Furono le mosche a farcelo capire

Aperto da Vittorio Sechi, 16 Giugno 2017, 22:30:39 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Angelo Cannata

#105
Uno dei motivi per cui ho deciso di presentarmi come maestro di spiritualità è stato proprio quello di correggere l'idea solitamente che ci si fa quando si pensa a questo concetto.

Spesso l'immagine che viene in mente, pensando a "maestro di spiritualità" è quella di uno con la barba, abbastanza impassibile, sempre composto, calmo, che ha una risposta per qualsiasi problema e non sbaglia mai, non ha incertezze, non ha dubbi, ha tutto da insegnare e niente da imparare perché ormai ha imparato tutto.

Proviamo a considerare con occhio critico questo aspetti che ho elencato.

Già è molto criticabile la parola "uno", per il suo essere sia maschile, sia singolare. Percepisco tuttora molto maschilismo nel mondo della spiritualità, abitualmente pensata come un mondo di conquiste, per gente capace di sopportare grandi sforzi interiori, privazioni, per levarsi al di sopra della materialità, della carne, del sesso. Ma perché il maestro di spiritualità non dovrebbe poter essere pensato come una donna, quindi senza barba, magari con un marito, con cui ha quindi i suoi normali rapporti sessuali, insieme a cui deve risolvere i problemi materialissimi della sopravvivenza, del pensare ai figli, del prendersi un raffreddore, il piacere di passare una serata in pizzeria con gli amici, maestra in team insieme ad altri maestri con cui collaborare? Se riflettiamo su queste cose, ci rendiamo conto che l'immagine tradizionale a cui la nostra mente si lega pensando al "maestro di spiritualità" è strapiena di falsità, deformazioni, idee completamente sbagliate. Sono idee buone solo per prendere in giro gli sprovveduti disposti ad andare dietro questi romanticismi pieni di falsità e distruttività.

Poi ci s'immagina il maestro come uno impassibile, composto, calmo. Riguardo a questo amo ricordare a me stesso che il mio principale maestro di spiritualità rimane Gesù, il quale in molti momenti si dimostrò tutt'altro che calmo e composto e si guadagnò perfino la nomea di amante del bere e banchettare.

Poi ci s'immagina il maestro praticamente come un dio, uno che sa tutto, sa come salvare il mondo e soprattutto sa come accusarlo. Anche questo mi sembra profondamente errato e distruttivo. Se il maestro è un essere umano, questo essere non può fare a meno di avere debolezze, incoerenze, dubbi, errori, momenti in cui non sa cosa rispondere. Un vero maestro deve avere momenti, occasioni in cui non sa cosa dire, cosa rispondere, altrimenti è certo che è un presuntuoso, uno che inganna se stesso in continuazione inventandosi risposte pur di non ammettere con se stesso che egli è un essere umano.

Poi c'è il fatto che, in quanto ex prete, di fatto sono stato guida di tantissime persone, seguendole sia in gruppo sia singolarmente, e per molti versi lo faccio ancora.

C'è poi una funzione utile a me: ricordare a me stesso che sono un maestro mi è occasione di richiamo ad evitare di cedere all'abbassamento del livello del dialogo, all'istinto a cercare di avere l'ultima parola, ad apparire come colui che aveva ragione; mi ricorda che ho sempre qualcos'altro di superiore da ricercare nella mia esistenza.

Perché dovrei temere il pensiero che la mia parola possa essere insegnamento per altri, perché dovrei escludere questa possibilità? Il vero problema non è questo. Il vero problema è pensare che le proprie parole siano sempre e solo insegnamento per gli altri, mentre invece esse possono anche essere errate, o possono essere semplicemente parola amichevole, scherzo, battuta; e poi pensare di avere solo da insegnare e non da imparare. Ma se io tengo presente che le mie parole possono anche non essere di ammaestramento e che anch'io imparo dagli altri, qual è il problema di ammettere che in alcune occasioni possa avvenire che altri imparino qualcosa da me?

