Furono le mosche a farcelo capire

Aperto da Vittorio Sechi, 16 Giugno 2017, 22:30:39 PM

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Vittorio Sechi

Furono le mosche a farcelo capire. Erano milioni e il loro ronzio era eloquente quasi quanto l'odore. Grosse come mosconi, all'inizio ci coprirono completamente, ignare della differenza tra vivi e morti. Se stavamo fermi a scrivere, si insediavano come un esercito – a legioni – sulla superficie bianca dei nostri taccuini, sulle mani, le braccia, le facce, sempre concentrandosi intorno agli occhi e alla bocca, spostandosi da un corpo all'altro, dai molti morti ai pochi vivi, da cadavere a giornalista, con i corpicini verdi, palpitanti di eccitazione quando trovavano carne fresca sulla quale fermarsi a banchettare. Se non ci muovevamo abbastanza velocemente, ci pungevano... Erano servizievoli quelle mosche, costituivano il nostro unico legame fisico con le vittime che ci erano intorno, ricordandoci che c'è vita anche nella morte... Stavamo respirando morte, inalando la putredine dei cadaveri ormai gonfi che ci circondavano... L'odore traumatizzante della morte era dappertutto (cit. dal Web)

L'uomo folle, in un rigurgito di vita, piombò in mezzo alla piazza gremita e, piangente, urlò: "Dio è morto!".

In un sol corpo, dal freddo pungente della disperazione, Birkenau, Auschwitz e Dachau s'ersero e gli fecero eco: "Dio è morto!".

La notizia si propagò in un baleno e, percuotendo la terra, ridestò Sabra e Chatila dalla turpe visione del proprio obbrobrio. Anch'esse si unirono alla lugubre sinfonia: "Dio è morto!".

Come ubbidendo ad un ordine, il grumo di Vermicino si sciolse e il sangue non più rappreso, tornò a fluire per nutrire l'assetata terra: "Dio è morto!".

L'uomo folle, restato solo al centro dell'immensa piazza, cantò il suo destino: "non più un dio a cui affidare il nostro domani. L'uomo è solo e si carica sulle spalle la responsabilità di essere libero per costruire se stesso".

sgiombo

...O anche per autodistruggersi.

Forse.

Sariputra

Se Dio è morto, ammazzato dall'uomo, non vedo alcuna ragione perché l'uomo non debba ammazzare anche se stesso, come sta facendo in effetti dall'inizio della sua avventura disgraziata su questo pianeta. Sarebbe curioso non avere alcun riguardo nell'accoppare Dio e poi farsi scrupoli nell'accoppare i propri simili, che sono concretamente molto più fastidiosi di un Dio silenzioso e nascosto.
Hai voglia il paragone tra un Dio pacifico e che si fa i fatti suoi e i tuoi simili che ti ronzano attorno, ti si attaccano come zecche, e ti costringono continuamente a trovar compromessi esilaranti per poter  sopravvivere. Almeno, seppur immaginario, l'amore di un Dio è per sempre; ma c'è o c'é stato qualche poveraccio, su questa Terra, a cui l'amore sia durato più del tempo di una breve stagione?
Insomma , aver ammazzato Dio non sembra aver cambiato nulla dell'attitudine umana a crear rogne, semmai ha confuso ancor di più le carte, visto che adesso ogni cristo rivendica come vera e sacrosanta la propria personale e pruriginosa piccola rogna. Forse..."furono le mosche a farcelo capire"...che ormai era tempo di usare il DDT?
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Angelo Cannata

#3
Non è detto che l'abbiamo ammazzato apposta: può anche essere stata una conseguenza inevitabile, ma involontaria, imprevista, del semplice portare avanti la riflessione. Sarebbe stato meglio rinunciare a pensare per evitare che Dio ne venisse ucciso? Certo, ci sono anche modi di pensare presuntuosi, ma la sofferenza non mi sembra una presunzione.

