Egoismo naturale o maledizione naturale?

Aperto da Freedom, 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM

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Freedom

L'idea di scrivere questo thread la devo all'amico Viator che, commentando il thread "E' una questione di percezione" cita l'egoismo naturale in questi termini: <l'individuo - per natura - tende a privilegiare anzitutto la propria esistenza, poi - se avanzano tempo e risorse, l'esistenza degli altri. Questo si chiama appunto "egoismo naturale".>
Sembra la cosa, scusate il gioco di parole, più naturale del mondo. Non voglio certo negarne la veridicità tuttavia mi sento di poter affermare che è la causa prima del male del mondo. Perlomeno di quello che dipende dal'umanità. Non è forse ciò contro cui si è battuta una delle più grandi utopie della storia dell'umanità, il comunismo? Individuandone, implicitamente, il motivo principale dei problemi del mondo?

Non afferma la stessa cosa, ma più compiutamente e dunque a raggio ancor più vasto, la religione cristiana quando sostiene che bisogna amare gli altri più di sè stessi?

Il comunismo non ce l'ha fatta (oddio a Cuba stanno ancora battendosi ma è rimasta veramente l'ultimissima fiaccola accesa) e il cristianesimo, tranne alcune eccezioni per lo più di singoli individui, è ancora molto, molto distante dalla meta. Il comunismo sperava di farcela per buon senso e ragione (con il supporto del proletariato ;) ), il cristianesimo (anche) con l'aiuto di Dio.

Ma al netto di quello che oggi non si può considerare un successo non rimane forse valida l'opzione che è solo, in una parola, l'altruismo che può salvare l'umanità?

Ah, ma la natura umana lo impedisce! Direbbe Viator e non solo lui.

Ma la natura umana, sotto questo punto di vista, è sbagliata e va superata.

Pensate, anche solo per un momento, se ognuno di noi si occupasse solo della felicità altrui e ignorasse completamente la propria.

Invoco la matematica e concludo: succederebbe che decine, forse centinaia di persone (quelle con le quali interagiamo e non solo loro) si occuperebbero della nostra felicità. Ognuno sarebbe servito da un numero esagerato di assistenti al proprio benessere.

Troppo difficile o addirittura troppo facile? Bè l'alternativa è rimanere, chi più chi meno, un bruto. Perché quello mi pare che noi siamo. No? Forse se abbiamo tutto quello che ci occorre possiamo anche simulare una o più virtù. Ma togliamo qualche elemento, soprattutto quelli che sottendono al soddisfacimento dei bisogni primari et voilà: cinquemila anni di civiltà umana a ramengo. Provare per credere!
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Jacopus

La natura umana è un libro su cui si può scrivere, grazie al nostro Sistema nervoso centrale e periferico e grazie al simbolismo culturale che ci tramandiamo da qualche millennio. Non siamo così egoisti come vorrebbero farci credere, nel qual caso non saremmo sopravvissuti e non avremmo dominato il mondo. L'ideologia capitalista ha tutto l'interesse a descriverci così e a forza di farlo è innegabile che abbia mutato anche la nostra natura o perlomeno la descrizione della nostra natura, che non è così impermeabile ai messaggi provenienti dal mondo "culturale". Non siamo amebe che ci spostiamo verso la luce alla ricerca di calore e di cibo. Le nostre scelte egoistiche e/o solidali provengono dal mondo degli uomini che è un mondo culturale e dalla plasticità del nostro cervello, capace di adattarsi alle conventicole sante dei primi eremiti e alla carriera sanguinaria delle Shutz-Staffetten.
Se nel nostro cervello il solo leggere queste frasi, provoca delle mutazioni sinaptiche, immaginiamo cosa può accadere a chi si sente ripetere ogni giorno che l'uomo è egoista, magari da persone a lui care, come i genitori, abbinando così al messaggio anche l'aspetto emotivo e affettivo, che lo rende così difficile da modificare. Se quegli stessi genitori (TV, scuola, educatori, filosofi, internet, amici) invece gli avessero mandato il messaggio della solidarietà, quell'essere umano sarebbe stato diverso. Non siamo angeli e non siamo demoni. Abbiamo una struttura profonda altamente socievole, a differenza di altri tipi di mammiferi, che invece sono solitari, ma la scommessa evoluzionistica di dotarci di un cervello di queste dimensioni ha provocato serie conseguenze sul nostro comportamento e sulla sua imprevedibilità, che dipende molto dal contesto sociale e dalla struttura culturale che motiva e legittima certi comportamenti piuttosto che altri.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

baylham

Citazione di: Freedom il 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM
Ma la natura umana, sotto questo punto di vista, è sbagliata e va superata.

