Definire la spiritualità come vita interiore

Aperto da Angelo Cannata, 08 Maggio 2017, 11:46:48 AM

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Angelo Cannata

Citazione di: Freedom il 11 Maggio 2017, 09:28:57 AM
Cos'è la vita interiore? I pensieri, le sensazioni, i sentimenti? Oppure cosa?
Per questo interrogativo credo utile un procedimento che vada per restringimento progressivo degli orizzonti. Quindi partire dagli orizzonti più vasti e poi restringere l'interesse, senza per questo escludere il resto in maniera categorica, fanatica.

Un punto di partenza con orizzonte abbastanza vasto può essere questo: vita interiore è tutto ciò che avviene dentro il tuo cervello, il quale è connesso anche con il corpo e con il mondo esterno. Da questo punto di vista anche bere un bicchier d'acqua è vita interiore; in questa fase non interessano le sensazioni profonde che anche un bicchier d'acqua è in grado di dare, ma l'esperienza pura e semplice del sentire il bicchiere alle labbra, sentire l'acqua, pensare che ti stai dissetando e così via: tutto semplicissimo.

A questo punto si pone la domanda: che criterio usare per restringere l'orizzonte della vita interiore, per non disperdersi nel mare di vita mentale che c'è in ogni persona? Su questa domanda abbiamo il conforto della ricerca già effettuata in tutto il mondo da persone prima di noi. La domanda si può tradurre in questi termini: quali sono le cose più importanti di cui interessarsi nella vita? E come farò a valutare i criteri per rispondere alla domanda stessa?

È chiaro che non ci sono garanzie per la risposta: qualunque criterio rischia di farci perdere l'attenzione verso esperienze che potrebbero essere importanti; il problema è che ci troviamo in questo mondo, in questa vita e qualche scelta bisognerà pur farla. A questo punto io ritengo utile usare il criterio del progettista, cioè sedersi a tavolino, con carta e penna, oppure il computer, prendersi tempo e cominciare a riflettere. È quello che io chiamo cammino.

Un esempio di questo è già la scuola e un criterio di base che io ho usato per me è stato quello di farmi un cammino personale consolidando la cultura datami dalla scuola e cercando di supplire a tutte le lacune che essa mi ha lasciato. Poi c'è anche da mettere in conto la propria continua crescita psicologica.

Si fa un progetto e si passa il tempo a correggerlo, oppure buttarlo nella spazzatura e ricominciare da capo. Io ormai faccio questo lavoro su di me da oltre trent'anni. Durante questo lavoro cerco anche di tenere le antenne accese, cercando di recepire da ogni direzione elementi che mi dicano su che cosa è bene che io oggi mi concentri per il miglioramento di me stesso, per la mia crescita.

Ho visto che molti, riguardo a questo progettare, temono una perdita della spontaneità, ma qui sarebbe facile usare un po' di senso critico e osservare che spesso le persone che si ritengono più libere e spontanee sono in realtà le più spersonalizzate e omologate.

Una volta che in questo modo parte un cammino di vita, il risultato è che si forma anche un'esperienza interiore. Con il seguito intendo rispondere anche agli ultimi messaggi di green demetr.

Una volta chiarito che il "sentire" non è il termometro per la vita spirituale, possiamo fare un passo avanti e osservare che c'è un sentire più raffinato che non è il sentire comunemente inteso. Penso che quest'esperienza si possa chiarire bene con l'esempio delle acquisizioni scolastiche.

Dopo che nella tua vita hai imparato a leggere, tu non senti dentro di te nessuna sensazione speciale; però ti accorgi che quando hai un libro davanti, esso non è più "arabo", ma vedi che ti parla. Oppure, se hai ricevuto qualche tipo di educazione all'ascolto della musica, non provi dentro di te nessuna sensazione, ma ti accorgi che quando ascolti un concerto riesci a godere di più i singoli strumenti, i forte e piano, le espressioni interpretative ecc. Insomma, non senti niente di speciale dentro di te, ma ti accorgi che il tuo modo di sperimentare la vita sta cambiando, hai l'impressione di star vivendo di più.

Naturalmente c'è anche un risultato di chiusura: saper leggere può anche significare perdere certe sensibilità possedute dal bambino che non sa leggere; Picasso diceva di aver impiegato anni di studio per imparare a disegnare come disegna un bambino. Questo però non conduce a negare la validità di un cammino di spiritualità, ma semmai a raffinarlo e cercare soprattutto le vie più congeniali per la propria personalità esclusiva.

