Esiste veramente il libero arbitrio ?

Aperto da sterpiu, 14 Marzo 2020, 18:57:20 PM

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iano

Possiamo scegliere fra bene e male solo se lo crediamo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

InVerno

Tradizionalmente (checchè ne dicano i biglinos) a Dio - a qualsiasi dio - viene riconosciuta la facoltà di creare, il verbo creare differisce dal verbo plasmare\formare o anche il semplice fare, nel fatto che indica una componente di imprevidibilità del risultato, un grado di libertà superiore a quello umano. In termini umani il verbo creare viene sovente utilizzato per gli artisti, perciò se io dico che un falegname ha fatto una sedia differisco il significato da un artista che ha creato una sedia, intendendo che nel secondo caso è insito un grado di imprevedibilità superiore. Ha il falegname meno libero arbitrio dell'artista? Oggettivamente è una tesi difficile da sostenere, soggettivamente è molto più semplice, perchè l'osservatore causa la differenza verbale. Ora essendo noi umani gli unici osservatori di noi stessi, ci piace addobbarci del massimo grado di libertà immaginabile, ma chissà che non esista qualche alieno con un quoziente intellettivo talmente elevato da considerare qualsiasi nostra azione determinata. Fino ad allora, essendo gli altri umani di difficile prevedibilità, diremo che sono "liberi". Ma in un rapporto tra pari, forse anche un cane che osserva un altro cane, lo considererà imprevedibile. Mi piace tradurre il libero arbitrio in  termini di affinità elettiva, rifacendomi all'incipit della famosa opera di Goethe, dal più piccolo al più grande, un unica forza genera la gravità che influenza le nostre relazioni, ciò può essere, in alcune culture, chiamato Dio.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

green demetr

Non riesco veramente a capire questo ossesione per la individualità.


Ma cosa c'entra la dimensione religiosa e spirituale con essa?


Sono basito.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Kephas




Rimanendo in ambito spirituale su questo argomento:
Secondo me, ha ragione Jacopus che scrive: "..più che libero arbitrio, bisognerebbe chiamarla "libera volontà"


E' stato scritto: " Un uomo che non ha in sé la piena facoltà di poter diventare un completo demone, non avrà neppure la facoltà di diventare un perfetto figlio di Dio".


Forse è questo il concetto del libero arbitrio, cioè la libera volontà di poter diventare un demonio perfetto, oppure un perfetto figlio di Dio.


Riflettendo su quanto è stato scritto!:  E' forse Iddio meno Dio, perché Egli accanto alle erbe salutari, ha creato anche le piante velenose, ed ha provveduto di semi anche la zizzania, al pari del grano, affinché essa possa allignare insieme alle piante nobili?.


Gesù: "Io non sono venuto sulla Terra per portare un pace pigra ed una calma morta, bensì la spada; cioè la lotta nel più alto significato dell'attività".


Penso dunque che aspetta a tutti noi, umane creature di Dio, accettare questa spada, e lottare quotidianamente contro la zizzania che alligna nel prezioso campo di grano della nostra anima.
L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

iano

#19
Proviamo a riscrivere questo paradosso in modo diverso.
Non tutti credono , ma se uno crede , seppur dotato di volontà libera , si direbbe però che la sua scelta sia di fatto obbligata , a meno di errori di valutazione.
Ma se uno erra , quali possono essere le cause del suo errore?
Esse non dipendono dalla sua volontà .
Uno dei motivi per cui si può sbagliare strada, è una non buona conoscenza della strada.
Ciò potrebbe equivalere ad una fede incerta.
Una fede certa e sicura come fa' a portarti fuori strada?
Se la tua fede è certa non puoi sbagliare.
Quindi non c'entra qui la volontà , ma quanta fede hai.
Ne' la fede ha come causa la volontà libera,
Si crede , ma non si sceglie di credere.
Ma io sono un non credente .
I credenti possono smentirmi su ciò.
Mi pare allora che in tutta questa storia l'arbitro , o volontà che dir si voglia, è quantomeno marginale.
In teoria , solo chi ha una perfetta fede , cioè una chiara visione della strada , non può sbagliarla.
Solo chi ha una perfetta fede ha perciò una completa possibilità di scelta.
Solo lui può esercitare la volontà
Possiamo trasformare adesso il nostro paradosso nel seguente.
Se chi ha il completo controllo della sua volontà e distingue perfettamente le alternative di scelta , non potendo di fatto sbagliare , perché decide per l'alternativa sbagliata?


