Il problema logico della Complementarità degli Opposti.

Aperto da Carlo Pierini, 14 Agosto 2017, 13:16:07 PM

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Carlo Pierini

Dal thread "Il Principio e il mito dell'Eden". Rispondo qui per ragioni di OT.

CARLO (citazione di M. Eliade)
Cos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi.

ACQUARIUS 69
Nel momento stesso all'aver conseguito la scienza del bene e del male, non si produrrebbe una dualità? (Dunque da intendersi come una scissione, una contrapposizione...come può esserlo il soggetto uomo "interno" da una parte e tutto il resto come oggetto "esterno" dall'altra)...questa non sarebbe appunto il "frutto" della conoscenza stessa?

La Sapienza altresì non sarebbe invece l'unita, (il Se') ossia in altri termini la non dualità? Dove non vi sarebbe perciò più alcuna identificazione, Dell' l'io o ego illusorio?

CARLO
Temo di non aver capito chiaramente a cosa alludi con "...dualità o contrapposizione tra uomo interno ed esterno".
Ma vorrei comunque sottolineare il fatto che la cosiddetta "unità del Sé" non annulla la dualità, ma annulla solo *la conflittualità* del duale attraverso un processo di complementarizzazione-armonizzazione dei due opposti, nello stesso modo in cui, grazie alla analogia-complementarità *ontologiche* di Yin e Yang, l'unità del Tao non cancella i due opposti, essendo questi i due volti manifesti-immanenti dell'Uno *trascendente* (il Tao) .
In altre parole, se l'Uno giacesse sullo stesso piano immanente del Due, sarebbe una contraddizione inaccettabile l'idea di "Unità del Due" (in aritmetica, 1 non può essere uguale a 2). Ma se Yin e Yang riescono nell'impresa di risalire alla loro complementarità originaria rispetto a quel "Tertium" superiore che li ha generati, otteniamo il "miracolo" apparentemente paradossale dell'"Unità del Due".
Del resto, gli opposti "uomo" e "donna" non realizzano forse un'unità profonda in quel "Tertium" superiore che chiamiamo "Amore" (anche Amore è un Dio) senza perdere la propria distinzione duale, anzi, portandola al suo compimento ultimo? Quando ci si ama davvero, cioè, l'uomo realizza in pieno la propria virilità e la donna la propria femminilità: il miracolo dell'"Unità del Due"! (per questo il sacramento del matrimonio si configura come "unione in Cristo").
Capisco che si tratta di un concetto non immediatamente assimilabile, specialmente se lo affrontiamo con la sola rudimentale logica aristotelica (principio di non contraddizione). E non è casuale che il conflitto tra il parmenideo "En to pan" ("tutto è Uno") e l'eracliteo "panta rei" ("tutto scorre", cioè, "tutto è divenire", "non esiste alcun Essere-Uno") non sia stato ancora risolto.
Infatti, l'idea di una unità ontologica ultima che cancella ogni molteplicità (Saturno che divora i suoi figli) e quella, opposta, di una molteplicità ontologica che annienta ogni unità, confliggeranno irrimediabilmente fin quando non introdurremo il concetto di "complementarità del molteplice (immanente) rispetto all'Uno (trascendente)"; concetto che equivale più o meno alla "Analogia Entis" di Tommaso, alla Dialettica di Hegel, alla filosofia ermetica della Pietra Filosofale intesa come "Coniunctio Oppositorum", ma anche e soprattutto all'idea religiosa di "uni-trinitarietà" di Dio, o di Cristo, o di molte altre divinità della tradizione (aprirò un thread sull'archetipo della Trinità).

Carlo Pierini

Citazione di: Carlo Pierini il 14 Agosto 2017, 13:16:07 PM
....ma anche e soprattutto all'idea religiosa di "uni-trinitarietà" di Dio, o di Cristo, o di molte altre divinità della tradizione (aprirò un thread sull'archetipo della Trinità).

...E a proposito di trinità:  :)


https://youtu.be/x-zuD1D56L0?t=656

acquario69

Citazione di: Carlo Pierini il 14 Agosto 2017, 13:16:07 PM
Dal thread "Il Principio e il mito dell'Eden". Rispondo qui per ragioni di OT.

CARLO (citazione di M. Eliade)
Cos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi.

ACQUARIUS 69
Nel momento stesso all'aver conseguito la scienza del bene e del male, non si produrrebbe una dualità? (Dunque da intendersi come una scissione, una contrapposizione...come può esserlo il soggetto uomo "interno" da una parte e tutto il resto come oggetto "esterno" dall'altra)...questa non sarebbe appunto il "frutto" della conoscenza stessa?

