Definire la spiritualità come vita interiore

Aperto da Angelo Cannata, 08 Maggio 2017, 11:46:48 AM

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davintro

#45
condivido con convinzione l'identificazione della spiritualità con la vita interiore. La spiritualità è proprio questa componente di libertà della persona che porta il soggetto ad agire, pensare, sentire alla luce di sé stesso, in autonomia. Ma perché l'identità spiritualità-libertà-vita interiore conservi il suo senso e valore è necessario svincolare il concetto di "interiorità" dalle accezioni con cui spesso viene inteso nel senso comune, nel senso nel quale "interiorità viene identificata unicamente con il complesso degli stati d'animo soggettivi, passioni, impulsi più o meno irrazionali che movimentano la vita dell'anima. Ma nella misura in cui l'Io si lascia passivamente travolgere da tali impulsi e stati d'animo, aderendo ad essi ciecamente, non si può parlare davvero di libertà, dunque neanche di spiritualità. Vita interiore è sinonimo di spiritualità quando diviene razionalità, dominio di sé, autocoscienza. In questo caso l'Io non si lascia più trascinare passivamente dagli impulsi, bensì li oggettiva, li valuta alla luce di modelli, criteri regolativi di ordine teoretico, estetico o morale cui attribuisce un valore di universalità, in relazione a cui dare significato alla molteplicità delle situazioni contingenti della nostra vita, e ricondurre gli aspetti della nostra personalità ad un "nucleo" stabile, che l'Io elegge come il proprio autentico sé. Spiritualità è questo interrogarsi  attivo dell'Io riguardo le proprie tendenze che porta a chiedersi " quanto seguire questo impulso è coerente con i miei valori, con la mia autentica identità? Quanto questa percezione delle cose si armonizza con il modello di visione di verità oggettiva a cui aderisco? Cioè spiritualità vuol dire capacità di oggettivazione, e per questo è necessario che la vita interiore sia intenzionalmente rivolta al trascendimento del proprio particolarismo soggettivo, e sempre in correlazione con l'oggettività. L'interiorità non è mero soggettivismo, ma direbbe Sciacca, "interiorità oggettiva", luogo di partenza da cui l'Io si apre all'ulteriorità del reale

Angelo Cannata

Purtroppo è facile che la spiritualità, essendo tutt'oggi un campo alla mercé di chiunque, venga trascinata da ognuno verso la direzione che più gli va a genio. Io stesso riconosco di essere alquanto condizionato dal mio relativismo nel pensare cos'è la spiritualità, il che fa sì che per tanti versi ciò di cui io parlo non sia la spiritualità, ma soltanto la mia spiritualità.

Per quanto riguarda la definizione come "vita interiore", ormai mi sembra che ci sia poco da condividere o non condividere: ho mostrato che sono i vocabolari a contenere di fatto questa definizione; ovviamente anche i vocabolari possono essere oggetto di critica e di non condivisione, ma in generale mi sembra di poter dire che, una volta che è contenuta in essi, la definizione come "vita interiore" si possa considerare di fatto condivisa dalla maggior parte delle persone che intendono pensare ala spiritualità con attenzione, ricerca, serietà, insomma gli atteggiamenti tipici degli ambienti in cui si fa dello studiare una professione, come sono per esempio le università, le accademie, le scuole. Tutt'al più osserverei che non c'è ancora sufficiente consapevolezza sul fatto che questa sia effettivamente una definizione condivisa: è condivisa, ma non tutti se ne accorgono.

Nel messaggio che hai espresso qui sopra, mi sembra che tu, nonostante ammetta il soggettivo e l'oggettivo, l'irrazionale e il razionale, dia priorità all'oggettivo e al razionale. Mi sembra che questo faccia sì che il tuo discorso, come anche molti dei miei discorsi, non descriva la spiritualità, ma la tua spiritualità, o per lo meno il tuo modo di intenderla.

giona2068

Citazione di: green demetr il 16 Maggio 2017, 01:06:56 AM
Citazione di: giona2068 il 14 Maggio 2017, 23:56:50 PM
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 22:33:02 PM


E' molto interessante la tua risposta, la trovo molto vicina alle posizioni gnostiche, con l'ovvio cambio della salvezza dataci dalla passione del Cristo rispetto alla "Luce" degli altri.
Di difficile soluzione, tra l'altro. Perchè al contrario dello gnostico tu credi si possa resistere al malvagio.

