be/--WH9j11q8Y?t=299

GOUNOD: Je veux vivre, op. Romeo e Giulietta
https://youtu.be/reFulcDIfIU?t=18

DVORAK: Canto alla luna, op. Rusalka
https://youtu.be/MwuNqcKUxto?t=6

Lou

Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 21:49:42 PM
Citazione di: Lou il 01 Settembre 2017, 21:26:16 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 20:41:54 PM
Citazione di: Lou il 31 Agosto 2017, 18:31:32 PM
Carlo:
"poiché l'uno esprime la negazione frontale dell'altro; cioè, la realizzazione dell'uno comporta l'annullamento dell'altro"

Lou:
Sì, ma come fai a capire che significa salute senza rapporto, anzi meglio - correlazione - con malattia e viceversa? Solo così assumono significato i termini.
L'uno presuppone l'altro e viceversa, è una identità-nella-differenza.

Anche in questo caso si ha una complementarità debole, anzi, più che complementarità si ha una correlazione concettuale, come giustamente hai detto tu. Ma la correlazione è ben altro dalla complementarità ontologica a cui ho accennato sopra.

Sì probabile sia altro, avanzo la sgangherata ipotesi che la codradditorietà, anzi che "essere-contraddittori" sia un modo della correlazione. O li trovi del tutto irrelati  giorno e notte?

Come ho già accennato, il caso reale più emblematico della Complementarità yin-yang-Tao è costituito dalla triade uomo-donna-amore. Ecco, ci vedi qualche affinità con salute-malattia-...?


L'angolo musicale:
SIA: Cheap Thrills
https://youtu.be/iujQgWDFZc4
salute-malattia...-vita

Una nota sul video, graziosissimo.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Carlo Pierini

#39
Citazione di: Lou il 03 Settembre 2017, 11:40:28 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 21:49:42 PM
Citazione di: Lou il 01 Settembre 2017, 21:26:16 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 20:41:54 PM
Citazione di: Lou il 31 Agosto 2017, 18:31:32 PM
Carlo:
"poiché l'uno esprime la negazione frontale dell'altro; cioè, la realizzazione dell'uno comporta l'annullamento dell'altro"

Lou:
Sì, ma come fai a capire che significa salute senza rapporto, anzi meglio - correlazione - con malattia e viceversa? Solo così assumono significato i termini.
L'uno presuppone l'altro e viceversa, è una identità-nella-differenza.

Anche in questo caso si ha una complementarità debole, anzi, più che complementarità si ha una correlazione concettuale, come giustamente hai detto tu. Ma la correlazione è ben altro dalla complementarità ontologica a cui ho accennato sopra.

Sì probabile sia altro, avanzo la sgangherata ipotesi che la codradditorietà, anzi che "essere-contraddittori" sia un modo della correlazione. O li trovi del tutto irrelati  giorno e notte?

Come ho già accennato, il caso reale più emblematico della Complementarità yin-yang-Tao è costituito dalla triade uomo-donna-amore. Ecco, ci vedi qualche affinità con salute-malattia-...?


L'angolo musicale:
SIA: Cheap Thrills
https://youtu.be/iujQgWDFZc4
salute-malattia...-vita

Avremo "salute-malattia-vita" solo se la salute sconfigge la malattia; altrimenti si avrà "salute-malattia-morte".
Mentre nel caso "uomo-donna-amore", il tertium "amore" non richiede la sconfitta di uno degli opposti, ma l'armonizzazione reciproca e, paradossalmente, l'esaltazione della dualità (l'amore porta al suo compimento, elevandole, la femminilità della donna e la virilità dell'uomo; in Spagna, gli innamorati si scambiano dei teneri: "...mi reina", "...mi rey"). Laddove, invece, uno dei due termini è sconfitto dall'altro, è sconfitto anche l'amore (checché ne dicano certi "maschilisti" o certe "femministe").