La Sapienza altresì non sarebbe invece l'unita, (il Se') ossia in altri termini la non dualità? Dove non vi sarebbe perciò più alcuna identificazione, Dell' l'io o ego illusorio?

CARLO
Temo di non aver capito chiaramente a cosa alludi con "...dualità o contrapposizione tra uomo interno ed esterno".
Ma vorrei comunque sottolineare il fatto che la cosiddetta "unità del Sé" non annulla la dualità, ma annulla solo *la conflittualità* del duale attraverso un processo di complementarizzazione-armonizzazione dei due opposti, nello stesso modo in cui, grazie alla analogia-complementarità *ontologiche* di Yin e Yang, l'unità del Tao non cancella i due opposti, essendo questi i due volti manifesti-immanenti dell'Uno *trascendente* (il Tao) .
In altre parole, se l'Uno giacesse sullo stesso piano immanente del Due, sarebbe una contraddizione inaccettabile l'idea di "Unità del Due" (in aritmetica, 1 non può essere uguale a 2). Ma se Yin e Yang riescono nell'impresa di risalire alla loro complementarità originaria rispetto a quel "Tertium" superiore che li ha generati, otteniamo il "miracolo" apparentemente paradossale dell'"Unità del Due".
Del resto, gli opposti "uomo" e "donna" non realizzano forse un'unità profonda in quel "Tertium" superiore che chiamiamo "Amore" (anche Amore è un Dio) senza perdere la propria distinzione duale, anzi, portandola al suo compimento ultimo? Quando ci si ama davvero, cioè, l'uomo realizza in pieno la propria virilità e la donna la propria femminilità: il miracolo dell'"Unità del Due"! (per questo il sacramento del matrimonio si configura come "unione in Cristo").
Capisco che si tratta di un concetto non immediatamente assimilabile, specialmente se lo affrontiamo con la sola rudimentale logica aristotelica (principio di non contraddizione). E non è casuale che il conflitto tra il parmenideo "En to pan" ("tutto è Uno") e l'eracliteo "panta rei" ("tutto scorre", cioè, "tutto è divenire", "non esiste alcun Essere-Uno") non sia stato ancora risolto.
Infatti, l'idea di una unità ontologica ultima che cancella ogni molteplicità (Saturno che divora i suoi figli) e quella, opposta, di una molteplicità ontologica che annienta ogni unità, confliggeranno irrimediabilmente fin quando non introdurremo il concetto di "complementarità del molteplice (immanente) rispetto all'Uno (trascendente)"; concetto che equivale più o meno alla "Analogia Entis" di Tommaso, alla Dialettica di Hegel, alla filosofia ermetica della Pietra Filosofale intesa come "Coniunctio Oppositorum", ma anche e soprattutto all'idea religiosa di "uni-trinitarietà" di Dio, o di Cristo, o di molte altre divinità della tradizione (aprirò un thread sull'archetipo della Trinità).

Ci provo a spiegarlo in altri termini (incrocio le dita!  :) )  

Quando mi riferisco al    soggetto-oggetto = interno-esterno    equivale al metodo della conoscenza (razionale) che ha bisogno di "esternalizzare" l'oggetto dal soggetto per poterlo rappresentare o "conoscere" pero io credo che questo modo di procedere non arrivi alla comprensione (com-prendere ) del Reale ma sarebbe solo una sua arbitraria identificazione e qualsiasi oggetto in questione preso in esame viene cosi trasfigurato attraverso le lenti dei sensi soggettivi ed individuali..da qui la scissione,l'opposizione,la dualità ma senza la sua complementarità

Insomma per arrivare al cuore delle cose bisogna che coincidano col "cuore" stesso che e' la parte più profonda di noi (la famosa parabola del granello di senape) che poi sarebbe l'Uno, inteso come non duale
E in tutto questo vi sarebbe la complementarità degli opposti che difatti non vengono cancellati ma com-penetrati - Unione maschio-femmina/Amore - "Unita del due" (Tao) 