Mi sembra che questo dia una buona idea di cosa intendere con "vita interiore": direi, in poche parole, l'attività di crearsi propri percorsi di crescita e curarli.

green demetr

Citazione di: Angelo Cannata il 11 Maggio 2017, 12:33:30 PM
Citazione di: Freedom il 11 Maggio 2017, 09:28:57 AM
Cos'è la vita interiore? I pensieri, le sensazioni, i sentimenti? Oppure cosa?
Per questo interrogativo credo utile un procedimento che vada per restringimento progressivo degli orizzonti. Quindi partire dagli orizzonti più vasti e poi restringere l'interesse, senza per questo escludere il resto in maniera categorica, fanatica.

Un punto di partenza con orizzonte abbastanza vasto può essere questo: vita interiore è tutto ciò che avviene dentro il tuo cervello, il quale è connesso anche con il corpo e con il mondo esterno. Da questo punto di vista anche bere un bicchier d'acqua è vita interiore; in questa fase non interessano le sensazioni profonde che anche un bicchier d'acqua è in grado di dare, ma l'esperienza pura e semplice del sentire il bicchiere alle labbra, sentire l'acqua, pensare che ti stai dissetando e così via: tutto semplicissimo.

A questo punto si pone la domanda: che criterio usare per restringere l'orizzonte della vita interiore, per non disperdersi nel mare di vita mentale che c'è in ogni persona? Su questa domanda abbiamo il conforto della ricerca già effettuata in tutto il mondo da persone prima di noi. La domanda si può tradurre in questi termini: quali sono le cose più importanti di cui interessarsi nella vita? E come farò a valutare i criteri per rispondere alla domanda stessa?

È chiaro che non ci sono garanzie per la risposta: qualunque criterio rischia di farci perdere l'attenzione verso esperienze che potrebbero essere importanti; il problema è che ci troviamo in questo mondo, in questa vita e qualche scelta bisognerà pur farla. A questo punto io ritengo utile usare il criterio del progettista, cioè sedersi a tavolino, con carta e penna, oppure il computer, prendersi tempo e cominciare a riflettere. È quello che io chiamo cammino.

Un esempio di questo è già la scuola e un criterio di base che io ho usato per me è stato quello di farmi un cammino personale consolidando la cultura datami dalla scuola e cercando di supplire a tutte le lacune che essa mi ha lasciato. Poi c'è anche da mettere in conto la propria continua crescita psicologica.

Si fa un progetto e si passa il tempo a correggerlo, oppure buttarlo nella spazzatura e ricominciare da capo. Io ormai faccio questo lavoro su di me da oltre trent'anni. Durante questo lavoro cerco anche di tenere le antenne accese, cercando di recepire da ogni direzione elementi che mi dicano su che cosa è bene che io oggi mi concentri per il miglioramento di me stesso, per la mia crescita.

Ho visto che molti, riguardo a questo progettare, temono una perdita della spontaneità, ma qui sarebbe facile usare un po' di senso critico e osservare che spesso le persone che si ritengono più libere e spontanee sono in realtà le più spersonalizzate e omologate.

Una volta che in questo modo parte un cammino di vita, il risultato è che si forma anche un'esperienza interiore. Con il seguito intendo rispondere anche agli ultimi messaggi di green demetr.

Una volta chiarito che il "sentire" non è il termometro per la vita spirituale, possiamo fare un passo avanti e osservare che c'è un sentire più raffinato che non è il sentire comunemente inteso. Penso che quest'esperienza si possa chiarire bene con l'esempio delle acquisizioni scolastiche.

Dopo che nella tua vita hai imparato a leggere, tu non senti dentro di te nessuna sensazione speciale; però ti accorgi che quando hai un libro davanti, esso non è più "arabo", ma vedi che ti parla. Oppure, se hai ricevuto qualche tipo di educazione all'ascolto della musica, non provi dentro di te nessuna sensazione, ma ti accorgi che quando ascolti un concerto riesci a godere di più i singoli strumenti, i forte e piano, le espressioni interpretative ecc. Insomma, non senti niente di speciale dentro di te, ma ti accorgi che il tuo modo di sperimentare la vita sta cambiando, hai l'impressione di star vivendo di più.

Naturalmente c'è anche un risultato di chiusura: saper leggere può anche significare perdere certe sensibilità possedute dal bambino che non sa leggere; Picasso diceva di aver impiegato anni di studio per imparare a disegnare come disegna un bambino. Questo però non conduce a negare la validità di un cammino di spiritualità, ma semmai a raffinarlo e cercare soprattutto le vie più congeniali per la propria personalità esclusiva.

