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Conosci te stesso!

Aperto da Aspirante Filosofo58, 29 Luglio 2024, 10:08:17 AM

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Phil

Secondo me, non c'è un "se stessi" complessivo da conoscere definitivamente, essendo la soggettività qualcosa di dinamico.
Certo, ci sono alcuni tratti di personalità, pregi, difetti, etc. che magari ci seguono negli anni, forse persino dall'infanzia, risultando costanti nonostante i cambi di "scenario"; questi tratti (parziali) sono facili da conoscere perché, nonostante impegni, distrazioni e magari scarsa attitudine alla autoanalisi, probabilmente qualcuno, o la vita in generale, ci avrà dato (o ci darà) sufficienti indizi e feedback al riguardo. Difficilmente una persona frenetica, o una introversa, o una violenta, etc. arriveranno ad una certa età senza avere la minima consapevolezza di esserlo (ci sono sicuramente eccezioni, ma parlo in generale). In tal caso conoscere se stessi, per le costanti del proprio carattere o atteggiamento, è solo questione di tempo e non richiede nemmeno troppo impegno.
Ciò che invece si aggiunge o si perde con gli anni, ha forse più impatto sulla connotazione di quel che (momentaneamente) siamo, proprio perché è una dimensione che non è consolidata e "istintiva".
Sappiamo di non essere una "tabula rasa", né qualcosa che si resetta ogni mattino, né qualcuno che "può essere quello che vuole perché basta impegnarsi", ma oltre a questa autocomprensione via negationis, c'è un residuo comunque plastico e dinamico che per me è utopico sperare di cristallizzare. Se anche, per assurdo, avessi la certezza di conoscermi (difficile persino congetturare come accertarsene), tale "traguardo" probabilmente non durerebbe più di tanto ed anderebbe riverificato con intervalli regolari.
Finché siamo in interazione con l'ambiente circostante, è come se stessimo cercando di risolvere una formula matematica (con molte incognite), ma mentre facciamo i conti la vita aggiunge altre operazioni e altri numeri, rendendo il risultato attuale indicativo, non casuale, ma comunque parziale e provvisorio.
Sul come cercare di conoscere indagare se stessi, credo possa giovare un po' di "sano disturbo bipolare", osservare il nostro "doppio" sul riflesso della riflessione mentre interagiamo nel mondo, pur sapendo che ogni specchio, in quanto tale, lascia sempre angoli ciechi in ciò che inquadra.

Aspirante Filosofo58

Citazione di: iano il 30 Luglio 2024, 08:46:42 AMPenso che nessuno metterebbe a premessa di una teoria della conoscenza che l'osservatore possa osservarsi.
Ma già il solo ammettere che l'osservatore si limiti ad osservare altro da se è problematico, perchè se pure possa essere cangiante ciò che osserva, egli però non dovrebbe cambiare, sennò  non sapremmo con certezza a chi riferire  l'osservazione.
Molti di noi aspirano all'eternità, ma in effetti non possiamo neanche dimostrare di durare il tempo di un secondo.
Quindi direi che se nel tentativo di osservarci, se il risultato è che ci facciamo una bella risata, credo che il più sia fatto. :))
Piuttosto prenderei in seria considerazione la possibilità che potendosi sdoppiare perciò l'osservatore possa osservarsi.
Proviamo allora per un attimo a immaginarci questo sdoppiamento, senza escludere triplicazioni e così via.
Cosa vedete?



Perché l'osservatore non può osservarsi? Per farlo esternamente, ossia osservare il proprio corpo, è sufficiente porsi dinnanzi a uno specchio; per osservare la propria mente, è sufficiente un po' di meditazione per calmare i propri pensieri, mentre per farlo interiormente occorre disfarsi di tutte le etichette appioppateci dalla società: occorre eliminare tutti quei io sono: uomo, donna, italiano, inglese, ecc...., cristiano, musulmano, ecc... in pratica occorre spogliarsi di ogni etichetta e chiedersi continuamente cosa rimanga dopo essersi sbarazzati di questa o quell'etichetta. Quando non ci saranno più etichette, ci sarà solamente il proprio io più profondo e intimo: ciò che non ha bisogno di etichette per esistere.
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

daniele22

Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 29 Luglio 2024, 10:08:17 AMQuando ci si trova in determinate situazioni, si capiscono tante cose. Voi cosa fate per conoscere voi stessi?  ;)

