Il valore del dubbio nella fede

Aperto da Dante il Pedante, 26 Ottobre 2020, 09:03:01 AM

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bobmax

Paul11, l'autentica mistica è una sola e non necessita di alcun eremo.
Mi sa che non hai idea di cosa si tratti.

Sì, questo termine è stato abusato, finendo per assumere connotati anche deteriori.
Occorre perciò andare all'origine.
Perché la mistica è la stessa filosofia originaria.

Ma per avvicinarvisi bisogna tener ferma la fede nella Verità e applicare il pensiero logico.
Molti sono convinti di aver buone capacità di analisi, ma pochi ne sono veramente in grado.
Perché per apprezzare la logica, per davvero, occorre essere disposti a soffrire.

Questo è ciò che richiede l'accesso al pensiero logico: soffrire per esso.
Soffrire quando viene bistrattato, svillaneggiato da chi è capace di dire tutto e il contrario di tutto. Magari dichiarandosi logico esperto!

Invece di seguire la logica, che pretende fedeltà al proprio stesso dire, si sprecano moltitudini di parole. Un rumore indistinto di vocaboli, che vorrebbero far credere di dire chissà cosa... mentre sono soltanto flatus vocis.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

 Citaz Paul
Se l'universo ha regole e ordini vuol dire che pensa e che  ha scopi, Da dove mai sorgerebbe l'intelligenza? 


Rispondo sia a Viator che Inverno.


Avete saltato la parte finale del discorso, è una domanda dopo una ipotesi.
Quello che intendevo scrivere a Niko è che se ipotizza un universo eterno come sfondo, da dove si origina l'intelligenza? Bisogna forse attribuire all'ipotesi di Niko una intelligenza? Perché da qualche parte , energia, materia, c'è un origine di intelligenza, che si manifesta nell'uomo.
Adatto che personalmente non credo a questa ipotesi, essendo un credente, diventa semmai un problema di chi è miscredente=ateo, dimostrare questa ipotesi. E' nelle particelle subatomiche?
E' nelle molecole degli amminoacidi che compongono le proteine? E' nelle basi nucleiche del DNA?
Non so se sono riuscito a spiegarmi.
La matericità non spiega affatto ciò che Cartesio a suo tempo definì res cogitans dividendola nettamente dalla res extensa. Che cosa è la coscienza? Che cosa è la mente? Che cosa è l'intelligenza? E non le definizione banali da vocabolario, ma ontologicamente se esistono quale è la loro genesi,  perché esistono, in quanto se esistono hanno uno scopo.


Per quanto riguarda regole e ordini dell'universo.
Strano dover spiegare le basi dell'intelligere sia scientifico che filosofico .
Abbiamo una mente analogica, che riesce a tradurre in segni, simboli i fenomeni che si manifestano nel mondo ,costruendo un linguaggio . Se l'universo, il mondo fosse caos, prive di regole e ordine, non avremmo la possibilità di relazionarci con esso. Una legge fisica, lo ribadisco, è la strutturazione in simboli e segni letterali e/o cifre matematiche della descrizione di un fenomeno . Se non ci fosse regolarità, ripetitività , un ordine universale e naturale, sarebbe impraticabile "fissare" in una legge quei fenomeni.
Mi sono spiegato?

viator

Salve paul11. Ricitandoti : "Se l'universo ha regole e ordini vuol dire che pensa e che  ha scopi, Da dove mai sorgerebbe l'intelligenza?".


L'universo fisico, cioè considerato indipendentemente dalla esistenza o meno di Dio, non ha regole ed ordini, e neppure scopi.


Le sue regole ed ordini sono aspetti di esso che - prima della comparsa dell'uomo - non esistevano in quanto i concetti di regola e di ordine sono esclusivamente umani (o divini, per chi vi crede) e rispecchiano appunto la intelligenza, intesa come  "la capacità di stabilire connessioni utili tra gli enti" (questo, in via essenziale è il significato dell'intelligenza umana).


Regole ed ordini - prodotti dalle modalità di funzionamento della mente e della cultura umane - sono appunto ciò che gli umani costruiscono per consentire un percorso - utile a qualcosa e voluto da qualcuno - tra la molteplicità delle cause e degli effetti dai quali viviamo circondati.


