L'ateismo visto come "vangelo".

Aperto da Carlo Pierini, 10 Agosto 2017, 19:07:02 PM

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Carlo Pierini

Se confrontiamo la figura evangelica di Gesù con le decine e decine di altre figure simboliche dell'eroe salvatore e civilizzatore presenti nella tradizione mitico-religiosa umana, si evidenzia chiaramente la sua natura di personaggio mitico-simbolico per le profonde analogie che lo legano agli altri "salvatori", mentre, dall'altro lato, non esiste alcuna traccia concreta della sua esistenza storica.
Qualche esempio: tutti gli eroi mitici sono semidei, cioè figli di madre terrena e di padre celeste (o regale) e ad alcuni di loro appartiene l'attributo di "trinitario" o sono elementi di una triade (la Trimurti indù, la Triade capitolina, la Triade egizia, ecc.); Mercurio (detto "Trismegisto") era il messaggero degli dèi e, insieme "accompagnatore delle anime" negli inferi, in analogia con Cristo che, oltre ad essere l'inviato del Padre, prima di salire al cielo (dopo la crocifissione) scende negli inferi per liberare le "anime dannate"; ...e così via per altre centinaia di analogie che troviamo nella storia comparata delle idee religiose (vedi M. Eliade, R. Guénon, J. Evola, W. Williamson, ecc.).
 
Cosicché, per esempio, la metafora della morte in croce di Gesù può essere vista ANCHE come la prefigurazione simbolica dell'epoca moderna, dominata dal razionalismo, dallo spirito laico e dall'ateismo di massa, che costituiscono una vera e propria "morte di Dio" (vedi Nietzsche, Marx, Engels, Freud, ecc.) o, meglio, la morte della Sua incarnazione nella cultura umana (la religione), ma anche l'annuncio di una sua imminente resurrezione-trasfigurazione.
Per questo il teologo T. Altizer considera, paradossalmente, l'ateismo come "vangelo", cioè come "buona novella": perché la morte di Cristo (l'ateismo moderno) è anche l'annuncio della sua imminente resurrezione come Redentore e Salvatore, come Logos, come Verità Ultima universale. (Si veda anche la parte finale del il mio post: "Una esperienza visionaria molto istruttiva"):
 
"Per Altizer, la metamorfosi kenotica [la morte] di Dio determina la scomparsa del sacro dalla storia. È questa è la fase storica che stiamo vivendo, ma non la condizione finale, non la meta suprema. In realtà il crollo del sacro e l'avvento del profano stanno già alle nostre spalle, ma la rivelazione, l'epifania di Dio, continua. Noi siamo all'alba della terza e ultima età dello Spirito (piuttosto gioachimita che hegeliana): «Una nuova rivelazione sta per irrompere nella nuova età, e questa rivelazione differisce dal Nuovo Testamento tanto quanto questo differisce dal Vecchio».
La seconda fase segna dunque il trionfo del profano sul sacro; Dio abdica alle sue primordiali epifanie di potenza e di purezza assolute per incarnarsi e morire".  [SERGIO QUINZIO, prefazione a T. ALTIZER: Vangelo dell'ateismo cristiano - pg.23]
 
In altre parole, dopo un dominio di 17 secoli della figura di Cristo (o della religione cristiana), con l'avvento della scienza e del razionalismo, il suo regno decade rapidamente e inizia una vera e propria passione che culmina nel dilagante relativismo moderno che, se non è ancora la morte totale di Dio (cioè, della religione), è molto prossimo ad esserlo. Siamo in attesa, dunque, di una Sua trasfigurazione e resurrezione come Verità ultima, cioè come Principio universale incarnato nella Conoscenza (nella Scienza).


Che ne pensate? Non vi sembra geniale l'idea di una reintegrazione persino dell'ateismo alla "storia della salvezza" adombrata nel Vangelo? Voglio dire: è lecito pensare che l'ateismo possa addirittura contribuire al rinnovamento della religione, o alla nascita di una religione più matura, più in armonia col sapere scientifico?

