Desiderare o Non desiderare

Aperto da bluemax, 29 Maggio 2024, 17:48:22 PM

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bluemax

Secondo la dottrina buddista: 
1) non c'è niente da desiderare oltre noi stessi, poiché ci basta il nostro essere per essere felici;
2) i desideri andrebbero soltanto osservati con consapevolezza totale - l'osservazione incenerisce il seme del desiderio;
3) i desideri, essendo proiezioni del futuro (tra l'altro basate su immagini del passato) distraggono dal presente e dalla realtà;
4) quando si è nella rete del desiderio, si dimentica che tutte le cose sono transitorie, dunque meglio non caderci;
5) anche la conquista dell'oggetto del desiderio conduce a frustrazione dopo un certo periodo a causa dell'aspettativa disattesa

Tuttavia la vita è fatta di azioni, di cui siamo noi stessi responsabili (se siamo consapevoli) e su cui abbiamo di volta in volta un potere decisionale che, seppur estremamente limitato, esiste (es. scegliere di mangiare un gelato anziché una pizza)

Dunque mi chiedo: se all'interno del mio "Io" (notare le virgolette visto che quell'IO è complesso da spiegare ed è illusione), c'è un desiderio, una spinta interiore, una direzione verso il "fare qualcosa"...

A) Dovrò assecondarlo per vivere secondo natura, anche per evitare di crearmi dei contrasti interiori

B) Dovrò superarlo, ossia "lasciarlo andare", per vivere in accordo con la realtà, dal momento che ogni desiderio legato al mondo materiale è comunque effimero e non dà la soddisfazione sperata.
In questo caso si decide dunque di andare oltre il desiderio ed di accettare di mettersi ad operare con ciò che il destino ci assegna, qualsiasi cosa sia, qualsiasi cosa "ci passi sotto mano", senza pensare che ci siano o ci sarebbero state soluzioni migliori o peggiori.

La spinta interiore di cui parlo io è un desiderio disinteressato, slegato da fini di possesso e attaccamento (della serie "vada come vada") e fondamentalmente addirittura orientato all'altruismo; nel particolare, è il desiderio di vivere in un determinato posto X, a qualsiasi condizione, perché sento dentro di me, da sempre, che in quel posto X posso dare il meglio di me stesso e dunque posso fare il meglio per gli altri.
E' una spinta interiore che si fa sentire ogni volta decido di intraprendere qualcosa in un posto diverso da questo desiderato; è una voce interna che mi dice continuamente "sai benissimo che non è qui che puoi fare del tuo meglio, ma è lì....Va' lì, non stare qui!"

Dov'è la soluzione a tutto ciò?

Freedom

Secondo me è il buon senso la guida da ascoltare.
Vanno perseguiti i desideri che riteniamo corretti e ignorati (è difficile ma andrebbe fatto) quelli che riteniamo non corretti.
Un sano desiderio è il motore della vita.
Scusa la banalità della risposta.  :)

Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

iano

#2
Citazione di: bluemax il 29 Maggio 2024, 17:48:22 PMLa spinta interiore di cui parlo io è un desiderio disinteressato, slegato da fini di possesso e attaccamento (della serie "vada come vada") e fondamentalmente addirittura orientato all'altruismo; nel particolare, è il desiderio di vivere in un determinato posto X, a qualsiasi condizione, perché sento dentro di me, da sempre, che in quel posto X posso dare il meglio di me stesso e dunque posso fare il meglio per gli altri.
E' una spinta interiore che si fa sentire ogni volta decido di intraprendere qualcosa in un posto diverso da questo desiderato; è una voce interna che mi dice continuamente "sai benissimo che non è qui che puoi fare del tuo meglio, ma è lì....Va' lì, non stare qui!"

Dov'è la soluzione a tutto ciò?
Cercherei  anzitutto di capire se il mio desiderio di essere nel post X, non sia un desiderio di fuga dal presente mascherato, visto che per vivere il presente un posto vale l'altro.
Esempio:
Magari vorresti fuggire da convenzioni sociali che imbrigliano la tua libera espressione, per cui sei costretto a trattenerti dal bene che vorresti fare, nel qual caso considera che abbandoni delle convenzioni solo per andarne ad abbracciare altre.
Considera ancora  se, pur con tutte le tue buone intenzioni, non stai partendo con lo spirito del colonizzatore.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