Pensate, anche solo per un momento, se ognuno di noi si occupasse solo della felicità altrui e ignorasse completamente la propria.

Invoco la matematica e concludo: succederebbe che decine, forse centinaia di persone (quelle con le quali interagiamo e non solo loro) si occuperebbero della nostra felicità. Ognuno sarebbe servito da un numero esagerato di assistenti al proprio benessere.



Ho già mostrato che l'altruismo non può fare a meno dell'egoismo. Dawkins è anni luce più intelligente di qualunque Gesù sul tema.

anthonyi

Ciao Freedom, non riesco a capire perchè hai postato una tematica del genere tra quelle spirituali. Si tratta di un problema antropologico, che però è posto male perchè condizionato dalle strutture dicotomiche morali.
Nella dicotomia morale si può essere egoisti o altruisti, ma mentre l'egoismo è un qualcosa di definito, univoco, gli altruismi sono tanti, perchè tanti possono essere gli individui cui sono rivolti, perchè l'altruismo può avere differenze qualitative, essere paternalistico, cioè imporre a qualcuno ciò che si reputa sia bene per lui, come la scuola.
Dal mio punto di vista ci sono altruismi socialmente buoni e altruismi socialmente cattivi, trattarli tutti insieme non ha molto senso.
Devo dire, poi, che la tua tesi che il comunismo sia fondato sull'altruismo non lo condivido.
La tesi comunista è che ci sia qualcuno, il Capitalista, che si appropria di una parte importante della ricchezza prodotta dai lavoratori, e spinge questi ultimi a cambiare il sistema per riappropriarsi di ciò che producono, si tratta di un richiamo all'interesse egoistico dei lavoratori, ai quali viene promessa una condizione economica migliore.
Un saluto

Ipazia

La bibbia dei comunisti del 1848 si fonda sul superamento delle società classiste, tra cui anche il capitalismo. Le classi sociali derivano dall'appropriazione indebita e violenta dei beni comuni (accumulazione originaria) e dall'espropriazione di quelli privati: lavoro totale o in parte di schiavi, servi della glaba, operai salariati e ...

Quindi ha ragione Freedom a vedere l'essenza del comunismo nell'uguaglianza sociale. Che la ricetta capitalistica produca disuguaglianza sociale lo dice pure Bergoglio, mica solo Marx.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 04 Gennaio 2021, 16:38:28 PM
La bibbia dei comunisti del 1848 si fonda sul superamento delle società classiste, tra cui anche il capitalismo. Le classi sociali derivano dall'appropriazione indebita e violenta dei beni comuni (accumulazione originaria) e dall'espropriazione di quelli privati: lavoro totale o in parte di schiavi, servi della glaba, operai salariati e ...

Quindi ha ragione Freedom a vedere l'essenza del comunismo nell'uguaglianza sociale. Che la ricetta capitalistica produca disuguaglianza sociale lo dice pure Bergoglio, mica solo Marx.
Infatti Bergoglio è uno degli ultimi veri marxisti rimasti in questo mondo.
Eguaglianza sociale ed altruismo sono due cose differenti.
Chi punta all'eguaglianza sociale non è detto che lo faccia per ragioni altruistiche, così come chi sostiene il sistema di libero mercato, o qualche altra forma di organizzazione sociale non sta scritto da nessuna parte lo faccia solo per ragioni egoistiche.
Purtroppo spesso i ragionamenti vengono inquinati da queste sovrapposizioni morali nelle quali la posizione ideologica dello scrivente coincide con quella dei buoni e dei giusti, mentre la posizione avversa coincide con quella dei brutti e cattivi.
Questo non fa un buon servizio alla rappresentazione delle problematiche in questione, d'altronde l'altruismo/egoismo è una scelta individuale e non politico/sociale, perchè nel politico/sociale diventa imposizione e non è più una scelta libera.
Direi che piuttosto in un sistema di libero mercato è possibile scegliere se essere altruisti o egoisti, mentre in un sistema comunista questa scelta, almeno in senso finanziario, non è possibile.
Nei sistemi comunisti la scelta altruismo/egoismo è comunque possibile in senso economico. Essendo tutti i lavoratori pagati comunque con lo stesso salario, non c'è un incentivo egoistico a produrre di più e meglio. Se i lavoratori scegliessero di essere altruisti, nel sistema comunista, la produzione di ricchezza sarebbe sugli stessi livelli dei sistemi di libero mercato, invece, visto che la gran parte dei lavoratori sono egoisti, se ne sbattono di lavorare duro per lo stato e la produzione di ricchezza è bassa come tutti gli esperimenti della storia hanno dimostrato.

