Ci sono cose che non andrebbero lette...

Aperto da bluemax, 09 Novembre 2016, 13:05:06 PM

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bluemax

Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2017, 17:32:43 PM
Citazione di: maral il 09 Gennaio 2017, 13:17:13 PM
CitazioneComunque sia, come ci ha insegnato Epicuro e come molti, oltre a lui, di fatto hanno provato praticamente, si può ben accettare serenamente la morte senza bisogno di inventarsi un Dio che risorga e la sconfigga dandoci (illusoriamente!) una vita eterna.

Certo... la si puo' accettare o meglio... solo sconfiggendo l'illusione dell' sè la si puo' interamente accettare e, per molti versi, condividerla.

Ma questo avviene per cosi' poche persone, avviene cosi' raramente, e sopratutto è cosi' difficile comprendere l'illusione del "sè" che, tutto sommato, la maggioranza delle persone credo venga comodo illudersi di un Dio. :) 
Del resto... ogni religione (o per lo meno quelle TEISTICHE)  tende a carezzare quell' EGO promettendo cose che poi, tanto, non potranno essere recriminate da nessuno.

ciao :)

sgiombo

Citazione di: bluemax il 09 Gennaio 2017, 18:08:29 PM
Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2017, 17:32:43 PM
Citazione di: maral il 09 Gennaio 2017, 13:17:13 PM
CitazioneComunque sia, come ci ha insegnato Epicuro e come molti, oltre a lui, di fatto hanno provato praticamente, si può ben accettare serenamente la morte senza bisogno di inventarsi un Dio che risorga e la sconfigga dandoci (illusoriamente!) una vita eterna.

Certo... la si puo' accettare o meglio... solo sconfiggendo l'illusione dell' sè la si puo' interamente accettare e, per molti versi, condividerla.

Ma questo avviene per cosi' poche persone, avviene cosi' raramente, e sopratutto è cosi' difficile comprendere l'illusione del "sè" che, tutto sommato, la maggioranza delle persone credo venga comodo illudersi di un Dio. :)
Del resto... ogni religione (o per lo meno quelle TEISTICHE)  tende a carezzare quell' EGO promettendo cose che poi, tanto, non potranno essere recriminate da nessuno.

ciao :)
CitazioneNon mi risulta che Epicuro (né tanti altri che hanno accettato serenamente la morte) avesse "sconfitto la (pretesa, N. d. R.) illusione del sè": parlava e scriveva (anche) in prima persona.

Per mia fortuna sono fra i moltissimi che credono nell' esistenza di sé (la res cogitans), per niente affatto illusorio ma altrettanto reale della materia (la res extensa), né più né meno, e inoltre anche fra i meno numerosi che non si illudono in un Dio.

Phil

Citazione di: maral il 09 Gennaio 2017, 17:15:24 PM
Citazione di: InVerno il 09 Gennaio 2017, 15:35:28 PM
Potrei fare una lista infinita di cose "finte" che nella loro complessità generano qualcosa di grado diverso
L'arcobaleno esiste davvero? No, è un gioco di rifrazione della luce, ma questo non toglie nulla alla sua esistenza e perdipiù da un punto di vista umano alla sua bellezza.
Ma i giochi di rifrazione della luce esistono davvero? o non sono che una traduzione/ricostruzione di significati in modo da stabilirne un'utilizzabilità condivisa e funzionale a prescindere da altri significati?
Si, il "ponte" percezione>costruzione-di-senso>identità>effetto/fruizione ci "collega" al mondo, anche se è un collegamento "viziato" dall'attraversamento del ponte stesso, per cui il mondo a cui arriviamo è sempre solo il nostro mondo... e il fatto che contenga un po' di "finzione" fa parte del prospettivismo con cui lo osserviamo (come quando guardiamo le stelle e "vediamo" l'orsa maggiore: questione di prospettiva terrestre e convenzione semantico-astronomica...).

maral

Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2017, 17:32:43 PM
L' ultimo istante non mi pare possa essere considerato eterno, ma casomai di durata infinitamente breve.
In generale non capisco questa frase (é ironica? E in che senso?).
In senso logico.
Visto dall'esterno (da chi non lo vive e vede morire un altro) l'ultimo istante dell'altro è breve quanto ogni altro istante, ma per chi lo vive, non essendoci altro istante dopo di esso (se è vero che non c'è nulla dopo di esso) per logica non può finire, dunque è eterno.

