La buona battaglia.

Aperto da Freedom, 27 Agosto 2022, 15:26:18 PM

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Freedom

"Indossate l'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti."

Paolo, in questo passaggio della lettera agli Efesini, ci dà una prospettiva importante del cammino cristiano. Non è certamente l'unica (prospettiva), ci sono tante angolature diverse, ma questa in particolare, mi sembra opportuno ed utile condividerla.

Per comprenderla in profondità, almeno nel mio caso, è necessario farsi aiutare da testi, che per fortuna, abbondano. Uno dei quali è senz'altro La "Filocalia". In questa raccolta di scritti di "lottatori cristiani" si parla diffusamente di questo combattimento.

Per non tirarla in lungo e per non pregiudicare l'altrui cammino di ricerca dirò solo quale mi sembra essere uno dei punti più rilevanti. Forse decisivo; e cioè la battaglia contro i pensieri. La cattiva azione è sempre preceduta da un cattivo pensiero. Ed il cattivo pensiero ha un percorso all'interno del nostro intelletto. Nasce (per stimoli interni od esterni), viene accolto e quindi cresce, si fortifica e quando i tempi sono maturi dà luogo ad un'azione. Per capire quali pensieri sono cattivi e quali no può aiutare seguire gli insegnamenti di un santo cristiano il cui carisma era quello del discernimento: Ignazio di Loyola.

Su questa direttrice mi pare fondamentale seguire un percorso di studio e, soprattutto, di applicazioni pratiche.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Kobayashi

Alla base di questa prassi non c'è solo la fede in un Dio (cosa in fondo relativamente problematica per chi, seppure in partenza scettico, si sente attirato dal Vangelo), ma anche la fede in una certa concezione antropologica molto lontana dall'esperienza comune, quella secondo cui l'uomo può e deve ricostruire la propria somiglianza a Dio (in pratica a Cristo, in quanto Cristo è l'immagine comprensibile agli uomini del divino).
Si sa che perfino i monaci del deserto, lontani dalle suggestioni e quindi dalle immagini "peccaminose" della vita in società, si dicevano ogni giorno, dopo essere caduti, "ricominciamo!".
Figuriamoci noi che tra gli incontri-scontri per le città, per i luoghi di lavoro, tra le immagini stupidamente provocatorie dei media che ci rincorrono, tra il pensiero di matrice psicanalitica diventato luogo comune (e quindi parzialmente di tutti) secondo cui non esiste il peccato...
Probabilmente a noi il "ricominciamo" ci toccherebbe dirlo ogni 10 minuti...
E tuttavia è un cammino di bellezza, come appunto insegna il nome stesso di "Filocalia" (amore della bellezza). Questo è un fatto. Non è un cammino di ossessione moralistica, ma di bellezza spirituale.
Se ci si può muovere solo avendo fede in qualcosa, perché non scegliersi una fede in grado di produrre bellezza?

Personalmente ho provato per anni a vivere questa prassi, naturalmente cadendo in continuazione. Non ho mai trovato però una vera ragione per abbandonarla definitivamente. Il mio allontanarmi da essa è sempre stato il prodotto delle situazioni caotiche della vita.
Invece non ho mai avuto difficoltà a trovare ottime ragioni per riprenderla da capo.

