Furono le mosche a farcelo capire

Aperto da Vittorio Sechi, 16 Giugno 2017, 22:30:39 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Angelo Cannata

Citazione di: Sariputra il 20 Giugno 2017, 01:20:06 AM
C'era qualcuno che veramente credeva che, sbarazzandosi dell'idea di un Dio creatore, l'uomo sarebbe improvvisamente diventato qualcosa di diverso? Qualcosa di "buono"?
Non mi sembra che la morte di Dio, a cominciare da Nietzsche, sia stata ricercata con lo scopo di ottenere un uomo diverso, un modo di esistere diverso. Mi sembra che essa venga detta come un dato di fatto, addirittura indesiderato: come dire: non abbiamo mai avuto alcuna intenzione di uccidere Dio, di sbarazzarci di lui, ma purtroppo il nostro cammino culturale ci ha condotto ad un mettere le cose in questione così radicale da farci risultare Dio incapace di resistere alle obiezioni umane. Noi non abbiamo fatto altro che ricercare, interrogarci, desiderare qualche comprensione. Che ci possiamo fare se in questa ricerca sono spuntate domande anche nei confronti di Dio e l'unica cosa che egli ha saputo fare è stata non rispondere? È come quando in classe si fa l'appello per vedere chi è presente: vieni chiamato non perché il professore ce l'ha con te, ma semplicemente perché si sta cercando di capire chi è presente e chi è assente. Che ci possiamo fare se, al momento di chiamare Dio, egli non ha dato alcun segno di presenza? "Dio, sto morendo!". Riposta: nessuna. Vuoi vedere che ora i cattivi siamo noi, rei di averlo invocato, rei di fare domande?

paul11

Se un ordine naturale indica un disegno imperscrutabile   e questo è presente all'aborigeno che vive nella ferocia della natura quanto al post moderno uomo occidentale che vive nell'altrettanto ferocia delle organizzazioni umane

mi si indichi, la nuova verità e il rimedio al dolore e alla sofferenza,
mi si indica il nuovo Demiurgo.

InVerno

#32
Citazione di: Angelo Cannata il 19 Giugno 2017, 10:04:08 AM
Citazione di: InVerno il 17 Giugno 2017, 17:30:32 PM
...se non fosse per questo gioco di prospettive dove noi diventiamo il cucciolo, saremmo tranquillamente capaci di comportarci come il bonobo (casistica ampiamente documentata)...
Come essere umano io posso provare ad immettermi in diverse prospettive, tra cui anche una prospettiva puramente meccanicista, materialista, in cui tutto è indifferente. Qui si tratta di fare le proprie scelte: non ha importanza quale sia la natura ultima della realtà, ciò che conta è quale prospettiva si preferisce adottare. Io preferisco coltivare in me un modo di essere che sia sensibile alla sofferenza altrui e quindi tenda a fare qualcosa per toglierla o evitarla. Questa mia scelta non si basa su princìpi astratti, ma sulle esperienze che ho vissuto, la storia che mi ha formato. In questo senso non ho motivo di colpevolizzare chi si comporta diversamente: penso semplicemente che altri hanno avuto una storia che li ha formati diversa dalla mia.
Questo modo di pensare mi conduce anche a preferire il criterio di favorire nel mondo la vita del massimo numero possibile di esseri e della massima loro diversità; con la parola "possibile" intendo "nella misura in cui ciò non sia causa di sofferenza".
E siamo d'accordo, ma cosa significa questo relazionato a Dio e la sofferenza? Le mosche che vengono citate in questo topic mi fanno pensare immediatamente al "Signore delle Mosche" di Goldling, il "buon selvaggio", la testa di maiale, etc. Chi l'ha letto sa di cosa parlo e non mi dilungo. Il tuo intervento subito dopo si meraviglia di Dio che non fa nulla per la gazzella agonizzante.. ma il cameramen che ha fatto? Niente, ha guardato, non ha interrotto, ha rispettato l'equilibrio. Eppure era lui il "Dio" della situazione, osservando placido ciò che accadeva in una delle sue riserve, forse corroborato dall'idea che non doveva "interrompere la natura" ma rispettarla. Il problema della teodicea è teologicamente affascinante, Dio muore quando l'uomo pensa di poter essere più compassionevole di lui.. ma nel frattempo continua a comportarsi nella stessa identica maniera, creato a sua immagine e somiglianza, e non specifico chi ha creato chi, ci siamo creati "collaborativamente", siamo cresciuti insieme guardandoci allo specchio. Ora uno dei due è stufodel proprio riflesso.. Chissa come si sente Dio ora che non ha più un immagine di se, se è davvero un nostro riflesso, anche lui si sente solo come ci sentiamo noi senza di lui.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

baylham

Dio non è morto perché non è mai esistito. 