Infatti la nostra cultura prevede che - mentre l'universo fisico è il regno del caos entropico - la nostra mentre sia ciò che cerca di fare ordine dal caos, non certo di riconoscere un "ordine regolato" esistente fuori di essa (a parte sempre la concezione fideistica).


Quindi nell'universo esistono gli effetti ma non gli scopi, i quali sono connaturati ad una volontà gestita da una intelligenza (umane o divine e mai "cosmiche") e risultano sempre ovviamente relativi e provvisori (dietro qualsiasi "scopo ultimo" non potrebbe che comparire la cessazione degli scopi, cioè la morte ed il nulla).


Perciò l'intelligenza sorgerebbe dalla continua moltiplicazione e raffinazione dei rapporti tra gli enti (le cose, i concetti, le nozioni, l'esistente) generata dal progressivo complicarsi di uno di tali enti, cioè del nostro sistema nervoso.


Naturalmente i credenti sono liberi di considerare che l'intelligenza sia e sia stata ciò che - gestita da un Dio - ha prodotto l'universo con il suo caos, il suo ordine, le sue regole ed ordini, la stupidità umana, la intelligenza umana. Saluti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

green demetr

Citazione di: viator
Perciò l'intelligenza sorgerebbe dalla continua moltiplicazione e raffinazione dei rapporti tra gli enti (le cose, i concetti, le nozioni, l'esistente) generata dal progressivo complicarsi di uno di tali enti, cioè del nostro sistema nervoso.

Ma come potrebbe esserci intelligenza se non vi fosse un ordine, quand'anco ovviamente siamo noi a dire la parola "ordine".
Ma non puoi dire "ordine" se non relazionandoti ad un oggetto esterno.
Ossia non puoi dire, e il dire è ciò che contraddistingue il tuo stesso discorso, che il sistema nervose è una complicazione, senza che vi sia un sistema nervoso ordinato (perchè sostituisci complicato con ordinato? interessante non trovi?) In realtà tu parli come se fossi una cosa estensa, ma il cogito, non riguarda per nulla la res extensa.

Mi fanno sempre ridere questi giri di parole Paul, scusa se sono intervenuto.

Il dubbio nella fede.

Il dubbio nella fede, è fondamentale, non può nemmeno esserci fede, senza il dubbio, perchè se no sarebbe una certezza e non una fede.

Ma al di là dell'analisi grammaticale, parlo personalmente, è proprio il dubbio che mi ha fatto capire che non può esservi religione, senza filosofia.

E' la filosofia che indaga la qualità del dubbio. La sua profondità segnala una fede infinitamente superiore, alla semplice comunità dei fedeli.
E' proprio il valore di comunità a essere qui richiamato, secondo me ovvio.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

InVerno

#79
Citazione di: paul11 il 19 Novembre 2020, 11:02:14 AM

Adatto che personalmente non credo a questa ipotesi, essendo un credente, diventa semmai un problema di chi è miscredente=ateo, dimostrare questa ipotesi.
E' semplicemente l'analogia dell'orologiaio riproposta in salse diverse a seconda di cosa tu ritieni essere troppo complesso per esistere senza necessità di un progettista. Che siano le costanti universali, l'intelligenza umana, la struttura dei cristalli, il cervello dei polpi, la biochimica dei licheni, se ritieni che qualcosa sia troppo complesso o non abbia spiegazioni conosciute, non è un buon motivo per assumere che esso sia stato progettato, rimane a te il problema di dimostrare la tua ipotesi, e di dubitarne.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve Green Demetr. Citandoti : "In realtà tu parli come se fossi una cosa estensa, ma il cogito, non riguarda per nulla la res extensa".

Infatti. il cogito  (l'attività consistente nel pensare) può tranquillamente restare - per l'appunto - la classica "res cogitans". (la distinzione extensa-cogitans, pregevolissima per i tempi in cui venne generata, forse - secondo me - è andata sfumandosi sempre di più, a fronte della presa d'atto di alcune (ai tempi del tutto insospettate) nozioni e persino evidenze biologiche circa certe strutture neurologiche).

E' il substrato indispensabile al cogito (cioè il cervello) a risultare "rex estensa".