CitazioneComunque sia, come ci ha insegnato Epicuro e come molti, oltre a lui, di fatto hanno provato praticamente, si può ben accettare serenamente la morte senza bisogno di inventarsi un Dio che risorga e la sconfigga dandoci (illusoriamente!) una vita eterna.
Non lo so, solo Epicuro potrebbe saperlo cosa praticamente ha provato in punto di morte, purtroppo non possiamo più chiederglielo

Duc in altum!

**  scritto da Sgiombo:
CitazionePer mia fortuna sono fra i moltissimi che credono nell' esistenza di sé (la res cogitans), per niente affatto illusorio ma altrettanto reale della materia (la res extensa), né più né meno, e inoltre anche fra i meno numerosi che non si illudono in un Dio.
Più che esserne certo (il credere) hai fiducia che non sia un'illusione l'esistenza in sé, giacché la sperimenti anche senza avere nessuna prova della sua vera origine: io esisto, quindi me la godo, approfitto di questa opportunità.
Pertanto, siccome non sappiamo se è un'opportunità accidentale o determinata o voluta, se è davvero fortuna non lo possiamo sapere, possiamo però affidarci alla speranza che sia così.


CitazioneComunque sia, come ci ha insegnato Epicuro e come molti, oltre a lui, di fatto hanno provato praticamente, si può ben accettare serenamente la morte senza bisogno di inventarsi un Dio che risorga e la sconfigga dandoci (illusoriamente!) una vita eterna.
Non c'è bisogno di conoscere Epicuro per assimilare come morire: si muore e basta; la scelta di come affrontare quell'inevitabile esperienza è personale, in virtù del libero arbitrio. Forse, secondo me, è più essenziale sforzarsi di ragionare sul come vivere appieno questa opportunità di cui beneficiamo, per poi non giungere, in punto di morte, a doversi scontrare con illusioni che non sono da meno di quella della vita eterna promessa da Dio.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

sgiombo

Citazione di: maral il 09 Gennaio 2017, 22:08:37 PM
Citazione di: sgiombo il 09 Gennaio 2017, 17:32:43 PM
L' ultimo istante non mi pare possa essere considerato eterno, ma casomai di durata infinitamente breve.
In generale non capisco questa frase (é ironica? E in che senso?).
In senso logico.
Visto dall'esterno (da chi non lo vive e vede morire un altro) l'ultimo istante dell'altro è breve quanto ogni altro istante, ma per chi lo vive, non essendoci altro istante dopo di esso (se è vero che non c'è nulla dopo di esso) per logica non può finire, dunque è eterno.

CitazioneBeh, questa non é logica, é una brillante boutade paradossale.

Letteralmente l' ultimo istante dura per chiunque un tempo infinitamente breve, anche per chi lo vive e non può constatarne la fine e il successivo non essere più reale, che comunque accade immediatamente.
Sarebbe eterno se durasse all' infinito senza cessare, cioè se fossimo congelati per sempre nell' istante della morte prolungantesi senza limite temporale (cosa che non accade), non per il fatto di non constatarne e ricordarne il dopo.

CitazioneComunque sia, come ci ha insegnato Epicuro e come molti, oltre a lui, di fatto hanno provato praticamente, si può ben accettare serenamente la morte senza bisogno di inventarsi un Dio che risorga e la sconfigga dandoci (illusoriamente!) una vita eterna.
Non lo so, solo Epicuro potrebbe saperlo cosa praticamente ha provato in punto di morte, purtroppo non possiamo più chiederglielo.
CitazioneEsiste un racconto dei suoi discepoli, sia pure sospetto di agiografia (comunque molto credibile, stando a quanto -putroppo ben poco- di documentato ci resta di lui, del suo pensiero della sua vita), che lascia ben pochi dubbi.
Inoltre la morte serena di tantissimi altri é ben documentata storicamente (io stesso ho assistito alla morte tranquillamente accettata di un mio collega anni fa e ne posspo dare testimonianza).


sgiombo

Citazione di: Duc in altum! il 09 Gennaio 2017, 22:28:14 PM
**  scritto da Sgiombo:
CitazionePer mia fortuna sono fra i moltissimi che credono nell' esistenza di sé (la res cogitans), per niente affatto illusorio ma altrettanto reale della materia (la res extensa), né più né meno, e inoltre anche fra i meno numerosi che non si illudono in un Dio.
Più che esserne certo (il credere) hai fiducia che non sia un'illusione l'esistenza in sé, giacché la sperimenti anche senza avere nessuna prova della sua vera origine: io esisto, quindi me la godo, approfitto di questa opportunità.
Pertanto, siccome non sappiamo se è un'opportunità accidentale o determinata o voluta, se è davvero fortuna non lo possiamo sapere, possiamo però affidarci alla speranza che sia così.

