Etica nel regno animale

Aperto da ricercatore, 17 Dicembre 2021, 10:45:10 AM

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Kobayashi

Citazione di: ricercatore il 24 Dicembre 2021, 10:04:02 AM
[...] da qualche parte, scritto nel DNA, c'è la propensione a ricercare un uomo forte, di valore.
questo meccanismo porta la nostra specie a migliorare sempre di più: il codice genetico dei "migliori" va avanti, quello dei "peggiori" si estingue.

E' tutto da dimostrare che la nostra specie stia migliorando, che l'evoluzione porti a mutamenti migliorativi.
E' la pura sopravvivenza il criterio con cui si decide questo progresso?
L'estinzione può essere preferibile dal punto di vista della specie stessa, se l'alternativa è una trasformazione che allontana troppo da ciò che istintivamente viene sentita come la propria natura.



ricercatore

Citazione di: Alexander il 24 Dicembre 2021, 10:09:07 AM
Buona vigilia Ricercatore


cit.si è vero. essere "arrivati" a tenere in mano la Verità significa essere morti (spiritualmente/psicologicamente).

E perché mai? Se la "verità" fosse qualcosa di vivo, di dinamico, di creativo sarebbe forse il contrario. Sarebbe come avere un booster, una possibilità di vedere la famosa realtà con occhi diversi, nuovi. Sarebbe fantastico! :)
Saremmo morti se pensassimo invece che la "verità" è solo una formula verbale, o una teoria del tutto, un esperimento riuscito, qualcosa di efficace.

ciao Alexander, buona vigilia anche a te!

per come la vedo io è la "ricerca" ciò che rende vivi, non il possesso/raggiungimento/conquista di qualcosa.

ma, se non interpreto male cosa si cela dietro il tuo pensiero, probabilmente stiamo dicendo la stessa cosa  :)

ricercatore

Citazione di: Kobayashi il 24 Dicembre 2021, 10:34:46 AM
E' tutto da dimostrare che la nostra specie stia migliorando, che l'evoluzione porti a mutamenti migliorativi.
E' la pura sopravvivenza il criterio con cui si decide questo progresso?
L'estinzione può essere preferibile dal punto di vista della specie stessa, se l'alternativa è una trasformazione che allontana troppo da ciò che istintivamente viene sentita come la propria natura.

ci penso spesso anche io a questo.

vengono scelti i tratti genetici più adatti per la sopravvivenza, ma nel nostro caso c'è la presenza "ingombrante" dell'auto-consapevolezza e del relativo bagaglio culturale.
nel nostro caso dunque i criteri di selezione seguono un'evoluzione particolarissima, credo impossibile da modellare.

Ipazia

Citazione di: InVerno il 24 Dicembre 2021, 09:27:09 AM
Il branco, la dinamica sociale, ha una connotazione diversa nei mammiferi rispetto agli altri, l'estensione e proiezione delle peculiarità del rapporto genitoriale all'interno delle dinamiche sociali crea un livello diverso di interazione sociale. Per esempio questa leonessa [1] che cerca di difendendere un guardiano dello zoo che ha avuto la saggia idea di sfidare con lo sguardo un leone, azzarderei si tratta di un comportamento piuttosto difficile da ricercare all'infuori dei mammiferi. Così come sarà difficile (impossibile?) trovare animali "domesticati" fuori dai mammiferi.

[1] https://9gag.com/gag/a21rw7Z
Coi mammiferi siamo più in grado di comunicare, ma non escluderei altre specie quali uccelli e rettili. Tra i quali ultimi la solidarietà interspecista è documentata, al netto dei sofismi tra istinto e coscienza:

https://www.blitzquotidiano.it/video/tartaruga-aiuta-lamica-a-rigirarsi-video-2051153/
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: ricercatore il 24 Dicembre 2021, 09:44:26 AM
si è vero. essere "arrivati" a tenere in mano la Verità significa essere morti (spiritualmente/psicologicamente).

tuttavia riguardo la "sete" e quella sensazione di irrequietezza credo che possa essere, se non placata, perlomeno accettata.

mi piacerebbe arrivare a questo, prima di morire fisicamente  :)

Ma cosa significa "accettare"?

Non significa forse fare un passo indietro?

Ma in che senso fare un passo indietro? Visto che riguarda me stesso, questo mio stesso sentire, bramare, volere...

Accettare significa quindi rinunciare a me stesso. Lasciar andare questo mio io.