Ciò restando nell'ambito della fede certa.
Poi c'è la fede incerta , soggetta ad errore.
Poi c'è la mancanza di fede che rende impossibile la scelta , perché a chi non crede non può essere chiaro cosa deve scegliere.


Questo ragionamento , se corretto , possiamo proiettarlo anche fuori dall'ambito religioso , e concludere che per poter esercitare la libera volontà, condizione necessaria , ma non sufficiente , è che  bisogna avere fede in qualcosa.
Se ,fuori di metafora , vedo chiaramente e perfettamente un bivio sulla mia strada , posso veramente scegliere quale strada prendere , solo se credo , ho fede , che ciò che vedo sia reale.
Questa fede è un sottofondo inconscio che guida i nostri passi.
Quindi l anche quando sia possibile fare libere scelte , queste sono comunque condizionate , per non dire rese possibili , da fedi di cui non abbiamo a volte coscienza .
La coscienza quindi è comunque centrale.
Solo chi sa' di poter sbagliare può sbagliare.



Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#20
Riassumendo.
Fuori dall'ambito religioso , essendo le fedi mai perfettamente ben fondate , la nostra scelta sarà sempre affetta da un errore che pone un limite alla nostra libera volontà.


Dentro l'ambito religioso , laddove solo è possibile una perfetta fede , potendosi a causa della libera volontà, fare la scelta sbagliata ( non errata ) , quindi perfetta espressione di libera volontà , e in possesso delle proprie piene facoltà, perché là si fa'?
Non lo sappiamo. Non lo sa' neanche chi fa' quella scelta.
L'unica possibile risposta è che facendo quella scelta egli ha voluto mettere la propria volontà, in modo plateale , al di sopra di ogni cosa.
Al di sopra di Dio.
Ma si può davvero dire allora , contro le nostre ipotesi , che esso goda di una perfetta fede , oltre che di una buona sanità mentale?


Se il paradiso è degli ultimi deve trattarsi degli ultimi in fatto di coscienza , perché non sanno di scegliere , e quindi non esercitano volontà .
Il peccato è quindi nella capacità di esercitare la libera volontà.
Si salverà solo chi vi rinuncia con l'espressione della sua ultima volontà , scegliendo di non scegliere.

Non fa' per me.
Io scelgo di scegliere , e pazienza se è solo un illusione.
Ma , se chi fa' questa scelta , spesso si trova a nuotare controcorrente , forse qualcosa di vero c'è.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Hlodowig

Citazione di: iano il 28 Marzo 2020, 01:48:17 AM
Non fa' per me.
Io scelgo di scegliere , e pazienza se è solo un illusione.
Ma , se chi fa' questa scelta , spesso si trova a nuotare controcorrente , forse qualcosa di vero c'è.

Saresti spiritualmente da salvare.

Perché sei Vero.

Saresti il salvatore di te stesso.

Perché sei Vero.

Il resto è solo retorica, sempre retorica e in ogni ambito del sapere.

Bisogna guardarsi bene dall' esser narcisi.

Noi maschietti, lo siamo più delle donzelle.

L' umiltà di una mente sempre vigile, attenta, concentrata, focalizzata.

Capace di rivoltarsi, di capovolgersi, se necessario.

E di riflesso, quella di uno spirito Guerriero, Saggio, Sapiente.

L' esperienza di ogni giorno, che aiuta nelle scelte, che provvede a migliorarci e a migliorare con l' altro.

Ovviamente il tutto, esclusivamente dopo un buon piatto di spaghetti al sugo.

Si, a me piacciono gli spaghetti al sugo! Per cui li ho scelti.

Ho sbagliato?

Bene!

Ritenterò, la prossima volta sbaglierò meglio.



Arjuna56

Fato: Futuro che si propina all'individuo a Causa di una scelta o più scelte.
Destino: Ineluttabile avvenire di eventi, privi di influenza dal soggetto.