Vittorio Sechi

Scusa se mi permetto. Ho la sensazione che quanto da te descritto rappresenti un modo stereotipato tutto tuo di intendere la spiritualità e di concepire anche i presunti 'maestri'.


Angelo Cannata

Sì, ciò che ho cercato di fare è stato proprio presentare una maniera stereotipata e mostrarne i difetti. Per il resto è ovvio che uno stereotipo non è detto che sia diffuso in tutti. Il mio scopo principale non era stabilire come oggi viene concepito il maestro, ma usare delle immagini errate, non m'importa molto se e quanto siano realmente presenti e diffuse nella mentalità delle persone, da usare come pretesto per far capire il modo in cui io intendo l'essere maestro.

Angelo Cannata

Per quanto riguarda il modo di intendere la spiritualità, che dici "tutto mio", vorrei saperne i dettagli, perché il mio interesse è parlare della spiritualità proprio in un modo che non sia mio, ma piuttosto fondato sulla vera situazione storica in cui oggi la spiritualità si trova.

Vittorio Sechi

C'è più spiritualità nella produzione filosofica di Nietzsche o in quella letteraria di Leopardi di quanta ne potresti trovare in mille 'maestri' di spiritualità.

Angelo Cannata

Infatti per me anche Nietzsche e Leopardi possono essere considerati a tutti gli effetti maestri di spiritualità. Non esiste una lista ufficiale di quali siano le persone che possono essere considerate maestri di spiritualità. Tutto dipende dal tipo di discorso che si vuole portare avanti. Se mi trovo in un discorso che intende limitarsi alla spiritualità delle religioni, non prenderò in considerazione Leopardi come maestro di una religione; ma se intraprendo un discorso di spiritualità intesa come esperienza interiore che la letteratura è in grado di creare dentro di noi, allora Leopardi va considerato di diritto un maestro di spiritualità.

Vittorio Sechi

Sovente non c'è alcuna attinenza fra spiritualità e religione, la quale troppo spesso si preoccupa eccessivamente di formalizzare la gestualità simbolica del rito, ponendo in subordine quel che attiene a quell'oltre che trascende il  nostro essere materia.

Angelo Cannata

Questa fu esattamente la critica che Gesù rivolse duemila anni fa al fariseismo, che si preoccupava di come bisognava rispettare le più minuziose norme del culto, solo che Gesù non pose come alternativa il trascendere la materia, ma un modo diverso di vivere sia la materia sia quanto può essere pensato come trascendente; infatti egli mostrava che i farisei, con le loro preoccupazioni per le minuzie, trascuravano proprio la materia, l'uomo fatto di carne e ossa, il povero, il malato; che poi ciò implichi un rapporto con il trascendente è facile da accettare, tutto dipende da come si intenderà il trascendente.

Vittorio Sechi

Non hai compreso cosa intendevo con 'oltre che trascende la materia'. Intendo dire che non tutto nell'uomo si limita alla materia e ciò che la trascende è appunto il campo della spiritualità, che non ha alcuna necessità di rivolgersi ad un Dio per poter essere tale.

Angelo Cannata

Da ateo sono d'accordissimo con questo, ma la spiritualità (non parlo di una o qualche spiritualità) non può sposare una concezione particolaristica riguardo al modo o alla possibilità di trascendere la materia. Anche quella dei materialisti è spiritualità, benché essa non sia la spiritualità, ma una spiritualità. La spiritualità dev'essere un campo di ricerca in grado di essere valido, condivisibile, accettabile sia per chi è materialista, sia per chi ritiene che esistano realtà che trascendono la materia. Per questo dicevo che dipende da cosa s'intende per trascendere.

