Dio non giudica nessuno, nemmeno i più malvagi?

Aperto da Socrate78, 10 Agosto 2021, 19:57:19 PM

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anthonyi

Il tuo problema, ricercatore, è che tu hai bisogno di conciliare l'evoluzionismo con i testi sacri, perché ti rendi conto che c'è qualcosa che non torna.
In tutta la storia umana la religione è stata vista come qualcosa che è al di sopra dell'uomo, e l'uomo moderno che tu rappresenti ha bisogno di abbassarla al suo livello per non sentirsi dominato.

ricercatore

@anthonyi: quello che dici è esatto.
una parte di me sicuramente vuol placare l'ansietà che scaturisce nel contatto con il Mistero, con l'Ignoto, lo Sconosciuto, il Divino: razionalizzando il tutto, si mette un po' a tacere questo disagio illudendoci di rinchiudere il Mistero in una scatola.

un altra parte di me tuttavia ha bisogno di conciliare la dissonanza tra l'educazione religiosa ricevuta nel mio contesto familiare e quei pochi studi effettuati finora che riguardano le varie scienze (evoluzionismo, antropologia, psicologia, storia).
al momento mi resta difficile credere che i testi sacri parlino di Dio, credo che invece parlino dell'Uomo, delle Verità e dei Valori che è riuscito a dedurre in anni e anni di osservazioni, di tentativi falliti, di tentativi riusciti: contengono una saggezza preziosissima ed unica, costata molti anni e anche molto sangue.
con questo non mi sento di escludere l'esistenza di Dio, la mia ricerca prosegue e mai finirà  ;)

Kephas




Socrate 78: "Dio non giudica nessuno, nemmeno i più malvagi?"


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Personalmente ho sempre saputo che Gesù ha sempre condannato il peccato, mai pero il peccatore!
Una buona, saggia, e sapiente risposta a questa domanda, possiamo trovarla in Swedenborg, il quale scrive:


"Dato che l'uomo crede che tutto quello che fa lo faccia per virtù propria, ne risulta che il male che commette rimane in lui come se fosse suo proprio. L'uomo quindi è la causa del proprio male, e non il Signore. Il male presso l'uomo è l'inferno in lui, perché male e inferno sono la stessa cosa. Poiché  l'uomo è la causa del proprio male, è lui stesso che si dirige verso l'inferno, e non il Signore a condurvelo. Il Signore, ben lontano dal condurre l'uomo all'inferno, lo libera da esso nella misura in cui l'uomo non vuole né ama il suo male.


Tutta la volontà e tutto l'amore dell'uomo restano con lui dopo la sua morte. Colui che vive e ama un male nel mondo, vuole e ama lo stesso male nell'altra vita e non vuole esserne separato. Cosi un uomo che è nel male è legato all'inferno, e già vi è con il suo spirito, e dopo la morte  non desidera altro che essere là dove è il suo male.
E' dunque l'uomo che dopo la morte si precipita da solo all'inferno, non il Signore che ve lo precipita."


"cielo e inferno" di Swedenborg
L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

viator

Citazione di: Kephas il 23 Agosto 2021, 21:16:00 PM



Socrate 78: "Dio non giudica nessuno, nemmeno i più malvagi?"


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Personalmente ho sempre saputo che Gesù ha sempre condannato il peccato, mai pero il peccatore!
Una buona, saggia, e sapiente risposta a questa domanda, possiamo trovarla in Swedenborg, il quale scrive:


"Dato che l'uomo crede che tutto quello che fa lo faccia per virtù propria, ne risulta che il male che commette rimane in lui come se fosse suo proprio. L'uomo quindi è la causa del proprio male, e non il Signore. Il male presso l'uomo è l'inferno in lui, perché male e inferno sono la stessa cosa. Poiché  l'uomo è la causa del proprio male, è lui stesso che si dirige verso l'inferno, e non il Signore a condurvelo. Il Signore, ben lontano dal condurre l'uomo all'inferno, lo libera da esso nella misura in cui l'uomo non vuole né ama il suo male.


Tutta la volontà e tutto l'amore dell'uomo restano con lui dopo la sua morte. Colui che vive e ama un male nel mondo, vuole e ama lo stesso male nell'altra vita e non vuole esserne separato. Cosi un uomo che è nel male è legato all'inferno, e già vi è con il suo spirito, e dopo la morte  non desidera altro che essere là dove è il suo male.
E' dunque l'uomo che dopo la morte si precipita da solo all'inferno, non il Signore che ve lo precipita."


"cielo e inferno" di Swedenborg

Salve kephas. Sono quasi commosso dal ragionamento profondissimo del saggio Swedenborg.

Quindi la dinamica dell'esistenza consisterebbe in un teatro nel quale si confrontano due volontà : quella di Dio (protesa al bene) e quella dell'Uomo (confusa e variabile, sembra).

Il fatto è che - a tal punto - le due volontà sembrano entrambe completamente libere.Essendo libere, possono appunto risultare contrastanti.Essendo due volontà, libere ed eventualmente contrastanti...........nessuna delle due può risultare completa, cioè assoluta.

Pertanto Dio ed Uomo sarebbero figure (personaggi, enti....o come più ci piace definirli) parziali, limitate, relative.........entrambi privi degli attributi di assolutezza, onnipotenza, onniscienza, perfezione, incorruttibilità, eternità, totale amorevolezza................................................più tardi andrò in Wikipedia per sapere come la pensava in proposito l'acuto pensatore da te citato. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Nel brano riportato da Kephas, l'incipit è fondamentale per interpretare il testo:

"Dato che l'uomo crede che tutto quello che fa lo faccia per virtù propria, ne risulta che il male che commette rimane in lui come se fosse suo proprio."

Il male diventa proprio, a causa della credenza che ciò che si fa sia determinato dalla propria volontà.

E poiché il male, qualsiasi male, è assolutamente inaccettabile, ecco l'inferno.

Come è possibile liberarsi dal male?
Non volendolo:

"Il Signore, ben lontano dal condurre l'uomo all'inferno, lo libera da esso nella misura in cui l'uomo non vuole né ama il suo male."

Ma non volere il proprio male cosa significa?
Non significa forse il disconoscere se stessi?
Rinunciare a se stessi, distaccarsi da ciò che si è sempre ritenuti di essere?

Riconoscere in sostanza di essere, quali individui separati da tutto il resto, puro nulla?


Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

JE

La favola del cristiano "non giudicare" é una panzana atomica.


La bibbia non ti dice "non giudicare", ti dice "se vuoi evitare di essere giudicato, comincia per primo".


In questo contesto é sensato.


Significa, in un contesto in cui non sono sicuro io stesso di essere giusto, non dovrei giudicare gli altri. Almeno questa é l'unica lettura che trovo sensata.


Di gran lunga il verbo più abusato della bibbia, preso fuori contesto in qualsiasi caso ci sia da zittire un cristiano che denuncia ingiustizie scomode o esprime principio morale proprio.


Gesù diceva anche allora di essere venuto per portare la spada - per segnare il confine tra il bene ed il male e sapere essere retti. Non per essere soggiogati da cani e porci che tentano continuamente di afferrarne il manico mentre ti dibattono.


Non sono manco cristiano (simpatizzante diciamo - da quando distinguo bene la fede da chiese, cattolicismi e manicheismi di sorta) ma la guerra del relativismo morale alla fede cristiana mi lascia perplesso da tempo, e francamente ha fatto di più per interessarmene che tutto il resto insieme.

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