Furono le mosche a farcelo capire

Aperto da Vittorio Sechi, 16 Giugno 2017, 22:30:39 PM

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Angelo Cannata

#90
La definizione di spiritualità come vita interiore è la definizione oggettiva che emerge dai vocabolari. Il lavoro che porto avanti nel mio sito dimostra che questa definizione è utilissima e se ne possono ricavare orientamenti positivi e cammini specifici, senza rimanere impantanati nei classici dibattiti filosofici tra metafisica e relativismo, che sono inconcludenti e infiniti. Si tratta di seguire metodi seri nel trattare la spiritualità, cosa che a tutt'oggi, a livello mondiale, non è stata mai compiuta; in questo senso il mio lavoro si può definire a pieno titolo pionieristico, anche con tutti i problemi e difetti che ciò comporta; mi dispiace soltanto di essere al momento solo in questa ricerca, mentre essa meriterebbe invece di essere portata avanti con l'impiego sistematico, metodico, delle migliori intelligenze, per esempio rendendola campo di ricerca e studio nelle università. Io sto facendo quello che posso.

Hai detto bene:

Citazione di: Sariputra il 23 Giugno 2017, 08:42:39 AMSe questa persona, per es., ha il cuore gravido di odio potrebbe intendere che quell'odio costituisce parte della sua vita spirituale e quindi ritenersi giustificato a proseguire su una via piena di odio. Un Hitler stesso, rientrerebbe nei canoni di un essere pieno di vita interiore.

La definizione della spiritualità come vita interiore è una definizione neutrale, applicabile a tutti gli esseri, non solo umani, del mondo e come tale non è legata ad alcuna morale. Vita interiore non significa vita morale. Perciò sì, anche l'odio è vita spirituale, anche Hitler era pieno di vita interiore. In questo modo si spazzano via tutte le polemiche che nascerebbero nel pretendere di far dipendere la vita spirituale dalla morale, polemiche che sarebbero tutte riconducibili al solito dibattitto tra metafisica e relativismo. Inoltre la spiritualità non viene ad essere alcunché verso cui guidare o convertire le persone, visto che ogni essere di questo mondo ha già una sua spiritualità. Quindi niente battaglie di conquista, niente guerre di religione, niente dibattiti filosofici.

Hai detto un'altra ottima cosa accostando spiritualità e cammino: quest'accostamento non fornisce orientamenti, ma è già una precisazione della definizione "vita interiore": la vita umana si svolge nel tempo e quindi è ragionevole intendere la vita interiore come cammino. Da qui si può andare ancora oltre, precisando che cammino può anche significare progetto: chi voglia coltivare in sé una vita spirituale può riconoscere opportuno lavorare ad un progetto ben organizzato.

Tu stesso poi ti sei addentrato ulteriormente nell'indagine, toccando il problema della pluralità dei maestri: ci sono vantaggi e svantaggi: seguire un solo maestro consente di assorbire bene e profondamente un metodo, ma contiene il rischio di creare una mentalità poco aperta, poco consapevole del fatto che in questo mondo è possibile seguire molti tipi di spiritualità, tutti validi e seri. Un buon bilanciamento riguardo al numero di maestri da seguire può essere ottimamente parte del progetto del proprio cammino.

Tu stesso dunque hai dimostrato che la definizione di spiritualità come "vita interiore" non è affatto vuota, poiché tu stesso hai già avviato nel tuo messaggio alcuni approfondimenti consequenziali riguardo ad essa, che non sono di poco conto, perché aprono la strada ad un mare di approfondimenti ulteriori.

A mio parere tu risenti semplicemente della confusione che tuttora regna a livello mondiale sul termine spiritualità, nel momento in cui lamenti il problema del suo essere slegata da una morale. Il cammino che io sto portando avanti mostra che la spiritualità riesce ad essere un tipo di studio meritevole, fruttuoso, ricchissimo di esperienze, senza alcun bisogno di identificarsi in partenza con una morale. Si tratta poi, tra l'altro, di avere sempre chiara la distinzione tra la spiritualità e le spiritualità. Nel mondo è esistito da sempre un lavoro infinito riguardo alle spiritualità, ma nessuno finora si è dedicato con serietà e metodo a lavorare sulla spiritualità, al singolare.

Per comprendere meglio la questione, si può fare un confronto con la psicologia: la psicologia non è vincolata ad una morale; se lo psicologo tenta di aiutare l'omicida a guarire dai suoi istinti micidiali, non lo fa in base a qualche morale, ma partendo da presupposti completamente differenti, per esempio dall'ipotesi che l'omicida si comporti da omicida perché ci sono state o ci sono nella sua vita esperienze che lo hanno disturbato o lo disturbano. Lo psicologo cerca di individuare questi disturbi e può riuscire a guarire l'omicida, ma la motivazione originaria dello psicologo non è stata quella di indurre l'omicida a fare il bene piuttosto che il male, cioè una motivazione di ordine morale; la motivazione originaria è stata quella di tentare di liberare l'omicida da fattori che possono essere qualificati come disturbi. In questo modo la psicologia, pur non assumendo alcuna morale a proprio fondamento, riesce a farsi apprezzare anche da chi ha scelto di vincolarsi a esigenze morali.

