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Aperto da Carlo Pierini, 13 Agosto 2017, 16:13:05 PM

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Carlo Pierini

Questo è il Grande Sigillo della dichiarazione di Indipendenza degli U.S.A., rappresentato anche nelle banconote da un dollaro:

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Sembra un'innocente immagine ornamentale, mentre in realtà rappresenta una vera e propria tesi teologico-filosofica.
Tutti sanno che il triangolo simbolizza la Trinità divina, ma pochi sapranno che, essendo l'occhio un simbolo di conoscenza, il triangolo rappresenta, più propriamente, la Sapienza divina, il Logos, cioè il Principio ultimo.
Infatti, "conoscere" significa costruirsi un'immagine adeguata delle cose, cioè significa trasformare il mondo che osserviamo in immagini concettuali fedeli e rigorose che lo rappresentino nella mente del soggetto, o nel libro della Conoscenza. Ma "trasformare il mondo in immagini" corrisponde, in senso proprio, alla funzione specifica della vista, di cui l'occhio, appunto, è l'organo deputato. In questo senso, il processo visivo è una analogia molto calzante del processo conoscitivo; una analogia che è ancora più compiuta se consideriamo che la conoscenza, intesa nel suo senso più evoluto, non è una semplice lista di dati o fenomeni o verità oggettive, ma si eleva fino all'astrazione soggettiva dell'ordine che li relaziona, cioè delle leggi e dei principi che li governano. Come scrive il matematico J. Henri Poincaré:

"La scienza è fatta di dati come una casa di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa."

Così come lo scienziato non si limita a catalogare passivamente gli eventi che osserva, ma li ordina facendo convergere la loro molteplicità disordinata verso l'unità di leggi e principi, nello stesso modo l'occhio non si limita a ricevere passivamente la luce del mondo, ma ordina i suoi raggi facendoli convergere in un unico punto focale (pupilla) dal quale si proietterà l'immagine sulla retina. Senza questo punto di convergenza, non si formerebbe mai alcuna immagine perché la retina sarebbe solo illuminata da una luce uniforme.
Così, l'immagine ottica diventa la metafora NON di un generico sapere, ma di quella conoscenza compiuta che non è una semplice rappresentazione delle cose, ma la rappresentazione del loro ordine. Le cose, gli eventi, i fenomeni sono dati, ma il loro ordine deve essere astratto da una mente attiva e creativa la quale, attraverso la conoscenza di quest'ordine e del principio che lo regge, illumina il mondo, e ne svela gradualmente i misteri.
E' l'occhio radiante del Sigillo che corrisponde con l'occhiodel sapiente o con l'occhio del Principio ultimo, del Grande Architetto che tutto crea, misura e illumina e da cui emana l'intera Totalità (la piramide). Oppure è l'occhio dell'Intelletto, che da un lato rivece "la luce dei fatti" e la trasforma in immagini, e dall'altro, ordinando i fatti attraverso leggi e principi, chiarisce il senso delle cose e, illuminandole, scrive il libro della conoscenza.
La piramide, insieme ad altri motivi simbolici come la montagna, l'albero, la croce, la sfera, il tempio, ecc., è un simbolo della totalità cosmica e, pertanto, il Sigillo nel suo insieme rappresenta il cosmo con al vertice il Principio ordinatore quale "pietra angolare".
Ciò ricorda quanto scrive Paolo:

"Voi siete un edificio costruito sulle fondamenta degli apostoli e dei profeti, del quale Gesù è la principale pietra angolare". [Efesini, 2:20]

Del resto, cos'è Cristo, se non l'incarnazione umana del Principio Ultimo? L'assimilazione Cristo/pietra angolare qui è rafforzata dalla forma triangolare che allude alla trinità di Cristo. Infatti, nell'Apocalisse (1:16) Cristo è identificato con il Logos-Verità "...il cui volto risplende come il sole". Si legge nel Dizionario dei Simboli Rizzoli (Vol.2, pg. 216-217):

"La pietra angolare in realtà è la pietra della cima. E' la pietra della completezza, della coronazione; è il simbolo di Cristo sceso dal Cielo per portare a compimento la Legge. (...) E' la pietra-PRINCIPIO, la pietra della Sapienza e della Conoscenza". [Dizionario dei Simboli Rizzoli – pg. 216 ]

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Scrive R. Guénon:

"Nelle chiese bizantine, la figura del Pantokrator o del Cristo "in maestà" occupa nella volta la posizione centrale che corrisponde, precisamente, all'"OCCHIO" della cupola". [R. GUÉNON: Simboli della Scienza sacra – pg. 311]

Scrive Matthews:

