Il senso di existere

Aperto da Alberto Knox, 14 Maggio 2022, 15:48:21 PM

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Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 17 Maggio 2022, 06:30:35 AMil destino/karma ci offre a pegno al momento della nascita e di cui presenta il conto al momento della morte
ma il destino/karma passa attraverso il Dharma per il canone Bhuddista . Qual'è il nostro Dharma? è lo sviluppare le virtù e agire in conformità con la legge morale universale kantiana. E se tu semini questo raccoglierai di conseguenza  virtù, giustizia, beatitudine. In questo senso sì che non c'è discontinuità fra atto, abitudine , carattere e destino. Ma il destino rimane sempre un qualcosa di cui non lo possiamo sapere . è un salto nella fede o della speranza  quello di  giungere alla conclusione che il destino sia la conseguenza di atti, abitudini e carattere.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Virtù e legge morale universale kantiana fondate su cosa ? Se non si individuano ragionevoli fondamenti è solo aria fritta.

Così come il destino fondato sulla fede e l'incertezza, quando ne abbiamo uno solidamento fondato su leggi naturali che ci hanno pure fornito di talenti per poterlo valorizzare, il destino.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Viator, nulla significa non esistenza.

Perciò dire "Verità che appare come Nulla" significa che appare la sua non esistenza.

Esistere significa starsene là fuori. Cioè mostrarsi, apparire.

Se appare il Nulla, vuol dire che appare la MANCANZA!

Continui ad affermare di non sapere, ma nei fatti esprimi l'arroganza di chi ha capito tutto.

Vorresti fare il castigatore di chi rincorre illusioni.
Opera meritevole, per tanti versi, ma bisogna impegnarsi un po' di più...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

viator

Citazione di: bobmax il 17 Maggio 2022, 21:18:29 PMViator, nulla significa non esistenza. OK

Perciò dire "Verità che appare come Nulla" significa che appare la sua non esistenza. Della verità. Ma come fa ad apparire ciò che è privo di esistenza ??

Esistere significa starsene là fuori. Cioè mostrarsi, apparire.Per l'esattezza significa solamente lo "star fuori", e non certo necessariamente la possibilità di mostrarsi e di apparire, le quali sarebbero condizioni solo facoltative, eventuali.

Se appare il Nulla, vuol dire che appare la MANCANZA! Ciò che manca, non è, ed il non essere non può mostrare (rendere evidente) la mancanza di ciò che latita, in questo caso, sè stesso.

Continui ad affermare di non sapere, ma nei fatti esprimi l'arroganza di chi ha capito tutto. (Tua libera e lecitissima opinione).

Vorresti fare il castigatore di chi rincorre illusioni.(Vero. però con ironia e simpatia).
Opera meritevole, per tanti versi, ma bisogna impegnarsi un po' di più...
Si fa quello che si può. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 17 Maggio 2022, 12:57:12 PMVirtù e legge morale universale kantiana fondate su cosa ? Se non si individuano ragionevoli fondamenti è solo aria fritta.
la legge morale kantiana si basa sul bene interiore, sull essere coscienti di avere un bene al quale aderire, agire in conformità con il bene interiore significa agire in conformità con la legge morale universale , universale perchè è il bene ad essere universale.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Scusami Alberto (ma te la sei tirata): aria fritta !
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 18 Maggio 2022, 17:00:22 PMScusami Alberto (ma te la sei tirata): aria fritta !
No, non è vero che è aria fritta, il mondo è sopratutto una macchina di bene, perchè se così non fosse vivremmo nell anarchia più totale in stile MAD MAX . Ma detto questo abbiamo detto che cos'è il mondo? no, certo che no, perchè ha i sui miliardi di difetti , di pressapochismo, ignoranza , violenza e chi più ne ha più ne metta . Ma è propio per questo che allora ha senso tirare in ballo la ricerca interiore del bene. L'interiorità ha sempre il primo posto , tu dici , noi siamo natura e la natura ci ha fornito di talenti per valorizzare il nostro destino ed è vero, lo sempre detto, ma la natura ti dona  gli strumenti ma poi sei tu che devi imparare a usarli, non c'è nessuno che ci sussurra all orecchio come dobbiamo vivere, ed è per questo che l'introspezione, la ricerca interiore dei propi valori ,la ricerca delle propie virtù è importante , è importante perchè poi le si utilizzino. Non lasciate li nel cassetto a prendere la muffa
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Donde origina il "bene interiore" ? (Rispondere "ragione" non vale, perché sposta soltanto la domanda, sottraendosi alla risposta)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Il bene interiore nasce dagli stati affettivi originari, che sono la nostra preistoria neurobiologica. Fra di essi uno dei più importanti è lo stato affettivo della cura per i nostri familiari, che ha uno scopo filogenetico chiaro, essendo la nostra una specie prosociale e cooperativa. Questa è la prima pietra fondamentale, al di fuori dei discorsi filosofici successivi, e direi, come punto iniziale di ogni discorso filosofico successivo.
Già da questo discorso è possibile riscontrare come physis e metaphysis debbano sempre dialogare. Una condizione della conoscenza già scoperta dagli antichi greci, e che i più recenti cristiani hanno tentato di farci dimenticare, almeno fino a Tommaso d'Acquino.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