Sariputra

@A.Cannata

La definizione di spiritualità che dà Wikipedia è:
 termine che riguarda, a grandi linee, tutto ciò che ha a che fare con lo spirito, ha svariate accezioni ed interpretazioni. Il suo significato più semplice è il concetto che oltre alla materia tangibile esista un livello spirituale di esistenza, dal quale la materia tragga vita, intelligenza o almeno lo scopo di esistere; tuttavia può arrivare ad includere la fede in poteri soprannaturali (come nella religione), ma sempre con l'accento posto sul valore personale dell'esperienza. L'attribuzione di spiritualità a una persona non implica necessariamente che quella persona pratichi una religione o creda, in generale, all'esistenza dello spirito; in questo caso la spiritualità è vista piuttosto un "modo d'essere" che evidenzi scarso attaccamento alla materialità.
 Pongo l'accento sul finale: " un "modo d'essere" che evidenzi scarso attaccamento alla materialità". Questo è un linguaggio coerente ad ogni forma di spiritualità che si proponga come obiettivo un miglioramento dell'uomo ( una spiritualità che non si ponga questo obiettivo , non è a rigor di termini una forma di spiritualità. Per es., tu citi lo psicanalista e attribuisci al suo lavoro una valenza 'spirituale'. In realtà lo psicanalista sta facendo psicanaiisi...è il suo lavoro , e si fa pagare profumatamente per quello...Penso che non si debba gettare nel calderone di tutto e di più. Non tutto ciò che ha a che fare con l'attività della mente è "spiritualità" ma ciò che forma un "modo d'essere", una visione esistenziale che vada "oltre la materia" e che produca pertanto un disincanto verso di questa. Se non c'è spirito che cerca di elevarsi/liberarsi/comprendere mi sembra però che si concordi ( come per es. nel buddhismo) sulla necessità di liberarsi dall'attaccamento ( è un tratto comune a tutte le grandi esperienze spirituali apparse, a Oriente come a Occidente). Credo che la terminologia sia importante per definire con chiarezza ciò che s'intende. Non mi stupisce pertanto che tu scriva che "sei l'unico" che la intenda in maniera diversa . Credo che, umanamente, sia difficile digerire il fatto che l'odio e l'amore abbiano, nella tua visione, uguale non-valore. Si prova una sorta di naturale e istintiva ( quindi non morale, ma che ha a che fare con qualcosa di più profondo dell'educazione o del condizionamento impartito...) repulsione. Se la "vita interiore" dello stupratore , non essendoci alcuna morale o etica, ha lo stesso valore di quella di uno che magari la sacrifica per aiutare dei migranti dai narcos ( come, per es., i più di quaranta sacerdoti ammazzati dai narcotrafficanti in Messico negli ultimi dieci anni, perché davano fastidio ai loro traffici di esseri umani...) capirai che non si vede alcuna ragione per abbracciare una visione come quella che proponi, che rasenta veramente, a mio a parere, le forme più sottili e insidiose di narcisismo intellettuale, ossia quell'attitudine di ritenere come "importanti" tutte le emozioni, sensazioni, riflessioni e stati mentali che la mente produce e dissolve di continuo. Non è che l'etica  sia mera 'imposizione', ma è anche necessaria proprio per controbilanciare questa pericolosa deriva che, nelle persone sensibili e intelligenti, si manifesta portando a rafforzare l'ego e non a indebolirlo. Indebolire lo spazio dell'ego non è un fatto 'morale', ma semplicemente la necessità di liberare uno spazio, perché la qualità profonda della mente possa emergere e manifestarsi nel concreto, in atti concreti, in un amore concreto.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Angelo Cannata

#92
Questa tua osservazione, come anche la descrizione che ne dà Wikipedia, è senza dubbio legata alle vicissitudini della parola spiritualità. Ho fatto notare proprio agli estensori di Wikipedia che la descrizione di spiritualità ivi contenuta contiene un'evidente contraddizione: a un certo punto si trova scritto

per spiritualità si intende la ricerca di Dio all'interno di sé

mentre altre affermazioni presenti in quella voce, per esempio

L'attribuzione di spiritualità a una persona non implica necessariamente che quella persona pratichi una religione o creda, in generale, all'esistenza dello spirito

escludono le necessità di un riferimento a Dio. A tutt'oggi non hanno corretto quella contraddizione.

Queste confusioni sono un risultato del fatto che la parola spiritualità è nata all'interno della religione cattolica, come spiego in dettaglio in un mio articolo. In questo senso, nella sua origine "spiritualità" significa senza ombra di dubbio vita del cattolico nello Spirito Santo. Il fatto è che, da oltre un secolo, tra gli stessi cattolici si è sempre più fatta strada l'idea che in realtà la parola spiritualità può essere intesa in un senso più vasto, arrivando ad includere la semplice vita interiore di chiunque, anche degli atei, senza alcun necessario riferimento allo Spirito Santo. È il caso di far notare che il filosofo Pierre Hadot ha effettuato i suoi studi sui filosofi classici dimostrando che nelle origini la filosofia non era un freddo disquisire, ma un vero e proprio esercizio di spiritualità, impegnativo di tutta la persona. In questo senso, se la parola spiritualità è nata nel cattolicesimo, il concetto di spiritualità e di esercizio spirituale è precedente al cattolicesimo, essendo nato nel contesto vitale dei primi filosofi greci. Questa è la condizione storica in cui oggi si trova la parola spiritualità: per un verso tutt'ora ancorata alla sua origine cattolica, per altri versi intesa sempre più come generica vita interiore.

Il lavoro che io sto facendo si pone in questa situazione storica e cerca di valorizzare l'orientamento che oggi esiste anche tra gli stessi cattolici ad intendere la spiritualità semplicemente come vita interiore. Tanto per citare un esempio di questa tendenza, il 12 giugno scorso c'è stato un convegno a Roma su "Laicità e spiritualità" in cui è intervenuto anche il cardinale Gianfranco Ravasi, il quale si è espresso in questi termini: "La laicità è uno spazio dove tutti si ritrovano, sia credenti, sia non credenti. Il cristianesimo è una religione fondata da un laico; Gesù di Nazareth, infatti, non era Sacerdote, anzi apparteneva alla tribù di Giuda, che è una tribù laica. La spiritualità, invece, è spesso associata a un qualcosa di etereo, impalpabile, inconsistente. Bisogna considerarla come una categoria sì religiosa, ma anche culturale, strumentale a una conoscenza polimorfica".

Potrei citarti decine di altri siti internet italiani e da tutto il mondo che testimoniano il farsi strada di quest'orientamento; forse sono anche centinaia, ma non mi sembra, purtroppo è un orientamento che stenta ancora a farsi strada. In realtà prevedo che tutto il mio lavoro un giorno sarà rimpiazzato da quello di esperti e ricercatori che finalmente si convinceranno che la spiritualità, intesa in senso svincolato dal credere in qualcosa, merita ricerche serie. A quel punto non avrò altro da fare che eliminare tutto e mettermi da parte. Al presente però questo lavoro sistematico non esiste in alcuna parte del mondo.

