Il materialismo-relativismo e il mito del Labirinto.

Aperto da Carlo Pierini, 10 Agosto 2017, 17:51:15 PM

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Carlo Pierini

Il Labirinto, come tutti i grandi simboli della tradizione, non ha solo un significato né una sola variante mitica. Sono molti, infatti, i miti e le leggende, anche non europee, in cui si parla di labirinti che l'eroe deve percorrere per raggiungere una meta importante, un tesoro prezioso.
In genere questo simbolo esprime l'idea di difesa di un «centro» e l'ingresso ha un valore di iniziazione. Il labirinto può difendere una città, una tomba, o un santuario, cioè uno spazio magico-religioso che si vuole rendere inviolabile dai non-eletti, dai non-iniziati. Simbolizza, cioè, ogni sorta di viaggio iniziatico, da quello filosofico il cui centro si identifica con la Verità, a quello psicologico nel quale la meta è la profondità del Sé, a quello religioso che trova la sua conclusione in Dio. Per esempio, nel Medioevo, percorrere il labirinto tracciato sul pavimento di alcune chiese era considerato sostitutivo del pellegrinaggio in Terra Santa. E in questo senso ogni viaggio mitico rappresenta una variante del tema del labirinto: il viaggio di Ulisse, Ercole al centro della Terra, gli Argonauti alla conquista del Vello d'oro, Gilgamesh alla ricerca dell'erba dell'immortalità, ecc.
Il labirinto del mito greco, da questo punto di vista, può sembrare anomalo, visto che alla fine del viaggio non troviamo un tesoro, ma un mostro: il Minotauro. Ma in realtà anch'esso rientra nel grande archetipo dell'impresa eroica che ha come fine la conquista di una meta ambita protetta da ogni sorta di mostri: draghi, cerberi, leoni, serpenti, ecc., che devono essere uccisi, e in questo caso la mèta è la salvezza dei fanciulli periodicamente immolati al Minotauro. La cosa singolare, tuttavia, è che il Minotauro si discosta dai mostri classici essendo l'incrocio tra un umano e un animale. E' nello stesso tempo un toro che ha il corpo di un umano, e quindi anche la sua fragilità, e un umano che ha l'intelligenza di un animale. Fa pensare, cioè, che il nemico da vincere non sia una forza bruta della natura, ma una qualche mostruosità di origine umana dovuta alla primitività animale della sua testa, cioè della sua componente superiore. Non può che riferirsi, dunque, all'uomo che è carente o privo dei valori superiori che lo distinguono dalla bestia: la verità, l'eticità, la sacralità, la religiosità. Chi altri, allora, se non il relativista-ateo-materialista radicale, la cui ideologia non ammette né verità, né etica, né religione?.
Ma perché, tra tanti animali proprio il toro? Perché le corna simbolizzano la dualità contraddittoria che caratterizza l'intera ideologia materialista-relativista (negazione della verità/pretesa di dire il vero; negazione dell'etica/pretesa di essere trattati secondo l'etica; negazione della libertà/pretesa di essere liberi, ecc.).
Conclusione: l'ateismo-relativismo-materialismo è il nemico da sconfiggere, se non vogliamo più che i nostri giovani siano sacrificati al Minotauro, cioè, al disorientamento etico, al disinteresse per la verità, all'ignoranza del sacro.