Il dolore, la sofferenza, il male sono in parte necessari, fanno parte dell'evoluzione del nostro sistema biologico, di cui l'uomo come qualunque altro essere non ha alcuna colpa, è frutto del caso. L'ossessione di liberarci del dolore, della sofferenza, del male necessario è una dei più grandi errori umani. Si può solo agire umanamente sul dolore, sulla sofferenza, sul male che non è necessario, sul superfluo. Questo è il compito che un uomo può darsi, in primo luogo evitando di far soffrire inutilmente capri espiatori.

Sariputra

Citazione di: Angelo Cannata il 20 Giugno 2017, 01:41:43 AM
Citazione di: Sariputra il 20 Giugno 2017, 01:20:06 AMC'era qualcuno che veramente credeva che, sbarazzandosi dell'idea di un Dio creatore, l'uomo sarebbe improvvisamente diventato qualcosa di diverso? Qualcosa di "buono"?
Non mi sembra che la morte di Dio, a cominciare da Nietzsche, sia stata ricercata con lo scopo di ottenere un uomo diverso, un modo di esistere diverso. Mi sembra che essa venga detta come un dato di fatto, addirittura indesiderato: come dire: non abbiamo mai avuto alcuna intenzione di uccidere Dio, di sbarazzarci di lui, ma purtroppo il nostro cammino culturale ci ha condotto ad un mettere le cose in questione così radicale da farci risultare Dio incapace di resistere alle obiezioni umane. Noi non abbiamo fatto altro che ricercare, interrogarci, desiderare qualche comprensione. Che ci possiamo fare se in questa ricerca sono spuntate domande anche nei confronti di Dio e l'unica cosa che egli ha saputo fare è stata non rispondere? È come quando in classe si fa l'appello per vedere chi è presente: vieni chiamato non perché il professore ce l'ha con te, ma semplicemente perché si sta cercando di capire chi è presente e chi è assente. Che ci possiamo fare se, al momento di chiamare Dio, egli non ha dato alcun segno di presenza? "Dio, sto morendo!". Riposta: nessuna. Vuoi vedere che ora i cattivi siamo noi, rei di averlo invocato, rei di fare domande?

Ma veramente l'uomo pensava di sentire una potente voce venire dall'alto dei cieli che gli diceva: "Non temere per tutti gli accidenti che ti stanno capitando, mò ti spiego perché..."?  :)
Sarebbe semplice così ma, se io fossi Dio, creatore di questo pò pò di universo, non sarei probabilmente un tipo "semplice", e ovviamente sovrasterei le possibilità di comprensione umana in maniera così vertiginosa che non sarebbe possibile, in alcun modo, trovare un linguaggio comprensibile dall'uomo per rendere la complessità della trama e dell'ordito che vado "costruendo"...
Parabole per spiegare? Un buon sistema, con evidenti limiti legati all'interpretazione umana...
Credo che Nietzsche ( o altri pensatori), ma qui ci vorrebbero degli esperti del baffone, ritenessero che sbarazzarsi del concetto di Dio ( in particolare , ovviamente, ce l'avevano con quello cristiano...) aprisse la strada per un reale cambiamento, un ritorno alle origini o un superamento di valori ritenuti fasulli e castranti la volontà di godere dell'uomo, la realizzazione di un "uomo nuovo". Abbiamo visto che tragicamente si è avverato l'opposto, con la bestia umana che si è sentita ancor più libera di scorazzare nei campi del dolore ( anche se, oggettivamente, è impossibile capire quanta quantità di sofferenza sappiamo spartirci... :( ). Forse , da umani, si cercano delle risposte umane a cose che sovrastano infinitamente l'umano sentire?...
Tu stesso, che ti definisci spesso come un relativista, penso che concorderai che è relativa la possibilità di comprensione, da parte dell'uomo, di cose che non può contenere o immaginare.
Se sono un pesce che vive in due metri cubi d'acqua , vedendo solo le solite alghe di cui mi cibo, e mi venisse da immaginare di avere un Dio, probabilmente lo immaginerei come un grosso pesce, che vive in tanta acqua e con tante alghe. Ma come potrei immaginare che, oltre l'acqua, ci sono i monti, le vallate, l'aria e lo spazio infinito?...
In fin dei conti la fede non è il credere che, oltre la pozza d'acqua, ci sia qualcos'altro? L'uomo vuole risposte sul perché si trova nella pozza e maledice l'essere che ha immaginato lo costringa a bere l'acqua putrida, il quale però, avendo la visione dell'insieme e non solo della pozza, gli risponde solo "fidati, so quel che faccio..."
Alcuni affermano che, quando hanno cominciato a fidarsi...l'acqua della pozza stranamente non gli sembrava affatto putrida...
Saranno degli illusi?... :-\ :-\ :-\
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Angelo Cannata

