Ipotizzando, ho un problema

Aperto da InVerno, 21 Novembre 2018, 08:50:38 AM

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InVerno

Citazione di: anthonyi il 22 Novembre 2018, 11:16:53 AM
Citazione di: InVerno il 21 Novembre 2018, 20:02:44 PM
le basta non credere nel verbo incarnato,

Inverno, davvero secondo te se non si crede (O meglio si crede di non credere perché c'è sempre quella differenza tra il nostro essere conscio e la nostra vera natura interiore) si va all'inferno. Lascia perdere la dottrina della Chiesa, credere in Gesù vuol dire credere nella forza superiore dell'amore e non crederci con la mente, ma con la carne, cioè con ogni momento della nostra vita. Alla fine della celebrazione Eucaristica il prete dice: "Glorificate il Signore con la vostra vita", non si tratta di trasmettere un messaggio, si tratta di viverlo, e se tu lo vivi senza essere logicamente cosciente di viverlo va bene lo stesso.
Anthony, sono davvero davvero rare le persone che fanno "il male per fare il male", la maggior delle persone fa il male credendo di fare il bene (semplifico oscenamente la realtà con il concetto di male e bene, ma sono sicuro capirai). E' per questo le tradizioni hanno sviluppato una dottrina e altri strumenti, per decidere che pensare di queste persone, perchè le buone intenzioni non possono assolvere ogni comportamento e il fine non sempre giustifica i mezzi.
Secondo la dottrina cattolica, che non lascio stare, determinati comportamenti checchè sia la motivazione che li spinge, sono da condannare e verranno condannati. Altrimenti è un tana liberi tutti, basterebbero le buone intenzioni per infrangere tutti e dieci i comandamenti e finire dritti in paradiso, ma questa non è giustizia ne umana ne tantomeno divina.
E' curioso tutt'al più l'unico ateo dichiarato (non so bene le posizione degli altri, ma conosco una certa sensibilità cristiana) sia l'unico che riesca ad accettare la cosa cosi com'è, senza doversi smarcare dalla dottrina apertamente. Non voglio insinuare nulla, lo trovo semplicemente curioso.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Sariputra

#16
I Sadducei, una corrente conservatrice del giudaismo del tempo di Cristo, propongono a  Yeoshwa ben Youssef un quesito per metterlo in imbarazzo:  sette fratelli subentrano in matrimoni successivi, morendo però tutti prima di aver assicurato una discendenza alla vedova e, quindi, al loro primo fratello defunto. Vogliono costringere Gesù a schierarsi con loro contro i farisei, l'altra corrente giudaica avversaria, negando la risurrezione che questi ultimi sostenevano come dottrina di fede. Infatti, sogghignando, alla fine gli domandano: «Alla risurrezione, di quale dei sette la donna sarà moglie? ».  
Cristo, nella sua risposta, però non cade nel tranello e replica volando alto: «Alla risurrezione non si prende né marito né moglie, ma si è come  ( ma non uguali...)gli angeli del cielo» . Yeoshwa nega, così, una lettura "materialistica" della risurrezione. E aggiunge una motivazione teologica ulteriore, citando un passo dell'incontro di Mosè con il Signore al roveto ardente del Sinai: «Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Non è il Dio dei morti ma dei viventi! ».
Dio non si lega perciò a dei cadaveri, ma a esseri viventi ai quali apre un orizzonte di vita oltre la morte secondo categorie differenti rispetto a quelle puramente "carnali", basate sulla nostra storia, che si muove secondo le coordinate dello spazio e del tempo e dell'ego mutevole. Si tratta di un nuovo ordine di rapporti, di una nuova creazione, di un orizzonte nel quale i vincoli parentali e sociali sono trasfigurati.
Sembra che queste parole di Yeoshwa abbiano conquistato anche Blaise Pascal. A partire dal 1654 fino alla morte (1662) egli portò sempre con sé un foglio, cucito nella fodera del farsetto, intitolato "Fuoco", e scoperto alla morte del pensatore da un domestico.
Questo è il testo (trovato sul web...):
«Dio d'Abramo, Dio d'Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti. Certezza, certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo. Dio mio e Dio vostro. Il tuo Dio sarà il mio Dio. Oblio del mondo e di tutto fuorché di Dio. Egli non si trova se non per le vie indicate dal Vangelo».

