Il Principio e il mito biblico dell'Eden

Aperto da Carlo Pierini, 13 Agosto 2017, 16:53:14 PM

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Carlo Pierini

Possiamo giungere alla stessa idea di un'imminente "incarnazione" del Principio nel Sapere umano anche a partire dal mito biblico di Adamo, sempreché si esca dalle ristrettezze interpretative classiche del cristianesimo.
In tutte le tradizioni l'Albero del Paradiso, o Albero Cosmico, o Albero della Conoscenza, o Albero sacro (si veda l'Albero dell'Illuminazione del Budda, l'Albero della Conoscenza indù, l'Albero sciamanico della guarigione, ecc.) rappresenta la dimora di Dio in terra nel "Centro del mondo" e i suoi frutti simbolizzano i doni del Cielo.

"All'«Albero», con alto grado di unifomità, si associano idee di immortalità e di conoscenza sovrannaturale da una parte, dall'altra figurazioni di forze mortali e distruttrici, nature temibili come draghi, serpi o dèmoni. Inoltre, esiste tutto un ciclo di miti concernenti vicende drammatiche che hanno per centro l'Albero, e che dietro l'allegoria celano significati profondi. Di tali miti, è popolarmente noto quello biblico, conclusosi con la caduta di Adamo. Noi risaliremo all'insieme più vasto a cui esso appartiene, per determinarne le varietà, dopo aver fatto cenno all'universalità degli elementi simbolici che vi figurano.
Già nei Veda e nelle Upanishad incontriamo l'«Albero del Manda», talvolta capovolto, a significare che «in alto», nei «cieli», risiede l'origine della sua forza. Poiché da esso stilla la bevanda d'immortalità (soma o amrta); poiché l'avvicinarsi ad esso produce l'ispirazione e una visione che, superando il tempo, è come il ricordo di infinite forme di esistenza; poiché, d'altra parte, nel fitto dei suoi rami si cela Yama, il Dio dell'oltretomba, concepito però anche come un re dello stato primordiale - già in esso riscontriamo la convergenza di elementi e di idee sopra indicata. E la ritroviamo nell'Iran, nella tradizione di un doppio albero, l'uno comprendente, secondo il Bundahesh, tutte le sementi, l'altro, capace di fornire la bevanda d'immortalità (haoma) e la scienza spirituale; per cui la mente corre altresì ai due alberi paradisiaci biblici, l'uno della Vita e l'altro, appunto, della Scienza. Il primo poi equivale a quello di cui in Matteo XIII, 31-32, raffigurante il regno dei cieli che sorge dal seme gettato dall'uomo nel suo simbolico «campo»; si ritrova nella Apocalissi giovannea (XXII, 2) e soprattutto nella Kabbala, ove al «Grande e possente Albero di Vita», da cui «promana la Vita dall'alto», è connessa una «rugiada» per virtù della quale si produce la resurrezione dei «morti»: palese equivalenza con la virtù immortalante dell'amrta vèdico e dell'haoma irànico.
La mitologia assiro-babilonese conosce anch'essa un «Albero cosmico» radicato in Eridu, la «Casa della Profondità», detta anche «Casa della Sapienza». (...)
Interessante è poi la variante, secondo la quale l'Albero ci si presenta anche come quello del dominio e dell'Impero universale: la si ritrova in saghe, come quelle di Ogiero e del Prete Gianni, di cui abbiamo detto altrove. In queste saghe l'Albero spesso si sdoppia in un Albero del Sole e in un Albero della Luna".         [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pp.31-2]

Ma allora perché nel mito dell'Eden si associa il frutto della conoscenza con il dramma della caduta nel peccato? Com'è possibile che il frutto di un Albero Sacro posto nel centro del Paradiso Terrestre, provochi l'allontanamento dell'uomo da Dio?
La risposta non può trovarsi, naturalmente, nell'equiparazione dottrinaria cattolica tra il serpente e il male assoluto, poiché anche il serpente simbolizza tradizionalmente l'incarnazione del principio divino, sia pur nella sua forma più primitiva, ctonia, enigmatica, ambigua. Infatti, la sua lingua è biforcuta e il suo veleno può trasformarsi in medicina.

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Tanto che nell'Antico Testamento il serpente di bronzo che Mosè innalza come strumento "magico" di guarigione dal morso dei serpenti è considerato dalla stessa esegesi cristiana come una prefigurazione del Cristo Redentore (vedi figure: Bronzino, sec. XVI + moneta coniata da Gerolamo da Magdeburgo - sec. XVI).

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Scrive Williamson:

"Poiché l'uomo è spinto a mangiare il frutto dell'Albero della Scienza appunto dalla forza impellente dell'evoluzione, così il serpente della Genesi, che simboleggia questa forza, non rappresenta un potere malvagio, ma un agente benefico".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 95]

La risposta al problema della "caduta" e del "peccato" associati alla Conoscenza comincia a delinearsi solo se riflettiamo su due dati importanti:
1 - sul fatto che la forma di conoscenza più matura ed evoluta che l'uomo abbia mai raggiunto, cioè la Scienza, ha abbagliato la cultura umana di questi ultimi tre secoli conducendola al materialismo, al razionalismo estremista e all'ateismo come fenomeno di massa;
2 - sulla capacità dei grandi archetipi mitologici, da sempre, di prefigurare o predire simbolicamente il futuro.
Coniugando queste due considerazioni, il mito del "peccato originale" può essere visto, allora, come la prefigurazione dell'incontro dell'uomo con la Scienza e col suo pericoloso potere desacralizzante.
E' la Scienza che, sotto metafora, ha allontanato Adamo da Dio; e sarà il "secondo Adamo", cioè Cristo, che curerà questa forma di conoscenza "peccaminosa" e la eleverà alla perfezione del Logos, alla meta della Verità definitiva e redentrice in un Principio universale.