Infatti è questo che in me ha ucciso Dio: il problema della teodicea. Nel mondo esistono violenze impressionanti, violenze che ti lasciano dentro segni che sono lacerazioni, ferite incancellabili, violenze che non possono non scandalizzare. Penso per esempio alla crudeltà (agli occhi di un essere umano) che si verifica nel mondo dei predatori. Sono rimasto profondamente impressionato da questo video di Youtube (vi avviso prima: chi è impressionabile rinunci a vederlo), in cui un babbuino divora un cucciolo di gazzella: mentre il cucciolo è ancora vivo gli strappa pezzi di carne e ad ogni lacerazione il cucciolo emette il suo lamento. È ovvio che il babbuino non è cattivo, è la natura, ma se questo mondo con questa natura l'ha creato qualcuno, questo qualcuno dev'essere una persona molto, molto cattiva. E questo è solo un esempio; ne esisterebbero altri milioni e miliardi da citare, come i cumuli di cadaveri dell'Olocausto, milioni di esempi che mi portano a concludere non che in questo mondo c'è il male, ma che questo mondo è il male. Il diavolo è questo mondo e ognuno di noi ne fa parte. Ma fosse solo questo, sarebbe sopportabile. Il problema è che sei lacerato ulteriormente perché in questo mondo che è il male sperimenti anche il bene, l'amore, momenti di felicità, di gioia; proprio questo ci rende ancora più insopportabile la consapevolezza dei perfidi mali sparsi nel mondo.

Da qui verrebbe una conclusione: non solo in questo mondo c'è talmente male che trovo impossibile pensarlo creato da un Dio buono, ma addirittura trovo impossibile concepire l'esistenza di questo mondo. La mente mi dice: no, non può essere, è impossibile che un mondo così esista o un Dio così esista. Di conseguenza, l'esistenza umana viene ad essere un vivere continuamente affiancati, aggrediti, da un mondo impossibile per la gravità dei suoi mali.

Trovo che la sola maniera di poter attraversare questo mondo è non pensare troppo a ciò; solo un po' di smemoratezza ci consente di sopravvivere. E allora ogni mattina ci carichiamo del nostro fardello di inevitabile memoria (del male che sappiamo) e necessaria smemoratezza (per non essere distrutti dal pessimismo), cerchiamo di coltivare in noi un ricordo forte delle cose buone, del bene, proviamo a dare la nostra parte di positività, costruttiva, quanto sia possibile, magari ricordandoci che le cose per molti aspetti sono sempre diverse da come noi pensiamo che stiano, e cerchiamo di andare avanti sostenendoci per mano a vicenda.

Angelo Cannata

Quando vedo quel video che ho citato immagino quel cucciolo chiedersi: "Perché sono nato?"

Vittorio Sechi

Citazione di: Sariputra il 17 Giugno 2017, 09:50:12 AM
Se Dio è morto, ammazzato dall'uomo, non vedo alcuna ragione perché l'uomo non debba ammazzare anche se stesso, come sta facendo in effetti dall'inizio della sua avventura disgraziata su questo pianeta. Sarebbe curioso non avere alcun riguardo nell'accoppare Dio e poi farsi scrupoli nell'accoppare i propri simili, che sono concretamente molto più fastidiosi di un Dio silenzioso e nascosto.
Hai voglia il paragone tra un Dio pacifico e che si fa i fatti suoi e i tuoi simili che ti ronzano attorno, ti si attaccano come zecche, e ti costringono continuamente a trovar compromessi esilaranti per poter  sopravvivere. Almeno, seppur immaginario, l'amore di un Dio è per sempre; ma c'è o c'é stato qualche poveraccio, su questa Terra, a cui l'amore sia durato più del tempo di una breve stagione?
Insomma , aver ammazzato Dio non sembra aver cambiato nulla dell'attitudine umana a crear rogne, semmai ha confuso ancor di più le carte, visto che adesso ogni cristo rivendica come vera e sacrosanta la propria personale e pruriginosa piccola rogna. Forse..."furono le mosche a farcelo capire"...che ormai era tempo di usare il DDT?

Guarda che è la sofferenza gratuita a decretare la morte di Dio, non certo la volontà dell'uomo. Dopo gli obbrobri di Auschwitz l'intera teologia, cattolica e riformata, si è posta di fronte a questo dilemma. Non mi pare che l'Olocausto possa essere definito 'pruriginosa piccola rogna', ma se per te è così, transeat.
Nel fronte cristiano ci si chiese come la bontà divina poté aver permesso tale scempio senza intervenire. Come poté il Padre provvidente abbandonare la sua più bella creatura nelle fornaci dell'inferno. Evidente che qualcosa nella concezione cristiana del Dio infinitamente buono ha preso a scricchiolare.