Non credo che l'uomo possa resistere al malvagio, nel malvagio c'è lo spirito del male il quale è più forte dell'uomo senza fede. Se l'uomo ha fede il maligno  o il malvagio che è nelle sue mani non possono neanche avvicinarsi perché la fede - quella vera - non è un'idea bensì apertura del cuore allo Spirito del Signore Dio che entra ed opera con potenza per distruggere il maligno e fare altri prodigi.
 
La salvezza tua consisterebbe nel dare ascolto alla voce di DIO come VENUTA del FIGLIO.
giusto?  
No non è giusto, a meno che per ascolto tu non intenda mettere in pratica la Sua parola.
La salvezza è riconoscersi peccatori, se non siamo santi, chiedere il perdono per il male fatto a noi stessi es a Lui che dimora in noi.
Lui ci libera dallo spirito del male e ci da il Suo Santo Spirito di vita che ci consente di ritornare la Sua immagine e somiglianza.


Si tratta di rimanere sintonizzati sul vangelo sempre e comunque corretto?

Si tratta di diventare un Santo Vangelo vivente.
Per le idee non c'è spazio.

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giona2068

Citazione di: davintro il 16 Maggio 2017, 12:52:57 PM
condivido con convinzione l'identificazione della spiritualità con la vita interiore. La spiritualità è proprio questa componente di libertà della persona che porta il soggetto ad agire, pensare, sentire alla luce di sé stesso, in autonomia. Ma perché l'identità spiritualità-libertà-vita interiore conservi il suo senso e valore è necessario svincolare il concetto di "interiorità" dalle accezioni con cui spesso viene inteso nel senso comune, nel senso nel quale "interiorità viene identificata unicamente con il complesso degli stati d'animo soggettivi, passioni, impulsi più o meno irrazionali che movimentano la vita dell'anima. Ma nella misura in cui l'Io si lascia passivamente travolgere da tali impulsi e stati d'animo, aderendo ad essi ciecamente, non si può parlare davvero di libertà, dunque neanche di spiritualità. Vita interiore è sinonimo di spiritualità quando diviene razionalità, dominio di sé, autocoscienza. In questo caso l'Io non si lascia più trascinare passivamente dagli impulsi, bensì li oggettiva, li valuta alla luce di modelli, criteri regolativi di ordine teoretico, estetico o morale cui attribuisce un valore di universalità, in relazione a cui dare significato alla molteplicità delle situazioni contingenti della nostra vita, e ricondurre gli aspetti della nostra personalità ad un "nucleo" stabile, che l'Io elegge come il proprio autentico sé. Spiritualità è questo interrogarsi  attivo dell'Io riguardo le proprie tendenze che porta a chiedersi " quanto seguire questo impulso è coerente con i miei valori, con la mia autentica identità? Quanto questa percezione delle cose si armonizza con il modello di visione di verità oggettiva a cui aderisco? Cioè spiritualità vuol dire capacità di oggettivazione, e per questo è necessario che la vita interiore sia intenzionalmente rivolta al trascendimento del proprio particolarismo soggettivo, e sempre in correlazione con l'oggettività. L'interiorità non è mero soggettivismo, ma direbbe Sciacca, "interiorità oggettiva", luogo di partenza da cui l'Io si apre all'ulteriorità del reale


Mi dispiace contraddirti ma non posso non farlo.
Il tuo sarebbe un bel discorso se anziché essere fondato sull'io fosse fondato sulla negazione di esso.
L'Io, escludendo l'io fondato sulla fierezza di essere figli del Signore Dio che guida i nostri passi, è l'anticristo nell'uomo, per cui dove c'è l'io, tanto caro a molti, non c'è posto per il Signore Dio. Esso diventa  il "dio" dell'uomo stesso e genera superbia, orgoglio, egoismo, violenza e desideri he lo nutrono.
Infatti quando il Signore incontra il giovane ricco che voleva seguirlo gli dice: Rinnega te stesso(rinuncia al tuo IO) vendi tutto e seguimi...
Anche nel Pater nostro diciamo: ...sia fatto la Tua volontà.
Se l'io è forte è impossibile fare la Sua volontà.