...Per esempio...
A. BRANDUARDI & P. MONTECORVINO: Tango
https://youtu.be/2W8VLRK15s0

...Si notino le corone regali sulle teste dei due ...amanti ofidici:
https://4.bp.blogspot.com/-u_Bu7RRGo1c/WavdFgOt9uI/AAAAAAAAALA/mn8m195t7F4aun4dG5VGh1Yn9Q_NDpIMgCLcBGAs/s1600/CADUCEO%252C%2BFROBEN.JPG

Lou

Non proprio, è un discorso delicato, la vita è alternanza di salute e malattia, una danza in equilibrio precario tra istanze antentitetiche , malattia e salute, nella vita non si escludono mutualmente, ma sono, in molti casi,  costretti a convivere, convivere, alternarsi, trasformarsi. La sintesi degli opposti e il logos che li sottende non annulla i termini.

...
Sul simbolismo dell' arte e nell' arte mi prendo tempo.

-----
Sul tao sono sull'ignorante andante: una domanda, l'impermanenza a cui uno di voi ha accennato è permanente? Mi spiego: il permanere dell'impermanenza non può mutare, pena il venire meno dell'impermanenza.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Phil

Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 00:55:42 AM
tutti i simbolismi e le "sacre scritture" del mondo non sono che le diverse angolazioni di significato da cui si guarda al medesimo "oggetto": Dio. Per cui, una tale molteplicità di punti di vista è come un'immensa "stele di Rosetta": diventa sommamente più facile decodificare il linguaggio dei simboli, perché l'aspetto oscuro di una certa variante si illumina nell'accostamento con altre varianti simili.
"Affermare", "interpretare" e "dimostrare" sono ben differenti. Se affermo un'idea ed interpreto fermamente tutto ciò che incontro come dimostrazione di quell'idea, compio quel "gesto esegetico forte" che fa tornare sempre i conti, ma che in fondo deturpa ciò che coinvolge.
Se sto componendo un puzzle e quando trovo un pezzo che non si incastra con gli altri, lo prendo a martellate finché non entra dove ho deciso che deve stare, allora ogni pezzo diventa, suo malgrado, funzionale e "giusto", ma solo a causa della mia ostinazione deformatrice... ogni pezzo verrà violato, ed infatti l'immagine complessiva che si andrà formando risulterà incongruente (quasi "cubista" ;D ).
Se violento un testo che dice "il Tao non è l'Uno" trasformandolo in "il Tao è l'Uno" perchè, parafrasando, l'idea di fondo era buona ma si sono espressi male (!?), significa che addomestico con la frusta quel testo pur di fargli dire quello che volevo lui dicesse (e la cicatrice sanguinante della mia operazione di ammaestramento sta nel fatto che viene stravolto tutto il resto della prospettiva originaria...).
Manipolando spietatamente i testi e i concetti in essi formulati, Marx e Nietzsche potrebbero diventare inseparabili compagni di merende, la bibbia un inno al politeismo e Sant'Agostino un vate dell'epistemologia postmoderna  ;D

"Interpretare" non va dunque confuso con il "dimostrare", soprattutto se l'interpretazione non si basa sulla comprensione (primo passo di ogni ermeneutica seria), bensì sul voler rintracciare (o deliberatamente tracciare) quello che si cerca... ad esempio, chi ha una visione fortemente politicizzata (per non mettere alla berlina sempre la povera religione) vedrà significati politici in tutto ciò su cui posa il suo "occhio politicizzante": la musica, l'arte, ogni evento pubblico... chissà, persino nelle costellazioni! E leggerà tutto ciò come palese "dimostrazione", non "interpretazione", a conferma del suo punto di vista... quando invece si tratta di una pseudo-dimostrazione basata sul circolo vizioso: "ogni significato è politico / l'evento x ha un significato / quindi l'evento x ha un significato politico / dunque l'evento x dimostra che ogni significato è politico", dove la viziosità sta nella falsità della premessa maggiore (non dimostrata); falsità che, se non viene individuata, ripiomberà inevitabilmente sulle ignare conseguenze.