Citazione di: InVerno il 20 Giugno 2017, 09:21:58 AMma il cameramen che ha fatto? Niente
I limiti dell'uomo, chiamiamoli come vogliamo, eventualmente anche cattiveria, non offrono giustificazione al silenzio di Dio: sono due cose diverse. Ognuno deve prendersi le responsabilità proprie, non ci si può scusare dicendo che gli altri non sono migliori di noi. Dio deve prendersi le responsabilità sue, non giustificarsi col fatto che l'uomo è cattivo. L'eventuale cattiveria dell'uomo non può essere usata per giustificare il silenzio di Dio.

Angelo Cannata

Citazione di: Sariputra il 20 Giugno 2017, 09:42:25 AMse io fossi Dio, creatore di questo pò pò di universo, non sarei probabilmente un tipo "semplice", e ovviamente sovrasterei le possibilità di comprensione umana in maniera così vertiginosa che non sarebbe possibile, in alcun modo, trovare un linguaggio comprensibile dall'uomo per rendere la complessità della trama e dell'ordito che vado "costruendo"...
Se Dio si rifugia nella sua grandezza misteriosa, irraggiungibile alla mente umana, che è la risposta con cui egli si difende alla fine del libro di Giobbe, gli si può obiettare come mai egli abbia creato un uomo con tutta questa distanza dalla comprensione di lui. Perché non creare un uomo in grado di comprenderlo? C'è da sospettare allora che abbia creato un uomo molto inferiore a lui proprio per nascondere le proprie incoerenze. Insomma, non è altro che lo stratagemma usato a volte dai politici adoperando un linguaggio di difficile comprensione, il "politichese", per scoraggiare la gente dal fare obiezioni, difendendosi sempre con l'idea "Sono cosa che tu non puoi capire". Se Dio ha creato l'uomo vuol dire che aveva intenzione di essere capito da qualcuno; che senso ha allora accusare l'uomo di essere incapace di comprenderlo?
A questo punto si potrebbe rispondere che non è che l'uomo non può capire Dio, ma è che l'uomo nel cercare di capire Dio intraprende vie sbagliate. Ma questo significherebbe che anche Gesù stesso, nel tentare di capire Dio, ha intrapreso vie sbagliate, visto che egli, non solo non è stato in grado di dare alcuna spiegazione al problema della teodicea, ma al riguardo ha protestato in prima persona contro Dio, chiedendogli come mai lo aveva abbandonato (dire che lì Gesù sta citando un Salmo non aggiunge nulla al problema in questione).

Citazione di: Sariputra il 20 Giugno 2017, 09:42:25 AM
Alcuni affermano che, quando hanno cominciato a fidarsi...l'acqua della pozza stranamente non gli sembrava affatto putrida...
Saranno degli illusi?...
Questo apre il sospetto che la religione sia oppio dei popoli, cioè abbia la funzione di accecare le menti umane in maniera che non si accorgano più del male contro cui dovrebbero lottare.

paul11

Citazione di: baylham il 20 Giugno 2017, 09:22:40 AM
Dio non è morto perché non è mai esistito.

Il dolore, la sofferenza, il male sono in parte necessari, fanno parte dell'evoluzione del nostro sistema biologico, di cui l'uomo come qualunque altro essere non ha alcuna colpa, è frutto del caso. L'ossessione di liberarci del dolore, della sofferenza, del male necessario è una dei più grandi errori umani. Si può solo agire umanamente sul dolore, sulla sofferenza, sul male che non è necessario, sul superfluo. Questo è il compito che un uomo può darsi, in primo luogo evitando di far soffrire inutilmente capri espiatori.
posso non essere d'accordo, perchè non si capisce come esista un ordine naturale intellegibile e cosa serva esistere con tutto ciò che ne deriva: vale a dire mutano significati e sensi.

Ma è quanto meno una risposta e non un girare in giro............