Angelo Cannata

Citazione di: Sariputra il 23 Giugno 2017, 14:48:47 PM
Pongo l'accento sul finale: " un "modo d'essere" che evidenzi scarso attaccamento alla materialità".
Dopo quanto ho detto, quest'affermazione è da considerare di parte, poiché esclude dal raggio della spiritualità chi non intenda credere ad alcunché oltre la materia, mentre invece la spiritualità come semplice vita interiore è un fenomeno già presente in ogni persona sin dalla sua nascita, indipendentemente dalle sue scelte filosofiche o di fede.
Citazione di: Sariputra il 23 Giugno 2017, 14:48:47 PM
Questo è un linguaggio coerente ad ogni forma di spiritualità che si proponga come obiettivo un miglioramento dell'uomo
In base a quanto ho detto, una spiritualità può proporsi quest'obiettivo, ma la spiritualità no, perché una spiritualità può significare qualsiasi spiritualità anche legata a scelte filosofiche o di fede, mentre la spiritualità non dipende da alcuna scelta.
Citazione di: Sariputra il 23 Giugno 2017, 14:48:47 PMCredo che, umanamente, sia difficile digerire il fatto che l'odio e l'amore abbiano, nella tua visione, uguale non-valore.
Spiritualità significa vita interiore, non significa adesione a dei valori, altrimenti dovremmo concludere che ha una vita interiore solo chi aderisce a certi valori, il che non è sostenibile.
Citazione di: Sariputra il 23 Giugno 2017, 14:48:47 PMcapirai che non si vede alcuna ragione per abbracciare una visione come quella che proponi
La spiritualità come vita interiore non è una visione delle cose, del mondo, dell'esistenza, non è una filosofia, non è un modo di interpretare la vita; essa è piuttosto un fenomeno presente in ogni persona. In questo senso la spiritualità non è qualcosa da abbracciare o non abbracciare, ma qualcosa che è dentro ognuno di noi, la cui esistenza è dimostrabile addirittura scientificamente: basta guardare il tracciato di un elettroencefalogramma: se non è piatto, allora quella è già spiritualità, perché vuol dire che in quel cervello c'è dell'attività neuronale.
Citazione di: Sariputra il 23 Giugno 2017, 14:48:47 PMNon è che l'etica  sia mera 'imposizione', ma è anche necessaria proprio per controbilanciare questa pericolosa deriva
La spiritualità non esclude alcuna etica, ma neanche vi si lega. Nel momento in cui vi si lega non è più la spiritualità, ma una spiritualità, non per questo meno rispettabile.

giona2068

Citazione di: Angelo Cannata il 23 Giugno 2017, 16:46:50 PM
Questa tua osservazione, come anche la descrizione che ne dà Wikipedia, è senza dubbio legata alle vicissitudini della parola spiritualità. Ho fatto notare proprio agli estensori di Wikipedia che la descrizione di spiritualità ivi contenuta contiene un'evidente contraddizione: a un certo punto si trova scritto

per spiritualità si intende la ricerca di Dio all'interno di sé

mentre altre affermazioni presenti in quella voce, per esempio

L'attribuzione di spiritualità a una persona non implica necessariamente che quella persona pratichi una religione o creda, in generale, all'esistenza dello spirito

escludono le necessità di un riferimento a Dio. A tutt'oggi non hanno corretto quella contraddizione.

Queste confusioni sono un risultato del fatto che la parola spiritualità è nata all'interno della religione cattolica, come spiego in dettaglio in un mio articolo. In questo senso, nella sua origine "spiritualità" significa senza ombra di dubbio vita del cattolico nello Spirito Santo. Il fatto è che, da oltre un secolo, tra gli stessi cattolici si è sempre più fatta strada l'idea che in realtà la parola spiritualità può essere intesa in un senso più vasto, arrivando ad includere la semplice vita interiore di chiunque, anche degli atei, senza alcun necessario riferimento allo Spirito Santo. È il caso di far notare che il filosofo Pierre Hadot ha effettuato i suoi studi sui filosofi classici dimostrando che nelle origini la filosofia non era un freddo disquisire, ma un vero e proprio esercizio di spiritualità, impegnativo di tutta la persona. In questo senso, se la parola spiritualità è nata nel cattolicesimo, il concetto di spiritualità e di esercizio spirituale è precedente al cattolicesimo, essendo nato nel contesto vitale dei primi filosofi greci. Questa è la condizione storica in cui oggi si trova la parola spiritualità: per un verso tutt'ora ancorata alla sua origine cattolica, per altri versi intesa sempre più come generica vita interiore.

Il lavoro che io sto facendo si pone in questa situazione storica e cerca di valorizzare l'orientamento che oggi esiste anche tra gli stessi cattolici ad intendere la spiritualità semplicemente come vita interiore. Tanto per citare un esempio di questa tendenza, il 12 giugno scorso c'è stato un convegno a Roma su "Laicità e spiritualità" in cui è intervenuto anche il cardinale Gianfranco Ravasi, il quale si è espresso in questi termini: "La laicità è uno spazio dove tutti si ritrovano, sia credenti, sia non credenti. Il cristianesimo è una religione fondata da un laico; Gesù di Nazareth, infatti, non era Sacerdote, anzi apparteneva alla tribù di Giuda, che è una tribù laica. La spiritualità, invece, è spesso associata a un qualcosa di etereo, impalpabile, inconsistente. Bisogna considerarla come una categoria sì religiosa, ma anche culturale, strumentale a una conoscenza polimorfica".