anthonyi

Citazione di: giona2068 il 16 Maggio 2017, 19:05:42 PM
Citazione di: davintro il 16 Maggio 2017, 12:52:57 PM
condivido con convinzione l'identificazione della spiritualità con la vita interiore. La spiritualità è proprio questa componente di libertà della persona che porta il soggetto ad agire, pensare, sentire alla luce di sé stesso, in autonomia. Ma perché l'identità spiritualità-libertà-vita interiore conservi il suo senso e valore è necessario svincolare il concetto di "interiorità" dalle accezioni con cui spesso viene inteso nel senso comune, nel senso nel quale "interiorità viene identificata unicamente con il complesso degli stati d'animo soggettivi, passioni, impulsi più o meno irrazionali che movimentano la vita dell'anima. Ma nella misura in cui l'Io si lascia passivamente travolgere da tali impulsi e stati d'animo, aderendo ad essi ciecamente, non si può parlare davvero di libertà, dunque neanche di spiritualità. Vita interiore è sinonimo di spiritualità quando diviene razionalità, dominio di sé, autocoscienza. In questo caso l'Io non si lascia più trascinare passivamente dagli impulsi, bensì li oggettiva, li valuta alla luce di modelli, criteri regolativi di ordine teoretico, estetico o morale cui attribuisce un valore di universalità, in relazione a cui dare significato alla molteplicità delle situazioni contingenti della nostra vita, e ricondurre gli aspetti della nostra personalità ad un "nucleo" stabile, che l'Io elegge come il proprio autentico sé. Spiritualità è questo interrogarsi  attivo dell'Io riguardo le proprie tendenze che porta a chiedersi " quanto seguire questo impulso è coerente con i miei valori, con la mia autentica identità? Quanto questa percezione delle cose si armonizza con il modello di visione di verità oggettiva a cui aderisco? Cioè spiritualità vuol dire capacità di oggettivazione, e per questo è necessario che la vita interiore sia intenzionalmente rivolta al trascendimento del proprio particolarismo soggettivo, e sempre in correlazione con l'oggettività. L'interiorità non è mero soggettivismo, ma direbbe Sciacca, "interiorità oggettiva", luogo di partenza da cui l'Io si apre all'ulteriorità del reale


Mi dispiace contraddirti ma non posso non farlo.
Il tuo sarebbe un bel discorso se anziché essere fondato sull'io fosse fondato sulla negazione di esso.
L'Io, escludendo l'io fondato sulla fierezza di essere figli del Signore Dio che guida i nostri passi, è l'anticristo nell'uomo, per cui dove c'è l'io, tanto caro a molti, non c'è posto per il Signore Dio. Esso diventa  il "dio" dell'uomo stesso e genera superbia, orgoglio, egoismo, violenza e desideri he lo nutrono.
Infatti quando il Signore incontra il giovane ricco che voleva seguirlo gli dice: Rinnega te stesso(rinuncia al tuo IO) vendi tutto e seguimi...
Anche nel Pater nostro diciamo: ...sia fatto la Tua volontà.
Se l'io è forte è impossibile fare la Sua volontà.

Credo che il centro della diatriba sia insito nel concetto di io. L'io è una costruzione mentale, il risultato di un equilibrio tra spinte alternative, istinti, emozioni e ragione. Gesù certamente diceva: "Rinnega te stesso" ma proprio perché era pronto ad offrire un'alternativa, un modello di riferimento pronto a gestire nella maniera migliore tutte queste spinte. E la proposta di Gesù era rivolta ad un io, il quale avrebbe dovuto scegliere di rinnegarsi, ed in questo avrebbe compiuto un forte atto di autoaffermazione.
D'altronde noi sappiamo che molti degli errori umani dipendono da una debolezza interiore, molti drogati diventano tali perché sono deboli e potrei continuare...

giona2068

L'Io può essere  più o meno forte, allora la domanda che sorge spontanea è: E' meglio un io forte o debole? Siccome è fattore negativo è meglio debole. E' vero che molte volte l'io debole è la causa di scelte sbagliate, ma resta il fatto che un io debole, se non canalizzato in modo erroneo, è più facile da sciogliere rispetto ad uno forte.  Quindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio. In ogni caso l'io ha per fondamento l'autostima che è un elemento temporaneo. Quando comincia ad attenuarsi iniziano il blocco mentale ed altre malattie psichiche, se la persona non scopre la fierezza in quanto figlio del Signore e Sua immagine e somiglianza.
 Non  possiamo però ignorare che una a persona senza autostima è un malato psichico, ma neanche dobbiamo illuderci pensando che l'autostima sia una casa costruita sulla roccia, anche se questo avviene spesso ed è  causa tanti suicidi,oltre al resto.

anthonyi

Citazione di: giona2068 il 17 Maggio 2017, 21:57:41 PM
  Quindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio.