La sofferenza dell'innocente è una gratuità obbrobriosa della creazione. Non è possibile eludere la domanda del suo perché.

Phil

Interessante osservare come "dio è morto" venga (quasi) sempre inteso come "dio è stato ucciso": la sua morte viene intesa dunque come morte violenta, non "naturale"... e se fosse morto semplicemente di "vecchiaia"?
Impossibile: dio, in quanto tale, non può morire di vecchiaia... ma è forse più plausibile che muoia allora per mano di un mortale (che poi non riesce ad elaborarne totalmente il lutto)? 
Se è un dio immortale, non può morire (sebbene possa morire l'"amore" per lui); se è un dio mortale, allora può anche morire per "raggiunta scadenza", no?  ;)

InVerno

#7
Ogni anno assistiamo a decine di supernova, esplosioni che si protraggono per mesi per distanze di migliaia di anni luce eiettando materiale altamente radiattivo alla velocità della luce innescando reazioni termonucleari a catena disintegrando intere porzioni di spazio cosmico pari anche migliaia di volte il nostro sistema solare. Forse non ci abita nessuno li e Dio sta solo giocando all'artificiere in zone disabitate, ma se fosse il contrario e ci fossero anche solo lombrichi, l'olocausto non è esattamente il capo di imputazione più grave per il nostro Carissimo. Tuttavia, attiva i nostri meccanismi riflessivi\empatici. Evidentemente i nostri precetti morali che ci aiutano a sopravvivere come esseri sociali e locali, non hanno niente a che fare con realtà ultime o con significati intrinsechi alla materia. L'unica cosa che disturba di quel video è immaginarsi al posto della gazzella, sostuirsi e immaginare di vivere le sofferenze della gazzella, ma se non fosse per questo gioco di prospettive dove noi diventiamo il cucciolo, saremmo tranquillamente capaci di comportarci come il bonobo (casistica ampiamente documentata). Gran parte dello scandalo del video scompare se al posto della gazzella c'è un pesce, semplicemente perchè per noi è meno difficile empatizzare con un pesce. Questo non ci rende buoni, ne rende buono o cattivo Dio, le cose vanno semplicemente cosi.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Sariputra

Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 16:18:56 PM
Citazione di: Sariputra il 17 Giugno 2017, 09:50:12 AMSe Dio è morto, ammazzato dall'uomo, non vedo alcuna ragione perché l'uomo non debba ammazzare anche se stesso, come sta facendo in effetti dall'inizio della sua avventura disgraziata su questo pianeta. Sarebbe curioso non avere alcun riguardo nell'accoppare Dio e poi farsi scrupoli nell'accoppare i propri simili, che sono concretamente molto più fastidiosi di un Dio silenzioso e nascosto. Hai voglia il paragone tra un Dio pacifico e che si fa i fatti suoi e i tuoi simili che ti ronzano attorno, ti si attaccano come zecche, e ti costringono continuamente a trovar compromessi esilaranti per poter sopravvivere. Almeno, seppur immaginario, l'amore di un Dio è per sempre; ma c'è o c'é stato qualche poveraccio, su questa Terra, a cui l'amore sia durato più del tempo di una breve stagione? Insomma , aver ammazzato Dio non sembra aver cambiato nulla dell'attitudine umana a crear rogne, semmai ha confuso ancor di più le carte, visto che adesso ogni cristo rivendica come vera e sacrosanta la propria personale e pruriginosa piccola rogna. Forse..."furono le mosche a farcelo capire"...che ormai era tempo di usare il DDT?
Guarda che è la sofferenza gratuita a decretare la morte di Dio, non certo la volontà dell'uomo. Dopo gli obbrobri di Auschwitz l'intera teologia, cattolica e riformata, si è posta di fronte a questo dilemma. Non mi pare che l'Olocausto possa essere definito 'pruriginosa piccola rogna', ma se per te è così, transeat. Nel fronte cristiano ci si chiese come la bontà divina poté aver permesso tale scempio senza intervenire. Come poté il Padre provvidente abbandonare la sua più bella creatura nelle fornaci dell'inferno. Evidente che qualcosa nella concezione cristiana del Dio infinitamente buono ha preso a scricchiolare. La sofferenza dell'innocente è una gratuità obbrobriosa della creazione. Non è possibile eludere la domanda del suo perché.