A questo punto: le presunte affinità che rintracci dimostrano la validità esegetica del Pierinesimo, o il Pierinesimo ricostruisce ad hoc tali affinità, interpretando quasi tutto in una petitio principii che non rispetta la profondità "semantica" di ciò che incontra?
Per la risposta puoi citofonare a Hegel o, se non è in casa, fare un colpo di telefono a Lao tzu  ;D

Con ciò non intendo criticare tutti i contenuti o l'ambizione "monistica" del Pierinesimo, ma il metodo dell'esegesi anarchica con cui il Pierinesimo si procaccia "parassitariamente" alcuni suoi contenuti e le sue conferme (come nel caso di Popper, la mia è un'osservazione metodologica, euristica, "a monte", non ha a che fare "direttamente" con i risultati ottenuti "a valle"...).
Certo, nell'impostare la propria visione del mondo ognuno può relazionarsi con differente attitudine agli altri punti di vista: ad esempio, piuttosto che sostenere che "il taoismo è una prospettiva differente dalla mia" si può anche dire "il taoismo si sbaglia" (passando dall'esser-differente all'esser-vero/falso) o addirittura concludere che "il taoismo voleva sostenere la mia stessa posizione ma non l'ha capita bene e/o si è espresso male" (proiettando la propria ombra sull'altrui prospettiva... sebbene l'ombra, in quanto tale, resti sempre e comunque solo in superficie  ;) ).


P.s.
Per quanto riguarda il testo che citi, pur non conoscendo degnamente l'autore, quindi leggendolo da profano, avrei qualche passo da evidenziarti (in grassetto):
Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 00:55:42 AM
"Le polarità, le opposizioni e gli antagonismi non hanno un'origine sociale, né possono essere spiegati con gli avvenimenti storici. Piuttosto, essi sono espressioni di un sistema perfettamente coerente, che informa l'attività inconscia del pensiero. In ultima analisi, ciò che qui è implicito è una struttura della vita, (...) e non vi è una soluzione di continuità tra le polarità e le opposizioni colte al livello della materia, della vita, della psiche profonda, del linguaggio o dell'organizzazione sociale, e quelle afferrate al livello delle creazioni mitologiche o religiose. (...) La comprensione della funzione delle polarità nella vita religiosa e nel pensiero delle società arcaiche e tradizionali richiede uno sforzo ermeneutico, e non una demistificazione. I nostri documenti - siano essi miti o teologie, sistemi di divisione dello spazio o rituali officiati da due gruppi antagonisti, dualità divine o dualismo religioso, ecc., - costituiscono, ciascuno secondo il proprio specifico modo di essere, tante creazioni del pensiero umano. Noi non abbiamo il diritto di trattarli in modo diverso dal modo in cui trattiamo, diciamo, le tragedie greche o una delle grandi religioni. Non abbiamo il diritto di ridurli a qualcosa di diverso da ciò che sono, vale a dire creazioni spirituali. Di conseguenza, è il loro significato e contenuto che deve essere afferrato. Per questa ragione presenterò un certo numero di documenti scelti tra differenti culture.  Li ho selezionati in modo da mostrare la sorprendente varietà di soluzioni offerte agli enigmi della polarità e della rottura, antagonismo e alternanza, dualismo e unione di opposti".   [M. ELIADE: La nostalgia delle origini - pp.148/51]
In questa citazione mi pare che le differenze teoretiche-culturali vengano rispettate, e non dipinte come "distorsioni idiosincratiche locali"(cit.) di un unicum denominatore comune (poi magari Eliade lo dice altrove, non lo so...); inoltre, quella suggerita assenza di "soluzione di continuità" fra creazioni mistico-religiose e vita reale, dà molto da riflettere  ;)