CitazioneOvviamente si può sempre sperare e talora può far bene, talaltra no a seconda dei casi.
Ma ciò non toglie che, come ho obiettato a Maral, si possa anche fare a meno di credere (e ora aggiungo: anche solo di sperare) nell' eternità di se stessi e vivere felicemente e morire serenamente.

CitazioneComunque sia, come ci ha insegnato Epicuro e come molti, oltre a lui, di fatto hanno provato praticamente, si può ben accettare serenamente la morte senza bisogno di inventarsi un Dio che risorga e la sconfigga dandoci (illusoriamente!) una vita eterna.
Non c'è bisogno di conoscere Epicuro per assimilare come morire: si muore e basta; la scelta di come affrontare quell'inevitabile esperienza è personale, in virtù del libero arbitrio. Forse, secondo me, è più essenziale sforzarsi di ragionare sul come vivere appieno questa opportunità di cui beneficiamo, per poi non giungere, in punto di morte, a doversi scontrare con illusioni che non sono da meno di quella della vita eterna promessa da Dio.
CitazioneNon "si muore e basta" ma si muore in modi molto diversi; ed Epicuro e tanti altri hanno dimostrato col proprio esempio, oltre che con l' argomentazione razionale, che si può benissimo accettare serenamente la morte senza illudersi che sia apparente.
Saper morire serenamente non implica certo non aver vissuto la vita degnamente e proficuamente (per sé e per gli altri).

Duc in altum!

#37
**  scritto da sgiombo:
CitazioneMa ciò non toglie che, come ho obiettato a Maral, si possa anche fare a meno di credere (e ora aggiungo: anche solo di sperare) nell' eternità di se stessi e vivere felicemente e morire serenamente.
E ci mancherebbe, non è scritto da nessuna parte che c'è l'obbligo di credere al trascendente che concede la vita eterna. Ognuno è libero di avere fede, da cui diviene la speranza in ciò che non si è visto (infatti se sapessimo cosa è davvero la Morte o se esiste l'eventuale dimensione dopo di essa come potremmo sperarla?), ma siamo nel campo della felicità irrazionale, così come quando si sogna (si spera!) che un matrimonio duri per sempre, o che un figlio non perisca mai prima dei genitori, ecc. ecc.
Dunque non è che tu puoi far a meno di credere, come fanno altri, nell'eternità dell'esistenza e della vita, hai semplicemente scelto, come Epicuro, un'altra strada, un altro percorso di fede e di speranza alternativo, grazie al libero arbitrio, alla possibilità dell'anima eterna. Ma può darsi anche che non sia così, è questa la magnificenza che ci concede la speranza.


CitazioneNon "si muore e basta" ma si muore in modi molto diversi; ed Epicuro e tanti altri hanno dimostrato col proprio esempio, oltre che con l' argomentazione razionale, che si può benissimo accettare serenamente la morte senza illudersi che sia apparente.

Anche il terrorista e il tossico accettano serenamente la Morte senza illudersi che sia apparente, quindi Epicuro ha dimostrato l'acqua calda.
Il discorso non è su come uno pone il proprio stato d'essere nei confronti del momento del decesso, o negli anni precedenti, ma che quella maniera prescelta di accettare il fatale evento è condizionata, obbligatoriamente, dalla speranza che uno ripone nel post-mortem, e non viceversa.
Io muoio e se sono morto io non ci sono più, benissimo, ma questo è possibile solo se io ho fede (quindi l'argomentazione razionale epicurea va a farsi friggere) che post-mortem non c'è nulla, quindi la mia speranza diviene la ragione della mia felicità, anche se non ho nessuna certezza che sarà così; così come un altro gioisce nella speranza che la Morte sarà l'inizio della vita eterna.


CitazioneSaper morire serenamente non implica certo non aver vissuto la vita degnamente e proficuamente (per sé e per gli altri).
Puoi solo avere speranza (quindi zero logica, zero ragione) che davvero sarà così. Giacché anche per definire o concordare cosa davvero conceda dignità all'uomo c'è bisogno di chiamare in causa la fede.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

maral

Citazione di: sgiombo il 10 Gennaio 2017, 07:52:50 AM
Beh, questa non é logica, é una brillante boutade paradossale.