Freedom

Citazione di: Kobayashi il 30 Agosto 2022, 10:02:24 AMAlla base di questa prassi non c'è solo la fede in un Dio (cosa in fondo relativamente problematica per chi, seppure in partenza scettico, si sente attirato dal Vangelo), ma anche la fede in una certa concezione antropologica molto lontana dall'esperienza comune, quella secondo cui l'uomo può e deve ricostruire la propria somiglianza a Dio (in pratica a Cristo, in quanto Cristo è l'immagine comprensibile agli uomini del divino).
Si sa che perfino i monaci del deserto, lontani dalle suggestioni e quindi dalle immagini "peccaminose" della vita in società, si dicevano ogni giorno, dopo essere caduti, "ricominciamo!".
Figuriamoci noi che tra gli incontri-scontri per le città, per i luoghi di lavoro, tra le immagini stupidamente provocatorie dei media che ci rincorrono, tra il pensiero di matrice psicanalitica diventato luogo comune (e quindi parzialmente di tutti) secondo cui non esiste il peccato...
Probabilmente a noi il "ricominciamo" ci toccherebbe dirlo ogni 10 minuti...
E tuttavia è un cammino di bellezza, come appunto insegna il nome stesso di "Filocalia" (amore della bellezza). Questo è un fatto. Non è un cammino di ossessione moralistica, ma di bellezza spirituale.
Se ci si può muovere solo avendo fede in qualcosa, perché non scegliersi una fede in grado di produrre bellezza?
Personalmente ho provato per anni a vivere questa prassi, naturalmente cadendo in continuazione. Non ho mai trovato però una vera ragione per abbandonarla definitivamente. Il mio allontanarmi da essa è sempre stato il prodotto delle situazioni caotiche della vita.
Invece non ho mai avuto difficoltà a trovare ottime ragioni per riprenderla da capo.
Mi fa molto piacere condividere questa......passione.
Ho in comune con te, naturalmente, la grande difficoltà di praticare, diciamo meglio di vivere, questa cosa nel grandissimo caos della città. Se pensiamo che il nostro combattimento è, anche, ricondurre la nostra interiorità ad una calma unificante; allora si capisce bene come una realtà così sfacciatamente e volgarmente molteplice......multitask come dicono adesso, sia un ostacolo veramente arduo da superare.

Mi verrebbe da dire insormontabile ma, non per ostinazione e nemmeno per ingenuità, bensì per fede, penso che ci siano le condizioni per procedere e ottenere dei risultati. Dico questo perchè le dinamiche di pensiero e di comportamento descritte dagli esicasti sono verificabili su noi stessi. Sono rimasto impressionato dalla precisione e dall'aderenza alla realtà con la quale descrivono alcuni moti dell'anima, del pensiero e dell'azione. Mi pare significativo che si parla di monaco del cuore. Forse non è indispensabile andare fisicamente nel deserto. Potrebbe essere che il deserto vada fatto dentro di noi. E comunque, quale che sia la destinazione finale alla nostra portata, rilevo già adesso, un grande beneficio nel seguire gli insegnamenti dell'esichia.

L'unica cosa che, sommessamente, mi permetto di sottoporre alla tua attenzione, è che, nonostante il nostro sforzo debba essere il massimo possibile che possiamo produrre, il successo non dipende interamente da noi ma deve, necessariamente, manifestarsi l'aiuto dall'alto.

E credo sia un bene anche per evitare che il nostro cuore si gonfi di superbia.

Mi domando infine se, l'essere attirato dal Vangelo, non sia già un segno di fede in Dio.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Duc in altum!

Citazione di: Freedom il 31 Agosto 2022, 09:28:30 AMMi domando infine se, l'essere attirato dal Vangelo, non sia già un segno di fede in Dio.
Pace&Bene
Certamente che è un sintomo, una spia che si accende per evidenziare/suggerire qualcosa.
L'essere affascinati dalla bellezza (filocalia) è una peculiarità del tutto umana, l'incomodo, l'imbarazzo, il disagio incomincia quando (poi) c'è da "conoscere" ciò che ci seduce.
E' sempre lo stesso carosello sia con una ragazza che con noi stessi, sia con uno spinello che col Vangelo: "chi nun téne curaggio nun se còcca che' e femmene belle"! (così diciamo in Partenope)


"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Kobayashi

Sì è vero, c'è il tema dell'aiuto che viene da Dio.
Io la penso così: noi non possiamo ottenere direttamente la guarigione attraverso il lavoro sulle passioni, ma dobbiamo lavorare sulle passioni perché tale prassi ci avvicina a Dio. Poi è questa prossimità che produce il cambiamento. Una prossimità che nel santo sembra "confusione" di due nature, quella umana e quella divina (o angelica).

C'è un'altra intuizione spontanea che favorisce questo cammino (oltre alla sensazione suscitata dal Vangelo, a quell'essere toccati dal Vangelo).
È quella secondo cui l'umanità è malata. E quindi va curata.
Il concetto di peccato che così si allontana da un significato più giuridico di trasgressione del precetto, e assume il senso di processo patologico. Che deve essere trattato come tale, con un'arte simile alla medicina, per recuperare la salute originaria.

niko

#5
Io sinceramente, nel testo proposto ci vedo soprattutto la forte affermazione teologica della "natura" sovrannaturale del male (diavolo e diavoletti vari), che tanto danno ha fatto ad una civiltà occidentale che in precedenza era filosofica, basata almeno ideologicamente sulla filosofia, e dunque che credeva appunto nella "natura" naturale del male.

