il paradosso della teologia negativa

Aperto da davintro, 21 Aprile 2018, 16:30:54 PM

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paul11

#15
Plotino
Enneadi, VI, 8, 8

Noi vediamo che la libertà non è una cosa accidentale per Lui, ma, partendo dalla libertà che c'è negli altri esseri ed eliminando i contrari, osserviamo la libertà in sé: noi cosí trasferiamo a Lui le qualità inferiori che vediamo negli esseri inferiori, poiché non siamo in grado di cogliere ciò che dovremmo dire di Lui. Nulla noi sapremmo trovare che lo riguardi, tanto meno poi che sia attinente alla sua essenza. Tutto ciò che è bello e santo è posteriore a Lui, poiché di tutto questo Egli è il Principio (anche se, in un altro senso, non sia nemmeno principio). E come abbiamo eliminato da Lui ogni proprietà, cosí eliminiamo come cose posteriori la libertà e il libero arbitrio: questi infatti sono attributi che enunciano una forza rivolta verso l'esterno, e cioè che Egli non ha ostacoli e che perciò esistono altre cose di fronte alle quali Egli è libero. È necessario invece negare che Egli abbia un qualsiasi rapporto con esse, poiché Egli è quello che è anche prima di esse. Gli togliamo infatti anche il termine "è", e con esso, qualsiasi rapporto con gli esseri (tà ónta)
(tratto per comodità da filosofico,net)


L'asse Platone -Plotino è distinto dall'altro asse Aristotele-Scolastica-Tomismo.
Il primo tende alla teologia negativa, il secondo per quella affermativa (o positiva).
Il primo è storicamente  antecedente e il secondo ,quindi,conseguente

Il negativo e sottrazione per arrivare a Dio, il positivo è aggiungervi oltre il limite umano che non possono essere che attribuzioni superlative assolute(onnipotente, onniscente,ecc).

Il greco antico, a mio parere e immodestamente, assolutamente travisato dall'uomo moderno, distingue gli ordini.
Quando nel Fedone e nel Cratilo, di Platone, Socrate descrive gli dei, il culto orfico-pitagorico, e la natura, tiene distinti  i domini.
La speculazione greca non si interessa del destino esistenziale, o di come gli dei filosoficamente possano intervenire.
Infatti com'è che Platone nel Timeo chiama il Demiurgo, ma non Zeus o Chronos?Perchè li tieni distinti i domini.
La filosofia greca nasce essenzialmente dalle domande sule regno naturale e non ci mette Zeus o il destino umano.
Parla di essere e di enti, di necessità, di casualità e casualità.Non hanno il testo sacro ebreo e poi cristiano come rivelazione.Questo permette ai filosofi di ragionare su se stessi, sulla natura e sulla ragione stessa per arrivare alla logica attraverso il sillogismo,Addirittura Aristotele poco si interessa dell'UNO, le categorie e la logica predicativa aprono alla tecnica nel dominio naturale.
E' da quì che nasce la POTENZA  della technè.La scuola peripatetica dominerà fino al Medioevo.
L'uomo con la logica e la technè diventa potente e certamente afferma sè prima ancora di Dio.

Il testo talmudico della Genesi dice che quando  viene dato ad Adamo il potere di dare i nomi alle cose, li conosce.
Adamo vede e ascolta con i sensi degli animali a cui ha dato i nomi.
Se si afferma Dio lo si conosce, e per questo l'ebreo non nomina il tetragramma JHWH

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