Carlo Pierini

#42
Citazione di: Phil il 03 Settembre 2017, 16:58:54 PMPer quanto riguarda il testo che citi, pur non conoscendo degnamente l'autore, quindi leggendolo da profano, avrei qualche passo da evidenziarti (in grassetto):
Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 00:55:42 AM
"Le polarità, le opposizioni e gli antagonismi non hanno un'origine sociale, né possono essere spiegati con gli avvenimenti storici. Piuttosto, essi sono espressioni di un sistema perfettamente coerente, che informa l'attività inconscia del pensiero. In ultima analisi, ciò che qui è implicito è una struttura della vita, (...) e non vi è una soluzione di continuità tra le polarità e le opposizioni colte al livello della materia, della vita, della psiche profonda, del linguaggio o dell'organizzazione sociale, e quelle afferrate al livello delle creazioni mitologiche o religiose. (...) La comprensione della funzione delle polarità nella vita religiosa e nel pensiero delle società arcaiche e tradizionali richiede uno sforzo ermeneutico, e non una demistificazione. I nostri documenti - siano essi miti o teologie, sistemi di divisione dello spazio o rituali officiati da due gruppi antagonisti, dualità divine o dualismo religioso, ecc., - costituiscono, ciascuno secondo il proprio specifico modo di essere, tante creazioni del pensiero umano. Noi non abbiamo il diritto di trattarli in modo diverso dal modo in cui trattiamo, diciamo, le tragedie greche o una delle grandi religioni. Non abbiamo il diritto di ridurli a qualcosa di diverso da ciò che sono, vale a dire creazioni spirituali. Di conseguenza, è il loro significato e contenuto che deve essere afferrato. Per questa ragione presenterò un certo numero di documenti scelti tra differenti culture.  Li ho selezionati in modo da mostrare la sorprendente varietà di soluzioni offerte agli enigmi della polarità e della rottura, antagonismo e alternanza, dualismo e unione di opposti".   [M. ELIADE: La nostalgia delle origini - pp.148/51]
In questa citazione mi pare che le differenze teoretiche-culturali vengano rispettate, e non dipinte come "distorsioni idiosincratiche locali"(cit.) di un unicum denominatore comune (poi magari Eliade lo dice altrove, non lo so...); inoltre, quella suggerita assenza di "soluzione di continuità" fra creazioni mistico-religiose e vita reale, dà molto da riflettere  ;)

Comincio dal fondo, perché i chiarimenti a questa tua obiezione rispondono anche alle obiezioni precedenti

Sì, Eliade tocca in diverse occasioni il problema delle "distorsioni idiosincratiche". Nei miei appunti ho trovato solo tre esempi, nei quali si riferisce in modo particolare alle distorsioni relative all'epoca moderna, soggetta a un processo di forte desacralizzazione della cultura; ma altrove parla anche delle forme degradate che sono presenti più o meno in tutte le epoche (Jung illustra persino le precise ragioni psicologiche che producono queste distorsioni dei contenuti inconsci emergenti, nel suo concetto di "Ombra"). Pertanto, le parti di Eliade che tu hai evidenziato in grassetto sono da considerare, appunto, al netto delle naturali alterazioni espressive. Cioè, "la perfetta coerenza" è un'attributo degli archetipi e non sempre delle loro espressioni simboliche locali. Scrive Eliade:

"Oggi si sta comprendendo una cosa di cui il XIX secolo non poteva avere nemmeno un presentimento, ovvero che il simbolo, il mito, l'immagine appartengono alla sostanza della vita spirituale; che è possibile mascherarli, mutilarli, degradarli, ma che non li si estirperà mai. Varrebbe la pena di studiare la sopravvivenza dei grandi miti per tutto il XIX secolo e si vedrebbe in che modo, umili, sminuiti, condannati a cambiare incessante questa ibernazione, grazie soprattutto alla letteratura". [M.ELIADE: Immagini e simboli -pg.15]