Già da ora, secondo me il male e la sofferenza si identificano. Già da ora non esistono malvagi felici né giusti sofferenti. Già da ora non esistono diavoletti, e l'unico dia-ballein che ci avvelena la vita sono forse le chiacchiere perniciose di chi, quasi sempre a scopo politico, distingue come se fossero due entità diverse -e quantomeno per me non lo sono- il male morale e la sofferenza (e, simmetricamente, bene e realizzazione del desiderio, e dunque bene e "piacere" in senso lato).

Si tratta solo di assumere la giusta prospettiva.

Il senso di colpa, è la maniera naturale, immanente e apparentemente non donata per grazia divina, con cui il male nel senso di trasgressione e immoralità, si converte, spontaneamente prima o poi in male nel senso di sofferenza: se fai il male, ti senti in colpa.

In ogni caso, in un modo o nell'altro il male fa male. Al colpevole come alla vittima. a Caino come ad Abele. Non è una strada per la felicità di nessuno.

E il senso di colpa è un sentimento come un altro, e bisogna accettarlo.

Accettandolo, si capisce che la causa del male, del male della colpa, che di per sé non ha nulla di speciale, come di tutti gli altri mali, è un processo psico-fisologico, un processo psicosomatico.

Che viene alimentato da fattori esteriori ed interiori, dalle condizioni, soprattutto sociali e materiali, di vita e dai modelli comportamentali e valoriali, in gran parte ad esse conseguenti. L' "individuo" può fare qualcosa, per migliorarsi e migliorare il suo contesto, solo entro certi limiti.

Quindi, giusta direi la buona battaglia nel senso di combattere la causa del male e non il male.

Ma se non si esce dalla "metafora" dei diavoli e degli spiriti celesti ribelli, che nel testo vengono indicati come la causa del male, e non la si decodifica, tale metafora intendo, con qualcosa di un po' più immanente e terreno, mi tocca dire che qui non si è colta nel segno la -vera- causa del male. E che quindi la battaglia contro una finta causa del male, non è poi tanto buona.

Comunque meglio di una eventuale battaglia direttamente contro il male a prescindere da ogni sua possibile causa, che quella sarebbe sempre da fanatici.









Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Freedom

Citazione di: niko il 01 Settembre 2022, 15:22:55 PMMa se non si esce dalla "metafora" dei diavoli e degli spiriti celesti ribelli, che nel testo vengono indicati come la causa del male, e non la si decodifica, tale metafora intendo, con qualcosa di un po' più immanente e terreno, mi tocca dire che qui non si è colta nel segno la -vera- causa del male. E che quindi la battaglia contro una finta causa del male, non è poi tanto buona.
Hai incentrato tutto il tuo ragionamento sull'incipit di Paolo. Che non starò qui a difendere un pò perchè non è  detto che io l'abbia compreso in profondità e un pò perchè, in ogni modo, non credo che sarei all'altezza di un compito così grande.

Ma se guardi alle poche parole che ho scritto successivamente viene specificato che uno dei punti più importanti (almeno ciò che a me pare importante) è la lotta contro i cattivi pensieri. Che poi vengano dai diavoli o, come tu li chiami, diavoletti non è dirimente. Almeno in una prima fase. La battaglia contro i cattivi pensieri non è certo la risoluzione al male. Nè a quello generale nè a quello personale. Pur tuttavia, se coronata dal successo, mi pare risolutiva rispetto al male causato da noi stessi.

Non è dunque la ricetta per la felicità ma una strada che ci libera dalle dinamiche di pensiero negative o, forse è meglio dire, malvagie.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

niko

Citazione di: Freedom il 02 Settembre 2022, 11:55:33 AMHai incentrato tutto il tuo ragionamento sull'incipit di Paolo. Che non starò qui a difendere un pò perchè non è  detto che io l'abbia compreso in profondità e un pò perchè, in ogni modo, non credo che sarei all'altezza di un compito così grande.

