Infusione dell'anima

Aperto da viator, 03 Aprile 2018, 21:16:42 PM

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viator

Salve. Chiedo scusa per la mia ignoranza in tema dottrinal-fideistico. Provo a rivolgermi qui nella speranza di trovare risposta ad un quesito circa il quale mi trovo completamente disorientato.

Il quesito è il seguente : partendo dal presupposto (ovvio per qualsiasi credente) che l'essere umano sia dotato di anima........in qual momento o circostanza Dio prevede o provvede ad infonderla in esso ??

Cioè, supponendo che (credo) né lo spermatozoo né l'uovo siano dotati di anima, l'anima di insedia e/o si manifesta al momento del concepimento oppure al momento della nascita oppure ancora in altro momento o circostanza che non riesco ad immaginare ??

C'è qualcuno di voi che sappia illuminarmi citandomi o descrivendomi ciò che in proposito contiene la dottrina (per semplicità e per mia minore ignoranza mi riferirei alla dottrina cattolica), oppure portandomi (portandoci) la sua personale visione di tale aspetto ??

Grazie e buone cose a tutti voi.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Socrate78

#1
L'anima verrebbe infusa nel momento stesso del concepimento, ma sarebbe un'anima, per dirla con Aristotele, in potenza e non ancora in atto, poiché il corpo e in particolare la struttura cerebrale non si sono ancora formati. E' questo il motivo fondamentale per cui per la Chiesa l'aborto è una colpa assai grave, poiché nega l'esistenza ad esseri che sono comunque spirituali, nonostante non abbiano ancora la possibilità di esprimere le loro potenzialità.

viator

#2
Salve e grazie, Socrate78 : Quindi, mentre i corpi sono enti materiali, le anime sono enti (entità?) immateriali (spirituali, dici tu, anche se io definisco uno spirito come "un'anima dotata della capacità di volere") che nascono al concepimento come enti dotati di una loro forma ma non ancora di una loro funzione (enti potenziali e quindi immaturi).

Accidenti, quali trascendenti complessità sono contenute nella dottrina cattolica !

Quindi potremmo dire, ad esempio, che l'anima in sé sia entità e funzione (potenziale od attuale a seconda dell'età del soggetto) separata dalla coscienza (la quale matura successivamente sia al concepimento che alla nascita, mi sembra).

E che, poiché è il possesso di una coscienza che rende responsabile il soggetto delle proprie azioni, l'anima in sé non avrebbe la capacità di peccare, perciò risulterebbe improprio parlare di eventuale dannazione o beatificazione delle anime. In sostanza, alla morte non dovrebbero essere le anime ad andare in Paradiso o all'Inferno, ma dovrebbero essere le coscienze.

Ma ancora - salvo smentite dottrinali - credo che anche la Chiesa Cattolica sostenga che - alla morte di un corpo - la coscienza si spenga definitivamente (la coscienza per inciso svanisce temporaneamente anche in caso di sonno, svenimento e coma reversibile).

Oppure alla morte, secondo la dottrina, sopravvivono sia l'anima che la coscienza ?? Se la coscienza non sopravvive alla morte non si capisce poi come - da incoscienti - si possano poi soffrire le eventuali pene dell'Inferno o beatitudini del Paradiso, inclusa l'eventuale contemplazione dell'Ineffabile.

Certo stiamo parlando di verità di fede (è strano come la fede, sentimento che dovrebbe essere la quintessenza della spontaneità, per alcuni abbia bisogno di venir sostenuta da una dottrina anche piuttosto rigida come quella cattolica) la quale fede, per venir sentita e condivisa non ha bisogno di alcuna razionalità, ma i risultati di tali considerazioni mi disorientano sempre di più.

Speriamo mi (ci) arrivino altri interventi (sperabilmente anche tuoi) che illuminino meglio questo argomento. Grazie ancora e salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Socrate78

#3
In realtà per la dottrina cattolica l'anima dopo la morte si svincola dal corpo ed è immediatamente cosciente, nel senso che anche se un individuo fosse in coma irreversibile se dovesse morire in quell'istante si SVEGLIA per sempre, l'esatto contrario del "riposo eterno"!. Questo accadrebbe perché l'anima, staccata dalla materialità, non ne subisce più le influenze ed è quindi puro spirito, di conseguenza non è più influenzata dalla gravissima patologia cerebrale che prima produceva il coma.
Per quanto riguarda il fatto che l'anima venga giudicata davvero e in quale forma, su questo la Chiesa è forse in realtà più cauta di quanto si pensi: ti garantisco che ci sono alcuni preti che sostengono come in realtà non c'è alcun giudizio ma tutto dipenda dalla persona e l'anima stessa rimane dopo la morte nella stessa condizione in cui si trovava prima; se si muore in uno stato di accettazione di Dio e di pentimento per il male commesso in vita si dovrebbe restare in quella condizione per sempre (Paradiso), mentre se si muore odiando il prossimo, bestemmiando, commettendo suicidio, ecc., allora si resta purtroppo così (Inferno) e ci si esclude dalla grazia.