"Nel ventaglio della tradizione la possibilità è duplice: da una parte l'Albero è concepito come una tentazione, che conduce a rovina e a maledizione chi vi soggiace; dall'altra, esso è concepito come l'oggetto di una conquista possibile che, vincendo sia draghi, sia gli esseri divini che lo difendono, trasforma l'audace in un dio e - talvolta - trasferisce l'attributo della divinità e dell'immortalità da una stirpe ad un'altra stirpe.
Così quella scienza da cui Adamo si fa tentare per «divenire simile a Dio» e che egli non conquista che per esser subito abbattuto e privato dello stesso Albero di Vita proprio da colui al quale aveva voluto rendersi simile - quella stessa scienza sovrannaturale il Buddha invece la consegue sotto l'Albero ad onta degli sforzi di Mara - egli che, come vuole un' altra tradizione, sarebbe riuscito a strappar la folgore al dio Indra".    [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pg.33]

"Il mito ci dice dunque, figuratamente, di una vicenda che presenta un rischio e una incertezza fondamentali. Nelle teomachie esiodee, e tipicamente nella saga del Re dei Boschi, Dèi o uomini trascendenti si mostrano detentori di un potere che può passare, insieme all'attributo della divinità, a chi sappia prenderlo. A tale stregua la forza primordiale ha natura femminile (Albero = Donna divina): essa può subire quella violenza, che negli stessi Vangeli è detto potersi usare verso il «Regno dei Cieli». Ma fra coloro che tentano v'è chi forza il passo e trionfa, e vi è chi cade e sconta la sua audacia, subendo gli effetti dell'aspetto letale di quella stessa potenza.
Ora, l'interpretazione di tale vicenda mette in luce la possibilità di due opposte concezioni: quella eroico-magica e quella religiosa. Secondo la prima, chi nel mito cade è solo un essere nel quale la fortuna e la forza non sono state pari all'audacia. Ma secondo l'altra, quella religiosa, il significato è diverso: qui la sfortuna si trasforma in colpa, l'impresa eroica in un atto sacrilego e maledetto non in quanto conclusasi in un esito non vittorioso, ma in se stessa. Adamo non è più uno che è caduto in una vicenda, in cui altri riuscí vincitore: egli è invece uno che ha peccato, e ciò che gli è accaduto è l'unica cosa che gli poteva accadere. Non gli resta dunque che riparare espiando, e soprattutto rinnegando la volontà che lo spinse a quell'impresa: l'idea, che il vinto possa anche pensare alla rivincita, o intenda tener fermo alla dignità che il suo atto gli ha assicurata, dal punto di vista «religioso» apparirebbe come il «luciferismo» più riprovevole".   [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pp.34/35]

Questa distinzione-separazione dualistica (operata da Evola) tra la concezione eroico-magica e quella religiosa dei miti si risolve e si chiarifica nell'ipotesi in cui il mito voglia alludere ad una impresa il cui epilogo vittorioso sarà preceduto da una sconfitta, da un errore di percorso, da un allontanamento temporaneo da Dio; in cui si alluda, cioè,  ad una impresa nella quale ad una morte farà seguito una resurrezione, dove ad un Adamo "peccatore" seguirà un Cristo Risorto . Ed effettivamente Cristo è considerato biblicamente come il "secondo Adamo":

"Come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi". (1 Corinti,15:22)

"Il primo uomo Adamo divenne anima vivente. L'ultimo Adamo divenne spirito vivificante. Il primo è ciò che è fisico, l'ultimo ciò che è spirituale".(1 Corinti,15:45)

Così come Adamo, per mezzo dell'Albero della Conoscenza allontanò l'umanità da Dio, Cristo, il Logos, per mezzo dell'Albero della Croce, la ricondurrà di nuovo al suo Principio creatore.
Sono molto numerose, specie nel Rinascimento, le raffigurazioni di Gesù crocifisso sui rami di un albero.

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continua...

Carlo Pierini

Citazione di: Carlo Pierini il 13 Agosto 2017, 16:53:14 PM

continua...

Nella seguente incisione di P. Langer, oltre al teschio di Adamo, compaiono anche il serpente tentatore e il frutto del "peccato".
 
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Cosicché, al frutto velenoso e fuorviante del Primo Albero si alterna il frutto risanatore e redentore del Secondo Albero, l'Albero della Croce. Al primo mito biblico fa da contraltare l'ultimo, nel quale è portato a compimento il cammino iniziato in Adamo. Questa dualità è sottolineata anche da M. Eliade e da Chevalier & Geerbrant (Dizionario dei simboli, Vol. 1, pg.23):
 
"Nel centro del Paradiso stavano l'Albero della Vita e l'Albero della Scienza del bene e del male (...) Cos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi. L'Albero della Vita può dare l'immortalità, ma non è affatto facile trovarlo; è nascosto, come ad esempio l'erba dell'immortalità che Gilgamesh cerca in fondo all'oceano; oppure è custodito da mostri, come le mele d'oro del giardino delle Esperidi. La coesistenza dei due alberi miracolosi - l'Albero della Scienza e l'Albero della Vita - non è tanto paradossale quanto parrebbe a prima vista. La ritroviamo in altre tradizioni arcaiche: sull'ingresso orientale del Cielo, i Babilonesi ponevano due alberi, quello della Verità e quello della Vita; e un testo di Ras Shamra ci dice che Alein concede a Ltpn la sapienza e l'eternità insieme".  [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pp.297-8]
 
"L'Albero della scienza è lo strumento della caduta di Adamo e si dice che servì anche a costruire la croce di Cristo spesso assimilata a sua volta all'Albero della Vita, che diventa così anche strumento di redenzione. (...) L'albero della Vita concerne solo coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello (Apocalisse 3:7, 22:2). Così l'albero di vita della prima alleanza annuncia la Croce della seconda alleanza; l'albero di vita della Genesi prefigura la Croce e la morte di Cristo, che è già l'albero-croce. (...) Per espiare la colpa di Adamo, una sanguinosa vittima umana è legata all'albero della Vita. Questa concezione si ritrova in un Passionario slesiano del XV secolo".  [CHEVALIER & GEERBRANT: Dizionario dei simboli, vol. 1 - pg. 23/30]
 
Questa dualità Adamo-Cristo viene sottolineata in modi diversi anche dalle figure seguenti. In questa (una miniatura del sec. XV):
 
http://1.bp.blogspot.com/-TXzW_IyxfZo/TdZq2v-tKfI/AAAAAAAAABE/7mBC-xeX2ho/s1600/Cristo-Adamo+4.jpg
 
 
il Cristo risorto, il "secondo Adamo" tiene per mano il primo Adamo in segno di riconciliazione e di redenzione dell'intero genere umano.
Invece, nella "Tentazione" di Michelangelo:
 
http://4.bp.blogspot.com/-JuMywbEKwU4/TdZo-Zv-24I/AAAAAAAAABA/u2D2MVqxNtQ/s1600/Caduceo+Michelangelo+2.JPG
 
la dualità è simbolizzata nella coppia di serpenti attorcigliati, a mo' di caduceo, nel tronco dell'Albero della Conoscenza: il serpente femminile porge il frutto della "tentazione" e il maschile caccerà i due "peccatori" dall'Eden.
 