Sei proprio sicuro che sia così, spesso l'orgoglio si combina alle sicurezze interiori. L'uomo debole è colui che esprime un'aggressività preventiva perché teme altrimenti di essere messo sotto. L'uomo forte, sicuro di se, non ha bisogno di esprimere disprezzo nei confronti degli altri.
La verità è che l'uomo debole è percepito positivamente da chi ha una visione impositiva, perché vede l'opportunità di poterlo controllare.

giona2068

#52
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 11:27:38 AM
Citazione di: giona2068 il 17 Maggio 2017, 21:57:41 PM
 Quindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio.

Sei proprio sicuro che sia così, spesso l'orgoglio si combina alle sicurezze interiori. L'uomo debole è colui che esprime un'aggressività preventiva perché teme altrimenti di essere messo sotto. L'uomo forte, sicuro di se, non ha bisogno di esprimere disprezzo nei confronti degli altri.
La verità è che l'uomo debole è percepito positivamente da chi ha una visione impositiva, perché vede l'opportunità di poterlo controllare.




Sarebbe vero quello che dici e  lo si riscontra nel giornaliero. ma  solo se  l'uomo forte e sicuro  lo fosse veramente. In verità più forte e sicuro  di se è, a meno che la sua sicurezza non sia fondata sul credere,  più è fuori strada e più la sua caduta, prima o poi, sarà devastante.  In pratica  le persone falsamente sicure vengono scambiate per persone dalla forte personalità quando in verità sono solo dei testardi incapaci di mettersi in discussione.
E' vero che l'uomo forte non esprime disprezzo verso gli altri, ma nel cuor suo pensa che nessuno sia come lui. Questo non è disprezzo espresso ma  latente  che quando viene toccato si esprime abbondantemente.
Dopo tutto,  visto  che l'uomo  falsamente sicuro, cioè sicuro senza credere nel Signore Dio,  vive nell'inganno,  cosa ci si può aspettare da chi vive nell'inganno?
L'uomo veramente sicuro di se  è amante, paciere, umile, mite ,  dolce e buono di cuore e oltretutto sorridente con un sorriso divino e con un volto pieno di luce.
L'uomo per amare deve  trovare nell'altro un valore uguale a quello che attribuisce a se stesso, se si sente sicuro perché il suo io è alimentato dalla sua condizione di superiorità, quantunque non espressa, non può amare né se stesso negli altri e,  anziché sorridere, ride o ghigna.
Per questo nel mio primo post di questo topic  ho scritto che l'io è l'anticristo nell'uomo. Più è forte l'io più l'anticristo è incarnato nella persona.
 E' anche vero che l'uomo dall'io debole viene percepito  positivamente, nel senso di terreno di conquista, da chi ha una visione impositiva, ma è anche vero che non tutti abbiamo  questa visione. Ringraziando il Signore Dio ci sono persone che vogliono aiutare e si rivolgono ai deboli perché c'è più speranza che  questi ultimi accolgano l'aiuto.

anthonyi

Citazione di: giona2068 il 18 Maggio 2017, 12:31:09 PM
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 11:27:38 AM
Citazione di: giona2068 il 17 Maggio 2017, 21:57:41 PM
  Quindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio.

Sei proprio sicuro che sia così, spesso l'orgoglio si combina alle sicurezze interiori. L'uomo debole è colui che esprime un'aggressività preventiva perché teme altrimenti di essere messo sotto. L'uomo forte, sicuro di se, non ha bisogno di esprimere disprezzo nei confronti degli altri.
La verità è che l'uomo debole è percepito positivamente da chi ha una visione impositiva, perché vede l'opportunità di poterlo controllare.