viator

#4
Salve ed ancora grazie, Socrate78. Quindi l'anima sarebbe un'entità immateriale estranea ma pur sempre connessa (in reciproca relazione) a funzioni quali coscienza, memoria, intelletto, volontà, cioè al mondo neurofisiologico : dico bene secondo te ? Ed alla morte essa trascinerebbe con sè tali funzioni fuori da un corpo.

Quindi, secondo una simile dottrina, anche venendo a mancare un supporto materiale che le ospiti (il cervello o comunque l'encefalo), queste funzioni possono continuare a svoilgersi in ambito mextracorporeo. Sarebbe dunque questo il significato dell'espressione "la vita oltre morte".

Ecco allora spiegate tutte le perplessità di medici e di studiosi di ottica materialistica !

In pratica fede e dottrina cattoliche affermerebbero che tali strutture e funzioni siano in sè astratte e cioè completamente spirituali. Viene negato il concetto per cui gli aspetti formali (spirituali) debbano sempre risultare basati su qualcosa di materiale che li generi e li incarni.

In proposito resta però la domanda : ma perchè da vivi memoria, intelletto e volontà sono influenzati dalla materialità dei corpi e da quella del mondo fisico che ci circonda ?? Misteri della fede ! Salutoni ancora.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Socrate78

#5
Certo, è un grande mistero, ma ti assicuro che ci sono anche scienziati totalmente atei e materialisti che sono diventati credenti (o almeno possibilisti) dopo che hanno ascoltato le testimonianze di persone che, in coma giudicato irreversibile, sono ritornate in stato di coscienza ed hanno affermato di aver provato particolari sensazioni, sia positive sia negative. Nota però che tali sensazioni non erano nemmeno legate alla condotta che tali persone avevano avuto in vita, è capitato persino che provassero sensazioni negative (come se fossero quasi in un "inferno"!) persone che in vita erano assolutamente integerrime. Questi medici sono rimasti perplessi e più disposti ad accettare una qualche realtà spirituale. Del resto, se ci pensi molto bene, il concetto di "anima" non è poi così campato in aria: si può sostituire la parola "anima" con "stato quantico di energia" e quindi ecco che l'anima potrebbe essere un'informazione associata ad un preciso livello energetico: alcuni fisici quantistici sostengono che persino il corpo come solidità è illusione e l'unica realtà veramente esistente sono i quanti di energia, l'esatto opposto della dottrina materialistica. Questi fisici hanno affermato che l'anima sarebbe una struttura quantica contenuta nei neuroni, che sopravviverebbe anche alla morte: tale teorie non sono comunque divulgate in quanto "scomode", perché sconvolgerebbero troppo il nostro comune modo di pensare. L'illusione del corpo sarebbe prodotta dal fatto che le vibrazioni di energia sono così ravvicinate da produrre l'impressione molto realistica di solidità, un po' come quando in una pellicola gli scatti fotografici sono così ravvicinati da produrre l'illusione del continuo del film, mentre invece si tratta di scatti singoli!
Se l'unica realtà è quindi fondamentale spirituale e la corporeità illusione, diviene meno difficile pensare ad una sopravvivenza dell'informazione a cui tale energia è associata: del resto anche nel cervello l'informazione è immateriale ed è il prodotto dell'energia elettrica che si sviluppa tra i neuroni.
Comunque ho notato che a commentare questo post per me interessante siamo solo io e te, e se non fossi intervenuto saresti a zero risposte: evidentemente certe tematiche non sono molto considerate e suscitano un'istintiva diffidenza, come se ci fosse il pregiudizio che tutto il mondo "spirituale" sia una favola.

jsebastianB

#6
Citazione di: viator il 03 Aprile 2018, 21:16:42 PMC'è qualcuno di voi che sappia illuminarmi citandomi o descrivendomi ciò che in proposito contiene la dottrina (per semplicità e per mia minore ignoranza mi riferirei alla dottrina cattolica),