"Disse il serpente: Dio sa bene che se ne mangerete i vostri occhi si apriranno, diventerete come lui: avrete la conoscenza di tutto". (Genesi, 3:5, 6)
 
"Nella vostra Legge c'è scritto questo: Io vi ho detto che siete dèi. La Bibbia dunque chiama dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio, e la Bibbia non può essere annullata". (Giovanni, 10:34)
 
"Gli Ofiti - scrive Epifanio - attribuiscono tutta la sapienza al serpente del Paradiso e dicono che egli fu l'autore della scienza degli uomini".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 112]
 
Questa realizzazione solo a metà del Caduceo sembra confermare simbolicamente l'idea che la Scienza non corrisponda con la meta finale, ma solo con il "primo tempo" del cammino umano verso il Logos finale: è il principio, l'Alfa, in viaggio verso l'Omega, un viaggio da esuli dopo la cacciata dall'Eden, un percorso non più illuminato dalla presenza di Dio, ma dalla luce della Ragione. E' l'Illuminismo ateo e razionalista.
 
"Gli aspetti mistici dell'Albero della Conoscenza e dell'Albero della Vita sono numerosi. Nei tempi antichi gli iniziati erano chiamati "Alberi sacri", "Alberi del Signore"; e le loro iniziazioni - intellettuali e spirituali - erano rappresentate rispettivamente dal frutto dell'Albero della Conoscenza e da quello dell'Albero della Vita, poiché il primo senza il secondo è male. Il solo frutto dell'Albero della Conoscenza è morte; ma insieme al frutto dell'Albero della Vita è salute e immortalità. Essi costituiscono l'unione di Manas e Buddhi (mente e spirito), la misura della perfezione, la pienezza della statura di Cristo". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 96]
 
Ma esistono altre convergenze su questo medesimo significato. Per esempio, la Pietra filosofale dell'Alchimia si configurava anche come il frutto dell'Albero filosofico, cioè come conquista dell'intelletto e come Principio logico-filosofico.
E il cerchio si chiude ancora una volta considerando che gli alchimisti identificavano la Pietra filosofale sia con Mercurio-Ermes (la loro arte era detta anche "Ars Ermetica"), che con Cristo che essi chiamavano "Filius philosophorum". Inoltre, il Mercurio-Pietra filosofale era considerato il "Redemptor spiritus et naturae", cioè il redentore dello spirito e della natura".
Infine, nella figura (Eleazar, 1760):
 
http://1.bp.blogspot.com/-V5cwFUDsL4E/TdZspK1zXYI/AAAAAAAAABQ/Uq0CEeDKt0k/s1600/CROCE-CADUCEO.JPG
 
è rappresentato il "Serpens mercurialis", un altro dei simboli della Pietra filosofale, che si collega ancora al biblico serpente di bronzo innalzato da Mosé; due facce della stella medaglia:
 
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Amphitrite

CitazioneCom'è possibile che il frutto di un Albero Sacro posto nel centro del Paradiso Terrestre, provochi l'allontanamento dell'uomo da Dio?
Non è il frutto della conoscenza ad aver fatto cadere nel peccato l'uomo; ma la disobbedienza e codardia.
Dio è stato furbo, ma un furbo saggio. Lui sapeva che proibire all'uomo di mangiare da un albero (mentre dagli altri sì), lo avrebbe incuriosito (perché è una cosa umana - sono le cose misteriose e oltre i nostri limiti ad attirarci). La "curiosità" di Adamo è paragonabile a quella della Pandora greca (che anche lei, nonostante fu avvertita a non aprire la scatola, ella l'apri lo stesso).
Tornando ad Adamo: ora che l'errore era fatto, apparentemente non si poteva fare più niente. E invece, quando Dio arriva e gli chiede perché lo aveva fatto, Adamo non chiede il perdono (come doveva fare siccome aveva sbagliato). Se Adamo chiedeva il perdono, Dio, nella Sua misericordia, lo avrebbe sicuramente perdonato e l'umanità non sarebbe stata condannata. Tuttavia, Adamo dà la colpa ad Eva, la donna, dimostrando di essere così un codardo che non ammette i suoi stessi errori. Eva, al suo turno, dà la colpa al serpente (l'animale, non il Diavolo). Infuriato, Dio maledice tutti 3: l'uomo di guadagnare il pane lavorando, la donna di partorire in dolori ed essere inferiore al suo uomo, e al serpente di strascinare per terra (poiché secondo i Santi Padri, il serpente inizialmente camminava).

Citazione
Questa dualità Adamo-Cristo viene sottolineata in modi diversi anche dalle figure seguenti. In questa (una miniatura del sec. XV):
http://1.bp.blogspot.com/-TXzW_IyxfZo/TdZq2v-tKfI/AAAAAAAAABE/7mBC-xeX2ho/s1600/Cristo-Adamo+4.jpg
il Cristo risorto, il "secondo Adamo" tiene per mano il primo Adamo in segno di riconciliazione e di redenzione dell'intero genere umano.
Permettimi di correggerti (anche se alla fine ognuno ha il suo punto di vista).
Qui, il Creatore compare con 3 volti raffigurando in questo modo la Santa Trinità - tre entità, ognuna con ruoli diversi, ma inseparabili. Quindi sono un solo Dio. Infatti, alla creazione dell'uomo si dice che partecipò proprio questo trio: il Padre che crea, il Figlio che salva e lo Spirito che santifica.
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

Carlo Pierini

Citazione di: Amphitrite il 13 Agosto 2017, 17:53:12 PM
CitazioneCom'è possibile che il frutto di un Albero Sacro posto nel centro del Paradiso Terrestre, provochi l'allontanamento dell'uomo da Dio?
Non è il frutto della conoscenza ad aver fatto cadere nel peccato l'uomo; ma la disobbedienza e codardia.
Dio è stato furbo, ma un furbo saggio. Lui sapeva che proibire all'uomo di mangiare da un albero (mentre dagli altri sì), lo avrebbe incuriosito (perché è una cosa umana - sono le cose misteriose e oltre i nostri limiti ad attirarci). La "curiosità" di Adamo è paragonabile a quella della Pandora greca (che anche lei, nonostante fu avvertita a non aprire la scatola, ella l'apri lo stesso).
Tornando ad Adamo: ora che l'errore era fatto, apparentemente non si poteva fare più niente. E invece, quando Dio arriva e gli chiede perché lo aveva fatto, Adamo non chiede il perdono (come doveva fare siccome aveva sbagliato). Se Adamo chiedeva il perdono, Dio, nella Sua misericordia, lo avrebbe sicuramente perdonato e l'umanità non sarebbe stata condannata. Tuttavia, Adamo dà la colpa ad Eva, la donna, dimostrando di essere così un codardo che non ammette i suoi stessi errori. Eva, al suo turno, dà la colpa al serpente (l'animale, non il Diavolo). Infuriato, Dio maledice tutti 3: l'uomo di guadagnare il pane lavorando, la donna di partorire in dolori ed essere inferiore al suo uomo, e al serpente di strascinare per terra (poiché secondo i Santi Padri, il serpente inizialmente camminava).