Potrei citarti decine di altri siti internet italiani e da tutto il mondo che testimoniano il farsi strada di quest'orientamento; forse sono anche centinaia, ma non mi sembra, purtroppo è un orientamento che stenta ancora a farsi strada. In realtà prevedo che tutto il mio lavoro un giorno sarà rimpiazzato da quello di esperti e ricercatori che finalmente si convinceranno che la spiritualità, intesa in senso svincolato dal credere in qualcosa, merita ricerche serie. A quel punto non avrò altro da fare che eliminare tutto e mettermi da parte. Al presente però questo lavoro sistematico non esiste in alcuna parte del mondo.
Caro Cannata,  alias maestro di spiritualità  che  non hai ancora capito cosa sia la spiritualità e ti ritieni  guida spirituale, almeno secondo il tuo profilo,  ti consiglio di far riposare quella testa che  produce idee a riguardo di un argomento che interessa  il cuore degli esseri umani e non la mente.
La cosa è molto più semplice di quello che dici con le tue elucubrazioni mentali che penso leggerai solo tu  o pochi altri.
La spiritualità è il contrario del materialismo. 
Il materialista crede di essere materia e confida, spera ed adora le cose materiali, mentre la persona spirituale o la spiritualità nella quale vive consiste nel credere che non siamo carne ma anima e per questo  si confida nello Spirito del  Signore Dio, si spera in Lui e si adora solo Lui,  vivendo staccato dalle cose del mondo. 
Se preferisci  la persona spirituale è in questo mondo ma non è di questo mondo.
Lascia perdere  le teorie di persone che parlano di idee anche se queste idee procedono da esseri socialmente colti, da religiosi  con galloni ,ma che di spiritualità non hanno niente ecc...,perché sono materialisti e come tali di spiritualità non sano niente come te.  
Tu sei uno di loro. 
Il fatto che questo post ti crei irritazione è la prova che quello che è scritto è verità!!
Non fare che su di te si realizzi il versetto di Ap 2 - I falsi religiosi, li ho messi alla prova e li ho trovati bugiardi - chiacchieroni!!!

Sariputra

@A.Cannata
Non prendo le tue obiezioni punto per punto, ma mi concentro ancora su questa che, a mio avviso, è il nucleo che le riassume:

La spiritualità come vita interiore non è una visione delle cose, del mondo, dell'esistenza, non è una filosofia, non è un modo di interpretare la vita; essa è piuttosto un fenomeno presente in ogni persona. In questo senso la spiritualità non è qualcosa da abbracciare o non abbracciare, ma qualcosa che è dentro ognuno di noi, la cui esistenza è dimostrabile addirittura scientificamente: basta guardare il tracciato di un elettroencefalogramma: se non è piatto, allora quella è già spiritualità, perché vuol dire che in quel cervello c'è dell'attività neuronale.

L'attività neuronale, misurabile con appositi strumenti, è indicatore della presenza di "spiritualità" nella mente? L'attività neuronale è quello che è: attività neuronale scientificamente misurabile ( ce l'hanno anche le galline una certa attività neuronale e cosa dire dei poveri dementi, la cui attività neuronale è totalmente sconvolta, devono ritenersi "spiritualmente sconvolti"?...). Quindi ripropongo la mia obiezione: ricondurre la spiritualità a semplice definizione di attività mentale omnicomprensiva, scientificamente misurabile, mi  risulta chiamarsi  "materialismo" e non definisce nulla di cos'è in concreto la spiritualità e che cosa la definisce e delimita rispetto a ciò che non lo è. 
Infatti prima dici che la spiritualità non è questo e non è quello dei prodotti dell'attività mentale e poi invece definisci che tutta l'attività mentale è spiritualità. Necessariamente lo sono anche i primi , e quindi : moralità, etica, visione delle cose, del mondo, dell'esistenza, ecc. Altrimenti  dove possiamo trovare la paternità di questo?
Quale sarebbe a questo punto la differenza rispetto alla definizione di "attività mentale"? Appare , a questo punto, del tutto  indifferente definirsi come "maestro di spiritualità" invece che "maestro di attività mentale" o "maestro di stati mentali" piuttosto che "maestro di attività neuronale". Ma , nel momento in cui ti proponi come "maestro di spiritualità", manifestando interesse per la spiritualità, devi dare una definizione specifica  di cosa intendi con questo.  Cosa che finora non mi sembra tu abbia fatto. Capisco che stai facendo uno sforzo per uscire dai limiti del linguaggio, ma usando il linguaggio non puoi farlo. Possiamo trovare altre strade?... :-\
Sulla strada del bosco
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Angelo Cannata

#96
Penso che il linguaggio ci dia ancora molte risorse da poter sfruttare.

Per quanto riguarda il restringimento del campo, rispetto ad una definizione di spiritualità che, essendo troppo vasta, può significare giustamente tutto e niente, io trovo come ottimo criterio la scelta personale. Ci poniamo cioè la domanda: tutto può essere considerato spiritualità, ma noi a quali parti di questo tutto siamo interessati e seguendo quali criteri?

Posta la domanda, è possibile procedere per restringimenti successivi.

Anzitutto io preferisco lasciare da parte il fatto che anche le microvibrazioni degli atomi di una pietra si possano considerare spiritualità, cioè moto interiore della pietra, a causa del fatto che non intravedo quest'aspetto della spiritualità come fruttuoso per la mia ricerca. Quindi preferisco restringere la mia attenzione alla vita interiore degli esseri animali. Dico questo anche perché l'edizione dell'anno scorso della manifestazione "Torino spiritualità" è stata dedicata interamente agli animali. In questo senso non è tanto difficile riscontrare persone disposte a ritenere che anche un cane, per esempio, possa essere ritenuto avente una vita spirituale, pur secondo le sue capacità. Ovviamente questo farebbe rinascere la domanda su cosa si intenda per vita spirituale, ma qui per ora lasciamo stare e proseguiamo col nostro restringimento del campo. A questo punto decido di restringere ancora e di occuparmi soltanto della spiritualità umana.

Queste operazioni di restringimento hanno il vantaggio di tagliare in partenza qualsiasi dibattito infinito riguardo, per esempio, alla possibilità di riferire la parola spiritualità alla vita interiore di un cane: io non lo escludo, ma trovo questa via di ricerca troppo difficile da intraprendere, rispetto ai risultati che fa prevedere. Ognuno resta libero di indagare su questo campo, i risultati saranno poi da valutare in base alla serietà dei metodi adottati e alla validità dei risultati raggiunti.