Se ti interessa l' argomento e il punto di vista della santa ekklesia ( che NON ha una sua precisa  posizione in materia.. ) -
ti allego il link di Carthopedia (area catto-cristiana), ove potrai leggere quanto segue:

Magistero pontificio -

Il magistero pontificio NON si è espressamente pronunciato sul momento dell'animazione del singolo essere umano[13]. I pronunciamenti che abbiamo riguardano il dovere morale di accogliere l'essere umano fin dal principio !!
Ma di "anima".. neanche l' ombra... //
 
link:

http://it.cathopedia.org/wiki/Statuto_dell'embrione

jsebastianB

#7
Citazione di: viator il 03 Aprile 2018, 23:32:38 PMOppure alla morte, secondo la dottrina, sopravvivono sia l'anima che la coscienza ??

Dovresti leggere il capitolo 22 di Matteo / oppure se preferisci il cap. 20 di Luca -

Riguarda la risposta del Rabbi storico che diede ai sadducei.. riguardo quella donna maritata con 7 (sette) mariti....

Piu' autorevole di cosi' (almeno per un credente) !!

viator

#8
Salve. Per Socrate78 : secondo me il problema della relativa sterilità di certi argomenti non deriva da un atteggiamento di sufficienza nei loro confronti, ma invece dallo sconcerto che molti provano nell'accorgersi che certi temi e termini, dati come acquisiti dal comune modo di sentire, si rivelano per nulla ovvii. Più un parola od un argomento sono essenziali più vengono mitizzati, mistificati, strumentalizzati, travisati e meno la gente è in grado di trattarne con proprietà e pertinenza.

Se un giornalista andasse per strada a chiedere ai passanti : "Senta, secondo lei cos'è l'amore?", cosa pensi ne ricaverebbe ? Su centomila intervistati raccoglierebbe forse una ventina di DEFINIZIONI CHIUSE, CHIARE E SINTETICHE dell'amore.

Alla gente non interessa sapere come stanno le cose. Crede solo in ciò che spera e spera solo in ciò che crede.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Loris Bagnara

#9
Citazione di: viator il 03 Aprile 2018, 23:32:38 PM
Quindi potremmo dire, ad esempio, che l'anima in sé sia entità e funzione (potenziale od attuale a seconda dell'età del soggetto) separata dalla coscienza (la quale matura successivamente sia al concepimento che alla nascita, mi sembra).

E che, poiché è il possesso di una coscienza che rende responsabile il soggetto delle proprie azioni, l'anima in sé non avrebbe la capacità di peccare, perciò risulterebbe improprio parlare di eventuale dannazione o beatificazione delle anime. In sostanza, alla morte non dovrebbero essere le anime ad andare in Paradiso o all'Inferno, ma dovrebbero essere le coscienze.

Ma ancora - salvo smentite dottrinali - credo che anche la Chiesa Cattolica sostenga che - alla morte di un corpo - la coscienza si spenga definitivamente (la coscienza per inciso svanisce temporaneamente anche in caso di sonno, svenimento e coma reversibile).

Oppure alla morte, secondo la dottrina, sopravvivono sia l'anima che la coscienza ?? Se la coscienza non sopravvive alla morte non si capisce poi come - da incoscienti - si possano poi soffrire le eventuali pene dell'Inferno o beatitudini del Paradiso, inclusa l'eventuale contemplazione dell'Ineffabile.
Io credo che gran parte delle indubbie difficoltà logiche che Viator giustamente ravvisa, derivino dall'aver dimenticato che l'essere umano non è bipartito (anima/corpo), ma tripartito (spirito/anima/corpo). E' stato lo stesso catechismo cattolico ad aver propugnato questa semplificazione, dimenticando che nel NT e anche nell'AT la visone tripartita è piuttosto chiaramente affermata.
Lo spirito è la scintilla divina, sede della coscienza imperitura dell'individuo e della sua libera volontà.
L'anima è la "cinghia di trasmissione" fra lo spirito e il corpo, ed è la sede della personalità peritura dell'individuo soggetto ai vincoli della materia.
Il corpo è la macchina, lo strumento a disposizione dello spirito per interagire, tramite l'anima, con il piano materiale.
In paradiso o all'inferno ci va lo spirito, non l'anima e tanto meno il corpo materiale che l'individuo usò nella vita terrena. Pensare diversamente, significa aprire la porta ad una serie di situazioni paradossali e grottesche come quella delle "sette mogli", o come quella dell'individuo che muore in tenera età, o che è gravemente malformato. Con quale anima o con quale corpo va in Paradiso (o all'Inferno) un'individuo morto in tenera età o gravemente malformato?