Angelo Cannata

Che ci sia un ordine naturale è un'idea che ho visto in passato in Zichichi. Ma quale sarebbe quest'ordine naturale? In base a quale criterio sarebbe da considerare ordine, piuttosto che disordine? Vogliamo fare come quelli che vedono un ordine naturale nel fatto evidentissimo e inconfutabile che le mucche appaiono fatte apposta, in tutto e per tutto, affinché l'uomo possa mungerne comodamente il latte?

Vittorio Sechi

Decretare la morte di Dio significa semplicemente statuire che Dio non è mai esistito. Perlomeno il Dio descritto nei testi sacri al cristianesimo e all'ebraismo. Significa prendere coscienza della sua inesistenza ab aeterno, cioè da sempre. È, a parer mio, proprio il Male a determinare questa presa di coscienza. 
Evidente che non leggo il testo immaginando che descriva fatti ed eventi verificatisi in maniera fattuale. La Bibbia utilizza un registro narrativo mitologico ed un linguaggio simbolico. Le lezioni di Mircea e di Girard ci hanno istruito circa l'evidenza che un mito non è mai una narrazione fantastica, fine a se stessa, quindi del tutto aliena alla realtà e ai fatti che racconta. Il mito è la modalità – surreale, forse - attraverso cui l'uomo esprime attraverso un metalinguaggio la percezione del mondo circostante. Ovverosia è il sentimento che si trasduce in narrazione. Non rileva alcunché, ai fini della validità del contenuto delle narrazioni, che gli eventi narrati siano fattuali – quindi veri e reali – oppure percepiti come tali. Ciò che rileva è la traccia lasciata sull'anima dall'avvenuta percezione. Il linguaggio simbolico (da symballein – mettere insieme) è, in questi casi, lo strumento metalinguistico necessario per tenere coesi eventi percepiti, sedimentatisi in sentimento e collocatisi nel profondo dell'anima, e la necessità di descrizione degli stessi, di fornire loro un perché. Non immagino certo di vedere, o gli Elohim forgiare l'uomo dal fango, ma è altrettanto evidente che la creazione sia percepita come un atto voluto da un Creatore.
Per quanto riguarda l'esserci del Male, credo sia utile un'attenta analisi del primo libro della bibbia, il Genesi, quello che qualcuno mi suggerisce di leggere.
Cosa troviamo in esso?
 
il Libro della Genesi c'informa che Dio, rivolgendosi all'uomo, l'ammonì: «ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». Egli impartì alla propria Creatura un ordine perentorio: "non devi mangiar(ne)", riferendosi all'albero della conoscenza del Bene e del Male, perché l'uomo, cibandosi dei suoi frutti, ne sarebbe morto. Il conoscere assume qui le fosche connotazioni di una forza disgregante, che separa. Il mondano attrae e separa dal divino. Dio in origine passeggiava nel giardino dell'Eden, il che lascia ben intuire la prossimità e l'intelligenza fra Creatura e Creatore. La famosa e fantastica età aurea di cui tante culture sono impregnate.
 
Ad ogni buon conto, non credo possa essere confutato il fatto che tanto l'esistenza del Bene, rilevabile nel precedente emistichio, quanto quella del Male permeassero la Creazione fin dalle origini. Cibarsi dei frutti attinti dall'albero della conoscenza significa elevare la creatura al livello di Dio, cioè sostituire le determinazioni umane all'unica vera fonte di Verità. La disobbedienza di Adamo ed Eva si traduce così in un atto che afferma l'autonomia morale dell'uomo – creatura – rispetto al Creatore, per cui è l'uomo e non più Dio a stabilire in base alle proprie determinazioni, volta per volta, ciò che è bene e ciò che è male. Da ciò deriva che non fosse più necessario soggiacere al 'consiglio divino'.
 
Il peccato di superbia narrato in Genesi è la cifra della lacerazione che è venuta a prodursi fra terra cielo e uomo. Genesi narra non solo il mito della Creazione, ma anche quello della profonda frattura che da allora impregna il creato. L'atto di superbia si concreta nella presunzione di poter fare a meno di Dio ogni qualvolta si pone il dilemma di scegliere, di decidere per un verso o per un altro. Accedere alla superiore conoscenza del Bene e del Male, determinando così autonomamente il grado gerarchico da attribuire a ciascun 'valore' morale, significa violare il sacro (separato) ed entrare in contatto con un qualcosa che già esisteva, che già impregnava ed intrideva la Creazione, seppur forse non ancora operante. Diversamente Dio avrebbe impartito un ordine assurdo. La Creazione è opera divina, è evidente che entrambe le forze che la impregnano siano anch'esse opera divina. La Creazione, evidentemente, era "cosa molto buona" ma non certamente "perfetta", trattenendo in sé anche "cose non buone" o "cose meno buone".