Nel Buddhismo si dice che il CASO non esiste.. Che Tutto è il frutto di un disegno ben strutturato, dall'Universo chiamato in causa.
Sebbene io creda nell'energia e nell'universo, non son convinto che il CASO non esista.
Per la mia visione il Caso esiste.
Dettò ciò e senza argomentare troppo credo che esista la possibilità di scegliere tra Luce e Buio, nell'interiorità.
Come diceva qualcuno: "Vive il Lupo che si nutre di più"


Ma queste poche parole sono le considerazioni di un Nessuno che in quanto tale può concedersi di errare.


Chino il capo alle vostre opinioni e le rispetto.


Stay positive

Jacopus



Citazione

Non riesco veramente a capire questo ossesione per la individualità. Ma cosa c'entra la dimensione religiosa e spirituale con essa?



Non c'entra sempre e in automatico. Anzi sono di più i nessi religione-collettivita' che religione-individualismo, ma proprio per questo le eccezioni sono interessanti e fra le eccezioni quella più nota è quella del protestantesimo nella sua variante calvinista, studiata in un classico della sociologia, "l'etica protestante e lo spirito del capitalismo", appunto di Max Weber ( ucciso dal virus della "spagnola" nel 1920, così restiamo in tema).



Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#24
Citazione di: Arjuna56 il 29 Marzo 2020, 10:27:44 AM
Fato: Futuro che si propina all'individuo a Causa di una scelta o più scelte.
Destino: Ineluttabile avvenire di eventi, privi di influenza dal soggetto.


Nel Buddhismo si dice che il CASO non esiste.. Che Tutto è il frutto di un disegno ben strutturato, dall'Universo chiamato in causa.
Sebbene io creda nell'energia e nell'universo, non son convinto che il CASO non esista.
Per la mia visione il Caso esiste.
Dettò ciò e senza argomentare troppo credo che esista la possibilità di scegliere tra Luce e Buio, nell'interiorità.
Come diceva qualcuno: "Vive il Lupo che si nutre di più"


Ma queste poche parole sono le considerazioni di un Nessuno che in quanto tale può concedersi di errare.


Chino il capo alle vostre opinioni e le rispetto.


Stay positive
È interessante notare che tutto può essere contestato , meno ciò in cui crediamo.
Di fronte alla professione di un credo ogni critica si arresta.
Ogni fede , se analizzata , non è priva di contraddizioni , ma queste non sono un ostacolo per la fede.
È ancora interessante notare che è possibile , ma non necessario , provare a giustificare a posteriori le nostre fedi con diverso grado di successo , e che forse quelle meno motivabili raccolgono più proseliti.
Così ad esempio molti credono al caso , ma nessuno saprebbe ben dire cosa sia.
Diventa difficile inoltre , se non impossibile , criticare qualcosa che non ha definizione .
Così rimane un mistero come succeda che , uno dica io credo in questa cosa , ricevendo ampi consensi , senza che nessuno di essi sappia dire a cosa crede davvero.
Il caso quindi potrebbe non esistere , ma è parte della esperienza di ognuno di noi ,esperienza che può essere richiamata con un nome.
Il caso quindi al minimo esiste nelle nostre menti  come credo che "determina" le nostre scelte.


Però si può provare a criticare , non le singole fedi , ma il meccanismo della fede.
Per far ciò occorre notare una caratteristica della fede , la quale è tutto meno che eterna .
Così come appare scompare e inoltre non sempre è presente alla coscienza.
Il fatto che non sia presente del tutto alla coscienza potrebbe giustificare il perché riusciamo a credere a cose che si autoescluderebbero a vicenda .
Perché non crediamo ad esse contemporaneamente ,
Cioè, si escludono a vicenda , ma si susseguono , anche in rapida successione , senza che la coscienza rilevi ciò.
Se però pretendiamo di riportare le nostre fedi tutte in contemporanea dentro un testo sacro , allora criticarlo è facile come rubare la merenda a un bambino.
Tiro al bersaglio di molti passatempo , compreso il nostro dubbioso.😁


Si può provare a giustificare qualunque cosa , ma solo a partire da ciò che non può essere giustificato.
Questo meccanismo è ben espresso nella matematica , dove le ipotesi stanno per i nostri credo.
La matematica in se' è un gioco , che , come tale , sorprendentemente risulta poi utile  "realmente".
Allo stesso modo risulta utile il caso come il suo contrario , senza che sappiamo ben giustificarli.
Essi sono ciò che giustifica , non ciò che va' giustificato.
Basta solo crederlo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Davide