La tua è un'interpretazione ingenua, statica, priva di riferimenti con la condizione umana REALE. Dovresti tenere conto delle premesse che ho espresso nel mio scritto: in primis, quella che vede nella figura del serpente il simbolo NON del demonio, ma di una nuova, "inedita" manifestazione di Dio, il Dio-Lucifero (=portatore di luce) che spinge l'uomo ad evolversi per mezzo della conoscenza, ...di quella conoscenza che gli era precedentemente preclusa. A tal fine, la disobbedienza al "vecchio Dio" è *necessaria*, com'è necessario per un giovane che entra nell'età adulta disobbedire all'autorità paterna, rompere i legami con essa per ricrearli su nuove basi, per poter prendere gradualmente in mano la propria vita come un vero "ometto". Questa disobbedienza può anche creare una rottura momentanea col Padre, ma, come ci chiarisce la parabola del figliol prodigo, si tratta di una rottura salutare. Così come il "secondo figliol prodigo" tornerà al Padre nella gloria (il padre non lo punirà, ma festeggerà il suo ritorno)  anche "il secondo Adamo" tornerà al Padre nella gloria della resurrezione. Non ti pare che ci sia un'analogia profonda tra le parole di Luca: "...Bisogna far festa e rallegrarsi, perché questo figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" e le parole di Paolo:  "Come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi"?

Insomma, se non si tiene conto dell'aspetto dinamico-evolutivo della condizione umana, si cade in ingenuità interpretative come quella, appunto, di un Dio nemico della conoscenza umana che, crudelmente, mette sotto il naso dell'uomo il frutto proibito dell'emancipazione e poi lo castiga per aver ceduto alla tentazione.

Amphitrite

Il mio "riassunto", se posso chiamarlo così, non faceva riferimento alla condizione umana, in generale, e al modo in cui essa è evoluta nei secoli. La mia critica era diretta solamente verso il gesto finale di Adamo, tutto qui. Tentato o no dal desiderio di sapienza, questo non lo scusa da non aver ammesso il suo atto, la sua ambizione.
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

donquixote

Citazione di: Carlo Pierini il 13 Agosto 2017, 19:31:33 PMLa tua è un'interpretazione ingenua, statica, priva di riferimenti con la condizione umana REALE. Dovresti tenere conto delle premesse che ho espresso nel mio scritto: in primis, quella che vede nella figura del serpente il simbolo NON del demonio, ma di una nuova, "inedita" manifestazione di Dio, il Dio-Lucifero (=portatore di luce) che spinge l'uomo ad evolversi per mezzo della conoscenza, ...di quella conoscenza che gli era precedentemente preclusa. A tal fine, la disobbedienza al "vecchio Dio" è *necessaria*, com'è necessario per un giovane che entra nell'età adulta disobbedire all'autorità paterna, rompere i legami con essa per ricrearli su nuove basi, per poter prendere gradualmente in mano la propria vita come un vero "ometto". Questa disobbedienza può anche creare una rottura momentanea col Padre, ma, come ci chiarisce la parabola del figliol prodigo, si tratta di una rottura salutare. Così come il "secondo figliol prodigo" tornerà al Padre nella gloria (il padre non lo punirà, ma festeggerà il suo ritorno) anche "il secondo Adamo" tornerà al Padre nella gloria della resurrezione. Non ti pare che ci sia un'analogia profonda tra le parole di Luca: "...Bisogna far festa e rallegrarsi, perché questo figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" e le parole di Paolo: "Come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi"? Insomma, se non si tiene conto dell'aspetto dinamico-evolutivo della condizione umana, si cade in ingenuità interpretative come quella, appunto, di un Dio nemico della conoscenza umana che, crudelmente, mette sotto il naso dell'uomo il frutto proibito dell'emancipazione e poi lo castiga per aver ceduto alla tentazione.

Se l'interpretazione di Amphitrite può in qualche aspetto essere ingenua, la tua è sicuramente molto confusa e in molte citazioni che hai fatto semplicemente falsa. L'episodio biblico del peccato originale occupa poche righe della Genesi, e dunque bisognerebbe almeno rimanere aderenti a quelle parole per tentarne un'interpretazione sensata. La Bibbia distingue chiaramente i due alberi e afferma che di quello della vita Adamo poteva mangiarne, e Dio ha impedito l'accesso a tale albero solo dopo che Adamo aveva commesso il peccato, quindi quella citazione da Eliade dell'albero "nascosto" con quel che segue è chiaramente un arbitrario stravolgimento di quel che è scritto. Secondariamente la proibizione di Dio nei confronti di Adamo riguarda i frutti dell'albero della conoscenza DEL BENE E DEL MALE, e se questa cosa è chiaramente specificata significa che è importante (anzi fondamentale) ai fini di una corretta interpretazione; dunque non si può assimilare la conoscenza del bene e del male ad una generica "conoscenza" o a una "conoscenza del tutto" e men che meno alla "sapienza" che è esattamente il suo opposto. E l'assimilazione dell'albero della conoscenza del bene e del male a quello dell'illuminazione di Buddha fatta da Evola, o ad altri alberi simbolici presi più o meno a caso da altre dottrine è una sciocchezza colossale e crea solo caos. Prima di tutto bisognerebbe comprendere in profondità l'insegnamento trasmesso da quell'episodio come narrato nella Bibbia, e solo dopo eventualmente confrontarlo con altre dottrine per vedere se ne esistono di simili e soprattutto se sono simboleggiati nel medesimo modo o in altra maniera, e non fare l'operazione opposta guardando i simboli e trarre dalla loro similitudine anche insegnamenti simili. Ad esempio il mito greco di Prometeo si avvicina molto a quello del peccato originale, ma è raccontato e simboleggiato in modi completamente differenti. Poi per quanto riguarda il serpente questo è un simbolo diffusissimo in tutte le culture e simboleggia molti aspetti del male e molti aspetti del bene, ma nella Genesi simboleggia solo la tentazione che si insinua nella psicologia umana, ed è infatti descritto come "la più astuta di tutte le bestie" e non simboleggia quindi né il male né il bene ma solo un aspetto della vita del mondo e dell'uomo. E quella citazione di Williamson che ritiene il serpente una forza benefica è innanzitutto un suo pregiudizio (sia pur legittimo), come del resto è un tuo pregiudizio che la scienza sia la forma di conoscenza più matura ed evoluta che l'uomo abbia mai raggiunto, ma non è certo un'interpretazione conforme a ciò che vuole insegnare la Bibbia con quell'episodio; se prima non si comprende correttamente l'insegnamento biblico è molto difficile poterlo contestare con validi argomenti e si finisce per arrampicarsi sugli specchi. l'episodio del peccato originale è pura filosofia della conoscenza: Platone l'avrebbe chiamata Sophia, e Aldous Huxley "Philosophia Perennis". Un ultimo inciso: nell'affresco di Michelangelo non esistono affatto due serpenti, uno "femminile" e uno "maschile"; il serpente è solo uno ed ha fattezze femminili (la tentazione). Il personaggio che scaccia dal Paradiso Adamo ed Eva è un cherubino con la spada inviato da Dio, e lo si comprende anche e soprattutto dal fatto che è vestito. Inoltre i "due serpenti" non sarebbero mai passati al vaglio dei sovrintendenti di S.Pietro che istruivano Michelangelo su cosa riprodurre e ne controllavano l'opera;  nel periodo in cui Michelangelo affrescò la Cappella Sistina il serpente veniva già considerato genericamente come simbolo del male, e siccome chi scaccia Adamo ed Eva dal giardino d'Eden è Dio questi (o un suo inviato) non sarebbe mai potuto essere raffigurato come "serpente".
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Carlo Pierini