Sarebbe vero quello che dici e  lo si riscontra nel giornaliero. ma  solo se  l'uomo forte e sicuro  lo fosse veramente. In verità più forte e sicuro  di se è, a meno che la sua sicurezza non sia fondata sul credere,  più è fuori strada e più la sua caduta, prima o poi, sarà devastante.  In pratica  le persone falsamente sicure vengono scambiate per persone dalla forte personalità quando in verità sono solo dei testardi incapaci di mettersi in discussione.
E' vero che l'uomo forte non esprime disprezzo verso gli altri, ma nel cuor suo pensa che nessuno sia come lui. Questo non è disprezzo espresso ma  latente  che quando viene toccato si esprime abbondantemente.
Dopo tutto,  visto  che l'uomo  falsamente sicuro, cioè sicuro senza credere nel Signore Dio,  vive nell'inganno,  cosa ci si può aspettare da chi vive nell'inganno?
L'uomo veramente sicuro di se  è amante, paciere, umile, mite ,  dolce e buono di cuore e oltretutto sorridente con un sorriso divino e con un volto pieno di luce.
L'uomo per amare deve  trovare nell'altro un valore uguale a quello che attribuisce a se stesso, se si sente sicuro perché il suo io è alimentato dalla sua condizione di superiorità, quantunque non espressa, non può amare né se stesso negli altri e,  anziché sorridere, ride o ghigna.
Per questo nel mio primo post di questo topic  ho scritto che l'io è l'anticristo nell'uomo. Più è forte l'io più l'anticristo è incarnato nella persona.
E' anche vero che l'uomo dall'io debole viene percepito  positivamente, nel senso di terreno di conquista, da chi ha una visione impositiva, ma è anche vero che non tutti abbiamo  questa visione. Ringraziando il Signore Dio ci sono persone che vogliono aiutare e si rivolgono ai deboli perché c'è più speranza che  questi ultimi accolgano l'aiuto.

Nella Bibbia, e nella cultura ebraica c'è un concetto, quello di uomo giusto, tale concetto è indipendente dalla religione infatti è spesso applicato a soggetti di altre religioni, questo per me è il concetto di uomo forte, un uomo forte nella giustizia, al di là delle attribuzioni a simboli religiosi che a volte possono anche essere feticci.

giona2068

Citazione di: giona2068 il 18 Maggio 2017, 12:31:09 PM
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 11:27:38 AM
Citazione di: giona2068 il 17 Maggio 2017, 21:57:41 PMQuindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio.
Sei proprio sicuro che sia così, spesso l'orgoglio si combina alle sicurezze interiori. L'uomo debole è colui che esprime un'aggressività preventiva perché teme altrimenti di essere messo sotto. L'uomo forte, sicuro di se, non ha bisogno di esprimere disprezzo nei confronti degli altri. La verità è che l'uomo debole è percepito positivamente da chi ha una visione impositiva, perché vede l'opportunità di poterlo controllare.
Sarebbe vero quello che dici e lo si riscontra nel giornaliero. ma solo se l'uomo forte e sicuro lo fosse veramente. In verità più forte e sicuro di se è, a meno che la sua sicurezza non sia fondata sul credere, più è fuori strada e più la sua caduta, prima o poi, sarà devastante. In pratica le persone falsamente sicure vengono scambiate per persone dalla forte personalità quando in verità sono solo dei testardi incapaci di mettersi in discussione. E' vero che l'uomo forte non esprime disprezzo verso gli altri, ma nel cuor suo pensa che nessuno sia come lui. Questo non è disprezzo espresso ma latente che quando viene toccato si esprime abbondantemente. Dopo tutto, visto che l'uomo falsamente sicuro, cioè sicuro senza credere nel Signore Dio, vive nell'inganno, cosa ci si può aspettare da chi vive nell'inganno? L'uomo veramente sicuro di se è amante, paciere, umile, mite , dolce e buono di cuore e oltretutto sorridente con un sorriso divino e con un volto pieno di luce. L'uomo per amare deve trovare nell'altro un valore uguale a quello che attribuisce a se stesso, se si sente sicuro perché il suo io è alimentato dalla sua condizione di superiorità, quantunque non espressa, non può amare né se stesso negli altri e, anziché sorridere, ride o ghigna. Per questo nel mio primo post di questo topic ho scritto che l'io è l'anticristo nell'uomo. Più è forte l'io più l'anticristo è incarnato nella persona. E' anche vero che l'uomo dall'io debole viene percepito positivamente, nel senso di terreno di conquista, da chi ha una visione impositiva, ma è anche vero che non tutti abbiamo questa visione. Ringraziando il Signore Dio ci sono persone che vogliono aiutare e si rivolgono ai deboli perché c'è più speranza che questi ultimi accolgano l'aiuto.
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 18:03:01 PM
Citazione di: giona2068 il 18 Maggio 2017, 12:31:09 PM
Citazione di: anthonyi il 18 Maggio 2017, 11:27:38 AM
Citazione di: giona2068 il 17 Maggio 2017, 21:57:41 PM
 Quindi nell'uomo che ha un io debole c'è più speranza che in uomo dall'io forte che si combina sempre con superbia ed orgoglio i quali sono il peggio del peggio.