In modo che tutto pure continui come prima.
Perciò accettare questa mia sete inappagata, questa mia stessa volontà.
Ma senza però esserci, in quanto io.

Quindi, sì, morire. Morire a me stesso.

Senza bisogno della morte del corpo.
Ciò che conta infatti è la morte dell'anima.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Alexander


Buongiorno a tutti

Non credo che si possa parlare di etica a riguardo degli animali; almeno nell'accezione piena del termine. Però oggi ho incontrato un mio vicino cieco che ha un'inseparabile cane-guida che lo porta in sicurezza quasi dappertutto. Il bello è che questo cane, quando non "lavora" per il padrone è un'autentica belva. Non ti puoi avvicinare alla recinzione che sembra volerti sbranare. In strada con il padrone invece è calmissimo, concentrato, un vero professionista. Lo trovo ammirevole.

viator

Citazione di: Alexander il 30 Dicembre 2021, 16:55:08 PM

Buongiorno a tutti

Non credo che si possa parlare di etica a riguardo degli animali; almeno nell'accezione piena del termine. Però oggi ho incontrato un mio vicino cieco che ha un'inseparabile cane-guida che lo porta in sicurezza quasi dappertutto. Il bello è che questo cane, quando non "lavora" per il padrone è un'autentica belva. Non ti puoi avvicinare alla recinzione che sembra volerti sbranare. In strada con il padrone invece è calmissimo, concentrato, un vero professionista. Lo trovo ammirevole.

Salve alexander. Infatti l'etica - con il comportamento del bravissimo, ammirevole, apparentemente altruistico cagnone...............c'entra come i cavoli a merenda.

Il comportamento da te descritto - come tutti quelli "appresi" sia dagli animali che dagli esseri umani, fa parte della categoria "CONDIZIONAMENTI (o RIFLESSI PSICOISTINTIVI)". Esempi : guidare i ciechi, evitare gli ostacoli, attraversare solo col verde, abbaiare agli estranei..........e via con tutte le "abilità" apprese attraverso L'ADDESTRAMENTO.

Hai mai visto che l'etica possa essere qualcosa che si impara a furia di allenamenti, addestramenti, coercizione, allettamento, caramelle date in premio ?. Salutoni ed auguroni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Indipendentemente dal contenuto dell'etica, che è molto variabile a seconda di chi si interpella, effettivamente, come ogni comportamento umano, anche l'etica è condizionata dall'addestramento, ovvero dalla ripetizione di atti che diventa abitudine. Poniamo come esempio l'atto della carità (ma potrei anche dire lo sterminio degli ebrei). Inizialmente vi è un processo emotivo primario, che possiamo definire compassione/empatia e che affonda le sue radici nello "istinto" alla socievolezza che è tipico della specie umana così come di tutti i grandi primati (Per lo sterminio degli ebrei entrano in gioco altri fattori su cui non posso accennare per motivi di lunghezza dell'intervento, ma che sono comunque simili).
Ad un secondo livello si costruisce sul concetto di "carità", una cultura e una tradizione che la rende ancora più attrattativa e seguita. Ai fattori subcorticali si aggiungono quelli neocorticali. L'etica riflette su sè stessa e sulla sua relatività. A questo livello intervengono gli innovatori, che grazie alle incredibili capacità di calcolo della neocorteccia "inventano" nuove etiche oppure rinforzano quelle esistenti. Ad un terzo livello, infine, finché un ulteriore innovatore non interviene, l'etica dominante o le etiche confliggenti presenti contemporaneamente, si strutturano e si perpetuano attraverso le abitudini, l'addestramento e la trasmissione culturale intergenerazionale. Questo passaggio è tanto più efficace se connesso a legami emotivamente forti. Se noi amiamo nostro padre e nostro padre è un appassionato fautore della legge etica del taglione, la possibilità che anche noi diventiamo sostenitori dell'occhio per occhio è molto alta. Se inoltre viviamo in una società ebraica tradizionale, questa possibilità aumenta ancora. Ad un livello arcaico, o subcorticale, la legge del taglione risponde anch'essa ad un processo emotivo di base legato alla sopravvivenza così come la socialità, ovvero la paura. Fattori "alti", cognitivi e culturali  e fattori "bassi", emotivi e di risposta comportamentale automatica, si intrecciano quindi nella costruzione dei valori etici.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Kobayashi