Citazione di: donquixote il 13 Agosto 2017, 22:03:45 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 13 Agosto 2017, 19:31:33 PMLa tua è un'interpretazione ingenua, statica, priva di riferimenti con la condizione umana REALE. Dovresti tenere conto delle premesse che ho espresso nel mio scritto: in primis, quella che vede nella figura del serpente il simbolo NON del demonio, ma di una nuova, "inedita" manifestazione di Dio, il Dio-Lucifero (=portatore di luce) che spinge l'uomo ad evolversi per mezzo della conoscenza, ...di quella conoscenza che gli era precedentemente preclusa. A tal fine, la disobbedienza al "vecchio Dio" è *necessaria*, com'è necessario per un giovane che entra nell'età adulta disobbedire all'autorità paterna, rompere i legami con essa per ricrearli su nuove basi, per poter prendere gradualmente in mano la propria vita come un vero "ometto". Questa disobbedienza può anche creare una rottura momentanea col Padre, ma, come ci chiarisce la parabola del figliol prodigo, si tratta di una rottura salutare. Così come il "secondo figliol prodigo" tornerà al Padre nella gloria (il padre non lo punirà, ma festeggerà il suo ritorno) anche "il secondo Adamo" tornerà al Padre nella gloria della resurrezione. Non ti pare che ci sia un'analogia profonda tra le parole di Luca: "...Bisogna far festa e rallegrarsi, perché questo figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" e le parole di Paolo: "Come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi"? Insomma, se non si tiene conto dell'aspetto dinamico-evolutivo della condizione umana, si cade in ingenuità interpretative come quella, appunto, di un Dio nemico della conoscenza umana che, crudelmente, mette sotto il naso dell'uomo il frutto proibito dell'emancipazione e poi lo castiga per aver ceduto alla tentazione.

Se l'interpretazione di Amphitrite può in qualche aspetto essere ingenua, la tua è sicuramente molto confusa e in molte citazioni che hai fatto semplicemente falsa. L'episodio biblico del peccato originale occupa poche righe della Genesi, e dunque bisognerebbe almeno rimanere aderenti a quelle parole per tentarne un'interpretazione sensata. La Bibbia distingue chiaramente i due alberi e afferma che di quello della vita Adamo poteva mangiarne, e Dio ha impedito l'accesso a tale albero solo dopo che Adamo aveva commesso il peccato, quindi quella citazione da Eliade dell'albero "nascosto" con quel che segue è chiaramente un arbitrario stravolgimento di quel che è scritto. Secondariamente la proibizione di Dio nei confronti di Adamo riguarda i frutti dell'albero della conoscenza DEL BENE E DEL MALE, e se questa cosa è chiaramente specificata significa che è importante (anzi fondamentale) ai fini di una corretta interpretazione; dunque non si può assimilare la conoscenza del bene e del male ad una generica "conoscenza" o a una "conoscenza del tutto" e men che meno alla "sapienza" che è esattamente il suo opposto. E l'assimilazione dell'albero della conoscenza del bene e del male a quello dell'illuminazione di Buddha fatta da Evola, o ad altri alberi simbolici presi più o meno a caso da altre dottrine è una sciocchezza colossale e crea solo caos. Prima di tutto bisognerebbe comprendere in profondità l'insegnamento trasmesso da quell'episodio come narrato nella Bibbia, e solo dopo eventualmente confrontarlo con altre dottrine per vedere se ne esistono di simili e soprattutto se sono simboleggiati nel medesimo modo o in altra maniera, e non fare l'operazione opposta guardando i simboli e trarre dalla loro similitudine anche insegnamenti simili. Ad esempio il mito greco di Prometeo si avvicina molto a quello del peccato originale, ma è raccontato e simboleggiato in modi completamente differenti. Poi per quanto riguarda il serpente questo è un simbolo diffusissimo in tutte le culture e simboleggia molti aspetti del male e molti aspetti del bene, ma nella Genesi simboleggia solo la tentazione che si insinua nella psicologia umana, ed è infatti descritto come "la più astuta di tutte le bestie" e non simboleggia quindi né il male né il bene ma solo un aspetto della vita del mondo e dell'uomo. E quella citazione di Williamson che ritiene il serpente una forza benefica è innanzitutto un suo pregiudizio (sia pur legittimo), come del resto è un tuo pregiudizio che la scienza sia la forma di conoscenza più matura ed evoluta che l'uomo abbia mai raggiunto, ma non è certo un'interpretazione conforme a ciò che vuole insegnare la Bibbia con quell'episodio; se prima non si comprende correttamente l'insegnamento biblico è molto difficile poterlo contestare con validi argomenti e si finisce per arrampicarsi sugli specchi. l'episodio del peccato originale è pura filosofia della conoscenza: Platone l'avrebbe chiamata Sophia, e Aldous Huxley "Philosophia Perennis". Un ultimo inciso: nell'affresco di Michelangelo non esistono affatto due serpenti, uno "femminile" e uno "maschile"; il serpente è solo uno ed ha fattezze femminili (la tentazione). Il personaggio che scaccia dal Paradiso Adamo ed Eva è un cherubino con la spada inviato da Dio, e lo si comprende anche e soprattutto dal fatto che è vestito. Inoltre i "due serpenti" non sarebbero mai passati al vaglio dei sovrintendenti di S.Pietro che istruivano Michelangelo su cosa riprodurre e ne controllavano l'opera;  nel periodo in cui Michelangelo affrescò la Cappella Sistina il serpente veniva già considerato genericamente come simbolo del male, e siccome chi scaccia Adamo ed Eva dal giardino d'Eden è Dio questi (o un suo inviato) non sarebbe mai potuto essere raffigurato come "serpente".