paul11

Citazione di: Angelo Cannata il 20 Giugno 2017, 11:40:23 AM
Che ci sia un ordine naturale è un'idea che ho visto in passato in Zichichi. Ma quale sarebbe quest'ordine naturale? In base a quale criterio sarebbe da considerare ordine, piuttosto che disordine? Vogliamo fare come quelli che vedono un ordine naturale nel fatto evidentissimo e inconfutabile che le mucche appaiono fatte apposta, in tutto e per tutto, affinché l'uomo possa mungerne comodamente il latte?
e come fai a sequenziare una frase senza un ordine tuo.
come faremmo  a leggere i fenomeni fisici se non si ripresentassero in un ordine.
come faremmo a relazionarci con il mondo?
oppure il mondo gioca a carte scompigliando ogni giorno il mazzo?

dentro questo ordine sta l'interpretazione umana

Angelo Cannata

Questo non è altro che il primordiale dibattito tra metafisica e relativismo, dibattito insolubile, infinito, perché non esistono affermazioni a cui non sia possibile contrapporre obiezioni, e poi si potrà controbattere ancora a queste obiezioni, senza mai giungere a qualcosa di conclusivo.

Una volta che questo tipo di dibattito non riesce a portare a nulla, da parte mia preferisco dedicarmi all'attenzione non su come stanno le cose, ma verso la nostra umanità e le sensibilità che abbiamo, in altre parole verso la spiritualità.

Questo significa che quando l'altro mostra di non prendere atto, non accorgersi che potrei ribattere all'infinito a qualsiasi sua risposta, allo stesso modo come lui potrebbe fare con ciò che dico io, non mi rimane che abbandonare quel tipo di discorso. Possiamo continuare a parlare, a dialogare, ma solo se vedo che si intraprende qualche linea diversa, altrimenti l'esperienza mi dice che è solo spreco di tempo.

myfriend

#42
Citazione di: Angelo Cannata il 20 Giugno 2017, 01:41:43 AM
Citazione di: Sariputra il 20 Giugno 2017, 01:20:06 AM
C'era qualcuno che veramente credeva che, sbarazzandosi dell'idea di un Dio creatore, l'uomo sarebbe improvvisamente diventato qualcosa di diverso? Qualcosa di "buono"?
Non mi sembra che la morte di Dio, a cominciare da Nietzsche, sia stata ricercata con lo scopo di ottenere un uomo diverso, un modo di esistere diverso. Mi sembra che essa venga detta come un dato di fatto, addirittura indesiderato: come dire: non abbiamo mai avuto alcuna intenzione di uccidere Dio, di sbarazzarci di lui, ma purtroppo il nostro cammino culturale ci ha condotto ad un mettere le cose in questione così radicale da farci risultare Dio incapace di resistere alle obiezioni umane. Noi non abbiamo fatto altro che ricercare, interrogarci, desiderare qualche comprensione. Che ci possiamo fare se in questa ricerca sono spuntate domande anche nei confronti di Dio e l'unica cosa che egli ha saputo fare è stata non rispondere? È come quando in classe si fa l'appello per vedere chi è presente: vieni chiamato non perché il professore ce l'ha con te, ma semplicemente perché si sta cercando di capire chi è presente e chi è assente. Che ci possiamo fare se, al momento di chiamare Dio, egli non ha dato alcun segno di presenza? "Dio, sto morendo!". Riposta: nessuna. Vuoi vedere che ora i cattivi siamo noi, rei di averlo invocato, rei di fare domande?
Le risposte ci sono. Ce le hai sotto gli occhi.
Il punto non è l'assenza di risposte.
Il punto è l'incapacità di vederle.

Per vedere le risposte occorre uscire dai canoni classici della filosofia e occorre cominciare a pensare in modo olistico.
Ad esempio: il lupo che mangia la pecora.
Agli occhi di un "moralista" questa è una scena crudele. E uno si chiede: dov'è dio?
Ma...ad uno sguardo più attento scopri che i carnivori servono a mantenere in piedi l'ecosistema. Senza i carnivori, gli erbivori si moltiplicherebbero riducendo a un deserto l'abitat. Con questo si estinguerebbero e la vita stessa sarebbe in pericolo.
Ciò che tu giudichi come "violento" e "sanguinario" (il lupo o qualunque altro predatore), in realtà è fondamentale per mantenere "l'ordine invisibile delle cose".
I carnivori mantengono "l'ordine" e, con questo ordine, preservano la vita e fanno in modo che la vita possa proseguire.
Proprio quell' "ordine" che tu non riesci a vedere.