giona2068

Maestro di spiritualità? 
L'albero si riconosce dai frutti!
Se  Cannata fosse un maestro di spiritualità - luce del mondo e sale  della terra - non scriverebbe tanti sermoni ai quali non crede neanche lui. Il maestro di spiritualità, donna o uomo che sia, è ricercato ed anche calunniato perché è la luce che infastidisce le tenebre,
 parla di ciò che vive e vive di ciò che parla e il suo vivere in Pace è il segno che è veritiero
In maestro di spiritualità non cerca di convincere altri della sua "professione" e non la scrive sul profilo.
Il maestro di spiritualità è il  Santo Vangelo Vivente e non cerca visibilità perché le sue opere parlano, non ha bisogno di visibilità.
Il maestro di spiritualità non parla delle sue idee, il Signore Dio parla nella sua bocca e per questo è sapiente intelligente ed ha sempre la giusta risposta. Non è sapiente perché lui lo e ma perché il suo Spirito è Spirito di Sapienza.
Chi si da da solo il titolo di guida spirituale  nel contempo  dichiara di essere sapiente , ma non lo è, è un lupo vestito di agnello che inganna innanzitutto se stesso perché gli ingannatori fanno una brutta fine.
La guida spirituale non può dichiarare di essere ateo perché il Signore è in lui non rinnega se stesso.

InVerno

Citazione di: Angelo Cannata il 25 Giugno 2017, 16:44:43 PM
Uno dei motivi per cui ho deciso di presentarmi come maestro di spiritualità è stato proprio quello di correggere l'idea solitamente che ci si fa quando si pensa a questo concetto.

Spesso l'immagine che viene in mente, pensando a "maestro di spiritualità" è quella di uno con la barba, abbastanza impassibile, sempre composto, calmo, che ha una risposta per qualsiasi problema e non sbaglia mai, non ha incertezze, non ha dubbi, ha tutto da insegnare e niente da imparare perché ormai ha imparato tutto.

Proviamo a considerare con occhio critico questo aspetti che ho elencato.

Già è molto criticabile la parola "uno", per il suo essere sia maschile, sia singolare. Percepisco tuttora molto maschilismo nel mondo della spiritualità, abitualmente pensata come un mondo di conquiste, per gente capace di sopportare grandi sforzi interiori, privazioni, per levarsi al di sopra della materialità, della carne, del sesso. Ma perché il maestro di spiritualità non dovrebbe poter essere pensato come una donna, quindi senza barba, magari con un marito, con cui ha quindi i suoi normali rapporti sessuali, insieme a cui deve risolvere i problemi materialissimi della sopravvivenza, del pensare ai figli, del prendersi un raffreddore, il piacere di passare una serata in pizzeria con gli amici, maestra in team insieme ad altri maestri con cui collaborare? Se riflettiamo su queste cose, ci rendiamo conto che l'immagine tradizionale a cui la nostra mente si lega pensando al "maestro di spiritualità" è strapiena di falsità, deformazioni, idee completamente sbagliate. Sono idee buone solo per prendere in giro gli sprovveduti disposti ad andare dietro questi romanticismi pieni di falsità e distruttività.

Poi ci s'immagina il maestro come uno impassibile, composto, calmo. Riguardo a questo amo ricordare a me stesso che il mio principale maestro di spiritualità rimane Gesù, il quale in molti momenti si dimostrò tutt'altro che calmo e composto e si guadagnò perfino la nomea di amante del bere e banchettare.

Poi ci s'immagina il maestro praticamente come un dio, uno che sa tutto, sa come salvare il mondo e soprattutto sa come accusarlo. Anche questo mi sembra profondamente errato e distruttivo. Se il maestro è un essere umano, questo essere non può fare a meno di avere debolezze, incoerenze, dubbi, errori, momenti in cui non sa cosa rispondere. Un vero maestro deve avere momenti, occasioni in cui non sa cosa dire, cosa rispondere, altrimenti è certo che è un presuntuoso, uno che inganna se stesso in continuazione inventandosi risposte pur di non ammettere con se stesso che egli è un essere umano.

Poi c'è il fatto che, in quanto ex prete, di fatto sono stato guida di tantissime persone, seguendole sia in gruppo sia singolarmente, e per molti versi lo faccio ancora.

C'è poi una funzione utile a me: ricordare a me stesso che sono un maestro mi è occasione di richiamo ad evitare di cedere all'abbassamento del livello del dialogo, all'istinto a cercare di avere l'ultima parola, ad apparire come colui che aveva ragione; mi ricorda che ho sempre qualcos'altro di superiore da ricercare nella mia esistenza.