Dunque, spessissimo, quando io parlo di spiritualità, intendo riferirmi alla spiritualità umana.

A questo punto diventano da precisare i criteri: anche la medicina, la psicologia, la filosofia ecc. si occupano di fenomeni che avvengono dentro l'uomo e che quindi possiamo chiamare vita interiore. Di quali fenomeni interiori la spiritualità umana intende occuparsi?

A questo punto per me il criterio non è poi tanto difficile, basta semplicemente esaminare di chi è figlia la spiritualità: essa è figlia delle religioni e della filosofia, in base a ciò che ho evidenziato nei miei messaggi precedenti. Questo mi conduce ad individuare questa definizione: mi interesserò dei fenomeni interni della vita umana che hanno a che fare con l'attitudine umana ad attribuire alle esperienze interiori significati, sensi, che coinvolgono l'intera esistenza. In questo senso la spiritualità viene ad essere quasi la stessa cosa di religioni e filosofie, ma essa compie un'operazione di comune denominatore: visto che nel mondo esistono molte religioni e molte filosofie, la spiritualità intende occuparsi della possibilità di approfondire quegli aspetti della vita interiore che sono condivisibili, quanto alla ricerca di senso, da tutte le religioni e tutte le filosofie. Dunque, appena vedo che qualche aspetto fa parte della scelta specifica di una religione o di una filosofia, allora devo concludere che quell'aspetto può essere considerato parte, semmai, di una spiritualità, ma non della spiritualità.

A questo punto il lavoro può sembrare pressoché impossibile, una volta che è difficilissimo muoversi tra i sensi, i significati delle esperienze umane, senza parteggiare per questa o quest'altra filosofia, questa o quest'altra religione. Io risolvo questo problema semplicemente ammettendo i miei condizionamenti e quindi considerando che la mia ricerca sarebbe da confrontare con i risultati di chi porta in sé condizionamenti diversi dai miei (non esistono persone senza condizionamenti). Quindi ammetto senza problemi che il mio modo di trattare la spiritualità è condizionato dal mio passato di cattolico, relativista e poi ateo. In questo contesto faccio ugualmente lo sforzo di approfondire ciò che mi può risultare condivisibile da chiunque.

Inoltre, a differenza delle filosofie e religioni, la spiritualità intende occuparsi non tanto della ricerca del senso, ma delle esperienze oggetto di questa ricerca. Cioè, da un punto di vista spirituale, non m'interessa approfondire, ad esempio, il perché del dolore, del male: questo lo fanno filosofie e religioni; m'interessa approfondire che cosa sono nell'uomo queste esperienze, cosa producono in lui, quali dinamiche innescano nell'intrecciarsi con altre esperienze. In questo la spiritualità non si identifica con filosofie e religioni, però si mantiene senza dubbio in dialogo con esse.

Quanto all'accusa di materialismo, credo che sarebbe valida se io escludessi l'esistenza di realtà non materiali, ma io non la escludo; piuttosto, non me ne occupo perché la trovo troppo difficile da indagare con metodi efficaci, seri, capaci di pervenire a risultati apprezzabili e condivisibili.

giona2068

#97
per  Cannata


Ma come fai a dire così tante sciocchezze in poche righe?
Prima cosa,  o prima sciocchezza,  abbinare la spiritualità alla filosofia è come mettere assieme il sacro e il profano!
La spiritualità appartiene al cuore mentre la filosofia appartiene alla mente che ha la stessa  radice della parola mentire!
Ma la cosa più incredibile perché assurda è che dici di essere approdato all'ateismo e pensi di poter parlare di spiritualità. Credimi, ne ho sentite tante ma questa le supera tutte! Toglimi una curiosità, ma tu distingui le persone spirituali da quelle spiritate?
Le prime credono nel Signore Dio, le seconde si affidano a satana o sono da lui prese.
Cos'è poi questa storia del dolore  che misceli con la spiritualità ?
Per tua conoscenza il dolore è un fatto fisico, mentre la sofferenza è psicospirituale!
Insomma nel tuo stringi stringi non vedo  la guida spirituale, forse sei una guida per spiritati senza saperlo!
Da quando ti ho conosciuto tramite questo Forum, ho percepito che in verità sei solo  in cerca di visibilità per soddisfare chissà quale repressione, ti ho lasciato stare perché credevo che qualcosa di buono potesse venir fuori, ma  scrivendo  sciocchezze finirai, anzi sei finito, per essere additato come l'ambizioso che vorrebbe ma non riesce.
Contento tu, contenti tutti.


P:S

Fai attenzione : La spiritualità non è sinonimo di qualcosa di non tangibile, esempio pensiero.  Dalle tue elucubrazioni  immateriale e spirituale sembrano sinonimi!

Sariputra

@A.Cannata scrive:

Io risolvo questo problema semplicemente ammettendo i miei condizionamenti e quindi considerando che la mia ricerca sarebbe da confrontare con i risultati di chi porta in sé condizionamenti diversi dai miei (non esistono persone senza condizionamenti). Quindi ammetto senza problemi che il mio modo di trattare la spiritualità è condizionato dal mio passato di cattolico, relativista e poi ateo. In questo contesto faccio ugualmente lo sforzo di approfondire ciò che mi può risultare condivisibile da chiunque.

