Il miracolo da una prospettiva quasi-laica

Aperto da Jacopus, 24 Luglio 2018, 23:24:18 PM

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Jacopus

Qual'è esattamente la funzione del miracolo all'interno di una religione? Perchè la divinità ha bisogno del miracolo, una categoria presente in tutte o quasi tutte le religioni, o perlomeno in quelle monoteistiche?
Il miracolo, il meraviglioso inspiegabile, crea una frattura fra la vita quotidiana e il sacro. E' l'avvento del sacro nel mondo. Ma quello che non capisco è la imprevedibilità del miracolo. Il suo colpire a casaccio. Perchè una persona viene miracolata ed un'altra invece è destinata a perire o a vivere sciancata? Se miracolo deve essere, perchè non viene presentato in modo ineccepibile, magari annunciato in modo tale da non necessitare di processi canonici sul miracolo? Il miracolo sembra vivere sempre una posizione ambigua. E' la dimostrazione della potenza di Dio, che però dimostra la sua potenza in modi non del tutto chiari, sempre sottoposti a dibattiti e spesso alla dimostrazione di simulazioni. Conosco alcune risposte possibili a queste domande ma quello che mi preme domandare è se esista la possibilità di una religione priva di miracoli, una religione che sarebbe sicuramente più in sintonia con me, perchè connessa ad una dimensione spirituale che non deve essere sostenuta da apparati scenografici che spesso rasentano la mitomania o l'abuso della credenza popolare.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 24 Luglio 2018, 23:24:18 PM
Qual'è esattamente la funzione del miracolo all'interno di una religione? Perchè la divinità ha bisogno del miracolo, una categoria presente in tutte o quasi tutte le religioni, o perlomeno in quelle monoteistiche?
Il miracolo, il meraviglioso inspiegabile, crea una frattura fra la vita quotidiana e il sacro. E' l'avvento del sacro nel mondo. Ma quello che non capisco è la imprevedibilità del miracolo. Il suo colpire a casaccio. Perchè una persona viene miracolata ed un'altra invece è destinata a perire o a vivere sciancata? Se miracolo deve essere, perchè non viene presentato in modo ineccepibile, magari annunciato in modo tale da non necessitare di processi canonici sul miracolo? Il miracolo sembra vivere sempre una posizione ambigua. E' la dimostrazione della potenza di Dio, che però dimostra la sua potenza in modi non del tutto chiari, sempre sottoposti a dibattiti e spesso alla dimostrazione di simulazioni. Conosco alcune risposte possibili a queste domande ma quello che mi preme domandare è se esista la possibilità di una religione priva di miracoli, una religione che sarebbe sicuramente più in sintonia con me, perchè connessa ad una dimensione spirituale che non deve essere sostenuta da apparati scenografici che spesso rasentano la mitomania o l'abuso della credenza popolare.

"Tu hai visto e hai creduto, ma beati coloro che senza aver visto crederanno", Jacopus, mi sa che Gesù aveva le stesse tue preferenze.

Kobayashi

Citazione di: Jacopus il 24 Luglio 2018, 23:24:18 PM... quello che mi preme domandare è se esista la possibilità di una religione priva di miracoli, una religione che sarebbe sicuramente più in sintonia con me, perchè connessa ad una dimensione spirituale che non deve essere sostenuta da apparati scenografici che spesso rasentano la mitomania o l'abuso della credenza popolare.[/size]


Tutto sta nella spiritualità che stai cercando: se interiorità nobile ma esclusivamente umana, o interiorità invasa da una forza che abbiamo sempre considerato non umana (e non poteva che risultare tale dal punto di vista di civiltà che hanno sempre interpretato il mondo secondo il rapporto Dio-uomo o Uomo-dio).
Positivamente il miracolo ricorda che c'è qualcosa in gioco che non rientra nei calcoli dell'uomo.
Ma anche certe conversioni, pur non mettendo in discussione le leggi della natura, non possono essere comprese facendo riferimento a forze prettamente umane (dinamiche psicologiche, convincimenti filosofici, etc.).
Forse stiamo facendo un faticosissimo e lentissimo cammino alla fine del quale ci sarà una nuova visione dell'essere umano, e quindi una sua nuova spiritualità libera dalle secolari opposizioni, e quelle forze che ora consideriamo divine (o suggestioni umane nella versione laica) non saranno più viste come tali.

bobmax

La mistica cristiana, per esempio, non contempla alcun miracolo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

davintro

L'ambiguità del miracolo nel contesto di una religiosità di tipo teista e trascendentista consiste nel fatto che, se da un lato tramite la manifestazione del potere divino nella storia, in forme che appaiono contrastare le leggi di natura, l'uomo avvertirebbe la non assolutezza di tali leggi, ma il loro essere vincolate al potere di una forza superiore, cioè trascendente, che in ogni momento è libero di infrangerle, dall'altro, presuppone che tale manifestazione debba, per mostrare di saper infrangere le leggi di natura, adottare delle forme sensibili, quindi non davvero espressioni della natura puramente spirituale dell'idea di un Dio trascendente. Non a caso in alcuni passi del Vangelo è Gesù stesso a raccomandare il silenzio ai suoi discepoli sui miracoli compiuti: una religiosità che trae dai miracoli la sua principale fonte di legittimazione finirebbe con l'abituare l'uomo a identificare la natura di Dio con le sue miracolistiche manifestazioni sensibili, adeguate alla realtà materiale di chi è capace di osservarli, distorcendo la visione corretta del trascendente, cioè una visione intellettuale e spirituale, adeguata alla natura spirituale dell'Oggetto cioè Dio. Il senso stesso del miracolo rischierebbe di venir distorto, non più manifestazione della superiorità di Dio sulle leggi di natura, ma inserimento di Dio stesso nella natura, confuso con uno dei suoi eventi, in quanto l'essenza del suo potere verrebbe identificata con qualcosa di materiale, esteriore, osservabile dai sensi, anziché dall'esperienza interiore di una fede per la quale l'uomo avverte nelle profondità dell'anima, della mente la presenza di Dio, nella sua spiritualità non coglibile con i sensi del corpo. Il superamento dell'ambiguità potrebbe accadere solo nel preservare un carattere di rigorosa eccezionalità del miracolo, nel concepirlo non come costante e abituale forma di relazione e comunicazione di Dio con l'uomo (che resta l'esperienza interiore della fede per il "semplice" credente e della razionalità per chi non si accontenta di una conoscenza di Dio unicamente sentimentale e necessita di un supporto della logica, oppure, il caso estremo dell'esperienza mistica, dove la visione divina assume lo stesso livello di concretezza delle percezioni degli oggetti sensibili in carne e ossa, ma preservando il carattere spirituale della visione), ma come estemporanea e saltuaria espressione, che resta però ai margini della prospettiva nella quale l'idea di Dio dovrebbe richiedere di essere interpretata in un coerente vissuto della trascendenza

baylham

Personalmente non credo ai miracoli perché condivido la tesi che chi crede ai miracoli è costretto a credere a qualunque cosa.

Infatti vorrei proporre una ipotesi di miracolo da una prospettiva integralmente laica. Normalmente il miracolo è inteso come una manifestazione divina, l'autore del miracolo è un dio. Proviamo ad immaginare un miracolo senza un agente, senza un dio autore. Sarebbe allora una potenza di miracolo, un miracolo miracoloso.

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