Ma Vittorio, ti risulta per caso che ci fu un tempo nel quale un qualche Dio intervenne in soccorso dell'"innocente"? Se il Dio di cui si è decretata la morte, cioè quello cristiano, non è intervenuto nemmeno per salvare il suo figliolo, perché stupirsi della sua latitanza ? Forse non è nel suo "stile"...o forse c'è dell'altro, che noi non riusciamo a concepire avendo una visione estremamente parziale di ciò che ci circonda. Si potrebbe obiettare, a coloro che necontestano l'operato, che è assai presuntuoso per l'argilla sollevarsi e chiedere conto all'abile vasaio del perché viene impastata in un certo modo, in quanto l'argilla non riesce ad immaginare la bellezza compiuta del vaso che è già nella mente dell'abile vasaio. L'argilla innocente cotta nel forno dell'odio umano potrebbe avere un destino, impastata nelle mani del vasaio, ben migliore di quella aguzzina che, soppesata e vista come troppo secca per poter essere lavorata, potrebbe venir gettata nel cesto delle cose inutili che l'Artigiano tiene sempre appresso...
Non si può eludere la domanda del perché del dolore innocente, ma la risposta potrebbe non aver trovato alcuna lingua mortale adatta a spiegarla...c'è sempre un uomo appeso su quella croce e quando amo...non riesco a farlo senza portare dentro anche un grande dolore.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Vittorio Sechi

Mi pare proprio che non ci siamo.

La sofferenza denuncia e rende manifesta all'uomo la morte di Dio poiché, per il solo fatto di esserci ed essere anche una gratuità inessenziale, rende Dio inessenziale. Se il dolore ha una sua funzione, che è quella di avvertire circa un disequilibrio fisico o morale, la sofferenza – nella fattispecie quella degli innocenti di Sabra, Chatila, Auschwitz, Vermicino e i mille altri obbrobri che hanno insanguinato la terra rendendola inospitale, perlomeno in relazione alle vittime sacrificali – non ha alcuna funzione, né fisiologica, né morale. Anche la Morte è funzionale alla Vita. La sofferenza si presenta, invece, in tutta la sua torbida inutilità. Non ha e non può avere una funzione pedagogica, men che meno è utile ai fini della preservazione della Vita.

Con la sofferenza è stato inoculato nella Creazione un baco putrescente che ne offusca la bellezza e intorbida l'atto stesso compiuto da Dio, collocandolo così in un ambito fosco ed ambiguo.

Il diritto alla maledizione nei confronti di chi perpetrò simile ingiuria non può che essere riconosciuto a tutte le vittime che hanno patito ed avvertito nella viva carne la beffa di essere venute al mondo con l'unica funzione di rappresentare il balocco di un Dio ozioso.

Solo la morte preserva Dio dal dover rispondere delle nefandezze perpetrate a danno della sua più bella creatura.

Sariputra

Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PMMi pare proprio che non ci siamo. La sofferenza denuncia e rende manifesta all'uomo la morte di Dio poiché, per il solo fatto di esserci ed essere anche una gratuità inessenziale, rende Dio inessenziale. Se il dolore ha una sua funzione, che è quella di avvertire circa un disequilibrio fisico o morale, la sofferenza – nella fattispecie quella degli innocenti di Sabra, Chatila, Auschwitz, Vermicino e i mille altri obbrobri che hanno insanguinato la terra rendendola inospitale, perlomeno in relazione alle vittime sacrificali – non ha alcuna funzione, né fisiologica, né morale. Anche la Morte è funzionale alla Vita. La sofferenza si presenta, invece, in tutta la sua torbida inutilità. Non ha e non può avere una funzione pedagogica, men che meno è utile ai fini della preservazione della Vita. Con la sofferenza è stato inoculato nella Creazione un baco putrescente che ne offusca la bellezza e intorbida l'atto stesso compiuto da Dio, collocandolo così in un ambito fosco ed ambiguo. Il diritto alla maledizione nei confronti di chi perpetrò simile ingiuria non può che essere riconosciuto a tutte le vittime che hanno patito ed avvertito nella viva carne la beffa di essere venute al mondo con l'unica funzione di rappresentare il balocco di un Dio ozioso. Solo la morte preserva Dio dal dover rispondere delle nefandezze perpetrate a danno della sua più bella creatura.