Letteralmente l' ultimo istante dura per chiunque un tempo infinitamente breve, anche per chi lo vive e non può constatarne la fine e il successivo non essere più reale, che comunque accade immediatamente.
Sarebbe eterno se durasse all' infinito senza cessare, cioè se fossimo congelati per sempre nell' istante della morte prolungantesi senza limite temporale (cosa che non accade), non per il fatto di non constatarne e ricordarne il dopo.
E' una boutade paradossale perché ognuno di noi vede la morte solo come morte dell'altro e di riflesso pensa, se io sono altro del mio altro anch'io morirò così e l'ultimo istante sarà, come ora io lo vedo negli altri che diventano cadaveri, sarà quindi uguale a tutti gli altri istanti, visto che c'è un dopo, il dopo del cadavere. Ma è logicamente ovvio che se dopo l'ultimo istante, per chi lo vive non c'è un suo essere cadavere (che c'è solo per gli altri) ma c'è il nulla, non può esserci allora nemmeno una fine di quell'ultimo istante, dato che il nulla che è quello che dovrebbe venir dopo non è appunto che nulla, quindi non è e in quell'ultimo istante io sarò quello che sono in eterno.

CitazioneInoltre la morte serena di tantissimi altri é ben documentata storicamente (io stesso ho assistito alla morte tranquillamente accettata di un mio collega anni fa e ne posso dare testimonianza).
Sì, ma sono sempre gli altri a raccontarla. Comunque se l'ultimo istante è, come dicevo prima, l'incontro effettivo ed eterno con se stessi, esso non potrà in ogni caso che essere eternamente gioioso per ciascuno.

InVerno

Citazione di: Duc in altum! il 10 Gennaio 2017, 09:40:45 AM
Anche il terrorista e il tossico accettano serenamente la Morte senza illudersi che sia apparente, quindi Epicuro ha dimostrato l'acqua calda.
Il discorso non è su come uno pone il proprio stato d'essere nei confronti del momento del decesso, o negli anni precedenti, ma che quella maniera prescelta di accettare il fatale evento è condizionata, obbligatoriamente, dalla speranza che uno ripone nel post-mortem, e non viceversa.
Io muoio e se sono morto io non ci sono più, benissimo, ma questo è possibile solo se io ho fede (quindi l'argomentazione razionale epicurea va a farsi friggere) che post-mortem non c'è nulla, quindi la mia speranza diviene la ragione della mia felicità, anche se non ho nessuna certezza che sarà così; così come un altro gioisce nella speranza che la Morte sarà l'inizio della vita eterna.

Continui a ripetere come un mantra questa storia, tipico di chi vuole autoconvincersi più che argomentare. Se l'esistenza è una collezione di atti di fede positivi e negativi
a) L'esperienza empirica non avrebbe alcun valore e sopratutto non sarebbe ravvisabile nel mondo reale, le calcolatrici comincerebbero a dire che 2+2 fa 4,5,6,7 randomicamente, i sassi a volare etc.
b) La fede di per se non esisterebbe, essendo l'approccio verso ogni cosa sarebbe allo stesso tempo l'approccio verso nessuna cosa e non sarebbe identificabile.
c) La non esistenza degli unicorni è un atto di fede? Perfetto, però a quel punto anche la tua esistenza è un atto di fede e tu sei nel solipsismo, non nel cattolicesimo.
Se convincerti di questa teoria che tutto è un atto di fede ti aiuta a sentirti meno strano in mezzo agli "altri" buon per te, ma mi sembra un argomentazione di una debolezza incredibile e che non ha riscontro neppure nella religione che dici di praticare. E' uno stupro deliberato della parola fede a scopi puramente personali.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