Ipazia

In una società comunista "ideale" non c'è la libertà di sfruttare il prossimo, di saccheggiare beni comuni, privatizzandoli. Questo rispetto di base per il prossimo e per i beni comuni influenza senz'altro i tratti psicologici individuali inducendo ad atteggiamenti sociali di tipo solidaristico e tabuizzando la brama di possesso che è un tratto naturale dell'animale umano. Il che non deve far gridare allo scandalo di lesa libertà, perchè in ogni società umana il concetto di libertà è ad assetto variabile e quello che permette di valutare non è tanto la libertà individuale, ma la sommatoria delle libertà individuali: se un tizio  in uno stato a regime giuridico capitalista si appropria legalmente di un pezzo di spiaggia, molti restano esclusi dalla fruizione di quel bene comune.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Freedom

Citazione di: Jacopus il 04 Gennaio 2021, 13:57:56 PM
La natura umana è un libro su cui si può scrivere, grazie al nostro Sistema nervoso centrale e periferico e grazie al simbolismo culturale che ci tramandiamo da qualche millennio. Non siamo così egoisti come vorrebbero farci credere, nel qual caso non saremmo sopravvissuti e non avremmo dominato il mondo. L'ideologia capitalista ha tutto l'interesse a descriverci così e a forza di farlo è innegabile che abbia mutato anche la nostra natura o perlomeno la descrizione della nostra natura, che non è così impermeabile ai messaggi provenienti dal mondo "culturale".
Ti ringrazio veramente tanto per questo elemento di riflessione che introduci. Mi ha colpito e mi ha fatto meditare sul fatto che io stesso, così impermeabile al consumismo e ai valori capitalistici e/o neoliberisti, io stesso dicevo, sono in definitiva "vittima" di alcuni aspetti  culturali (non tutti per fortuna!  ;D ) introdotti da questo sistema economico. Credo dunque che il tuo ragionamento fili e sia del tutto condivisibile.
Citazione di: baylham il 04 Gennaio 2021, 16:06:54 PM
Ho già mostrato che l'altruismo non può fare a meno dell'egoismo. Dawkins
Da un certo punto di vista condivido il pensiero dello studioso che citi. Pensa che ritengo la forma più grande di amore che io conosca (genitori nei confronti dei figli) frutto del nostro corredo genetico.
Citazione di: anthonyi il 04 Gennaio 2021, 16:15:58 PM
Ciao Freedom, non riesco a capire perchè hai postato una tematica del genere tra quelle spirituali.
Bè per come la vedo io l'altruismo cioè il contrario dell'egoismo è la quintessenza della spiritualità. In altre parole se il frutto dell'adesione ai valori spirituali non è l'amore per gli altri allora o si è sbagliata la "manovra" di adesione o si è identificato dei valori non spirituali.
Citazione di: anthonyi il 04 Gennaio 2021, 16:15:58 PM
Si tratta di un problema antropologico, che però è posto male perchè condizionato dalle strutture dicotomiche morali.
Nella dicotomia morale si può essere egoisti o altruisti, ma mentre l'egoismo è un qualcosa di definito, univoco, gli altruismi sono tanti, perchè tanti possono essere gli individui cui sono rivolti, perchè l'altruismo può avere differenze qualitative, essere paternalistico, cioè imporre a qualcuno ciò che si reputa sia bene per lui, come la scuola.
Dal mio punto di vista ci sono altruismi socialmente buoni e altruismi socialmente cattivi, trattarli tutti insieme non ha molto senso.
Differenze qualitative certamente, ma altruismi buoni e altri cattivi, francamente, non riesco a rilevarne. O l'altruismo è o non è. Se lo rilevi cattivo allora io concluderei che non è vero altruismo bensì strumentale a qualcosa. Dunque falso.
Citazione di: anthonyi il 04 Gennaio 2021, 16:15:58 PM
Devo dire, poi, che la tua tesi che il comunismo sia fondato sull'altruismo non lo condivido.
La tesi comunista è che ci sia qualcuno, il Capitalista, che si appropria di una parte importante della ricchezza prodotta dai lavoratori, e spinge questi ultimi a cambiare il sistema per riappropriarsi di ciò che producono, si tratta di un richiamo all'interesse egoistico dei lavoratori, ai quali viene promessa una condizione economica migliore.
Un saluto
Nella prima fase certamente. Anche con la forza (dittatura del proletariato). Ma poi, come è stato accennato da Ipazia si arriva alla perfezione comunista che si può riassumere in: "da ciascuno secondo le sue possibilità e a ciascuno secondo i suoi bisogni".
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 04 Gennaio 2021, 18:59:09 PM
In una società comunista "ideale"
Ideale, appunto, va bene che siamo nelle tematiche spirituali, ma qui si parla della natura umana, quella reale, concreta, che in una società comunista "reale" sfrutta le posizioni di potere acquisite dentro lo stato, e pur non avendo la proprietà legale delle risorse profitta delle accessibilità contingenti alle risorse che vengono deviate dall'uso pubblico a quello privato, magari con lo sviluppo di baratti tra differenti profittatori. Il comunismo non abolisce l'egoismo umano, anzi con la povertà di beni che genera acutizza la competizione reale per questi.