Mi sembra che questo dia una buona idea di cosa intendere con "vita interiore": direi, in poche parole, l'attività di crearsi propri percorsi di crescita e curarli.


Non critico tanto il fatto che il cammino sia da curare o da creare.
Anch'io lo sto facendo da 30 anni a questa parte.

Il punto è però quello del bambino o quello della musica.
La sensazione non è forse la questione più importante.

Quale è la differenza fra ascoltare Mozart o Salieri, se non nella loro capacità comunicativa che ve ben oltre alle loro capacità compositive.

C'è qualcosa che accomuna, qualcosa che abbraccia, e che la psicanalisi descrive molto bene, come spirito materno.
E' qualcosa di radicalmente originario.
E su cui si apre la trascendenza.

Fare della spiritualità un fatto meramente mentale, non mi convince.
Perchè se mi chiedo cosa sia più importante per me, dal solo lato mentale, non capirò mai cosa significa veramente il trascendente.

Certo vi sono persone come i riduzionisti, che appunto sono i campioni della omologazione, che pretendono, che le attese scientifiche del mentale si riflettano sull'esistente. E che puntualmente rigettano il trascendente.

Ma il trascendente esiste, come hai avuto modo anche tu di raccontarmi.
Questa sensazione esiste, e non vedo come poterla risolvere, con un raffreddamento mentale, del mentalismo, riduzionista etc....

Concordo che per evitare la pretesa della sensazione, del sensazionalismo, della pubblicità della propaganda, della ipocrisia necessitiamo di un allontamento da quella trascendenza.
Ma è importante che quella distanza non diventi un abisso.
Cioè è importante cercare di relazionarsi a quel sentire.
(che poi quella relazione consista di abissi, questa è un altra storia).
L'abisso va guardato non fuggito.

Vai avanti tu che mi vien da ridere

Angelo Cannata

Secondo me, al punto in cui siamo della discussione, ciò che serve a te è la tua via specifica, mentre ciò di cui ho parlato io finora è cio che va bene per tutti.

Se ci fai caso, tutto ciò che ho detto finora come vita spirituale può essere accolto da atei, cristiani, musulmani, buddhisti, superstiziosi, materialisti, filosofi, non filosofi, insomma tutti proprio tutti.

Ma una persona non può impostare la propria vita spirituale solamente su ciò che va bene per tutti: è indispensabile aggiungere ciò che è richiesto dalla tua specifica personalità.

Da ciò consegue che, se adesso io provassi a indicarti qualche idea, qualcun altro me la criticherebbe subito con estrema facilità, perché in realtà sarebbe il tentativo di venire incontro alle tue specifiche esigenze, quindi con criteri che non sono più quelli che ho descritto finora, adottabili da tutti.

Comunque è solo una mia impressione del momento, magari sbagliata.

Freedom

Citazione di: Angelo Cannata il 11 Maggio 2017, 12:33:30 PM
Mi sembra che questo dia una buona idea di cosa intendere con "vita interiore": direi, in poche parole, l'attività di crearsi propri percorsi di crescita e curarli.
Ho letto il tuo post e mi è piaciuto. E, tutto sommato, questa definizione che quoto mi pare condivisibile. Ma non esaustiva. A mio giudizio la peculiarità più significativa e significante della vita interiore è la ricerca di un Ente Supremo che governa la vita e l'universo. E, detto fra noi ;) , è anche il senso dell'esistenza umana.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

green demetr

Citazione di: Angelo Cannata il 11 Maggio 2017, 13:02:04 PM
Secondo me, al punto in cui siamo della discussione, ciò che serve a te è la tua via specifica, mentre ciò di cui ho parlato io finora è cio che va bene per tutti.

Se ci fai caso, tutto ciò che ho detto finora come vita spirituale può essere accolto da atei, cristiani, musulmani, buddhisti, superstiziosi, materialisti, filosofi, non filosofi, insomma tutti proprio tutti.

Ma una persona non può impostare la propria vita spirituale solamente su ciò che va bene per tutti: è indispensabile aggiungere ciò che è richiesto dalla tua specifica personalità.

Da ciò consegue che, se adesso io provassi a indicarti qualche idea, qualcun altro me la criticherebbe subito con estrema facilità, perché in realtà sarebbe il tentativo di venire incontro alle tue specifiche esigenze, quindi con criteri che non sono più quelli che ho descritto finora, adottabili da tutti.

Comunque è solo una mia impressione del momento, magari sbagliata.