Messa così appare una cosa terribilmente asettica e fredda, quando invece la spiritualità, per me, è un vissuto che parte dalle viscere stesse e che investe l'intera persona, che lo interroga, lo fa disperare e dubitare ma anche raccogliere piccole lucciole di bellezza tra le mani. Per il mio temperamento non riesco proprio a concepirla in maniera così esangue, sterile, una cosa non da vivere ma da collezionare, quasi come fanciulli che confrontano i loro album di figurine per constatare ciò che hanno in comune e ciò che invece manca...senza un reale obiettivo, in quanto ritengo già a priori che ogni obiettivo sia privo di valore, in quanto "condizionamento"...
Come figlio di una contadina ho succhiato dalla tetta di mia mamma il senso della semina in funzione del raccolto e non certo quello di far collezione di sementi... 
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Angelo Cannata

Citazione di: Sariputra il 24 Giugno 2017, 08:52:34 AMMessa così appare una cosa terribilmente asettica e fredda
Lo trovo normale, logico: proviamo a confrontare la letteratura con una poesia di Giovanni Pascoli: al confronto la letteratura è asettica e fredda; lo stesso avviene se confrontiamo la musica con un brano di Mozart: la musica in astratto sarà inevitabilmente insapore. Lo stesso vale per il rapporto tra la spiritualità da una parte e le spiritualità, oppure una spiritualità dall'altra. Cioè, trovo normale che la materia generale non possa mai avere la pregnanza, il calore della singola esperienza particolare.
Nonostante ciò, io ho in questo una pretesa tutta mia: ritengo che la spiritualità, intesa come insieme di tutte le spiritualità, oppure come approfondimento di ciò che vi è di comune tra esse, sia in grado di far vivere una vera e calda esperienza spirituale. Probabilmente questa mia pretesa deriva dal fatto che il mio modo di trattare la spiritualità non è poi così neutrale, ma molto personalizzato e anche di parte; la neutralità è più un ideale che un dato di fatto.
Al di là di ciò, questa asetticità ha un vantaggio: consentirebbe alla spiritualità di diventare materia scolastica e credo che sarebbe un gran bene per gli studenti di ogni ordine e grado. Se è vero che ogni studente ha una sua vita interiore, perché non offrirgli una guida a sapersi muovere tra le possibilità esistenti, quindi a sapersi districare tra le proposte religiose, filosofiche, e particolarmente a saper considerare con occhio critico le proposte di pseudospiritualità, cioè quelle che sconfinano nella magia, la superstizione, l'impostura, il fanatismo? L'età dello studente è l'età in cui si fanno le scelte più grandi, quelle che determineranno l'impostazione dell'intera esistenza, perché non offrirgli metodologie orientative alla vita, piuttosto che semplicemente alle facoltà universitarie da scegliere, come si fa oggi?

myfriend

#100
@cannata

Nel mio passato ho avuto la possibilità di conoscere personaggi che nel loro campo erano studiosi di fama internazionale. Di altri grandi personaggi invece mi hanno parlato amici miei, che hanno avuto la possibilità di incontrarli di presenza. C'è una caratteristica che quasi sempre connota questi personaggi, per come li ho conosciuti e per come me ne hanno parlato: una straordinaria modestia e umiltà. La cosa è comprensibile: quanto più uno studioso si addentra in un campo, tanto più tocca con mano quanto quel campo sia sterminato, immenso, costringendoti a sentirti piccolo piccolo.

Non so quali maestri tu abbia conosciuto o sentito.
Io, ad esempio, faccio riferimento a studiosi del calibro di Max Planck e Albert Einstein, i padri della fisica moderna.
A proposito della "morte di dio", Planck diceva:

"Avendo consacrato tutta la mia vita alla Scienza più razionale possibile, lo studio della materia, posso dirvi almeno questo a proposito delle mie ricerche sull'atomo: la materia come tale non esiste! Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell'atomo. Possiamo supporre al di sotto di questa forza l'esistenza di uno Spirito Intelligente e cosciente. Questo Spirito è la ragione di ogni materia."

E non sto qui a citare Albert Einstein per non crearti ulteriore imbarazzo.

Sai qual è il tuo problema? Il tuo problema è che sei ancora - e troppo - condizionato dalla visione di dio del cattolicesimo (che poi è la visione di dio di Paolo). Ma Paolo era un uomo che è vissuto 2000 anni fa ed è vissuto in una cultura che separava dio dal creato e che concepiva dio come un "poliziotto dei cieli" pronto a scatenare la sua ira vendicativa sui peccatori. Il pensiero dell'homo, nel frattempo, si è evoluto. Forse i tuoi "maestri" te l'hanno nascosto.  :D

Dio non è affatto morto. Nemmeno la concezione cattolica (quella di Paolo) di dio è morta. E nemmeno quella ebraica e mussulmana.
Ma la vera novità è che oltre alle concezioni di dio delle religioni tradizionali ancora molto diffuse (cristianesimo, ebraismo, islam), si è fatta strada nel corso del 20mo secolo una concezione di dio più matura: quella di scienziati come Planck e Einstein. Veri maestri spirituali.
Essi hanno introdotto un nuovo concetto di "spiritualità" che ti sfugge completamente: comprendere l'invisibile ordine delle cose nel quale dio - in quanto Mente cosmica cosciente e intelligente - svolge il ruolo centrale attorno al quale tutto ruota e di cui, ogni cosa, è manifestazione. Un concetto di "spiritualità" che vede nelle scienze (biologia, fisica, geologia, psicologia, etologia, astronomia etc) l'unico e vero strumento di ricerca. Poichè solo le scienze ci introducono alla comprensione dell' "invisibile ordine delle cose".


Forse dovresti aggiornare l'elenco dei tuoi maestri.  ;)
Sei totalmente fuori strada ed ho come l'impressione che non ci stai capendo nulla. Sarà forse colpa dei tuoi "maestri"?
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