InVerno

#1
CitazioneChe ne pensate? Non vi sembra geniale l'idea di una reintegrazione persino dell'ateismo alla "storia della salvezza" adombrata nel Vangelo? Voglio dire: è lecito pensare che l'ateismo possa addirittura contribuire al rinnovamento della religione, o alla nascita di una religione più matura, più in armonia col sapere scientifico?
E' l'ipotesi che Richard Kearney prospetta introducendo il concetto di anateismo, una religione senza assoluti, anche se l'opera che lo delinea è estremamente più complessa e consiglio la lettura se interessato. Un ipotesi interessante dal punto di vista spirituale\personale, ma che non ha nulla a che fare con la la riconquista di un ruolo centrale nella società moderna (e futura) da parte di un credo organizzato, tutto al più il contrario, l'anateismo si presta veramente poco ad un ruolo politico-sociale e assomiglia molto di più ad una filosofia di vita che ad una religione per come la conosciamo e intendiamo e a cui ci riferiamo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Carlo Pierini

#2
Citazione di: InVerno il 10 Agosto 2017, 19:51:10 PM
CitazioneChe ne pensate? Non vi sembra geniale l'idea di una reintegrazione persino dell'ateismo alla "storia della salvezza" adombrata nel Vangelo? Voglio dire: è lecito pensare che l'ateismo possa addirittura contribuire al rinnovamento della religione, o alla nascita di una religione più matura, più in armonia col sapere scientifico?
E' l'ipotesi che Richard Kearney prospetta introducendo il concetto di anateismo, una religione senza assoluti, anche se l'opera che lo delinea è estremamente più complessa e consiglio la lettura se interessato. Un ipotesi interessante dal punto di vista spirituale\personale, ma che non ha nulla a che fare con la la riconquista di un ruolo centrale nella società moderna (e futura) da parte di un credo organizzato, tutto al più il contrario, l'anateismo si presta veramente poco ad un ruolo politico-sociale e assomiglia molto di più ad una filosofia di vita che ad una religione per come la conosciamo e intendiamo e a cui ci riferiamo.

...Ah, non lo conoscevo! Mi sono andato a leggere alcune recensioni on-line del suo libro "Dio dopo Dio" e ho trovato le sue idee molto interessanti, sebbene non mi trovi d'accordo su un punto molto importante che egli sintetizza dicendo:


«Solo ammettendo di non conoscere effettivamente nulla di Dio, possiamo iniziare a ripristinare la presenza del sacro nella carnalità dell'esistenza terrena» (p. 5).

La mia idea è invece molto più entusiasmante: mentre Kearney concepisce un Dio "depotenziato" o "indebolito" dal punto di vista epistemico-conoscitivo (e non è casuale che in ciò abbia riscosso il pieno plauso di Vattimo), io, al contrario, ho ottimi motivi per pensare che Dio possa assurgere a Principio stesso della Conoscenza (si veda l'ultima parte del mio post d'apertura del thread "Un'esperienza visionaria molto istruttiva").
Del resto, un Dio esiliato dal Sapere sarebbe un dio minore, un dio di "serie B", perdendo due dei Suoi attributi più irrinunciabili: quello di "Onnipresente" e quello di "Legge del mondo".

acquario69

Dico la mia..

Forse potrebbe essere inteso nel senso che una volta raggiunto il punto più basso (la discesa verticale e in particolare di questi ultimi tempi, in direzione appunto "infera" - materialismo/desacralizzazione eccetera)..coinvolgera stavolta tutti, (diciamo per forza di cose, per le sue logiche estreme conseguenze) e allora ne conseguira' una presa di coscienza che ribalterà di nuovo le cose..e le rimettera' al loro giusto posto.


Se fosse cosi..il passaggio a questo livello non sarà certo una passeggiata indolore...

InVerno

Citazione di: Carlo Pierini il 10 Agosto 2017, 22:02:49 PM«Solo ammettendo di non conoscere effettivamente nulla di Dio, possiamo iniziare a ripristinare la presenza del sacro nella carnalità dell'esistenza terrena» (p. 5).