La tripartizione dell'essere umano è dunque un concetto imprescindibile anche in ottica cristiana, benché sappia dispiegare tutto il suo potenziale esplicativo soprattutto se combinato con la dottrina del karma e della reincarnazione.
A questo proposito, vorrei dire qualcosa sul Purgatorio.

Il Purgatorio è stato introdotto tardivamente dalla Chiesa per sopperire a una manchevolezza evidente: come può l'anima di un individuo appena deceduto essere pronta e degna di entrare subito in Paradiso? Come si può passare in un attimo da una condizione di imperfezione (anche se non irrimediabile) ad una di perfezione?
E' chiaramente assurdo, e per questo è stato introdotto un periodo intermedio di purificazione: il Purgatorio, appunto.
Ora, è chiaro che la dottrina del karma e della reincarnazione risolvono il problema in maniera molto più brillante e coerente: per purificarsi, l'individuo ha a disposizione non una sola vita, ma più vite. Lo scopo della vita terrena è proprio quello che la Chiesa assegna al Purgatorio: perfezionare l'individuo, costruire la sua santità.
In questa visione non serve un regno intermedio dove l'anima stazionerebbe dopo la dipartita; ma non serve nemmeno il regno infernale, perché è impensabile che con molte vite a disposizione un individuo non riesca a perfezionarsi. L'individuo continuerà a incarnarsi sul piano fisico finché non sarà pronto ad andare oltre. In quest'ottica, il fallimento estremo e irrimediabile non esiste.

Socrate78

#10
Io non credo e non crederò MAI nel karma e nelle reincarnazioni, a mio avviso queste cose portano la persona anche a mancare di compassione verso i suoi simili, infatti si potrebbe benissimo dire che una persona che fa una vita pessima, piena di malattie e di miseria (o che nasce con un handicap...) debba scontare un karma dovuto ai peccati della vita precedente, quindi meriti di soffrire e le sue sofferenze non vadano neanche alleviate, altrimenti si ritarderebbe la purificazione. Madre Teresa di Calcutta infatti polemizzava contro chi nel contesto indiano attribuiva al karma le sofferenze dei derelitti, proprio per il motivo che ho appena esposto sopra! Non si capirebbe inoltre perché mai ci siano persone fortunate che però sono grette, egoiste e malvagie: se il destino prospero è il frutto di una purificazione precedente non dovrebbe essere così. Quindi anche se la soluzione del karma sembra razionalmente brillante e coerente, non è detto che per questo sia VERA: ciò che è conforme alla nostra ragione non è per questo vero.

Loris Bagnara

#11
Citazione di: Socrate78 il 05 Aprile 2018, 11:53:24 AM
Io non credo e non crederò MAI nel karma e nelle reincarnazioni, a mio avviso queste cose portano la persona anche a mancare di compassione verso i suoi simili, infatti si potrebbe benissimo dire che una persona che fa una vita pessima, piena di malattie e di miseria (o che nasce con un handicap...) debba scontare un karma dovuto ai peccati della vita precedente, quindi meriti di soffrire e le sue sofferenze non vadano neanche alleviate, altrimenti si ritarderebbe la purificazione. Madre Teresa di Calcutta infatti polemizzava contro chi nel contesto indiano attribuiva al karma le sofferenze dei derelitti, proprio per il motivo che ho appena esposto sopra! Non si capirebbe inoltre perché mai ci siano persone fortunate che però sono grette, egoiste e malvagie: se il destino prospero è il frutto di una purificazione precedente non dovrebbe essere così. Quindi anche se la soluzione del karma sembra razionalmente brillante e coerente, non è detto che per questo sia VERA: ciò che è conforme alla nostra ragione non è per questo vero.
Queste obiezioni di solito denotano una conoscenza superficiale del karma e della reincarnazione.
Tanto per cominciare, questa dottrina NON è affatto una scusante per tollerare alcun genere di sofferenza: basti considerare l'esempio del Buddha, il cui percorso spirituale parte proprio dalla compassione per le sofferenze degli esseri umani, eppure il contesto in cui si inserisce la sua dottrina è proprio quello del karma e della reincarnazione.

Ma poi, molto più semplicemente, se io osservo sofferenza intorno a me, ed egoisticamente non faccio nulla per alleviare tali sofferenze, sono io stesso ad accumulare karma negativo che poi dovrò scontare. Ripeto, nessuna scusante.