Citazione di: maral il 10 Gennaio 2017, 11:05:59 AM
CitazioneInoltre la morte serena di tantissimi altri é ben documentata storicamente (io stesso ho assistito alla morte tranquillamente accettata di un mio collega anni fa e ne posso dare testimonianza).
Sì, ma sono sempre gli altri a raccontarla. Comunque se l'ultimo istante è, come dicevo prima, l'incontro effettivo ed eterno con se stessi, esso non potrà in ogni caso che essere eternamente gioioso per ciascuno.
Le esperienze di premorte sono ben documentate, pare che il nostro corpo sia ben calibrato per rilasciare le giuste quantità di droghe per farci vivere una bella esperienza allucinatoria. Gira voce che tutti vedano le stesse cose (è una voce che gira tra chi vuole provare "qualcosa") in realtà mi ero documentato e le visioni cambiano a seconda della propria cultura e del momento in cui accade (che può anche non suscitare un bel niente, non penso siano "obbligatorie"). Insomma, con il giusto "setting" potrei anche vedere un harem di donne nude dall'altra parte, invece che l'omone con la barba e la tunica bianca, bisogna lavorarci su.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

bluemax

Citazione di: InVerno il 10 Gennaio 2017, 11:54:14 AM
Citazione di: maral il 10 Gennaio 2017, 11:05:59 AM
CitazioneInoltre la morte serena di tantissimi altri é ben documentata storicamente (io stesso ho assistito alla morte tranquillamente accettata di un mio collega anni fa e ne posso dare testimonianza).
Sì, ma sono sempre gli altri a raccontarla. Comunque se l'ultimo istante è, come dicevo prima, l'incontro effettivo ed eterno con se stessi, esso non potrà in ogni caso che essere eternamente gioioso per ciascuno.
Le esperienze di premorte sono ben documentate, pare che il nostro corpo sia ben calibrato per rilasciare le giuste quantità di droghe per farci vivere una bella esperienza allucinatoria. Gira voce che tutti vedano le stesse cose (è una voce che gira tra chi vuole provare "qualcosa") in realtà mi ero documentato e le visioni cambiano a seconda della propria cultura e del momento in cui accade (che può anche non suscitare un bel niente, non penso siano "obbligatorie"). Insomma, con il giusto "setting" potrei anche vedere un harem di donne nude dall'altra parte, invece che l'omone con la barba e la tunica bianca, bisogna lavorarci su.
si pone un problema di natura "logico".
La mente, questa, non ha nulla a che fare con la materia. La mente ubbidisce alle regole causali (stato mentale successivo dipende da quello precedente e via all'infinito nel continum mentale) la mente non puo' nascere dalla materia (cervello) in quanto seguono leggi causali differenti (materia con materia, mente con mente).

L'istante prima del primo stato mentale DEVE essere per forza di natura mentale e non materiale, l'istante successivo alla cessazione del corpo deve per forza di cose essere di tipo mentale e non materiale. Questa REGOLA UNIVERSALE non puo' essere violata (ed è su questa che si basa la dottrina buddista per quanto riguarda la rinascita, il bardo e successive fasi). Tutto l'universo è governato da tale legge (karma) quindi, per "induzione" è ovvio che la mente non puo' "finire" con la cessazione della "materia".

Del resto l'universo intero insegna. E' regolato da infiniti CICLI. Anche quando si va a "dormire" si sperimenta una piccola morte. ogni giorno è una piccola vita... ed una vita è un piccolo "eone" e cosi' via. :) 

il libro tibetano dei morti è "annessi" (dove per annessi vi sono miriadi di libri di "studio" di tal materia) è interessantissimo.


In certe situazioni di meditazione è possibile "isolare" la mente dalla materia e "notare" in cosa consiste la "corretta visione". :) 
Del resto... l'errore comune che viene fatto è quello di associare il karma di cio' che non è materiale (la mente) a cio' che invece è materiale (il corpo o mezzo).
Ambedue si influenzano ma viaggiano su binari decisamente differenti.

ciao :)

sgiombo

CitazioneA DucinAltum:

Invece é proprio che io, come Epicuro e tanti altri, posso "fare a meno di credere, nell'eternità dell'esistenza e della vita" (e inoltre si può vivere bene e morire serenamente), tan' é vero che ne faccio a meno.

Per quanto storicamente documentato non risulta che nessuno prima di Epicuro abbia fatto notare (con grande logica e grande razionalità) l' importantissimo fatto che fin che si vive non si ha esperienza della propria morte e da quando la propria morte accade non si é più vivi: si può temere -da vivi- l' avvicinarsi della morte, ma é assurdo temere la morte in sé (apprezzo comunque che, citando "tossici" e "terroristi" stavolta hai per lo meno lasciato in pace Fidel, ora che é morto; spero e confido serenamente).