Prima che ti risponda dovresti farmi un favore: spiegarmi come funziona il meccanismo delle citazioni parziali. Se clicco su "Citazioni", mi riproduce l'intero post; ma se voglio rispondere punto per punto, cioè fare delle citazioni parziali e poi commentarle una per una, qual è il trucco?

Carlo Pierini

#7
Citazione di: donquixote il 13 Agosto 2017, 22:03:45 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 13 Agosto 2017, 19:31:33 PMLa tua è un'interpretazione ingenua, statica, priva di riferimenti con la condizione umana REALE. Dovresti tenere conto delle premesse che ho espresso nel mio scritto: in primis, quella che vede nella figura del serpente il simbolo NON del demonio, ma di una nuova, "inedita" manifestazione di Dio, il Dio-Lucifero (=portatore di luce) che spinge l'uomo ad evolversi per mezzo della conoscenza, ...di quella conoscenza che gli era precedentemente preclusa. A tal fine, la disobbedienza al "vecchio Dio" è *necessaria*, com'è necessario per un giovane che entra nell'età adulta disobbedire all'autorità paterna, rompere i legami con essa per ricrearli su nuove basi, per poter prendere gradualmente in mano la propria vita come un vero "ometto". Questa disobbedienza può anche creare una rottura momentanea col Padre, ma, come ci chiarisce la parabola del figliol prodigo, si tratta di una rottura salutare. Così come il "secondo figliol prodigo" tornerà al Padre nella gloria (il padre non lo punirà, ma festeggerà il suo ritorno) anche "il secondo Adamo" tornerà al Padre nella gloria della resurrezione. Non ti pare che ci sia un'analogia profonda tra le parole di Luca: "...Bisogna far festa e rallegrarsi, perché questo figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" e le parole di Paolo: "Come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi"? Insomma, se non si tiene conto dell'aspetto dinamico-evolutivo della condizione umana, si cade in ingenuità interpretative come quella, appunto, di un Dio nemico della conoscenza umana che, crudelmente, mette sotto il naso dell'uomo il frutto proibito dell'emancipazione e poi lo castiga per aver ceduto alla tentazione.

Se l'interpretazione di Amphitrite può in qualche aspetto essere ingenua, la tua è sicuramente molto confusa e in molte citazioni che hai fatto semplicemente falsa. L'episodio biblico del peccato originale occupa poche righe della Genesi, e dunque bisognerebbe almeno rimanere aderenti a quelle parole per tentarne un'interpretazione sensata.
CARLO
Per una interpretazione che sia più corretta possibile, non ci si può limitare alla sola analisi-vivisezione del simbolismo particolare che si sta studiando, ma è necessario ricorrere a quella che i migliori studiosi di simbologia chiamano "analisi comparata" o "amplificazione", cioè al confronto del simbolismo in oggetto col maggior numero possibile di varianti con le quali la tradizione mitico-simbolico-religiosa (di ogni tempo e luogo) esprime la medesima configurazione di significati o configurazioni strettamente analoghe. Senza questa accortezza, di ogni motivo mitico-simbolico possiamo dare decine di interpretazioni diverse e contrastanti tra loro specialmente quando, come dici tu, esso occupa poche righe.

DONQUIXOTE
La Bibbia distingue chiaramente i due alberi e afferma che di quello della vita Adamo poteva mangiarne, e Dio ha impedito l'accesso a tale albero solo dopo che Adamo aveva commesso il peccato, quindi quella citazione da Eliade dell'albero "nascosto" con quel che segue è chiaramente un arbitrario stravolgimento di quel che è scritto.

CARLO
Eliade non stravolge nulla. Egli sottolinea il fatto che questo "albero della vita" è piuttosto misterioso (essendo solo menzionato di sfuggita) e pertanto, per saperne di più sul suo significato ricorre all'"amplificazione" a cui accennavo sopra, cioè alla comparazione con altre varianti analoghe; e da essa trae il significato più coerente.

DONQUIXOTE
Secondariamente la proibizione di Dio nei confronti di Adamo riguarda i frutti dell'albero della conoscenza DEL BENE E DEL MALE, e se questa cosa è chiaramente specificata significa che è importante (anzi fondamentale) ai fini di una corretta interpretazione; dunque non si può assimilare la conoscenza del bene e del male ad una generica "conoscenza" o a una "conoscenza del tutto" e men che meno alla "sapienza" che è esattamente il suo opposto.

CARLO
Per conoscere il bene e il male, è necessaria la conoscenza in generale. Infatti, bene e male possono essere la salute e la malattia (per distinguerle serve la medicina), la verità e la falsità (per distinguerle serve la conoscenza), la virtù e il vizio (psicologia, o conoscenza di sé), giustizia e ingiustizia (serve la giurisprudenza), ecc.. Questo vuol dire che la conoscenza del bene e del male non solo equivale alla conoscenza in generale, ma coincide addirittura con una conoscenza profonda dell'intero scibile.

DONQUIXOTE
E l'assimilazione dell'albero della conoscenza del bene e del male a quello dell'illuminazione di Buddha fatta da Evola, o ad altri alberi simbolici presi più o meno a caso da altre dottrine è una sciocchezza colossale e crea solo caos.

CARLO
Ciò che tu chiami "caos" è l'analisi comparata di cui dicevo sopra; ed è irrinunciabile, perché i simboli sono - detto sinteticamente - le "parole" con cui Dio ispira i profeti, gli autori dei miti religiosi di ogni tempo e luogo, sono le lettere dell'alfabeto del "Verbo divino" e, pertanto, parlano "una sola lingua" in ogni tempo e luogo.

DONQUIXOTE
Prima di tutto bisognerebbe comprendere in profondità l'insegnamento trasmesso da quell'episodio come narrato nella Bibbia,

CARLO
Appunto. Ma l'insegnamento non può essere certamente che Dio vuole l'ignoranza dell'uomo e la sua cieca obbedienza.

DONQUIXOTE
Ad esempio il mito greco di Prometeo si avvicina molto a quello del peccato originale, ma è raccontato e simboleggiato in modi completamente differenti.