"Parzival viene condotto in una foresta selvaggia da cui sorge un monte chiamato la Montagna di Salvezza, o Muntsalvach. Là egli trova degli operai reclutati da tutte le parti del mondo per aiutarlo a costruire un castello e un tempio in cui doveva essere ospitato il Graal, che fluttuava nell'aria al di sopra della montagna, trattenuto da mani angeliche. Titurel allora si mette al lavoro e spiana la vetta della montagna, che è fatta di un'unica massa di onice che, una volta lucidata, "brillava come la luna". Occorsero trent'anni per costruire il tempio e durante tutto questo tempo il Graal provvide non solo i materiali con cui veniva costruito il tempio ma anche il cibo per i costruttori".  [J. MATTHEWS: Il Graal, la ricerca infinita - pg. 72]

L'iscrizione Novus Ordo Seclorum (Nuovo Ordine dei Tempi) evoca i versetti biblici di Giovanni:

"...E vidi un nuovo cielo e una nuova terra. ...E vidi la nuova Gerusalemme scendere dal cielo vestita come una sposa ornata per il suo amato. ...La tenda del Signore è con il genere umano e Dio risiederà con essi. ...E colui che stava seduto sul trono disse: "Faccio nuove tutte le cose. Io sono l'Alfa e l'Omega, il PRINCIPIO e il Fine". (Apocalisse, 21:1- 6):

In alcuni simboli alchemici del '600 troviamo delle varianti dello stesso significato del Gran Sigillo. In esso è rappresentata la sfera del Cosmo, nel cui centro brilla l'occhio radiante del Principio.

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Mentre nel Gran Sigillo il carattere di fondamentalità del Principio è rappresentato dalla sua posizione di vertice della piramide, in questa figura è espresso come centralità: l'occhio radiante è posto nel centro della sfera in modo che "nusquam tenebrae", "in nessun luogo ci saranno le tenebre". Grazie al Principio, i misteri del mondo saranno rivelati, conformemente alla promessa evangelica: "Non c'è niente di occulto che non sarà rivelato, né segreto che non sarà conosciuto" (Luca, 12:2).
Di fatto, il Principio è un punto di vista universale, il punto di riferimento ultimo, l'occhio di Dio nel centro del mondo.

Scrive Pico Della Mirandola:

"Ti ho posto nel centro del mondo affinché da lì tu potessi scorgere tutto ciò che c'è nel mondo". [Oratio de homini dignitate, fol. 131 r]

L'analogia tra piramide e sfera è anche rigorosamente geometrica, perché geometricamente la sfera equivale a una piramide: dobbiamo immaginare una piramide la cui base si estenda incurvandosi intorno al proprio vertice fino a richiudersi e a formare una superficie sferica centrata nel vertice stesso. Infatti, il volume della piramide è uguale a *b x h : 3* (area di base x altezza diviso 3) che nella sfera diventa *s x r : 3* (superfice sferica x raggio diviso 3). Non è difficile rendersi conto che si tratta della stessa formula, nella quale b diventa s e h diventa r.
Nel Grande Sigillo il carattere trascendente-metafisico del Principio è sottolineato dalla separazione del vertice, mentre nella figura alchemica dal fatto che in una sfera il centro trascende la superficie pur essendo la sua origine (in geometria il centro di un cerchio è detto anche "origine").

Per capire più da vicino quale sia il Principio a cui allude la simbologia, dobbiamo osservare un particolare di un'altra figura alchemica (Ars magna lucis et umbrae di A. Kircher, 1665 - Fig. 3)

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in essa l'"occhio-Principio" è collocato proprio sulla cima del Caduceo che è nella mano destra di Hermes-Mercurio, dio dell'Alchimia e simbolo occidentale della Complementarità degli opposti (il corrispondente orientale è il cerchio taoista del Yin-Yang).
Ed è sorprendente ciò che scrivono gli storici Guénon e Chevalier&Geerbrant. Dice Guénon:

"E' forse una semplice coincidenza la somiglianza che ha il nome Hermes con la parola Haram che in arabo designa la Piramide?
Hermes è chiamato anche «El-muthalleth bil-hikam», letteralmente «triplo nella sapienza», che equivale all'epitteto greco«Trismegisto», cioè, «tre volte grande».
E' interessante notare che la parola muthalleth designa anche il triangolo. (...) Alcuni studiosi attribuiscono un'importanza considerevole al fatto che la Grande Piramide non sarebbe mai stata terminata; effettivamente manca il vertice, e tutto quello che si può dire in proposito è che i più antichi autori di cui abbiamo testimonianza la descrivono tronca com'è oggi".   [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.121-2]

Scrivono Jean Chevalier e Alain Geerbrant:

"Si attribuisce a Hermes Trismegisto l'idea secondo cui la cima della piramide rappresenterebbe il "Verbo demiurgico, Potenza prima procedente dal Padre e che governa tutte le cose". Al termine dell'ascensione piramidale, l'iniziato aspetterebbe l'unione col Verbo, così come il faraone defunto si identifica con il Dio immortale". [CHEVALIER & GEERBRANT: Dizionario dei simboli, II - pag. 232]

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