Ipazia

#9
La dittatura del partito che ha preso il posto della repubblica dei consigli (soviet) ha poco da spartire con lo spirito ideale del comunismo e non può essere presa a dimostrazione. Così come non è dimostrato che il comunismo debba essere necessariamente meno intraprendente del capitalismo nel generare valori d'uso e servizi efficienti. Mentre è dimostrato che il saccheggio del pianeta e il consumismo attivati dalla religione del profitto per sommergerci di feticci che lo contengono non siano belle cose. E ancor peggio, quella specifica tutta capitalistica che è il superfeticcio equivalente generale di tutti i feticci che risponde al nome di capitale finanziario: la vera arma attuale di distruzione di massa. Di anime e corpi.
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pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

davintro

Trovo fortemente discutibile l'idea per cui altruismo, amore per gli altri, ed egoismo, amore di sé, debbano vedersi come contrapposti, quando invece a mio avviso sono reciprocamente implicati. L'idea della contrapposizione avrebbe ragion d'essere considerando l'uomo come una macchina, una specie di calcolatrice che può rendere un buon servizio agli altri limitandosi a recepire passivamente gli input provenienti dall'esterno, finalizzati ad ottenere da esso delle prestazioni, senza che sia presente una volontà, un piacere di compiere tali prestazioni: un computer, una calcolatrice funziona al meglio nella misura in cui nulla intralcia l'applicazione di un programma che queste macchine non hanno autonomamente elaborato, ma è stato imposto loro dalle persone che per il loro interesse li hanno progettati. Non c'è alcun bisogno che a un computer "piaccia" l'esecuzione del programma per funzionare al meglio, proprio perché la soddisfazione del proprio ego non rientra tra gli elementi per cui può essere progettato. Ma l'essere umano non è una macchina, non è capace di scindere l'efficacia delle sue attività rivolte al bene della società dall'energia scaturente dalle motivazioni legate al fatto che l'attività che si svolge viene, prima di tutto, recepita dal soggetto stesso come piacevole in relazione alle sue preferenze soggettive. Non si può far nulla di buono per gli altri (altruismo) se prima di tutto le forme del nostro contributo non siano percepite come piacevoli per se stessi (egoismo, ma preferirei parlare di "individualismo"), determinanti la felicità del soggetto, nel senso in cui Aristotele vedeva la felicità come tutto ciò che esprime la natura interna dell'ente a cui la felicità è riferita, il fine naturale di questo ente. Quindi, pensare a un'idea di altruismo per cui l'amore per gli altri viene intensificato a scapito di quello di per sé, vuol distruggere questa idea stessa, per il motivo che imbarcarsi in attività che non riflettono la nostra personalità, le nostre soggettive passioni, interessi, insomma che non determinano un'egoistica soddisfazione individuale, vorrebbe dire svolgerle con poca motivazione ed energia, cioè a svolgerle male, con la conseguenza di rendere un cattivo servizio e di danneggiare gli altri, anziché aiutarli. Non è l'oggettività del contributo sociale che determina la possibilità di fare il bene altrui, ma le motivazioni soggettive derivanti dalla coscienza che ciò che si sta facendo è ciò che c'è di più attinente alla nostra vocazione individuale, al nostro carattere, qualcosa che ci piacerebbe fare anche indipendentemente dai vantaggi che ne ricaverebbero altre persone. Nella persona, che senza avere una vera predisposizione o interesse per la medicina, decidesse di fare il medico missionario in Sierra Leone, solo aspirando alla possibilità di salvare vite, senza chiedersi quanto quel lavoro piaccia lui come singolo, l'altruismo è solo apparente: quella persona finirà per svolgere male quel lavoro, perché lo svolgere un'attività per puro senso del dovere, condizionata da quanto quel tipo di professione venga socialmente, esteriormente, reputata nobile e altruistica, priva di qualunque carica piacevole data dal fatto che quell'attività incontra i propri autentici interessi, giungerà prima o poi a determinare una perdita di motivazione col conseguente inaridimento della carica energetica necessaria alla gravosità dell'impegno, col risultato, per quanto involontario, di danneggiare le persone che dovrebbe salvare invece di aiutarle. L'errore è stato quello di far condizionare la sua scelta da un'idealizzazione del ruolo, perché visto come socialmente "eroico", senza considerare la cosa più importante, quanto quel ruolo fosse davvero attinente alle sue corde, alle sue qualità, ai suoi interessi soggettivi, lasciando che l'adeguazione al prestigio sociale dell' "eroe" fosse sovrapposto alla coerenza alla sua autentica personalità. Sarebbe stato molto più altruista se avesse rinunciato a ruoli di responsabilità troppo gravosi per la sua personalità per guardarsi dentro e  ripiegare su delle attività apparentemente meno giudicabili come necessarie per la società, ma dove avrebbe avuto molte più chances di dare un contributo positivo, anche se meno appariscente, meno riconoscibile come tale.