CARLO
Certo, ma la sostanza è la stessa: Prometeo ruba il fuoco degli dèi (la luce è un simbolo di conoscenza), è punito dagli dèi e, finalmente, è liberato da Eracle, così come Adamo è liberato-riscattato da Cristo (anche Eracle, come Cristo, era figlio del Padre degli dèi e di una mortale)

DONQUIXOTE
Poi per quanto riguarda il serpente questo è un simbolo diffusissimo in tutte le culture e simboleggia molti aspetti del male e molti aspetti del bene, ma nella Genesi simboleggia solo la tentazione che si insinua nella psicologia umana, ed è infatti descritto come "la più astuta di tutte le bestie" e non simboleggia quindi né il male né il bene ma solo un aspetto della vita del mondo e dell'uomo.

CARLO
Resta da capire perché l'uomo dovrebbe resistere alla tentazione della conoscenza (del bene e del male). Quando me lo avrai spiegato decideremo se si tratta di una "bestia astuta" oppure di un "divino portatore di luce"


DONQUIXOTE
E quella citazione di Williamson che ritiene il serpente una forza benefica è innanzitutto un suo pregiudizio (sia pur legittimo).

CARLO
Vedo che parli tanto per contraddirmi. Cosa significa secondo te il passo biblico riportato in "Numeri, 21:4-9 e rappresentato in queste immagini?

http://3.bp.blogspot.com/-SIpUALEGc48/VdY1yN-U3YI/AAAAAAAAAcc/keRmNzZT5yA/s1600/1210811299.jpg

http://3.bp.blogspot.com/-5zQFp1kWkHw/TdZtIvYz8DI/AAAAAAAAABU/zQWTI0J2F5A/s1600/SERPENTE.JPG

...E questa immagine cosa può significare?

https://1.bp.blogspot.com/-wtf8n1_RSbw/WZDtZ4ujtmI/AAAAAAAAAyU/0HCnJNd2sPcHrIfDEvqhilhQyRjwly72ACLcBGAs/s1600/buddha-cobra.jpg

DONQUIXOTE
Un ultimo inciso: nell'affresco di Michelangelo non esistono affatto due serpenti, uno "femminile" e uno "maschile"; il serpente è solo uno ed ha fattezze femminili (la tentazione). Il personaggio che scaccia dal Paradiso Adamo ed Eva è un cherubino con la spada inviato da Dio, e lo si comprende anche e soprattutto dal fatto che è vestito.

CARLO
Continui a parlare tanto per parlare. Guarda meglio l'immagine:

https://2.bp.blogspot.com/-U8d_PQPK9s8/WZDxe3zwVwI/AAAAAAAAAyg/ZKnDD_vFX482h-VytRguEc6lTNr3xTYpwCLcBGAs/s1600/tentazione%2Bmichel.jpg

DONQUIXOTE
Inoltre i "due serpenti" non sarebbero mai passati al vaglio dei sovrintendenti di S.Pietro che istruivano Michelangelo su cosa riprodurre e ne controllavano l'opera;  nel periodo in cui Michelangelo affrescò la Cappella Sistina il serpente veniva già considerato genericamente come simbolo del male, e siccome chi scaccia Adamo ed Eva dal giardino d'Eden è Dio questi (o un suo inviato) non sarebbe mai potuto essere raffigurato come "serpente".

CARLO
Beh, per capire che si tratta di due serpenti bisogna guardare con molta attenzione
Riguardo al "Dio-serpente", questo è il simbolo di un Dio:

https://1.bp.blogspot.com/-w_tsyYgHMrU/WZDzkHuWHdI/AAAAAAAAAys/zz8R8KEsngQfEpwBcf-pBFdclLIKAI9EACLcBGAs/s1600/Caduceo-simbolo.jpg

Amphitrite

#8
CitazioneResta da capire perché l'uomo dovrebbe resistere alla tentazione della conoscenza (del bene e del male). Quando me lo avrai spiegato decideremo se si tratta di una "bestia astuta" oppure di un "divino portatore di luce"
Per favore, spiegaci tu, carissimo Carlo, come poteva sapere Adamo il concetto di "conoscenza" e che cosa fosse - quando lui e sua donna vivevano insieme agli animali. L'uomo primordiale, prima della caduta, era come un neonato oggi: innocente, non sapeva nulla. Allora, nella sua "innocenza", come poteva comprendere realmente ciò che voleva dire il serpente e le sue intenzioni? Adamo fu spinto al peccato da una curiosità acuta, e non da una cosiddetta voglia ardente di "sapienza".
E per dar ragione sia a donquixote che parzialmente a te, allego qui un articolo in cui il serpente è visto come simbolo duale (né bianco né nero): http://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=1227
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

acquario69

Vorrei provare a fare delle considerazioni..delle domande..molto semplicemente e solo per provare a capire meglio 
mi esprimero' nel mio modo personale, sperando almeno di essere un po comprensibile;

E prenderei in esame questa citazione qui sotto per esaminare in particolare la conoscenza e La Sapienza 


CitazioneCos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi.

Nel momento stesso all'aver conseguito la scienza del bene e del male, non si produrrebbe una dualità? (Dunque da intendersi come una scissione, una contrapposizione...come può esserlo il soggetto uomo "interno" da una parte e tutto il resto come oggetto "esterno" dall'altra)...questa non sarebbe appunto il "frutto" della conoscenza stessa?

La Sapienza altresì non sarebbe invece l'unita, (il Se') ossia in altri termini la non dualità? Dove non vi sarebbe perciò più alcuna identificazione, Dell' l'io o ego illusorio? 

casomai quale sarebbe allora la differenza tra conoscenza e sapienza?
E perché tale conoscenza sarebbe un evoluzione e non invece La Sapienza per cui in questa non vi dovrebbe esserci in se nemmeno alcuna necessita di evoluzione?

PS: forse Amphrite in qualche modo ha pure anticipato le mie stesse domande...

donquixote

Citazione di: Carlo Pierini il 14 Agosto 2017, 00:02:28 AMPrima che ti risponda dovresti farmi un favore: spiegarmi come funziona il meccanismo delle citazioni parziali. Se clicco su "Citazioni", mi riproduce l'intero post; ma se voglio rispondere punto per punto, cioè fare delle citazioni parziali e poi commentarle una per una, qual è il trucco?