InVerno

La soluzione è creare un ambiente ostico per i desideri, interrogarli riguardo alle loro origini e ai loro fini, e se riescono a superare gli ostacoli che sono stati posti in essere, trasferirli nella categoria delle necessità. È un processo soggettivo e parziale con una forte propensione al fallimento, sempre meglio però che bollare tutto come desiderio in maniera totalizzante, soluzione di pigrizia intellettuale, che altro risultato non ha che creare un antropologia negativa di peccatori per definizione..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

iano

#4
Consideriamo il seguente paradosso.
Liberarsi dai desideri, almeno in parte, ci fà uscire da un tran tran che vale come isolarsi.
Viceversa isolarsi è un modo per relativizzare i desideri, riducendoli a necessità, come dice inverno.
Ma uscire dal tran tran potrebbe dare una sensazione di horror vacui, che si può annullare tornando al tran tran, facendo finta di essere ancora spinti dai vecchi desideri ormai però smascherati come condizionamenti da cui ci si è liberati.
In alternativa si può accettare l'isolamento, sperando che i vecchi amici, ma solo quelli veri, vengano a trovarti, avendo fatto un percorso simile, o perchè incuriositi dal tuo percorso.
Quelli che continuano a seguire il tran tran invece lo sapranno mai quanti veri amici hanno?
Bisognerebbe chiederlo a quelli che il tran tran lo hanno ripreso, perché sospetto che loro lo sappiano, anche se magari devono fare finta di non saperlo per andare avanti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Citazione di: bluemax il 29 Maggio 2024, 17:48:22 PMDov'è la soluzione a tutto ciò?


PRIMA RISPOSTA (livello di difficoltà semplice)

Perbacco un vecchio tema su cui esercitai la mia intelligenza adolescente.

La soluzione migliore me la diede Hesse nel suo classico "siddharta".

In effetti il libro intero potrebbe essere una riflessione che parte dalla tua domanda.

Come sappiamo il buddismo come ogni altra religione chiede un salto metafisico che richiede la presenza di un dio nascosto.

Ad Hesse sembrava proprio che questa fosse una fuga.

Non vorrei fare spoiler del libro la soluzione è veramente nelle sue ultime paginette.

Buona lettura se non l'hai ancora fatta!


SECONDA RISPOSTA  (livello di difficoltà "elite")

Bisogna anzitutto decostruire il testo, perchè in qualche modo (in tutt'altro modo) è una questione che mi sembra vicina alla mia.
E sento il bisogno di rispondere, per rispondere a me stesso.


" Dunque mi chiedo: se all'interno del mio "Io" (notare le virgolette visto che quell'IO è complesso da spiegare ed è illusione), c'è un desiderio, una spinta interiore, una direzione verso il "fare qualcosa"..."

Ecco dentro di me suona così "dentro il mio io (quello hegeliano) vi è un angoscia che devo fare qualcosa per terminarla prima di subito"

E' autoevidente che l'attenzione va posta subito sullo psalmata numero uno di Kierkegaard: "siamo ASSEDIATI"
L'io prima ancora di sapere di se stesso, sa già di essere sotto assedio.
Necessita di una risposta.
Il problema è CHI é CHE DA' questa risposta?
E' autoevidente che la dà il soggetto.
Il cane VUOLE IL SUO OSSO.
E l'osso è l'autoassoggettazione dell'io al soggetto, che lui SOLO CONOSCE DI SE STESSO.
Ovvero il soggetto sotto assedio.
E' proprio un castello, le mura di cinta esterne sono il soggetto e la cittadella è l'io.
E' l'io che lancia l'allarme.
Ma è il soggetto che deve dare risposta.

A dare l'allarme cosa è? è questo su cui mi interrogo.
come facciamo a sapere di essere sotto attacco ancora prima di essere sotto attacco?

Anzitutto devo stare nella cittadella.

Ci sono io, e c'è anche il buddista, l'indiano (l'humus della mia giovinezza).



"A) Dovrò assecondarlo per vivere secondo natura, anche per evitare di crearmi dei contrasti interiori"

Per vivere senza angoscia (secondo natura mi pare un pò troppo) cosa devo fare?
Assecondare? ovvero zittire l'allarme....(esattamente quello che faccio e credo in buona compagnia dalla mattina alla sera).


B) Dovrò superarlo, ossia "lasciarlo andare", per vivere in accordo con la realtà, dal momento che ogni desiderio legato al mondo materiale è comunque effimero e non dà la soddisfazione sperata.
In questo caso si decide dunque di andare oltre il desiderio ed di accettare di mettersi ad operare con ciò che il destino ci assegna, qualsiasi cosa sia, qualsiasi cosa "ci passi sotto mano", senza pensare che ci siano o ci sarebbero state soluzioni migliori o peggiori.

Essere schiavo? si è sostanzialmente questo, l'ho fatto per un certo periodo della mia vita quando pensavo di poter avere progetti (quanto ero fesso!)