Infatti la scatola cranica contiene la unica e vera  trascendenza possibile, consistente nella funzione che provvede a trasformare il materiale (tessuti, cellule, neuroni, potenziali bioelettrici) in immateriale (pensiero, emozione, sentimento, spiritualità).

Finchè si continuerà a parlare di materia e di spirito non si andrà mai a concludere qualcosa. Molto meglio comprendere che le dualità sorgono sempre ed unicamente dal confronto tra ciò che è materiale e ciò che non lo è e che non si chiama spirito, anima o prana, ma semplicemente energia. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11


x Viator


Secondo te l'intelligenza non è analogica al mondo, non è capace di entrarvi in relazione e fantastica in quanto l'universo è caos e la mente cerca un ordine che in realtà non esiste?


Quindi tutto ciò che è conoscenza è falso: che sia scienza, cultura, filosofia, teologia, nessuno escluso, in quanto l'intelligenza è una facoltà di tutti ,fedeli o non fedeli e credenti o non credenti.


Ti rendi conto che è impossibile che sia così la tua argomentazione?


Sarebbe tutto un "miracolo" la cultura e la creazione umana, perché in realtà nessuna legge sarebbe possibile, persino quella della termodinamica in cui credi.


Miracolosamente o falsamente siamo andati sulla Luna, ecc.


L'altra contraddizione è perché l'universo, di cui noi siamo parte, sarebbe nettamente diverso da noi, in quanto l'intelligenza sarebbe illusione.


Infine il metodo: questo è scetticismo "forte", uno scettico di questo tipo non crederebbe nemmeno alla storia o alle notizie, come  i "terrapiattisti" o gli attuali "anticoronavirus".
Ma non credere è ancora credere. Credere di non credere credendo.




x Green


Il dubbio non è un concetto, la fede sì.
Per esempio il metodo del dubbio è sia di S. Agostino(Agostino d'iponima) che di Cartesio ,
Un metodo non è un concetto, un costrutto, una credenza.  Mi viene un dubbio ad un incrocio di una strada perché non sono sicuro quale prendere; mi affiderò all'intuito, all'esperienza, a ragionamenti simili già fatti in simili eventi, cercherò di orientarmi, ecc.
E' ovvio che se nessuno ha la verità sul palmo della mano, la conoscenza è un viatico.


Una fede, come un costrutto mentale che ha contribuito a fondare libri, scritture, studi, esperienze proprie, può più o meno essere forte o viceversa debole. Vacilla se ha fondamenta deboli, ha "buchi" da colmare se la spiritualità intesa nella sua interezza necessita di affinamenti .


Quindi non sono affatto convinto che il dubbio sia necessario nella fede ed è difficile descriverlo a parole, è qualcosa di personale, intimamente. Bisognerebbe fare esempi concreti .


Ci può invece  essere una spiritualità ,una religione senza filosofia. Quest'ultima può cementare la fede, ed è quello che è accaduto a me, o può creare falle.


E'chiaro che il dubbio in S, Agostino aveva lo scopo di trovare Dio . Personalmente più che di dubbio direi incertezza, di vacillamento , ondeggiamento dipende ripeto sulla qualità dell'argomento viene posto questo "dubbio".

paul11

#82

x Inverno


Ho l'abitudine se c'è un problema di scomporlo e poi ricomporre i risultati e verificare  se c' è una coerenza: che sia un orologio, un cervello di un polipo ,la struttura di un coronavirus,  l'universo intero.
Non mi piace lasciare buchi , seguo quindi una strada di analisi, sintesi enumerazione.
E Dio entra benissimo sul piano logico razionale, sul piano spirituale, ecc. ma non è un "dio" antropomorfo, come già avevo scritto.


Il nocciolo del problema è la dimostrazione, come ho recentemente scritto altrove e come avevo già scritto più volte. Adatto che ho studiato anche la filosofia analitica, la strutturazione formale dei predicati e delle proposizioni, scomodando un artefice come Wittgenstein, se si ritiene che la proposizioni debba necessariamente essere attinente e quindi descrive cose empiriche, fisiche, visive, sperimentabili , è chiaro che non si possono dimostrare direttamente concetti metafisici . Ma è altrettanto vero che questa limitazione non è affatto reale, non è degna delle nostre facoltà intellettive, anche un animale senza facoltà descrive con pochi suoni l'ambiente e comunica con i suoi simili. Se dobbiamo ridurci a questo e pensare che andare oltre all'aspetto sensoriale è fantasticare....non avremmo scoperto e inventato nulla: saremmo ancora dei pitecantropi con il pietrone.
Utilizzare la ragione razionalmente significa costruire deduttivamente dei percorsi logici coerenti, affinchè davvero non si fantastichi e non è necessario che vi siano dati empirici, materici.