Sinceramente non ho mai fatto una ricerca simile a livelli consapevoli. Penso comunque di avere un sufficiente profilo di me; dovuto sicuramente alle relazioni che ho intrattenuto con l'altro da me, in particolare con le persone; osservo molto il comportamento delle altre persone che conosco, senza pregiudizio, e questo mi aiuta a fronteggiarle senza farmi invadere troppo, o di ivdere io . C'è voluto del tempo, comunque no' la xé mai finìa

Alberto Knox

Citazione di: daniele22 il 30 Luglio 2024, 16:29:18 PMno' la xé mai finìa
questo mi suona come dialetto veneziano , cosa vuol dire?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 30 Luglio 2024, 15:51:48 PMPerché l'osservatore non può osservarsi?
Intendevo dire che non si può essere al contempo soggetto e oggetto della conoscenza.
La situazione come dice Phil, e come io ho cercato di spiegare nel successivo posto è molto più dinamica di come ci appare.
Noi osserviamo il nostro corpo essendo esso parte della realtà, ma non è il nostro corpo l'osservatore, ma una parte della realtà al suo diretto servizio.
Inoltre la nostra conoscenza dipende non solo da noi, ma da chi ci ha preceduto e da chi ci sta attorno.
E' un insieme di individui a produrre la conoscenza, di cui ogni singolo poi beneficia.
Il vero soggetto che conosce è plurale e quindi non precisamente definibile con un semplice io, essendo esteso nello spazio e nel tempo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

L'autocoscienza implica lo sdoppiamento e la frammentazione del soggetto che permette l'autosservazione. Se mi fa male un dente, non curo il dito; se ho più capacità fisiche che astrattive faccio l'atleta, non il ricercatore.

Alcuni talenti si acquisiscono, ma gran parte di quelli persistenti sono forniti da mamma natura e secondariamenti dagli eventi dell'età evolutiva.

Il materiale per conoscere (bene) se stessi è ottimo e abbondante e nulla osta che lo si attui al meglio, sperimentazione dopo sperimentazione. 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Citazione di: Alberto Knox il 30 Luglio 2024, 20:34:01 PMquesto mi suona come dialetto veneziano , cosa vuol dire?
Letteralmente "non è mai finita". Cioè, quando pensi di conoscerti può succedere sempre qualcosa che dissesta l'opinione che avevi fino a quel momento di te stesso. Come dire "mai dire mai"

iano

#22
Un modellino dell'io potrebbe essere quello di un contenitore di conoscenza, con un nocciolo duro cui si aggiunge nuova conoscenza in attesa di eventuale assestamento, ciò che vale un momentaneo sdoppiamento, laddove l'io è già in potenza ciò che potrebbe essere quando questo assestamento avvenisse.
In questo cumulo di conoscenza manca il sapere di come si sia formato.
Guardare dentro me potrebbe significare indurre dalla conoscenza la sua origine, ciò a cui potrebbe relativamente prestarsi solo la conoscenza ancora non assestata.

Cioè guardare dentro di me, per me significa, non capire chi veramente sono intaccando il mio nocciolo duro, ma indagare ciò che divengo a partire da quel nocciolo duro.
Il metodo di indagine, come ci insegnano i santoni indiani, consiste nel trovare il modo di decostruire quella parte di me che essendo ancora in costruzione, il mio sapere in divenire, si presta con più facilità ad essere decostruita.
Essendo la decostruzione l'operazione inversa della costruzione, posso invertire l'operazione, innescando un divenire cosciente.
Un divenire cosciente che perciò non si assesterà mai per divenire nocciolo duro, ma resterà in un limbo di eterno assestamento, perchè tanto facile da costruire quanto facile da decostruire per essere eventualmente ricostruito in un tempo relativamente breve, rispetto a quello nel quale si è costituito il nocciolo duro.
Con la meditazione possiamo fare il vuoto dentro di noi, ma sarà sempre un vuoto relativo.
La vita dei santoni indiani mi è parsa sempre inconcludente, ma nella misura in cui le loro tecniche di decostruzione di se, diventano patrimonio comune di conoscenza , devo ricredermi.