Se c'è ripetizione, addestramento, significa che c'è un potere che lavora a questa trasformazione, sia nella forma esterna più evidente che in quella interiorizzata dove è proprio il singolo ad autocontrollarsi e a verificare i risultati della disciplina che sente come verità auto-evidente da incarnare.
Il che fa pensare che forse l'etica intesa in questo senso è proprio ciò da cui il singolo deve difendersi per esprimere ciò che resta della propria libertà.
Ovvero essere consapevoli di ciò che ci accade a più livelli (esteriori e interiori) per riuscire, nei giorni migliori, a vivere senza l'ossessione dell'imperativo "tu devi cambiare! tu devi migliorare! tu devi essere più empatico, socievole, compassionevole!".

Del resto se l'empatia è la base organica delle morali tradizionali, che cosa dire della crudeltà? Che è psicopatologia? Mi sembra un modo comodo per salvarci dal disgusto di noi stessi e mettere in scena ancora una volta l'infondato ottimismo per un processo di perfezionamento della specie.
Praticamente non c'è classe scolastica al mondo senza un rinnegato, uno "sfigato", perseguitato da quasi tutti gli altri. Prendere il debole, sfogarsi su di lui, farne un capro espiatorio etc..
Ad ogni generazione, la stessa cosa: ragazzini disgustosi che fanno sempre le stesse cose disgustose, dalla notte dei tempi. Unico rimedio: più controllo, maggiori interferenze del potere esterno, onnipresenza di adulti, educatori, psicologi etc.
Ovvero, meno libertà.

C'è da domandarsi se sia preferibile la vita del bravo cane-guida, sicuro di avere sempre cibo e un posto caldo dove dormire, o quella del lupo...

Jacopus

#39
La tua posizione Kobayashi mi sembra molto nicio/foucaltiana. A mio parere però un'etica della "libertà" non può essere un'etica della crudeltà. Che vi siano propensioni alla crudeltà da parte dell'uomo è evidente ma non nascono dalla struttura originaria del nostro essere mammaliano. La crudeltà è una invenzione della neocorteccia che si è ingegnata, non solo a livello cognitivo ma anche nel creare nuove emozioni. Inoltre come al solito, questo ingombrante cervello ha continuamente interagito con società sempre più complesse, nelle quali avvengono dinamiche impossibili in natura, come la tesaurizzazione o la specializzazione professionale, che condizionano le nostre relazioni e le psicopatologizzano oltre a ciò che normalmente potrebbe accadere in natura (esistono anche i danni neurologici). Hai citato il "capro espiatorio". È un ottimo esempio di come la crudeltà umana risieda nelle dinamiche e nelle strutture sociali piuttosto che in una crudeltà organica dell'uomo. E non a caso il termine "capro espiatorio" di natura religiosa è comparso all'alba delle istituzioni ebraico/occidentali. Infine anche la crudeltà si può apprendere, sia a seguito di esperienze crudeli subite sia attraverso insegnanti crudeli.
Il tuo desiderio di affrancarti dai pattern comportamentali che identifichi nel "tu devi" kantiano è del tutto legittimo ma fa parte anch'esso del gioco. È un po' come accade nella scienza con il sopravvenire di nuovi "paradigmi". Fra un paradigma e l'altro, si instaurano abitudini, tradizioni che strutturano il paradigma dominante. È semplicemente una constatazione di come funziona il cervello umano nella sua interazione con la società. Gli innovatori proveranno nuove strade etiche e se troveranno terreno fertile creeranno un nuovo modello etico. Oppure dovranno accontentarsi di essere dei novelli don Quixote.
Libertà VS omologazione è un sempreverde delle discussioni sull'etica, ma il mio pensiero non è né omologativo né libertario. È piuttosto utopistico in quanto ritengo che l'ideale sarebbe una omologazione ma di una comunità di "pensanti" in grado di affrontare criticamente la loro stessa omologazione per correggerla a manutenerla. La domanda difficile è pertanto: "come perseguire insieme omologazione, ovvero integrazione sociale (leggi pace o giustizia) e libertà ( leggi pensiero critico, vitalità, riconoscimento delle singole individualità)?"
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Basta la regola aurea per sconfiggere metafisicamente la non-etica della crudeltà.  Sul piano reale la questione si complica perché spesso vi è un interesse materiale ad indurla. Trattasi comunque di aspetti culturali, non archetipicamente biologici.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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