Trovo personalmente incredibile che il livello tecnologico del nostro tempo sia paradossalmente anti-mentale,
Quando Cartesio scrisse invece che a tradirci sono i sensi e non la ragione. Infatti la sua corrente filosofica fu denominata razionalismo.

Ipazia

Citazione di: niko il 18 Novembre 2020, 10:44:01 AM

Io seguo la mia ragione, che mi dice che non esiste l'incausato e non esiste l'effettuale puro, e quindi, di conseguenza, non esiste nessun benedetto punto dello spazio e del tempo in cui il mondo possa iniziare o terminare, è il logos stesso che mi porta a escludere stati del mondo incausati, che quindi starebbero lì dove starebbero senza motivo e galleggerebbero nell'inspiegabile e nell'assurdo, o stati del mondo "incausanti", nel senso di puramente effettuali e non in grado di produrre più nulla di ulteriore, tolto quindi l'incausato e l'effettuale puro, rimane solo l'eternità immanente dello spazio, del tempo e della natura, il grande mondo ingenerato e imperituro dove la ragione mi porta a credere di vivere, ti può non piacere, ma di illusivo ed illusivo non c'è niente, è il frutto di un ragionamento. Questo mondo non inizia, perché anche il punto da cui inizia deve avere una causa, e non finisce realmente, perché anche il deserto omogeneo in cui potrebbe finire deve pur produrre degli effetti, e insieme a me in questo mondo ci abitano tutti quelli che possono condividere con me questo ragionamento, mentre quelli che credono nelle autopoiesi naturali o nelle poiesi divine mi sembrano abitare in un mondo a parte, ma qualcosa mi dice che finché scienza e religione si contenderanno, anche solo nella mente dell'uomo semplice, la spiegazione dell'origine del mondo, la religione avrà sempre una marcia in più...

Mi spiace per il logos, ma temo che nemmeno lui fosse presente al momento del bigbang (qualunque cosa esso sia stato) e ancor meno era presente la ratio deterministica di niko, orfana di causalità. In tal caso decenza vuole che si sospenda il giudizio piuttosto che inventarsi un feticcio dagli infiniti nomi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: paul11 il 18 Novembre 2020, 16:33:55 PM

x Ipazia
E' questo "bisogno di eternità" che ha poco senso nel credere. Non è quello il problema ,perchè sarebbe di tutti, non solo dei credenti.

Tutti desideriamo l'immortalità, ma inventarsene una di farlocca è risposta sbajata.

Citazionex Ipazia
  La psiche umana così fenomenologizzata è così tanto scienza dalla stessa scienza da essere una pseudo scienza ingenua. Persino Woody Allen la piglia per i fondelli.
E quale sarebbe mai quella matrice fisica del "comprendere e del volere", il cervello?
Fai una risonanza magnetica e vedi quanti pensieri ci sono........

Vediamo di quotare correttamente. Ho usato l'espressione giuridica "intendere e volere" che sta alla base della responsabilità individuale di una personalità non alterata da psicopatologie o sostanze allucinogene.

Riguardo al "supporto fisico", fai una risonanza magnetica ad un cadavere, o ad un equivalente chimico di elementi di un organismo umano, e vedi quanti "pensieri" ci sono. No living body, no party.

CitazioneQuale modello teologico creazionista? La battaglia politica fra creazionisti ed evoluzionisti poco mi importa. Si può essere scienziati e credenti.

Certamente. Ma nessun scienziato, per quanto credente egli sia, può porre l'argomento Dio a dimostrazione di una teoria scientifica. Nemmeno nelle teocrazie più becere di matrice islamista.

CitazioneSe ognuno intendesse un proprio volere e credere come fai ad essere comunista?

vedi sopra riguardo al quotare. Intendere il mondo che ti circonda e rispondere delle proprie azioni vale anche nel (ex) satanico mondo dei bolscevichi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Citazione di: paul11 il 19 Novembre 2020, 20:57:40 PM


Utilizzare la ragione razionalmente significa costruire deduttivamente dei percorsi logici coerenti, affinchè davvero non si fantastichi e non è necessario che vi siano dati empirici, materici.