Ma se guardi alle poche parole che ho scritto successivamente viene specificato che uno dei punti più importanti (almeno ciò che a me pare importante) è la lotta contro i cattivi pensieri. Che poi vengano dai diavoli o, come tu li chiami, diavoletti non è dirimente. Almeno in una prima fase. La battaglia contro i cattivi pensieri non è certo la risoluzione al male. Nè a quello generale nè a quello personale. Pur tuttavia, se coronata dal successo, mi pare risolutiva rispetto al male causato da noi stessi.

Non è dunque la ricetta per la felicità ma una strada che ci libera dalle dinamiche di pensiero negative o, forse è meglio dire, malvagie.



Vabbè, ammetterai che nel testo non c'è scritto niente, riguardo ai cattivi pensieri... 

parla di come al diavolo sia stato dato potere sul mondo e di come il diavolo sia la causa del male... l'armatura di Dio è dunque proposta come una soluzione sovrannaturale (sostanzialmente l'azione della fede e della grazia, che contrasta il diavolo) a un problema sovrannaturale (il diavolo stesso).

A me invece i problemi naturali e le soluzioni naturali, mi bastano e mi avanzano, questo volevo dire.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Duc in altum!

Citazione di: Freedom il 02 Settembre 2022, 11:55:33 AMLa battaglia contro i cattivi pensieri non è certo la risoluzione al male. Nè a quello generale nè a quello personale.
Ma anche no!
Il male generale è la somma di svariati 'fare del male personalmente', quindi sopprimere il soggettivo è fondamentale per debellare (definitivamente) quello oggettivo.
L'unica cosa che serve perché il male trionfi, è che gli uomini buoni non facciano nulla (cit. Edmunde Burke) - nel nostro caso: che restino svogliati o inefficienti pure nei confronti dei cattivi pensieri.

Non si dovrebbe mai dimenticare che la battaglia contro i cattivi pensieri, non è altro che il 2° livello delle 5 fasi della tentazione (la suggestione, il dialogo, la lotta, il consenso e il peccato); tentazione che ha come fine: il peccato, la morte, la dannazione eterna.
Dunque, sta buona battaglia è proprio il fulcro (infatti è al centro, al 3° livello: il combattimento/lotta) in cui il credente diviene credibile (per Dio che scruta il suo cuore) e creduto (dal prossimo che contempla i frutti provenienti da cotanta temperanza).

Altro discorso poi è se esiste e da dove proviene sta tentazione.
Nel frattempo la Filocalia dei padri del deserto, ci suggerisce che amico di Gesù è chi respinge la tentazione nello stesso nome di Gesù.

Pace&Bene



"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Alberto Knox

Citazione di: Duc in altum! il 02 Settembre 2022, 14:43:24 PMDunque, sta buona battaglia è proprio il fulcro (infatti è al centro, al 3° livello: il combattimento/lotta) in cui il credente diviene credibile (per Dio che scruta il suo cuore) e creduto (dal prossimo che contempla i frutti provenienti da cotanta temperanza).
sì ma così facendo si reprime una tentazione che in ultima analisi sono sempre bisogni pulsionali  spesso di natura sessuale . Ora reprimere un desiderio, una pulsione perchè poi porta al peccato contro Dio significa reprimere un bisogno interiore umano. Se abbiamo una certa tendenza nel deisiderare un certo tipo di pratica per soddisfare un certo tipo di bisogno non siamo colpevoli di questo. Le pulsioni non vanno represse mediante lo sforzo della repressione decisionale che degenera molto spesso in nevrosi, ma va analizzata, portata alla luce, capita e concettualizzata. E questo avviene nella psicanalisi. Non è puntando la croce invocando il nome di Gesù che si possono ottenere gli strumenti mentali adatto per far fronte ad una certa sistuazione sconveniente per la nostra etica morale nei confronti di Dio.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Kobayashi

Non c'è da reprimere alcunché.
Si tratta di fare in modo che dall'immagine desiderata che si forma naturalmente in noi non abbia origine una vera e propria passione, la quale può svilupparsi dal momento in cui concediamo il nostro consenso a intrattenerci con quell'immagine, che da naturalmente desiderabile diventa così ossessiva.
Conseguenza possibile, almeno all'inizio, di questa opera di contrasto non è la nevrosi, semmai la melanconia, perché noi siamo abituati a vivere in un mondo di permanente eccitazione. E quando lavoriamo per interrompere queste catene di stimoli, che dalle immagini portano ai pensieri e poi via via alle passioni, ci sembra di essere finiti nel vuoto.
Ovvio che questo vuoto, per chi è credente, si riempie spontaneamente con il desiderio di Dio, e quindi con la preghiera e le altre pratiche spirituali.
Ma le cose non sono così semplici tant'è che la tradizione ascetica cristiana dedica molta attenzione all'analisi dell'accidia (akēdía), che colpisce in particolare proprio gli uomini spirituali.