Beh...se il Dio cristiano non esiste non può certo morire e se invece esiste noi non abbiamo alcun potere per decretarne la morte. Al massimo , nel caso esista, possiamo decretare la morte della nostra fiducia in Lui, o della speranza riposta in Lui, o dell'amore che Gli riserviamo. Non vedo nemmeno come potremmo trascinare in giudizio Dio "a dover rispondere delle nefandezze perpetrate a danno della sua più bella creatura" ( questa "bellezza", detto tra noi, mi sembra la veda tu e qualche altro, ché a me questa "creatura" sembra tutt'altro che bella...) se non come mero esercizio filosofico o letterario. Mi sembra che , nel caso, ci sia una certa disparità di 'potenza' tra creatura e creatore che, ovviamente, avrebbe buon gioco a prenderci a sacrosante pedate nel culo ( per inciso , molto meritate, visto che gli orrori verso gli "innocenti di Sabra, Chatila, Auschwitz, Vermicino e i mille altri obbrobri che hanno insanguinato la terra rendendola inospitale" mi sembra siano stati perpetrati dalla "bella creatura" umana senza alcun aiuto del povero Dio, al quale si può imputare solo la tendenza  a"lasciar fare" per incapacità manifesta di preferire una all'altra delle sue creature, amando il carnefice allo stesso ugual modo della vittima, cosa che trovo "divina", visto che a noi decisamente non riesce...anche perchè ci sembra piuttosto "ingiusta"...). Vedi , provando con la fantasia ( che altro non possiamo fare...) a metterci nei panni di Dio, e quindi avendo una visione d'insieme assai più completa di quella limitata della creatura, potrebbe benissimo darsi il caso che quella che ci appare come vittima venga abbondantemente "pesata" nella bilancia  della giustizia divina , mentre quella che ci appare come carnefice abbia un limitato peso specifico ( non so se la metafora è chiara...) così che, alla fine, nell'insieme, le parti si capovolgano e ciò che era carnefice si risolva a dover esser vittima ( dell'incazzatura divina...perchè sembra che abbia anche Lui quel quarto d'ora che Gli girano...).
A parte gli scherzi, mi sembra che dovremmo chiederci perché l'essere umano non riesca ad uscire dalle proprie brame, dai propri odi e dalle proprie illusioni e anzi le ami, le coltivi , le giustifichi arrivando ad incolpare un Dio nascosto per il proprio dolore che viene generato da queste robuste radici che crescono in noi e di cui non vogliamo liberarci, temendo forse di perdere l'illusione di essere delle "belle creature"...
Sulla strada del bosco
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Trattiene rondini nei capelli.

Phil

@Vittorio Sechi

Chiedo chiarimenti, per mettere a fuoco le tue considerazioni:
Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PM
La sofferenza denuncia e rende manifesta all'uomo la morte di Dio poiché, per il solo fatto di esserci ed essere anche una gratuità inessenziale, rende Dio inessenziale
Se la sofferenza è inessenziale, perché un dio sarebbe di conseguenza inessenziale? Dio può essere inteso anche diversamente da una mera giustificazione esistenziale della sofferenza (inversamente, i buddhisti affrontano la sofferenza senza implicare dio...).

Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PM
Se il dolore ha una sua funzione, che è quella di avvertire circa un disequilibrio fisico o morale, la sofferenza [...] non ha alcuna funzione, né fisiologica, né morale.
Se, parafrasando, il "dolore" è funzionale poiché avverte circa un disequilibrio fisico o morale, cosa si intende invece per "sofferenza" (priva di funzione)?

Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PM
La sofferenza si presenta, invece, in tutta la sua torbida inutilità. Non ha e non può avere una funzione pedagogica, men che meno è utile ai fini della preservazione della Vita.
Se la sofferenza è inutile, è inutile anche il suo opposto?
E qual'è il senso di coniugare la sofferenza con il criterio razionalistico di utilità?
D'altronde, non tutto ciò che "esiste" (nel senso più ampio e trasversale della parola) si basa su (o può essere spiegato con) l'utilità...

Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PM
Con la sofferenza è stato inoculato nella Creazione un baco putrescente che ne offusca la bellezza e intorbida l'atto stesso compiuto da Dio, collocandolo così in un ambito fosco ed ambiguo.
Con "Creazione" alludi al creazionismo (dio-creatore, uomo-creatura-prediletta, etc.), per poi rovesciare la gerarchia e giudicare tu stesso l'operato divino e persino tutto il senso della creazione, "balocco di un dio ozioso" (cit.)?
Quindi dio sarebbe una creatura molto potente (creatore) ma mortale (almeno metaforicamente e guardando dalla prospettiva umana), che per diletto ha messo in circolo la sofferenza, che si rivela proprio ciò che lo "uccide" (rendendolo "inessenziale")... insomma, un dio che per suicidarsi ha scelto come uscita di scena "la strada lunga"  ;D

Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PM
Il diritto alla maledizione nei confronti di chi perpetrò simile ingiuria non può che essere riconosciuto a tutte le vittime che hanno patito ed avvertito nella viva carne la beffa di essere venute al mondo con l'unica funzione di rappresentare il balocco di un Dio ozioso.
La maledizione stessa che senso ha, se la divinità che dovrebbe essere garante della maledizione dei colpevoli è connivente con essi (o almeno lo è rimasta prima di morire) essendo essi una manifestazione della sofferenza che dio ha "inoculato"(cit.) nella sua creazione/creatura?
La succitata "funzione" (cit.) richiama il suddetto criterio di utilità, entrambi squisitamente umani, ma sono davvero funzionali ad un discorso teo-logico?

Infine, mi incuriosisce la denotazione di "innocenti" (talvolta, ma qui non mi riferisco a te, abusata retoricamente in virtù del suo fascino religioso):
Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PM
innocenti di Sabra, Chatila, Auschwitz, Vermicino e i mille altri obbrobri che hanno insanguinato la terra rendendola inospitale
chi sono dunque i morti non innocenti? Quelli uccisi dalla pena di morte per le loro colpe? Quelli che muoiono dopo averne combinate di cotte e di crude (e chissà se ce n'era qualcuno anche a Auschwitz...)?
L'innocenza presuppone una potenziale colpa non posseduta, e la colpa chiama in causa un giudice e dei criteri di giudizio, inevitabilmente relativi e arbitrari... salvo credere nella perfezione del giudizio divino, ma se
Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PM
Solo la morte preserva Dio dal dover rispondere delle nefandezze perpetrate a danno della sua più bella creatura.
allora sembra che anche dio abbia rischiato di finire sul banco degli imputati, eppure chi lo può giudicare? Se dio era il giudice che ci attendeva nel post mortem, ora che è "morto" (già, da innocente anche lui o no?  ;) ) c'è un meta-dio che lo giudicherà?

P.s.
Mi scuso per la grandinata di domande, ma spero mi aiutino a capire meglio il tuo spunto di riflessione  :)

Sariputra

Citazione di: Phil il 17 Giugno 2017, 17:26:45 PMInteressante osservare come "dio è morto" venga (quasi) sempre inteso come "dio è stato ucciso": la sua morte viene intesa dunque come morte violenta, non "naturale"... e se fosse morto semplicemente di "vecchiaia"? Impossibile: dio, in quanto tale, non può morire di vecchiaia... ma è forse più plausibile che muoia allora per mano di un mortale (che poi non riesce ad elaborarne totalmente il lutto)? Se è un dio immortale, non può morire (sebbene possa morire l'"amore" per lui); se è un dio mortale, allora può anche morire per "raggiunta scadenza", no? ;)