Carlo Pierini

#3
Citazione di: acquario69 il 14 Agosto 2017, 14:58:53 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 14 Agosto 2017, 13:16:07 PM
Temo di non aver capito chiaramente a cosa alludi con "...dualità o contrapposizione tra uomo interno ed esterno".
Ma vorrei comunque sottolineare il fatto che la cosiddetta "unità del Sé" non annulla la dualità, ma annulla solo *la conflittualità* del duale attraverso un processo di complementarizzazione-armonizzazione dei due opposti, nello stesso modo in cui, grazie alla analogia-complementarità *ontologiche* di Yin e Yang, l'unità del Tao non cancella i due opposti, essendo questi i due volti manifesti-immanenti dell'Uno *trascendente* (il Tao) .
In altre parole, se l'Uno giacesse sullo stesso piano immanente del Due, sarebbe una contraddizione inaccettabile l'idea di "Unità del Due" (in aritmetica, 1 non può essere uguale a 2). Ma se Yin e Yang riescono nell'impresa di risalire alla loro complementarità originaria rispetto a quel "Tertium" superiore che li ha generati, otteniamo il "miracolo" apparentemente paradossale dell'"Unità del Due".
Del resto, gli opposti "uomo" e "donna" non realizzano forse un'unità profonda in quel "Tertium" superiore che chiamiamo "Amore" (anche Amore è un Dio) senza perdere la propria distinzione duale, anzi, portandola al suo compimento ultimo? Quando ci si ama davvero, cioè, l'uomo realizza in pieno la propria virilità e la donna la propria femminilità: il miracolo dell'"Unità del Due"! (per questo il sacramento del matrimonio si configura come "unione in Cristo").
Capisco che si tratta di un concetto non immediatamente assimilabile, specialmente se lo affrontiamo con la sola rudimentale logica aristotelica (principio di non contraddizione). E non è casuale che il conflitto tra il parmenideo "En to pan" ("tutto è Uno") e l'eracliteo "panta rei" ("tutto scorre", cioè, "tutto è divenire", "non esiste alcun Essere-Uno") non sia stato ancora risolto.
Infatti, l'idea di una unità ontologica ultima che cancella ogni molteplicità (Saturno che divora i suoi figli) e quella, opposta, di una molteplicità ontologica che annienta ogni unità, confliggeranno irrimediabilmente fin quando non introdurremo il concetto di "complementarità del molteplice (immanente) rispetto all'Uno (trascendente)"; concetto che equivale più o meno alla "Analogia Entis" di Tommaso, alla Dialettica di Hegel, alla filosofia ermetica della Pietra Filosofale intesa come "Coniunctio Oppositorum", ma anche e soprattutto all'idea religiosa di "uni-trinitarietà" di Dio, o di Cristo, o di molte altre divinità della tradizione (aprirò un thread sull'archetipo della Trinità).


...Adesso ho capito cosa vuoi dire.  :-)

Si tratta dell'annoso dilemma: "la conoscenza è sempre e comunque una costruzione soggettiva (conoscenza = soggetto), oppure essa coincide con "l'oggetto in sé" (conoscenza = oggetto)? Un dilemma che già un millennio fa opponeva i filosofi sostenitori della conoscenza (verità) intesa come "adaequatio intellectus ad rem" e quelli che la intendevano come "adaequatio rei ad intellectus".
Ebbene, anche in questo caso, per risolvere il dilemma si deve introdurre una terza opzione, cioè, l'idea di complementarità *ontologica* tra "intellectus" (il soggetto) e "res" (l'oggetto); un'idea che Tommaso sintetizzava come "adaequatio rei ET intellectus" e che Spinoza perfezionava nella formula "ordo et connexio idearum idem est ac ordo et connexio rerum".
E non è affatto casuale che la conoscenza umana (sia pur solo quella del mondo materiale) abbia compiuto (con la nascita della Scienza) un balzo evolutivo senza precedenti dal momento in cui ha scoperto che "l'ordo et connexio idearum", cioè l'ordine e la connessione dei numeri (la matematica) è DAVVERO complementare con l'"ordo et connexio rerum", cioè con le relazioni esistenti tra le entità fisiche; ...che esiste DAVVERO una sorta di "harmonia praestabilita" (Leibniz) o di complementarità strutturale-naturale tra intelletto e realtà fisica, tra soggetto osservatore e oggetto osservato, tra Metafisica e Fisica.
In questa prospettiva, definiremo "conoscenza" NON l'oggetto in sé (che è addirittura indefinibile), NE' una costruzione soggettiva pura (in cui scompare l'oggetto), MA quel "tertium" superiore verso il quale convergono complementariamente DUE ontologie distinte: l'ordine delle idee (la filosofia, la logica e la matematica) e l'ordine delle cose (le relazioni tra entità fisiche).
Per il momento le Scienze delle Spirito non sono ancora pervenute ad un criterio di riferimento tanto solido e affidabile quanto lo è il criterio logico-matematico nell'ambito delle Scienze della Natura; ma non disperiamo: gli archetipi hanno tutte le carte in regola per diventare "i numeri" del sapere spirituale!   :-)

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