Il simbolo che indica lo zero se lo sono inventati gli indiani, e su quel simbolo è stata ricostruita la civiltà occidentale dai tempi del Fibonacci.
Siamo una tabula azzerabile e riscrivibile, ma possiamo farlo solo finché la tabula permane, cioè finché c'è una parte di realtà che osserva senza essere osservata.
 
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Phil

A proposito di riflessi/riflessioni e "decostruzione all'orientale", cito questi due racconti:

«Durante l'era Kuan Yun (713-741) un asceta di nome Tao I [Ma Tzu] viveva nel tempio Ch'uan Fa; sedeva a meditare tutto il giorno, Huai Jang seppe che era un ricettacolo del Dharma, e andò a chiedergli: "Grande Meritevole, a cosa aspiri sedendo in meditazione?", Ma rispose: "Aspiro a diventare un Buddha", Allora Jang prese una tegola e iniziò a strofinarla su una roccia di fronte all'eremo; Ma gli chiese cosa stesse facendo strofinando la tegola, Jang disse: "La sto pulendo per farla diventare uno specchio", Ma disse: "Come potete fare uno specchio pulendo una tegola?", Jang disse: "Visto che strofinare una tegola non può fare di essa uno specchio, come si può sedendo in meditazione diventare un Buddha ?", Ma chiese: "Allora cos'è giusto?", Jang disse: «È come nel caso di un bue che tira un carro: se il carro non si muove, sarebbe giusto colpire il carro o sarebbe giusto colpire il bue?".»

«Shen Hsiu, un uomo di grande cultura e di grande realizzazione nella disciplina e nella meditazione [...] scrisse:
"Il corpo è l'albero dell'illuminazione,
La mente è come il piedistallo di umo specchio limpido;
Puliscilo molto spesso con diligenza,
Non lasciare che vi sia della polvere."
Hui Neng invece, che allora lavorava nel tempio, compose questa poesia:
"L'illuminazione non è fondamentalmente un albero,
E lo specchio della mente non è un piedistallo,
In origine non c'è nessuna cosa -
[...] Dove mai c'è della polvere?"»

(fonte)

Pio

#24
Miao disse a Maramao : "Fa un caldo bestia oggi!". Maramao alzò appena un paio di baffi : " sì Miao, però se ti togli dal sole lo senti meno".
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

pandizucchero

"L'autocoscienza implica lo sdoppiamento e la frammentazione del soggetto che permette l'autosservazione."
scrive ipazia

Così nascono le frenìe dell'umanità.

Io preferisco la condizione proposta e  facilitata dal buddismo zen e, per esteso, dal Thai Chi e da alcune(!) arti marziali ben vissute. 
Trovo qualcosa del genere nella terapia relazionale che propone di intensificare il sintomo fino a saturarlo e saturarsene.
In quel momento subentra uno stato di sospensione e la persona si ritrova in una nuova situazione che ricorda quella zen.
Quindi, se una persona vuole conoscere sè stesso o, meglio, essere veramente sè stesso, si ponga in una condizione di "uscita da" o non di "entrata in".
Una volta in quello stato mi sa che non ritorna più indietro OVVERO,COME USCIRE DA SODOMA E GOMORRA SENZA MAI VOLTARSI INDIETRO.

 

Kephas


"Conosci te stesso!!."

Secondo me!  (ma forse non sarà cosi)

E' bene ricordare come ogni anima, come ogni essere, porti in se stesso il suo cielo e il suo inferno.

Un uomo che non ha in se la piena facoltà di poter diventare un completo demone, non avrà neppure la facoltà di diventare un perfetto figlio di Dio.

La "Conoscenza" del bene e del male, del vero e del falso, ne abbiamo tutti conoscenza.