Certo il tuo discorso va bene per tutti.
Ma tu non sei tutti.
A mio parere ognuno adotta una soluzione ad hoc.
E' evidente che la mia è pesonale.
Ma in effetti credo di averci messo molto del mio.

Il perchè lo faccio? E' che credo che la testimonianza di ogni testa, sia in grado di influenzare in qualche maniera quella degli altri.
Magari rafforzando convinzioni altrui, magari ideando paralleli, e magari incrociando esperienze.

Capisco che però in questo momento della tua vita, la distanza che vai descrivendo, coincide con questa di idea di viaggio conoscitivo più che relazionale.

Certo che può essere valida per tutti. A maggior ragione in tempi buj e scientisti in cui A MIO PARERE versiamo.

Cioè è qualcosa di ambiguo e che potrei solo capire se ci fossimo mai incontrati nel reale.

Per questo assolutamente accetto la tua narrazione (e che differenza rispetto ai nostri primi incontri scritti, ho proprio cambiato opinione su di te  ;)   :D  ).
E ovviamente di pari continuo con la mia narrazione.

Non credo che dobbiamo farlo diventare qualcosa di valoriale in assoluto.

Non certo in questo 3d.

Saluti di stima ciao!!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Angelo Cannata

Penso di poter dare una risposta comune a Freedom e green demetr.

Il discorso che ho fatto sulla spiritualità non può e non deve risultare esaustivo, per tanti motivi, ma in particolare perché io ho parlato della spiritualità, trascurando completamente le spiritualità. Questa differenza tra significato del plurale e significato del singolare esiste in molte attività umane. Per esempio, se ci mettiamo a parlare di musica, trascurando del tutto i vari musicisti, gli stili musicali, gli strumenti, potremmo parlarne per secoli senza aver neanche sfiorato ciò che ne costituisce la sostanza e la bellezza. Un concerto di violino contiene sostanza rispetto a un discorso astratto sulla musica, però quel concerto non è la musica, esso è solo una musica.

Il problema è che in altri campi un discorso generale, contrapposto alle manifestazioni particolari, è stato portato avanti, studiato, approfondito e non è oggetto di particolari discordie sul significato. Invece, per quanto riguarda la spiritualità, in tutto il mondo si sono sviluppate tante spiritualità, ma si può dire che fino ad oggi nessuno ha portato avanti un discorso di approfondimento serio sulla spiritualità; tutt'al più, l'unica cosa che è successa, riguardo al singolare, è che ognuno ha cercato di rivendicare la propria spiritualità come se essa fosse non una spiritualità, ma la spiritualità. Ciò non ha fatto altro che creare disorientamento, confusione e soprattutto mancanza della possibilità di far tesoro di esperienze spirituali al di fuori di qualche credenza o schema di idee a cui aderire.

A livello personale ritengo che la spiritualità, considerata nella sua accezione più universale, abbia molto da poter dare agli uomini d'oggi come arricchimento dell'esperienza del vivere; inoltre, il suo approfondimento potrebbe essere un'occasione per aprirsi di più, e credo con atteggiamenti più corretti e fruttuosi, all'interesse verso i tesori costituiti dalle varie spiritualità che esistono nel mondo.

giona2068

#21
La spiritualità è una vita interiore? Sì, lo è.
L'uomo per vivere ha bisogno di confidare.
Oltre ad avere fiducia in se stesso, autostima/fierezza, ha bisogno di alleanza per poter vivere da vivo.
E' cioè necessario che, come una penna la quale potrà scrivere solo se una mano la guida e nello stesso tempo crede che in mano ad uno scrittore può fare grandi cose, l'uomo creda di poter essere vivo/gioioso se ha fiducia in se stesso  e che potrà fare grandi cose con l'aiuto del Signore Dio della Vita.
Questa fiducia nel Signore Dio è la spiritualità come vita interiore che si manifesta all'esterno ed in particolare nel suo volto in cui traspare l'immagine del Signore Dio in persona.
Diventa con la sua fede esattamente come una lampada che si accende perché collegata alla rete elettrica.
Questa fiducia genera vita e oltretutto amore verso il Signore Dio nel quale confida e verso il prossimo che riconosce figlio dello stesso suo padre.
E' impossibile infatti non amare quando c'è fiducia.
Questo è un processo spontaneo nell'uomo puro, cioè nell'uomo che non confida nelle cose del mondo che gli tolgono la spiritualità trasformandolo da lampada collegata al generatore in lampada collegata ad una piccola batteria(idoli).
Purtroppo il più delle volte capita che una persona la quale si sente giovane e forte venga convinto dal maligno, che non vede, di poter fare tutto da solo.
La fiducia in se stesso e il bisogno di confidare si fondono in lui privandolo della sua spiritualità e vita interiore lasciando posto alla superbia ed all'orgoglio che, oltre ad essere un inganno, man mano che perde il suo "capitale" lo abbandonano.
Qui cominciano le malattie mentali e psichiatriche che i psichiatri una volta curavano con la camicia di forza mentre oggi le curano, senza risultato permanente, con i psicofarmaci.
Possiamo quindi dire che la spiritualità oltre ad essere vita interiore è vita secondo verità.
Parlare di spiritualità confidando in se stessi o nelle cose del mondo è come parlare del miele senza averlo mai assaggiato.