P.S. Credo che sia ormai ampiamente superato il concetto di Dio-giudice. Infatti il giudizio non è altro, per il Dio cristiano, che un'"elevazione" all'amore. In quest'ottica, basata sull'amore e non sul pesare la maggiore o minore adesione a dei precetti, può trovare la "redenzione" chiunque, anche il pluriomicida,  purché vi sia la conversione a questa chiamata all'amore. Dostoevskij ne trae un'immagine, per me veramente notevole, nella figura di Raskolnikov in "Delitto e Castigo"...
C'è stato un tempo in cui forse questo concetto di Dio-giudice è stato necessario, ma bisogna vedere l'ecclesiam come un 'popolo' in cammino, che avanza verso una sempre maggiore consapevolezza e conoscenza de l messaggio evangelico...

Concilio di Trento:
«Quanti vogliono conseguire la salute eterna devono aderire alla Chiesa, non diversamente da coloro che, per non perire nel diluvio, entrarono nell'arca»

Catechismo di Pio X:
«No, fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana nessuno può salvarsi, come niuno poté salvarsi dal diluvio fuori dell'Arca di Noè, che era figura di questa Chiesa»

Conc.Vat.II:
«Il santo Concilio basandosi sulla sacra Scrittura e sulla Tradizione, insegna che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza» (Lumen gentium, 14).

Come si vede la sensibilità continua ad evolvere...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

InVerno

Ciao Sariputra. Premettendo che io e Pascal sulla fede non siamo mai andati d'accordo, perchè se l'origine della sua fede è la sua famosa scommessa, la ritengo una delle idee più velenose mai concepite, e non mi stupisco che nel suo taschino vi fossero bigliettini deliranti.. ma il confine tra il delirio e la sensualità spesso è molto sottile quindi lascio perdere. Di indovinelli sulla resurrezione ne ho accumulato ad aiosa, ne conosco anche di più simpatici che i primi cristiani si ponevano (per esempio che fine fa un corpo divorato da un cannibale, e chi dei due resuscita), ma davvero non sono cosi puerile dal voler inventare un indovinello solo per mettere in difficoltà la dottrina come facevano i sadducei. Il passo che citi, e che appartiene alla fonte Q, fa il pari con la visione di Marco, e quindi con le fonti più antiche, che non hanno granchè a che fare con il paradiso e l'inferno, quanto quello che accadrà dopo la resurrezione di massa, che è diversa dal paradiso, è una visione molto terrena. Quando si parla di "paradiso e inferno" si ci riferisce a quello stato precedente alla venuta del Regno di Dio sulla terra, in cui le anime sono (scusa il termine) "parcheggiate" mentre attendono la resurrezione, vicino al padre, o nel fuoco eterno. Ora secondo la dottrina la rivelazione è progressiva, e perciò le fonti canoniche più recenti vanno a "correggere" il tiro di quelle più antiche, e io mi ero preposto di stare su un piano dottrinale, tuttavia sarebbe interessante (magari un altro topic) ragionare sul fatto che tutte le fonti più antiche raccontano chiaramente dell'apocalisse.. ma nulla o quasi (altamente interpretativo) su quello che accadrà nel frattempo, cioè il famoso "paradiso o inferno". Dico questo a Freedom, che mi sembra dia per scontato che Gesù credesse nell'esistenza di paradiso e inferno, ma io non lo darei per nulla, interpretando i testi in senso di "deformazione progressiva" anzichè di "rivelazione progressiva", ma consideratelo pure un "tic storicista". Ora io mi preoccupo di quel passaggio per un motivo esattamente opposto, ovvero che nega di fatto un interpretazione trascendentalista del concetto di paradiso e inferno. Voglio dire, se il paradiso è "nei nostri cuori" come qualcuno vuole sostenere,è difficile pensare che questo coincida con l'annullamento dei nostri legami..capisco dei contratti matrimoniali, ma non saper riconoscere la persona più importande della propria vita, checchè sia lo stato di grazia da cui deriva, è un "paradiso" alquanto solitario e grigio. Una delle mie ipotesi infatti lo specificava, se il mio "io" sarà alterato a tal punto da non riconoscere il legame più forte della mia vita, difficilmente potrò parlare di "me" quando mi guardo "allo specchio", e allora nulla avrà senso, qualsiasi ragionamento è completamente fuori misura.Il tema di una metanoia cosi radicale è comunque aperto, ma nell'aldilà "vero", non penso nella vita terrena come un interpretazione trascendentalista vorrebbe. E mi viene da pensare perchè tanti pensano di ricongiungersi ai cari una volta morti, ma allora andrebbero avvisati che questi non saranno "cari" per niente, saranno per loro indifferenti dagli altri..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

bobmax

InVerno, il Paradiso non è un "esserci".
Non vi è più un io, un tu, un lui.