" Dio è stato ucciso" esprime in maniera più potente l'odio che l'uomo manifesta verso il proprio destino, imputato ad un "creatore" che appare più un demiurgo che un padre amorevole; un essere come quello descritto da Platone nel Timeo per intenderci. Ma mi sembra una visione che abbia poco a che fare con quella cristiana, in cui prevale la com-partecipazione di Dio alle umane sofferenze. In questa visione le lunghe file di "innocenti" che aspettano di essere gasati fuori da una baracca di un campo di sterminio sono il Cristo stesso che aspetta di entrare...il Cristo stesso soffoca con il bimbo nel pozzo di Vermicino...è lo stesso Cristo che ci osserva attraverso gli occhi spenti di un bimbo nato cerebroleso, quasi a interrogarci: "E adesso...che fai?".
Follia? Certo! Tutto il Cristianesimo è pura follia, ma è inutile nasconderci che è proprio il fascino di questa follia che ha attratto molti uomini attraverso i secoli. Perché?...Forse c'è qualcosa che risponde, da qualche parte dentro di noi, a questa specie di filo rosso che lega l'agape alla sofferenza?...
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Angelo Cannata

Può essere utile osservare che il problema della teodicea, pur essendo stato affrontato ormai da migliaia di anni (basti pensare come esempio al libro di Giobbe), non ha mai ricevuto risposte in grado di reggere alla critica. Dopo quanto si è riflettuto e meditato in così lungo tempo, sarà ben difficile apportare argomentazioni a cui non siano già state contrapposte obiezioni che le demoliscono. Lo stesso libro di Giobbe è tutto un dibattito, con i suoi amici che cercano di difendere Dio e Giobbe che demolisce una ad una le loro argomentazioni; e col libro di Giobbe siamo già intorno al sesto secolo avanti Cristo. Nel libro di Giobbe alla fine interviene Dio stesso, chiamando in causa la piccolezza di Giobbe, la sua incapacità strutturale a capire le cose infinite, grandi e misteriose di Dio; ma anche quest'autodifesa di Dio si demolisce in un attimo con qualche osservazione critica. Da prete sapevo benissimo che non c'era risposta al problema della teodicea e quindi non m'imbarcavo in argomentazioni che io stesso sapevo già demolite nel corso dei secoli. Giustificavo la mia fede con la mia libera scelta: pur sapendo che Dio è indifendibile, dicevo, a me stesso e agli altri, che tuttavia le esperienze d'amore ricevute da lui mi avevano fatto propendere per la scelta di credere in lui e seguirlo. D'altra parte, come per la questione sull'esistenza o meno di Dio non esistono argomentazioni resistenti né per stabilire che esiste, né per stabilire che non esiste, allo stesso modo per la teodicea non esistono argomentazioni resistenti: all'ateo, così come al credente, si può sempre rispondere che egli non ha possibilità di sapere se nella sua scelta sta perdendo di vista qualche elemento importante.

In questo senso non rispondo a tutte le argomentazioni di difesa di Dio qui presentate solo per non accendere polemiche infinite: ad ogni obiezione sarebbe sempre possibile infatti contrapporne sempre qualcun'altra, all'infinito. L'unica argomentazione a cui non si può contrapporre nulla è la libera scelta basata sull'esperienza: questa non può essere demolita perché non è un ragionamento, un'argomentazione, ma un'esperienza.

Phil

Citazione di: Sariputra il 18 Giugno 2017, 08:55:34 AM
" Dio è stato ucciso" esprime in maniera più potente l'odio che l'uomo manifesta verso il proprio destino, imputato ad un "creatore" che appare più un demiurgo che un padre amorevole
Già, e l'odio è sempre un boomerang: l'uomo prova rancore verso un dio che egli stesso ha "ucciso" per aver permesso la sofferenza, e il risultato è aggiungere il "lutto divino" ai lutti umani... per cui ci risiamo (Cristo docet): la divinità funge da capro espiatorio per le colpe dell'uomo (contro l'uomo stesso stavolta...).
Sarebbe poi avvincente provare a declinare tutte le "morti di dio", quella di Nietzsche non è quella di Guccini, e magari ce ne sono altre...

Citazione di: Angelo Cannata il 18 Giugno 2017, 09:53:06 AM
L'unica argomentazione a cui non si può contrapporre nulla è la libera scelta basata sull'esperienza
E nemmeno: anche sul libero arbitrio il dibattito è ancora problematico (ma questo ci porterebbe off topic...).

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