anthonyi

Citazione di: giona2068 il 12 Maggio 2017, 19:01:58 PM
La spiritualità è una vita interiore? Sì, lo è.
L'uomo per vivere ha bisogno di confidare.
Oltre ad avere fiducia in se stesso, autostima/fierezza, ha bisogno di alleanza per poter vivere da vivo.
E' cioè necessario che, come una penna la quale potrà scrivere solo se una mano la guida e nello stesso tempo crede che in mano ad uno scrittore può fare grandi cose, l'uomo creda di poter essere vivo/gioioso se ha fiducia in se stesso  e che potrà fare grandi cose con l'aiuto del Signore Dio della Vita.
Questa fiducia nel Signore Dio è la spiritualità come vita interiore che si manifesta all'esterno ed in particolare nel suo volto in cui traspare l'immagine del Signore Dio in persona.
Diventa con la sua fede esattamente come una lampada che si accende perché collegata alla rete elettrica.
Questa fiducia genera vita e oltretutto amore verso il Signore Dio nel quale confida e verso il prossimo che riconosce figlio dello stesso suo padre.
E' impossibile infatti non amare quando c'è fiducia.
Questo è un processo spontaneo nell'uomo puro, cioè nell'uomo che non confida nelle cose del mondo che gli tolgono la spiritualità trasformandolo da lampada collegata al generatore in lampada collegata ad una piccola batteria(idoli).
Purtroppo il più delle volte capita che una persona la quale si sente giovane e forte venga convinto dal maligno, che non vede, di poter fare tutto da solo.
La fiducia in se stesso e il bisogno di confidare si fondono in lui privandolo della sua spiritualità e vita interiore lasciando posto alla superbia ed all'orgoglio che, oltre ad essere un inganno, man mano che perde il suo "capitale" lo abbandonano.
Qui cominciano le malattie mentali e psichiatriche che i psichiatri una volta curavano con la camicia di forza mentre oggi le curano, senza risultato permanente, con i psicofarmaci.
Possiamo quindi dire che la spiritualità oltre ad essere vita interiore è vita secondo verità.
Parlare di spiritualità confidando in se stessi o nelle cose del mondo è come parlare del miele senza averlo mai assaggiato.

In gran parte condivido il discorso, anche se devo evidenziare la presenza di una sovrapposizione tra l'idea di interiorità e l'idea di messaggio cristiano. Il messaggio cristiano, ha la sua struttura di messaggio religioso che  proviene all'individuo dall'esterno, anche se ad esso  si affianca l'impercettibile voce dello Spirito Santo questa si interiore.
Per me il problema principale si evidenzia appunto nel confronto tra la "spiritualità interiore" e una religiosità esterna, spesso intessuta di convenzioni sociali. Al riguardo mi sembra che il Vangelo non presenti dubbi, il messaggio di Gesù è un messaggio indirizzato all'interiorità.

Angelo Cannata

Citazione di: anthonyi il 13 Maggio 2017, 17:09:33 PM
mi sembra che il Vangelo non presenti dubbi, il messaggio di Gesù è un messaggio indirizzato all'interiorità.
Quest'osservazione rinvierebbe alla dialettica tra fede e opere, intendendo con opere non solo gli atti di amore verso il prossimo, ma anche i riti. È classica nel Cristianesimo la contrapposizione tra visione della lettera di Giacomo, che sottolinea l'importanza delle opere, e quella di san Paolo che pone l'accento sulla fede.

Nel Cristianesimo, però, esiste anche un'intuizione che va oltre questa sterile contrapposizione e che ritengo fondamentale per una fruttuosa comprensione della spiritualità. Si tratta dell'intuizione che la spiritualità, intesa come vita interiore, è in realtà già una vera e propria pratica; essa è radice di tutte le pratiche, ma è già pratica essa stessa.