La mia idea è invece molto più entusiasmante: mentre Kearney concepisce un Dio "depotenziato" o "indebolito" dal punto di vista epistemico-conoscitivo (e non è casuale che in ciò abbia riscosso il pieno plauso di Vattimo), io, al contrario, ho ottimi motivi per pensare che Dio possa assurgere a Principio stesso della Conoscenza (si veda l'ultima parte del mio post d'apertura del thread "Un'esperienza visionaria molto istruttiva").
Del resto, un Dio esiliato dal Sapere sarebbe un dio minore, un dio di "serie B", perdendo due dei Suoi attributi più irrinunciabili: quello di "Onnipresente" e quello di "Legge del mondo".
Non saprei se è la chiave di lettura adatta, nel senso che per come l'ho inteso io, Kearney pone l'accento maggiormente sull'atteggiamento del credente che su una metamorfosi di Dio. In fondo Dio è come la bellezza, sta negli occhi di guarda. La sacralità ripristinata di cui parla io l'ho intesa non come proprietà di Dio stesso, ma del rapporto del credente, che rinuncia alle posizioni "assolute", nemmeno ad averle ma a desirarle come guide imperiture della proprio percorso, e impara invece a contemplare il mistero,  vive umilmente la sua condizione e trae dal mistero stesso quella sacralità andata perduta, quel senso di meraviglia e stupore che poi lo aiuta e ricostruire il suo rapporto con il prossimo. Devo ammettere tuttavia che si tratta di una lettura complessa che non sono sicuro di aver compreso oltre ad un certo livello, quindi puoi prendere le mie considerazioni con le pinze e affidarti a Vattimo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Carlo Pierini

#5
INVERNO
...per come l'ho inteso io, Kearney pone l'accento maggiormente sull'atteggiamento del credente che su una metamorfosi di Dio. In fondo Dio è come la bellezza, sta negli occhi di guarda. La sacralità ripristinata di cui parla, io l'ho intesa non come proprietà di Dio stesso, ma del rapporto del credente, che rinuncia alle posizioni "assolute",

CARLO
Sì, avevo capito cosa volevi dire. Tuttavia, le due cose non possono essere separate del tutto, perché un Dio considerato assolutamente inconoscibile (quello concepito da Kearney) e, invece, un Dio-Principio conoscibile, non sono un medesimo Dio. Il primo è un "Deus absconditus", totalmente separato dal mondo, cioè, estraneo al creato, completamente assente dalla realtà spazio-temporale; mentre il secondo è un Dio che ha creato il mondo e gli esseri viventi "ad immagine e somiglianza di Sé" e che dunque è - come osservava Tommaso - una "Analogia Entis", cioè, qualcosa di conoscibile (sia pur indirettamente) a partire dalla conoscenza profonda del Creato e dell'uomo, come immagine riflessa in essi. Come scrive Jung:

"L'ipotesi dell'esistenza di un Dio assolutamente metafisico, al di là di ogni esperienza umana, mi lascia indifferente; né io agisco su di lui, né lui su di me. Se invece so che Egli è un possente impulso nella mia anima, me ne devo interessare".    [JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.59]

"Nel definire Dio o il Tao come un impulso dell'anima o uno stato psichico, ci si limita a compiere una asserzione su ciò che è conoscibile, e non invece su quanto è inconoscibile, intorno al quale non potremmo affermare assolutamente nulla".         [JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.63]

"La scienza non ha mai scoperto Dio; la critica della conoscenza sostiene l'impossibilità di conoscere Dio, ma la psiche umana afferma l'esperienza di Dio. Se così non fosse, di Dio non si sarebbe mai parlato".    [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.353]

"Il Sé potrebbe venir definito come "il Dio in noi". Gli inizi di tutta la nostra vita psichica sembrano scaturire, inestricabili, da questo punto e tutte le mete ultime e supreme sembrano convergervi. [...] Il Sé ha a che fare con l'Io quanto il Sole con la Terra".  [JUNG: L'Io e l'inconscio - pg.162]

INVERNO
Devo ammettere tuttavia che si tratta di una lettura complessa che non sono sicuro di aver compreso oltre ad un certo livello, quindi puoi prendere le mie considerazioni con le pinze e affidarti a Vattimo.

CARLO
Ho citato Vattimo, non perché mi fidi del suo giudizio, ma perché, con la sua idea rinunciataria di "pensiero debole", rappresenta l'antitesi frontale del mio punto di vista.

P.S.
Appaiono anche a voi queste fastidiose "[justify/]" tra un periodo e l'altro del mio scritto?