"ll marxismo e la psicologia del profondo hanno illustrato l'efficacia della cosiddetta demistificazione quando si voglia scoprire il vero - o l'originale - significato di un comportamento, di un'azione o di una creazione culturale. Nel nostro caso, dobbiamo cercare una demistificazione alla rovescia, vale a dire dobbiamo 'demistifìcare' i mondi apparentemente profani e i linguaggi della letteratura, delle arti plastiche e del cinema per rivelare i loro elementi 'sacri', sebbene si tratti, naturalmente, di una 'sacralità' ignorata, camuffata o degradata. In un mondo desacralizzato, quale il nostro, il 'sacro' è presente e attivo soprattutto negli universi dell'immaginazione. Ma le esperienze dell'immaginazione sono parte dell'essere umano nella sua totalità, non meno importante delle sue esperienze diurne. Ciò significa che la nostalgia per le prove e le atmosfere d'iniziazione, che appare in tante opere letterarie e plastiche, rivela la ricerca da parte dell'uomo moderno di un totale e definitivo rinnovamento, di una renovatio capace di cambiare la sua esistenza".   [M. ELIADE: La nostalgia delle origini - pg.143]

"Il problema dell'interpretazione non verrà risolto «situando» un simbolo nella sua storia, poiché si tratta di capire ciò che ci viene rivelato non da una «versione particolare» di un simbolo bensí dalla totalità di un simbolismo. Si vede già che i diversi significati di un simbolo sono concatenati, sono solidali tra loro come in un sistema; le contraddizioni che è possibile individuare tra le diverse versioni particolari, il più delle volte sono solo apparenti e si risolvono non appena si considera il simbolismo nel suo insieme, non appena se ne mette in luce la struttura. Ogni nuova messa in valore di un'immagine archetipa corona e consuma quelle antiche: la «salvezza» rivelata dalla Croce, per esempio, non annulla i valori pre-cristiani dell'Albero del Mondo, simbolo della renovatio integrale per eccellenza; al contrario la Croce costituisce il coronamento di tutte le altre valenze e significati. Osserviamo una volta di più che questa nuova valorizzazione determinata dall'identificazione Albero Cosmico = Croce, si è prodotta nella storia e attraverso un evento storico: la Passione di Cristo. Lo si vedrà subito: la grande originalità della religione giudeo-cristiana è stata la trasfigurazione della Storia in teofania". [M.ELIADE: Immagini e simboli - pp.145-46]


Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 00:55:42 AM
tutti i simbolismi e le "sacre scritture" del mondo non sono che le diverse angolazioni di significato da cui si guarda al medesimo "oggetto": Dio. Per cui, una tale molteplicità di punti di vista è come un'immensa "stele di Rosetta": diventa sommamente più facile decodificare il linguaggio dei simboli, perché l'aspetto oscuro di una certa variante si illumina nell'accostamento con altre varianti simili.

PHIL
Se violento un testo che dice "il Tao non è l'Uno" trasformandolo in "il Tao è l'Uno" perchè, parafrasando, l'idea di fondo era buona ma si sono espressi male (!?), significa che addomestico con la frusta quel testo pur di fargli dire quello che volevo lui dicesse (e la cicatrice sanguinante della mia operazione di ammaestramento sta nel fatto che viene stravolto tutto il resto della prospettiva originaria...).
Manipolando spietatamente i testi e i concetti in essi formulati, Marx e Nietzsche potrebbero diventare inseparabili compagni di merende, la bibbia un inno al politeismo e Sant'Agostino un vate dell'epistemologia postmoderna  ;D

CARLO
Non c'è stata alcuna violenza; violenza, se mai, è fissarsi prendendo pedantemente alla lettera ciò che si legge. In pressoché tutte le concezioni mitico-religiose l'Uno originario si sdoppia in due figure o tre figure simbolicamente equivalenti (altrimenti che uni-trinitarietà sarebbe?). Per esempio, nella bibbia il Verbo creatore a volte si identifica con Dio e a volte come strumento di Dio e questo sdoppiamento avviene persino nell'ambito di una medesima espressione: "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste". (Giovanni 1: 1-4). Insomma, il Demiurgo spessissimo si identifica con Dio oppure con una figura che ne è l'espressione, lo strumento, anche nell'ambito di una medesima dottrina. Oppure, altre volte l'Uno si identifica con la creatura umana originaria, generalmente androgina (cioè, una complementarità di opposti), che poi si sdoppia in uomo e donna (l'Adamas naasseno, l'androgino originario platonico, ecc.). La stessa Eva biblica nasce da una costola di Adamo, cosicché si potrebbe dire che Dio (o il Tao) creò l'Uno originario (Adamo), dal quale nacque il Due (Adamo/Eva), ecc.