Che sia radice di tutte le pratiche è facile da mostrare: basti pensare che ogni nostra azione ha sempre origine, già a livello meccanico, in impulsi nervosi interni; ancor più le azioni che riteniamo più significative nella nostra esistenza, le quali hanno origine nella vita interiore che abbiamo scelto di coltivare.

Da qui consegue che coltivare una buona vita interiore è il primo passo per ottenere buoni comportamenti: se voglio amare il prossimo non basta buttarsi a compiere buone azioni: mi sembra condiviso che la coscienza non ci chiede di diventare macchine, automi produttori di beneficenza. Il nostro essere umani ci chiede una partecipazione attiva al senso della beneficenza, attraverso una cura della nostra spiritualità. D'altra parte, la presenza o meno di azioni concrete è senz'altro un importante luogo di verifica per valutare criticamente la propria vita interiore; salvo il fatto che ognuno ha vie diverse per dare frutti nella propria vita, secondo la propria specifica personalità.

Potremmo aggiungere un'osservazione di critica sociale: fare rivoluzioni e creare benessere viene a risultare abbastanza limitato se tali rivoluzioni non sono accompagnate da un progresso delle coscienze; non sto dicendo che creare benessere esteriore sia vano, ma solo che il puro benessere esteriore non risponde certo alla nostra esigenza umana di progredire in tutto il nostro essere e non solo nella sensazione di stare bene.

Questo punto della spiritualità come concretezza credo che consenta di individuare una differenza di fondo tra la via presa dalla filosofia, per lo meno a mio parere, e quella presa dal Cristianesimo. A me sembra che oggi la filosofia, ormai alquanto stanca e annoiata del puro teorizzare e rimacinare idee astratte, trite e ritrite, si butti sempre più nell'interesse verso i problemi sociali e politici e in questo modo cerchi di essere concreta, pratica, vicina al vissuto umano. Questa concretezza, però, dopo quanto ho detto, rischia di risultare vuota di vita interiore, rischia di essere solo un cercare di aiutare la gente a risolvere i problemi esteriori di benessere economico e sociale. Per il Cristianesimo, invece, la via della spiritualità è una via di autentica concretezza, sempre per il fatto che una vera spiritualità si avvale anche del confronto con la presenza di impegni esteriori. Ciò che a mio avviso manca invece al Cristianesimo è la pratica di un senso critico intenso e spregiudicato, di cui invece la filosofia si avvale senza problemi. Nel Cristianesimo un senso critico troppo radicale è visto con timore, perché pone in crisi i suoi dogmi e la sua teologia, cioè le radici stesse della fede.

giona2068

Caro Angelo Cannata,
spero che tu non te la prenda per quello che sto per dirti.
Nel tuo profilo ho letto che sei un ex prete e per giunta ateo, la domanda che sorge spontanea è questa: Perché  una persona che dichiara di non credere all'esistenza di un mondo spirituale e conseguentemente rinuncia a fare il prete poi apre un 3d per parlare di spiritualità?

Angelo Cannata

giona2068, mi sembra male non risponderti, ma hai mai dato segni di interesse a sentire davvero il parere degli altri, prenderlo in considerazione, renderti conto delle loro ragioni, ammettere che anche gli altri hanno le loro motivazioni serie e rispettabili per ciò che pensano? È questo il problema: mi hai fatto una domanda, ma già nella domanda stessa mi stai dicendo che il mio parere non t'interessa per niente. E allora perché dovrei risponderti? Dimostrami che sei davvero interessato alla mia risposta e ti risponderò. Trovami un solo tuo messaggio in cui ammetti che anche chi la pensa diversamente da te ha le sue ragioni serie e rispettabili e ti risponderò.

green demetr

cit angelo
"Da qui consegue che coltivare una buona vita interiore è il primo passo per ottenere buoni comportamenti: se voglio amare il prossimo non basta buttarsi a compiere buone azioni: mi sembra condiviso che la coscienza non ci chiede di diventare macchine, automi produttori di beneficenza. Il nostro essere umani ci chiede una partecipazione attiva al senso della beneficenza, attraverso una cura della nostra spiritualità."

assolutamente sì angelo.  :D
ma infatti quando avrei voluto parlare con te della parrocchia, avrei voluto parlare proprio di quello.
come le vite spirituali possano decidere di quelle sociali.