In Paradiso non vi sono "cari", non vi sono "affetti", perché non vi è più niente di cui essere affetti.

La Beatitudine non consiste in qualcuno che è beato.
Non vi è nessuno in Paradiso.
Solo Beatitudine, assenza di separazione.

Perché la Beatitudine, il Paradiso, è l'Uno
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Socrate78

#19
@Inverno: Se l'Inferno esistesse (e ne dubito fortemente.....) si può comunque smontare il tuo discorso in questo modo: la superiore consapevolezza rispetto alla Terra che si avrà partecipando dell'intelligenza divina ci porterà a vedere nella sua realtà e verità il MALE delle persone lì condannate, e quindi anche l'affetto all'istante svanirà, poiché la mente vedrà il male molto più che sulla Terra e ne avrà orrore, si discosterà anche dalle persone che sulla terra ha amato, perché vedrà la verità della loro anima. O non ti sembra una spiegazione che abbia un senso, sia pure molto ipotetico?

P. S. Comunque se vuoi proprio sapere come la penso, io credo che Dio dopo questa vita ci accolga tutti nel suo amore, per Lui non contano i criteri umani di bontà e cattiveria, anche le azioni che vengono considerate terribili dall'uomo fanno parte di un progetto divino e quindi quella persona ha solo recitato il ruolo assegnatoli dal divino per questo breve spazio terreno. Può sembrare un modo di pensare deresponsabilizzante, ma se ci rifletti ti porta a non giudicare, a non odiare, e secondo me pensare Dio in questo modo ci avvicina alla verità delle cose e ci migliora.
Questo mio pensiero è anche in parte confermato da alcune NDE (rivelazioni pre-morte) in cui alcune persone hanno dichiarato dopo il loro ritorno alla vita di non essersi sentite affatto giudicate dal presunto Dio (visto come pura luce), ma anzi di aver avuto la rivelazione che a tutto c'era un senso, un significato, anche alle azioni cattive di gente che conoscevano e con cui avevano condiviso parte della loro vita sino a quel momento.

InVerno

#20
Bobmax senza offesa ma mi pare che sei parecchio confuso riguardo all'idea classica della sopravvivenza dell'anima e la sua eventuale salvezza. Quello che descrivi più che l'Uno è il nulla, se i confini del tuo io (e dell'altro) si dissolvono nel tutto, di questo si tratta. Ma credimi, se fosse cosi non se ne sarebbe discusso per duemila anni, quello che stai descrivendo tu è solo una maniera molto metafisica di descrivere ciò che pensa anche un ateo. Per la dottrina c'è proprio qualcuno in paradiso, e capisco che ti vada stretta, ma non so che farci...non so discutere della religione di bobmax..

Socrate, non è che mi sembra una spiegazione senza senso, ma onestamente l'ho capita poco..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Socrate78

In che senso l'hai capita poco? Quello che voglio farti capire è che noi abbiamo, allo stato attuale, una conoscenza imperfetta del bene e del male, mentre Dio ha una conoscenza perfetta: di conseguenza è possibile che una certa colpa (mettiamo l'ateismo, anche se ovviamente non c'è niente che dimostra che per Dio conduca all'inferno) ci appaia nella nostra imperfezione quasi come veniale o non tale da dannare l'anima, mentre invece in un'altra vita comprenderemmo che è molto più grave visto che in Paradiso parteciperemmo della sapienza divina.  Di conseguenza vedendo la condizione di colpa di quell'anima non ne saremmo più solidali e concluderemmo che la "pena" non è altro che la naturale conseguenza del male stesso.

Freedom

Citazione di: InVerno il 22 Novembre 2018, 16:08:27 PM
Dico questo a Freedom, che mi sembra dia per scontato che Gesù credesse nell'esistenza di paradiso e inferno, 
No. E' vero che mi sono espresso male (rileggendo avrei voluto e forse dovuto correggere) ma pensavo fosse ugualmente chiaro quello che volevo esprimere. E cioè che Gesù affermasse l'esistenza dell' inferno e del Paradiso esclusivamente a scopo pedagogico. O, forse più verosimilmente, che l'abbiano fatto coloro che hanno scritto o tradotto quei passi.