Sei proprio sicuro che sia così, spesso l'orgoglio si combina alle sicurezze interiori. L'uomo debole è colui che esprime un'aggressività preventiva perché teme altrimenti di essere messo sotto. L'uomo forte, sicuro di se, non ha bisogno di esprimere disprezzo nei confronti degli altri.
La verità è che l'uomo debole è percepito positivamente da chi ha una visione impositiva, perché vede l'opportunità di poterlo controllare.




Sarebbe vero quello che dici e  lo si riscontra nel giornaliero. ma  solo se  l'uomo forte e sicuro  lo fosse veramente. In verità più forte e sicuro  di se è, a meno che la sua sicurezza non sia fondata sul credere,  più è fuori strada e più la sua caduta, prima o poi, sarà devastante.  In pratica  le persone falsamente sicure vengono scambiate per persone dalla forte personalità quando in verità sono solo dei testardi incapaci di mettersi in discussione.
E' vero che l'uomo forte non esprime disprezzo verso gli altri, ma nel cuor suo pensa che nessuno sia come lui. Questo non è disprezzo espresso ma  latente  che quando viene toccato si esprime abbondantemente.
Dopo tutto,  visto  che l'uomo  falsamente sicuro, cioè sicuro senza credere nel Signore Dio,  vive nell'inganno,  cosa ci si può aspettare da chi vive nell'inganno?
L'uomo veramente sicuro di se  è amante, paciere, umile, mite ,  dolce e buono di cuore e oltretutto sorridente con un sorriso divino e con un volto pieno di luce.
L'uomo per amare deve  trovare nell'altro un valore uguale a quello che attribuisce a se stesso, se si sente sicuro perché il suo io è alimentato dalla sua condizione di superiorità, quantunque non espressa, non può amare né se stesso negli altri e,  anziché sorridere, ride o ghigna.
Per questo nel mio primo post di questo topic  ho scritto che l'io è l'anticristo nell'uomo. Più è forte l'io più l'anticristo è incarnato nella persona.
E' anche vero che l'uomo dall'io debole viene percepito  positivamente, nel senso di terreno di conquista, da chi ha una visione impositiva, ma è anche vero che non tutti abbiamo  questa visione. Ringraziando il Signore Dio ci sono persone che vogliono aiutare e si rivolgono ai deboli perché c'è più speranza che  questi ultimi accolgano l'aiuto.

Nella Bibbia, e nella cultura ebraica c'è un concetto, quello di uomo giusto, tale concetto è indipendente dalla religione infatti è spesso applicato a soggetti di altre religioni, questo per me è il concetto di uomo forte, un uomo forte nella giustizia, al di là delle attribuzioni a simboli religiosi che a volte possono anche essere feticci.














Siamo perfettamente d'accordo l'uomo giusto è onnicomprensivo,  l'ingiustizia procede sempre  dal bisogno di accontentare il proprio io malformato. Per questo parlando di io forte e/o debole ho precisato che in assenza dell'io della fierezza,  sia l'uomo dall'io forte che quello dall'io debole sono da disistrutturare  affinché non si formi l'io della fierezza divina che è l'io dell'uomo giusto. Il processo di disistrutturizzazione è più probabile che lo cerchi l'uomo dcall'io debole. Ben inteso, non sta a noi puntare il dito su altri per indurli a cambbiare anche perché i primi che devono cambiare siamo noi.

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