cit angelo cannata
"Nel Cristianesimo, però, esiste anche un'intuizione che va oltre questa sterile contrapposizione e che ritengo fondamentale per una fruttuosa comprensione della spiritualità. Si tratta dell'intuizione che la spiritualità, intesa come vita interiore, è in realtà già una vera e propria pratica; essa è radice di tutte le pratiche, ma è già pratica essa stessa."

magari se ne parlasse! ;) in cosa consiste, o quale comportamento insegna o altro.... non saprei.


cit giona2068
Questa fiducia nel Signore Dio è la spiritualità come vita interiore che si manifesta all'esterno ed in particolare nel suo volto in cui traspare l'immagine del Signore Dio in persona. 
Diventa con la sua fede esattamente come una lampada che si accende perché collegata alla rete elettrica.

sicuramente è una riserva di energia da cui attingere. (sia metaforicamente, ma a volte anche proprio fisicamente).

Ma in cosa consiste poi l'agire? In un esorcismo? Mi sembra che insisti moltissimo su questo punto.
(se non ricordo male)


cit antony
"Al riguardo mi sembra che il Vangelo non presenti dubbi, il messaggio di Gesù è un messaggio indirizzato all'interiorità."

è vero!:) ma perchè poi si declina nei vari racconti? per esempio in luca, gesù è sopratutto un esorcista, in giovanni invece sembra conoscere una dottrina segreta(che mi fa scorrere brividi di estasi). Angelo aggiunge Giacomo le opere e S.Paolo la fede.
quanto mi piacerebbe parlare di queste cose!

okkei luca l'ho letto velocemente, e giovanni sono fermo alla scena della meretrice. (ma ho deciso che prima o poi lo riprendo).
Magari attenendomi ad un linguaggio dolce come suggerito da freedom. Vedremo.


ps

cit angelo
"A livello personale ritengo che la spiritualità, considerata nella sua accezione più universale, abbia molto da poter dare agli uomini d'oggi come arricchimento dell'esperienza del vivere; inoltre, il suo approfondimento potrebbe essere un'occasione per aprirsi di più, e credo con atteggiamenti più corretti e fruttuosi, all'interesse verso i tesori costituiti dalle varie spiritualità che esistono nel mondo."

Naturalmente hai ragione anche su questo.

Ma il famoso incontro fra le religioni, fino ad oggi, poichè consisteva appunto nel trovare punti in comune.
Non è forse sempre fallito?

In poche parole in cosa consiste la universalità?

Indubbiamente fai bene ad aver messo in risalto anche questa ulteriore domanda, non credo di essere in grado di rispondere benissimo, infatti io so qualcosa dell'induismo, ma per esempio nulla sulle altre religioni.

Ma volentieri se riesci a condurlo avanti tu, posso dare degli spunti di riflessione.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Angelo Cannata

Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 00:36:53 AM
... quando avrei voluto parlare con te della parrocchia, avrei voluto parlare proprio di quello.
...
magari se ne parlasse!
...
quanto mi piacerebbe parlare di queste cose!

Il tuo entusiasmo è bello, ma penso che sia bene renderlo forte di critica, altrimenti sarà facile a spegnersi come lo è ad accendersi.

Parlare, parlare, sì, è una cosa meravigliosa, ma a volte può succedere che non ci si capisca proprio perché si parla. Comunicare è importantissimo, ma si comunica anche prendendosi pause di riflessione. In questo senso si può notare che parlare e comunicare non sono la stessa identica cosa.

Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 00:36:53 AMNaturalmente hai ragione anche su questo.
Quel "naturalmente" mi fa paura: ti sei persuaso che io abbia sempre ragione? Come sopra: l'entusiasmo è una cosa meravigliosa, ma è necessario anche crescere, altrimenti basterà un niente a trasformarci in esseri disperati.

Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 00:36:53 AM
In poche parole in cosa consiste la universalità?
Anche la parola "universalità" mi fa paura, mi fa intravedere dittature, imposizioni. Quando mi sono riferito all'accezione più universale della spiritualità, mi riferivo alla spiritualità considerata in ciò che tutti riescono a condividere di essa, non intendevo certo far affacciare l'idea che esista qualcosa di universale, da sfruttare per imporre a tutti un modo di pensare.