Nessuno ha chiesto la prova di niente, ma esattamente percorsi logici coerenti sufficienti a formulare ipotesi, e da ciò deriva che: la complessità di qualcosa non è un indizio di progettualità. E c'è chi è andato a fondo delle teorie "progettuali", mi viene in mente per esempio la "complessità specificata" di Dembski, il fatto che questi modelli finiscano sempre a non servire a niente, non predire niente, ma ad avere come unico scopo e risultato provare la premessa (Dio esiste) è il semplice risultato della loro natura tautologica. Sono d'accordo che siamo qui a tentare di interpretare la realtà tramite grugniti travestiti da canti di usignolo, ma questo si applica non solo alle scienze, ma anche alle tradizioni sacre e alla filosofia settecentesca.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Il canto spirituale dell'usignolo orologiaio maschera il grugnito animista decisamente povero di spirito.

Contro il volgare animismo i teologi hanno stampato moneta di tutti i generi, ma messi nell'angolo non resta loro che tornare a quel primitivo baratto ideologico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Dante il Pedante

#87
E' normale, essendo esseri imperfetti, che grugnamo molto, ma non è quello il vero problema.Il vero problema è che quasi tutti non riescono a percepire il ritmo armonico che spesso si leva tra qualche grugnitore... ;) Il dubbio è il motore della ricerca spirituale, le certezze sono la morte di essa. Ma è sempre opportuno fermarsi ad un certo punto. Come in tutte le cose penso che bisogna evitare tutti gli estremi e gli estremismi dove di solito TUTTI cadiamo.
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Phil

Citazione di: paul11 il 19 Novembre 2020, 20:57:40 PM
Utilizzare la ragione razionalmente significa costruire deduttivamente dei percorsi logici coerenti, affinchè davvero non si fantastichi e non è necessario che vi siano dati empirici, materici.
Una postilla di logica: un «percorso logico coerente», ovvero un ragionamento valido, non evita di per se "fantasticherie" avulse dalla realtà, poiché la validità formale non è da confondere con la verità contenutistica (delle proposizioni coinvolte). Quello che evita "fantasticherie" (e che è il principale problema da affrontare quando si vuole passare dal piano deduttivo-formale al "mondo della vita"), è proprio l'appello alla "empiria", intesa come verifica oggettiva del contenuto dei predicati in questione.
Detto altrimenti: non è la correttezza formale del sillogismo (o della deduzione in genere) ad evitare la falsità, ma è la verifica del valore dei predicati, ovvero non è la sintassi del ragionamento a salvaguardarci dal non-vero, ma il controllo della (verità della) semantica.
Come esempio richiamo, ancora una volta, la dimostrazione dell'esistenza di Dio proposta da Godel (link): formalmente ineccepibile, tuttavia, se analizzata contenutisticamente, i suoi presupposti rivelano che la correttezza deduttiva non è garanzia di verità. Godel stesso ne parlò come di un esercizio formale, ben sapendo che, coerentemente ai suoi teoremi di indecidibilità, le definizioni proposte a fondamento della dimostrazione non sono dimostrabili all'interno del sistema stesso (questo non vuole essere un giudizio sulla visione filosofica della verità secondo Godel). Inoltre, proprio non partendo da evidenze empiriche, nulla vieta di sostituire fantasiosamente i termini delle definizioni (ad esempio «Dio»), senza inficiare minimamente la validità formale del ragionamento, che si dimostra così, appunto, un mero esercizio di deduzione sganciato dal "mondo della vita" e senza attendibili ambizioni veritative.