anthonyi

Citazione di: davintro il 05 Gennaio 2021, 00:28:41 AM
Trovo fortemente discutibile l'idea per cui altruismo, amore per gli altri, ed egoismo, amore di sé, debbano vedersi come contrapposti, quando invece a mio avviso sono reciprocamente implicati. L'idea della contrapposizione avrebbe ragion d'essere considerando l'uomo come una macchina, una specie di calcolatrice che può rendere un buon servizio agli altri limitandosi a recepire passivamente gli input provenienti dall'esterno, finalizzati ad ottenere da esso delle prestazioni, senza che sia presente una volontà, un piacere di compiere tali prestazioni: un computer, una calcolatrice funziona al meglio nella misura in cui nulla intralcia l'applicazione di un programma che queste macchine non hanno autonomamente elaborato, ma è stato imposto loro dalle persone che per il loro interesse li hanno progettati. Non c'è alcun bisogno che a un computer "piaccia" l'esecuzione del programma per funzionare al meglio, proprio perché la soddisfazione del proprio ego non rientra tra gli elementi per cui può essere progettato. Ma l'essere umano non è una macchina, non è capace di scindere l'efficacia delle sue attività rivolte al bene della società dall'energia scaturente dalle motivazioni legate al fatto che l'attività che si svolge viene, prima di tutto, recepita dal soggetto stesso come piacevole in relazione alle sue preferenze soggettive. Non si può far nulla di buono per gli altri (altruismo) se prima di tutto le forme del nostro contributo non siano percepite come piacevoli per se stessi (egoismo, ma preferirei parlare di "individualismo"), determinanti la felicità del soggetto, nel senso in cui Aristotele vedeva la felicità come tutto ciò che esprime la natura interna dell'ente a cui la felicità è riferita, il fine naturale di questo ente. Quindi, pensare a un'idea di altruismo per cui l'amore per gli altri viene intensificato a scapito di quello di per sé, vuol distruggere questa idea stessa, per il motivo che imbarcarsi in attività che non riflettono la nostra personalità, le nostre soggettive passioni, interessi, insomma che non determinano un'egoistica soddisfazione individuale, vorrebbe dire svolgerle con poca motivazione ed energia, cioè a svolgerle male, con la conseguenza di rendere un cattivo servizio e di danneggiare gli altri, anziché aiutarli. Non è l'oggettività del contributo sociale che determina la possibilità di fare il bene altrui, ma le motivazioni soggettive derivanti dalla coscienza che ciò che si sta facendo è ciò che c'è di più attinente alla nostra vocazione individuale, al nostro carattere, qualcosa che ci piacerebbe fare anche indipendentemente dai vantaggi che ne ricaverebbero altre persone. Nella persona, che senza avere una vera predisposizione o interesse per la medicina, decidesse di fare il medico missionario in Sierra Leone, solo aspirando alla possibilità di salvare vite, senza chiedersi quanto quel lavoro piaccia lui come singolo, l'altruismo è solo apparente: quella persona finirà per svolgere male quel lavoro, perché lo svolgere un'attività per puro senso del dovere, condizionata da quanto quel tipo di professione venga socialmente, esteriormente, reputata nobile e altruistica, priva di qualunque carica piacevole data dal fatto che quell'attività incontra i propri autentici interessi, giungerà prima o poi a determinare una perdita di motivazione col conseguente inaridimento della carica energetica necessaria alla gravosità dell'impegno, col risultato, per quanto involontario, di danneggiare le persone che dovrebbe salvare invece di aiutarle. L'errore è stato quello di far condizionare la sua scelta da un'idealizzazione del ruolo, perché visto come socialmente "eroico", senza considerare la cosa più importante, quanto quel ruolo fosse davvero attinente alle sue corde, alle sue qualità, ai suoi interessi soggettivi, lasciando che l'adeguazione al prestigio sociale dell' "eroe" fosse sovrapposto alla coerenza alla sua autentica personalità. Sarebbe stato molto più altruista se avesse rinunciato a ruoli di responsabilità troppo gravosi per la sua personalità per guardarsi dentro e  ripiegare su delle attività apparentemente meno giudicabili come necessarie per la società, ma dove avrebbe avuto molte più chances di dare un contributo positivo, anche se meno appariscente, meno riconoscibile come tale.