#39
Citazione di: Ipazia il 19 Maggio 2022, 08:09:41 AMDonde origina il "bene interiore" ? (Rispondere "ragione" non vale, perché sposta soltanto la domanda, sottraendosi alla risposta)

Nel nostro domandare circa la realtà, finiamo inevitabilmente col formulare una domanda metafisica.

Che in quanto tale non può ricevere risposta dalla stessa realtà.
La quale diventa un muro di gomma, rispedendo la domanda al mittente.

Cosa è la Verità?
Cosa c'era prima del Big bang?
Qual è l'origine del Bene?

Sembrerebbero tutte domande legittime.
Ma lo sono solo nell'ambito del pensiero logico-razionale.
Che non può che rimanerne frustrato, non essendoci, nel mondo, risposta possibile.

Perché queste domande sono metafisiche.

E la domanda metafisica non è mai rivolta al mondo. Ma è rivolta a noi stessi.

E non vi è più razionalità che tenga.
Non vi è più logica possibile.

Nel nostro inoltrarci nel mondo, finiamo per coinvolgere noi stessi.

Di modo che, chiedere l'origine del Bene, chiama in causa il richiedente in prima persona!
La domanda è ritorna inevitabilmente a se stesso!

Solo lui, in perfetta solitudine, può affermare che il Bene non ha origine, in quanto il Bene è!

E questo lo può fare in nome di che cosa?

Solo e sempre in nome di se stesso.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Citazione di: Jacopus il 19 Maggio 2022, 09:58:55 AMUna condizione della conoscenza già scoperta dagli antichi greci, e che i più recenti cristiani hanno tentato di farci dimenticare, almeno fino a Tommaso d'Acquino.

Tommaso d'Aquino può ben rappresentare la pietra tombale della speculazione metafisica della Chiesa.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

Citazione di: bobmax il 19 Maggio 2022, 10:37:58 AMTommaso d'Aquino può ben rappresentare la pietra tombale della speculazione metafisica della Chiesa.
Apoditticamente e assiomaticamente: "meglio tardi che mai".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

#42
Citazione di: Ipazia il 17 Maggio 2022, 12:57:12 PMVirtù e legge morale universale kantiana fondate su cosa ? Se non si individuano ragionevoli fondamenti è solo aria fritta.

Così come il destino fondato sulla fede e l'incertezza, quando ne abbiamo uno solidamento fondato su leggi naturali che ci hanno pure fornito di talenti per poterlo valorizzare, il destino.


Tra il destino fondato sulla fede e l'incertezza e quello fondato sulle leggi naturali, io ci aggiungerei la "terza via" di quello fondato sull'incertezza e basta, senza la fede.

Il salto nell'ignoto non supportato dall'immaginazione, ma solo supportato e imposto, al limite, dall'ignoto in noi, dall'ignoto che gia' in vita ci accompagna.