Vuol dire allora ricercare in se stesso, la sua inclinazione.
L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

iano

Citazione di: Phil il 30 Luglio 2024, 15:11:18 PMSecondo me, non c'è un "se stessi" complessivo da conoscere definitivamente, essendo la soggettività qualcosa di dinamico.
Rileggendo meglio, mi permetto di correggerti: ''....essendo la soggettività qualcosa di completamente dinamico.''
Perchè se non lo fosse in modo completo allora il discorso cambierebbe, e il conoscere diverrebbe conoscenza di ciò che non sono,  separando le dinamiche del divenire da ciò che sono, come ad esempio quando meditando riusciamo a trascendere le dinamiche degli opposti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Aspirante Filosofo58

Citazione di: iano il 11 Agosto 2024, 00:28:52 AMRileggendo meglio, mi permetto di correggerti: ''....essendo la soggettività qualcosa di completamente dinamico.''
Perchè se non lo fosse in modo completo allora il discorso cambierebbe, e il conoscere diverrebbe conoscenza di ciò che non sono,  separando le dinamiche del divenire da ciò che sono, come ad esempio quando meditando riusciamo a trascendere le dinamiche degli opposti.

Questo vale se si considera "la periferia" di sé stessi. E' quella a cambiare, mentre rimane immutato il nostro centro, la nostra vera essenza. E' lo stesso discorso che si fa con l'occhio del ciclone che, mentre il ciclone si sposta combinando danni a destra e a manca, il suo centro, l'occhio, rimane immobile. Ecco, secondo me conoscere veramente sé stessi, significa conoscere quel centro immobile e immutabile, che ci aspetta a braccia aperte, nell'eternità e nell'infinito. Però prima dobbiamo fare esperienza di tempo e spazio, di mutamenti più o meno continui e costanti.
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

iano

#29
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 11 Agosto 2024, 07:46:10 AMEcco, secondo me conoscere veramente sé stessi, significa conoscere quel centro immobile e immutabile, che ci aspetta a braccia aperte, nell'eternità e nell'infinito. Però prima dobbiamo fare esperienza di tempo e spazio, di mutamenti più o meno continui e costanti.
Può essere desiderabile, ma non necessario.
Sicuramente prendere coscienza di ciò che ci è accessorio, essendo riusciti a rimuoverlo, ci consente di riappropriarcene o rifiutarlo in modo cosciente. ''Siamo'' cioè in un modo sempre più responsabile, e meno pregiudiziale, laddove tutto serve e nulla è indispensabile.
Se il mio corpo non è sacro, cioè se non lo considero in modo pregiudiziale,,ma come un accessorio funzionale, posso ricostituire o ridefinire le sue funzionalità senza commettere  peccato, non rimandando a un al di là ciò che posso provare a fare nell'al di qua.
Conoscersi significa acquisire di noi una conoscenza non più pregiudiziale, o meglio non pregiudizialmente stantia, perché il male non è nel pregiudizio in se, in quanto le nostre conoscenze stesse procedono per pregiudizi sulla realtà,
ma in ciò ciò che questo procedere blocca, cioè un pregiudizio inteso come immutabile, dal quale impropriamente perciò traiamo il nostro valore in modo definitivo.
Il nostro valore non è in ciò che siamo, ma in ciò che diveniamo...oggi, e per domani, nell'al di là...si vedrà.
Il nostro al di là è secondo me sicuramente intanto un modo dissimulato di affrontare l'oggi, quando ci manca il coraggio di affrontarlo in prima persona, senza escludere che possa essere anche altro.
Quello che è certo è che noi oggi su quel al di là non abbiamo alcun potere, mentre ne abbiamo più di quanto crediamo nell'oggi, disponibile non appena che, conosciutici per quel che siamo, cioè riconosciuto ciò che in noi è relativo, non possiamo rifìdefinire i nostri pregiudizi per liberarlo.

Il paradiso è una verde territorio di caccia , finché non scopriamo di non essere cacciatori essenzialmente.
Il paradiso è dove ci aspettano sette vergini per ognuno, finché non scopriamo che non siamo essenzialmente dei mandrilli.
Conoscersi significa liberare le proprie possibilità, oggi, e per domani vedremo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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