A me sembra, davintro, che tu ponga una problematica vicina a quella in discussione, ma differenziabile. E' la problematica del conflitto tra motivazioni interiori e motivazioni sociali dell'azione, laddove con motivazioni sociali si potrebbero intendere anche quelle altruistiche, ma naturalmente non è detto.
Ad esempio in uno stato a dittatura fascista le motivazioni sociali inculcate dall'alto sono ben differenti da quelle altruistiche, anche se usano gli stessi meccanismi di potenziale abnegazione dell'Io per il servizio alla patria/stato.
Che si tratti di una situazione conflittuale non vi sono dubbi, l'esperienza storica ci dimostra che qualsiasi tentativo operato nella storia di inculcare esteriormente a individui un modello culturale/sociale/comportamentale differente da quello che è loro proprio incontra reazioni individuali molto forti ed è spesso fallimentare.
Nella mia interpretazione di quanto scrivi, io condivido l'idea che hai che certe motivazioni altruistiche vadano interiorizzate, e quindi si concretizzino procurando appagamento a colui che le concretizza. L'agire invece dietro una sorta di senso del dovere, o magari nel timido rispetto di convenzioni sociali esteriormente definite, produce comunque una situazione di oppressione che magari a un certo punto potrebbe esplodere in una reazione uguale e contraria.
Un saluto

InVerno

Non sono particolarmente convinto che l'egoismo sia predeterminato dalla natura, così come non sono particolarmente convinto dell'idea più moderna che l'essere umano sia un "foglio bianco" su cui si può scrivere tutto (mi pare un idea particolarmente cara sopratutto a chi ha voglia di scrivere, e si sente il "diritto" di farlo) in ogni caso c'è un libro interessante a riguardo, "Tabula rasa", di Pinker. Molto dipende anche a che valore si da all'egoismo (specialmente come lo si distingue dall'individualismo) e che valore si da all'altruismo (specialmente chi è l'altro, se una persona fisica o una collettività). Una cosa che sicuramente è predeterminata è la cortezza di vedute, per la quale spesso è difficile vedere che il vantaggio dell'altro, spesso coincide o promuove il proprio, se non intervengono concetti culturali coadiuvanti (es. il "karma").Tuttavia, le società, comuniste o capitaliste, hanno sempre sfruttato mezzi per promuovere quello che potrebbe essere chiamato egoismo altruistico, a partire dai sacrifici animali (che poi venivano "redistribuiti" alla collettività) fino all'esenzione delle tasse per gli investimenti in attività "filantropiche", il punto è sempre stato come coadiuvare ed evidenziare il nesso tra se stessi e l'altro, che spesso gli uomini non passano sufficiente tempo a ponderare. Si potrebbe anche affermare che la salubrità di una società si può misurare in quanto questi strumenti siano effettivamente funzionanti o siano stati dirottati e corrotti. Al tempo di Gesù, i sacrifici animali non venivano più redistribuiti alla comunità, ma rimanevano nella mandibole dei sacerdoti del tempio, perciò lui entra al tempio e letteralmente rovescia i tavoli. Al nostro tempo, le attività filantropiche sono un ottimo modo per evadere le tasse, e magari sono necessarie proprio perchè le persone a cui sono destinate sono state impoverite dal filantropo che ora le "aiuta" (portandogli il pesce, anzichè insegnarli a fare la canna da pesca). Ci sono molti risvolti in tutto questo, ma si può impostare il gioco sociale in modo tale che la reciprocità sia premiata, al di là di quale sia il regime economico in auge. Il problema rimane sempre non riuscire a vedere che il bene dell'altro spesso coincide con il proprio, è una cosa che o si impara con l'esperienza, o si impara per istruzione, o si vive la vita senza averla mai conosciuta.. ed è una vita buia e triste.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