giona2068

Citazione di: Angelo Cannata il 24 Giugno 2017, 09:27:09 AM
Citazione di: Sariputra il 24 Giugno 2017, 08:52:34 AMMessa così appare una cosa terribilmente asettica e fredda
Lo trovo normale, logico: proviamo a confrontare la letteratura con una poesia di Giovanni Pascoli: al confronto la letteratura è asettica e fredda; lo stesso avviene se confrontiamo la musica con un brano di Mozart: la musica in astratto sarà inevitabilmente insapore. Lo stesso vale per il rapporto tra la spiritualità da una parte e le spiritualità, oppure una spiritualità dall'altra. Cioè, trovo normale che la materia generale non possa mai avere la pregnanza, il calore della singola esperienza particolare.
Nonostante ciò, io ho in questo una pretesa tutta mia: ritengo che la spiritualità, intesa come insieme di tutte le spiritualità, oppure come approfondimento di ciò che vi è di comune tra esse, sia in grado di far vivere una vera e calda esperienza spirituale. Probabilmente questa mia pretesa deriva dal fatto che il mio modo di trattare la spiritualità non è poi così neutrale, ma molto personalizzato e anche di parte; la neutralità è più un ideale che un dato di fatto.
Al di là di ciò, questa asetticità ha un vantaggio: consentirebbe alla spiritualità di diventare materia scolastica e credo che sarebbe un gran bene per gli studenti di ogni ordine e grado. Se è vero che ogni studente ha una sua vita interiore, perché non offrirgli una guida a sapersi muovere tra le possibilità esistenti, quindi a sapersi districare tra le proposte religiose, filosofiche, e particolarmente a saper considerare con occhio critico le proposte di pseudospiritualità, cioè quelle che sconfinano nella magia, la superstizione, l'impostura, il fanatismo? L'età dello studente è l'età in cui si fanno le scelte più grandi, quelle che determineranno l'impostazione dell'intera esistenza, perché non offrirgli metodologie orientative alla vita, piuttosto che semplicemente alle facoltà universitarie da scegliere, come si fa oggi?
Certo che se i maestri di spiritualità fossero  i Cannata di turno meglio sarebbe lasciare gli studenti il balia delle loro idee sperando che qualcuno imbrocchi la strada giusta.
Purtroppo quando ci erigiamo a modello da seguire inventando un concetto di spiritualità tutto personale e  nel contempo avulso dalla verità abbiamo la certezza di dire le più grandi sciocchezze!!!!

InVerno

#102
Citazione di: Angelo Cannata il 24 Giugno 2017, 09:27:09 AM
Citazione di: Sariputra il 24 Giugno 2017, 08:52:34 AMMessa così appare una cosa terribilmente asettica e fredda
Lo trovo normale, logico: proviamo a confrontare la letteratura con una poesia di Giovanni Pascoli: al confronto la letteratura è asettica e fredda; lo stesso avviene se confrontiamo la musica con un brano di Mozart: la musica in astratto sarà inevitabilmente insapore. Lo stesso vale per il rapporto tra la spiritualità da una parte e le spiritualità, oppure una spiritualità dall'altra. Cioè, trovo normale che la materia generale non possa mai avere la pregnanza, il calore della singola esperienza particolare.
Nonostante ciò, io ho in questo una pretesa tutta mia: ritengo che la spiritualità, intesa come insieme di tutte le spiritualità, oppure come approfondimento di ciò che vi è di comune tra esse, sia in grado di far vivere una vera e calda esperienza spirituale. Probabilmente questa mia pretesa deriva dal fatto che il mio modo di trattare la spiritualità non è poi così neutrale, ma molto personalizzato e anche di parte; la neutralità è più un ideale che un dato di fatto.
Al di là di ciò, questa asetticità ha un vantaggio: consentirebbe alla spiritualità di diventare materia scolastica e credo che sarebbe un gran bene per gli studenti di ogni ordine e grado. Se è vero che ogni studente ha una sua vita interiore, perché non offrirgli una guida a sapersi muovere tra le possibilità esistenti, quindi a sapersi districare tra le proposte religiose, filosofiche, e particolarmente a saper considerare con occhio critico le proposte di pseudospiritualità, cioè quelle che sconfinano nella magia, la superstizione, l'impostura, il fanatismo? L'età dello studente è l'età in cui si fanno le scelte più grandi, quelle che determineranno l'impostazione dell'intera esistenza, perché non offrirgli metodologie orientative alla vita, piuttosto che semplicemente alle facoltà universitarie da scegliere, come si fa oggi?

Penso, ma (e lo dico senza ironia) io non sono un maestro di spiritualità, che un percorso spirituale serio e fruttuoso abbia come base imprescindibile la destrutturalizzazione della propria mente; a cominciare dal concetto di bene e male, da liquefare il più presto possibile. Mangiare la mela non è un atto senza ritorno, si ci può mettere le dita in gola e vomitarla. Suppongo questa affermazione vada dritta dritta a centrare l'idea di una visione olistica del mondo, e che appunto per questo venga velocemente archiviata come tale da chi voglia rigettarla. Credo, che l'unica "scuola di spiritualità" possa essere fatta solamente da ore di tempo libero, e "maestri" capaci di prendere le nostre vitree certezze mondane e mandarle in frantumi, anzichè condensarne di altre.Perchè i vetri, seppur asettici, tagliano, ed è meglio che tornino la sabbia che erano, capaci di scorrere da un estremo all'altro della clessidra del nostro tempo. Suppongo, come mi disse un guru indiano, la mente non debba comportarsi diversamente da un pugno, e debba potersi stringere ed aprire a nostro piacimento a seconda delle necessità, perchè non siamo tutti cosi fortunati da poter vivere un esistenza olistica e le pressioni del mondo reale ci costringono a stringere il pugno per portare a casa il pane, che spesso e volentieri era offerto ai maestri, purchè si prestassero unicamente all'opera di puro spirito. Penso che una spiritualità autentica non abbia alcun bisogno di guardarsi dalla superstizione e dall'impostura, perchè sono strumenti per soverchiare l'altro, e la spiritualità vera debba essere un moto entro se stessi, senza necessità alcuna di turlupinare l'altro ne di agire. Penso che i più grandi maestri spirituali siano morti ignoti al mondo e a tutti, non abbiano scritto libri o avuto discepoli, aperto scuole o dottrine, penso abbiano semplicemente respirato il mondo ed espirato se stessi in esso. Tutti gli altri, furono solo dei ben mascherati narcisisti.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Angelo Cannata