Perché dovrei temere il pensiero che la mia parola possa essere insegnamento per altri, perché dovrei escludere questa possibilità? Il vero problema non è questo. Il vero problema è pensare che le proprie parole siano sempre e solo insegnamento per gli altri, mentre invece esse possono anche essere errate, o possono essere semplicemente parola amichevole, scherzo, battuta; e poi pensare di avere solo da insegnare e non da imparare. Ma se io tengo presente che le mie parole possono anche non essere di ammaestramento e che anch'io imparo dagli altri, qual è il problema di ammettere che in alcune occasioni possa avvenire che altri imparino qualcosa da me?
Penso che la calma e la serenità facciano parte di uno stereotipo, ma diffiderei di chi non le possiede allo stesso tempo. Ci sono diversi modi di "maneggiare" questi stati d'animo. Diffido per esempio di chi non sa ridere, ridere col cuore, non sguaiatamente o per colpa di una banale contraddizione, ma ridere come una musica apotropaica per allontanare le illusioni. Anche qui, si vede chi sa ridere e rimanere impassibile allo stesso tempo, chi lascia tremare le proprie corde vocali e chi invece è rapito dalla risata stessa. Ci sono tanti segni sensuali che possono infonderci fiducia e "farci credere" nelle altre persone. Ma le parole, la maledette parole, sono l'unico strumento per comunicare, e non c'è n'è una che valga la pena di esser detta.. Wittgenstein...un piccolo spiraglio di luce l'ho trovato nei canti diplofonici, sono andato a sentirli, c'è del vero, qualcosa di incredibile attraversa i suoni armonici. Ridere e musicare, forse sono due tipi di comunicazione non viziati..ma non vogliono dire niente, non insegnano niente, nessuno può essere un maestro e discepolo di una risata o di un fischio, eppure ci si guarda negli occhi e sembra di essersi intesi al livello più profondo... finchè non si parla, allora si scopre di essere stati sempre in disaccordo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Vittorio Sechi

Citazione di: giona2068 il 25 Giugno 2017, 17:47:03 PM
Maestro di spiritualità?
L'albero si riconosce dai frutti!
Se  Cannata fosse un maestro di spiritualità - luce del mondo e sale  della terra - non scriverebbe tanti sermoni ai quali non crede neanche lui. Il maestro di spiritualità, donna o uomo che sia, è ricercato ed anche calunniato perché è la luce che infastidisce le tenebre,
parla di ciò che vive e vive di ciò che parla e il suo vivere in Pace è il segno che è veritiero
In maestro di spiritualità non cerca di convincere altri della sua "professione" e non la scrive sul profilo.
Il maestro di spiritualità è il  Santo Vangelo Vivente e non cerca visibilità perché le sue opere parlano, non ha bisogno di visibilità.
Il maestro di spiritualità non parla delle sue idee, il Signore Dio parla nella sua bocca e per questo è sapiente intelligente ed ha sempre la giusta risposta. Non è sapiente perché lui lo e ma perché il suo Spirito è Spirito di Sapienza.
Chi si da da solo il titolo di guida spirituale  nel contempo  dichiara di essere sapiente , ma non lo è, è un lupo vestito di agnello che inganna innanzitutto se stesso perché gli ingannatori fanno una brutta fine.
La guida spirituale non può dichiarare di essere ateo perché il Signore è in lui non rinnega se stesso.


Ecco, per esempio, questo mi sembra un evidente coacervo di luoghi comuni. Strali lanciati senza né capo né coda. Un insieme di brodose frasi fatte attinte acriticamente a destra e a manca. Che dicono tutto senza aver contenuto.