Nel mio post sono stato molto eretico e ho implicitamente affermato che certe conclusioni devono riguardare la profondità del nostro essere altrimenti si crea un caos tremendo che, inevitabilmente, vedrà affermarsi qualche capo tanto carismatico quanto depistante. Che si trascinerà dietro chissà quanti personaggi in cerca d'autore.

Dentro di noi ci sono il male ed il bene, considerazione ovvia, ma il bene, per come la vedo io, nonostante sia leggero e impalpabile come un soave alito di zefiro, è potentissimo. Sostanzialmente invincibile. Ma su questo pianeta non lo avvertiamo. Non è possibile avvertirlo.

Ma questa è un'altra storia. Se hai voglia di rileggerlo, il mio post, in quelle poche righe, era molto denso.

Aggiungo una piccola cosa a rigor di logica. Anche se un utente, nel passato, mi ha molto sgridato quando affrontavo la prospettiva spirituale dal punto di vista della logica. Egli affermava (e non aveva del tutto torto) che solo la prospettiva spirituale, solo la fede in buona sostanza, era in grado di guidarci negli argomenti, appunto, spirituali.

Io resto convinto, ma forse sbaglio, che la logica, pur nella sua insufficienza, almeno ci consente di comunicare. Altrimenti, se uno ha la fede e il suo interlocutore no, come si fa a dialogare? O anche se uno ha una fede e quello con cui sta cercando di capirsi ne ha un'altra?

Ma non voglio farla lunga. Ti dico solo questo: come si può logicamente conciliare un Dio di infinito amore con l'esistenza della dannazione eterna? Il catechismo fa una forzatura che a me pare evidente. Una delle due affermazione è inevitabilmente falsa. 

E sulla reincarnazione non la ferrea logica ma il più flessibile buon senso mi suggerisce che la brevità di una sola vita, stretta parente del nulla, magari cessata prematuramente! non può fungere da biglietto di sola andata per l'inferno. Se non siamo al sadismo poco ci manca!
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

bobmax

Senza offesa InVerno, ma cosa pensi che dicessero, tanto per fare dei nomi tra i tanti possibili, Plotino, Meister Eckhart, Cusano, Spinoza, Lao Tze, le Upanishad? Lo Yoga? Conosci qualcosa della Mistica? Senza magari lasciarsi fuorviare dai tanti pregiudizi... E sai cos'è la Non-Dualità?
 
Va beh, lasciamo perdere, buona continuazione a tutti.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Sariputra

Nella visione cristiana l'essere umano non si 'salva' (salvezza dalla morte..."Dove andremo Signore? Solo tu hai parole di vita eterna.." Pietro) da solo ma sempre in comunione con gli altri. E infatti i 'santi' che già sono giunti alla presenza di Dio mantengono con noi dei legami d'amore e di comunione. Quindi anche la ricerca della salvezza non può mai essere un peso che posso portare da solo. Sono i 'santi' (cioè tutti coloro che sono giunti alla presenza di Dio...) che  portano e sostengono il credente. Nella Lumen gentium il Concilio evoca e chiarisce questa concetto di chiamata alla santità e all'amore come 'popolo': " Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità".
Possiamo, su queste basi, immaginare che l'esistenza 'intermedia' (chiamiamola così...), cioè quella prima della ricostituzione e trasfigurazione del creato, sia un'esperienza di vicinanza a Dio come comunità, come popolo adorante di esseri che hanno vissuto e portato nel mondo questa santità. Santità che , contrariamente ai luoghi comuni sul Cristianesimo, non necessita di alcuna perfezione. L'attuale vescovo di Roma parla dell'"ordinarietà della santità del cristiano":  quella del genitore che si fa il mazzo per i figli e che li cresce con amore; quella dei lavoratori che portano a casa il pane quotidiano, quella di coloro che portano avanti con costanza, giorno dopo giorno, la santità dell' Ecclesiam (che non è certo rappresentata solo dalla gerarchia  :-[  , per fortuna del Cristianesimo...) soprattutto con una vita di fede e carità... Ultimamente si usa spesso, in ambiente cristiano, l'immagine del "popolo in cammino" proprio per evidenziare questo movimento collettivo nella storia, seppur oggigiorno come minoranza nei paesi sviluppati...
E' evidente che l'amore parentale in questa ottica non può essere posto in rilevanza ma sempre compreso in un amore più ampio, più completo,in un luogo (definito come Paradiso...ma l'immagine che ne traiamo di questo è spesso fuorviante, a parer mio, per il nostro condizionamento immaginifico...)in cui nulla dell'amore condiviso va perduto.
Il concetto di 'condivisione' dell'amore è centrale nella Trinità stessa, in cui Dio, tre in uno, rivela proprio questa natura intima di se stesso: cioè la condivisione e non la 'solitudine' nell'amore...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
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Socrate78