La spinta interiore di cui parlo io è un desiderio disinteressato, slegato da fini di possesso e attaccamento (della serie "vada come vada") e fondamentalmente addirittura orientato all'altruismo;

Si è vero ho passato i miei vent'anni a dedicarmi agli altri, mai voluto possederli, semplicemente vivere felicemente come delle pecore brucando.....
Ma cristo....nemmeno quello! ed è il motivo per cui sono un fesso!
Ma in un mondo di schiavi, non ci può essere amore, solo risentimento.
E in misura massima qualcosa che aborro: possedere l'altrui corpo e pensiero.
Ma che cavolo è quello che pensano tutti: fottere e mostrare il proprio grande fallocrartico ca**o. una società di cazzoni insomma. :D
Con tutte il sistema di gratifiche interne a mantenere questa convinzione.
Che poi è anche quello che tiene unita la società: le cose...avere tante belle cose inutili, è il motivo principale perchè la gente non si ammazzi.
Ho respirato più violenza nei vent'anni che in tutta la mia vita (da parte dei singoli) e il bello è che eravamo pacifisti....e rispetto agli altri gruppetti che giravano la zona in effetti lo eravamo pure.
Fesso io come dicevo.


nel particolare, è il desiderio di vivere in un determinato posto X, a qualsiasi condizione, perché sento dentro di me, da sempre, che in quel posto X posso dare il meglio di me stesso e dunque posso fare il meglio per gli altri.

No raga! che ricordi! è proprio vero, volevo sempre essere dove c'era la figa. E la figa voleva essere sempre nei posti della movida milanese.
Più che posto X forse è posto XXX  :D


E' una spinta interiore che si fa sentire ogni volta decido di intraprendere qualcosa in un posto diverso da questo desiderato; è una voce interna che mi dice continuamente "sai benissimo che non è qui che puoi fare del tuo meglio, ma è lì....Va' lì, non stare qui!"


Eh bè! ogni volta che stavo al lavoro quanto rimpiangevo i momenti in cui volevo stare nella movida, e non a brucare l'erba.
Era meglio stare con le vacche. :D


Dov'è la soluzione a tutto ciò? "

La soluzione ai punti a, b, c è molto semplice.

Ce l'ha data hegel: anche se stavi nella movida, volevi stare con la vita.
E la movida non ha mai coinciso con la vita.
Nemmeno la figa coincide con la vita (tranne che quando stai con la figa).

la vita è un altra cosa e NON PUOI realizzarla MAI.

Il pensiero Hegeliano in questo è molto simile a quello indiano-buddista.

La risposta dell'oriente è però amorale, se non proprio immorale.

La loro è una società basata sulle caste.

Hegel è più preciso: chi si può permettere la vita da monaco?

Solo chi è nutrito dalle classe inferiori.

Io non credo affatto sia una questione di posti.


che io sia a milano o in un altro posto di merda, sempre di merda sto.

credo che le domande vere siamo molto più a monte, l'oriente non ha niente da insegnarci.
anzi ritengo il loro un discorso tanatologico forse anche peggiore di quello occidentale.

con la scusa della naturalità si fanno i crimi peggiori.

E il contrario con la scusa dell'artificialità si fanno crimi ancora peggiori.

il mondo esterno non conta niente fin quando non capiamo perchè siamo sotto assedio.

E naturalmente ritengo la domanda spirituale assai piu importante di quella morale.

La domanda psicologica solo all'interno delle categorie sociali.

Eppure il psalmata 1 di Kierkegaard mi si è stampato addoso come un marchio indelebile.

Chi mi risponde? chi sa piu rispondere?
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: iano il 10 Giugno 2024, 12:50:50 PMCercherei  anzitutto di capire se il mio desiderio di essere nel post X, non sia un desiderio di fuga dal presente mascherato, visto che per vivere il presente un posto vale l'altro.
Esempio:
Magari vorresti fuggire da convenzioni sociali che imbrigliano la tua libera espressione, per cui sei costretto a trattenerti dal bene che vorresti fare, nel qual caso considera che abbandoni delle convenzioni solo per andarne ad abbracciare altre.
Considera ancora  se, pur con tutte le tue buone intenzioni, non stai partendo con lo spirito del colonizzatore.
ciao iano hai fatto bene a specificare, in effetti è così, molti sono in ricerca di "bottino".

non credo sia il caso di bluemax.

il punto focale che condivido è quello legato ai luoghi, ma il fatto è che siamo tutti in una sorte di perenne fuga: su youtube il messaggio è chiaro: spegni il cervello!

se spegni il cervello diventi una maschera invece di cercarla...c'è da pensare a questi progressivi mutamenti del MALE.

Vai avanti tu che mi vien da ridere