Jacopus

#1
Il mito del labirinto ha giustamente molti significati. Nel precedente post se ne approfondisce uno ma ve ne sono molti altri. Si tratta senza dubbio di un mito archetipico che può retoricamente essere tradotto in molti modi. Riguardo a quello di Cnosso, storicamente è stato detto che rappresenta la vittoria della cultura greca su quella micenea. Teseo è uno dei più importanti eroi della mitologia greca ed uno dei pochi a non essere (almeno nella maggior parte delle tradizioni) figlio di almeno un dio. E' completamente umano. Ed è anche un eroe molto simile ad altri due eroi greci, Odisseo ed Ercole, entrambi giramondo e uccisori di mostri.
Il Minotauro è un mostro interessante. Il labirinto può essere interpretato come la volontà di separare il mondo etico dal mondo politico. Nascondendo il frutto di un amore impossibile e animalesco, Minosse si piega alla ragion di stato e antepone in suo sè egoistico all'esigenza di verità. E' un tema ricorrente nella mitologia greca, che ha il suo massimo fulgore in Edipo. Il Minotauro è quindi un doppio di Minosse. Il suo sè bestiale, il sè bestiale di ognuno di noi, che non può essere dimenticato ma che dobbiamo sforzarci di superare, senza alienarci da esso.
E infatti Teseo lo uccide attraverso l'amore e l'ingegno. L'amore di Arianna e il suo filo. Il filo che si contrappone al labirinto. Il labirinto ci fa perdere nei suoi meandri (lo costruì Dedalo) mentre il filo (della ragione) ci riconduce ad un quadro comprensibile e consolatorio.
L'attacco di Teseo al mostro rappresenta quindi contemporaneamente una vittoria storica e una vittoria ideologica, quella della Grecia contro Creta e quella della ragione contro l'ignoranza e la bestaliatà arcaica, il mistero e in sostanza il sacro.
Quindi l'uccisione del Minotauro è esattamente il contrario di quanto asserito nel primo post. E' l'uccisione del sacro e del mistero a favore del percorso razionalizzatore dell'uomo moderno. Non a caso Teseo abbandonerà Arianna in un isola, dopo averla strumentalmente utilizzata per i suoi scopi e Arianna diverrà sposa di Dioniso, dio dell'irrazionale par excellence.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Carlo Pierini

Citazione di: Jacopus il 11 Agosto 2017, 11:42:51 AML'attacco di Teseo al mostro rappresenta quindi contemporaneamente una vittoria storica e una vittoria ideologica, quella della Grecia contro Creta e quella della ragione contro l'ignoranza e la bestaliatà arcaica, il mistero e in sostanza il sacro.
Quindi l'uccisione del Minotauro è esattamente il contrario di quanto asserito nel primo post. E' l'uccisione del sacro e del mistero a favore del percorso razionalizzatore dell'uomo moderno. Non a caso Teseo abbandonerà Arianna in un isola, dopo averla strumentalmente utilizzata per i suoi scopi e Arianna diverrà sposa di Dioniso, dio dell'irrazionale par excellence.

Certo, il Labirinto simbolizza il cammino verso un "centro nascosto", un "centro sacro"; ma può esprimere sia la possibilità di un esito eroico di questo cammino, sia quella di un esito tragico. E non è casuale che "Labirinto" derivi da "labrys" che è il nome greco della doppia scure, o ascia bi-penne, proprio per indicare questa dualità. Scrivono Guénon e Jung:


"Talvolta ci stupisce che ad uno stesso simbolo possano essere attribuiti due significati almeno in apparenza opposti l'uno all'altro. (...) Per comprendere ciò, occorre partire dal concetto di dualità quale presupposto di ogni manifestazione e quale elemento che la condiziona in tutti i suoi modi. Certamente questa dualità è in verità un complementarismo e non una opposizione; ma due termini che sono in realtà complementari, se vengono esaminati da un punto di vista più esteriore e contingente, possono anche apparire opposti. Ogni opposizione esiste come tale solo ad un certo livello, poiché un'opposizione irriducibile non può esistere: ad un livello più elevato essa si trasforma in un complementarismo, nel quale i due termini si trovano già conciliati ed armonizzati, prima di entrare infine nell'unità del principio comune donde entrambi procedono.  (...) Si può così comprendere che il considerare in un simbolo due aspetti contrari è del tutto legittimo, poiché essi sono correlativi e quindi la loro esistenza è in qualche modo solidale. (...) I due aspetti possono trovarsi riuniti in una medesima figurazione simbolica complessa, e ciò dimostra che essi non si escludono affatto e che possono essere colti simultaneamente. (...) Una dualità può disporsi, quanto alla reciproca situazione dei suoi termini, in senso verticaleoppure orizzontale (schema a forma di croce del quaternario). Un esempio del primo caso è dato dai due triangoli che formano il Sigillo di Salomone, mentre, quale esempio del secondo caso, abbiamo i due serpenti del Caduceo". [R. GUÉNON: Il regno della Quantità e i segni dei tempi - pp.199/200]