Ti spiego come faccio io: innanzitutto clicco su "rispondi" e non su "citazione": si apre la finestra vuota in cui inserire il messaggio. Poi scorro in basso fino a trovare il messaggio che voglio citare e clicco su "inserisci citazione"; il messaggio appare nella casella vuota in formato html e lo si può spezzettare come si vuole. Se il messaggio citato contiene a sua volta delle citazioni si possono cancellare. Poi prendo la parte che mi interessa citare e la copio all'interno della medesima finestra facendola seguire dal mio commento. La cosa fondamentale da tenere presente è che ogni "pezzo" del messaggio citato deve essere preceduto e seguito dalle stringhe fra parentesi quadre (parentesi incluse) che si trovano all'inizio e alla fine della citazione completa che appare in alto quando si clicca "inserisci citazione". Quando hai finito fai un'anteprima del messaggio per vedere come è venuto, ma tieni presente che, almeno sul mio pc, quando faccio l'anteprima le citazioni non risultano più modificabili per cui devo stare attento a non dimenticare un "quote", oppure se il messaggio è molto lungo e molto spezzettato prima di fare l'anteprima lo copioincollo su di un foglio word in modo da fare lì le eventuali modifiche e poi incollare il tutto nella finestra vuota. Se sono stato poco chiaro fammi sapere.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Jacopus

Sulla possibilità e opportunità di comparare diversi miti e religioni credo che sia una forma di studio ormai accettata e molto istruttiva. A proposito dell'incipit biblico, mi è spesso apparso somigliante al mito di Edipo. Edipo non sa perchè la città di Tebe di cui è il re è sottoposta ad una pestilenza.
Interroga Tiresia, fa delle ricerche sempre più approfondite, finchè non scopre la verità, ovvero di aver ucciso suo padre e di aver sposato e generato dei figli con sua madre. Inorridito da questa scoperta si acceca e si impone l'esilio, ed inizia così a vagare per la Grecia.
La necessità di sapere, di interrogare il passato e la storia, per quanto dolorosa possa essere, è il tratto umano di Edipo, che lo fa perchè sinceramente preoccupato della carestia che sconvolge il suo popolo. Una volta conosciuta quella verità anche Edipo, come Adamo perde il regno e il suo benessere ed inizia il suo vagabondaggio mortale, in condizioni di cecità.
In entrambe le narrazioni viene detto che la conoscenza ha un prezzo salato da pagare e che non dovrebbe mai trasformarsi in hybris. Vi è altresì nella storia greca anche un certo senso di fatalità, perché si sa che già è tutto scritto e tutto avverrà come già è stato preordinato. In questo si differenzia la storia biblica, dove il libero arbitrio degli attori si associa al senso di colpa per aver fatto una cosa che non doveva essere fatta.
Però ha ragione Carlo, quando dice che tutto ciò richiama l'emancipazione del figlio rispetto al padre. Non mangiare il frutto del bene e del male avrebbe relegato l'uomo in una dimensione felice ma inconsapevole, da eterno bambino. Una condizione che caratterizza ogni epoca mitica e pre-storica, una condizione quindi che ci avvicina alla nostra origine animale. Il suo superamento avviene proprio contravvenendo gli obblighi di minorità o cercando una conoscenza terribile ma necessaria.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Il sincretismo è sempre un terreno minato sul quale camminare, ma ciò che vizia secondo me di più la tua analisi è che si tratta di una deduzione utile alla tua teoria di un "cristianesimo di ritorno" ed è lampante che tu voglia incastrare i pezzi a favore di ciò. I simboli possono avere molti significati (manca inspiegabilmente Guenon in questo guazzabuglio?), ma l'idea che abbiano anche una valenza profetica e siano quindi anche in grado di prevedere il futuro è tutto un altro paio di maniche. Sopratutto in un racconto inteso per raccontare "le origini". Rimane il fatto che l'idea del peccato originale, di un uomo creato "malato" e "ordinato" di comportarsi  bene, è innanzitutto funzionale a qualsiasi tipo di autorità che possa impugnarla, un avida generatrice di servi, in una maniera cosi intima da essere ripugnante. Bene è che si vada oltre al significato letterale di questa storia e che si riesca farla rientare in una cosmologia positiva dell'uomo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Carlo Pierini

#13
Citazione di: Amphitrite il 14 Agosto 2017, 08:17:22 AM
CitazioneResta da capire perché l'uomo dovrebbe resistere alla tentazione della conoscenza (del bene e del male). Quando me lo avrai spiegato decideremo se si tratta di una "bestia astuta" oppure di un "divino portatore di luce"
Per favore, spiegaci tu, carissimo Carlo, come poteva sapere Adamo il concetto di "conoscenza" e che cosa fosse - quando lui e sua donna vivevano insieme agli animali. L'uomo primordiale, prima della caduta, era come un neonato oggi: innocente, non sapeva nulla. Allora, nella sua "innocenza", come poteva comprendere realmente ciò che voleva dire il serpente e le sue intenzioni? Adamo fu spinto al peccato da una curiosità acuta, e non da una cosiddetta voglia ardente di "sapienza".

I miti, le leggende e le favole NON sono cronache realistiche di eventi storici del passato (sebbene molte favole siano precedute da un suggestivo: "C'era una volta..."), ma sono metafore, allegorie (ispirate dall'Alto) della condizione umana e dei momenti cruciali della sua evoluzione spirituale, illustrazioni simboliche della sua relazione con il Sacro; quindi non si occupano dei dettagli.
Come dice parodisticamente Guzzanti-Padre Pizzarro:

https://youtu.be/x-zuD1D56L0?t=680

AMPHITRITE
E per dar ragione sia a donquixote che parzialmente a te, allego qui un articolo in cui il serpente è visto come simbolo duale (né bianco né nero): http://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=1227

CARLO
Infatti si tratta di varianti del Caduceo, anch'esso un simbolo di Dio, o meglio, del Suo aspetto di Complementarità degli opposti (l'equivalente occidentale del Tao cinese; l'hai letto il mio thread: "Un'esperienza visionaria molto istruttiva"?) Comunque pubblicherò uno scritto anche sull'archetipo della Complementarità nella tradizione mitico-religiosa.

Carlo Pierini

Citazione di: acquario69 il 14 Agosto 2017, 08:40:44 AM
CitazioneCos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi.

Nel momento stesso all'aver conseguito la scienza del bene e del male, non si produrrebbe una dualità? (Dunque da intendersi come una scissione, una contrapposizione...come può esserlo il soggetto uomo "interno" da una parte e tutto il resto come oggetto "esterno" dall'altra)...questa non sarebbe appunto il "frutto" della conoscenza stessa?

La Sapienza altresì non sarebbe invece l'unita, (il Se') ossia in altri termini la non dualità? Dove non vi sarebbe perciò più alcuna identificazione, Dell' l'io o ego illusorio?

casomai quale sarebbe allora la differenza tra conoscenza e sapienza?
E perché tale conoscenza sarebbe un evoluzione e non invece La Sapienza per cui in questa non vi dovrebbe esserci in se nemmeno alcuna necessita di evoluzione?

Ti rispondo nel nuovo thread "Il problema logico della Complementarità degli Opposti".

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