Citazione di: InVerno il 25 Giugno 2017, 14:13:29 PMPenso, ma (e lo dico senza ironia) io non sono un maestro di spiritualità, che un percorso spirituale serio e fruttuoso abbia come base imprescindibile la destrutturalizzazione della propria mente; a cominciare dal concetto di bene e male, da liquefare il più presto possibile. Mangiare la mela non è un atto senza ritorno, si ci può mettere le dita in gola e vomitarla.
Sono d'accordo, ma comprenderai che qualsiasi persona ha bisogno di intravedere prima qualcosa di positivo per poi avere la forza e il coraggio di distruggere. L'esperienza mi dice che le persone, o almeno molte persone, pur sapendo che i loro punti di riferimento sono solo escrementi, se l'alternativa è il nulla preferiscono appoggiarsi agli escrementi piuttosto che al nulla; ovviamente è un atteggiamento sbagliato, ma purtroppo mi pare che da un punto di vista psicologico succeda questo in molte persone. È inutile tentare di togliere gli escrementi che hanno in casa, anche se loro stessi sanno che sono escrementi, se prima non riesci a far almeno intravedere loro alternative positive, incoraggianti, consistenti, capaci di fare da sostegno.
Citazione di: InVerno il 25 Giugno 2017, 14:13:29 PMCredo, che l'unica "scuola di spiritualità" possa essere fatta solamente da ore di tempo libero
Più che ore direi anni e dovrebbe trattarsi di scuola a tempo pieno; purtroppo non esistono scuole di vita di questo tipo in ambito laico.
Citazione di: InVerno il 25 Giugno 2017, 14:13:29 PMnon siamo tutti cosi fortunati da poter vivere un esistenza olistica
L'olismo può essere considerato una spiritualità, ma non la spiritualità, perché se diciamo "la spiritualità", con tale espressione dobbiamo intendere ciò che è comune a tutte le spiritualità, altrimenti non si tratta più della spiritualità, ma di una spiritualità.
Citazione di: InVerno il 25 Giugno 2017, 14:13:29 PMPenso che una spiritualità autentica non abbia alcun bisogno di guardarsi dalla superstizione e dall'impostura, perchè sono strumenti per soverchiare l'altro, e la spiritualità vera debba essere un moto entro se stessi, senza necessità alcuna di turlupinare l'altro ne di agire.
Dipende dal grado di avanzamento raggiunto: per me può essere facile proteggermi attraverso il mio senso critico, ma un ragazzino senza esperienza può essere reso facilmente oggetto di raggiri; eppure anche quella del ragazzino è spiritualità autentica; solo che non è avanzata.

Mi dai occasione di una precisazione in relazione a quanto ho già detto riguardo al fatto che è la nostra scelta di restringimento del campo a chiarire il significato di spiritualità. Prima di quest'operazione di restringimento del campo, tutto è spiritualità e quindi non esistono spiritualità false. Man mano però che decidiamo di interessarci solo della spiritualità umana intesa come cammino, e quindi aperta alla ricerca sincera, seria, critica, allora sì, da quel punto di vista certe spiritualità possono essere considerate imposture.

Ciò può chiarire anche il fatto che io, da un punto di vista antropologico, ho anche grande stima delle superstizioni, per il fatto che solitamente esse non nascono a caso, ma in realtà nascondono bisogni profondi dell'animo umano e quindi sono uno strumento preziosissimo per comprendere come è fatto il nostro intimo, quali sono i nostri istinti primordiali, le nostre paure recondite, quali strategie il nostro istinto tenta di adottare per reagire a certi problemi. Da questo punto  di vista anche la falsità e l'impostura possono essere oggetto di interesse serio, in quanto strategie a cui in certi casi l'istinto umano (e non solo umano: anche tra gli animali esistono l'inganno e l'ingiustizia come arma) ricorre in mancanza di alternative che esso riesca ad apprezzare come migliori e valide.
Citazione di: InVerno il 25 Giugno 2017, 14:13:29 PMPenso che i più grandi maestri spirituali siano morti ignoti al mondo e a tutti, non abbiano scritto libri o avuto discepoli, aperto scuole o dottrine, penso abbiano semplicemente respirato il mondo ed espirato se stessi in esso. Tutti gli altri, furono solo dei ben mascherati narcisisti.
Mi pare che qui tu abbia fatto come Gesù, il quale spesso non poteva essere compreso perché si serviva di un linguaggio esasperato, tirato come un elastico non solo fino al limite di spezzarsi, ma proprio fino a spezzarsi. Cioè, alla lettera ciò che hai scritto significa che solo i maestri sconosciuti sono stati i veri grandi, mentre tutti quelli conosciuti furono narcisisti. Ne consegue che Buddha, Gandhi, Gesù, Eckart, Socrate, furono solo dei narcisisti. Comunque, penso di capire che in questo caso non ci sia da attenersi in senso troppo stretto alle parole esatte che hai scritto, quindi sono d'accordo: i grandi maestri non sono solo quelli famosi.

InVerno

Non lo so, non mi sono mai posto come "maestro", ma in virtù di una maggiore propensione alla riflessione è capitato di esser visto, non dico come maestro, ma perlomeno come qualcuno da cui imparare qualcosa. E anche solo il riflesso dello sguardo degli altri mi ha trasformato, ho sentito il "pugno stringersi", e mi sono sentito inesorabilmente allontanare da quello stato che ogni tanto ho lontanamente avvertito, sono tornato "individuo", ho avvertito di nuovo la struttura razionale del mondo. Ho come l'impressione che se il mio principio fosse stato quello di mantenere il mio contatto con il mondo inalterato, avrei dovuto allontanare chiunque avesse avuto voglia di imparare. Egoisticamente pongo i miei limiti personali a limiti umani, probabile sia esistito qualcuno capace di tenere in equilibrio queste due pulsioni, essere maestro senza perdere la propria maestria, usare il vuoto del vaso come utile del pieno, come insegna il tao. Perlomeno mi rendo conto di quanto tutto ciò sia arduo, perlomeno diffido costantemente. La mia impressione persiste, chiunque pensi che la propria parola possa essere insegnamento per un altro, agita in me i più forti dubbi riguardo all'autenticità dei suoi fondamenti, non ho mai visto nessuno con i miei occhi mantenersi inalterato mentre parla, divide, discerne, istruisce, costruisce..parole. Ho ancora qualche tempo da vivere e viaggi da intraprendere, forse cambierò idea in futuro.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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