Per quanto riguarda il dialogo tra le religioni, mi sembra che esso fallisca nella misura in cui è fallimentare già l'essere per conto proprio. Cioè, il problema è, a mio parere, che c'è qualcosa di sbagliato nelle religioni già prima che esse si mettano in dialogo, e questa cosa sbagliata non può essere il dialogo a risolverla: se la devono risolvere prima di mettersi in dialogo. Questo qualcosa di sbagliato, a mio parere, è il non essere disposti a morire per chi riteniamo nel torto.

giona2068

Citazione di: Angelo Cannata il 14 Maggio 2017, 00:04:37 AM
giona2068, mi sembra male non risponderti, ma hai mai dato segni di interesse a sentire davvero il parere degli altri, prenderlo in considerazione, renderti conto delle loro ragioni, ammettere che anche gli altri hanno le loro motivazioni serie e rispettabili per ciò che pensano? È questo il problema: mi hai fatto una domanda, ma già nella domanda stessa mi stai dicendo che il mio parere non t'interessa per niente. E allora perché dovrei risponderti? Dimostrami che sei davvero interessato alla mia risposta e ti risponderò. Trovami un solo tuo messaggio in cui ammetti che anche chi la pensa diversamente da te ha le sue ragioni serie e rispettabili e ti risponderò.
Beh, speriamo che tu non mi abbia risposto non perché non hai la risposta  bensì per rimandare a dopo, anche se non sembra.
 A riguardo delle ragioni di altri, ti faccio notare che nel mondo spirituale, al quale non credi, codeste ragioni non esistono. L'unica verità e la parola del Signore Dio, le ragioni degli umani sono giustificazioni esattamente come quelle di Adamo che diede la colpa ad Eva ed Eva al serpente guadagnando entrambi l'inferno.

green demetr

Citazione di: Angelo Cannata il 14 Maggio 2017, 01:21:46 AM
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 00:36:53 AM
... quando avrei voluto parlare con te della parrocchia, avrei voluto parlare proprio di quello.
...
magari se ne parlasse!
...
quanto mi piacerebbe parlare di queste cose!

Il tuo entusiasmo è bello, ma penso che sia bene renderlo forte di critica, altrimenti sarà facile a spegnersi come lo è ad accendersi.

Parlare, parlare, sì, è una cosa meravigliosa, ma a volte può succedere che non ci si capisca proprio perché si parla. Comunicare è importantissimo, ma si comunica anche prendendosi pause di riflessione. In questo senso si può notare che parlare e comunicare non sono la stessa identica cosa.

Assolutamente sì, ma in tempi di crisi intellettuale, religiosa e quant'altro, qualche parola detta con sincerità non fa male di certo.

Citazione di: Angelo Cannata il 14 Maggio 2017, 01:21:46 AM
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 00:36:53 AMNaturalmente hai ragione anche su questo.
Quel "naturalmente" mi fa paura: ti sei persuaso che io abbia sempre ragione? Come sopra: l'entusiasmo è una cosa meravigliosa, ma è necessario anche crescere, altrimenti basterà un niente a trasformarci in esseri disperati.

Mi fa piacere semplicemente che vi siano punti di contatto.
Mettere l'accento sulle cose positive piuttosto che quelle negative.
Il mio entusiasmo non è quello di un 20enne tranquillo!

Citazione di: Angelo Cannata il 14 Maggio 2017, 01:21:46 AM
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 00:36:53 AM
In poche parole in cosa consiste la universalità?
Anche la parola "universalità" mi fa paura, mi fa intravedere dittature, imposizioni. Quando mi sono riferito all'accezione più universale della spiritualità, mi riferivo alla spiritualità considerata in ciò che tutti riescono a condividere di essa, non intendevo certo far affacciare l'idea che esista qualcosa di universale, da sfruttare per imporre a tutti un modo di pensare.

Basta intendersi, di certo niente è più lontano da me dell'universale etico.

Citazione di: Angelo Cannata il 14 Maggio 2017, 01:21:46 AM
Per quanto riguarda il dialogo tra le religioni, mi sembra che esso fallisca nella misura in cui è fallimentare già l'essere per conto proprio. Cioè, il problema è, a mio parere, che c'è qualcosa di sbagliato nelle religioni già prima che esse si mettano in dialogo, e questa cosa sbagliata non può essere il dialogo a risolverla: se la devono risolvere prima di mettersi in dialogo. Questo qualcosa di sbagliato, a mio parere, è il non essere disposti a morire per chi riteniamo nel torto.

Sull'ultima frase devo meditare a lungo. Così sul momento mi sembra una frase forte.

Sul fatto che c'è un errore a monte, sarei tentato di darti ragione.

In questo senso dunque anche il termine spiritualità andrebbe ri-compreso, ri-meditato.

Riformulato. (i mix non servono a nessuno)

complimenti ancora angelo!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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