In realtà però Sariputra nel cristianesimo ci sono anche i monaci eremiti che in effetti potrebbero essersi salvati da soli e anche loro appartengono alla religione cristiana, considerati quasi come dei santi. Dio se è onnipotente potrebbe salvarmi soltanto per la mia fede, indipendentemente dal legame che instauro con la comunità.

sgiombo

#26
Citazione di: anthonyi il 22 Novembre 2018, 11:29:10 AM
Citazione di: sgiombo il 22 Novembre 2018, 11:02:11 AM
Da ateo faccio ...l' "avvocato di Dio".

Evito di menzionare correnti minoritarie del cristianesimo che negano l' inferno (ammettono solo il paradiso), che probabilmente non sono compatibili con i vangeli.

Secondo me (per come interpreto la religione cristiana in cui non credo) se i tuoi genitori erano "mangiapreti" in malafede é giusto che siano all' inferno, e se tu sei davvero "santo", allora non puoi che disprezzarli e desiderarne la giusta punizione malgrado la stretta parentela (anche per i cristiani, contrariamente che per i mafiosi, prima viene la giustizia, poi la parentela); se invece erano in buona fede, allora anch' essi sono in paradiso malgrado il loro ateismo e non c' é problema.

Sgiombo, chi ha fede non ha ragione di disprezzare i "mangiapreti" i quali spesso hanno le loro ragioni perché non è che i preti sono tutti santi. Il detto "predicare bene e razzolare male" non è stato inventato a caso. In generale comunque il disprezzo, il desiderio dell'altrui punizione, sono incompatibili con una vera fede interiore, figuriamoci con la santità.

Dissento.

Mutatis mutandis, cioé considerando per parte mia la rettitudine morale in luogo della santità, credo che il  il senso di giustizia, il disprezzo per il male e il desiderio della giusta punizione dei colpevoli ne siano parte integrante di non poco conto.

...Che poi una punizione interminabile come l ' inferno sia -letteralmente- sproporzionata per qualsiasi colpa umana (per definizione finita), questo é un altro discorso.

Sariputra

Citazione di: Socrate78 il 23 Novembre 2018, 06:25:11 AMIn realtà però Sariputra nel cristianesimo ci sono anche i monaci eremiti che in effetti potrebbero essersi salvati da soli e anche loro appartengono alla religione cristiana, considerati quasi come dei santi. Dio se è onnipotente potrebbe salvarmi soltanto per la mia fede, indipendentemente dal legame che instauro con la comunità.


Certo, esiste una grande tradizione di eremitaggio e di clausura nel Cristianesimo, ma questa solitudine non viene (veniva..) mai intesa come 'separazione'. La monaca di clausura, per esempio, prega per l'unità della chiesa/e, per  la pace nel mondo, per la conversione dei cuori, per le sofferenze , ecc. E' parte integrante di quel che viene chiamato 'corpo mistico' della chiesa. Spesso viene portato l'esempio di Marta e Maria: una si dà da fare e l'altra 'ascolta'...e si dice che ogni credente tende ad essere più Marta e meno Maria , o viceversa, in base ai 'doni' ricevuti, all'indole o al temperamento. In battaglia ci sono quelli in prima linea e quelli che si occupano di 'sfamare' i combattenti al fronte...ma tutti si sentono parte di un unico esercito. Ovviamente è solo un paragone un pò 'ardito' trattandosi di un esercito della "carità" ( o almeno che dovrebbe esserlo; sappiamo che, storicamente, questa vocazione è stata molto disattesa, anche per l'incoerenza tipica dell'essere umano... :( ). La chiesa infatti si definisce come la sposa di Cristo (sposa molto infedele e quasi prostituta direi  :-\  :-[ ...)
Credo di intuire che, nel Cristianesimo, la persona che cerca la 'salvezza' per se stesso, incurante del bisogno d'amore e d'aiuto , anche fosse dato solo con l'intenzione di una preghiera (preghiera che viene sempre intesa come un atto d'amore verso il 'fratello', cioè come qualcosa che è realmente utile e proficua per l'altro 'davanti a Dio...) non sia esattamente nello 'spirito' di questa forma di religiosità...