Io non credo che il caso esista. Esiste la probabilità ma il fatto che si verifichi proprio quella probabilità non è un caso. Parlando di fisica è l'onda di probabilità del fotone che quando diventa particella si verifica proprio quel fatto lì tra i tanti possibili ma cos'è che ha fatto accadere questa realtà? La tua coscienza. E quindi la mia modesta opinione è che ci sia il libero arbitrio in ogni cosa perché non esiste il caso e anche ciò che sembra essere una serie di sfortunati eventi in realtà non è così ma è dato dalla coscienza che riflette nella realtà proprio quella possibilità tra le infinite. Bisogna tenere presente quando succedono cose negative e uno si può chiedere "ma io non volevo questo" che la coscienza non realizza i sogni ma fa un percorso di consapevolezza che quindi vuol dire anche sofferenza. Sta nel modo in cui si affrontano le cose la chiave. Buona serata 😄

daniele75

Più che libero arbitrio, lo chiamerei gioco delle probabilità. Tutto è deciso qualche secondo prima dall inconscio, è stato provato scientificamente in laboratorio, tu puoi interferire, ma in minima parte. E serve grande consapevolezza per farlo

davintro

sarebbe utile una distinzione tra "libero arbitrio" e "libertà", definendo il primo concetto come l'idea di una totale indifferenza da parte del soggetto nei confronti delle diverse alternative con cui agire, cioè con una condizione in cui assolutamente nulla determina il soggetto a muoversi in una certa direzione anziché un'altra, e la seconda come condizione in cui esiste una causa che determina l'agire del soggetto, che però le sarebbe interiore. Come si nota chiaramente, il primo concetto, il libero arbitrio, potrebbe esistere solo a condizione di pensare un'ontologia totalmente indeterministica, in cui gli eventi sono affidati al caso, senza alcuna logica di causa-effetto. Ritengo questo scenario del tutto assurdo, dato che, in accordo col mio, immagino, omonimo Davide, penso che il caso non esista, ma sia solo un concetto di comodo col quale definire ciò che sta oltre i limiti della nostra conoscenza, che è sempre tale come "sapere di cause" (intendendo il concetto di causa in senso però piuttosto ampio, al di là della "causa efficiente", che è la modalità con cui si è più abituati a concepirla). Cioè, c'è sempre una causa, o, più realisticamente, un complesso di diverse cause, o forze, più o meno armoniche o confliggenti fra loro che determinano necessariamente il corso degli eventi, anche quando i limiti della nostra osservazione spingerebbero a tirare in ballo il caso. A questo punto, l'unica forma di libertà esistente resterebbe quella che il compatibilismo considera, appunto, compatibile col determinismo, cioè libertà come interiorità del principio che determina necessariamente ad agire. Perché questa forma di libertà sia realmente presente nel mondo, dovremmo dunque intendere ogni ente come delimitato da un confine che lo distingue dal resto delle cose, all'interno del quale comprendere le cause che lo spingerebbero ad essere libero, e al di fuori del quale considerare i fattori esteriori che inciderebbero su di esso limitando la sua libertà. Dato che questo confine, questa dialettica interno-esterno coincidente con la dicotomia libertà-non libertà, è ascrivibile ad ogni cosa, occorre definire la libertà superando un modello antropocentrico nel quale l'essere umano avrebbe il monopolio della libertà, in contrasto col resto della natura o degli oggetti, chiusi nel regno della non-libertà. Infatti ogni ente, solo nella misura in cui sarebbe loro ascrivibile un "interno", un'essenza, che lo contraddistingue da tutto ciò che altro da sé, avrebbe una componente di libertà, intesa, non come indeterminismo, come possibilità di poter essere o agire diversamente da come si è si agisce di fatto, possibilità che resterebbe solo mera astrazione immaginaria, ma come "autonomia", espressione della propria natura intrinseca e originaria. Persino il movimento delle lancette di un orologio dovrebbe, in quest'ottica di compatibilismo fra causalità e libertà, avere in sé una componente di libertà, nella misura in cui le lancette si trovano all'interno dell'orologio e divengono sua parte integrante, mentre mancherebbe di libertà per il fatto che il meccanismo è stato inserito da un agente esterno, l'orologiaio. Come si nota, volontà e razionalità non sono criteri di demarcazione tra una condizione di libertà assoluta e una di totale assenza di libertà, il fatto che l'uomo ne sia dotato non lo rende totalmente libero nei confronti dell'orologio che invece non avrebbe nessuna libertà, ma fattori di incremento del livello di libertà, che certo segnano anche il raggiungimento di un livello qualitativo rispetto agli enti che di queste facoltà sono privi, ma non sono gli unici fattori. Ragione e volontà incrementerebbero il livello di libertà dell'ente che li possiede in quanto determinano un'interiorità estremamente più complessa rispetto a quella di un orologio, e dunque estremamente maggiori capacità di resistenza e filtro rispetto agli interventi esterni. L'uomo è più libero di un orologio perché a differenza di questo impone una resistenza non solo fisica ma anche e soprattutto mentale, anche se non illimitata, rispetto a ogni forma di manipolazione o sabotaggio, che poi l'esito di questo conflitto sia necessariamente determinato dalle forze in campo è irrilevante in relazione a questa definizione possibile di libertà, che ho provato ora a tratteggiare

