E' una questione di percezione.

Aperto da Freedom, 01 Gennaio 2021, 10:07:07 AM

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Donalduck

Citazione di: Freedom il 07 Gennaio 2021, 19:30:07 PM
Quello che volevo "insinuare" (perdonami questo brutto verbo) è che, forse, il nostro sistema percettivo è molto più sensibile di quanto non appaia. E può "afferrare", almeno intuire, qualcosa di più della "comune" realtà. E dunque il non riuscirci non può essere una valida e condivisibile negazione di quanto ci sfugge.
Su questo sono totalmente d'accordo.
Ma anche in questa prospettiva è esistita ed esiste una quantità enorme di attività umana rivolta a espandere le capacità percettive. In sostanza tutte le forme di meditazione sono rivolte a questo. Per non parlare delle innumerevoli pratiche cosiddette "esoteriche" che mirano a mettersi in comunicazione con qualcosa che sfugge alla normale percezione.
Anche gli effetti delle sostanze psicoattive (al di là delle semplicistiche non-spiegazioni dei materialisti che ne fanno unicamente un fenomeno chimico) mostrano concretamente la possibilità di espansione della coscienza.
In effetti si tratta di una una dimensione d'indagine e di avventura che apre (virtualmente) infinite possibilità, che i materialisti-fisicalisti per scelta disconoscono, ma che è tutt'altro che trascurata da molti altri.

Freedom

Citazione di: Donalduck il 09 Gennaio 2021, 18:28:25 PM
Citazione di: Freedom il 01 Gennaio 2021, 10:07:07 AM
Siamo abituati a definire ciò che esiste o ciò che non esiste (meglio sarebbe dire ciò che riteniamo esistere o non esistere) in base al nostro sistema percettivo. Cioè ai cinque sensi combinati con gli stati d'animo e le idee. Il tutto, diremmo oggi, "processato" dalla nostra coscienza. Che tra l'altro quest'ultima, lo dico en passant, non sappiamo bene cosa sia.

Questa affermazione è così vera per l'essere umano che, per tagliare corto, quando si affrontano temi filosofici o comunque di difficile definizione sulla esistenza o meno di qualcosa, si dice: "io lo sento". Io lo vedo, lo tocco, etc. Celeberrima e architrave di ciò è il tommaseo: "finché non vedo non credo".

Così noi funzioniamo.

Ora mi domando perché non si possa prendere in esame, anche solo superficialmente considerare, magari solo delicatamente accarezzare l'idea, la possibilità, l'eventualità, che il mondo esistente non si esaurisca in quello che noi possiamo percepire.

Ad un primo, sommario, esame, tale negazione appare leggermente spuntata e un pochino presuntuosa.

Credo che una riflessione, almeno un piccolo ragionamento, magari, nei casi di ricercatori più "ostinati" una approfondita ricerca il tema lo meriti.
Travo davvero strane le tue considerazioni. In realtà quasi tutta la filosofia nasce da questa idea di una realtà che va al di là del percepibile (direttamente o indirettamente) e di questo tema si sono occupate innumerevoli menti da millenni in ogni parte del mondo.
Del resto quello che possiamo percepire (sempre in senso lato) è andato allargandosi col tempo, soprattutto a causa dei progressi della scienza.

Personalmente, trovandomi ad essere tra coloro che ritengono ci si debba attenere a quanto la coscienza possa in qualche modo testimoniare e considerano questo un non-problema, o un problema privo a priori di soluzioni, in quando non indagabile razionalmente, e trovandomi in disaccordo in questo con la maggioranza di coloro a cui esprimo le mie opinioni, trovo davvero paradossale presentare questo tema come poco trattato o addirittura sistematicamente evitato.

Ma è necessaria una precisazione: una cosa è creare sistemi fantasmagorici a cui si attribuisce una "realtà oggettiva" basati unicamente su speculazioni e fantasie, altro è restare aperti a qualunque espansione dell'attuale propria concezione del reale, attenendosi, però, sempre ai fatti, ossia alla testimonianza della coscienza.
La prima, per me, è un esercizio della razionalità e della fantasia, una sorta di ginnastica senza possibili esiti che non siano nel migliore dei casi un irrobustimento e raffinamento delle facoltà mentali, nel peggiore un inutile errare per circoli viziosi.
La seconda, invece, la considero una sana e auspicabilissima attitudine mentale e spirituale.
Bè, tutte le mie considerazioni, in definitiva, sono rivolte all'ateismo e, tutto sommato, anche se posizione a mio avviso molto più appropriata, all'agnosticismo. E anche a coloro che seguono una religione, una scuola di pensiero, in generale una spiritualità trascendente che non tollerano.....come dire.......contraddizioni e rilievi.

Questo accade, a mio modestissimo avviso, perché manca la dovuta umiltà, laddove, come ho sempre espresso, umiltà è uguale a lettura onesta e oggettiva del reale. E non al poverino, all'umile che chiede la carità. Anche se è quest'ultima, magari in accezioni meno patetiche e dunque più accettabili, che trionfa nell'immaginario collettivo.

Perché, essendo, come cerco di sostenere, una questione di percezione, è a quella che è necessario riferirsi. E poi non basta nemmeno quella perché è noto a tutti l'universo delle illusioni sensoriali! E a come ci si può ingannare sulle idee e persino sui sentimenti. Per non parlare delle intuizioni.......

Non so se sono riuscito a chiarire il mio pensiero.   :)

Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.