Secondo me lo spazio più problematico del dubbio (nella fede e non solo), non è tanto quello formale-deduttivo (l'essere logicamente coerenti), ma quello della semantica del contenuto, del rapporto fra il ragionamento e la realtà (come ben dimostrano alcuni aspetti mistici e fideistici delle religioni). Per le questioni di teologia o filosofia teoretica (e suppongo forse anche di fisica teorica), l'adaequatio non è la soluzione, è semmai il problema (o meglio, l'aporia).

niko

#89
Citazione di: Ipazia il 19 Novembre 2020, 23:01:42 PM
Citazione di: niko il 18 Novembre 2020, 10:44:01 AM

Io seguo la mia ragione, che mi dice che non esiste l'incausato e non esiste l'effettuale puro, e quindi, di conseguenza, non esiste nessun benedetto punto dello spazio e del tempo in cui il mondo possa iniziare o terminare, è il logos stesso che mi porta a escludere stati del mondo incausati, che quindi starebbero lì dove starebbero senza motivo e galleggerebbero nell'inspiegabile e nell'assurdo, o stati del mondo "incausanti", nel senso di puramente effettuali e non in grado di produrre più nulla di ulteriore, tolto quindi l'incausato e l'effettuale puro, rimane solo l'eternità immanente dello spazio, del tempo e della natura, il grande mondo ingenerato e imperituro dove la ragione mi porta a credere di vivere, ti può non piacere, ma di illusivo ed illusivo non c'è niente, è il frutto di un ragionamento. Questo mondo non inizia, perché anche il punto da cui inizia deve avere una causa, e non finisce realmente, perché anche il deserto omogeneo in cui potrebbe finire deve pur produrre degli effetti, e insieme a me in questo mondo ci abitano tutti quelli che possono condividere con me questo ragionamento, mentre quelli che credono nelle autopoiesi naturali o nelle poiesi divine mi sembrano abitare in un mondo a parte, ma qualcosa mi dice che finché scienza e religione si contenderanno, anche solo nella mente dell'uomo semplice, la spiegazione dell'origine del mondo, la religione avrà sempre una marcia in più...

Mi spiace per il logos, ma temo che nemmeno lui fosse presente al momento del bigbang (qualunque cosa esso sia stato) e ancor meno era presente la ratio deterministica di niko, orfana di causalità. In tal caso decenza vuole che si sospenda il giudizio piuttosto che inventarsi un feticcio dagli infiniti nomi.




Per Ipazia, ma in realtà un po' anche per paul11, che mi chiede di rendere conto dell'intelligenza dato un universo eterno.




Ma tu, Iapazia, avevi scritto:




"Ridicolo é fingere ipotesi indimostrabili mosse soltanto da una psiche illusionalmente desiderante l'eternità."


Ora, ti assicuro che l'autopoiesi del cosmo che credi di difendere con la tua sospensione del giudizio, soddisferebbe ugualmente il mio desiderio di eternità, per come la comprendo (su questo ti preoccupi per niente), magari nessuna delle due ipotesi soddisfa il tuo, di desiderio di eternità, visto che c'è sempre la possibilità di inventarsi eternità terze, e quarte, e ennesime, rispetto all'autopoiesi e all'eternalismo, eternità magari antropologiche, relativiste assolute, biologico-pagnottiste eccetera, ma il punto fondamentale qui è, perché credi di conoscere le ragioni del mio argomentare?

Non sospendi il giudizio su quelle?

Comunque secondo me un'eternità implicante l'incausato all'inizio, e l'effettuale puro alla fine del tempo è estremamente soddisfacente, in senso psicologico, è l'apoteosi della libertà e di questi tempi tutti vogliamo essere liberi, ma direi "farlocca", per usare un termine che usi anche tu, preferisco credere in cose meno soddisfacenti, ma più interessanti. La mia razio-deterministica certe cose "nol consente", ecco, si può essere orfani dell'uno e della mono-casualità e sopravvivere uguale nella jungla della vita, ma diventare orfani pure della multicausalità e dunque dell'indeterminazione in cui si risolve ogni umana pretesa di libertà, ecco, mi chiedi troppo.


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Poi cotinuavi con:

"Già Socrate aveva messo in guardia dall'illusionalità del finto sapere e questo lo condusse a morte, perché l'illusionismo ha pure una sua autoconservativa ferocia.