viator

La libertà, partendo dalla più elementare fisicità del mondo, consiste nell'assenza di vincoli (freni, limiti, opposizioni, insufficienze) quindi, poichè ogni ente è soggetto a vincoli, con l'unica eccezione dei concetti-enti metafisici ed assoluti (infinito, assoluto).-------------------

Naturalmente, all'interno dell'assolutezza, il concetto di libertà, risultando sempre relativo, perde di significato oggettivo.---------------------------------------------------


Che poi l'uomo si rifiuti di considerarsi relativo (quindi mortale !) ed assuma il sè quale assoluto, rappresenta l'atteggiamento che permette appunto di credersi liberi perchè solipsisticamente consistenti nell'assoluto. Di qui all'affermare di possedere un libero arbitrio, il passo risulta automatico e consequenziale.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Citazione di: davintro il 16 Aprile 2020, 16:42:05 PM
sarebbe utile una distinzione tra "libero arbitrio" e "libertà", definendo il primo concetto come l'idea di una totale indifferenza da parte del soggetto nei confronti delle diverse alternative con cui agire, cioè con una condizione in cui assolutamente nulla determina il soggetto a muoversi in una certa direzione anziché un'altra, e la seconda come condizione in cui esiste una causa che determina l'agire del soggetto, che però le sarebbe interiore. ...
... L'uomo è più libero di un orologio perché a differenza di questo impone una resistenza non solo fisica ma anche e soprattutto mentale, anche se non illimitata, rispetto a ogni forma di manipolazione o sabotaggio, che poi l'esito di questo conflitto sia necessariamente determinato dalle forze in campo è irrilevante in relazione a questa definizione possibile di libertà, che ho provato ora a tratteggiare

Io la farei ancora più semplice, liberando il concetto di libertà dai lacci dello psicologismo, dopo averlo liberato dai lacci veterometafisici degli assoluti in cui rientra storicamente anche la questione del libero arbitrio. L'evoluzione del pensiero scientifico aiuta anche in questa operazione che tu già intravedi nelle lancette dell'orologio. La scienza utilizza il concetto di "grado di libertà". Lo fa a livello di fisica meccanica, ma si può estendere anche alla biologia considerando che la mobilità autogena degli esseri viventi implica un "salto quantistico liberatorio" rispetto alla immobilità predestinata dei corpi inorganici.

Assumendo la tua semantica, siamo in presenza di una caratteristica intrinseca e originaria di libertà del vivente rispetto all'inorganico. Progredendo nell'evoluzione naturale si arriva al secondo "salto quantistico" della libertà quando un soggetto vivente riesce ad inventarsi dispositivi artificiali che ne aumentano il grado rispetto all'eredità genetica intrinseca della specie: ali, arti, pinne, polmoni, cuori, cervelli, ...artificiali.

Volendo metafisicizzare il tutto, la libertà del senziente diventa allora il superamento intenzionale dei limiti che la natura impone alle sue creature. Condizionata certo, ma graduabile e reale. E non solo umana: anche gli animali sono spinti da impulsi naturali ad uscire dalla gabbia. La libertà ha un carattere pulsionale e tale rimane anche quando si struttura in molteplici direzioni esistenziali, tra cui progetti tecnoscientifici atti a superare qualche vincolo o barriera importante: sensoriale o cosmica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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