donquixote

 
Citazione di: Freedom il 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM


L'idea di scrivere questo thread la devo all'amico Viator che, commentando il thread "E' una questione di percezione" cita l'egoismo naturale in questi termini: l'individuo - per natura - tende a privilegiare anzitutto la propria esistenza, poi - se avanzano tempo[/color] e risorse, l'esistenza degli altri. Questo si chiama appunto "egoismo naturale".[/font]
Sembra la cosa, scusate il gioco di parole, più naturale del mondo. Non voglio certo negarne la veridicità tuttavia mi sento di poter affermare che è la causa prima del male del mondo. Perlomeno di quello che dipende dal'umanità.

Caro Freedom, è la mancanza di egoismo (o, detto diversamente, l'altruismo), così aumentata negli ultimi secoli,  una delle cause principali del male nell'umanità. Non esiste un solo modo per definire egoismo e altruismo ma esistono un egoismo e un altruismo "sani" così come esistono un egoismo e un altruismo "malati". Ovviamente come in tante altre occasioni l'umanità attuale, sbagliando per l'ennesima volta il bersaglio, si riferisce ai secondi pensando di curare un male con uno ancora peggiore.

Citazione di: Freedom il 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM
Non è forse ciò contro cui si è battuta una delle più grandi utopie della storia dell'umanità, il comunismo? Individuandone, implicitamente, il motivo principale dei problemi del mondo?

Il comunismo si è battuto contro l'uomo, sia praticamente che soprattutto filosoficamente. Hanno un bel dire quelli che "ma non era il 'vero' comunismo", perchè qualunque versione del medesimo, da Cuba alla Corea del nord, dalla Cina (anche quello è comunismo, non solo di nome) alla filosofia di Marx e Engels nega le caratteristiche dell'uomo reale per postularne di ideali. In pratica è una filosofia totalmente nichilistica pensata per un uomo che non è mai esistito, adatta per un uomo-macchina senza cultura, senza morale, senza spirito, senz'anima, in pratica senza umanità, programmabile e resettabile come un moderno computer.


Citazione di: Freedom il 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM
Non afferma la stessa cosa, ma più compiutamente e dunque a raggio ancor più vasto, la religione cristiana quando sostiene che bisogna amare gli altri più di sè stessi?

È sicuramente probabile che qualcuno nell'ambito del Cristianesimo abbia detto che "bisogna amare gli altri più di se stessi" ma non fu certamente Gesù Cristo alle cui parole riportate nei Vangeli si dovrebbe, in caso di contrasto dottrinale, fare riferimento. La Chiesa Cattolica non sa più leggere correttamente le parole dei Vangeli e interpreta in modo del tutto distorto i suoi insegnamenti, a cominciare in questo caso dai comandamenti più importanti enunciati da Gesù e dalla parabola del Buon Samaritano.

Citazione di: Freedom il 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM
Ma al netto di quello che oggi non si può considerare un successo non rimane forse valida l'opzione che è solo, in una parola, l'altruismo che può salvare l'umanità?
Per un cristiano può essere solo la Grazia di Dio a salvare l'uomo, a patto che comprenda che cosa si intende con questa espressione, mentre una persona che non si esprime secondo canoni teologici e non sa nemmeno descrivere razionalmente gli stessi concetti si affiderà semplicemente a se stesso e a tutta una serie di fallimentari utopie, e in attesa dell' "isola che non c'è" continuerà a piangere sui disastri che hanno determinato i suoi innumerevoli tentativi falliti di costruire il "paradiso terrestre". E l'umanità si salva solo partendo dalla salvezza di ogni singolo uomo, individualmente, come ogni viaggio inizia sempre con un piccolo passo. Tutti coloro che propongono "salvezze di massa" affidandosi a ideologie, filosofie o modelli sociali più o meno utopici hanno sempre fatto fare una brutta fine a quelli che a loro si sono affidati.