E una risposta già l'abbiamo scoperta: "l'ordine". E ad essa si accompagna "l'intelligenza". Poichè per esistere un "ordine" deve esistere una "intelligenza" che lo ha concepito.
Scavando scavando tutte le risposte arrivano.
Certo! Occorre uscire dai canoni del "dio biblico". Il "dio biblico" è semplicemente una lettura che l'homo ne ha dato. Oggi... nel 2017, abbiamo conoscenze diverse e esperienze diverse rispetto agli uomini di 2mila, 10mila o 20mila anni fa. E possiamo vedere le risposte che cerchi sia attorno a noi che dentro di noi.

Ma mio caro Angelo....se non ti guardi in giro e se non cerchi di comprendere ciò che è sotto i tuoi occhi, difficilmente riuscirai a vedere le risposte che cerchi e che sono tutte intorno a te e sotto il tuo naso. Anche in questo momento.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

baylham

"CIPA è l'acronimo di Congenital Insensitivity to Pain with Anhidrosis (in italiano insensibilità congenita al dolore con anidrosi[1]).

Si tratta di una patologia congenita molto rara del sistema nervoso caratterizzata fondamentalmente da assenza tattile e anidrosi (assenza della sudorazione) e quindi impossibilità di avvertire il dolore, il calore e il freddo.
Diagnosticata in età precoce, questa malattia comporta evidenti difficoltà da parte del soggetto di regolare i propri comportamenti e può portare il soggetto a contrarre traumi o malattie che vengono però riconosciuti con difficoltà a causa proprio della mancanza di dolore. Il soggetto deve essere sottoposto a particolari cure e attenzioni per evitare ferite interne che degenerino fino alla morte senza possibilità di intervenire. Il sistema nervoso è privo di nervi sensoriali, per questo non sente né il caldo né il freddo, ma comunque il soggetto possiede tutto il resto del sistema nervoso e può camminare e svolgere qualsiasi attività."

Voce tratta da Wikipedia

La necessità del dolore è chiara: se non ci fosse il dolore non saremmo qui come specie a discuterne.
Se le gazzelle gioissero ad essere divorate, fatte a pezzi, semplicemente le gazzelle sarebbero già scomparse dalla scena animale. Questa è la necessità, l'ordine, generato dal caso.
Questo ordine non piace? Cerco di migliorarlo, a partire dalla conoscenza delle sue regole, quelle che posso comprendere e su cui posso agire.

sgiombo

Citazione di: Vittorio Sechi il 20 Giugno 2017, 12:16:34 PM
Il peccato di superbia narrato in Genesi è la cifra della lacerazione che è venuta a prodursi fra terra cielo e uomo. Genesi narra non solo il mito della Creazione, ma anche quello della profonda frattura che da allora impregna il creato. L'atto di superbia si concreta nella presunzione di poter fare a meno di Dio ogni qualvolta si pone il dilemma di scegliere, di decidere per un verso o per un altro. Accedere alla superiore conoscenza del Bene e del Male, determinando così autonomamente il grado gerarchico da attribuire a ciascun 'valore' morale, significa violare il sacro (separato) ed entrare in contatto con un qualcosa che già esisteva, che già impregnava ed intrideva la Creazione, seppur forse non ancora operante. Diversamente Dio avrebbe impartito un ordine assurdo. La Creazione è opera divina, è evidente che entrambe le forze che la impregnano siano anch'esse opera divina. La Creazione, evidentemente, era "cosa molto buona" ma non certamente "perfetta", trattenendo in sé anche "cose non buone" o "cose meno buone".

Citazione
Citazione(NON E' UNA CITAZIONE MA UNA DOMANDA CHE MI VIENE SPONTANEA)

Ma (domando ai credenti e seguaci più o meno "ortodossi" delle religioni del Libro; e non ho capito se Vittorio lo sia) questo é conciliabile con la dottrina per lo meno di qualcuna delle varie religioni e chiese 
dei "discendenti spirituali di Abramo"?

Da quanto insegnatomi da bambino non mi parrebbe, per lo meno nel caso della Chiesa Cattolica.

Discussioni simili (1)

4878

Risposte: 13
Visite: 437