anthonyi

Citazione di: Alberto Knox il 02 Settembre 2022, 23:44:29 PMsì ma così facendo si reprime una tentazione che in ultima analisi sono sempre bisogni pulsionali  spesso di natura sessuale . Ora reprimere un desiderio, una pulsione perchè poi porta al peccato contro Dio significa reprimere un bisogno interiore umano. Se abbiamo una certa tendenza nel deisiderare un certo tipo di pratica per soddisfare un certo tipo di bisogno non siamo colpevoli di questo. Le pulsioni non vanno represse mediante lo sforzo della repressione decisionale che degenera molto spesso in nevrosi, ma va analizzata, portata alla luce, capita e concettualizzata. E questo avviene nella psicanalisi. Non è puntando la croce invocando il nome di Gesù che si possono ottenere gli strumenti mentali adatto per far fronte ad una certa sistuazione sconveniente per la nostra etica morale nei confronti di Dio.
Secondo me le cose non stanno così, Alberto, nella preghiera e nel rito religioso si realizzano processi di condizionamento mentale che spengono le pulsioni istintive.
Molti degli strumenti utilizzati nella religione si rivelano avere effetto ipnotico, la candela, il fuoco, l'apposizione delle mani. 
Non sono scelti a caso, sono scelti proprio per la loro efficacia. 

Alberto Knox

Citazione di: anthonyi il 03 Settembre 2022, 11:37:46 AMSecondo me le cose non stanno così, Alberto, nella preghiera e nel rito religioso si realizzano processi di condizionamento mentale che spengono le pulsioni istintive.
Molti degli strumenti utilizzati nella religione si rivelano avere effetto ipnotico, la candela, il fuoco, l'apposizione delle mani.
Non sono scelti a caso, sono scelti proprio per la loro efficacia.
Non ho nulla in contrario se il risultato è il medesimo, cioè se si arriva alla librazione dai sensi di colpa.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Duc in altum!

Citazione di: Alberto Knox il 02 Settembre 2022, 23:44:29 PMOra reprimere un desiderio, una pulsione perchè poi porta al peccato contro Dio significa reprimere un bisogno interiore umano.
Esatto, infatti il Vangelo lo spiega benissimo: Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo»[Mc 7, 20-23].

La buona battaglia non è contro forze malvage umane (in quei casi il male si vince amando, non con le guerre), ma in noi stessi, ove (e qui entra in campo la fede), secondo Efesini 6, abbiamo a che fare contro: alle insidie del diavolo;  i dominatori di questo mondo di tenebra; gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti; tutti i dardi infuocati del maligno.

Certo basta credere che tutto ciò sia fandonia o leggenda umana, e dare sfogo alle personali pulsioni interiori, e il gioco è bello e risolto.

"Una delle cose più pericolose è non sapere quali sono i propri nemici, normalmente gli uomini di questo mondo combattono i nemici sbagliati. Il problema è combattere il nemico giusto!" (Don Fabio Rosini).
https://www.youtube.com/watch?v=CHSeyFl6Mxg

Buona battaglia!
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Freedom

Citazione di: niko il 02 Settembre 2022, 12:52:11 PMVabbè, ammetterai che nel testo non c'è scritto niente, riguardo ai cattivi pensieri...
Nel testo non c'è scritto niente ma l'interpretazione corrente (come espresso, per esempio,  nella Filocalia) attribuisce la suggestione dei cattivi pensieri  opera del demonio. Perlomeno lo stimolo iniziale.

Stimolo a cui si può aderire o negare la propria adesione.

Per quello ho pensato che  anche in assenza di fede in Dio o comunque di forte critica al pensiero paolino, poteva comunque essere possibile una partecipazione alla battaglia contro i cattivi pensieri.

O, almeno  una proficua discussione.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

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