Una sorta di agnosticismo radicale quindi, che non e' scetticismo ma disidentificazione dell'io e dell'individuazione in genere dalla coscienza e dalla conoscenza : con la morte noi andiamo verso l'ignoto e/o verso l'incoscienza, il che non e' assoluto male.
E ignoto e' anche, in generale, cio' che anche in vita rende insufficiente al desiderio la dialettica e la dicotomia stessa tra male e bene, cio' che fa volere e desiderare oltre questi due "intrusi" ; ignoto insomma, e' l'istinto primordiale e animale in noi.

La penitenza per la trasgressione alla legge naturale insomma, sembra essere la morte, direttamente e immediatamente la morte, l'oblio invalicabile della coscienza e dela vita, che non dà spazio a nessuna sensazione è quindi nemmeno alla sofferenza.

Dal punto di vista interno proprio della vita, leggi che prescrivono al trasgressore di morire, non possono essere trasgredite,  nel senso che valgono come limiti assoluti imposti alla vita e non si puo' fare esperienza della tragressione di tali limiti, tanto meno la si puo' giudicare e valutare; ineluttabili sono anche tutte le leggi della fisica, leggi che impongono di cadere, di riscaldarsi a certe condizioni, raffreddarsi ad altre eccetera.

E 'chiaro a mio giudizio che la realta' vitale del nomos e dell'etica come pratica specificamente  umana  si struttura interamente entro questi limiti, i limiti delle leggi naturali, e per porre ulteriori limiti, artifici e dicotomie deve pensare all'artificio e all'innovazione "assoluta" della legge che imponga al trasgressore di soffrire senza morire, cioe' alla legge specificamente non naturale ma umana: umana nel senso specifico che della sua trasgressione si puo' fare e tramandare esperienza, in linguaggio e in semantica umana.

Non parlo qui di sofferenza come dolore fisico, che ben puo' essere ricondotta ai fenomeni naturali, ma di sofferebza come differenza tra desiderio e realta', che quindi prevede la formazione etica e sociale di un desiderio di qualche tipo, ulteriore al mero bisogno.

Insomma non e' intorno all'ineluttabile, che si costruisce l'esperienza umana, ma intorno alla sfida, a quel tipo di "legge" che non e' ineluttabile ma e' di fatto trasgredibile pagando un pegno,  pegno che quindi non puo' essere pensato come un pegno di morte, ma piu' propriamente va pensato come un pegno di sofferenza, e di esperienza.

E' grazie alla presenza dell'altro, che conosciamo la morte come negazione e come lutto: e' principalmente su questo punto che si costruisce l'insieme delle leggi che non hanno come pena la morte ma la sofferenza, il doppio gravame, e il doppio legame, della condizione umana.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 19 Maggio 2022, 08:09:41 AMDonde origina il "bene interiore" ?
l'insieme di intelletto, di volontà e di sentimento come si chiama? si chiama coscienza, e un uomo, alla fine, si pesa in base alla coscienza. Un altra modalità di dire coscienza è dire cuore. Alla fine la vita di uomo dipende non dalle cose che sa, ma dall uso che fa di quello che sa. Da qui il cuore, cuore coraggio . il bene interiore si origina dal coraggio del cuore  e dè li che si misura la consistenza di una persona.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

#44
@niko

Cambia la prospettiva, ma non la sostanza del ragionamento e neppure l'assetto valoriale che se ne può trarre.

Se concordiamo che lo sfondo ineluttabile siano le leggi naturali e il ciclo di vita e morte dei viventi, interpretare il surplus di coscienza come occasione, avventura, scommessa o sacrificio è solo una questione di prospettiva.

Da ottimista della disperazione (carpe diem) prediligo avventura e scommessa, ma conosco bene il pegno sacrificale di esperire tutto ciò e so già che alla fine non sarò io a vincere la partita a scacchi con la sorte, ma la legge naturale che sottoscrivo ogni mattina al mio risveglio.

@Alberto Knox

Non esiste una coscienza "a priori" se non per pulsioni istintuali, non tutte nobilmente empatiche. La gran parte dei contenuti di coscienza è di tipo formativo/culturale e varia a seconda dei valori e convinzioni dominanti nel momento di formazione della coscienza di un individuo umano.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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