Per quanto riguarda le apparenti incongruenze nel destino delle persone (persone grette e fortunate, persone ammirevoli e sfortunate etc), la dottrina del karma e della reincarnazione le spiega in questo modo: causa ed effetto non si completano necessariamente in una sola vita, anzi molto raramente ciò accade. Per cui bisognerebbe considerare il complesso di più vite (cosa possibile solo a un illuminato) per poter vedere come cause ed effetti (vizi e pregi, fortune e sfortune) si bilancino in armonia. Ogni individuo segue un percorso evolutivo differente che è esattamente prodotto dalle cause che egli stesso ha messo in moto.

Per contro, il cristianesimo come spiega le medesime incongruenze che ravvisi?
Col nulla più totale. Sono semplicemente incomprensibili. Il fedele è costretto a rimettersi alla insondabile volontà di Dio, alla superiore sapienza divina, al mistero... E se il destino di un individuo è palesemente ingiusto, be' allora sarà ricompensato nell'aldilà.
Meglio questa visione?

viator

#12
Salve. Per Loris Bagnara : non dubitavo che la teologia contenesse strutture concettuali molto complesse. Quindi siamo di fronte addirittura ad una triplicità (che a me richiama tanto la Trinità di un Padre, un Figlio ed uno Spirito Santo.....quanto la trasposizione fideistica della nostra trinità corporale (corpo, psiche, mente)).

In chiave filosofica possiedo già le mie personali definizione di anima (ente secondo me di natura universalistica) : "la forma, cioè la pura e semplice struttura immateriale dei contenuti di qualcosa (nel caso umano, della nostra psiche e della nostra coscienza)".

Ugualmente per lo spirito (ente esclusivamente umano poichè solo noi possediamo una coscienza) :"un'anima dotata della capacità di volere".

Ed infine per il corpo (ente esclusivamente biologico): "il substrato materiale che permette lo svolgimento delle funzioni biologiche, psichiche, mentali (ed eventualmente spirituali....ma qui si va nell'aspetto metafisico)".

Per quanto riguarda buddismo, veda, reincarnazione, confessandoti la mia abissale ignoranza in porposito, diciamo che tuttavia considero tali argomenti come tesi esistenziali più congrue di quelle proposte dal cristiamesimo o dall'islam.

Il loro grande pregio ai miei occhi consiste nei loro presupposti non antropocentrici e nelle loro minori contraddizioni intrinseche.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Loris Bagnara

Un altro tema che andrebbe discusso, e non semplicemente lasciato nell'ombra del mistero, è quello dell'individuo che muore in tenera età, o che è gravemente menomato dal punto di vista intellettivo.
Stiamo nell'ambito della costituzione tripartita dell'essere umano.
Lo spirito, la scintilla divina, non è minimamente condizionata da quel che accade al corpo; ma l'anima sì, la sua formazione resta incompleta e imperfetta.
Che accade dunque allo spirito di questo individuo? Qual è il suo destino nella visione cattolica? Paradiso o purgatorio (escludendo a priori l'inferno, perché l'eventualità mi parrebbe mostruosa)?

Socrate78

#14
Io se permettete l'Inferno non lo escludo affatto a priori, anzi ci credo e ritengo che invece sia il Purgatorio a non essere fondato sulle Scritture, visto che Gesù non ne parla mai, mentre invece parla dell'Inferno molto più dello stesso Paradiso, descrivendolo come il luogo in cui "sarà pianto e stridore di denti" : ripeto, la gente crede normalmente in ciò che gli sembra più conveniente e gradevole, ma ciò che è terribile non è detto che non sia per questo vero. Il Purgatorio anzi è abbastanza assurdo perché ragiona in termini di TEMPO (dopo la pena passo in Paradiso...), ma nell'al di là non esisterebbe il tempo, quindi è piuttosto errato pensare in queste categorie. Il Purgatorio inoltre storicamente è stato inserito dalla Chiesa per alimentare il traffico delle indulgenze (pago per avere la riduzione di pensa in Purgatorio, ridicolo!), contro cui Lutero giustamente si è scagliato.  Rimango della mia idea secondo cui è possibile che l'anima dopo la morte rifiuti Dio perché vuole rimanere nel suo peccato e continuerebbe a giustificarlo, a quel punto si dannerebbe, poiché non si troverebbe più nel tempo, ma in una dimensione eterna, quindi lo stato di peccato e di disperazione dovuto all'allontanamento da Dio, che l'anima stessa ha scelto, durerebbe per sempre.
Per quanto riguarda un individuo che muore in tenera età, certo credo che sia accolto in Paradiso, ma è anche possibile che Dio lo sottoponga ad una prova nell'al di là, per vedere se è veramente degno, come anima, di stare con Lui.