Angelo Cannata

Citazione di: InVerno il 25 Giugno 2017, 17:47:39 PMPenso che la calma e la serenità facciano parte di uno stereotipo, ma diffiderei di chi non le possiede allo stesso tempo. Ci sono diversi modi di "maneggiare" questi stati d'animo. Diffido per esempio di chi non sa ridere, ridere col cuore, non sguaiatamente o per colpa di una banale contraddizione, ma ridere come una musica apotropaica per allontanare le illusioni. Anche qui, si vede chi sa ridere e rimanere impassibile allo stesso tempo, chi lascia tremare le proprie corde vocali e chi invece è rapito dalla risata stessa. Ci sono tanti segni sensuali che possono infonderci fiducia e "farci credere" nelle altre persone. Ma le parole, la maledette parole, sono l'unico strumento per comunicare, e non c'è n'è una che valga la pena di esser detta.. Wittgenstein...un piccolo spiraglio di luce l'ho trovato nei canti diplofonici, sono andato a sentirli, c'è del vero, qualcosa di incredibile attraversa i suoni armonici. Ridere e musicare, forse sono due tipi di comunicazione non viziati..ma non vogliono dire niente, non insegnano niente, nessuno può essere un maestro e discepolo di una risata o di un fischio, eppure ci si guarda negli occhi e sembra di essersi intesi al livello più profondo... finchè non si parla, allora si scopre di essere stati sempre in disaccordo.
Tutti questi che hai detto sono a mio parere aspetti apprezzabili di spiritualità, ma non possono essere considerati requisiti connaturati alla spiritualità al singolare.

Per esempio, in merito alle parole, ci può essere chi ritiene che esse sono uno strumento validissimo di esperienza spirituale (si pensi a come vengono sfruttate nella letteratura e nella musica, le quali possono essere considerate sorgenti validissime di spiritualità); non per questo è da biasimare chi invece consideri che le parole non sono altro che inganni e quindi ci si debba rivolgere, tutte le volte che è possibile, ad altri mezzi espressivi. Entrambe queste posizioni, diametralmente opposte, sono spiritualità e non è detto che per il fatto che risultano opposte debbano considerarsi in guerra l'una con l'altra: sono ricchezze che la nostra umanità è in grado di coltivare e non è detto che uno debba coltivare in sé tutte le ricchezze spirituali possibili in questo mondo; anzi, ciò è proprio umanamente impossibile, per cui ognuno sceglierà il tipo di spiritualità che preferisce coltivare.

giona2068

Citazione di: Vittorio Sechi il 25 Giugno 2017, 17:53:16 PM
Citazione di: giona2068 il 25 Giugno 2017, 17:47:03 PM
Maestro di spiritualità?
L'albero si riconosce dai frutti!
Se  Cannata fosse un maestro di spiritualità - luce del mondo e sale  della terra - non scriverebbe tanti sermoni ai quali non crede neanche lui. Il maestro di spiritualità, donna o uomo che sia, è ricercato ed anche calunniato perché è la luce che infastidisce le tenebre,
parla di ciò che vive e vive di ciò che parla e il suo vivere in Pace è il segno che è veritiero
In maestro di spiritualità non cerca di convincere altri della sua "professione" e non la scrive sul profilo.
Il maestro di spiritualità è il  Santo Vangelo Vivente e non cerca visibilità perché le sue opere parlano, non ha bisogno di visibilità.
Il maestro di spiritualità non parla delle sue idee, il Signore Dio parla nella sua bocca e per questo è sapiente intelligente ed ha sempre la giusta risposta. Non è sapiente perché lui lo e ma perché il suo Spirito è Spirito di Sapienza.
Chi si da da solo il titolo di guida spirituale  nel contempo  dichiara di essere sapiente , ma non lo è, è un lupo vestito di agnello che inganna innanzitutto se stesso perché gli ingannatori fanno una brutta fine.
La guida spirituale non può dichiarare di essere ateo perché il Signore è in lui non rinnega se stesso.


Ecco, per esempio, questo mi sembra un evidente coacervo di luoghi comuni. Strali lanciati senza né capo né coda. Un insieme di brodose frasi fatte attinte acriticamente a destra e a manca. Che dicono tutto senza aver contenuto.
Grazie del consiglio, ma se tu la spiegazione  di maestro di spirtualità non fatta di brodose frasi, postala!

Discussioni simili (1)

4878

Risposte: 13
Visite: 309