PHIL
A questo punto: le presunte affinità che rintracci dimostrano la validità esegetica del Pierinesimo, o il Pierinesimo ricostruiscead hoc tali affinità, interpretando quasi tutto in una petitio principii che non rispetta la profondità "semantica" di ciò che incontra?
Per la risposta puoi citofonare a Hegel o, se non è in casa, fare un colpo di telefono a Lao tzu  ;D
Con ciò non intendo criticare tutti i contenuti o l'ambizione "monistica" del Pierinesimo, ma il metodo dell'esegesi anarchica con cui il Pierinesimo si procaccia "parassitariamente" alcuni suoi contenuti e le sue conferme (come nel caso di Popper, la mia è un'osservazione metodologica, euristica, "a monte", non ha a che fare "direttamente" con i risultati ottenuti "a valle"...).
Certo, nell'impostare la propria visione del mondo ognuno può relazionarsi con differente attitudine agli altri punti di vista: ad esempio, piuttosto che sostenere che "il taoismo è una prospettiva differente dalla mia" si può anche dire "il taoismo si sbaglia" (passando dall'esser-differente all'esser-vero/falso) o addirittura concludere che "il taoismo voleva sostenere la mia stessa posizione ma non l'ha capita bene e/o si è espresso male" (proiettando la propria ombra sull'altrui prospettiva... sebbene l'ombra, in quanto tale, resti sempre e comunque solo in superficie  ;) ).

CARLO
Dovresti darti almeno un'infarinatura di storia del mito e delle idee religiose e ti renderesti conto da solo di quanto queste tue obiezioni siano inadeguate al mio modo di interpretare i simboli, che è invece essenzialmente conforme a quello dei migliori storici del simbolo.
Mi hai dato del "monista", quando invece avresti dovuto darmi del "monista-trinitarista". Non ti va proprio giù questa storia dell'"uni-trinitarietà", eh? Le tue nozioni di aritmetica te lo rendono indigeribile, vero? ...Mi ricordi qualcuno:
https://youtu.be/x-zuD1D56L0?t=656      ;)



L'angolo musicale:
LINDA RONSTADT: Heartbeats accelerating
https://youtu.be/0yZ19FSu51Q?t=12

SUZANNE VEGA: My name is Lucas
https://youtu.be/VZt7J0iaUD0

Phil

Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 22:33:56 PM
Mi hai dato del "monista"
Ho individuato nel tuo approccio (senza andare sul personale!) un'ambizione monistica riferendomi a passaggi come
Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 00:55:42 AM
tutti i simbolismi e le "sacre scritture" del mondo non sono che le diverse angolazioni di significato da cui si guarda al medesimo "oggetto": Dio.
anche se, effettivamente, più che monista forse è un approccio monoteista...

Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 22:33:56 PM
quando invece avresti dovuto darmi del "monista-trinitarista". Non ti va proprio giù questa storia dell'"uni-trinitarietà", eh? Le tue nozioni di aritmetica te lo rendono indigeribile, vero?
Non è tanto la matematica, quanto la semantica; dire "monista-trinitarista" è una contraddizione in termini, sia che si parli di principi esplicativi, sia (l'esempio è più chiaro) di religione: o la divinità è una (distinta, ma non separata, in tre o più aspetti) o le divinità sono tre (per quanto armoniche e in sintonia). Basti pensare al Cristianesimo che è, correggimi se sbaglio, un monoteismo nonostante la trinità.
Lo stesso vale per gli approcci filosofici: o c'è un unico fulcro (magari costituito da più punti d'appoggio) o ci sono più fulcri (che interagiscono fra loro bilanciandosi).

Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 22:33:56 PM
...Mi ricordi qualcuno:
https://youtu.be/x-zuD1D56L0?t=656      ;)
Spassoso, soprattutto se si coglie il sarcasmo della parodia  ;)


Carlo Pierini

#44
Citazione di: Phil il 04 Settembre 2017, 17:33:57 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 03 Settembre 2017, 22:33:56 PM
mi hai dato del "monista" quando invece avresti dovuto darmi del "monista-trinitarista". Non ti va proprio giù questa storia dell'"uni-trinitarietà", eh? Le tue nozioni di aritmetica te lo rendono indigeribile, vero?
Non è tanto la matematica, quanto la semantica; dire "monista-trinitarista" è una contraddizione in termini, sia che si parli di principi esplicativi, sia (l'esempio è più chiaro) di religione: o la divinità è una (distinta, ma non separata, in tre o più aspetti) o le divinità sono tre (per quanto armoniche e in sintonia). Basti pensare al Cristianesimo che è, correggimi se sbaglio, un monoteismo nonostante la trinità.
Lo stesso vale per gli approcci filosofici: o c'è un unico fulcro (magari costituito da più punti d'appoggio) o ci sono più fulcri (che interagiscono fra loro bilanciandosi).

Torno sul ruolo assolutamente centrale che svolge il concetto di complementarità-analogia in questo discorso sulla contraddittorietà tra Uno e Molteplice.
Prova a immaginare una molteplicità di orchestrali e il baccano infernale che producono quando, prima dell'esecuzione, provano gli strumenti ciascuno per proprio conto, oppure qualora si mettessero a suonare ciascuno un proprio pezzo musicale diverso dagli altri: avremmo la Molteplicità nella sua massima espressione, nella quale, cioè, ogni strumento è assolutamente separato, diverso e distinguibile da ogni altro strumento e rispetto alla quale il concetto di unità rappresenta una contraddizione frontale della molteplicità. Ma poi immagina la stessa orchestra durante un'esecuzione come questa:
https://youtu.be/KqTaCsfbIGE?t=974
...ogni strumento si è reso rigorosamente complementare ad ogni altro nell'unità finale di una stupenda sinfonia nella quale la sezione degli archi incarna l'uno finale (la sinfonia) non meno della sezione dei fiati o quella delle percussioni. Ciascuna di esse, cioè, diventa rappresentativa dell'uno, così come ciascuna Persona della Trinità è rappresentativa dell'Unità che compongono. Abbiamo così realizzato il "miracolo" di un'unità che non solo non annulla la molteplicità, ma esalta le specificità e le diversità di ciascun elemento che la compone.
Tutto ciò è però possibile solo grazie alla complementarità, che nel caso dell'orchestra si realizza mediante l'accordatura degli strumenti sulle sette note comuni, mentre nel caso della Trinità è realizzata dal fatto che ciascuna Persona è "immagine e somiglianza" delle altre.
Prendiamo il "mio" Principio di complementarità; anch'esso è trinitario, ma non soltanto nel senso della sua struttura logica (tesi-antitesi-Sintesi, o yin-yang-Tao) ma anche da un punto di vista più generale in relazione alla funzione che avrebbe per l'uomo se si trattasse davvero di un principio universale che governa ogni possibile disciplina dello scibile: si identificherebbe con Dio-Padre in quanto Principio di tutte le cose; con il Figlio, in quanto incarnazione del Principio-Padre nella immanenza della cultura umana; e con lo Spirito, in quanto intermediario tra Dio e l'uomo nella conoscenza.

...Dulcis in fundo, dei pezzi insolitamente comici per essere dei frammenti di lirica:


L'angolo musicale:
DONIZETTI: Danza (comica), op. Le Convenienze
https://youtu.be/sop_biI2BSY

DONIZETTI: Assisa a' piè d'un sacco (comica), op. Le Convenienze...
https://youtu.be/cYloJVrzxYo?t=166

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