Citazione di: Freedom il 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM
Ah, ma la natura umana lo impedisce! Direbbe Viator e non solo lui.
Ad impedirlo sono le degenerazioni che la natura umana ha subito e che la Bibbia racconta a partire dal peccato originale: la cultura è nata per sopperire a queste degenerazioni, ma se questa a sua volta degenera e fa confusione fra egoismo e altruismo "sani" e "malati" allora le speranze continuano a diminuire.

Citazione di: Freedom il 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM
Ma la natura umana, sotto questo punto di vista, è sbagliata e va superata.
È assai strano che un cristiano affermi una cosa del genere. Se la Bibbia, dopo aver descritto la creazione dell'uomo, afferma che Dio "vide che era cosa molto buona" forse bisognerebbe domandarsi come mai. La tua considerazione è proprio quella che hanno fatto tutti coloro che non essendo in grado di comprendere i concetti espressi nei libri sacri li hanno semplicemente rifiutati, come la volpe con l'uva. Kant diceva infatti che l'uomo è un "legno storto", e tanti come lui fecero lo stesso. Poi però erano anche i primi umanisti, e affermavano che solo l'uomo può salvare se stesso (e addirittura il mondo). Quelli che pensano queste cose (e sono purtroppo tantissimi) sono come quelli che tentano di sollevare se stessi aggrappandosi con le mani alla cintura dei pantaloni e tirando.

Citazione di: Freedom il 04 Gennaio 2021, 12:03:03 PM
Pensate, anche solo per un momento, se ognuno di noi si occupasse solo della felicità altrui e ignorasse completamente la propria.
Al di là di quel che ha detto Viator, che nella sostanza condivido, vorrei chiosare sul fatto che se così fosse nessuno sarebbe più felice dato che anche se tanti si occupassero della nostra felicità non avremmo più tempo per godercela visto che dobbiamo occuparci di quella degli altri. Diverso sarebbe dire che si può trovare la propria felicità nell'occuparsi di quella degli altri, ma questo spesso già accade, ma se lo si ponesse come principio si ipostatizzerebbe l'idea secondo la quale gli egoisti diventerebbero ipso facto altruisti dato che consentirebbero in tal modo a tante persone (coloro che servono e alimentano il loro egoismo) di essere felici, arrivando al paradosso che all'aumento del loro egoismo corrisponderebbe un aumento dell'altruismo perché sempre più persone potrebbero essere felici.


p.s. mi accorgo adesso che il messaggio di Viator è sparito: spero sia stato un disguido dato che l'ho visto scritto in rosso e con caratteri molto grandi. Mi auguro che riappaia o che Viator lo posti di nuovo
 
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Socrate78

Per quanto riguarda l'egoismo, io ritengo che l'uomo, proprio perché ha un'autocoscienza particolarmente evoluta (più degli animali), ha anche dentro di sé i germi di un egoismo più forte rispetto al regno animale. Infatti l'uomo, dotato di Io, si percepisce come una realtà distinta e separata rispetto agli altri uomini, e quindi in lui le pulsioni egoistiche, legate all'istinto naturale di conservazione, lo possono portare ad azioni lesive verso i propri simili, cosa che invece nel mondo animale non succede (o capita raramente), poiché essi si sentono un tutt'uno con il branco, e quindi nel loro caso l'egoismo di specie finisce per prevalere sull'ego individuale, che è ancora in embrione.
Non a caso sono innumerevoli le guerre che l'uomo ha messo in atto contro i suoi simili, la storia lo dimostra bene.

L'egoismo quindi per l'uomo è una grande sfida da superare se si vuole davvero evolvere spiritualmente, ma quando l'uomo riesce davvero a superare le pulsioni egoistiche può anche diventare un eroe o un santo, i santi e i giusti di ogni tempo sono infatti coloro che (a prescindere dal credo religioso) hanno negato il proprio egoismo per mettere al primo posto i bisogni degli altri, sentendosi un'unica cosa con loro.