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Il problema...

Aperto da bluemax, 07 Febbraio 2017, 10:50:00 AM

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bluemax

Penso che si debba considerare ed analizzare l'intera questione delle rinascite.
Che i pensieri, quindi le parole, seguite dalle azioni, spesso, impiegano un tempo molto molto lungo prima di produrre un effetto (concausa dei successivi effetti e via discorrendo), e che spesso possono non produrre alcun effetto in questa vita.

Infatti, il più delle volte non lo fanno. Non è per niente facile per noi occidentali da accettare.
Per alcune persone suona come se il Buddhismo stesse dicendo "Sii buono in questa vita, e, nell'aldilà, sperimenterai i frutti in paradiso; sii cattivo e, nell'aldilà, vivrai i risultati nell'inferno."

Naturalmente questa "condanna" per un buddista non ha alcun senso visto che una azione non puo' generare un effetto ETERNO.

Dobbiamo davvero esaminare questa questione più da vicino: il Buddhismo sta dicendo la stessa cosa, o è diverso?
Non è un argomento molto semplice, è un argomento molto complicato, perché per comprendere veramente le cause e gli effetti karmici, è necessario comprendere il concetto di rinascita la concezione di rinascita buddhista (MOLTO DIFFERENTE DA REINCARNAZIONE), non qualche altro concetto di rinascita non buddhista.

Chi è che compie le cause karmiche, e chi è che ne sperimenta i risultati ?
Esiste un "io", un "sè" (la sensazione del sè) che può essere ricompensato o punito ?

O in virtu' del concetto di vacuità di cui l'intero universo è composto, in quanto evidente la non esinza di un "sè" come viene generalmente percerpito (intrinseco, unico, non modificabile nel tempo, indipendente dal resto dell'universo) non vi è alcuna "punizione" perchè non vi è un imputato ?

Ma, lasciando da parte il problema della rinascita e di chi la sperimenta, come dissi tempo fa, il Buddhismo non sta parlando di un sistema di ricompense e punizioni basato sull'obbedienza alle leggi.

Il Buddhismo non sta dicendo che questa vita è una sorta di verifica, di esame, e che otterremo i risultati della verifica nella nostra vita futura.

Sta semplicemente dicendo che le azioni impiegano molto tempo a produrre i loro effetti. Possiamo vedere questo in termini dell'ambiente. Agiamo in una certa maniera e questo produce degli effetti sulla nostra vita, ma produrrà molti più effetti sulla vita delle generazioni future.

Secondo il Buddah ad esempio lo stesso concetto di GIOIA o SOFFERENZA non dipende dal risultato (in quanto semplice effetto) ma da come lo stato mentale di quel momento sperimenta il risultato. Una doccia fredda puo' essere gioia, ma puo' essere anche sofferenza a seconda di come lo stato mentale sperimenta quel fenomeno.

Quindi... ha ancora un senso parlare di come desideriamo che debba essere la "REALTA'" per renderci felici o assume un senso estremamente piu' rilevante parlare di come mi addestro per "AFFRONTARE LA REALTA'" in quanto questa se ne strafrega dei nostri desideri e si evolve naturalmente senza forzature ?

Vi è un detto bellissimo... "Il problema non è il problema. E' il tuo atteggiamento verso il problema il vero problema"


ciao :)

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