Namaste
Sulla strada del bosco
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Trattiene rondini nei capelli.

InVerno

Freedom, come si può conciliare la teodicea, dove il male in questo caso è espresso dalla dannazione eterna? Non lo so, ho tante risposte, a partire dal fatto che una giustizia diametrale (il primo sarà ultimo) necessita il rifiuto del mondo reale e dei suoi valori, a partire da quello del male terreno. Forse hai ragione tu, c'è uno strumento pedagogico costruito "male" (nel senso di incoerente), misto anche alla delusione dovuta al non arrivo di quella fatidica giustizia divina che avrebbe dovuto risolvere il problema in fretta, e l'inferno e il paradiso sono frutto di una attesa disattesa, un indicazione, una stella polare, e niente più. Però non voglio minimizzare l'impatto che queste due idee possono avere sulla vita delle persone, e che profonda influenza possono avere su come il credente si relaziona con i propri cari. Mi sorprendo sempre, forse per disabitudine personale, di quanto l'idea dell'inferno possa traumatizzare profondamente i bambini che si dolgono magari del destino di un genitore o di se stessi, perchè specialmente i bambini tendono a non mandare "tutti in paradiso" come fanno i grandi. E questo è solo un esempio di come seppur possa essere uno strumento pedagogico, non sposta il problema della sua utilità o della sua influenza benefica sulle vita delle persone. L'idea del giudizio finale è un idea esclusiva, ti costringe a prendere posizione davanti ad un giudizio, è la fine del politeismo e del culto dell'altro, l'inizio dell'evangelizzazione (o della comunità come dice Sariputra) e della persecuzione (o del semplice isolamento - guarda quanto è inesistente il dialogo interreligioso)..


Bobmax, ti vedo risentito, mi spiace se hai letto con un tono sprezzante la mia risposta, ma dovevo tagliare un attimo. Non sono un "fan" del sincretismo, tutti i fiumi partono dalla montagna ma scavano valli diverse, ed è difficile senza fare balzi logici considerevoli mettere insieme lo Yoga con il Cristianesimo, l'immanenza con la trascendenza, non-dualità con Laotze, Eckhart poi ha una valle tutta sua. Cerca anche di capire che a favore di chiarezza tento di isolare anzichè di ampliare in un ottica di filosofia perenne. Son contento tu sia capace a grandi passi di attraversare le valli della dottrina, magari la cima ti è più vicina di quanto lo sia a me, ma una discussione ha dei limiti..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Sariputra

#29
Queste, più o meno, sono le definizioni dell'"inferno" che si trovano nei vangeli. Sono espressioni attribuite a Yeoshwa stesso:

1-«Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per gli angeli suoi» (Mt.25,41).
2-«Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?» (Mt. 23,33).
3-«Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue» (Mc. 9,43-48).
4-«Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile» (Mt. 3,12).
5-«Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridor di denti» (Mt. 13, 41-42).
6-«Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridor di denti»(Mt. 13,49-50).
7-«Ma egli risponderà: 'In verità vi dico: Ogni volta che non avete fatto queste cose ad uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me'. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt. 25,45-46).
8-«... mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridor di denti» (Mt. 8, 12).
9-«Allora il re ordinò ai servi: 'legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridor di denti» (Mt. 22,13).
10-«E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridor di denti» (Mt. 25,30).
11-«... lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridor di denti» (Mt. 24,51).
12-«Allontanatevi da me voi tutti operatori di iniquità! Là sarà pianto e stridor di denti...» (Lc. 13,27-28).

La mia opinione al riguardo e che Cristo parla sostanzialmente di un "fuoco eterno" ma non di una pena eterna per coloro che vi  vengono gettati. Il carcere c'è (altrimenti se ne andrebbe il concetto della 'giustizia' di Dio...)ma non c'è l'ergastolo. Almeno è quello che si evince da queste citazioni, a parte la n° 7 che appare dubbia, ma che , alla luce di tutte le altre, potrebbe benissimo, a parer mio, essere anch'essa intesa così...
La n.1 mi sembra interessante perché parla dell'inferno come di un luogo preparato per il diavolo e gli angeli suoi, ma non per le anime umane... :-\
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

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