Alla tua pretesa che non vi sia differenza fra il credere infondatamente, irrazionalmente (per fede) a quel minimo indispensabile che é poprio di chiunque sia comunemente considerato sano di mente e il credere infondatamete (per fede) al "chi pù ne ha più ne metta" delle religioni "rivelate" ho già replicato infinite volte e non lo faccio più: la logica non va affatto a farsi friggere!

Ed é perfettamente inutile che insinui che a non cerdere a una religione si può sbagliare: ovviamente da uomini ci si può sempre sbagliare, sia che si creda (in una delle tante religioni "rivelate") sia che non si creda (in nessuna).
Sta di fatto (i fatti dimostrano; anche per Maral) che si può benissimo (vivere bene e) perire serenamente senza credere alla vita eterna.


A Maral:

E' logicamente ovvio che immediatamente dopo l'ultimo istante, per chi lo vive, non c' è più nulla di reale, ovvero c' é "il nulla"; dunque non il prolungamento eterno dell' ultimo istante che precede il nulla, che sarebbe qualcosa di reale.

Che la morte di ciascuno siano sempre gli altri a raccontarla non significa che chi testimonia di tante morti serene di non credenti sia un mentitore (in buona o mala fede).

Ciò che mi é sempre premuto di sostenere in questa discussione é che si può benissimo (vivere bene e) accettare serenamente la morte come fine inemendabile, senza alcuna necessaria illusione circa un presunto prolungamento eterno della vita stessa.
E questo mi sembra ampiamente provato dai fatti (anche se si può sempre mettere in dubbio qualsiasi testimonianza).

baylham

Citazione di: bluemax il 10 Gennaio 2017, 12:27:47 PM
si pone un problema di natura "logico".
La mente, questa, non ha nulla a che fare con la materia. La mente ubbidisce alle regole causali (stato mentale successivo dipende da quello precedente e via all'infinito nel continum mentale) la mente non puo' nascere dalla materia (cervello) in quanto seguono leggi causali differenti (materia con materia, mente con mente).

L'istante prima del primo stato mentale DEVE essere per forza di natura mentale e non materiale, l'istante successivo alla cessazione del corpo deve per forza di cose essere di tipo mentale e non materiale. Questa REGOLA UNIVERSALE non puo' essere violata (ed è su questa che si basa la dottrina buddista per quanto riguarda la rinascita, il bardo e successive fasi). Tutto l'universo è governato da tale legge (karma) quindi, per "induzione" è ovvio che la mente non puo' "finire" con la cessazione della "materia".

Del resto l'universo intero insegna. E' regolato da infiniti CICLI. Anche quando si va a "dormire" si sperimenta una piccola morte. ogni giorno è una piccola vita... ed una vita è un piccolo "eone" e cosi' via. :)

il libro tibetano dei morti è "annessi" (dove per annessi vi sono miriadi di libri di "studio" di tal materia) è interessantissimo.


In certe situazioni di meditazione è possibile "isolare" la mente dalla materia e "notare" in cosa consiste la "corretta visione". :)
Del resto... l'errore comune che viene fatto è quello di associare il karma di cio' che non è materiale (la mente) a cio' che invece è materiale (il corpo o mezzo).
Ambedue si influenzano ma viaggiano su binari decisamente differenti.

ciao :)

Tesi incomprensibili, contraddittorie logicamente: se rileggi attentamente sostieni che la mente e la materia sono su piani paralleli che però si intersecano reciprocamente.
Quali sono i piani paralleli della mente e della materia? Che cosa significa stato mentale? Come si influenzano la materia e la mente?
Una domanda: la parola, la scrittura, il mio commento, sono  materiali o mentali?

Jean

Bluemax - Tesi incomprensibili, contraddittorie logicamente: se rileggi attentamente sostieni che la mente e la materia sono su piani paralleli che però si intersecano reciprocamente.
Quali sono i piani paralleli della mente e della materia? Che cosa significa stato mentale? Come si influenzano la materia e la mente?
Una domanda: la parola, la scrittura, il mio commento, sono  materiali o mentali?


Come un romanzo, scritto sulla materia cartacea e letto attraverso i sensi con la mente.

Il contenuto potrebbe influenzare lo stato mentale (a dir la verità accade sovente)... e se non gradito essa (la mente) dar ordine di ravvivar il fuoco con quello...

In risposta alla tua domanda: entrambi (mente e materia concorrono a formare il senso, il contenuto).

In senso più ampio materia e mente son sì su piani separati ma strettamente interconnessi.

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