"I simboli non hanno un solo significato, ma diversi e spesso addirittura caratterizzano una coppia di opposti: per esempio, la stella mattutina [Mercurio], denominata anche Lucifero (che annuncia la luce), è un simbolo molto noto allo stesso tempo di Cristo e del Diavolo. L'interpretazione corretta dipende dal contesto". [JUNG: Psicanalisi e psicologia analitica - pg.267]

Jacopus

Quindi  i simboli si piegano a diverse e contrapposte interpretazioni. La sua come la mia sono relative e quindi il simbolismo non fa altro che legittimare il relativismo dei significati, proprio quello che lei voleva confutare.
Il Symballein si contrappone talvolta al Dyaballein (da cui la parola diavolo), perché il dyaballein è il contrasto fra due mentre il symballein è l'unione fra il tutto. Peccato che l'unione fra il tutto, oltre ad avere innegabili significati mistici, è stato sempre usato come metodo di repressione e di sottomissione delle classi subalterne (come dire: "siamo uniti in una dimensione superiore, poi se io mangio caviale e tu erba di campo, questo non c'entra, nell'unione mistica e simbolica dell'universo").
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Carlo Pierini

#4
Citazione di: Jacopus il 12 Agosto 2017, 14:35:48 PM
Quindi  i simboli si piegano a diverse e contrapposte interpretazioni. La sua come la mia sono relative e quindi il simbolismo non fa altro che legittimare il relativismo dei significati, proprio quello che lei voleva confutare.

Non è questo il senso di quanto ho scritto.  Ho detto che il nostro mito simbolizza SIA l'esito eroico dell'impresa SIA quello tragico. E' eroica la vittoria contro l'uomo-bestia, cioè contro l'uomo privo di spiritualità; è tragica la vittoria contro l'aspetto di divinità che comunque il Minotauro incarna (il padre del Minotauro era un toro sacro, un dono del dio Poseidone).
Insomma, è la figura del Minotauro ad essere ambivalente, anzi, trinitaria: egli è, nello stesso tempo, animale, uomo e divinità. Nella lettura eroica del mito, il Minotauro incarna l'uomo bestia, mentre in quella tragica è l'uomo-dio colui che viene vinto.
Naturalmente, se dovessimo interpretare il mito SENZA riferirlo alla storia umana REALE, le due interpretazioni sarebbero frontalmente contraddittorie; ma quando scopriamo che l'uomo storico reale è SIA l'uomo impegnato a vincere la propria animalità (noi apparteniamo al regno animale), SIA "l'homo scientificus" che, grazie alla- (o per colpa della-) Ragione, ha "ucciso" il divino, allora le due diverse interpretazioni non sono più contraddittorie, ma diventano complementari poiché mostrano per intero il dilemma della condizione umana reale.
Nel mito biblico dell'Eden, ci troviamo di fronte allo stesso problema di ambiguità: il serpente è anch'esso una figura doppia (lingua biforcuta): da una parte è una manifestazione del divino (si trova nel centro della dimora terrestre di Dio) che invita l'uomo e la donna alla Conoscenza; ma, dall'altra, l'accettazione del "frutto proibito" costerà loro l'allontanamento da Dio stesso. Comunque non mettiamo troppa carne al fuoco: aprirò un thread su questo argomento.

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