Il suo allievo Platone, memore della lezione di quell'esito, consigliò di lasciare i superstiziosi nella loro autoconservativa ignoranza per evitare guai peggiori.Decenza etica ed epistemica é sapere di sapere quello che si sa e, socraticamente, sapere di non sapere quello che non si sa. In ció sta l'autentica (cono)scienza."




ecco, ce li hai messi quasi tutti, ti sei scordata Democrito a cui è attribuita la frase: "non sappiamo se sappiamo, o se non sappiamo", ecco, il punto non è che dobbiamo essere scettici e sospendere il giudizio, che è stato uno sviluppo pure quello fin troppo "naturale" dell'accademia platonica, il punto è che il sapere non può autoriferirsi, "so di non sapere" è già tracotanza e sfida agli dei, perché così qualcosa sai, sai di non sapere, con questo per me è già abbondantemente superata la misura di una morale delfica, il punto è che non sappiamo se sappiamo o se non sappiamo, l'immagine che ci facciamo del mondo ha un rapporto di similitudine-analogia, e non di identità, con il mondo reale. Tale immagine è microfisica, non microcosmica, noi non attingiamo la totalità nemmeno con la coscienza, non siamo microcosmo di nulla, siamo una parte del mondo (corpo) con una coscienza, cioè un orizzonte di visibilità esteriore o interiore, che esprime parte più grande o più piccola della stessa totalità da cui la parte di riferimento è tratta, da cui il corpo è tratto: proprio perché non iniziamo dal nulla e non finiamo col nulla, non sappiamo, nemmeno di non sapere; quello che sappiamo "è vero" nella stessa misura in cui "la parte è il tutto", la parte non è il tutto, ma il tutto non può esistere se si tolgono tutte le parti senza dare il tempo e l'occasione di un armonioso ricambio, la casa non è il mattone, ma avere un'idea almeno vaga e parziale di come si costruisce in generale la casa è necessario a togliere uno o finanche  tutti i singoli mattoni attuali affinché non crolli tutto, quindi quello che sappiamo è necessario ad altro, è premessa di un superamento della condizione attuale e di un superamento del superamento stesso, o quantomeno della sua possibilità, non è "vero". Non è il mondo che con l'avvento della vita "diventa autocosciente", perché se così fosse dovrebbe diventarlo integralmente, non ci sarebbe il dubbio, non ci sarebbero le cose di cui parliamo qui. Il mondo non esiste, e questo permette ad alcune sue parti di sapere di altre parti, in modo diverso e irreciproco da come sanno le altre di loro. E' forse questa irreciprocità il nulla, che permette il grande gioco per cui una serie di giocatori che non vogliono, nessuno di essi intenzionalmente, conservare il mondo, finiscono per conservarlo come conseguenza non voluta o nel migliore dei casi non prevista delle loro mosse.


L'increato è una premessa necessaria dell'esistenza, si soffre, si è felici, si ha istinto, si ha intelligenza, e si crea, si crea qualche isola di ordine nel caos perché si è operato secondo necessità e quindi si è proiettata qualche immagine gradita o terrificante del passato nel futuro, l'increato è innocenza e la più semplice delle teodicee, perché anche se si soffre potrebbe non esserci chi soffre e la divinità potrebbe stare semplicemente facendo dei sogni e delle simulazioni per cui soffriamo come soffre il personaggio di un libro o di un film, nell'increato la divinità conosce il male come negativo di sé stessa e questo processo cognitivo produce conseguenza che a noi, divinità non-più-una perché ha considerato la sua negazione, appaiono il mondo, l'increato non è insomma per tutti, almeno non per me, una mera contraddizione dell'esistenza, per cui se niente è creato, niente può esistere.


Spero che ora si capisca meglio perché l'autopoiesi per me è staccarsi da uno sfondo, il rapporto con l'extra liminare, con quello che rimane inattingibile dato il punto attuale e i suoi dintorni, è di non conoscenza, di ignoranza, non di inesitenza, perché quello è il vero nulla "da cui abbiamo origine", il rapporto tra due che non sanno l'uno dell'altro è nulla, è irrelazione cosciente tra questi irrelati per quanto possa esistere un determinismo causale dall'uno all'altro che rimane misterioso, il rapporto tra un inesistente e un esistente dello stesso tipo, il rapporto tra essere e nulla platonicamente inteso, è l'idea platonica ed è pregno di sapere e determinismo del sapere sul destino e sulla materia, quindi Ipazia, se pensi di venire dal nulla, sei tu che pensi di sapere del nulla, perché quel nulla è il negativo di ciò che sai, rispetto al mondo che abiti ti metti in una posizione di microcosmo e non di parte.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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